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C.r. Puglia 23.07.2024
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Speaker : PRESIDENTE.
Buongiorno a tutte e a tutti. (Segue inno nazionale) Diamo per approvato il processo verbale della scorsa seduta.
Hanno chiesto congedo i colleghi Delli Noci e Metallo.
Comunicazioni al Consiglio.
Si informa che il Consiglio dei Ministri, nella seduta del 22 luglio 2024, ha deliberato di impugnare le seguenti leggi regionali: n. 21 del 30/05/2024 “Istituzione del Centro regionale di riabilitazione pubblica ospedaliera di Ceglie Messapica”, in quanto talune disposizioni, ponendosi in contrasto con la normativa statale in materia di pubblico impiego e coordinamento della finanza pubblica, violano gli articoli 97 e 117, terzo comma, della Costituzione; n. 22 del 30/05/2024 “Modifica alla legge regionale 16 febbraio 2024, n. 1 (Programma di eliminazione del carcinoma del collo dell’utero e delle altre patologie HPV-correlate) e misure per l’aumento della copertura della vaccinazione anti papilloma virus umano (HPV) e misure per la prevenzione delle infezioni da virus respiratorio sinciziale nel neonato (VRS - bronchiolite)”, in quanto talune disposizioni in materia di adempimento degli obblighi vaccinali ai fini dell’iscrizione e dell’accesso ai servizi scolastici, ponendosi in contrasto con la normativa statale ed europea, violano gli articoli 3, 34 e 117 della Costituzione, primo comma e secondo comma, lettere m) e n) della Costituzione”;
n. 24 del 30.52024 “XI legislatura – 20° provvedimento di riconoscimento dei debiti fuori bilancio – arrivo alla formula – in quanto talune disposizioni, ponendosi in contrasto con la normativa statale in materia di tutela della salute, violano l’articolo 117, terzo comma della Costituzione.
Il Consiglio dei Ministri, inoltre, in pari data ha deliberato di non impugnare le seguenti leggi regionali: n. 17 del 30.5.2024 “Disposizioni per il riconoscimento, la valorizzazione e la promozione del mototurismo”;
legge regionale n. 18 del 30.5.2024 “Sclerosi laterale amiotrofica (SLA). Misure obbligatorie per la precisazione della diagnosi attraverso test genetici e istituzione del registro delle malattie neurodegenerative”;
n. 19 del 30.5.2024 “Disposizioni per la qualità e la sicurezza del lavoro, per il contrasto al dumping contrattuale, nonché per la stabilità occupazionale nei contratti pubblici d’appalto o di concessione eseguiti sul territorio regionale”;
n. 20 del 30.5.2024 “Misure a sostegno della stampa e delle edicole”;
n. 23 del 30.52024 “Disposizioni per la qualificazione e la valorizzazione del sistema del verde urbano”.
Per le assegnazioni alle Commissioni, passo la parola al Vicepresidente Giannicola De Leonardis.
Prego.
Speaker : DE LEONARDIS.
Grazie.
Alla I Commissione è stato assegnato il disegno di legge n. 135 “Riconoscimento di legittimità di debito fuori bilancio”; il disegno di legge n. 136 “Riconoscimento di debito fuori bilancio”; il disegno di legge n. 137 “Riconoscimento di debito fuori bilancio”; il disegno di legge n. 138 “Riconoscimento di debito fuori bilancio”; il disegno di legge n. 139: “Riconoscimento di debito fuori bilancio”; il disegno di legge n. 140, “Riconoscimento di legittimità di debiti fuori bilancio”; il disegno di legge n. 141 “Riconoscimento di debito fuori bilancio”; il disegno di legge n. 142 “Riconoscimento di debito fuori bilancio”; il disegno di legge n. 143 “Riconoscimento di debito fuori bilancio”; il disegno di legge n. 144 “Riconoscimento di debito fuori bilancio”.
Alla IV Commissione è stata inviata la “Richiesta del parere della deliberazione della Giunta regionale n. 996 del 15 luglio 2024 ‘Approvazione schema di regolamento attuativo dell’articolo 26, comma 1 della legge regionale 18 aprile 2023 n. 7 (Norme per lo sviluppo, la valorizzazione e la tutela dell’artigianato pugliese)”. Alla VII Commissione è stata inviata la proposta di legge, a firma della consigliera Laricchia, “Modifiche alla legge regionale 12 maggio 2004, n. 7, Statuto della Regione Puglia”; inoltre la proposta di legge, a firma del consigliere Amati, “Istituzione del nuovo Comune della Grecìa Salentina a seguito della fusione dei Comuni di Calimera, Castrignano dei Greci, Corigliano d’Otranto, Martano, Martignano, Melpignano, Soleto, Sternatia e Zollino”.
È stata presentata l’interrogazione del collega Dell’Erba “Carenze dei presidi sanitari nell’area garganica: rischi di gravi disagi ai cittadini e ai numerosi turisti”.
Speaker : PRESIDENTE.
Gentili colleghe e gentili colleghi, apriamo questa seduta con un atto di cordoglio. Esprimo il mio cordoglio e quello del Consiglio regionale per la scomparsa di Mario Rutilio, un operario esperto dell’antincendio regionale ARIF. Mario è morto sabato 20 luglio mentre era impegnato a bonificare un’area di campagna a Ceglie Messapica, che era stata colpita da un incendio. Gli mancavano pochi mesi alla pensione, una vita, quella di Mario, dedicata al suo lavoro per la sicurezza degli altri. Alla sua famiglia e ai suoi colleghi, l’abbraccio del Consiglio regionale della Puglia.
In questa occasione il mio pensiero va a tutti coloro che hanno perso la vita per il bene comune. Solo pochi giorni fa, esattamente il 19 luglio, è stato l’anniversario della morte del magistrato Paolo Borsellino e della sua scorta, composta da Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina, Claudio Traina. Il loro impegno, il loro esempio devono rappresentare un modello per noi tutti, soprattutto per chi si impegna nelle istituzioni e nella gestione della cosa pubblica. A noi si chiede una responsabilità maggiore. Il loro ricordo è anche la risposta a chi pensa di poter sottomettere la società e piegare lo Stato con la forza del terrore e della paura.
Care colleghe e cari colleghi, quella di oggi è una seduta di Consiglio molto importante, perché si discute del futuro della nostra Regione e dell’Italia intera. Questa Assise sarà chiamata a decidere se chiedere che siano i cittadini o meno ad esprimersi su una legge che inciderà sulla loro vita quotidiana, che stravolgerà molti servizi, a partire da quelli sanitari, della scuola e dei trasporti.
È in discussione, infatti, la richiesta di un referendum abrogativo della legge sull’autonomia differenziata, approvata definitivamente dal Parlamento il 19 giugno scorso.
Vi chiedo di non far mancare la vostra presenza e il vostro contributo, quindi, in questo momento di confronto democratico, e sono convinta che in momenti come questi, di fronte a provvedimenti così incisivi sul futuro delle nostre comunità, dobbiamo tenere bene a mente che non è la nostra appartenenza di partito a guidare le nostre scelte, ma il rispetto verso tutte le cittadine e i cittadini, soprattutto quelle e quelli che oggi non hanno il potere di decidere, ma che subiranno comunque le nostre scelte.
È alle nuove generazioni che dobbiamo guardare mentre votiamo . Io confido in voi, uomini e donne liberi.
Diamo quindi inizio ai lavori secondo l’ordine del giorno. Prima di cominciare, voglio salutare tutti i presenti anche del pubblico, come sempre, e salutare la delegazione di giovanissimi dei Giovani democratici, che è qui presente. Vi auguro di assistere al lavoro del Consiglio di oggi in maniera partecipata.
Abbiamo deciso in Conferenza dei Capigruppo di sottoporvi questo ordine nell’ambito dei lavori del Consiglio, rimane al primo punto, al secondo punto la richiesta di indizione di referendum, come previsto.
Abbiamo poi la questione posta al terzo punto, che rinviene proprio da una richiesta del Presidente Emiliano di relazionare al Consiglio regionale sulle proposte progettuali per la programmazione 2021-2027.
Dopodiché deve esserci la discussione sui debiti fuori bilancio, al fine di soddisfare le necessità che derivano da quei debiti. È stata sottoposta la necessità di affrontare con urgenza la legge che arriva con le 5 firme qui, in Consiglio regionale. Riguarda l’energia e su quella sono contenuti alcuni emendamenti, solo ed esclusivamente quelli dotati di referto tecnico e con una chiara quantificazione della spesa, laddove la spesa è prevista, e poi di seguito l’ordine del giorno come previsto.
C’è stata anche una richiesta di discutere oggi del DEFR, che è la delibera sullo stato economico e finanziario regionale, il Documento di economia e finanza regionale, che però è stato chiesto dalla Corte dei conti che fosse esaminato prima di settembre, ma in Conferenza dei Capigruppo si è deciso di lasciare all’Aula la decisione. Quindi, non è stata approvata in prima istanza, vedremo poi se lo sarà oggi in Aula.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Gabellone. Prego.
Speaker : GABELLONE.
Chiederei di fare un passaggio necessario rispetto alla sentenza della Corte dei conti, che credo non possa… Benissimo, prima si definisce l’ordine dei lavori.
Grazie, Presidente.
Speaker : PRESIDENTE.
Prego. Senz’altro dopo lo facciamo. Prima chiudiamo con l’ordine dei lavori.
Consigliere Cera, sull’ordine dei lavori? Prego.
Speaker : CERA.
Grazie, Presidente. Intervengo sull’ordine dei lavori. Chiederei di mettere in votazione l’anticipazione del punto n. 13) all’ordine del giorno. Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Dopo le due richieste di referendum? Prima delle richieste di referendum?
Chi è a favore? Chi è contro? Il voto segreto sulla votazione? Prego. Quindi, lei parla a favore o contro? Ha chiesto di intervenire, consigliere Scalera? Sull’ordine del giorno? Abbiamo capito, ha chiesto il voto segreto. L’ha richiesto anche il consigliere Cera. Un secondo solo. Prego, consigliere Tutolo.
Speaker : TUTOLO.
Grazie, Presidente.
Semplicemente per avere la possibilità di discutere. Non vorrei che il tutto si risolvesse in una votazione in un batter d’occhio, quindi volevo capire quale sarà la scansione del lavoro su questo punto. Adesso si metterà ai voti l’eventuale anticipazione del punto all’ordine del giorno; dopodiché, si aprirà la discussione sul punto, giusto? Perfetto.
Mi sembra di capire che c’è anche la richiesta di voto segreto sulla richiesta di anticipazione, giusto? Perfetto.
Volevo intervenire su questa richiesta di voto segreto sull’anticipazione del punto. Io ritengo che sia assolutamente almeno sconveniente il voto segreto su argomenti che riguardano noi, perché è troppo bello e facile deliberare a nostro favore cose che riguardano noi… Non voglio dire neppure a nostro favore, ma cose che riguardano noi, senza metterci la faccia. Credo che il minimo sia… È legittimo qualsiasi tipo di provvedimento, siamo qui per votare i provvedimenti. Sono tutti assolutamente legittimi, ma credo che dobbiamo avere la decenza di metterci la faccia.
Io apprezzo molto quelli che pubblicamente dicono di essere favorevoli e sostengono le ragioni, e non posso che avere stima per le loro persone e per il loro pensiero. Però, se ci dobbiamo nascondere perché sono due o tre quelli che lo dicono apertamente, e gli altri sembrano tutti quanti contrari, ma poi alla fine sono tutti quanti, forse, favorevoli, allora facciamolo apertamente, in piena scienza e coscienza, sottoponendosi al giudizio dei nostri elettori.
Una delle mie perplessità, sapete qual è? Che nessuno di noi ricordo che abbia fatto una campagna elettorale dicendo: noi vogliamo ripristinare il trattamento di fine mandato per i consiglieri. Se fosse stata oggetto di campagna elettorale si era assolutamente legittimati a farla, e a farla tranquillamente. Ma non mi pare che ciò sia stato fatto, mi pare che abbiamo chiesto altro, ai cittadini, la fiducia per risolvere i loro problemi. Beh, non mi pare che questo vada in quella direzione, ma soprattutto non posso essere d’accordo sul metodo, cioè sul voto segreto.
Dobbiamo avere il coraggio di assumerci le nostre responsabilità e di dire apertamente qual è il nostro pensiero. Non è possibile che alla fine i cittadini pugliesi non dovranno sapere chi è favorevole e chi è contrario a un provvedimento che è legittimo dal punto di vista della legittimità per quelli che sono i nostri compiti e i nostri doveri, ma a mio avviso assolutamente ingiusto. È un mio personale pensiero e ovviamente lo esprimo.
Speaker : PRESIDENTE.
Grazie, è chiarissimo, è chiarissimo. Ha parlato contro…
Speaker : TUTOLO.
Presidente, Presidente…
Speaker : PRESIDENTE.
Adesso si passa…
Speaker : TUTOLO.
Presidente. Presidente.
Speaker : PRESIDENTE.
Non ha terminato?
Speaker : TUTOLO.
No, non ho terminato. Quindi voglio dire che, se si dovesse procedere con la votazione, con la votazione segreta anche su questo punto, io mi allontanerò dall’Aula e non parteciperò alla votazione segreta, perché il mio voto non può essere segreto o può essere alibi di chi invece non ha il coraggio di metterci la faccia e di dire io la penso così e non me ne importa nulla di quello che pensano gli altri magari.
Speaker : PRESIDENTE.
Non ho altri iscritti a parlare. La votazione è aperta.
No, scusate, ma per il voto segreto ci sono cinque? Vediamo. Chi chiede il voto segreto? Ditelo al microfono, per cortesia. Ditelo al microfono, per cortesia… Allora, Napoleone Cera, De Blasi, Conserva, La notte, Scalera e Splendido.
Okay, va bene. Allora, pongo in votazione la richiesta di anticipazione del punto all’ordine del giorno.
Abbiamo votato tutti? Abbiamo votato tutti? Voi siete astenuti, cioè non votate, assenti voglio dire. La votazione è chiusa.
Presenti 38, votanti 38, favorevoli 22, contrari 16.
È approvato, quindi procediamo con l’anticipazione del punto n. 13.
La proposta è costituita da un unico articolo, ci sono alcuni emendamenti a firma Tutolo, che sono emendamenti aggiuntivi o modificativi.
Non ho iscritti a parlare, quindi passiamo all’emendamento all’articolo 1 della PdL.
Ha chiesto di intervenire Scalera.
Speaker : SCALERA.
Chiedo il voto segreto su tutto.
Speaker : PRESIDENTE.
Ci sono i 5? la legge.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Tutolo.
Speaker : TUTOLO.
Vorrei un po’ di attenzione, credo che sia un argomento come tanti altri importante e credo che vada posta la giusta attenzione.
Voglio provare - ripeto - a convincere i miei colleghi che non è bello... non parlo dell’approvazione o della bocciatura di questa norma, perché ognuno ha la sua considerazione, ma quello che non è bello è che noi lo facciamo anonimamente. Noi chiediamo ai cittadini di rappresentarli, di esprimere un pensiero sulle questioni politiche, su tutte le decisioni che si prendono, ma – ripeto - nel momento in cui andiamo a trattare qualcosa che ci riguarda direttamente lo facciamo in segreto, cioè non abbiamo il coraggio di metterci la faccia.
A mio avviso questa è un’indecenza di fronte ai cittadini della Regione Puglia, che pagheranno il conto di questa roba qua, perché parliamo di milioni di euro, non di bruscolini, milioni di euro che sono distratti probabilmente da necessità impellenti, che sono tantissime, un elenco, noi stessi le rappresentiamo quando parliamo di sanità, quando parliamo di sviluppo, quando parliamo di opportunità e lamentiamo la mancanza di fondi. Però, in questo caso immediatamente si trovano i fondi. Immediatamente si trovano i fondi! Parliamo di qualcosa che riguarda noi stessi. Ripeto, dobbiamo avere il coraggio di metterci la faccia e di dire: io sono d’accordo per questo motivo o io sono contrario per questo motivo. Non capisco il bisogno di nascondersi. Dov’è il coraggio che mostriamo durante le campagne elettorali sfidando le folle e sfidando le piazze? Oggi, invece, arrivati qua, dopo aver avuto la fiducia dei cittadini, ci nascondiamo. No, è troppo comodo, è troppo bello.
Io dico a tutti che è tutto legittimo, perché siamo stati votati e legittimati a votare qualsiasi cosa, ma dobbiamo avere il coraggio di metterci la faccia e di esprimere il proprio pensiero. I voti contrari che servono soltanto a mischiare le carte non servono a nulla. Chi è contrario deve uscire fuori da quest’Aula. Deve rimanere in Aula soltanto chi è d’accordo. Che una parte voti contrario e una parte favorevole per mischiare le carte e non far capire chi ha votato cosa è una cosa bruttissima.
Se volete insistere su questa strada del voto segreto, bene. L’invito che faccio ai colleghi che dicono di essere contrari, se lo sono veramente, è quello di uscire dall’Aula, non restare qui a mantenere il gioco. Diciassette diciamo di “sì” e non capisce niente nessuno. Non è bello. Non è bello! Tante volte parliamo di pagine belle della politica in Consiglio, ebbene quella di oggi è una pagina orribile. Non parlo della votazione, ripeto, non parlo della votazione dell’esito, parlo della mancanza di volontà di esprimere il proprio pensiero ad alta voce. È legittimo.
Speaker : PRESIDENTE.
Grazie, consigliere Tutolo.
Ha chiesto di intervenire il Presidente Perrini. Prego, ne ha facoltà.
Speaker : PERRINI.
Grazie.
Collega Tutolo, io non è che voglio dare giustificazione a lei di cosa dobbiamo fare noi, perché la nostra linea. Collega Tutolo, se va al suo posto, perché io ho ascoltato quello che ha detto.
Questa sceneggiata, no, lei non può dire cosa dobbiamo fare noi. La nostra posizione, la mia, è stata sempre contraria; il nostro coordinatore regionale ha espresso il volere del nostro voto.
Quella sceneggiata ci dà il tempo di parlare, oggi uscirà che Tutolo sono mesi… Questa cosa fino a un certo punto sono stato ad ascoltarla. Però poi non può dire cosa dobbiamo fare noi.
Noi siamo contro questa legge che andranno ad approvare, contro questo emendamento. Usciremo dall’Aula, e siamo contro, perché come in tutte le cose Fratelli d’Italia ci mette la faccia.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Grazie, Presidente Parrini.
Ha chiesto di intervenire la consigliera Laricchia. Prego, ne ha facoltà.
Speaker : LARICCHIA.
Grazie.
Io ero molto indecisa sul da farsi. Intanto, come prima cosa chiedo ai colleghi di ritirare la richiesta di voto segreto, anzi, si potrebbe addirittura rilanciare con voto nominale, ma evitiamo queste esagerazioni, queste provocazioni.
Io però ritirerei la richiesta di voto segreto, perché ha turbato tutti, come vedete, e costringe anche chi è contrario, orgogliosamente contrario, coerentemente contrario, come me, a dover uscire dall’Aula, magari per raccogliere l’appello di Tutolo, che io comprendo dal punto di vista logico, è comprensibile, mentre vorrei rimanere in Aula a votare contro.
Secondo me, assolutamente il voto segreto è da evitare. Da due anni lo stiamo rimandando, stiamo ragionando su come fare, e alla fine, la conclusione di tutto questo qual è? Ricorrere al voto segreto?
Se orgogliosamente alcuni di voi favorevoli non hanno problemi a dichiarare che sono favorevoli, perché dovete costringere tutti a un voto segreto? Io vi chiedo davvero di rinunciare, di ritirare questa richiesta di voto segreto. Con alcuni di voi si parla molto tranquillamente, abbiamo collaborato tanto, sono sicura che il voto segreto sia qualcosa che possiate annullare come richiesta.
Diversamente, anch’io mi troverò, ma veramente la vivo come una violenza, a dover andare via per manifestare il mio voto contrario, anche se chiaramente la mia storia non credo metta in dubbio che io voterò in maniera contraria. Però, visto che così si sta organizzando chi vota contro, ne andrei.
Un’altra conseguenza negativa di questo andarcene tutti è far andar via poi tutto il resto del Consiglio, su punti all’ordine del giorno che meritavano anche un ampio dibattito. Quindi, come prima cosa chiedo il ritiro della richiesta di voto segreto. Diversamente, annuncio che anch’io andrò via, purtroppo, mio malgrado, subendola come violenza, perché vorrei rimanere qui a votare contro.
Speaker : PRESIDENTE.
Grazie, consigliera Laricchia. Ha chiesto di intervenire il consigliere Pagliaro. Prego.
Speaker : PAGLIARO.
La collega Laricchia ha anticipato il mio intervento. Avrei voluto dire la stessa cosa. Siccome il mio collega ha voluto proporre questa iniziativa, è una scelta personale, ne ho rispetto, ma io voterò contro. L’ho detto in ogni occasione e continuerò a dirlo anche oggi, qualora ci fosse questa necessità.
Anch’io credo che sia giusto metterci la faccia e dire ognuno come la pensa, in modo che si chiuda questa telenovela una volta per tutte su questo TFM; anche perché mi rendo conto che c’è un’attenzione mediatica assolutamente esagerata ed è questa una cosa che mi turba non poco, visto che abbiamo tante questioni importanti, molto più importanti di questa, che molto spesso vengono sottovalutate o ignorate completamente dai mass media e dalla stampa.
Quindi, se c’è da discutere si discuta pure. Approviamolo se c’è da approvarlo. Non approviamolo, se siamo in maggioranza contrari a questa ipotesi, ma si chiuda questa telenovela. Ecco perché io credo che sia giusto affrontare una volta per tutte questa storia e ci togliamo il pensiero. Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Grazie, consigliere Pagliaro, presidente Pagliaro. Ha chiesto di intervenire il presidente Mazzotta. Prego.
Speaker : MAZZOTTA.
Grazie, Presidente. Collega Tutolo, ho ascoltato con attenzione il suo intervento, però è un processo alle intenzioni, perché doveva prima ascoltare quello che i colleghi Capigruppo volevano fare insieme ai loro consiglieri. Io devo dire che già nella richiesta di anticipazione il Gruppo di Forza Italia non ha votato, quindi si è astenuto dal votare sia a favore che contrario. Quindi, eventualmente, se dovesse andare oggi al voto con voto segreto, il gruppo di Forza Italia abbandonerà l’Aula. Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Scusi, presidente Mazzotta, non ho capito che cosa ha detto. Scusi, ero distratta da un emendamento che voi stessi avete presentato adesso.
Speaker : MAZZOTTA.
Che in caso di votazione abbandoneremo l’Aula.
Speaker : PRESIDENTE.
Va bene. Ha chiesto di intervenire il consigliere presidente Stellato. Prego.
Speaker : STELLATO.
Grazie, Presidente. Presidente, allora, siccome… Scusate, ragazzi.
Speaker : PRESIDENTE.
Prego. Consigliere Stellato, prego, intervenga.
Speaker : STELLATO.
Ma non riesco. Paolo, se mi fai argomentare…
Presidente, oggi ci accingiamo a votare un provvedimento importante che mi sta tanto a cuore rispetto al referendum contro l’autonomia differenziata.
Siccome c’è un rischio che il Consiglio possa interrompersi e non approvare questi importanti provvedimenti, chiedo agli amici di ritirare o rinviare questo punto, perché il rischio che poi non riusciamo ad approvare le proposte sul referendum contro l’autonomia differenziata è alto e io non vorrei correrlo.
Propongo quindi, Presidente, a chi ha chiesto l’anticipazione di rinviare il punto, così da approvare gli altri provvedimenti. Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Prego.
Speaker : PIEMONTESE, Vicepresidente della Giunta regionale e assessore al bilancio.
Presidente, noi ci troviamo di fronte ad un dato politicamente paradossale. Oggi l’Aula può votare per contribuire ad indire il referendum contro l’autonomia differenziata, un provvedimento del legislatore nazionale, che dal nostro punto di vista spacca l’Italia, che penalizza pesantemente il Sud, il Mezzogiorno, la nostra terra, che rischia di acuire ulteriormente le differenze e i divari che esistono tra il Nord e il Sud del Paese.
Questo Consiglio è importante, soprattutto per questa ragione, perché il Presidente, la maggioranza e non solo oggi volevano votare sul referendum.
Noi possiamo uscire dall’Aula e non è escluso che lo si faccia, dopodiché la nostra uscita all’Aula avrà come conseguenza il fatto che verrà meno il numero legale, e, nel momento in cui viene meno il numero legale... io potrei anche votare contro, se voi togliete il voto segreto, perché, se voi togliete il voto segreto, ci mettiamo la faccia e votiamo contro, quindi è tutto legittimo, è democrazia. Io voto contro, ci sarà chi vota a favore. Dopodiché, i numeri saranno trasparenti.
Ma se voi continuate con i proponenti, chi lo ha fatto, chi ha proposto l’inversione dell’ordine del giorno, i 22 consiglieri che hanno votato a favore, se c’è questa tendenza, voi ci costringete ad abbandonare l’Aula e a far venir meno il numero legale, quindi a non votare il referendum, che era la ragione principale per la quale noi oggi siamo in Aula, questo è un dato politico estremamente negativo.
Per tale ragione, io penso che ognuno debba assumersi la responsabilità. Io non faccio valutazioni di merito, c’è chi può essere favorevole e chi può essere contrario, ma lo si deve fare alla luce del sole. E oggi quest’Aula deve potersi esprimere sul referendum contro l’autonomia differenziata, contro una legge che distrugge… Devo chiedere il permesso a te?
Questo è il punto sostanziale della questione. Noi quindi riteniamo che si possa ricostruire un normale confronto politico, si toglie il voto segreto, ognuno si esprime come ritiene, sul trattamento di fine mandato.
Dopodiché, entriamo nel merito del referendum per l’autonomia differenziata e anche su questo ciascuno esprimerà legittimamente la propria posizione. Ma questo sembra un ricatto politico: decidere se oggi votare sul referendum oppure se abbandonare l’Aula per non votare il trattamento di fine mandato.
