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C.r. Puglia 17.04.18
FILE TYPE: Video
Revision
Speaker : PRESIDENTE.
Buongiorno a tutti. Prego i colleghi consiglieri di prendere posto.
Diamo per approvato il processo verbale della seduta precedente.
Hanno chiesto congedo i colleghi Amati, Campo, Di Gioia, Galante ed Emiliano. In Aula è rimasto solo il Congedo originario!
La consigliera Anna Maurodinoia ha aderito al Gruppo consiliare del Partito Democratico.
Comunicazione ai sensi dell’articolo 48 del Regolamento interno. Si è proceduto a un coordinamento formale sul testo approvato relativo all’organizzazione dei Direttori generali delle ASL.
Assegnati alla I Commissione una serie di riconoscimenti debiti fuori bilancio. Alla II Commissione la proposta di legge a firma dei consiglieri Laricchia e Galante “Modifica alla legge regionale numero 34”.
Alla IV Commissione il disegno di legge n. 45 “Disciplina delle associazioni Pro Loco”.
Inoltre anche alla IV Commissione una proposta di legge a firma dei consiglieri Franzoso, Pentassuglia e Amati “Trasferimento tecnologico, ricerca, formazione e qualificazione professionale per la promozione dell’Agricoltura di Precisione”.
Alla VII Commissione il disegno di legge n. 25 e la Commissione di studio e di inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata in Puglia, disegno di legge n. 26.
Alle Commissioni V e III la proposta di legge a firma dei consiglieri Liviano D’Arcangelo e Mennea “Promozione della cultura dell’abitare sociale”.
Sono pervenute interrogazioni:
- Gatta: “Gravi criticità del sistema viario della provincia di Foggia – S.S. 89 per Vieste”;
- Barone: “Esercizio e regolamentazione degli usi civici di pesca nel Lago di Varano”;
- Trevisi: “Nomina del nuovo direttore scientifico ARPA Puglia”;
- Galante: “Cronoprogramma degli interventi di messa in sicurezza e bonifica della discarica ‘Vergine’”;
- Galante: “Erogazione dei preparati addensanti in favore delle persone con gravi malattie neurodegenerative”.
Mozioni:
- Borraccino, Pentassuglia, Liviano ed altri: “Provincia di Taranto, Conferenza dei Servizi per la compatibilità ambientale della discarica di Grottaglie”;
- Laricchia e Bozzetti: “Impegno della Regione ad istituire presso il Dipartimento Sviluppo Economico interventi formativi”;
- Barone: “Impegno della Regione a intervenire sulle questioni dei servizi professionali”;
- Borraccino: “Stabilizzazioni lavoratori ex LSU dell’ASL di Taranto”;
- Damascelli e Marmo: “Gelate di febbraio 2018”.
Prima di passare all’ordine del giorno, è stata chiesta una mozione urgente, che è quella che vi ho letto prima, mi pare di capire, firmata da numerosi consiglieri, primo firmatario Borraccino, Pentassuglia, Mazzarano, Morgante, Liviano, Turco, Perrini e Franzoso. La Conferenza dei Presidenti ha convenuto di poterla discutere e, quindi, votare.
Do la parola al consigliere Borraccino, dopodiché procediamo al voto.
Speaker : BORRACCINO.
Grazie, Presidente.
Premesso che questa mozione è stata firmata dai nove colleghi della provincia di Taranto, mentre oggi manca la firma del collega Marco Galante in quanto in congedo, ma quella firma sappiamo molto bene che c’era e c’è. Oggi nella Conferenza dei Capigruppo è stato deciso di modificare lievemente la parte finale della mozione. Chiaramente, fisicamente il collega Galante non c’è, ma siamo certi che lui è insieme a noi in questa richiesta della deputazione tarantina su questa vicenda spinosa.
Parliamo della discarica di Torre Caprarica, tra Grottaglie e San Marzano. Tra le altre cose, saluto e ringrazio per la presenza in Aula – penso che lo facciamo tutti quanti come colleghi consiglieri regionali, in particolare quelli di Taranto – gli amministratori del Comune di Grottaglie, del Comune di San Marzano e i tanti cittadini che sono fuori ad aspettarci e ad aspettare con ansia l’approvazione di questa mozione.
Noi prendiamo atto in negativo, ovviamente, nonostante un parere contrario fermo, forte del Comune di Grottaglie, un parere contrario dell’ARPA, un parere contrario della ASL, prendiamo atto, invece, di questa autorizzazione, di questa compatibilità – viene definita – alla richiesta avanzata dalla società, con vari passaggi di nome e di società, che dal 1° settembre 1999 ha l’esercizio della discarica, prima nel primo e nel secondo lotto e poi, successivamente, nel terzo lotto, a Grottaglie, una discarica di rifiuti speciali. È un’autorizzazione che va contro anche il Piano regionale per la gestione dei rifiuti speciali approvato all’inizio del 2015, nella consiliatura precedente, sotto la guida del Presidente Vendola. Specificava chiaramente, quel Piano, che nel territorio della provincia di Brindisi e nel territorio della provincia di Taranto, per via dell’alto carico impattante, inquinante che c’era e che c’è su quelle province, non dovevano esserci altre autorizzazioni ad ampliamenti, a ulteriori appesantimenti per quanto riguarda i rifiuti speciali.