Ricostruiamo una normale dialettica politica e su questo lavoriamo.
Speaker : PRESIDENTE.
Consigliere Cera, prego.
Speaker : CERA.
Io faccio un richiamo al regolamento.
Eravamo in fase di votazione sull’emendamento di Tutolo, e non c’era dibattito, quindi richiamo al regolamento: si vada al voto. Presidente, non faccia così perché sennò risentiamo le registrazioni. Eravamo in fase di votazione sull’emendamento Tutolo. Si metta in votazione l’emendamento di Tutolo e poi si decide.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Consigliere Cera, non stavamo in votazione. Io ho solo introdotto, e non l’ho neanche citato, non l’ho neanche illustrato l’emendamento di Tutolo. Ho detto soltanto “passiamo all’emendamento di Tutolo”, quindi c’era la fase di discussione.
Prego, Presidente Perrini.
Speaker : PERRINI.
La poesia che ha detto l’assessore Piemontese racconta un po’ di cose. Questo referendum sull’autonomia lo volete voi. Chi ha votato l’anticipazione… Devi guardare anche da quella parte, non devi guardare da questa parte: erano 22. Siccome ogni tanto fai il professore, ti spiego, caro assessore, che noi abbiamo detto no al TFM e siamo per l’autonomia.
Voi l’avete portato in Consiglio regionale, perché volete fare il referendum. Non mi guardare, allora: avete i vostri voti? Ve lo votate.
Speaker : PRESIDENTE.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Tutolo, prego.
Speaker : TUTOLO.
Mazzotta, vai.
Speaker : PRESIDENTE.
Non ho capito, ha rinunciato in favore di Mazzotta? Prego, Presidente Mazzotta.
Speaker : MAZZOTTA.
Grazie.
In parte il mio intervento è stato anticipato dal collega Perrini, ma credo che sia veramente poco corretto nei confronti di quest’Aula dare la colpa a questa parte politica, in quanto i 22 che hanno votato per l’anticipazione del punto col voto segreto… Certamente da questa parte politica non riusciremmo a trovare 22 voti, e certamente, mancando anche quattro voti di Forza Italia, caro collega, caro collega, la responsabilità politica dell’anticipazione del voto sul TFM bisogna ritrovarla nei banchi della maggioranza.
Io quindi faccio un richiamo al regolamento e chiedo la votazione anticipata, così come già approvato, ma Forza Italia uscirà dall’Aula, quindi non voterà per il TFM. Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Non ho capito: chiede la votazione anticipata, ma non vota? Prego… No, io non ho altri iscritti a parlare.
Dunque, noi oggi abbiamo un’attività importantissima, che è la decisione sul referendum. Prego, ha chiesto di intervenire il presidente Emiliano.
Speaker : EMILIANO, Presidente della Giunta regionale.
Allora, come è noto, già nell’estate di qualche anno fa il Consiglio regionale approvò una norma sul trattamento di fine mandato. Lo fece in una maggioranza larga, che travalicava il limite della maggioranza, e lo fece, devo dire, senza una spiegazione pubblica di ciò che stava accadendo, provocando una serie di reazioni che certamente non hanno fatto il bene della istituzione cui siamo preposti.
Quindi, chiesi, sia pure con grande discrezione e nel rispetto di tutti i Consiglieri, perché fu una decisione presa non certamente dalla maggioranza, non certamente dal Governo né tantomeno da me, chiesi di ripensare a quella legge già approvata e devo dire che io fui enormemente felice di conoscere e di sapere che eravate disposti a revocare quella legge.
Quella legge fu revocata, dopodiché c’è stato un mio intervento. Penso che lo ricorderete in cui effettivamente davo atto ai consiglieri che sostenevano la necessità di reintrodurre il trattamento di fine mandato che la Regione Puglia e la Regione Emilia-Romagna erano le uniche Regioni che non hanno il trattamento di fine mandato, che è ovviamente una sorta di liquidazione di fine mandato che hanno tutti i sindaci d’Italia, che hanno tutti i consiglieri regionali in Italia, escluse queste… I parlamentari. Ce l’hanno tutti.
Quindi effettivamente, quando vi chiesi, per riallacciare una comunicazione con il popolo pugliese, che non aveva capito quella legge… Questo era il punto chiave. Quando fate una cosa e il popolo non vi capisce o siete in grado di affrontarlo il popolo e di convincerlo oppure non potete fare una cosa che la gente non accetta. Questo è un punto chiave della legittimazione delle istituzioni. Certo, potete farlo secondo le regole. C’è il voto segreto. Si può fare quello che volete, quello che non potete fare è nascondere la faccia. Non potete nascondere la faccia.
I pugliesi devono sapere chi è a favore e chi è contro. Chi ha il coraggio di spiegare perché c’è questa distinzione di trattamento tra i consiglieri, i sindaci, i parlamentari.
Se non riuscite a farlo, non potete approvare la legge sul trattamento di fine mandato, innanzitutto perché non è nel programma di Governo, non siamo stati eletti per ripristinare il trattamento di fine mandato, in secondo luogo perché non siete stati in grado di spiegare se tutti i Gruppi, tutti, di tutti i partiti, anche dei partiti della maggioranza...
Il Partito Democratico non vuole il ripristino del trattamento di fine mandato, non lo vuole a Roma, non lo vuole a Bari, non lo vuole da nessuna parte. Le liste civiche non vogliono il ripristino del trattamento di fine mandato, da quello che ho capito anche Azione non ha questa intenzione, non l’ha mai avuta, la minoranza meglio ancora, perché la minoranza è contraria unanimemente.
È quindi evidente che, di fronte ad un muro politico invalicabile, la minoranza - ve ne devo dare atto - in maniera legittima cosa fa? Comprende che dentro la maggioranza c’è una contraddizione e, avendo un obiettivo politico serio, che è quello di non far passare la delibera sul referendum, lancia un amo con il voto segreto che, consigliera Laricchia, è legittimo, perché l’opposizione fa il suo lavoro, manda in contraddizione noi tutti, fa il suo lavoro e ci mette nella condizione di dovere, davanti a tutti, prenderci delle responsabilità, perché in quest’Aula, in linea di principio, si devono dire le cose come stanno, non come voi pensate di convincere gli altri che stiano perché noi ci riuscite con il silenzio, dovete riuscirci parlando con i gruppi, con i sindacati, con la Confindustria.
Se riuscite a spiegarci che effettivamente c’è una distinzione di trattamento rispetto ad altre Regioni e riusciamo ad avere il consenso popolare su una cosa del genere, che ovviamente non è una questione di vita o di morte, è una questione seria, io la rispetto, ma non è una questione di vita o di morte, nessuno di noi il giorno dopo starà per strada a chiedere la carità se non avrà il trattamento di fine mandato, è giusto o no? Con quello che guadagniamo, che basta e avanza...
Su questo punto, siccome siamo arrivati, a causa delle contraddizioni interne alla maggioranza - diciamoci la verità, devo dirlo, perché non ne usciamo così - e a causa anche del fatto che in maniera forse imprudente, anziché parlare chiaro ai membri della maggioranza, che sono a favore del trattamento, del ripristino del trattamento di fine mandato, gli si dice sempre con una tecnica sbagliata “sì sì, mo’, mo’”.
Non si governa in questa maniera, né si governa l’Aula in questa maniera, né si ha rispetto dei colleghi in questa maniera. Bisogna dirgli chiaro che nonostante ci sia un fondamento di giustizia nel ripristino del trattamento di fine mandato, perché ce l’hanno tutti, fuorché la Puglia e l’Emilia-Romagna, per una questione di incomprensione col popolo pugliese, noi preferiamo piuttosto che avere quella incomprensione, fare un sacrificio economico ed essere sintonizzati con il sentimento della comunità: c’è niente di male? C’è niente di male nel non sostenere una tesi giusta e nel fare un sacrificio economico che per alcuni è anche consistente, ma che serve a riconciliare la connessione sentimentale, razionale con il popolo pugliese? Fino a che non avrete la capacità – sui giornali, in televisione, negli incontri – di convincere la comunità, che invece quel ripristino è giusto.
Vi voglio solo ricordare che di recente hanno raddoppiato le retribuzioni di tutti i Sindaci italiani e nessuno ha detto una parola. Perché nessuno ha detto una parola? Perché, evidentemente, chi aveva il compito di spiegare al popolo italiano perché ai Sindaci bisognava raddoppiare lo stipendio, una roba senza precedenti, è stato capace di spiegarglielo. È stato il Governo Draghi; è stata l’ANCI, guidata da Antonio Decaro, a raddoppiare gli stipendi di tutti i Sindaci.
Adesso, il Sindaco di una Città metropolitana guadagna quanto il Presidente di una Regione, una cosa forte. Secondo voi, perché nessuno ha detto una parola? Perché dal punto di vista politico è stato spiegato bene che i Sindaci hanno delle responsabilità, che non sono diverse dalle mie, o dalle vostre, e che era giusto… Si poteva dire: ma in un momento così difficile un aumento di spesa notevolissimo, molto più alto di quello che determinerebbe il TFM qui in Puglia, decine di volte più alto, aveva un fondamento.
Invece no. Si poteva addirittura spiegare, questo lo devo dire per la dignità di tutti, che qui qualcuno in passato ha eliminato il TFM, ma quello degli altri, cioè quello dei consiglieri che dovevano venire dopo, non il proprio.
Il mio predecessore ha eliminato il TFM e il vitalizio degli altri, non il suo. Credo che politicamente ne abbia anche pagato le conseguenze, perché un’attività del genere non te la togli più da dosso, perché l’incomprensione con le persone non è una cosa che un politico si può togliere da dosso, te la tieni addosso tutta la vita e diventi il furbastro che fa le cose con la responsabilità degli altri.
Io vi chiedo allora, a nome di tutti, non solo della maggioranza, di uscire da questo inghippo, anche perché lo state utilizzando non rispetto, che ne so, a una legge qualunque, cioè, ci state bloccando l’accesso, che so, al bilancio o a una legge; no, lo state bloccando rispetto al referendum, perché il colpo di genio di tutta questa storia, che la maggioranza deve comprendere, il colpo di genio della minoranza, mi congratulo, e in nove anni è la prima volta che… Scherzo… È la prima volta che fate una cosa intelligente, cioè, ci avete messo in una condizione drammatica. Domani, se non votiamo la norma sul referendum – oggi, domani o dopodomani – e se per votarla ci costringono col voto segreto a votare il passaggio del TFM, parlerà tutta l’Italia di questa storia: che i pugliesi si sono fatti ricattare da una minoranza, legittimamente, che ci dice che uscirà dall’Aula. Ma io, se ho capito bene il mio avversario, da un minuto all’altro potrebbero decidere di rimanere in Aula, dopodiché, il TFM rischia pure di passare con i voti vostri. Può essere, lasciamo perdere, anche perché la decisione di uscire o non uscire tu la puoi anticipare cento volte, però poi se cambi idea nessuno ti può costringere a dire “siccome ho detto che uscivo, sono rimasto, è una cosa legittima”.
Quindi, nel congratularmi con la minoranza per come ci ha messo spalle al muro, adesso io chiedo alla maggioranza di comprendere cos’è la politica, che cos’è la gestione dell’Aula, qual è l’ordine delle priorità e qual è la nostra responsabilità di fronte alla gente, che è quella di far passare la norma che consenta agli italiani di pronunciarsi sul DL Calderoli, non quella di pensare alle lesioni, posso anche pensare, legittime del patrimonio dei singoli consiglieri, che per gli italiani è l’ultimo dei pensieri. E siccome noi qua stiamo lavorando per gli italiani e per i pugliesi, se una cosa a loro non interessa e non l’abbiamo spiegata, cioè, se ai pugliesi non interessa questa lesione, questa decisione non può essere ripristinata da noi stessi solo perché è un’ingiustizia.
Questa cosa non è consentita a nessuno, c’è un conflitto di interessi, su questo punto – parlo dal punto di vista politico, non dal punto di vista giuridico – che ci impedisce di votare il ripristino del TFM. Questa cosa adesso è chiara a tutti, e io ovviamente non posso che dire che se non viene revocata la richiesta di voto segreto che consentirà ai pugliesi di stabilire con chiarezza chi è a favore e chi è contro, è chiaro che si esce dall’Aula, per forza, perché non possiamo correre il rischio di votare una norma che nessuno, che la maggioranza del Consiglio sicuramente non vuole, perché adesso ho la certezza che, a parte un certo numero di persone, che, ripeto, non condanno, ma che non condivido, sono tutti contro il ripristino del TFM; però grazie a questo escamotage che la minoranza ha escogitato, rischiamo di doverla far passare.
Quindi, se voi ritenete, adesso che vi ho dato atto della… Ve ne sto dando atto, l’ho appena detto. L’ho appena detto, però se noi evitiamo questa cosa, evitiamo, una volta che avete già dimostrato… Avete già dimostrato questa contraddizione dentro la maggioranza. Se voi ritenete di poter far fronte alla connessione con il popolo pugliese e consentirci… Consentirci di evitare questo strazio, che oggi ho trovato arrivando in Aula, perché è uno strazio per me. È veramente uno strazio.
Io ho lavorato tutta la vita per la dignità della Puglia e la dignità del Mezzogiorno e vedere oggi in Aula una scena del genere, dove nessuno si prende la responsabilità di niente, dove nessuno mette la faccia su ciò che pensa, è una cosa intollerabile ed è mio compito… Ed è mio compito, chiedendovi di revocare la richiesta di voto segreto, di evitare che la seduta vada a vuoto.
Sennò, altrimenti noi usciamo dall’Aula. Io convocherò la maggioranza, ci guarderemo negli occhi e cercheremo di capire in che maniera uscire da questa trappola che la minoranza, legittimamente, ha costruito. Io lo sto chiedendo per piacere alla minoranza di farci uscire da questo cul de sac, nel quale la maggioranza si è ficcata. Per che cosa? Perché non si parla. Non parlate tra di voi, non vi dite le cose come stanno e non prendete delle decisioni che dovete prendere. Le forze politiche servono a questo.
Nel momento in cui il TFM non è una questione che riguarda il Governo, riguarda la sovranità assoluta del Consiglio… Perché voglio ricordare ai pugliesi che io sono soggetto al Consiglio, non il Consiglio soggetto a me. Sono io che ubbidisco al Consiglio e non viceversa. Non essendo questa una proposta, quella del ripristino del TFM, del Governo, è chiaro che io ho rispettato il Consiglio sempre, però oggi vi devo dire che, grazie all’abilità della minoranza, siamo in un problema politico che va risolto in sede politica, cioè ci dobbiamo dire le cose come stanno e poi dobbiamo votare, perché se la minoranza insisterà sul voto segreto, noi saremo costretti ad andare al voto segreto prima o poi, oggi o domani o dopodomani, perché comunque i lavori del Consiglio devono proseguire, in particolare perché c’è la decisione sul referendum.
Quindi alla fine ne dobbiamo uscire noi fuori da questa storia, non è che ne può uscire, come io pure ho provato a fare, chiedendo aiuto alla minoranza. Grazie a tutti.
Speaker : PRESIDENTE.
Grazie a lei, Presidente.
È finita la discussione, non ho altri iscritti a parlare sull’emendamento all’articolo 1.
Preciso che, se si deve andare al voto, io esco dall’Aula, mi sostituirà il Presidente De Leonardis perché condivido... ha chiesto di intervenire? Prego, consigliere Stellato.
Speaker : STELLATO.
Grazie, Presidente.
Io ho fatto una mozione d’ordine (ho bisogno di argomentare questa cosa) precisa, Presidente, visto che oggi sono venuto qui in Consiglio perché avevo voglia di votare per il referendum contro l’autonomia differenziata.
Possono accadere, Presidente Emiliano, due cose, o che si ritiri o si rinvii il provvedimento, in modo che oggi affrontiamo questa questione per me rilevante, quella del referendum contro l’autonomia differenziata, oppure, Presidente, se è forte della maggioranza, inviti i suoi consiglieri a dare un voto contrario al provvedimento, perché dalle risultanze della votazione è emerso che evidentemente c’è qualcosa che non torna sui numeri.
Io ho posto, Presidente Capone, una richiesta di rinvio del provvedimento, perché voglio votare per il referendum contro l’autonomia differenziata, vediamo sulla proposta di rinvio se la maggioranza accoglie.
Speaker : PRESIDENTE.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Tutolo, che però- un momento, fatemi finire di parlare - è intervenuto già due volte, quindi non può parlare.
Consigliere Scalera, prego, però non siamo ancora in fase di voto dell’emendamento, ha ragione, perché siamo in una fase preliminare. Prego. Consigliere Scalera, risulta ancora iscritto a parlare.
Presidente Tammacco, prego.
Speaker : TAMMACCO.
Siccome sto capendo che ci siamo avvitati su un discorso, e condivido soprattutto nel metodo ciò che dice il Presidente Emiliano, il fatto di uscire dall’Aula per poi rinviare il discorso del referendum a domani, dopodomani, ma ricominciare da questo punto non ci porta a nessun tipo di soluzione, a nome sicuramente del mio Gruppo dichiaro che il nostro voto, o segreto o palese, sarà contrario su tutti i punti e gli emendamenti di questa legge, e invito tutti quanti a fare lo stesso, affinché si possa andare in maniera celere al punto più importante, ai punti più importanti di questa giornata, il referendum. È l’unico modo per risolvere il problema. Noi che abbiamo tante problematiche, Presidente, iniziamo, partiamo e vediamo i voti come stanno.
Purtroppo, se ci pongono… Io rivolgo l’appello e ricorrere il voto palese, ma laddove il voto palese non dovesse esserci per una questione regolamentare, invito tutti quanti a votare, a respingere la richiesta punto per punto, emendamento per emendamento su questa legge.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Solo un minuto, consentiteci, solo minuto.
Consigliere Tutolo, illustri l’emendamento n. 1.
Speaker : TUTOLO.
Presidente, sa cos’è? Che io avevo detto, come premessa, nel mio primo intervento, chiesto di intervenire sul punto all’ordine del giorno. L’ho voluto chiarire proprio per evitare che si facessero queste cose che sono il contrario di quello che il Presidente ha detto.
Se cioè qui in Aula con una discussione si è capaci di convincere le persone della bontà del provvedimento, è bene; sennò, diventa complicato. Posso? Posso? Posso, Presidente?
Speaker : PRESIDENTE.
Scusate, sta illustrando l’emendamento… È pubblicato.
Se è pubblicato, come abbiamo sempre fatto, lo potete leggere tranquillamente.
Emendamento all’articolo 1…
Speaker : TUTOLO.
Presidente, mi dà per cortesia la possibilità di illustrarlo, visto che sono il presentatore?
Speaker : PRESIDENTE.
Un attimo, però.
Sta finendo di illustrarlo. Lo leggo io e poi lo illustra…
Speaker : TUTOLO.
Presidente, nel frattempo che vengono distribuite le copie, posso fare l’intervento?
Speaker : PRESIDENTE.
Scusate, non vi sovrapponete.
Riprendiamo la calma della discussione in una situazione che si è creata di sorpresa, abbastanza insopportabile in un Consiglio come il nostro.
Ora il consigliere Tutolo illustra. Nel frattempo, stiamo… “Illustra”, era “sta illustrando”.
Nel frattempo stiamo distribuendo le copie dell’emendamento Tutolo, in maniera tale che tutti possiate averlo.
Speaker : TUTOLO.
Grazie, Presidente.
Premesso, ripeto, che ero, sono e resterò contrario a questo emendamento e rispetterò… non a questo emendamento, al trattamento di fine mandato, e rispetterò ovviamente chi ha un pensiero diverso, vi dico anche perché, non per spiegarlo ancora meglio, perché sarebbe veramente contraddittorio da parte mia se pensassi il contrario.
Come giustamente diceva il Presidente prima, lo percepiscono tutti i Sindaci, tutti i consiglieri regionali, tutti i parlamentari. Anch’io come Sindaco della mia città ho avuto la possibilità di percepirlo, e vi ho rinunciato. Rinunciando a quello come Sindaco, senza che dovevo fare una legge – la legge già c’era, mi sarebbe arrivato direttamente il bonifico a casa mia – sarebbe da pazzi oggi, dopo aver rinunciato a quelli, andare a prendere questi.
Ricordo che tra le altre cose ho rinunciato all’indennità di Presidente di Commissione, che messe insieme sono un po’ di più del TFM, quindi, fatta questa premessa, non posso che essere contrario. Mi perdoneranno coloro che sono a favore, ma se uno non è squilibrato mentalmente deve avere una certa linearità. Spero di non esserlo fino a questo punto.
Con questo emendamento voglio convincere i colleghi che sono favorevoli, quelli che sono favorevoli, perché il mio voto sarà sempre contrario, quantomeno ad eliminare la retroattività, perché questa legge prevede anche la retroattività, cioè che questa dazione di soldi venga data retroattivamente dal 2013. Cioè chi ha fatto per tre consiliature il consigliere regionale, lo percepisce dal 2013 fino al 2025, come se nulla fosse accaduto.
Allora, con questo emendamento io vado a cercare, ripeto, di convincere e resterò contrario alla legge e uscirò dall’Aula se si farà il voto contrario… Perfetto, che almeno si elimini la retroattività. Sono per la non riproposizione di questa di questa indennità, ma quantomeno riflettiamo sulla retroattività, perché a me sembra folle.
Speaker : PRESIDENTE.
Consigliere Tutolo, allora vi annuncio che è stato presentato un subemendamento all’emendamento… Lo stiamo discutendo ancora… Non credo, sai… Un attimo perché è stato presentato un subemendamento. Dateci il tempo di studiare la formula.
Ha chiesto prima Splendido. Prego.
Speaker : SPLENDIDO.
Allora, Presidente, posso? Mi ha dato la parola, immagino. Ho il microfono attivo. Chiedo anche la distribuzione in forma cartacea del subemendamento, perché abbiamo difficoltà e per tutto ciò che… A tutti i consiglieri ovviamente. Poi volevo chiarire. Ho sentito una tanta demagogia in quest’Aula, abbandoniamo l’Aula, votiamo a favore, voto segreto sì, voto segreto no. Allora, ci tengo a chiarire. Non è mica un’equazione naturale che chi ha chiesto il voto segreto sia favorevole al TFM, può essere anche che non sia favorevole, quindi volevo interrompere questa equazione politica un po’ malvagiotta.
Continuo a richiedere il voto segreto ovviamente, ma non è detto che si voterà favorevolmente al TFM. Esattamente questo, quindi posso cedere tranquillamente la parola al Presidente Amati.
Speaker : PRESIDENTE.
Ha chiesto di intervenire il Presidente Amati.
Prego, ne ha facoltà.
Speaker : AMATI.
Presidente, colleghi, io penso che a un certo punto le furbizie e gli espedienti, che sono cose legittime nel dibattito politico e addirittura nella strategia d’Aula, debbano in qualche modo terminare. Romito, dopo che avrò parlo, deciderà se la convince, se non si convince, non lo deciderà, ma per convincersi o meno deve soltanto avere la pazienza di ascoltare, perché non sono in grado di farle prevedere quello che ti dirò, quindi anche lei metta a tacere l’impeto della militanza.
Perché ci troviamo a discutere di questo argomento (lo ha accennato il Presidente Emiliano)? Qualche legislatura fa, il Presidente del Consiglio Monti fece sapere che avrebbero introdotto nel nostro Paese delle norme con le quali si modificavano le guarentigie dei Consigli regionali e quindi il trattamento dei consiglieri regionali, compreso vitalizio, trattamento di fine mandato, eccetera. Si fece sapere anche che, qualora le Regioni non si fossero adeguate al provvedimento che si preannunciava, ma di cui non si conosceva il testo, sarebbero state dure le conseguenze per le Regioni, in quanto lo Stato nazionale avrebbe ridotto i trasferimenti in favore delle Regioni.
Cosa accadde? Alcune Regioni attesero il provvedimento statale per conoscere il contenuto del provvedimento statale e quindi adeguarsi, noi con altre Regioni giocammo d’anticipo.
A voi sembrerà. dopo che vi dico questa cosa, ma che bravi in questo gioco d’anticipo. In realtà in quell’Aula si respirava un’altra aria. Ricorderà bene il collega Pentassuglia, lo ricorderà bene la collega Capone e lo ricorderà qualche altro collega superstite.
Il motivo non era un eccesso di virtù. È perché avendo chiesto agli uffici il calcolo di tutte queste prerogative che si materializzavano in speciali indennizzi, pensarono coloro i quali governavano l’Aula in quel momento che giocare d’anticipo avrebbe messo al riparo i loro emolumenti, per cui rinunciamo, ma naturalmente l’intervento del Governo avrebbe avuto valore successivo. Siccome ballavano cifre notevoli, io ho avuto cura anche di pubblicare qualche anno fa le singole cifre delle singole personalità, questo fu un espediente. Quindi, la Regione Puglia si ritrovò non per virtù in questa condizione, ma per via di un espediente: per mettere al riparo quanto fino a quel momento era stato conseguito dai più anziani del Consiglio regionale. Se non ci credete, basta andare a vedere i resoconti. È scritto tutto lì.
Quando intervenne il provvedimento del Governo Monti, il Governo Monti ci disse no, non c’è questo problema, non dovete eliminare il trattamento di fine mandato, ma a quel punto l’aria era amara, perché vi vorrei ricordare che era ai tempi dello scandalo dei Suv nel Lazio, delle mutande verdi in Piemonte, dell’acquisto di libri di educazione sentimentale in Lombardia. Insomma, erano accadute tante cose tranne la Puglia, che da questo punto di vista si era difesa. I conti della Puglia non furono mai osservati, però l’aria non era idonea a ripristinare il trattamento di fine mandato.
Questa è la storia e la racconto in particolare ai commentatori di questa storia, che offendono con un fare demagogico. Offendono cosa? La funzione pubblica e la sua dignità. Ciò detto, io sono contrario perché capisco l’aria. Quando capisci l’aria, è inutile che ti ostini. Io sono contrario, però nessuno mi può togliere e nessuno di voi, colleghi, razionalmente può dire che questa sarebbe una straordinaria ingiustizia. Anche quando sento l’argomento della retroattività mi pare di rabbrividire da un punto di vista tecnico. Ma come, vuoi reintrodurre un istituto che è stato eliminato per via di un sotterfugio e lo vuoi introdurre soltanto per te stesso e non per chi ha subito gli effetti del sotterfugio? Un provvedimento, se lo devi fare, deve avere la sua completezza, ma l’aria non c’è. l’aria è amara (lo dico al collega e amico Cera in particolare), l’aria è amara anche per punti di vista disinformati, per una demagogia facilmente riscontrabile, perché è di tutta evidenza che, se voi chiedeste a tutti i demagoghi che intervengono su questo argomento “scusa, signor demagogo, e se riguardasse te quella liquidazione cosa diresti?”, secondo me sarebbero i primi ad andare al banco dell’incasso, perché quanto più alto è il moralismo, tanto più diminuisce la moralità, ed è una regola antica.
L’aria è amara e noi non possiamo sottostare a questo dibattito. Allora, collega Cera e colleghi che hanno dato supporto al voto segreto, siccome noi non possiamo continuare nella finzione e anche l’emendamento che stanno per presentare null’altro è che tecnica legislativa, vi prego di rinunciare all’anticipazione del punto prima dei quesiti referendari, con l’impegno di metterlo all’ordine del giorno subito dopo i due punti referendari, ognuno dovrà decidere, possibilmente rendendo evidente il proprio punto di vista, metterlo dopo.
Questo perché francamente non ci capirebbe nessuno, per quanto la mossa sia intelligente, se ponessimo l’argomento dell’autonomia differenziata, a prescindere dalle opinioni che abbiamo, in concorrenza con il trattamento di fine mandato, per cui chiedo al collega Cera e ai colleghi promotori, in particolare ai colleghi che hanno dato supporto per il voto segreto, di rinunciare all’esame preliminare del provvedimento, dare l’opportunità al Consiglio regionale di esaminare le due delibere in materia di partecipazione della Puglia al referendum sull’autonomia differenziata e poi ritornare nell’ordinario del dibattito politico e, senza sotterfugi e espedienti, analizzare l’argomento anche del trattamento di fine rapporto, perché se c’è una cosa della politica che caratterizza le persone, è il coraggio, e anche su questo argomento, lo dico al collega Paolo Campo, anche su questo argomento bisogna avere coraggio e dire cosa fare o cosa non fare, per cui chiedo ai colleghi se ritengono di derubricare la loro richiesta di anticipazione a subito dopo i due punti riguardanti il referendum e poi, riportando nella normale dinamica del dibattito consiliare, vedere come esaminare il provvedimento che riguarda il trattamento di fine rapporto. Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Condividendo la richiesta del presidente Amati, che mi è sembrato di leggere anche nella falsariga di quello che ha detto il Presidente Emiliano, chiedo qual è la risposta ai proponenti. C’è stata la precisa richiesta di rinunciare a discutere di questo punto all’ordine del giorno, al fine di discutere invece delle due questioni poste per l’autonomia differenziata.
Ha chiesto… Ha chiesto il consigliere Cera d’intervenire. Prego.
Speaker : CERA.
Presidente, io vi ringrazio. In realtà vorrei avere la stessa retorica del presidente Amati e la stessa abilità di comunicazione… Anzi, consiglio vivamente al Presidente Emiliano di fare un bel corso sulla comunicazione efficace, perché forse è, e non scherzo, tra i politici in Italia più bravi nella comunicazione.
Guardate, noi qui oggi eravamo venuti per due problemi essenziali, chiesti dalla stessa maggioranza di centrosinistra, provvedimenti che la stessa maggioranza di centrosinistra dice dividono l’Italia tra il nord e il sud, creando una specie di sproporzione tra i cittadini del sud e i cittadini del nord.
Non stiamo parlando del TFM. Stiamo parlando della autonomia differenziata e della vostra scelta di difendere meglio il vostro referendum contro l’autonomia differenziata. Evidentemente, quella che scricchiola non è l’opposizione, perché l’opposizione, Presidente, come ha detto lei, ha fatto semplicemente il proprio ruolo, ha svolto il ruolo di opposizione, volendo chiaramente vedere quanto la maggioranza di Centrosinistra voglia bene alla Puglia e al Sud.
Se aveste rispettato i cittadini del Sud o creduto davvero che l’autonomia differenziata potesse creare questo divario tra Nord e Sud, non c’era alcuna preoccupazione sul fatto che questo punto potesse arrivare al n. 1 dell’ordine del giorno e quindi parlare del TFM.
È chiaro - lo dico ai cittadini e anche ai giornalisti - non abbiamo proposto il punto sul TFM solo per parlare del TFM, in realtà del TFM non ci interessa assolutamente nulla, anzi probabilmente è anche un motivo per togliercelo subito dalla gobba dopo tanti anni, dopo troppe persone che parlano del TFM, di questi consiglieri addirittura “ingordi” (qualcuno ha utilizzato questa terminologia, ma stiamo parlando comunque di una Istituzione, i consiglieri regionali sono maturi, decidono quello che vogliono, siamo in un’Assise legislativa).
Voi dovete assumervi le vostre responsabilità. Avete deciso di portare al n.1 dell’ordine del giorno il TFM, noi rimaniamo convinti della nostra posizione, non ci muoviamo assolutamente da questa posizione, e che si possa votare ora il TFM, anche perché tutti i cittadini pugliesi sono curiosi di vedere come la maggioranza di Centrosinistra potrà votare questo TFM o come verrà fuori questo TFM.
Caro Vicepresidente, noi rimaniamo impassibili sulla nostra scelta, si vada al voto sul TFM, si vada al voto segreto e poi si vada alla conta. Attenzione - lo dico al Capogruppo del PD -, non utilizzate mezzucci, perché staremmo qua fino a domani mattina, il cosiddetto canguro ce l’avete propinato con la legge su LGBT. Adesso, se voi presentate il “canguro”, così come ho visto, noi abbiamo già presentato un subemendamento al vostro “canguro”. Potremmo stare fino a domani mattina così. Quindi, votiamo. È chiaramente responsabilità di ambedue le parti.
Speaker : PRESIDENTE.
Grazie, consigliere Cera. Ha chiesto di intervenire il presidente Perrini. Prego.
Speaker : PERRINI.
Allora, io ho partecipato per la prima volta alla riunione dei Capigruppo, caro Presidente. Anzi, oggi è anche il compleanno del Presidente Emiliano. Gli faccio anche gli auguri. È un brutto compleanno. Sta iniziando proprio male la giornata. Perché? Io ho partecipato alla riunione dei Capigruppo per la prima volta e per la prima volta a me piace capire. Nella riunione dei Capigruppo abbiamo visto gli argomenti che oggi si doveva parlare. Primo punto, richiesta indizione di referendum popolare. Parliamo dell’autonomia. Secondo punto, richiesta di indizione di referendum popolare. Poi al terzo punto c’era accordo per lo sviluppo e la coesione. Poi c’erano le cinque firme per quanto riguarda l’energia. Io la parola TFM non l’ho ascoltata proprio, perché se uno me l’avesse detto, avrei detto statevi fermi perché noi siamo contrari.
Siamo arrivati qua dentro, convinto che si parlava dell’autonomia. Sapete la posizione nostra. Mi sono trovato dentro a questa situazione. Allora, il problema, caro presidente Amati, non l’abbiamo causato noi. Noi come Gruppo di Fratelli d’Italia non abbiamo preso né il TFM prima né abbiamo preso neanche la liquidazione prima. Ci siamo trovati adesso in questo grande “casino”. Noi, come Gruppo di Fratelli d’Italia, l’abbiamo detto sempre che eravamo contrari. Io non sono stato chiamato. Di regola, quando si fanno anche questi accordi, i Capigruppo vengono anche considerati. Niente.
Allora, io credo che dobbiamo chiudere questa brutta pagina e capire cosa dobbiamo fare, perché la gente fuori, come prima ha detto Tutolo e come ha detto Amati, non sta capendo, perché oggi abbiamo perso un’altra giornata a parlare di TFM e non abbiamo parlato di cose più serie. Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Ha chiesto di intervenire il presidente Pagliaro. Prego.
Speaker : PAGLIARO.
No, ci tenevo a chiarire un fatto. Noi non vediamo l’ora di discutere sulla questione dell’autonomia differenziata, convinti come siamo, a differenza del Presidente Emiliano e dei consiglieri che hanno richiesto l’indizione del referendum, che sia una grande opportunità per il Sud, quindi non è assolutamente questa la nostra idea di tergiversare o trovare strategie, non l’abbiamo mai fatto, le strategie le avete fatte voi, e l’avete dimostrato anche nello scorso Consiglio.
Direi che è arrivato il momento per toglierci dalle scatole (scusate il termine) questa storia del TFM. Non ci sto a essere tacciato in ogni occasione con paginate di giornali come un consigliere regionale additato come casta, come se fossimo dei mariuoli che non vedono l’ora di poter utilizzare questa opportunità di votare anche con sistemi e strategie varie, quindi chiedo che si voti una volta per tutte, con voto segreto o voto palese è lo stesso, la maggioranza ha i numeri per bocciare questo TFM e votare contro, lo faccia in maniera chiara e definitiva.
Chiedo quindi che si voti questa legge sul TFM. La mia posizione è chiara, ho già detto in più occasioni che voterò contro.
Speaker : PRESIDENTE.
Da quello che ha detto il consigliere Cera, quindi, non rinunciate alla richiesta di inversione dell’ordine del giorno. Sì, sappiamo che c’è già stata, però c’è stata una richiesta se l’Aula fosse d’accordo... va bene.
Io ho ricevuto due subemendamenti all’emendamento che ho chiamato, i due subemendamenti - vi chiedo la massima attenzione per cortesia - sono strutturati così: il primo dice che l’articolo 1 è soppresso della legge, il secondo subemendamento si esprime su questo subemendamento e ne prevede la soppressione. Entrambi i subemendamenti sono arrivati dopo la chiama dell’emendamento, per cui si vota prima l’emendamento. Se si ritiene di insistere sull’emendamento, sulla soppressione dell’articolo 1, si può fare, successivamente al voto sull’emendamento all’articolo 1, un subemendamento analogo a quello che avete fatto, soppressivo dell’articolo 1. Okay? Però non come subemendamento a un emendamento che sta già in discussione…
Tutolo… Un attimo, stiamo comprendendo, ragazzi, colleghi… Il secondo… Scusate, voi stessi avete chiesto… Avete chiesto prima il subemendamento presentato dalla maggioranza. Fate leggere alla maggioranza l’emendamento presentato dall’opposizione? Perfetto… Si può fare. Le regole non è che le modifichiamo volta per volta… Loro presentano un subemendamento. Ora…
Scusate, per sintesi di tutti, per sintesi di tutti, allora, la disposizione dell’articolo 1 ha in realtà due parti. L’emendamento Tutolo, quello che dobbiamo votare, apporta modifiche alla prima parte. Poi c’è un altro emendamento Tutolo, che è sostitutivo della seconda parte dell’articolo 1. Raffaele, stai sentendo? Quindi, se votiamo… Il voto sull’emendamento primo, quello Tutolo sulla prima parte, salva la possibilità di fare altri subemendamenti sull’altro emendamento, che è quello della seconda parte.
Se si vota l’emendamento che riguarda la seconda parte come soppressivo di tutta la legge, cioè di tutto l’articolo, comunque decade la legge.
Adesso votiamo l’emendamento Tutolo, che ovviamente attiene sempre al TFM, non nega il TFM, ma introduce una soppressione della retroattività e aumenta l’aliquota, quindi chi vota a favore dell’articolo 1 così modificato in ogni caso vota a favore del TFM, ma con un’aliquota fortemente ridimensionata.
Ricordo che è stato chiesto il voto segreto sull’emendamento.
La votazione è aperta.
La votazione è chiusa.
Presenti 21, votanti 18, favorevoli 13, contrari 5, astenuti 3.
Non c’è il numero legale. Il Consiglio si aggiorna tra un’ora. Riprendiamo i lavori del Consiglio.
Colleghe e colleghi, vi devo rilevare che il consigliere Tutolo ha dichiarato di ritirare gli emendamenti presentati alla PDL n. 822, quindi non votiamo più sugli emendamenti presentati dal consigliere Tutolo, che sono l’emendamento n. 1 e l’emendamento n. 2.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Tammacco. Prego.
Speaker : TAMMACCO.
Grazie, Presidente.
Io sono tra i firmatari di questa proposta di legge e chiedo, per mozione d’ordine, di riportarla nella Commissione competente. Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Quindi, nella VII Commissione. Non la sento, non sta parlando al microfono.
Speaker : CAROLI.
Presidente, scusi, potrei comprendere in base a quale articolo del Regolamento interno del Consiglio dovremmo riportarla in Commissione? Vorrei comprendere in base a quale articolo del Regolamento. Non riusciamo a comprendere dove si sta appigliando.
Speaker : PRESIDENTE.
La proposta di uno dei proponenti di ritorno in Commissione è una proposta che abbiamo già osservato e approvato con la legge sulla difesa civica, ve lo ricordo. Fu in quel caso la consigliera Parchitelli che, in seguito alla presentazione di un emendamento che modificava la legge… No, non esiste. È stata una precisa… Consigliere Romito, stia calmo. Dicevo, sulla proposta della consigliera Parchitelli relativa alla legge sulla difesa civica, lo ripeto, l’Aula votò il rinvio alla Commissione. Tant’è vero che la legge è depositata in Commissione e pende per l’esame.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Caroli. Prego.
Speaker : CAROLI.
Gliel’ho detto, vorrei comprendere in base a quale articolo del Regolamento viene presa questa decisione, perché non è disciplinata da nessuna parte.
Speaker : PRESIDENTE.
No, è disciplinata dal Regolamento, che dice che in sede di discussione generale…
Speaker : CAROLI.
Quale punto, Presidente?
Speaker : PRESIDENTE.
È stato ritirato l’emendamento. L’emendamento è stato ritirato, quindi non siamo più in fase di voto sull’emendamento. È chiaro?
Va bene, voi siete contrari. Lei è contrario, consigliere Romito. Il consigliere Romito è contrario, sta parlando contro. Parlerà dopo il Presidente Campo e dirà la sua.
Prego.
Speaker : ROMITO.
Presidente, non ricordo di essere in un regime di common law, dove il precedente assume rilevanza giuridica. Chiedo, invece, che il Segretario generale, garante dei lavori e garante di tutto il Consiglio regionale, si esprima su questo. Noi siamo in sede di votazione. Voi volete creare un precedente drammatico in quest’Aula, perché utilizzate le Istituzioni a vostro uso e consumo. Questa volta, però, non vi sarà consentito, perché o nel Regolamento vi è un articolo che prevede quello che la Presidente Capone ha affermato adesso o voi state facendo qualcosa contro legge.
Il consigliere Caroli vi ha chiesto qual è l’articolo del Regolamento interno del Consiglio regionale che prevede questa fattispecie. Rispondo io al collega Caroli: non esiste, e non potete inventarlo voi oggi. Noi non siamo in un regime di common law, non c’è il precedente, non esistono i precedenti, il Commonwealth contro Capone, il Commonwealth contro Romito. Non esiste.
O avete un articolo del Regolamento interno del Consiglio regionale che prevede questa fattispecie ‒ e non esiste ‒ oppure state compiendo un abuso giuridico. Non esiste.
Siamo in sede di votazione. Quando il collega Campo dice che siamo in sede di votazione sull’emendamento è molto chiaro, perché è il nostro Regolamento che prevede l’ordine rispetto al quale si discutono e si votano i subemendamenti, gli emendamenti e il provvedimento.
Sapete perché ve lo ricordate? Perché questo escamotage lo avete utilizzato nell’ultimo Consiglio regionale, quando avete ben inteso, invece, utilizzare un subemendamento per cassare l’intero provvedimento...
Speaker : PRESIDENTE.
Stiamo parlando di cose completamente diverse, consigliere Romito.
Speaker : ROMITO.
No, stiamo parlando esattamente della stessa cosa.
Speaker : PRESIDENTE.
No, non è vero.
Speaker : ROMITO.
Dell’utilizzo a vostro uso e consumo...
Speaker : PRESIDENTE.
Sono stati ritirati gli emendamenti.
Speaker : ROMITO.
Non ho ancora finito di parlare, quindi lei non mi deve interrompere.
Speaker : PRESIDENTE.
Lei sta dicendo una cosa non vera.
Speaker : ROMITO.
Voi volete utilizzare a vostro uso e consumo il Regolamento e le norme di questo Consiglio regionale, creando un precedente pericoloso, Presidente. Oggi questo avviene in una condizione in cui ci sono una minoranza e una maggioranza che la pensano in maniera diversa, ma se noi dovessimo creare un precedente di questo tenore, ogni volta in cui non andrà andare bene la prognosi su una discussione, si chiederà sempre il rinvio in Commissione.
Non è così, Presidente. Non si vota in ragione dei vostri numeri. Non è questa la democrazia.
Speaker : PRESIDENTE.
Il rinvio alla Commissione, a dire la verità, è il contrario, perché la Commissione è quella dove i numeri li avete voi.
Speaker : ROMITO.
Presidente, io ho chiesto al Segretario generale di esprimere un parere. Io vengo dal basso, dai Consigli comunali, e ricordo che, quando c’era un dubbio sull’interpretazione del Regolamento, siccome il Presidente del Consiglio regionale è espressione di una parte, così come i Vicepresidenti, così come la Giunta, si chiedeva al Segretario generale di esprimersi. È possibile chiedere al Segretario generale di esprimersi rispetto a questo punto così importante?
Speaker : PRESIDENTE.
Parla di un altro tempo perché è riformato.
Speaker : ROMITO.
Io credo che sia possibile.
Allora, senza nulla togliere al prestigio, al garbo e alla competenza della Presidenza del Consiglio regionale, noi vorremmo che a esprimersi sia un organo tecnico e non politico, perché voi state commettendo un abuso. Questo non è tollerabile né in questo Consiglio regionale né in quelli che verranno.
Il consigliere Caroli ha chiesto: mi citate l’articolo del Regolamento interno – siamo all’articolo 46, quello relativo alla discussione – che preveda una fattispecie come quella che volete porre in essere oggi? Vogliamo leggere ad alta voce l’articolo 46? Dove è disciplinato che in sede di votazione si può chiedere il rinvio in Commissione, un rinvio sine die? Quindi, noi torneremo in un altro Consiglio regionale su un altro provvedimento e chiederemo di nuovo il rinvio in Commissione, e così sarà in eterno.
Questo sa cosa vuol dire, Presidente? Cambiare, in una votazione e su qualsiasi genere di espressione della volontà del Consiglio regionale, il corso delle votazioni in ragione dei numeri della maggioranza. Ma secondo lei questo può mai essere possibile? Secondo lei questo può mai essere tollerabile in una democrazia? Allora, i numeri sono al riparo da ogni genere di inciampo su questioni di numero legale, su tutte le cose che abbiamo visto in questi anni molte volte, e che faccio, rinvio in Commissione? Avete inventato un exit strategy secondo tutta la vostra giurisprudenza che esiste soltanto qui? È assolutamente intollerabile. Non commettiamo questo abuso. Andiamo avanti su questa votazione. È l’Aula che deciderà cosa fare. È l’Aula che ha il diritto e ha il dovere di votare quello che noi oggi siamo chiamati a votare, non una brutta idea che voi volete addurre addirittura al Regolamento, quando il Regolamento questo non lo prevede. Vicepresidente, lo sa anche lei che è uomo di legge. Lo sa anche lei che è uomo di legge. Non potete commettere un abuso.
Speaker : PRESIDENTE.
Grazie, consigliere Romito.
Intanto i poteri del Segretario generale dei Comuni erano quelli di controllo e di legittimità a cui faceva riferimento lei molto prima della riforma. Oggi è superata quella norma. Riguarda il Segretario comunale ante riforma. Ma qui stiamo in un altro organo legislativo, come mi insegna, e non è quella la disciplina. Detto questo… Cosa diceva lei a proposito dell’interruzione?
Detto questo, c’è un’altra questione. Noi non siamo più in fase di votazione, ora, degli emendamenti.
Consigliere Romito, sia disciplinato. Consigliere Romito, adesso deve ascoltare. Consigliere Romito, adesso deve ascoltare, e anche con calma. Tenga per sé la vergogna e ascolti un attimo.
Noi abbiamo un emendamento che ritira gli emendamenti. Il consigliere Tutolo ha ritirato gli emendamenti. Non dobbiamo più votare sull’emendamento sul quale si è sciolto per numero legale.
La parola al Presidente Campo. Prego.
Speaker : CAMPO.
Presidente, non riesco a intendere qual è l’obiettivo del consigliere Romito. Ho capito che vuole portare a casa il TFM. L’ho capito benissimo.
Speaker : PRESIDENTE.
Vi chiedo di ascoltare, per cortesia. Ascoltate. Consigliere Romito, se continua a interrompere devo intervenire. È chiaro?
Consigliere Campo, prego.
Speaker : CAMPO.
Risparmiaci almeno questa ipocrisia. È chiaro che volete votare il TFM, nonostante i vostri Segretari di partito vi abbiano detto di fare diversamente. Deve essere ancora l’effetto, il trauma della recente tornata elettorale.
Penso, piuttosto, che il problema non possa essere posto. Se voi aveste un altro interesse, ossia l’interesse a considerare davvero, seguendo l’appello del Presidente, una discussione, impegnare il Consiglio regionale in una discussione seria, approfondita, evidentemente rimuovendo anche alcune delle distorsioni, anche comunicative, anche il cortocircuito comunicativo, che per anni ha in qualche modo condizionato la discussione su questo provvedimento, credo che avremmo tutti l’interesse a fare quello che ha chiesto il consigliere Tammacco, il quale ‒ non scordatelo, colleghi ‒ è uno dei proponenti del provvedimento.
Dunque, se l’interesse di tutti è quello di affrontare, scevri da condizionamenti, scevri dalla temperie che si è creata in quest’Aula anche all’esito della discussione, che è stata aspra e faticosa, mettendo da parte i pregiudizi, mettendo da parte anche le scuderie, se fosse possibile, dunque, all’interno del Consiglio regionale – ecco perché la richiesta del passaggio in Commissione – far tacere per un attimo su questo punto le isterie e provare, invece, a verificare se esiste una possibilità per cui si salvaguardi il sacrosanto principio che molti hanno richiamato nel corso di questa seduta e si colga, al tempo stesso, l’obiettivo, anche nei riguardi dell’opinione pubblica, di ristabilire un reciproco affidamento rispetto a un tema così importante, e lo abbiamo detto tutti che è un tema importante, il buonsenso – non i precedenti, il buonsenso – vi consiglierebbe di accedere alla proposta sensata del consigliere Tammacco e di rinviare questa discussione alla Commissione per provare, se ve ne sono ancora le condizioni, ad approdare in Aula con un testo condiviso che possa essere non soltanto condiviso dall’Aula, ma essere percepito anche dall’opinione pubblica non come una forzatura ma come il ripristino di una legittima aspettativa dei consiglieri, così come accade nel resto d’Italia.
Presidente, la richiesta del consigliere Tammacco, che noi sosteniamo, non è una furbizia. Inoltre, il fatto che lei, Presidente, abbia citato un precedente non è che fa venir meno il Regolamento. Abbiamo citato un precedente per dire che il Consiglio regionale già in altre circostanze si è comportato in questo modo, senza che vi sia stato scandalo o alcuna isteria da parte delle opposizioni, ma si è ragionevolmente deciso che i provvedimenti avevano bisogno di un approfondimento, tant’è che il caso che lei ha citato, quello del difensore civico, ancora giace in Commissione.
Io, quindi, Presidente, sostengo la richiesta del collega Tammacco, ma soprattutto, se è vero, ‒ e mi sembra che dalle dichiarazioni di molti colleghi dell’opposizione ciò sia trasparso ‒ che vogliamo riflettere sul tema con serenità e provare a trovare un’intesa che metta il Consiglio al riparo da strumentalizzazioni, dovreste accedere a questa proposta del consigliere Tammacco.
Speaker : PRESIDENTE.
Sulla mozione parlano uno contro e uno a favore, non è possibile un dibattito.
È una mozione d’ordine in virtù della quale i proponenti chiedono che ci sia un approfondimento in Commissione. Lo abbiamo fatto tante volte. Qual è l’interesse vostro? Noi votiamo.
La votazione è aperta.
Non possono votare. Non si può votare.
Chiedo scusa, se parlate in dieci non si capisce niente.
Scusate, se parlate in dieci non si capisce niente.
Consigliere Romito, può ascoltare un attimo? Può stare un attimo in silenzio? “Non esiste” cosa? Lei deve attendere. No, non posso farvi parlare.
Se il consigliere Romito ha la pazienza di tacere, vediamo come si fa in questi casi.
Se il consigliere Romito e il consigliere Pagliaro hanno la pazienza di tacere, il Regolamento prevede che, quando c’è un dubbio sull’ammissibilità di una questione, decide l’Ufficio di Presidenza, non il Segretario. Decide l’Ufficio di Presidenza. Quindi, consentitemi… Tranquilli, lo conosciamo il Regolamento. Però, dovete attendere che l’Ufficio di Presidenza si riunisca. Non vogliono tornare in Commissione, quindi non si torna in Commissione, si vota subito.
Avendo ritirato il consigliere Tutolo gli emendamenti, abbiamo la permanenza dell’emendamento n. 1, emendamento soppressivo dell’articolo 1.
Vuole intervenire? Prego. Diamo il microfono al Presidente Pagliaro.
Speaker : PAGLIARO.