Parliamo della discarica di Grottaglie, parliamo di una discarica di rifiuti speciali. Non comprendiamo l’autorizzazione data dalla Provincia di Taranto, espressa dal Comitato tecnico provinciale e poi avallata dall’organo politico. Noi su questo chiediamo una riflessione. Non soltanto vogliamo tenere acceso il classico faro per dire “stiamo sul pezzo” e per volerci – fra virgolette – “sciacquare la faccia” come consiglieri regionali di Taranto per dire che noi abbiamo fatto il nostro. No, noi entriamo nello specifico su questo tema ed entriamo nello specifico all’unanimità, centrodestra, centrosinistra, sinistra, Movimento 5 Stelle, tutti i quattro poli della politica italiana, che sono anche qui rappresentati in Consiglio regionale, rappresentanti della maggioranza e dell’opposizione, insieme. Noi chiediamo la possibilità, attraverso la richiesta di un approfondimento tecnico, all’Avvocatura regionale e alla struttura tecnica competente di impugnare la delibera n. 45 del 5 aprile 2018 con la quale il dirigente della Provincia di Taranto esprimeva la compatibilità ambientale del progetto di ottimizzazione orografica della discarica di Grottaglie, attraverso l’aumento delle volumetrie aumentate.
Parliamo di un ulteriore milione e mezzo di tonnellate che andranno già sulla montagna creata nel terzo lotto; terzo lotto che andava a scadenza nel 2020 e che, grazie a questa ulteriore autorizzazione, aumenterà la concessione di altri 15-16 anni, non vorrei commettere un errore, ma siamo su queste date.
Capite bene che l’impatto è tanto e soprattutto la motivazione che si adotta tecnicamente per dare l’autorizzazione è davvero ridicola. Soltanto che c’è poco da ridere e quindi non è neanche ridicola, è patetica, perché si vuole nascondere la logica della pendenza delle acque e quindi il miglioramento orografico facendo cosa? Mettendo delle canalette di scolo, prevedendo degli accorgimenti tecnici che nel 2018, che non soltanto si va nella luna, perché nella luna si andava più o meno quando sono nato io, ma con ulteriori miglioramenti che sono stati fatti, accorgimenti tecnici. Noi, invece, che cosa facciamo? Diamo la possibilità di alzare ulteriormente di un’altra quindicina di metri questa discarica. È davvero ridicola la motivazione che si adotta per dare questa autorizzazione. Noi chiediamo, quindi, la possibilità di impugnare quest’atto e di verificare la compatibilità fra le scelte compiute dalla Provincia di Taranto e le indicazioni provenienti dalle scelte legislative di pianificazione che la Regione Puglia ha compiuto negli ultimi otto anni sulla gestione dei rifiuti speciali.
Riprendiamo quello che ho detto, vale a dire il Piano regionale per la gestione dei rifiuti speciali, che non dà la possibilità su Taranto e su Brindisi di ulteriore autorizzazione. Ma io, se mi fermassi a dire questo, sarei disonesto con me stesso, perché qui, al di là dell’azione dal mio punto di vista, politicamente parlando – lo ripeto, politicamente parlando –, non virtuosa da parte della Provincia di Taranto, che avrà le sue buone ragioni e le spiegherà, in parte le ha spiegate, non tocca a me farlo, lo spiega il Presidente della Provincia, ma rispetto a questa azione non virtuosa dal punto di vista della tenuta ambientale della provincia di Taranto c’è un aspetto che, però, dobbiamo segnalare, vale a dire che manca ancora una pianificazione certa da parte della Regione su questo tema.
Allora sarebbe il caso che, oltre alla discussione e all’approvazione della mozione e oltre alla possibilità di impugnare quest’atto, nell’immediato il Presidente della Regione potesse verificare la possibilità di avocare a sé, cioè togliere la delega assegnata alla Provincia, i processi autorizzativi per le discariche e per gli inceneritori. D’altronde, mentre noi stiamo parlando, nei giorni scorsi sempre la medesima Provincia di Taranto ha autorizzato l’inceneritore fanghi a Massafra, dove c’è già un inceneritore e dove probabilmente ne nascerà un secondo, perché hanno vinto un ricorso al Consiglio di Stato per fare o il raddoppio o, come qualcuno dice, invece, un secondo inceneritore, in un posto dove a pochi metri c’è anche la discarica sempre nello stesso comune di Massafra.