Presidente, ci fa piacere: questo momento di riflessione è servito molto. Quindi, vorremmo capire quali sono le decisioni dell’Ufficio di Presidenza in maniera precisa e poi, se fosse possibile, leggerci emendamento e subemendamento in maniera precisa.
Speaker : PRESIDENTE.
Grazie, Presidente Pagliaro.
Speaker : PAGLIARO.
Intanto la decisione dell’Ufficio di Presidenza.
Speaker : PRESIDENTE.
Valutato il fatto che può essere interpretato in maniera diversa, tant’è che l’abbiamo già interpretato nel senso del rinvio in Commissione quando abbiamo esaminato la proposta della consigliera Parchitelli sulla difesa civica, in Ufficio di Presidenza abbiamo votato in maniera tale che si ritorni in Aula per continuare a votare sull’articolato.
L’emendamento n. 1 recita che l’articolo 1 è soppresso. Questo vuol dire… No, non abbiamo subemendamenti. Abbiamo un subemendamento al subemendamento n. 1, ma non c’è più l’emendamento Tutolo. No, questo è emendamento n. 1.
È aperta la votazione sull’emendamento soppressivo. Prego. Ma questo è il subemendamento al subemendamento. Non è vero. Il subemendamento al subemendamento n. 1.
La votazione è aperta.
Stiamo votando.
Consigliere Cera, non c’è un emendamento.
La votazione è aperta.
L’articolo 1 è soppresso. L’avevo già letto e messo in votazione. Mi avete chiesto soltanto di aspettare un minuto perché arrivassero i consiglieri in Aula. Quindi, è tutto più che secondo le regole.
La votazione è aperta.
Scusate, il principio per cui l’Ufficio di Presidenza ha detto che siamo in votazione è lo stesso principio per il quale...
L’ho letto. È chiaro? L’ho letto: l’articolo 1 è soppresso.
Scusate, sulla proposta di emendamento la votazione è segreta o è palese? Palese.
Scusi, consigliere Scalera.
Quindi, è segreto anche su questo.
Il suo subemendamento faceva capo a un subemendamento che non c’è più. Scusate, altrimenti facciamo un gioco del Consiglio e io non lo posso permettere, innanzitutto a lei, consigliere Romito, perché siamo veramente all’esagerazione. Lei insiste sulla presentazione di un subemendamento che non esiste, perché il subemendamento del consigliere Cera è stato presentato in precedenza e non è stato riproposto… Sì, consigliere Cera. Eccolo, ce l’ho davanti. Non è stato riproposto. È chiarissimo, guardi, io ce l’ho davanti, consigliere Cera. No, non l’ha fatto. Ce l’ho davanti e non mi è arrivato, né lei me l’ha detto.
Lei mi sta chiedendo di violare le regole a cui dite sino ad ora di ispirarvi, quindi, nonostante sia stata aperta la votazione, lei mi dice che vuole presentare ora un subemendamento all’emendamento Campo e Piemontese.
Se voi non volete, votiamo l’emendamento Campo e Piemontese.
La votazione è aperta ed è aperta con voto segreto, come richiesto dal consigliere Scalera.
La votazione è aperta.
Ce l’ho davanti: è il subemendamento a un subemendamento che non esiste più. Non l’ha trasformato, ce l’ho davanti. Voti, consigliere Cera, mi faccia questa cortesia. Ce l’ho davanti, guardi.
La votazione è chiusa.
Presenti 26, votanti 26, favorevoli 21, contrari 5.
L’emendamento soppressivo è approvato.
È gravissimo veramente che lei dica una cosa per un’altra, dall’Ufficio di Presidenza, volendo cambiare le regole in corsa. Non l’ha presentato dopo. Non si inventi le cose.
Essendo stato presentato l’emendamento soppressivo, cade la legge, per cui non dobbiamo più votare l’articolo 1 della legge.
Comunque, vi mando la foto del subemendamento presentato dal consigliere Cera, così ce l’avete tutti.
Passiamo alle richieste di indizione di referendum.
Richiesta di indizione di referendum popolare ex articolo 75 della Costituzione.
Rispetto alla proposta di quesito, sono stati presentati alcuni emendamenti.
Gli emendamenti al quesito li abbiamo distribuiti? No.
Un attimo solo. Vi distribuiamo gli emendamenti al quesito che sono stati presentati dall’opposizione. In attesa che siano distribuiti gli emendamenti, vogliamo procedere con la relazione? Prego.
Speaker : SCALERA.
Presidente, qua oggi, non si sta capendo niente…
Speaker : PRESIDENTE.
Ci chiarisca lei, consigliere Scalera.
Speaker : SCALERA.
Assolutamente, cercherò di fare il mio, come ho sempre fatto.
Per questo chiedo l’anticipazione del punto n. 4 all’ordine del giorno, sempre con voto segreto, Presidente.
Speaker : PRESIDENTE.
… la legge però…
Speaker : SCALERA.
No, no, no…
Speaker : PRESIDENTE.
L’ho già chiamata e stiamo distribuendo gli emendamenti.
Speaker : SCALERA.
No, no…
Speaker : PRESIDENTE.
No, vi prego. Ribaltare così la situazione… Smettetela con questa cosa che faccio la Presidente.
Io faccio la Presidente che rispetta il regolamento. Mica può essere un ritmo, questo, non è un bel ritmo. Imparate la pizzica.
Avevo chiesto al consigliere, Presidente Campo, di fare la relazione per la dichiarazione, su sua richiesta. Uno alla volta.
Speaker : CAMPO.
La diamo per letta, mi chiedono.
Speaker : PRESIDENTE.
No.
Speaker : CAMPO.
Premesso che è stato approvata dal Parlamento in via definitiva la legge 26 giugno 2004 recante “Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata”; che l’intento dichiarato dalla predetta legge è quello di dare concreta attuazione a quanto previsto dall’articolo 116, terzo comma della Costituzione, che prevede tra l’altro ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia concernenti le materie di cui al terzo comma dell’articolo 117, le materie indicate dal secondo comma del medesimo articolo, possono essere attribuite alle Regioni con legge dello Stato su iniziativa della Regione interessata, sentiti gli Enti locali, nel rispetto dei princìpi di cui all’articolo 119, la legge approvata dalle Camere a maggioranza assoluta, sulla base d’intesa fra lo Stato e la Regione interessata; premesso che gli ambiti su cui sono attivabili ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, pertanto, investono sia materie riconducibili alla competenza legislativa esclusiva dello Stato, sia tutte le materie afferenti la competenza legislativa concorrente tra Stato e Regioni, che la legge 26 giugno 2024, n. 86, presenta numerosi profili di criticità e di dubbia costituzionalità, che una prima questione fondamentale riguarda la compatibilità dell’autonomia differenziata così come declinata nella predetta legge con i princìpi inviolabili di unità e indivisibilità della Repubblica di cui all’articolo 5 della Costituzione, che sotto altro profilo appare del tutto inadeguato lo strumento legislativo ordinario individuato dal Parlamento per dare concreta attuazione all’articolo 116, fornendo in tal modo una cornice molto fragile alle leggi di approvazione dell’intesa tra Stato e Regione, in ragione del fatto che le stesse potranno essere successivamente modificate e abrogate da qualsiasi altra legge ordinaria.
Premesso che desta grande perplessità, inoltre, il trasferimento completo alle Regioni richiedenti di intere materie attribuite dalla Costituzione alla competenza esclusiva dello Stato o a quella concorrente tra lo Stato e le Regioni. Una lettura attenta dell’articolo 116, infatti, porta a ritenere che il legislatore costituente nel 2001 abbia voluto riconoscere alle Regioni richiedenti maggiore autonomia in specifici ambiti delle suddette materie mediante il trasferimento di funzioni amministrative concernenti le stesse.
Premesso che la soluzione adottata, invece, prevedendo l’integrale trasferimento di intere materie alla competenza delle Regioni farebbe venir meno la distinzione esistente tra Regioni a statuto speciale e a statuto ordinario, violando così il principio che presiede all’ordinamento stesso dell’autonomia regionale. Si andrebbe in tal modo a modificare in forma tacita e surrettizia l’intero sistema dell’autonomia regionale. Con la riforma dell’autonomia differenziata approvata si introdurrebbe, al di fuori delle previsioni costituzionali, una terza categoria, ovvero le Regioni a statuto ordinario che esercitano funzioni e competenze tipiche delle Regioni a statuto speciale.
Premesso che sotto altro profilo lo stesso Ufficio parlamentare di bilancio ha espresso numerosi e fondati dubbi sull’impianto complessivo della riforma, evidenziando che il trasferimento alle Regioni di competenze, quali ad esempio le grandi reti di trasporto, i porti e via dicendo, potrebbe generare, nel caso di interessamento di due o più Regioni, o di una minore efficienza nella gestione locale rispetto a quella nazionale, esternalità negative, con effetti potenziali sull’intero Paese. Peraltro, un’attenzione particolare meriterebbe il fatto che tra le materie potenzialmente oggetto di autonomia differenziata vi è la produzione, il trasporto e la distribuzione dell’energia, materia di particolare interesse strategico, il trasferimento di funzioni e sfide che si pongono in merito alla transizione energetica, il trasferimento di funzioni e delle necessarie risorse dovrebbe, pertanto, essere preceduto da un’analisi da cui emerga un effettivo miglioramento complessivo della gestione pubblica.
La stessa Regione che voglia ottenere maggiori competenze in alcune materie dovrebbe a monte motivare la richiesta, indicando con precisione i benefici che ne deriverebbero.
Premesso che non possono essere sottaciuti, inoltre, i rischi per l’unità e l’indivisibilità della Repubblica derivanti dal possibile trasferimento alle Regioni richiedenti della materia riguardante le norme generali sull’istruzione. Tale scelta rischia di dar luogo a una grave e irreversibile frammentazione del sistema scolastico, facendo venir meno il carattere nazionale dell’istruzione, indispensabile presidio per la coesione sociale del nostro Paese.
Premesso che discorso analogo può svilupparsi con riferimento al sistema universitario, nell’ambito del quale si potrà prevedere l’assunzione di rilevanti competenze, a seconda delle diverse Regioni, in materia di finanziamenti, programmazione, personale, portando inevitabilmente alla definitiva disgregazione del sistema universitario nazionale, con il drenaggio di importanti risorse dagli Atenei collocati in aree meno floride verso quelli collocati in aree più sviluppate, amplificando, così, il già consistente squilibrio tra le diverse realtà territoriali del Paese.
Premesso che, con riferimento alla sanità e alla tutela della salute, l’autonomia differenziata potrà avere ripercussioni molto negative sul funzionamento del Servizio sanitario nazionale, accentuando la parcellizzazione tra diverse realtà territoriali e, conseguentemente, le diseguaglianze. Con riferimento, ad esempio, alla mobilità sanitaria, che drena risorse soprattutto dal sud verso il nord, l’ufficio parlamentare di bilancio ha evidenziato quanto segue: “La mobilità passiva riguarda prestazioni che devono comunque essere coperte dalla Regione di residenza, pur se vengono rese da parte del servizio sanitario regionale di altre Regioni”. Questo fenomeno, che sarebbe fisiologico se riguardasse limitati casi di prestazioni specialistiche fornite solo da un piccolo numero di strutture sul territorio nazionale, presenta in generale in Italia dimensioni abnormi, in quanto rispecchia anche gli squilibri infrastrutturali e le differenze qualitative nei servizi, che a loro volta possono discendere, oltre che dalle stesse carenze in termini di strutture sanitarie disponibili, da problemi di organizzazione e gestione o da carenze, ad esempio, di personale, eventualmente legate anche ad altre misure di governo della spesa imposte con i Piani di rientro.
Premesso che permane, infine, grande incertezza sull’effettiva determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni attinenti all’esercizio dei diritti civili e sociali, ai sensi dell’articolo 117, secondo comma, lettera m), della Costituzione, anche in ragione della mancata chiara indicazione delle risorse effettivamente disponibili a garantire la coesione sociale ed economica del Paese.
Considerate tutte queste premesse, appare opportuno promuovere un referendum abrogativo, al fine di sottoporre la più volte citata legge 26 giugno 2024, n. 86 in materia di autonomia differenziata al giudizio del corpo elettorale nelle forme e con le modalità previste dall’articolo 75 della Costituzione e dalla legge 25 maggio 70 n, 352.
Tutto ciò premesso e considerato, i sottoscritti consiglieri regionali propongono al Consiglio della Regione Puglia di presentare richiesta di referendum ai sensi dell’articolo 75 della Costituzione, e a norma della legge 352/70 per abrogare la legge 86 del 2024, indicando come segue i termini del quesito che si intende sottoporre alla votazione popolare.
Leggo il quesito: “volete voi che sia abrogata la legge 26 giugno 2024 n. 86 recante ‘Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario ai sensi dell’articolo 116, terzo comma della Costituzione? Di designare tra i suoi membri un delegato effettivo e un delegato supplente ai sensi e per gli effetti dell’articolo 29 della legge 352/70? Di richiedere a tutti i consiglieri regionali di aderire a tale iniziativa avente carattere di urgenza? Di indicare la segretaria generale del Consiglio e di tutte le ulteriori incombenze previste dalla legge 25 maggio 1970/352?” Seguono in calce le firme dei consiglieri proponenti: il Presidente Emiliano, il sottoscritto, Mennea, Amati, Leoci, Galante, Paolicelli, Bruno, Metallo, Di Gregorio, Parchitelli, Ciliento, Piemontese e Mazzarano.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Grazie, Presidente Campo.
Ha chiesto di intervenire il Presidente Pagliaro. Prego.
Speaker : PAGLIARO.
Grazie, Presidente.
Da autonomista e federalista convinto ho sempre sostenuto…
Speaker : PRESIDENTE.
Un attimo solo, Presidente Pagliaro.
Speaker : PAGLIARO.
Io sto parlando, Presidente Campo. Rispetto zero, meno di zero.
Speaker : PRESIDENTE.
Prego.
Speaker : PAGLIARO.
Presidente, lei ha qualche problema, vada a fumarsi una sigaretta e qualcos’altro.
Da autonomista e federalista convinto, ho sempre sostenuto che i territori, quindi anche l’istituzione primaria dei territori che sono le Regioni, debbano essere artefici del proprio futuro. Ma questo richiede gli strumenti operativi giusti, e credo che la riforma Calderoli vada in questa direzione.
È una legge quadro, una cornice dentro la quale è fondamentale definire e finanziare i LEP (i livelli essenziali delle prestazioni). Questo diventa il nodo cruciale.
Veniamo al referendum abrogativo proposto dalla Regione Puglia. Noi siamo contrari. Siamo contrari per questioni di principio, perché riteniamo che si tratti di uno strumento sbagliato per contrastare una legge quadro che avrà applicazione attraverso i decreti attuativi, su cui sono tanti i margini di discussione per correggere eventuali criticità.
Non serve limitarsi a demolire, bisogna pensare e proporre soluzioni alle criticità e ai rischi che si percepiscono. Noi saremmo i primi a farlo da meridionali e da meridionalisti da sempre, se questa riforma non dovesse garantire condizioni uguali per tutti.
Siamo contrari per una questione politica, perché la battaglia del centrosinistra contro la legge sull’autonomia differenziata è una battaglia per partito preso contro una legge approvata dal Governo di centrodestra, che è il nemico da combattere.
Siamo contrari per una questione giuridica perché, trattandosi di una legge in materia fiscale, secondo la Costituzione non può essere abrogata tramite un referendum, ma con un’altra legge.
Tornando alla richiesta di referendum firmata dal Presidente Emiliano e dai consiglieri di centrosinistra, voglio ricordare che il primo passaggio, quello in VII Commissione referente di mercoledì scorso, ha ricevuto il parere contrario. Per arrivare al referendum sarà necessario raccogliere almeno 500.000 firme entro il 30 settembre 2024. Ma ci sono dubbi sull’ammissibilità del referendum. La Corte costituzionale, infatti, esclude che sia ammissibile un referendum abrogativo di leggi ordinarie cosiddette “costituzionalmente necessarie od obbligatorie” per il funzionamento di organi di rilevanza costituzionale, come sono le Regioni, soprattutto se danno espressa attuazione alla Costituzione, come in questo caso. Quindi, c’è il rischio che si stia perdendo del tempo per esigenze di mera propaganda politica.
Il “no” del centrosinistra e del cosiddetto “campo progressista” contro la legge n. 86 del 2024 è una battaglia politica contro la Lega che ha firmato il disegno di legge con il Ministro Calderoli e contro il Governo Meloni che l’ha approvata. Ma la sinistra ha la memoria corta, anzi finge di non ricordare che i primi passi verso l’autonomia sono partiti per sua iniziativa ventitré anni fa con la riforma del Titolo V della Costituzione, entrata in vigore l’8 novembre 2001, dopo un lungo iter normativo. Una riforma che fu voluta dall’allora Ministro della funzione pubblica Franco Bassanini, che è uomo di sinistra, passato dal Partito Socialista al Partito Comunista e poi al PD, che nel 1997 con la legge di delegazione e nel 1998 con il decreto attuativo aveva disposto, sotto la Presidenza Prodi, un accentuato decentramento amministrativo delle funzioni dello Stato alle Regioni, partendo dalla considerazione che le Regioni non fossero ben amministrate. La verità è che la progressiva centralizzazione dei poteri ha tradito lo spirito costituzionale con cui furono istituite le Regioni, soggetti di riferimento dell’autonomia, per bilanciare il peso del potere centrale rispetto a quello periferico dei territori. Proprio per quelli periferici l’autonomia può significare un’occasione per colmare il gap rispetto ad altre aree finora avvantaggiate, recuperando risorse aggiuntive da destinare ai servizi essenziali, come istruzione, sanità, previdenza, mobilità e così via.
La legge cornice n. 86/2024 è stata approvata sotto il Governo Meloni, ma alcuni anni fa una legge cornice assolutamente analoga era stata promossa dal Governo di sinistra Conte-bis 2019-2021, a firma dell’allora ministro PD agli affari regionali, il pugliese Francesco Boccia. Lo stesso Boccia che oggi, da Capogruppo PD al Senato, demolisce la riforma sull’autonomia differenziata, sostenendo che avrà un impatto devastante su scuola, sanità, trasporto pubblico, assistenza, e per questo raccoglieremo le firme per abrogarla, ma dimentica, il mio amico Francesco Boccia, che quando era ministro per gli affari regionali del Governo Conte-bis tra il 2019 e il 2021 affermava: “Sia io che il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte crediamo che l’autonomia differenziata, ai sensi dell’articolo 116 della Costituzione, debba essere fatta, perché il nostro Paese vive forti diseguaglianze non solo tra nord e sud, ma anche tra aree diverse dello stesso nord. La nostra idea di autonomia differenziata si traduce nel definire il perimetro entro cui attuare in maniera rigorosa tutti gli articoli del Titolo V della Costituzione. Si scrive ‘autonomia’, ma si legge ‘lotta alle diseguaglianze’”. Aveva ragione Francesco Boccia. Io sono totalmente d’accordo con lui.
Prima ancora, l’autonomia differenziata era stata inserita come priorità nel programma del Governo gialloverde, quello tra Movimento 5 Stelle e Lega, sempre a guida di Giuseppe Conte. Doppiezza e ipocrisia del PD e dei 5 Stelle, che ora levano gli scudi contro l’autonomia differenziata, senza dimenticare, come ho già sottolineato, che discende dalla riforma costituzionale del Titolo V varata da un altro Esecutivo di centrosinistra, il Governo Amato del 2001.
Nel 2017 fu l’ex governatore dell’Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, ora europarlamentare, ad affiancare i governatori di Veneto e Lombardia nella richiesta di avocare alle Regioni importanti competenze su ben 15 materie e a firmare su questo una pre-intesa con il Governo di centrosinistra di Paolo Gentiloni. All’epoca, la vicepresidente della Regione Emilia-Romagna, Elly Schlein, ora segretaria del PD, non ebbe nulla da obiettare sulla posizione di Bonaccini. Giuseppe Conte, ora nemico giurato dell’autonomia differenziata, l’aveva inserita nel contratto di governo con la Lega.
Nel Conte-bis, il Movimento 5 Stelle mise l’autonomia differenziata tra i venti punti irrinunciabili per governare con il PD, e Boccia confermò che era un impegno prioritario di quel Governo.
L’autonomia differenziata era stata inserita anche nel programma del Governo Draghi. E veniamo al nostro Governatore, al quale, ripeto, facciamo gli auguri per il suo compleanno.
Vogliamo ricordare che il Presidente Michele Emiliano, che ha fatto inversione a U, con un testacoda, per la verità, sull’autonomia differenziata, oggi parla di secessione camuffata e di disastro per il Paese, ma qualche anno fa la pensava molto diversamente.
Riportiamo due sue dichiarazioni: il 19 febbraio 2019 il Presidente Emiliano dichiarava “io sono dell’idea che tutte le Regioni a statuto ordinario dovrebbero chiedere l’autonomia differenziata; bisognerebbe fermare questo processo separato di Lombardia, Veneto ed Emilia e decidere tutti insieme che effettivamente lo Stato centrale è inefficiente, come tutti gli italiani sanno, e che bisogna aumentare i poteri delle Regioni con un meccanismo differenziato tra le Regioni più efficienti e quelle meno efficienti, ma che inneschi una procedura che poi deve riportare a un’eguaglianza di poteri tra tutte le Regioni”. E ancora: il Presidente Emiliano il 28 novembre 2019 dichiara così: “l’autonomia differenziata secondo il nostro giudizio consente di mettere insieme le esigenze del nord, di avere più competenze e più autonomia con le esigenze del sud, e avere così più risorse per recuperare il delta, la differenza che esiste con il nord. Nel patto siglato oggi davanti al ministro Boccia, l’autonomia differenziata non è un sistema per far correre di più le Regioni che sono già forti, ma per ricucire e superare la questione meridionale” Anche su questo sono totalmente d’accordo con le dichiarazioni del Presidente Emiliano di qualche anno fa.
Cambiare idea, anzi, ribaltarla non è una novità per il Presidente Emiliano, fa parte del suo modus operandi, ma la memoria storica serve a smascherare la strumentalizzazione politica della legge 68/2024 che è in atto da parte della sinistra, lo dobbiamo dire in maniera molto chiara. Il vero nodo dell’autonomia – lo ribadisco – sono i LEP, i servizi economici e sociali che lo Stato deve garantire su tutto il territorio nazionale e in alcuni settori fondamentali. L’applicazione concreta dell’autonomia differenziata dipende dalla gestione e dal monitoraggio dei LEP. Ci vorranno anni per definirli, trovare i soldi per finanziarli e concludere le intese tra Governo e Regioni, e dunque per attribuire alle Regioni poteri aggiuntivi previsti al termine di lunghi e complessi negoziati con il Governo e il Parlamento. Nel concreto significa stabilire, ad esempio, quanti posti negli asili nido pubblici o quanti posti letto negli ospedali devono esserci in ciascuna provincia, il numero massimo di alunni per classe nelle scuole, il numero di TAC che dovrebbero essere presenti per ogni provincia e per ogni distretto, tutto questo tenendo conto della specificità dei diversi territori e, dunque, prevedendo che ci debbano essere attuazioni diverse dei LEP a seconda che si parli di un piccolo comune dell’entroterra o di una grande città.
La legge sull’autonomia differenziata rappresenta un’opportunità per uscire dalla gabbia della spesa storica, che finora ha penalizzato il sud. Un esempio su tutti: la spesa per l’istruzione, che per l’82 per cento dei comuni meridionali è inferiore a quella standard, esattamente al contrario del nord.
Pur essendo favorevoli all’autonomia differenziata, per onestà intellettuale abbiamo rilevato alcune criticità per sanare la legge n. 86/2024. Il primo punto è l’incognita delle risorse. L’incognita di questa legge sono le risorse con cui si finanzierà l’autonomia. La legge stabilisce infatti che, qualora la determinazione dei LEP comporti maggiori spese per lo Stato, si può procedere al trasferimento delle funzioni solo dopo che siano entrate in vigore le norme necessarie a finanziare interventi per assicurare i medesimi livelli essenziali delle prestazioni sull’intero territorio nazionale. Ciò significa che prima si dovranno stanziare i soldi per migliorare gli standard pubblici e le aree più disagiate del Paese e solo dopo si potranno accogliere le richieste delle Regioni che reclamano maggiore autonomia.
Due: tempi troppo lunghi e iter farraginoso per le intese Governo-Regioni. Il procedimento legislativo delle intese Governo-Regioni è lunghissimo e troppo complicato: prevede altri dieci passaggi. C’è un rischio di inasprimento di pressione fiscale, determinando un numero di servizi. L’autonomia differenziata richiederà un aumento della spesa pubblica, sotto la responsabilità politica e legislativa delle Regioni, e dunque il rischio di inasprimento della pressione fiscale per poter finanziare questi servizi nel rispetto dei LEP.
Per quanto riguarda i tributi, da un lato abbiamo i giganti che vengono riscossi dal Governo, che sono IRPEF, IVA, IRES e accise, dall’altro abbiamo i nani che vengono dalle Regioni, che sono l’IMU, l’addizionale IRPEF, l’imposta di soggiorno, il bollo automobilistico.
Già oggi lo squilibrio tra fabbisogni di spesa locale e entrate tributarie locali viene colmato dai trasferimenti perequativi e dalla compartecipazione al gettito dei tributi erariali. Con l’autonomia differenziata il ricorso alle compartecipazioni si dovrà ampliare.
Speaker : PRESIDENTE.
Presidente Pagliaro, siamo oltre di tre minuti.
Speaker : PAGLIARO.
Non è la prima volta che fa sforare. Ha fatto sforare tutti gli altri. Per una volta, in quattro anni, faccia sforare anche me. Sia gentile.
Speaker : PRESIDENTE.
Scusi un attimo, la interrompo perché devo dire una cosa. Per rispettare lei che stava parlando non l’ho detto, però sono arrivati 16 emendamenti.
Il termine per gli emendamenti è chiuso. Non possiamo fare emendamenti continuamente, anche mentre c’è la discussione. Vi ringrazio. Il termine è chiuso.
Prego, Presidente Pagliaro. Però la invito a chiudere.
Speaker : PAGLIARO.
Grazie, Presidente. Faccio del mio meglio per essere quanto più veloce possibile.
L’esempio dei LEA deve metterci in guardia. Con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 29 novembre 2001 sono stati determinati i LEA (livelli essenziali di assistenza), che possiamo considerare i LEP della sanità. La concreta applicazione dei LEA, molto diversa da Regione a Regione e tra aree geografiche del Paese, è un metro per valutare la capacità di attuazione delle Regioni, della Puglia in particolare.
Il Presidente Emiliano ha evidenziato nei giorni scorsi che la Regione Puglia è tra le tredici Regioni promosse dal Ministero della sanità per la capacità di garantire i LEA, ma non va dimenticata l’altra faccia della medaglia. Mi riferisco ai dati del 2023: “spese per protesi”, sforata di 173 milioni di euro rispetto a quella dell’anno precedente. Solo per fare un esempio: una protesi al ginocchio veniva pagata dalla Regione Puglia 575 euro, a fronte del costo medio nazionale di 182 euro. Sprechi inimmaginabili nelle Regioni del nord, accorte e rigorose, dalle quali dovremmo prendere esempio, impegnandoci a realizzare la spesa, razionalizzandola nel miglior modo possibile.
Sempre nel 2023 la Regione Puglia ha registrato uno sbilanciamento per la mobilità passiva pari a 131 milioni di euro.
Speaker : PRESIDENTE.
Presidente Pagliaro, se sta occupando anche il tempo dei suoi colleghi per me va bene.
Speaker : PAGLIARO.
L’ha già fatto per altri tante volte. Come ho detto, una volta me lo consenta. Me lo consenta una sola volta. Parliamo di un argomento molto importante.
Speaker : PRESIDENTE.
Proprio per questo anche altri colleghi hanno diritto.
Speaker : PAGLIARO.
Dia anche a noi la possibilità di esplicitare tutte le nostre idee.
Parlavo dei limiti della spesa per l’acquisto diretto dei medicinali, che sono stati sforati di oltre 200 milioni di euro. Una gestione fuori controllo che rischia di portare al collasso la sanità pubblica regionale.
Gli sprechi non si limitano alla sanità e tante volte li abbiamo denunciati: società partecipate, agenzie regionali, con pozzi senza fondo, poltrone, incarichi e consulenze…
Speaker : PRESIDENTE.
Presidente Pagliaro, mi sta impedendo di dire che è finito anche il termine per i subemendamenti. Noi non possiamo fare altri subemendamenti. È previsto dal Regolamento, consigliere Cera, lei che è così affezionato… Certamente: “La Presidenza può sostituire il termine per gli emendamenti e per i subemendamenti”… Prima della seduta? Se il Presidente Pagliaro…
Speaker : PAGLIARO.
Un minuto e mezzo e ho finito.
Speaker : PRESIDENTE.
Sono arrivati i subemendamenti, abbiamo chiuso.
Speaker : PAGLIARO.
Parlavo degli sprechi, che non sono solo per la sanità. Tante volte li abbiamo denunciati: società partecipate e agenzie regionali come pozzi senza fondo, poltrone, incarichi e consulenze a pioggia, una montagna di debiti fuori bilancio, fondi europei non spesi.
Ben venga dunque l’autonomia differenziata se può servire a rafforzare il senso di responsabilità sugli amministratori regionali ed inchiodarli alle loro inefficienze senza poterle più scaricare sul Governo centrale, come avviene oggi. Sto concludendo, Presidente.
Il problema vero è il disequilibrio tra Regioni e mancata applicazione del federalismo fiscale. Il Titolo V, riformato nel 2001, afferma il principio di sussidiarietà verticale tra Stato e Regioni…
Speaker : PRESIDENTE.
Presidente, però non è possibile, se tutti mi chiedono la stessa cosa, io non so quando finiamo. C’è una regola.
Grazie, passiamo oltre.
Speaker : PAGLIARO.
Abbiamo una storia di quattro anni, mi ha interrotto per quattro anni, mi faccia concludere… Ho finito, le ho chiesto due minuti, mi faccia finire! E che caspita, dai.
Speaker : PRESIDENTE.
L’importante è che gli altri suoi colleghi non mi chiedano la stessa deroga… No, non è uguale per tutti.
Speaker : PAGLIARO.
Allo stato attuale…
Speaker : PRESIDENTE.
Allo scadere dei cinque minuti consentiti, la prossima volta io tolgo il microfono.
Speaker : PAGLIARO.
Questo dipende dal sostanziale disequilibrio fra le attuali Regioni. Facciamo degli esempi: la Lombardia conta 10 milioni di abitanti, la Valle d’Aosta appena 125.000, il Molise 300.000 abitanti, la Puglia quasi 4 milioni, su una superficie di 19.000 chilometri quadrati, che comprende tre aree distanti e distinte tra loro: Salento, Terra di Bari e Daunia, una fusione a freddo, quindi siamo convinti che si debba riorganizzare la geografia politica.
Vado avanti e concludo. Bisognerebbe applicare il principio del federalismo fiscale, spostare le funzioni e i servizi pubblici, così come impostazione fiscale dallo Stato alle Regioni.
In conclusione, concludo direttamente, sì all’autonomia differenziata, collaboriamo con spirito costruttivo alla definizione e al finanziamento dei LEP, basta con le battaglie strumentali della sinistra.
L’autonomia può essere una grande opportunità per le Regioni del sud e per la Regione Puglia, quindi “no” al referendum inutile.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Grazie a lei.
Prego, Presidente Perrini. Mi raccomando, si attenga ai dieci minuti. Io davvero poi toglierò la parola.
Speaker : PERRINI.
Grazie.
Da un po’ di settimane ho cominciato a pensare cosa fosse questa autonomia differenziata, perché se noi ci facciamo un po’ di giri tra la gente e parliamo di autonomia differenziata la gente non ne sa niente, niente! Allora, mi sono fatto uno studio, perché devo capire, perché sono Capogruppo, perché devo fare l’intervento. Mi sono andato a leggere tutte le barzellette del Presidente Emiliano. Allora, ho cominciato a fare uno studio con i collaboratori, a dire di andare a ritroso perché, siccome il Presidente Emiliano fa tutto e il contrario di tutto, era opportuno andare a vedere quello che diceva un po’ di anni fa quando stava il Governo vicino a lui. Mi hanno fatto una bella relazione, che io adesso inizierò a leggere. Non devo stare diciassette minuti. Ma non sto parlando da otto minuti. Già mi avete tolto…
Speaker : PRESIDENTE.
Ha otto minuti e trentasette secondi.
Speaker : PERRINI.
La Regione Puglia, nel 2018, è stata fra le prime a richiederla, Governo Emiliano, con la delibera n. 1358 del 24 luglio 2018, Governo Conte II. La Giunta regionale, inoltre, con delibera n. 283 del 14 marzo 2024 (due mesi fa) ha ratificato l’istituzione del Gruppo per lo studio dell’autonomia differenziata, scelta determinata dal fatto che è in corso da non pochi mesi a livello nazionale il processo legislativo e amministrativo per l’attuazione dell’articolo 116, comma 3, della Costituzione, il quale contempla la possibilità di mettere in opera forme e condizioni particolari di autonomia delle Regioni a statuto ordinario, in quanto consente ad alcune Regioni di vedersi attribuire competenze diverse dalle altre. Strumentalmente o, peggio, per cavalcare l’argomento in chiave elettorale, si sarebbe irrispettosi verso altri cittadini, altri italiani, che hanno partecipato a un referendum per chiedere maggiore autonomia regionale, magari anche pensando di scavare un solco con le Regioni meridionali, considerate una sorta di zavorra che impedisce loro di essere maggiormente protagoniste del nord Europa.
Ripercorrendo, pertanto, provo a fare un po’ di chiarezza. Il 7 ottobre 2001 10 milioni di cittadini italiani confermarono con il proprio “sì” la riforma costituzionale del Titolo V della Costituzione. Il referendum, a cui partecipò solo il 34 per cento dei votanti, rappresentò il punto di arrivo di un lungo percorso iniziato nel 1997 durante il primo Governo Prodi, con una Commissione bicamerale sul tema. Due anni dopo, nel 1999, il Presidente del Consiglio è Massimo D’Alema. Il lavoro della Commissione confluisce in una proposta di legge. L’approvazione del testo arriva nel marzo 2001, quando a Palazzo Chigi c’è Giuliano Amato. Con la legge costituzionale n. 3 del 18 ottobre 2001 è completamente riformato il Capo V, Parte II, della Costituzione italiana recante “Norme sulle Regioni, le Province e i Comuni”. La riforma giunge dopo un percorso verso il decentramento amministrativo e legislativo.
La riforma nasce, quindi, dal centrosinistra. Rammento che nel 2009 fu approvata la legge n. 42 sul Federalismo fiscale proposta da un ministro pugliese, Raffaele Fitto, e da un ministro del nord, Roberto Calderoli, che non è stata ancora attuata, ma sull’argomento è decisamente avanti, valorizza e esalta a perseguire i princìpi dei costi standard dei livelli essenziali prestazionali. Se in questi dieci anni fosse stata attuata, avremmo scoperto che il divario tra nord e sud è provocato anche da un gap strutturale e storico, non soltanto dalla cattiva gestione amministrativa.
Nel contratto di Governo Conte 2 nel 2018 altro non può esserci perché altro non è stato votato dagli italiani, né in Parlamento può essere violata la Costituzione dagli italiani.
Il mio appello è che si faccia chiarezza sul tema.
Che cosa succede? Ci sono i contrari che sostengono che l’autonomia differenziata comporta necessariamente una sottrazione di ingenti risorse dalla collettività nazionale e la disarticolazione di servizi e infrastrutture logistiche, che per il loro ruolo nel funzionamento del Sistema Paese dovrebbero avere necessariamente una struttura unitaria e a dimensione nazionale.
Inoltre, si spiega che autonome sarebbero svantaggiate dal progetto. Da una parte perché il Sud è un mercato essenziale per il nord, dall’altra perché le ampie differenze interne alle stesse Regioni verrebbero aumentate della allocazione delle risorse, che andrebbero comunque a premiare le parti più ricche e meno organizzate. Peccato che si dimentichi, Presidente Emiliano, che la sua disastrosa gestione della sanità pugliese contribuisce ogni anno ad alimentare la mobilità passiva.
Dall’analisi sulla mobilità regionale in ambito sanitario del Dipartimento salute della Regione Puglia solo nel 2022 il dramma dei tanti, troppi cittadini pugliesi costretti a curarsi al di fuori del nostro territorio per colpa dell’incapacità del centrosinistra, che disamministra la Puglia da vent’anni, ha prodotto una passività di quasi 300 milioni di euro, che solo per meno della metà sono statemi mitigatori dell’attivo.
Di questi, ben 217 milioni (il 72 per cento della spesa totale) sono stati sborsati solo per i ricoveri pugliesi, costretti letteralmente ad emigrare in larga parte al nord, per il loro sacrosanto diritto di curarsi e di poter contare su una sanità efficiente, diritto alla salute. Purtroppo vi dico anche che il 26 per cento va in Lombardia e il 22 in Emilia-Romagna. Sono dati impietosi che certificano l’incapacità del caro Presidente Emiliano.
Su questo tema Emiliano più volte non ha dato risposta. È evidente che la questione dell’autonomia differenziata coinvolge aspetti economici e sociali. Richiedendo una riflessione approfondita, solo grazie a un confronto serio e costruttivo potremmo individuare le soluzioni al fine di garantire l’efficienza dei servizi per tutti i pugliesi.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Grazie, Presidente Perrini.
Ha finito esattamente nei termini, anzi ha lasciato pure un margine.
Ha chiesto di intervenire il Presidente Emiliano. Prego.
Il Presidente Mazzotta, da regolamento.
Speaker : EMILIANO, Presidente della Giunta regionale.
Vi chiedo scusa perché normalmente non intervengo a spezzare la sequenza degli interventi dell’opposizione, però sento degli errori di impostazione dei vostri interventi che secondo me vanno in modo collaborativo, si capisce, non in modo professorale, perché non è proprio nella mia intenzione. Vanno corretti altrimenti raccontiamo cose sbagliate.
Il referendum in questione non riguarda l’autonomia differenziata per come è definita dalla Costituzione perché, come è noto, non è possibile fare un referendum sul testo costituzionale. Riguarda il DDL Calderoli, che è una forma particolare di autonomia differenziata. Non è l’autonomia differenziata tout court. Devo essere sincero: non siete i soli a essere caduti in questo equivoco. Vedo che anche chi si oppone all’autonomia differenziata non ha capito questo concetto, vale a dire che l’autonomia differenziata è definita dalla Costituzione. In linea del tutto teorica il Governo potrebbe attuarla anche senza la legge quadro. Perché il Governo ha scelto la legge quadro? In questo ha fatto una scelta simile a quella del Governo precedente, quello al quale lei faceva riferimento, che aveva come Ministro Boccia. Perché ciascun Governo e ciascuna maggioranza definiscono, attraverso la legge quadro, qual è il tipo di autonomia differenziata che intendono promulgare, che è cosa diversa dall’essere contro tout court l’autonomia differenziata, perché nessuno può essere contro l’autonomia differenziata tout court. È chiaro questo passaggio?
Il fatto che nel 2019 un altro Governo si stesse occupando di come definire la sua particolare forma di autonomia differenziata non va in contraddizione con il fatto che a qualcuno la forma particolare della Lega Nord imposta – permettetemi, questa è una mia valutazione politica – a Fratelli d’Italia, che ovviamente nella sua cultura politica l’ultimo dei pensieri della Terra dei napoleonici, e sono buono a chiamarli napoleonici, accentratori era quello di fare l’autonomia differenziata. Infatti, dove la scambiano volgarmente? Tra la premiership eletta direttamente dal popolo, un vecchio sogno napoleonico, dico napoleonico per non dire quell’altra parola, perché non la voglio buttare in caciara, un vecchio sogno che viene contrabbandato, scambiato, chiedo scusa, non contrabbandato, scambiato con l’autonomia differenziata, con uno strabismo politico totale, del quale voi oggi ci dovete dare conto. Com’è che da una parte volete dell’elezione diretta del Presidente del Consiglio, volete far fuori i poteri del Presidente della Repubblica, trasformandolo in una pura statua di sale, e poi dall’altra parte volete che ciascuna Regione fai da te si confezioni il tipo di poteri che ritiene più adatti a sé stessa, concordandoli non con il Parlamento, ma con il Governo.
Sinceramente questa contraddizione politica la vorrei comprendere, perché chi dice che questa autonomia differenziata, quella della Lega e di Calderoli, che Fratelli d’Italia si deve ingoiare, altrimenti il Governo non regge più, ha dei difetti, difetti che noi abbiamo sottolineato. Questi difetti derivano dal fatto che non ci sono garanzie dentro la legge che la legge consenta, per esempio, alle Regioni alle quali si nega l’intesa... Si nega l’intesa a una certa Regione. Il Governo, sulla base di quello che è scritto nella legge, valuta che quella Regione, per motivi organizzativi, finanziari, non è in grado di gestire la richiesta che ha fatto.
Dopodiché, come si dice: articolo quinto, chi ha in mano ha vinto. Può funzionare mai in una Repubblica così, in cui io sono forte politicamente, economicamente, storicamente, chiedo dei poteri in più, mi trattengo il residuo fiscale su quei poteri, limito la capacità di governo del Governo centrale. Se tu togli danaro dal bilancio centrale e lo porti sul bilancio della Regione, trasferendo le funzioni anche legislative, non solo amministrative, quando dovesse aver bisogno, il Governo, come è successo in qualche caso, di cambiare strategia, si ritrova il bilancio congelato perché una parte rilevantissima del proprio gettito fiscale è stato restituito alle Regioni che lo hanno prodotto.
Infatti, le Regioni che hanno chiesto questa cosa ‒ che da tre adesso sono diventate due, perché anche l’Emilia questo tipo di autonomia differenziata non la vuole ‒ sono la prima e la terza Regione per PIL e per gettito fiscale. Immaginate che queste tre Regioni fanno il 40 per cento del gettito fiscale. L’unità d’Italia, se queste tre Regioni fanno da sé, e salta per aria questa legge non contiene nessun limite alla capacità di queste tre Regioni di mettere in crisi il bilancio centrale dello Stato.
Trovatemi una norma che consente una cosa del genere. Per i calcoli che abbiamo fatto, se il Governo centrale volesse tornare indietro rispetto a un’intesa stipulata, ovviamente convalidata dal Parlamento, rischia di impiegarci un anno e mezzo, due anni, in emergenza. Poi, se andiamo alle scadenze naturali, mi pare che la scadenza sia dieci anni.
Aggiungiamo una cosa tremenda, che secondo me è proprio incostituzionale, cioè il fatto che si nega al Parlamento di modificare le intese fatte tra Governo e Governo. Le Regioni devono deliberare, credo, con il Consiglio regionale. Quindi, mentre le Regioni deliberano a livello di organo legislativo, il Governo può dare l’intesa liberamente. Dopodiché, si sostiene da parte di alcuni, e la legge non dà nessuna garanzia in tal senso, che il Parlamento possa dire solo sì o no. Potete immaginare questi poveri deputati – quelli del Sud, che sono quelli più sfortunati, non solo perché sono del sud, ma perché sono quelli sotto ricatto – del sud, rispetto ad un’intesa della Lombardia, che non gli quadra, volessero dire: scusate, questa norma non la possiamo cambiare?
Il testo non è chiarissimo sul punto, ma il Parlamento, secondo quelli che sono i lavori preparatori, eccetera, non dovrebbe poter modificare l’intesa. D’altra parte, se si tratta di un’intesa, paragonata, per chi ha studiato un po’ di diritto internazionale ai trattati internazionali, e i trattati internazionali ovviamente essendo delle intese tra esecutivi, è pacifico che un Parlamento o li ratifica o li respinge. Devo dire che sarà difficile che la Corte costituzionale possa pensare, senza un’espressa previsione di legge che il Parlamento possa modificare l’intesa, perché a quel punto si direbbe: no, un momento, il Parlamento ha la sua strada per modificare la Costituzione, che è il 138 della Costituzione. Se il Parlamento vuole dare più poteri a tutte le Regioni, lo può fare modificando la Costituzione. È il Governo che ha questa strada.
Questo disegno di legge, allora, che non è affatto uguale a quello di Boccia, perché su questo punto ci sono delle notevoli differenze, peraltro si basava sulla costituzione, e la previsione, nella legge, di un fondo di perequazione di quasi 5 miliardi di euro per mettere in condizioni dal punto di vista infrastrutturale le regioni svantaggiate in termini di parità rispetto alle regioni più ricche e più infrastrutturate. Questo fondo è stato saccheggiato, perché questo è un Governo che ha saccheggiato le ZES, ha saccheggiato il PNRR, ha saccheggiato… Non lo può dire, glielo spiego dopo, parliamo un’altra volta delle ZES. Ne parli con gli imprenditori e vede cosa succede, perché chiaramente tutta questa roba noi la percepiamo anche perché voi vi immaginate un disegno di legge quadro che non garantisce la perequazione tra le Regioni? Cioè, in teoria una Regione potrebbe avere tutte e 23 le materie e altre dire: tu non te ne meriti neanche una. Ma voi ve lo immaginate… Caroli, se ha voglia di parlare con me, mi chiama al telefono e parliamo, poi in Aula mi faccia parlare e facciamo prima. Anche perché non mi distraggo, queste cose le ripeto tutti i giorni. Vedrete che cosa passerete nei prossimi mesi. Quando una cosa è sbagliata, nelle aule, in televisione, nei dibattiti una cosa sbagliata si vede che è sbagliata. Ed è il motivo per il quale l’Italia intera, non solo il sud, si sta ponendo il problema se questo disegno di legge sia opportuno o meno, perché un imprenditore del nord che deve investire al sud e che si ritrova, come nello Stato preunitario, venti ordinamenti giuridici diversi in materie importantissime come l’energia, la scuola, la sanità, deve uscire pazzo dietro al problema di tenere insieme questo Governo, altrimenti non starebbe in piedi? Secondo voi, gli imprenditori italiani, esteri ed europei possono avere interesse alla maggioranza di Governo? Perché poi di Governi io solo ne ho visti passare talmente tanti che figuriamoci se la questione diventa centrale. Non è così importante per gli altri la tenuta del vostro Governo, come per voi. Tant’è che pure voi state collaborando a tenere insieme con la colla, con il Vinavil una maggioranza che non starebbe in piedi senza questo giocattolo, però purtroppo voi lo state facendo contro gli interessi della gente che vi ha votato. Questa è la tragedia. Perché voi siete acritici…
Speaker : PRESIDENTE.
Silenzio, per favore.
Speaker : EMILIANO, Presidente della Giunta regionale.
Mi fate parlare? Dicevo, siete acritici sostenitori di una tesi che…
Speaker : PRESIDENTE.
Collega Caroli, può intervenire dopo.
Speaker : EMILIANO, Presidente della Giunta regionale.
…non avete mai promosso, perché nelle Regioni del Mezzogiorno il centrodestra non ha mai promosso un referendum, non avete mai preso un’iniziativa del genere. Ringraziando Iddio, ci sono Presidenti di Regioni, certo, presi per le orecchie, come il bravissimo Roberto Occhiuto di Forza Italia, che ha mostrato tutte le sue perplessità su quello che sta avvenendo.
Noi stiamo chiedendo semplicemente – e voi dovreste dire che ho ragione, che abbiamo ragione – al popolo italiano: mi dici se sei d’accordo o no con questa roba? Non stiamo contrastando l’autonomia differenziata tout court. Non ne stiamo facendo una questione elettorale. Ne stiamo facendo una questione costituzionale, di struttura del Paese. Possibile che non ci arrivate? Io capisco che la cosa vi è stata calata dagli uffici di partito, perché mai i partiti di Fratelli d’Italia del sud, senza parlare ovviamente che stanno le interviste di Giorgia Meloni che addirittura voleva abolire le Regioni, io ce l’ho custodita qua dentro, come dico ai giovani democratici presenti in Aula che ho le registrazioni in cui, facendosi il selfie, diceva a tutto il mondo, mentre stava a Bari: Emiliano, questa è la tua Stalingrado. E si è visto se era o non era Stalingrado Bari. Perché noi abbiamo difeso le ragioni della nostra gente, e le stiamo difendendo. Se voi siete convinti che il disegno di legge Calderoli sia positivo, partecipate alla campagna referendaria sostenendo le Regioni del “no”, ma non contrastate la scelta di fare il referendum. Che razza di democrazia è questa? Noi vogliamo solo chiedere al popolo italiano: sei d’accordo o non sei d’accordo? Fare ostruzionismo su questa ipotesi che senso politico ha per voi?
Anzi, al posto vostro, scusate, io sono un esperto del centrodestra in Puglia, qualche volta mi contestate pure di essere troppo esperto del centrodestra, vi consiglierei prudenza. Vediamo che succede, vediamo come evolve la situazione, vediamo anche questo Governo se tiene o non tiene. Perché questo Governo, incredibilmente, avendo a disposizione il più clamoroso dei rigori a porta vuota, cioè entrare nel Governo europeo... Provate a immaginare che vantaggio avremmo avuto tutti noi italiani a fare una cosa del genere. Governo europeo, peraltro, che è molto spinto sull’autonomia regionale. Quindi, in coerenza con l’autonomia differenziata, noi avremmo dovuto, in maniera fredda, dire: lasciamo stare che nella maggioranza europea c’è il PD. Non è la prima volta che Forza Italia e la Lega stanno con il PD nel Governo, giusto? Ci siete stati altre volte. Al momento opportuno ci stanno tutti. Lasciamo stare. Ora, grazie a dio, all’opposizione stiamo noi ed è molto più facile fare politica dall’opposizione.
In questo momento, negoziare bene su un progetto di rafforzamento delle Regioni si poteva fare. Si poteva predisporre un disegno di legge costituzionale con il 138, in cui si aumentavano a tutte le Regioni i poteri, si delegavano nuove funzioni, si faceva un accordo tra maggioranza e minoranza ‒ quello che io ho sempre sostenuto ‒ e, senza rompere l’unità nazionale, senza fare 20 ordinamenti giuridici diversi, aumentavamo il peso delle Regioni.
Certo, è singolare. Ricordo che durante la pandemia ne ho sentite di tutti i colori contro le Regioni. Non c’era solo la Meloni, che le voleva abolire (questo, devo dire, prima della pandemia), ma c’erano anche tutti quelli che dicevano: dove sta scritto che le Regioni devono governare in materia sanitaria? Voi sapete cosa è scritto là? Lo avete letto? Se uno chiede le 23 materie governa nelle infrastrutture, in materie importantissime: la scuola, la sanità, l’energia. Cose da pazzi. Un Paese di 60 milioni di persone, quindi piccolissimo, un Paese piccolissimo, che diviso per venti fa venti ordinamenti giuridici diversi, dove le Regioni hanno potestà legislative, non solo amministrative, uno diverso dall’altro. È una pazzia!
Se voi ci date una mano a capire meglio durante la campagna referendaria, senza impedirla, se voi ci date una mano, noi faremo i dibattiti televisivi e il consigliere Caroli andrà in televisione e dirà: Emiliano si sbaglia, perché non è vero che ci possono essere venti ordinamenti giuridici diversi, che sarebbe una follia… Io in aula di giustizia di professori ne ho affrontati tantissimi, sto parlando di quando facevo il magistrato.
Un professore ha le stesse chance di avere ragione o torto di uno che è un bravo professionista, glielo garantisco, questo per la mia personale statistica, senza nulla togliere ai professori, ovviamente, ci mancherebbe.
Però non è che uno, siccome è professore … Lei la sa la barzelletta dei pappagalli?
Speaker : PRESIDENTE.
No, no però non il dialogo, consigliere Caroli.
Speaker : EMILIANO, Presidente della Giunta regionale.
Caroli, lei la conosce la barzelletta dei pappagalli? Dice: com’è che costa di più quello che sta al centro? Dice: non lo so, certo è che gli altri due lo chiamano professore, non so se è chiaro. Non è poco rispettosa, è una barzelletta che si dice anche dei magistrati.
Lei non se ne può venire dicendo che siccome quello è professore, ha ragione per forza, anche perché se così fosse c’è un numero di professori equivalente che dice il contrario.
Lei oggi ha la rappresentanza, rappresenta la sovranità del popolo pugliese. E lei oggi votando a favore della richiesta di referendum, consentirebbe ai pugliesi di far parte di quel cervello collettivo che in sede referendaria potrà decidere se questo DL Calderoli funziona o non funziona. Mi faccia finire, perché già le ho consentito tanto.
Speaker : PRESIDENTE.
Veramente, consigliere Caroli…
Speaker : EMILIANO, Presidente della Giunta regionale.
Le ho consentito tanto, sempre in amicizia e in affetto.
Questa possibilità è così terribile per voi? È così terribile che i pugliesi si possano pronunciare? Che i campani si possano pronunciare? Che i lombardi si possano pronunciare? Perché io ho l’impressione che già tra Milano e Casalpusterlengo, che è un posto un po’ più distaccato da Milano, la circostanza che ci siano poteri tutti accentrati sul grande potere economico, e non basati sulla perequazione, possano non stare bene. Ci vogliamo almeno riservare la possibilità… È possibile che il referendum sia un’occasione di discussione, di approfondimento e che non vi facciate calare dall’alto ragionamenti che, scusatemi, per come vi state anche esprimendo, secondo me sono ancora in elaborazione dentro di voi. È possibile che, con l’aiuto della gente, delle persone, delle opinioni, dei giornalisti, degli studiosi, degli osservatori, ci facciamo un’idea più precisa? Non stiamo dicendo che la dobbiamo cancellare. Stiamo dicendo che dobbiamo fare un referendum. Sarebbe un gesto fantastico da parte di consiglieri regionali del sud dire: sì, vogliamo sapere che pensa la nostra gente. Io questo vi posso chiedere.
Mi rendo conto che, se voi votaste a favore, vi caccerebbero tutti dal partito, immediatamente. Questo lo so bene. E provate! Provate e vediamo che cosa succede. Fatelo per provare. Mentre, grazie a Dio, dal mio partito non hanno mai provato a cacciarmi, nonostante tutto quello che ho combinato… Sto solo dicendo: perché volete negarci questa possibilità? Questa è la domanda. Oggi questa seduta doveva essere velocissima: facciamo il referendum, discutiamo, approfondiamo e vediamo che succede. Dopodiché, vi hanno detto: no, dovete resistere. Resistere a cosa? Di che cosa hanno paura? Hanno paura della discussione? Quello vi chiedo oggi: per favore, fateci fare questo grande momento di democrazia che è il referendum. Per favore, se lo ritenete, vi astenete o addirittura votate a favore. In questo modo la discussione potrà anche favorire la vostra opinione, se la vostra opinione è giusta. Perché non avete fiducia nei cittadini?
Questo volevo dirvi. Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Grazie a lei, Presidente.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Mazzotta. Prego.
Speaker : MAZZOTTA.
Grazie, Presidente.
Ho ascoltato con attenzione le parole del Presidente Emiliano e devo dire che bisogna ristabilire la verità qui in Aula. Lui ha parlato dell’intervento del Presidente Occhiuto, il Presidente della Regione Calabria, di Forza Italia, il quale si era mostrato perplesso su alcuni emendamenti che sono stati fatti su questa legge. Però, qui in Aula ho sottomano la dichiarazione di voto del senatore Occhiuto, fratello del Presidente di Regione, che vorrei riprendere all’interno di quest’Aula, per ricordare che fu proprio la sinistra, con la riforma del Titolo V, ad assegnare alle Regioni maggiori poteri e maggiori competenze. Così il Parlamento, con questa legge, ha messo una cornice a quella riforma, valorizzandone i contenuti e collegandola strettamente ai diritti di cittadinanza e ai servizi essenziali. La differenza fondamentale è proprio questa, affinché fosse l’autonomia correlata ai diritti di cittadinanza, garantendo i servizi essenziali, in modo che non dipendano più dalla spesa storica ma dai fabbisogni standard delle popolazioni. Parliamo di diritto alla salute, alla casa, alla scuola, al lavoro, al tempo libero, nonché di spostarsi liberamente. Parliamo anche di diritti che riguardano il nostro futuro e quello dei nostri figli, la sostenibilità, l’ambiente, la bellezza, che creano nel tempo ricchezza al territorio. Sono i pilastri della nostra società.
Lo Stato ha già delegato la maggior parte di questi servizi essenziali, circa l’85 per cento del costo totale agli Enti territoriali, il trasporto pubblico locale, i servizi sociali, socioeducativi e sanitari, la manutenzione delle scuole, le reti idriche e il ciclo dei rifiuti. Questo è avvenuto senza che fossero definiti i LEP.
Oggi abbiamo questa possibilità, invece, Presidente. Oggi sarà il Comitato tra le Regioni e il Governo a stabilire quali sono i LEP, a stabilire quale sarà realmente l’efficacia di questa legge.
Chi teme che questa riforma possa spaccare in due l’Italia può dormire tranquillo, perché non potranno essere destinate maggiori risorse ad alcune Regioni a danno di altre, e questo è stato scritto nella legge.
Come Forza Italia, lo abbiamo dimostrato a livello nazionale, vigileremo affinché ci possa essere uguaglianza anche sui LEP, ci possa essere uguaglianza in base a quelle che sono le prerogative di ogni Regione. In quest’ottica, l’autonomia differenziata non è una rinuncia né un allontanamento dal principio di solidarietà nazionale, ma solo la costruzione di un abito su misura, un qualcosa per cui rispondere meglio ai bisogni dei cittadini e dei territori, per l’impegno rinnovato di un Paese che deve crescere unito, seppur nelle diversità e nella valorizzazione delle potenzialità dei territori.
Presidente, noi non abbiamo paura dell’autonomia differenziata, perché sarà lei su quel tavolo ad andare a trattare la partita per la Puglia. Questo è il mandato che le hanno conferito i cittadini pugliesi ed è per questo che lei non si deve preoccupare del fatto che questa legge quadro sia passata in Parlamento. Lei deve cercare di difendere con le unghie e con i denti i diritti dei suoi cittadini. Presidente, sarà suo compito portare sul tavolo nazionale e portare al Governo le istanze dei pugliesi.
Per questo noi oggi siamo qui a dire che voteremo contro rispetto a questa richiesta di referendum, che, onestamente, secondo noi, ha poco senso. Si confronti con la cittadinanza e avrà sicuramente le risposte che cerca. È quello il compito che i pugliesi le hanno dato. Lei dovrà dimostrare, nel Comitato Stato-Regioni, che stabilirà quali sono i livelli essenziali delle prestazioni. Quello che uscirà da quel tavolo certamente dovrà essere, poi, convertito in quella che lei oggi riferisce come una legge che non valorizza certamente il sud. Invece, sono convinto che se lei farà valere la sua personalità sono convinto che la Puglia ne uscirà rafforzata.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Grazie.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Comito. Prego.
Speaker : ROMITO.
Grazie, Presidente.
Perché siamo qua questo pomeriggio? Perché il Consiglio regionale è chiamato ad approvare la richiesta di abrogazione per il tramite del referendum di una disposizione di legge ordinaria dello Stato, che è stata chiamata più comunemente “legge Calderoli” e che è stata approvata dai due rami del Parlamento.
Siamo qui quindi per chiedere l’abrogazione, sostanzialmente, attraverso lo strumento referendario, di una legge ordinaria dello Stato.
Come arriviamo all’approvazione alla Camera e al Senato della Repubblica di questa legge? Qual è la genesi di questa legge? Perché noi dobbiamo sempre ricordarci da dove partiamo per capire qual è la destinazione finale, la meta della nostra attività legislativa.
Noi siamo qui perché un articolo della Costituzione, quell’insieme straordinario di 139 articoli, 1.357 parole, centinaia di idee, di pulsioni, di tensioni che hanno quale filo rosso quello della ricerca, la salvaguardia e la protezione della libertà del nostro Paese. quel testo, il testo della nostra Costituzione, molti dicono la più bella del mondo, contiene un articolo al suo interno: il 116, per precisione, il terzo comma dell’articolo 116 che recita così “ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia concernenti le materie di cui al terzo comma dell’articolo 117 e le materie indicate dal secondo comma del medesimo articolo alle lettere l), limitatamente all’organizzazione della giustizia di pace, n) ed s) possono essere attribuite ad altre Regioni con legge dello Stato su iniziativa della Regione interessata”
L’articolo 116 per la verità continua. Quindi, la prima domanda che un giurista dovrebbe porsi è: ma questo articolo 116 è sempre stato così? La risposta evidentemente è no. L’articolo 116 non è sempre stato così, è diventato così, grazie ad una legge, quella sì costituzionale, come richiesto dal Presidente Emiliano, che è la n. 3 del 2001.
Io sono appassionato di questa materia, Presidente, perché ho conseguito il mio dottorato di ricerca, oltre che la tesi di laurea e tutti i miei temi di ricerca, proprio in materia di federalismo fiscale e di regionalismo, quindi è una materia che mi appassiona da sempre.
La domanda che noi dobbiamo porci, quindi, sempre seguendo un filo logico e giuridico di questa discussione, per non scadere negli slogan, in tutta quella mistificazione della realtà che abbiamo osservato fino ad oggi. Per la verità non l’ho osservata nell’intervento del Presidente Emiliano di questo pomeriggio, che ha cercato invece di esprimere dal suo punto di vista quali sono i punti di caduta di questa legge. Io l’ho apprezzato, perché non si è limitato, collega Perrini, alle solite schermaglie “il nord contro il sud, impoveriremo le Regioni del sud, sottraggono risorse”, ha cercato di argomentare un suo pensiero, e io per questo lo ringrazio. Però, proprio perché stiamo facendo un’operazione di verità, ci ricordiamo com’era l’articolo 116 prima della riforma operata dalla legge n. 3 del 2001, legge costituzionale, che quindi ha scontato un iter rafforzato, due passaggi alla Camera e due passaggi al Senato per essere approvato? Ve lo ricordo io. L’articolo 116 diceva questo: alla Sicilia, alla Sardegna, al Trentino-Alto Adige, al Friuli Venezia Giulia e alla Valle d’Aosta sono attribuite forme e condizioni particolari di autonomia secondo statuti speciali. Quindi, quell’articolo 116 le speciali forme di autonomia le assegnava solo alle Regioni e alle Province a statuto speciale, non a tutto il territorio nazionale. L’articolo 116 novellato, invece, ha introdotto questa opportunità, questa facoltà anche alle Regioni a statuto ordinario.
Per la verità, la legge costituzionale n. 3 del 2001 ha fatto molto altro, perché ha modificato un altro articolo straordinariamente importante della nostra Costituzione, l’articolo 117, che disciplina quali sono le competenze dello Stato e delle Regioni e quali sono le competenze miste. Cosa accadeva prima dell’articolo 117? Che erano assegnate alle Regioni le funzioni di esclusiva loro competenza, per tutte le altre, invece, la competenza era assegnata in maniera totalmente differente. L’articolo 117 cosa fa? Capovolge questo schema. Io dico sempre, quando mi è capitato di svolgere dei seminari su questa materia, che rovescia la piramide e impone per lo Stato qual è la legislazione esclusiva nelle seguenti materie, disciplina le norme, le materie e le funzioni di legislazione concorrente, che sono quelle attinte dal provvedimento definito “legge Calderoli”, quindi capovolge completamente l’architettura istituzionale e costituzionale del Paese, dando più risorse o, meglio, dando più competenze alle Autonomie locali, fra queste le Regioni.
È stata una riforma intelligente? Assolutamente no, perché oggi la Corte costituzionale è piena di ricorsi per conflitto di attribuzioni, perché è una norma che è stata scritta male. Non sono chiare le competenze. Quante volte il Governo ha impugnato le nostre norme? Non soltanto perché a volte le abbiamo scritte in maniera raffazzonata e sbagliata, ma perché evidentemente c’è un’impostazione sbagliata della legge n. 3 del 2001. Quindi, la legge che ha dato all’Italia un’impronta più federalista e più autonomista da chi è stata votata? Secondo la narrazione del Presidente Emiliano è stata votata dal centrodestra. La realtà è un’altra: la legge n. 3 del 2001 non è stata votata dal centrodestra, è stata votata dal Governo Amato. Era il 2000. Il Parlamento che si è insediato dopo, nel 2001... È evidente che lei non faceva parte di quel Governo, Presidente. Gran parte degli urlatori odierni di quel Governo erano azionisti di maggioranza.
Presidente, iniziamo a fare un’operazione verità. A Bari abbiamo la Fiera del Levante. La Fiera delle ipocrisie dovremmo lasciarla fuori dal Consiglio regionale. Lei, nel suo intervento, ha cercato di farlo, l’ho detto in anticipo.
Noi parliamo oggi di autonomia differenziata perché l’avete voluto voi, l’ha voluto la famiglia politica del centrosinistra in Italia, non l’ha voluto il centrodestra. Sapete perché lo fecero all’epoca? A me piace studiare la storia politica di questo Paese. Ci sono molte dichiarazioni di esponenti all’epoca dei DS. Per sottrarre voti a partiti fortemente territoriali, che, invece, chiedevano per alcune Regioni del nord un’autonomia totalmente diversa da quella di cui stiamo parlando oggi. Parlavano di secessione, che è una cosa che mette i brividi a parlarne oggi. Mette i brividi per chi ama l’Italia. Mette i brividi per chi pensa a un’Italia unitaria, ma competitiva, a un’Italia dove ci possa essere efficienza nell’azione amministrativa in Calabria, in Puglia e in Basilicata, così come in Lombardia e in Veneto. Mette i brividi quella parola. Ma siamo arrivati a questa diversa forma di autonomia perché in Italia l’ha portata il centrosinistra, non il centrodestra. Primo punto. Rispetto a questo ci sono dei documenti straordinari, anche rispetto ai lavori delle Commissioni bicamerali che si occuparono di quella riforma, che disciplinano esattamente il sentiment che questa legge raccoglie.
Le dico un’altra cosa, Presidente. Lei ha parlato di residuo fiscale. Per la verità, lei è un uomo di legge, nel provvedimento che ha citato il residuo fiscale non è affatto menzionato. Non c’è scritto da nessuna parte. Il residuo fiscale non esiste, Presidente. In questa legge, nella legge Calderoli, non esiste.
Lei ha parlato di un altro aspetto, che a me interessa da uomo del sud: la perequazione tra territori. Le dico una cosa che lei già sa, perché lei è un uomo di legge ed è una persona molto informata. Oltre ad essere già prevista dall’articolo 10 della legge Calderoli, la perequazione, è prevista sempre da un articolo di quella straordinaria matrice di libertà che è la nostra Costituzione: l’articolo 119 (vado a memoria), credo commi 3 e 5. Quindi, il fondo di perequazione esiste già. Perché lo dice la legge Calderoli? No. Perché lo dice la Costituzione, che non riconosce provvedimenti normativi superiori. Questo, da uomo del sud, mi tranquillizza.
Presidente, voglio dirle che nessuno di noi voterà mai un solo provvedimento che dovesse anche solo in ipotesi danneggiare la nostra regione, il nostro territorio, il mezzogiorno d’Italia, perché siamo stati, nel corso di questi più di cento anni di unità nazionale, saccheggiati diverse volte. Non consentiremo e non consentiremmo mai che questo accada di nuovo. Però dobbiamo parlare di concretezza, di fatti, non di teorie, né di ipocrisie.
Sempre perché io adoro la storia, e la storia politica, sono andato a prendere non soltanto i lavori preparatori di quelle Commissioni bicamerali, ma anche un documento: quello della Presidenza del Consiglio dei ministri che attuava le intese del Governo Gentiloni. Siete sempre voi, il Governo Gentiloni era sempre a maggioranza Partito democratico, con tanti ministri di allora che fanno gli urlatori di oggi, sempre evidentemente, dimenticandosi il senso del pudore e della verità.
Cosa chiedeva la Regione Emilia-Romagna allo Stato? Cosa chiedeva di gestire la Regione Emilia-Romagna, che credo sia gestita da cent’anni dal centrosinistra, allo Stato? Quella veramente è Stalingrado, noi speriamo di salvarci. Cosa chiedeva, Presidente Emiliano, Bonaccini nel 2018, e cosa taceva la Schlein nel 2018? In data 17 novembre a Bologna e in data 21 novembre a Milano sono state indicate come di proprio interesse regionali le seguenti materie: n. 1) tutela dell’ambiente, lei l’ha citata nella sua arringa; n. 2) valorizzazione dei beni culturali e ambientali e promozione e organizzazione di attività culturali; n. 3) tutela del lavoro, e anche questa lei l’ha citata nella sua arringa; n. 4) commercio con l’estero; tutela della salute; rapporti internazionali e con l’Unione europea; istruzione; coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario; previdenza complementare integrativa; grandi reti di trasporto e navigazione; protezione civile; governo del territorio; ordinamento sportivo.
Questo lo chiedeva al Governo Gentiloni, e questa non solo lo chiedeva, questa è l’intesa sottoscritta con il Governo Gentiloni dall’Emilia-Romagna. Ma siccome l’Emilia-Romagna è molto precisa, e la Regione Puglia è sempre un po’ più raffazzonata, più competenze e più materie per gestirle le chiedeva anche la Regione Puglia, e lo faceva con la delibera del 2018, che prima i colleghi hanno citato. La n. 1358 è la deliberazione della Giunta regionale.
Noi non abbiamo scritto, in verità, di cosa volevamo occuparci. Noi abbiamo detto come un atto politico che vogliamo avere più competenze. L’Emilia-Romagna lo ha fatto in maniera precisa, Presidente, poi le lascio l’intesa, ma la conosce a memoria. Presidente, c’è una differenza fra questa legge e le intese di Gentiloni. Sapete qual è la differenza? Che oggi l’Emilia-Romagna ha firmato il referendum, perché anche Bonaccini soffre evidentemente di amnesia, o perlomeno, tutti abbiamo il diritto di cambiare idea, salvaguardando però il principio di lealtà e soprattutto di dignità nell’azione propria.
Presidente, anche io posso parlare se interrotto, sono abituato. Però, siccome io non l’ho interrotta, gradirei che lei mi ascoltasse, come io ho ascoltato lei, con grande attenzione.
Continuo, Presidente. Voi avete chiesto e avete sottoscritto delle intese col Governo, cioè lei prima nel suo intervento, ha fatto una lectio magistralis sulla tenuta democratica e il rischio che una Regione chieda più competenze. Per tutto questo il Governo di centrodestra ha immaginato, come si fa nelle democrazie, di votare una legge alla Camera e al Senato. Lo ha fatto il Parlamento, non lo ha fatto il Governo. Nel 2018 voi questa briga non ve la siete presa, perché le intese le hanno sottoscritte i Governi regionali, attraverso una deliberazione del Consiglio regionale, con il Governo. Tutto questo amore per la democrazia che lei ha citato, e non dubito che lei possa averlo in cuor suo, il centrosinistra non lo ha avuto. Lo ha avuto il centrodestra votando una legge, passando dal vaglio parlamentare, quindi dalla democrazia che viene esercitata all’interno dei due rami del Parlamento, per mettere al sicuro proprio quei meccanismi di cui lei parla.
Ci sono dei punti che mi lasciano perplesso di questa legge? Assolutamente sì. Sono sicuro, però, che il Parlamento – anche qui, lei ha espresso un dubbio, io sono convinto che, invece, non sia così – potrà modificare eventualmente le intese. Ma, Presidente, manca un passaggio fondamentale, sempre per amore di verità: le intese, una volta sottoscritte fra Governo regionale e Governo nazionale, devono arrivare in Parlamento. Se il Parlamento le vota, le intese diventano legge, se il Parlamento, Presidente, non le dovesse votare, anche per le ragioni che lei prima ha citato, evidentemente quella intesa non troverà vigore, non troverà attuazione. Allora, perché il centrodestra si è preso la briga di varare una legge che mettesse in campo le disposizioni necessarie per attuare l’articolo 116, comma terzo, della Costituzione che voi avete modificato, invece il centrosinistra con il Governo Gentiloni se ne è fregato delle prerogative parlamentari, dei Consigli regionali e della democrazia parlamentare, e ha approvato le proprie intese in un confronto fra Governo e Regioni? Quello sì che non ha tenuto conto dei princìpi e delle regole democratiche che voi, invece, avete ampiamente sovvertito in quella stagione politica.
Oggi noi non stiamo votando contro la vostra idea di proporre un referendum. Peraltro, credo che la Puglia arriverà come sesta regione, non dovrebbe essere influente. Noi stiamo votando contro una ipocrisia di fatto che vi rende a giorni alterni oggi censori della democrazia e paladini del regionalismo, in altri giorni, invece, smettete quei panni e vestite quelli, invece, dei difensori a tutti i costi delle prerogative dello Stato unitario. Evviva. Evviva! Ma io fino ad oggi non ho ascoltato una sola ragione che ci spiegasse qual è stata la metamorfosi che vi ha portato… Non arrivo al 2000, perché lei mi dirà: Romito dal 2000 al 2024 sono passati ventiquattro anni, c’è stata la globalizzazione, sessanta milioni di persone sono molto poche rispetto a un contesto geopolitico in cui le decisioni si assumono per continenti, neanche per nazioni, figuriamoci per regioni. Io avrei apprezzato questo intervento, ma voi dal 2000 al 2024 potete eccepire e rivendicare una metamorfosi del contesto globale, che probabilmente è anche avvenuta, ma dal 2018 al 2024 non è passata un’era geologica. La verità è che voi siete soliti ragionare esclusivamente per convenienza politica.
Gliel’ho detto all’inizio, Presidente. A differenza di altri suoi colleghi, che sono stati molto volgari nell’esprimere le proprie considerazioni, disinformando la gente, oggi ha provato a dirci quali sono i suoi legittimi dubbi. È quasi certo che il referendum avrà luogo in questo Paese. Vedremo gli italiani cosa decideranno. Quando vota la gente, io sono sempre tranquillo. Lei prima ha rivendicato una parola: Stalingrado. Purtroppo, chi le parla è stato vittima di questa Stalingrado nella città capoluogo di regione. Però, Presidente, non è questo il contesto in cui affrontare questo ragionamento. Quando da vent’anni si governano le aziende sanitarie, le agenzie regionali, le aziende municipalizzate, Presidente, è molto peggio di Stalingrado, è molto più complicato di Stalingrado.
Noi rivendichiamo il nostro principio, che è quello di combattere battaglie di libertà e di verità. Ci saranno delle volte in cui vinceremo e delle volte in cui perderemo, ma mi hanno insegnato nella vita che combattere battaglie giuste è sempre meritorio. Se voi siete convinti, in cuor vostro, della legittimità di questa delibera, siete ben favorevoli, siete assolutamente condizionati nel votarla. Peraltro, Presidente, mi consentirà di verificare che non godete di grande salute, dal punto di vista dei numeri, oggi, in questa seduta del Consiglio regionale, così importanti per le sorti del sud. Mi consenta anche questo appunto. Probabilmente sta a cuore a lei, ma i suoi consiglieri di maggioranza sono impegnati in altre vicende.
Chiudo, Presidente, con una domanda, sempre perché ho questo viziaccio, da quando 15 anni fa ho iniziato fare questa attività istituzionale, di leggere le carte.
Presidente, voi avete approvato un’altra delibera di Giunta regionale, la n. 283 del 14 marzo 2024, con cui avete predisposto ‒ credo lo abbiate chiamato così ‒ un gruppo di studio di saggi in merito a questo provvedimento, quello dell’autonomia differenziata. Non mi pare di aver letto, ma posso sbagliarmi, nella delibera che voi oggi avete portato in Aula, alcun richiamo a lavori svolti da questo comitato a produzione normativa, legislativa, interrogazioni, richieste, audizioni, che questo Comitato, che si dovrebbe essere insediato a marzo 2024, può aver predisposto. Siccome credo di avere una qualità, spero di avere una qualità, quella di approcciarmi con umiltà ai processi amministrativi, posso anche aver perso questa documentazione e non averla trovata. Sarebbe una mia colpa. Vorrei chiedere, però, ai colleghi di maggioranza che si sono prenotati per intervenire se hanno, al netto delle digressioni, che mi perdoneranno su questo tema, che conosco da qualche anno, anche contezza del lavoro che questo Comitato dovrebbe aver svolto.
Grazie, Presidente. Chiedo scusa per aver sottratto così tanto tempo.
Speaker : PRESIDENTE.
Ha chiesto di intervenire il Presidente Emiliano, che per Regolamento ne ha facoltà.
Speaker : EMILIANO, Presidente della Giunta regionale.
Visto che mi ha fatto la domanda: il Comitato è stato istituito per seguire l’insieme delle vicende che riguardano il DL Calderoli. L’autonomia differenziata, ripeto, non è in discussione. Io sono convinto che lei ha capito cosa voglio dire. Mentre cioè nelle sue parole, quando parla di chi l’ha istituita, quando parla delle delibere del Consiglio regionale e della Giunta del 2019, quando parla del Governo Gentiloni, lei parla come se chi si è posto il problema dell’attuazione dell’autonomia differenziata – mi ascolti – improvvisamente dovesse per forza essere d’accordo con questo tipo di DL sull’autonomia differenziata. Questo è un passaggio chiave, perché se non ci capiamo su questa cosa, nessuno discute. Mi ascolti: nessuno discute che l’autonomia differenziata è una delle mille cose astrattamente possibili grazie alla costituzione della Repubblica. Mi spiego? La Costituzione della Repubblica consente perfino il cambiamento di se stessa. Certo, con una procedura piuttosto complessa, tant’è che noi diciamo che la nostra è una Costituzione rigida, perché ha un processo di cambiamento rafforzato rispetto ad altre, compresa anche la necessità del referendum ove non si raggiungano in Parlamento determinate maggioranze.
Quindi, il fatto che qualcuno, consigliere Romito, si sia occupato in tempi passati, che l’abbia varata o meno, di autonomia differenziata, non gli toglie il diritto di dire che questo DL non va bene: questo è chiaro? Pensavo di averlo spiegato bene.
Voi cioè non potete adoperare tutto un armamentario precedente nei confronti di un DL che è questo, specifico… che è migliorativo? Noi sosteniamo di no… Noi sosteniamo di no, noi sosteniamo che sia peggiorativo e che sia pericoloso per l’assetto unitario dello Stato, ecco perché lo chiamiamo Spacca Italia.
Dopodiché, questo gruppo di persone sta seguendo quello che sta accadendo, sta approfondendo gli studi. Io ovviamente mi riunisco col coordinamento del Capo dell’Avvocatura in molti contesti, con questi esperti; stiamo valutando con questi esperti il profilo del ricorso diretto alla Corte costituzionale per lesione delle attribuzioni della Regione Puglia e ovviamente ci hanno dato assistenza, assieme a tutti i gruppi di lavoro analoghi delle Regioni che stanno chiedendo il quesito al referendum. Abbiamo fatto numerose riunioni con questo gruppo di lavoro, che è fatto, peraltro, di studiosi neanche particolarmente schierati, come avrà potuto leggere. Ce n’è qualcuno che assolutamente non è di centrosinistra, sono di tutti gli orientamenti, sono tecnici.
Quindi, per rispondere alla sua domanda, il gruppo di lavoro sta assistendo la Regione in una vicenda molto complessa, che naturalmente non siamo in grado di prevedere. La legge, tanto per cominciare, entra in vigore, tanto per cominciare nelle materie non LEP teoricamente è immediatamente applicabile. Quindi, in teoria, come mi pare già stiano facendo le Regioni Veneto e Lombardia, si può cominciare subito la trattativa per la stipula delle intese. Noi dobbiamo essere pronti a studiare insieme se ci sono prospettive, per esempio, di fronte a intese lesive delle prerogative della Regione, di impugnazione di questi atti e valutare man mano quello che accade.
È una cosa molto complessa, perché si è messa mano all’hardware della Repubblica. Quello che non riusciamo a spiegare evidentemente a voi, ma al popolo italiano contiamo di riuscire a farlo, è che si è messo mano alla struttura stessa della Repubblica italiana, creando una antinomia tra Stato, Regioni e – se mi permette – anche Comuni, perché i Comuni, rispetto alle super-Regioni con le materie competenti, si trasformano in circoscrizioni, perché in quelle materie i Comuni verranno inghiottiti, con tutte le conseguenze possibili. Per esempio, le grandi città italiane hanno tradizioni amministrative, che sono peraltro anche certamente più antiche di quelle delle Regioni, provi a immaginare che, mentre stavamo discutendo di Città metropolitane, di dare maggiori poteri alle grandi città, ci troviamo con delle super-Regioni che si mangiano lo Stato, da una parte, e le città, dall’altra.
Non vi stiamo dicendo che dobbiamo cassare il DDL Calderoni. Oggi non stiamo discutendo di questo. Quindi, è legittimo che voi lo difendiate, anche se io sono convinto che alla fine vi convincerò a non farlo. Ma il punto non è questo. Stiamo discutendo se sottoporre una questione così delicata a un referendum. Se voi siete così convinti di avere ragione, che paura avete del referendum? Che paura avete? Avete il Governo in mano, le televisioni in mano, tutte, avete speaker di grande rilievo, un Presidente del Consiglio che è il più bravo comunicatore della storia, almeno recente. Noi ne avevamo avuto qualcuno, ma poi abbiamo fatto una brutta fine per i grandi comunicatori.
Che paura avete del referendum? È solo un modo per convincersi di più o di meno delle proprie ragioni. Tutto qua.
Grazie, consigliere.
Speaker : PRESIDENTE.
La parola al collega Splendido. Prego.
Speaker : SPLENDIDO.
Grazie, Presidente.
Ho ascoltato attentamente le parole del Presidente Emiliano. Come sempre, mi devo complimentare con lui, perché è bravissimo. Non bravo. Bravissimo. Lui parte da una considerazione.
Lei è più apprezzato da noi, forse, Presidente. A volte è così, purtroppo. Anche oggi ho visto che ha bacchettato i suoi, e bene ha fatto.
Presidente, lei non ha interesse acché si parta dall’inizio, dalla genesi. In realtà, volevo raccontare una favoletta. Tutte le favolette, Presidente, iniziano con “c’era una volta”. Io dico esattamente questo. C’era una volta, nel 2000-2001, un centrosinistra che decide di fare una riforma costituzionale, che, come tutti sanno, è molto difficile da attuare, perché richiede il doppio passaggio Camera-Senato e Senato-Camera. C’era una volta il Governo Amato, che approva la modifica del Titolo V con la legge costituzionale n. 3/2001. C’era una volta anche il Presidente Prodi, che attivamente partecipa ai lavori ed è propenso affinché ci sia questa riforma costituzionale. C’era una volta anche più di un Governo D’Alema, che porta avanti questa proposta, che poi, finalmente, trova sfogo in questa normativa costituzionale, che viene modificata.
Mi devo complimentare con voi. Partire dalla genesi e andare a ripudiare l’origine... Noi non abbiamo fatto altro. Noi, come centrodestra, abbiamo messo una cornice a un quadro che avete disegnato voi, Presidente Emiliano, non noi. Il quadro è vostro, la cornice è nostra. La vostra riforma era monca, necessitava di una cornice, e il centrodestra non ha fatto altro che mettere la cornice al quadro che avete disegnato voi, perché allora conveniva, perché c’era la Lega Nord e quant’altro.
Il tutto fu approvato dal 64 per cento dei cittadini, che votarono a favore di questa riforma. Questa è la storia. Ricordo anche che il quotidiano L’Unità, che certamente non è un quotidiano di centrodestra, distribuiva un opuscolo sull’autonomia differenziata, per cui perorava questa autonomia, proprio L’Unità. Mi spiace non aver conservato copia di questo, ma è sicuramente nelle biblioteche.
Ora, che cosa succede? Succede che siccome questa normativa, quindi questa cornice a questo quadro che voi avete disegnato viene portata avanti dal Presidente Calderoli (Lega Nord, secessione, ricordi bruttissimi per voi) state cercando, e siete bravissimi, di cambiare le carte in tavola. Ma così non è. Dobbiamo spiegare infatti anche ai cittadini che l’autonomia deve essere richiesta dalle Regioni, quindi parte da un’istanza di parte. Se le Regioni non vorranno l’autonomia, non si farà semplicemente; soprattutto, l’autonomia parte da quelli che sono i LEP, i livelli essenziali delle prestazioni, senza i quali non potrà esserci autonomia differenziata. Quindi, di cosa si ha paura? Si ha paura di un futuro incerto? Non è così, perché comunque il Parlamento sarà sempre pronto e sovrano a decidere. Senza l’istanza di parte non c’è autonomia, la Regione può anche non chiederla.
Senza LEP non ci sarà l’autonomia. Ho promesso di essere breve perché ho ceduto parte del mio tempo all’amico Paolo Pagliaro, quindi ho promesso di contenere il mio intervento nei cinque minuti, e lo farò, spero di riuscire a farlo. Molto spesso ai cittadini che sono preoccupati da questa campagna di demonizzazione che la sinistra è bravissima a fare, chiedo: ma la sanità in Puglia voi come la giudicate in questo momento? E tutti mi rispondono: non bene.
Allora, di cosa si ha paura? Vogliamo continuare a mantenere quello che viene giudicato dalla maggioranza dei cittadini pugliesi e del Sud Italia, qualcosa che non funziona? Assolutamente no. Dobbiamo avere il coraggio di modificare il tutto.
Proprio i LEP ci aiuteranno a far sì che non ci sarà più discriminazione tra nord e sud, perché sappiamo tutti che oggi c’è la migrazione verso il nord, e la migrazione della salute. Noi speriamo che con questi LEP non ci sarà più emigrazione della salute.
Chiudo quindi il mio intervento, perché sono intorno ai 5 minuti. Chiudo il mio intervento dicendo tra l’altro che ho forti dubbi che si possa fare il referendum, sia perché quello promosso dalle cinque Regioni abbisogna di dimostrare il danno, un danno che le Regioni andranno a subire, e questo non è molto di facile soluzione, perché stiamo parlando ancora di una cornice ad una norma che non ha visto ancora l’applicazione, sia perché anche la raccolta delle firme, a mio parere non potrà trovare sfogo in un referendum, perché la norma su cui è stata inserita questa legge cosiddetta dell’autonomia differenziata, è una norma che non può essere soggetta a referendum. Ho anche dei dubbi che questo referendum si possa fare, sia in un caso che nell’altro.
Grazie della parola, Presidente. Ho terminato.
Speaker : PRESIDENTE.
Grazie.
È iscritto a parlare il consigliere Galante. Prego.
Speaker : GALANTE.
Grazie, Presidente.
Io partirei innanzitutto da questo DDL, che è anacronistico. Il problema è proprio questo: non viene detta la cosa principale, vale a dire che la Lega rincorre questo sogno dagli anni Ottanta, quindi prima addirittura dei Trattati di Maastricht, prima che cambiasse proprio il mondo. Non bisogna dimenticare anche che nel 2001 la Lega, sulla frenesia del secessionismo, del rischio di quello che ha sempre rincorso la Lega, di staccare la Padania da tutto il resto, è andata verso quel cambio e quel decentramento amministrativo. Questa è una cosa che non dobbiamo dimenticare, quella pericolosità di quegli anni in cui la Lega chiedeva di staccarsi da tutto il resto del Paese.
Non dobbiamo dimenticare, inoltre, come ormai credo sia evidente anche a tutti gli italiani, che questo è stato un vero e proprio baratto politico con tutto il resto della maggioranza. Il premierato chiesto da Giorgia Meloni e da Fratelli d’Italia in cambio del DDL Calderoli. Non ce l’ha fatta fino al 2001 perché forse c’era Forza Italia, in effetti, che non ha mai concesso fino a questo punto di rendere evidente quello che sta all’interno del DDL Calderoli. Però, l’autonomia differenziata così come approvata in Parlamento contribuirà ad aggravare le diseguaglianze tra nord e sud, provocando una scissione economica, sociale e culturale, una legge che spacca il Paese mettendo le Regioni una contro l’altra e rende non competitivo il sistema Paese, comprese le regioni del nord. Non si è voluto comprendere che non era percorribile alcuna autonomia senza prima aver definito i livelli essenziali delle prestazioni (LEP) e i servizi su materie come sanità, trasporti e istruzione.
Il problema è che, ad esempio, il Presidente della SVIMEZ ha detto che questo testo è impraticabile sotto il profilo finanziario, dal momento che non prevede i fondi di perequazione e cristallizza anche la spesa storica, invece di superarla. SVIMEZ stima in almeno un centinaio di miliardi i soldi necessari per finanziare i LEP. Il problema è che non ci sono. Quindi, ci sarà il problema che è stato detto prima. Ci sono quelli non LEP che, invece, possono essere trasferiti senza prevedere i fondi. Sappiamo che il Veneto ha già fatto richiesta per 9, come il commercio con l’estero, professioni, protezioni civili. Anche se questi non necessitano di soldi, creeranno caos, creeranno confusione.
Per questo vi dicevo che ci sarà una Regione contro l’altra, che necessiteranno di un coordinamento che provocherà, a sua volta, una spesa. Comunque, il Governo non ci ha messo neanche un euro. Questo lo sappiamo. Tant’è vero che il DL Calderoli, se vedete, parla di invarianza di spesa, cioè a costo zero. Tutto questo avverrà senza che sia stato stanziato un euro.
Ancora una volta, quindi, a pagare saranno i cittadini, i cittadini più deboli, in questo caso: ci saranno meno trasporti, meno sanità, meno istruzione. Ci saranno 20 Regioni trasformate in simil staterelli. Prima ho sentito dire che le Regioni possono chiederlo. È chiaro che le Regioni a chiederlo saranno le più ricche. Il Molise, la Basilicata, la Calabria che cosa devono chiedere? Loro hanno bisogno dei soldi dello Stato perché le loro entrate, come sappiamo, non riescono a coprire i bisogni primari. È chiaro che sarà la Lombardia, sarà il Veneto, sarà il Piemonte, le Regioni più ricche, che hanno più del 50 per cento.
A essere preoccupati sono anche gli stessi imprenditori. È stato detto bene dal Presidente Emiliano. Si stanno preoccupando. Il mercato primario del nord è il sud. Se impoveriamo il sud, il nord si comincia a preoccupare. Quindi, Salvini ha anche sbagliato e ha fatto preoccupare, invece di tranquillizzare, gli imprenditori del nord dicendo: le tasse rimarranno qui, le tasse che pagate rimarranno qui. Quindi, non andranno più a fare la perequazione, i soldi che vengono trasferiti alle Regioni che non ce la fanno, i cittadini che non hanno completato tutta la questione sulle infrastrutture, sugli ospedali, sulla scuola.
Dato che non abbiamo tempo, lì si potrebbe anche aprire un capitolo importante per vedere gli investimenti fatti in questi anni al sud a differenza di quelli del nord.
Prendiamo, ad esempio, il problema dell’ambiente. Le Regioni potranno legiferare, è stato detto prima. Viene trasferito anche il potere legislativo. Viene tolta, ad esempio, la via Nazionale, non esisteranno più per le opere che impattano sul territorio, come i rigassificatori, i siti radioattivi. Ogni Regione potrà definire standard di trasformazione dei rifiuti, l’economia circolare che tutti conosciamo, con un’attività di impresa diversa tra Regioni e diversa anche per la qualità, gli standard di sicurezza, gestione dei rifiuti. Non so se ci rendiamo conto dell’importanza da una Regione all’altra.
L’uso del suolo e la rigenerazione urbana sarà solo regionale, senza alcuna visione nazionale integrata, quindi l’esatto opposto di quello che sta avvenendo con la legge casa di Salvini. Il miglioramento della qualità dell’aria sarà solo regionale, ma noi sappiamo che l’aria non ha confini, in Padania, ad esempio, sarà un problema oggettivo. La bonifica dei siti inquinati potrà essere fatta con standard di sicurezza e qualità diverse tra regioni.
Non c’è alcun riferimento alla necessità di motivare da parte di una Regione interessata la richiesta di autonomia. Prima si è detto che il Parlamento può intervenire, invece no, il Parlamento viene esautorato da questo processo, è il Governo che tratterà con l’intesa.
Eppure in gioco ci sono 23 materie, che come ha fatto capire lo stesso Calderoli, sono scomponibili in circa 500 funzioni. In pratica, la declinazione al dettaglio dei vari poteri aggiuntivi, esercitabili in quelle materie. Ce ne sono alcune che hanno un’evidente dimensione sovranazionale, e non dovrebbero essere riconosciute alle Regioni senza motivazione.
Una riforma quindi nata male e anacronistica, in questa fase storica, con le risorse portate in dote dal Recovery Fund ottenuto da Giuseppe Conte che hanno proprio l’obiettivo di accorciare le distanze territoriali.
Se il PNRR significa per l’Italia più di 200 miliardi è perché c’è il Mezzogiorno. Tra i criteri di ripartizione delle risorse del Recovery Fund, infatti, c’erano la densità di popolazione, il tasso di disoccupazione e il livello di PIL pro capite. A nessuno può sfuggire quanto abbiamo contato i divari del Meridione, nel fruttare all’Italia 200 miliardi, divari che devono essere colmati e non approfonditi.
Per questo non possiamo stare fermi a guardare e oggi voteremo convintamente a favore delle proposte per l’indizione di referendum per l’abrogazione totale e parziale della legge sull’autonomia.
Dobbiamo lavorare per un’Italia in cui tutti i cittadini abbiano le stesse possibilità. Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Grazie a lei, Presidente Galante.
Prego, consigliere Caroli.
Speaker : CAROLI.
La richiesta alla Presidenza: chiedo la verifica del numero legale in Aula. Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Tra poco dovremo votare.
Ci sono altri interventi? Prego, assessore Piemontese. Sono quindici gli emendamenti. Prego.
Speaker : PIEMONTESE, Vicepresidente della Giunta regionale e assessore al bilancio.
Possiamo avere copia degli emendamenti?
Speaker : PRESIDENTE.
Senz’altro, le facciamo.
Speaker : PIEMONTESE, Vicepresidente della Giunta regionale e assessore al bilancio.
Grazie.
Ho molto condiviso gli interventi che mi hanno preceduto da parte della maggioranza, soprattutto i rilievi che ha fatto il Presidente Emiliano in ordine a quanto è nefasto per la Puglia, per il sud, per noi meridionali l’approvazione del DDL Calderoli e tutto ciò che ha a che fare con l’attuazione di quella legge. Lo scenario che si prefigura è uno scenario di una Italia che ha una divaricazione imponente, perché è sbagliato nei fatti. In nuce c’è un errore su quella legge, considerato che i livelli essenziali delle prestazioni non sono stati ancora stabiliti, non sono state messe le risorse a disposizione per garantire a tutti i cittadini italiani i livelli essenziali delle prestazioni. Considerato che, come diceva prima il Presidente, noi ci troviamo di fronte a una maggioranza e un Governo nazionale che, con un provvedimento dato alla Lega e a un pezzo di nord del Paese, va a smembrare l’Italia e poi con un altro provvedimento richiesto da Fratelli d’Italia, il premierato, ritiene che l’uomo o la donna forte riesca a tenere assieme un Paese che loro vogliono spaccare con l’autonomia differenziata.
Credo che i cittadini italiani, non solo i meridionali, nel momento in cui avranno l’opportunità di votare al referendum, saranno nelle condizioni assolutamente di dare un segnale chiaro e netto al Governo e alla maggioranza, che vuole dividere ancora di più il nostro Paese e che vuole danneggiare pesantemente il sud e il mezzogiorno del nostro Paese.
Il fatto che il Consiglio regionale pugliese oggi voti a favore per indire il referendum popolare, sulla scorta di quanto previsto dall’articolo 75 della nostra Carta costituzionale, credo sia un elemento politico di pregio per l’Assemblea legislativa pugliese.
Secondo me, come diceva il Presidente Emiliano prima, noi dovremmo ragionare non in un’ottica di schieramenti politici, ma dovremmo ragionare nell’ottica di difesa del nostro territorio e dare la parola al popolo circa l’attuazione di questa legge estremamente nefasta per il mezzogiorno e per il sud del nostro Paese.
Mi auguro che il Consiglio regionale pugliese possa votare a favore rispetto a questi due quesiti referendari e, assieme ad altri Consigli regionali del nostro Paese, dare l’opportunità ai cittadini italiani di bocciare una legge sbagliata per il sud, una legge nefasta anche per il nord, per l’Italia tutta.
Speaker : PRESIDENTE.
Prego.
Quando Caroli l’ha chiesta, poi si era fermato perché Giannicola aveva detto questa cosa. Non alzate la voce.
Come si fa la verifica del numero legale? Scusate, non abbiamo mai fatto la verifica del numero legale.
L’avete mai fatta la verifica del numero legale? Vediamo come si fa.
Articolo 34 del Regolamento: “per verificare se il Consiglio è in numero legale, il Presidente – in questo caso la Presidente, mi permetterete – ordina la verifica con il procedimento elettronico”. Prego, dobbiamo votare.
Votiamo la presenza. Ci siamo? Abbiamo votato tutti?
Consigliere Caracciolo, si può sedere, per cortesia? Grazie. Sennò, non ci credono. È chiaro?
La verifica è chiusa.
Il numero legale c’è: presenti 25.
Procediamo. Ci sono altri interventi? Prego, consigliera Barone. Prego tutti di rimanere seduti al proprio posto.
Speaker : BARONE.
Possiamo andare al voto perché ha parlato il mio Capogruppo Galante. Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Non ho sentito.
Speaker : BARONE.
Andiamo al voto perché ha già parlato il mio Capogruppo e in qualche modo siamo soddisfatti. Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Va bene.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Romito. Prego. Consigliere Romito, lei è già intervenuto.
Speaker : ROMITO.
Sì, è il secondo intervento, Presidente.
Speaker : PRESIDENTE.
No, non esiste. Siete voi irrispettosi delle regole.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Cera. Prego.
Speaker : CERA.
Grazie, Presidente.
L’autonomia differenziata rappresenta un tema di grande rilevanza e dibattito nell’attuale panorama politico italiano. La recente approvazione in Parlamento di questa misura ha sollevato numerose discussioni riguardo ai suoi possibili impatti, sia positivi che negativi. Tuttavia, è importante affrontare questa novità con una visione equilibrata e non lasciarsi sopraffare dalla paura.
Vediamo perché l’autonomia differenziata non dovrebbe essere motivo di preoccupazione, pur riconoscendo alcune sue criticità.
L’autonomia differenziata si riferisce alla possibilità per le Regioni italiane di richiedere maggiori competenze su specifiche materie che normalmente sarebbero di competenza statale. Queste materie possono includere settori come l’istruzione, la sanità, le infrastrutture, l’ambiente e il lavoro. L’obiettivo principale è permettere alle Regioni di adattare le politiche alle specifiche esigenze locali, migliorando, così, l’efficienza e la qualità dei servizi pubblici.
Uno dei principali vantaggi dell’autonomia differenziata è la possibilità per le Regioni di adattare le politiche alle proprie specificità locali. Ogni Regione ha caratteristiche uniche, in termini di demografia, economia, cultura e geografia. Queste differenze rendono spesso inefficaci le politiche uniformi applicate a livello nazionale. Con l’autonomia differenziata le Regioni possono sviluppare soluzioni più mirate e appropriate, rispondendo meglio ai bisogni dei propri cittadini.
L’autonomia differenziata può portare a una maggiore efficienza nella gestione delle risorse pubbliche. Con decisioni prese a livello regionale, è possibile ridurre la burocrazia e accelerare i processi decisionali. Questo può tradursi in una più rapida attuazione di progetti e iniziative, migliorando l’efficienza complessiva dell’amministrazione pubblica.
Le Regioni con maggiore autonomia hanno l’opportunità di sperimentare nuove politiche e approcci innovativi. Questo può stimolare la competitività tra le Regioni, spingendole a migliorare continuamente i propri servizi e a cercare soluzioni più efficaci. L’innovazione a livello regionale può anche fungere da laboratorio per le politiche nazionali, offrendo esempi di successo da replicare su scala più ampia.
Nonostante i numerosi vantaggi, l’autonomia differenziata solleva, però, alcune preoccupazioni, che è importante affrontare con chiarezza e trasparenza. Una delle principali preoccupazioni riguarda il potenziale aumento delle disuguaglianze, così come ha detto qualcuno, tra le Regioni. Le Regioni più ricche potrebbero essere in grado di offrire servizi migliori e di trattenere una quota maggiore delle risorse finanziarie generate sul loro territorio.
Questo potrebbe accentuare le differenze tra le Regioni più sviluppate e quelle meno sviluppate, compromettendo la coesione sociale e territoriale del Paese. Con maggiori poteri, le Regioni avranno anche maggiori responsabilità; sarà essenziale implementare meccanismi di controllo e di verifica per assicurare che le competenze vengano gestite in modo trasparente ed efficace. Questo è include la necessità di rispettare i livelli essenziali delle prestazioni, i LEP, per garantire l’equità dei servizi su tutto il territorio nazionale. Un monitoraggio rigoroso e trasparente sarà fondamentale per evitare abusi e inefficienze.
La transizione verso l’autonomia differenziata sarà graduale, e richiederà negoziazioni specifiche tra il Governo centrale e le singole regioni interessate. Ogni Regione dovrà presentare un proprio progetto di autonomia, che dovrà essere approvato sia dal Governo centrale, sia dal Parlamento. Questo processo potrebbe essere lungo e complesso, richiedendo una collaborazione stretta e costante tra tutte le parti coinvolte.
Ma perché non temere però l’autonomia differenziata? Nonostante queste preoccupazioni, ci sono diverse ragioni per cui non bisogna temere l’autonomia differenziata: l’autonomia differenziata rappresenta una grande opportunità per le Regioni di promuovere il proprio sviluppo locale. Con maggiori competenze e risorse, le Regioni possono implementare politiche più efficaci e mirate, stimolando la crescita economica e migliorando la qualità della vita dei cittadini. Questa autonomia può incoraggiare le Regioni, ad esempio, a investire in settori strategici come l’istruzione, la sanità, le infrastrutture, creando nuove opportunità di lavoro e migliorando i servizi pubblici.
L’autonomia differenziata può contribuire a rafforzare la democrazia locale dando alle Regioni maggiore voce e responsabilità nella gestione delle proprie competenze. Questo può favorire una maggiore partecipazione dei cittadini alla vita politica, ad esempio, e una maggiore trasparenza nelle decisioni pubbliche. Le Regioni, essendo più vicine ai cittadini possono rispondere meglio alle loro esigenze e preoccupazioni, aumentando la fiducia, per esempio, nelle Istituzioni. Se gestita correttamente, l’autonomia differenziata può contribuire a creare un sistema più equo ed efficiente. L’importante è stabilire meccanismi di redistribuzione delle risorse che garantiscano un’equità tra le Regioni. Inoltre, l’adozione di livelli essenziali delle prestazioni (LEP) può assicurare che tutti i cittadini, indipendentemente dalla regione in cui vivono, abbiano accesso a servizi pubblici di qualità. Questo richiede una forte collaborazione tra il Governo centrale e le Regioni, basata su princìpi di solidarietà e sussidiarietà.
Per superare le paure legate all’autonomia differenziata è fondamentale una comunicazione trasparente e chiara da parte delle Istituzioni. I cittadini devono essere informati sui vantaggi e le sfide di questa misura, nonché sulle modalità con cui sarà attuata e monitorata. Una comunicazione aperta e onesta può contribuire a dissipare i timori e a costruire un consenso più ampio attorno all’autonomia differenziata.
L’autonomia differenziata offre l’opportunità di ripensare il ruolo delle Regioni nel contesto nazionale. Le Regioni possono diventare protagoniste di un nuovo modello di sviluppo, basato sulla valorizzazione delle risorse locali e sulla promozione dell’innovazione. Questo richiede un forte impegno da parte delle Amministrazioni regionali, che devono dimostrare capacità di gestione e visione strategica.
In conclusione, l’autonomia differenziata rappresenta una sfida, ma anche una grande opportunità per l’Italia. Affrontare questa novità con coraggio e apertura mentale può portare a benefìci significativi per le Regioni e per il Paese nel suo complesso. È fondamentale affrontare le criticità con soluzioni concrete e basate sulla collaborazione tra il Governo centrale e le Regioni. Solo attraverso un approccio equilibrato e responsabile l’autonomia differenziata potrà realizzare il pieno potenziale, contribuendo a un’Italia più forte, equa e dinamica.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Grazie a lei, consigliere Cera.
Ha chiesto di intervenire la consigliera Spina.
Speaker : SPINA.
Grazie, Presidente. Posso chiedere nuovamente la verifica del numero legale prima dell’intervento?
Speaker : PRESIDENTE.
Cominciamo bene.
Procediamo alla verifica attraverso il controllo delle presenze.
La votazione è aperta.
Possono votare fino a quando non si chiude la votazione. Tanto arriveremo a votarlo, anche a costo di stare senza numero legale e di riprendere tra un’ora.
La votazione è chiusa.
Consigliera Spina, vuole ancora intervenire? Posto che il suo inizio è stato con la verifica del numero legale. Pensi che in quattro anni non è mai stata chiesta la verifica del numero legale. Abbiamo esordito questa sera.
Consigliere Romito, lei è molto indisciplinato. Forte è dispiaciuto per Bari, però questo è un altro Consiglio, glielo assicuriamo.
Consigliera Spina, prego.
Speaker : SPINA.
Se riesco a parlare, sì. Grazie, Presidente, della parola. Il numero legale è stato chiesto perché essendo un argomento di tale importanza per i nostri concittadini, mi sembra opportuno che i consiglieri, salvo altre cose, siano presenti alla discussione.
Io stessa ho avuto modo di apprezzare le parole del Presidente Emiliano, nel momento in cui ha chiarito la sua posizione relativamente al punto all’ordine del giorno. All’inizio temevo, dopo aver letto l’ordine del giorno, che lui fosse stato folgorato sulla via di Damasco, perché dopo aver adottato le delibere del 2018 e del 2024, quindi dopo aver avviato il percorso sull’autonomia differenziata, avesse voluto fare marcia indietro su questa problematica.
Ha chiarito qual è la posizione, e io, che non voglio riprendere la questione sulla genesi di questa legge Calderoli, voglio però intervenire per chiarire quelle che sono le eccezioni che il Presidente Emiliano ha fatto relativamente alle preoccupazioni che lui ritiene di dover nutrire nei confronti di questa legge.
Intanto, se la andiamo ad analizzare bene, la legge è composta da 10 articoli. Il primo articolo mette come finalità il rispetto dei princìpi di unità e indivisibilità dello Stato. Quindi, al collega della Lega che mi ha preceduto, nessuna scissione del territorio nazionale, anzi, al contrario, si dà finalmente atto, quindi si dà finalmente corso a quella norma costituzionale del 2001, che fino ad oggi non ha trovato attuazione, quindi sul decentramento amministrativo.
L’articolo 2 nel disciplinare il procedimento di approvazione delle intese fra Stato e Regione pone il problema e dice che l’atto di iniziativa è deliberato dalle Regioni, sentiti gli Enti locali, e può riguardare una o più materie. Questo atto è trasmesso al Governo, che lo valuta anche ai fini delle risorse necessarie al trasferimento delle funzioni, e questo schema preliminare poi è approvato dal Consiglio dei Ministri. Appena licenziato, viene trasmesso alla Conferenza Unificata e alle Camere, successivamente torna al Governo, dove il Presidente del Consiglio o il Ministro per gli affari regionali predispone lo schema di intesa definitivo, che è trasmesso alla Regione interessata, che lo approva. Il Governo lo approva a maggioranza assoluta dei componenti, quindi vi è un ruolo importante del Parlamento. Alla preoccupazione del Presidente Emiliano, che si chiede se c’è un adeguato coinvolgimento del Parlamento in questo processo di decentramento, la risposta è sicuramente “sì”, perché il Parlamento ha un ruolo fondamentale nel procedimento di realizzazione dell’autonomia regionale sin dall’inizio, ovvero sin dal momento in cui deve adottare il disegno di legge che è stato approvato in Parlamento.
Determinanti sono i LEP. Senza i LEP la legge non potrà trovare accoglimento. Ai fini della determinazione delle materie e, quindi, dei LEP, anche il Governo si è dotato di un Comitato CLEP, Comitato per i LEP sulla riforma dell’autonomia differenziata, così come è stato fatto da questa Regione precedentemente, la differenza è che il Comitato è composto da sessantuno saggi, fra i quali voglio ricordare il professor Sabino Cassese, giudice emerito della Corte costituzionale, il Presidente Giuliano Amato, Franco Gallo, Pietro Curzio, Alessandro Pajno, Giovanni Grasso, Luigi Carbone, Luciano Violante, Anna Finocchiaro, Paola Severino, Elena D’Orlando, e tanti altri autorevolissimi studiosi, che potranno consentire a queste materie individuate dalla legge di essere applicate e, quindi, di avere anche una perequazione sociale fondamentale.
L’articolo 7 ‒ l’altra osservazione che lei aveva fatto ‒ stabilisce le linee guida per la stipula degli accordi, che possono durare al massimo dieci anni e possono essere modificati in caso di necessità. Ci sono organi di controllo (Presidenza del Consiglio dei ministri, Dipartimento per gli affari regionali e per le autonomie) che verificano che gli accordi vengano rispettati e che i livelli di prestazione vengano soddisfatti.
L’altra cosa essenziale, che secondo me va assolutamente detta, ma che non è stata detta negli interventi precedenti, riguarda la spesa, che dà garanzia di attrazione e di sussidiarietà, riconosciuta dalla Corte costituzionale, che consente allo Stato di attrarre a sé funzioni e competenze delle Regioni e di altri Enti locali, là dove necessario, per assicurare una disciplina unitaria rilevante per gli interessi nazionali.
Per quanto riguarda i costi, è stato stabilito che non si fa riferimento al costo storico, ma vengono determinati dei costi tenendo presenti le Regioni più virtuose e il costo unitario dei servizi che vengono rappresentati dai LEP.
Alla luce di queste considerazioni, ritengo che il cittadino debba essere correttamente informato sul contenuto della legge Calderoli, che finalmente il Parlamento è riuscito a dare attuazione a una norma voluta dai cittadini con il referendum del 2001, che non aveva trovato fino ad ora accoglimento, per il quale dobbiamo essere attenti. Al di là di quelle che sono le appartenenze politiche, proprio in quest’Aula dobbiamo cercare di tenere a mente gli interessi dei nostri concittadini.
Ho sentito un appunto che il Presidente Emiliano ha fatto relativamente al centrodestra, quando ha richiamato le pressioni della Lega sugli altri partiti del centrodestra per l’approvazione di questa norma. Io le dico che oggi in quest’Aula ne abbiamo viste di tutti i colori. Le posso dire che il mio partito, Fratelli d’Italia, ha coerentemente votato, partecipato e migliorato il percorso di formazione di questa legge.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Grazie.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Scatigna. Prego.
Speaker : SCATIGNA.
Grazie, Presidente.
Sono tentato di chiedere di nuovo la verifica del numero legale, ma poi diventerebbe davvero stucchevole, quello che per me invece sarebbe dovuto essere il primo intervento, l’intervento che aspetto da una intera vita politica.
Chi come me è cresciuto abituato cercando di guadagnarsi le preferenze, una per una, ha nel cuore e nelle vene un sangue che gli avrebbe dovuto oggi permettere e consentire di fare un altro tipo di intervento.
Lo scorso Consiglio regionale, dopo la surroga, per dimostrare il mio garbo istituzionale, non ho fatto in tempo a prenotarmi perché ho stretto la mano a tutti i consiglieri regionali di questa Assise per presentarmi.
Però, Presidente, io le devo dire che intervengo oggi con un certo rammarico. Io l’ho sempre rispettata, ho sempre avuto per lei grande ammirazione, quando ha ricoperto ruoli assessorili. Oggi però sono stato costretto, dopo ore di religioso silenzio e di grande attenzione, ad assistere ad una conduzione assolutamente parziale, come raramente ho visto in vita mia in un Consiglio regionale, che dovrebbe essere il tempio della politica, il tempio che dovrebbe contenere grandissimi oratori. Invece assisto all’intervento di un assessore regionale, che interviene tanto per intervenire, senza dir nulla, per attendere che rientrasse un elemento della maggioranza e per consentire a voi di mantenere il numero legale.
Mi perdonerete, illustri colleghi…
Speaker : PRESIDENTE.
Però così offende il collega assessore, dicendo che non ha detto nulla, perché è intervenuto sull’autonomia differenziata.
Per me ogni intervento è legittimo.
Speaker : SCATIGNA.
Io mi so difendere da solo. Stavo… Signor Governatore, signora Presidente, signor Governatore…
Speaker : PRESIDENTE.
L’ho richiamato.
Speaker : SCATIGNA.
Stavo per arrivare anche all’aver notato continue interruzioni, gente che interviene in questa sacra Assise, parlando da seduto e poi si permette il lusso di gridare, di persone che non conosce e, di conseguenza, non rispetta, allora è dovere di ogni consigliere regionale onorare il ruolo e la sedia che in questo momento occupa. Quindi, io credo che un consigliere regionale, una serie di consiglieri regionali, dei gruppi di opposizione dei consiglieri regionali non debbano scusarsi per chiedere alla Presidenza di appellarsi ad alcuni articoli del Regolamento.
Io mi auguro che nei quattordici mesi che separano questo Consiglio regionale dalla fine del nostro mandato non sarò più costretto a fare un intervento del genere. Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Scusi, lei si lamentava degli altri sull’autonomia differenziata, ma non è intervenuto sull’autonomia differenziata. In che cosa consisteva il suo intervento, scusi?
Speaker : SCATIGNA.
Lei vuole che per la centesima volta in Consiglio regionale dica le stesse cose degli altri? Non credo, per l’economia dei lavori.
Speaker : PRESIDENTE.
No, non io. Quello che ho sentito io è che lei ha criticato l’intervento… Scusi un attimo. Io ho diritto di sapere a che titolo è intervenuto il consigliere, se per mozione d’ordine o se per l’intervento sull’autonomia differenziata.
Consigliere Caroli, è troppo agitato oggi.
Speaker : SCATIGNA.
Presidente, mi scusi, lei ha iniziato…
Speaker : PRESIDENTE.
Se ha finito il suo intervento va bene.
Speaker : SCATIGNA.
Termino specificando quest’ultima cosa. Lei ha iniziato questo Consiglio regionale illustrando l’ordine del giorno e dando un’interpretazione puramente politica di uno degli argomenti, che è quello in questione.
Solo questo. Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Prego, consigliere De Blasi.
Speaker : DE BLASI.
Presidente, io invece chiedo di nuovo la verifica del numero legale.
Speaker : PRESIDENTE.
Sta controllando i consiglieri che vanno in bagno, perché appena uno si assenta…
Speaker : DE BLASI.
No, Presidente, non sto controllando.
Chiediamo la verifica del numero legale.
Speaker : PRESIDENTE.
Disponiamo la verifica del numero legale.
Dove sta il Vicepresidente? Raffaele, stai seduto sulla sedia, per cortesia.
La votazione è chiusa.
Presenti 25.
Io chiedo a tutti i consiglieri di stare seduti in Aula fino a quando non finiamo questa votazione, così la finiamo di fare questa sceneggiata della verifica quando dobbiamo discutere su un tema importante.
Prego, consigliere De Blasi.
Speaker : DE BLASI.
L’autonomia differenziata rappresenta un tema di grande rilevanza nel dibattito attuale. La recente approvazione in Parlamento di questa misura ha sollevato numerose discussioni riguardo ai suoi possibili impatti, sia positivi che negativi.
Tuttavia, è importante affrontare questa novità con una visione equilibrata e non lasciarsi sopraffare dalla paura. Vediamo perché l’autonomia differenziata non dovrebbe essere motivo di preoccupazione, pur riconoscendo tante criticità.
L’autonomia differenziata si riferisce alla possibilità per le Regioni italiane di richiedere maggiori competenze su specifiche materie che normalmente sarebbero di competenza statale. Queste materie possono includere settori come istruzione, sanità, infrastrutture, ambiente e lavoro. L’obiettivo principale è permettere alle Regioni di adattare le politiche specifiche alle esigenze locali, migliorando, così, l’efficienza e la qualità dei servizi pubblici.
Uno dei principali vantaggi dell’autonomia differenziata è la possibilità per le Regioni di adattare le politiche a queste specificità. Ogni Regione ha caratteristiche uniche in termini demografici, di economia, cultura e geografia. Queste differenze rendono spesso inefficaci le politiche uniformi applicate a livello nazionale.
Le Regioni possono sviluppare soluzioni più mirate e appropriate, rispondendo meglio ai bisogni dei propri cittadini. Per esempio, una Regione con un’alta concentrazione di industrie potrebbe focalizzarsi su politiche ambientali rigorose per mitigare l’inquinamento, mentre una Regione con forte vocazione agricola potrebbe sviluppare programmi specifici per sostenere l’agricoltura locale.
Questo tipo di adattamento non solo migliora l’efficienza delle politiche, ma rafforza anche il legame tra le Istituzioni locali e i cittadini e può portare a una maggiore efficienza anche nella gestione delle risorse pubbliche.
Con decisioni prese a livello regionale è possibile ridurre così la burocrazia e accelerare così tanti processi decisionali. Questo può tradursi in una più rapida attuazione di progetti e iniziative, migliorando l’efficienza complessiva dell’amministrazione pubblica.
Una Regione con l’autonomia differenziata potrebbe pianificare, realizzare progetti infrastrutturali rapidamente rispetto a un processo centralizzato che richiederebbe l’approvazione di molteplici livelli governativi e la rapidità nella decisione e nell’implementazione nel portare benefici tangibili a tutti i cittadini con tempestività.
Queste Regioni hanno l’opportunità di sperimentare nuove politiche e approcci innovativi, e questo può stimolarli nella competitività. L’innovazione a livello regionale può anche fungere da laboratorio per politiche nazionali, offrendo esempi di successo da replicare su scala più ampia.
Nonostante però i numerosi vantaggi, l’autonomia differenziata solleva anche qualche preoccupazione che è importante affrontare con chiarezza e trasparenza. Una delle principali preoccupazioni riguarda il potenziale aumento delle disuguaglianze tra Regioni. Le Regioni più ricche, che potrebbero essere in grado di offrire servizi migliori e trattenere una quota maggiore delle risorse finanziarie.
Questo potrebbe accentuare le differenze tra Regioni più sviluppate e meno sviluppate. Con maggiori poteri le Regioni avranno anche maggiori responsabilità. Sarà essenziale implementare meccanismi di controllo e verifica per assicurare che le competenze vengano gestite in modo trasparente ed efficace, e questo include necessità di rispettare i livelli essenziali delle prestazioni per garantire l’equità dei servizi su tutto il territorio nazionale. Un monitoraggio rigoroso e trasparente quindi sarà fondamentale per evitare abusi e inefficienze.
L’implementazione di audit regolari, la trasparenza nei bilanci, la rendicontazione pubblica possono essere quindi strumenti efficaci per garantire che l’autonomia non porti a una gestione inefficiente, o peggio, a corruzione.
Nonostante queste preoccupazioni, ci sono diverse ragioni per cui non bisogna temere. L’autonomia differenziata rappresenta una grande opportunità, perché con maggiori competenze si possono creare nuove opportunità di lavoro e migliorare i servizi pubblici.
Una democrazia locale più forte può anche portare a maggiore innovazione nelle politiche pubbliche e a una migliore rappresentanza delle diverse comunità all’interno della Regione.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Grazie a lei, consigliere De Blasi. È riuscito a recuperare anche quattro minuti.
Adesso, se è tutto a posto, non abbiamo altri… Consigliere Splendido, non è già intervenuto? Sì.
Possiamo procedere al voto.
Abbiamo una serie di emendamenti. Il primo emendamento è un emendamento soppressivo, a firma De Blasi. Sono emendamenti sulla proposta di quesito. All’oggetto sopprimere la parola “richiesta”.
Parere del Governo ovviamente negativo.
La votazione è aperta.
Abbiamo votato tutti? Al consigliere Bruno non funziona il microfono. Che voto è? Contrario. Quindi, aggiungiamo un voto alla fine.
Se vuole qualcuno dei tecnici, li invito ad avvicinarsi alla postazione del consigliere Bruno.
La votazione è chiusa.
Presenti 37, votanti 36, favorevoli 12, contrari 25.
L’emendamento non è approvato.
Emendamento n. 2: “Alla terza pagina sopprimere la frase ‘propongono al Consiglio regionale della Puglia’”.
La votazione è aperta.
Contrari, così ha detto il Governo.
La votazione è chiusa.
Presenti 38, votanti 38, favorevoli 13, contrari 25.
L’emendamento non è approvato.
Emendamento n. 3: “Alla quarta pagina sopprimere da ‘ai sensi’ fino a ‘1970’”.
La votazione è aperta. La votazione è chiusa.
Presenti 37, votanti 37, favorevoli 12, contrari 25.
L’emendamento è respinto.
Passiamo all’emendamento n. 4: «Alla proposta di deliberazione del Consiglio regionale della Puglia avente ad oggetto “Richiesta”» eccetera «sopprimere il primo punto».
Prego.
Speaker : CAROLI.
Alla proposta di deliberazione del Consiglio regionale della Puglia avente ad oggetto “Richiesta di indizione di referendum popolare ex articolo 75 della Costituzione” per deliberare l’abrogazione della legge 26 giugno 2024, n. 86 recante “Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle Regioni a Statuto ordinario, ai sensi dell’articolo 116, comma terzo, della Costituzione” sostituire il primo punto con il seguente: “di presentare richiesta di referendum, ai sensi dell’articolo 75, per norma di legge del 25 maggio 1970, n. 352; di far seguito alle disposizioni”...
Speaker : PRESIDENTE.
Non sto capendo, consigliere Caroli. Cosa sta facendo? È un altro emendamento. Non sta leggendo l’emendamento giusto. Il n. 4, a firma anche sua, è diverso da quello che ha letto lei. L’ho letto io, in ogni caso.
L’emendamento n. 4 lo leggo io velocemente: «Alla proposta di deliberazione del Consiglio regionale della Puglia avente ad oggetto “Richiesta di indizione di referendum popolare, ex articolo 75 della Costituzione” per deliberare l’abrogazione della legge 26 giugno 2024, n. 86 recante “Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle Regioni a Statuto ordinario, ai sensi dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione” sopprimere il primo punto».
La votazione è aperta.
La votazione è chiusa.
Presenti 36, votanti 36, favorevoli 12, contrari 24.
L’emendamento non è approvato.
Emendamento n. 5, Scalera: “Sopprimere la pagina 5 ‘di presentare richiesta di referendum’”.
La votazione è aperta. Abbiamo votato tutti?
La votazione è chiusa.
Presenti 25, votanti 25, favorevoli nessuno, contrari 25.
L’emendamento non è approvato.
Emendamento n. 6.
La votazione è aperta. Ve li abbiamo consegnati e li abbiamo messi su GIAC, visto che il giochino è questo. Comincia con “la proposta di deliberazione del Consiglio regionale”, e si chiude con la soppressione dell’avvio del procedimento.
La votazione è chiusa.
Presenti 29, votanti 29, favorevoli 5, contrari 24.
L’emendamento è respinto.
Emendamento n. 7. Scalera e La Notte.
La votazione è aperta. Votiamo. Votiamo.
La votazione è chiusa.
Presenti 26, votanti 26, favorevoli 1, contrari 25.
L’emendamento è respinto.
Emendamento n. 8.
La votazione è aperta. Votiamo.
La votazione è chiusa.
Presenti 31, votanti 31, favorevoli 6, contrari 25.
L’emendamento è respinto.
Emendamento n. 9.
La votazione è aperta. Votiamo. Votiamo.
La votazione è chiusa.
Presenti 28, votanti 27, favorevoli 2, contrari 25.
L’emendamento è respinto.
Emendamento n. 10.
La votazione è aperta.
La votazione è chiusa.
Presenti 31, votanti 31, favorevoli 6, contrari 25.
L’emendamento non è approvato.
Emendamento n. 11.
La votazione è aperta.
La votazione è chiusa.
Presenti 34, votanti 34, favorevoli 9, contrari 25.
L’emendamento non è approvato.
Emendamento n. 12.
La votazione è aperta.
La votazione è chiusa.
Presenti 34, votanti 34, favorevoli 9, contrari 25.
L’emendamento non è approvato.
Emendamento n. 13.
La votazione è aperta.
La votazione è chiusa.
Presenti 33, votanti 33, favorevoli 8, contrari 25.
L’emendamento non è approvato.
Emendamento n. 14.
La votazione è aperta.
La votazione è chiusa.
Presenti 33, votanti 33, favorevoli 8, contrari 25.
L’emendamento non è approvato.
Emendamento n. 15.
La votazione è aperta.
La votazione è chiusa.
Presenti 35, votanti 35, favorevoli 10, contrari 25.
L’emendamento non è approvato.
Votiamo il quesito nella sua formula finale.
La votazione è aperta.
Il Governo esprimere parere favorevole ovviamente.
La votazione è chiusa.
Presenti 34, votanti 34, favorevoli 25, contrari 9.
La proposta è approvata.
Metto in votazione l’immediata esecutività, per alzata di mano.
Chi è favorevole? Chi è contrario? Come prima.
Sì, è scritto “con urgenza”.
Passiamo alla seconda.
Ha chiesto di intervenire? Prego.
Speaker : SCALERA.
La seconda proposta deve essere illustrata. Visto che dobbiamo votare, almeno abbiamo contezza di quello che si vota.
Speaker : PRESIDENTE.
Abbiamo unificato la discussione, però, se ritiene...
Il Presidente Campo la dà per letta.
La votazione è aperta.
La votazione è chiusa.
Presenti 34, votanti 34, favorevoli 25, contrari 9.
È approvato a maggioranza.
Non dobbiamo votare l’urgenza.
Adesso abbiamo il DEFR, la deliberazione della Giunta regionale n. 883.
Lo facciamo oggi o lo facciamo la prossima volta? Ne servono 26.
Per votare il DEFR dobbiamo essere 26. Siamo 25.
La relazione si dà per letta.
Raffaele… Così dai soddisfazione al consigliere Scatigna.
Speaker : PIEMONTESE, Vicepresidente della Giunta regionale e assessore al bilancio.
Il Documento di economia e finanza regionale della Puglia per il triennio 2025-27, come tutti i documenti di economia e finanza parte dal contesto internazionale.
È fuori di dubbio che l’approvazione di questo DEFR avviene in un contesto segnato ancora dal protrarsi del conflitto russo-ucraino e dal conflitto israelo-palestinese.
Le tensioni geopolitiche mondiali si sono andate sempre più acuendo negli ultimi mesi. Per tale ragione, le prospettive economiche nazionali e internazionali per l’esercizio finanziario in corso e per il triennio 25-27 risultano indubbiamente caratterizzate da fattori di incertezza.
È fuori discussione che nonostante vi sia stato una diminuzione dell’inflazione, questa ha avuto un elemento di stabilità sui prezzi al rialzo, e tutto ciò ha una ricaduta sull’economia nazionale.
È un altro elemento che incide anche sugli enti territoriali, ha a che fare con il nuovo quadro di regole della governance economica europea, che potrebbe condurre a breve ad una ridefinizione del Patto di stabilità che avrebbe, come a voi noto, indubbiamente una ricaduta e ripercussioni sugli Enti territoriali per quanto concerne la spesa.
Sull’economia pugliese, l’economia pugliese ha dimostrato un’ottima e forte capacità di resilienza, dimostrando il minor impatto negativo della crisi pandemica rispetto ad altre Regioni del nostro Paese, grazie alla manovra e a tutta una serie di fattori.
Presidente, ho finito.
Speaker : PRESIDENTE.
Grazie.
La votazione è aperta.
Un momento, hanno chiesto dal Governo il voto segreto, in cinque.
La votazione è chiusa.
Presenti 26, votanti 23, favorevoli 22, astenuti 3, contrari 1.
La deliberazione è approvata.
Purtroppo è stata sbagliata la previsione, Dobbiamo rivotare.
Tutti seduti, per cortesia. Che cosa è successo?
Che nella predisposizione tecnica non era predisposto per il documento economico e finanziario, però questo vuol dire che dobbiamo… Risulta approvato… Allora, risulta approvato.
Perciò, siccome non è approvato a Caroli sto rispondendo, che dice le cose a occhio.
Ci aggiorniamo a martedì… Un momento.
Rifacciamo la votazione. Tutti seduti, rifacciamo la votazione, sapendo che sono necessari 26 voti. Perfetto.
La votazione è aperta. Avete votato tutti?
La votazione è chiusa.
Presenti 25, votanti 25, favorevoli 23, contrari 2.
Per il prossimo Consiglio dobbiamo valutare le presenze, perché molti consiglieri ci avevano già informato che non ci sarebbero stati.
Quindi, rispetto al Consiglio del 30, ci risentiamo, facciamo la Conferenza dei Capigruppo.
Gliel’ho detto in tutti i modi. La seduta è chiusa.