Allora, rispetto a tutto questo, rispetto all’aumento di volumetria che c’è stato in altri comuni e che probabilmente ci potrà essere a Statte e Manduria, rispetto a tutto questo, io penso che un focus sulla Provincia di Taranto e su quello che sta facendo anche politicamente noi dobbiamo farlo. Quindi, la mozione va benissimo, è un primo momento, io spero, auspico e credo che tutta l’Aula vorrà approvare questa mozione, e sarà una bella pagina per la politica regionale, però io penso che non ci possiamo fermare a questo. Innanzitutto serve la pianificazione: non si può continuare con la gestione dell’emergenza. Inoltre, dobbiamo chiedere al Presidente Emiliano di verificare la possibilità di togliere la delega al Presidente della Provincia di Taranto per la gestione delle politiche ambientali, perché non si può continuare ancora ad avere nella città di Taranto e nella provincia di Taranto tutto quello che noi stiamo subendo e stiamo vivendo oramai da molti anni.
Chiedo scusa per la lungaggine del mio intervento, ma credo di aver anche rappresentato il grido di dolore, che io e tutti i consiglieri della provincia di Taranto abbiamo raccolto, degli amministratori in primis, che sono uniti indipendentemente dalle varie colorazioni politiche delle Amministrazioni, delle associazioni, dei cittadini, che su questo tema non ci permetteranno assolutamente nessuna svista e nessuna sbavatura.
Dobbiamo continuare con il nostro dovere, con il nostro impegno per salvaguardare il bene primario, che è quello della salute.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Grazie.
Collega Morgante, prego.
Speaker : MORGANTE.
Giusto per aggiungere qualcosa nei confronti dell’esposizione fatta dal collega Borraccino, anche per onestà intellettuale su alcune vicende che hanno riguardato la Provincia di Taranto negli ultimi tredici anni.
Io sono uno di quei firmatari, di quei consiglieri regionali firmatari che ritengono opportuna una rivisitazione generale. Per onestà intellettuale, bisogna dire alla platea e al Consiglio regionale che negli ultimi tredici anni non mi sembra che ci sia stata una accurata campagna politica ambientale. Quel deliberato del 2015 non richiama la gestione dei rifiuti speciali, ma quel Piano si occupa dei rifiuti urbani. Comunque, quella prescrizione prevede l’apertura di nuovi impianti a Taranto e a Brindisi, alla luce anche di sette discariche. Ci sono anche diverse ordinanze emesse, caro collega Borraccino, dall’allora Presidente Vendola in cui venivano portati i rifiuti dalla Campania e dal Lazio, oltre che da Bari, sempre a Taranto. Purtroppo l’80 per cento dei rifiuti, dovete saperlo tutti, va a Taranto. Questo è il problema.
Volevo soltanto integrare quello che diceva il collega Borraccino. Il problema è che bisogna fare i controlli, anche in una certa maniera. ARPA, nelle risultanze dei monitoraggi ambientali che ha mandato al Ministro Galletti in una relazione, dice che non c’è alcun superamento dei valori limite ambientali. Io ritengo che ARPA debba fare delle analisi più accurate, più dettagliate. Dalle analisi noi possiamo ancora di più incidere sulle soluzioni ambientali che riguardano il nostro territorio, un territorio che, giustamente, come ha detto il collega Borraccino, è dilaniato da sette discariche. L’80 per cento dei flussi dei rifiuti arriva a Taranto e questo, permettetemi, non è riveniente da una politica degli ultimi anni, ma da una politica scellerata di dieci anni di Governo Vendola. Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Ci sono altri iscritti a parlare? È apparso un senza tessera. Chi è? L’aveva conservata, Liviano? Ho capito. Prego.
Speaker : LIVIANO D’ARCANGELO.
Presidente, solo per confermare tutto ciò che il collega Borraccino prima nella sua introduzione ha esternato, per confermarlo con la stessa passione e con gli stessi contenuti. In realtà io non credo che il problema vero sia in questo momento sottolineare gli eventuali silenzi, errori o incapacità di ARPA che, invece, non mi pare che ci siano. Credo che il problema vero sia a capire che tipo di comunità noi intendiamo realizzare e comprendere evidentemente che il nostro territorio è fortemente angustiato, al di là delle responsabilità occasionali, da un aggravio di inquinamento così forte che è assolutamente ormai intollerabile e non possiamo dirlo noi. Non possiamo dirlo solo quando parliamo di Ilva, dobbiamo dirlo evidentemente quando parliamo di Ilva, non possiamo dirlo solamente quando presentiamo il progetto forestieri, dobbiamo dirlo quando presentiamo il progetto forestieri, ma dobbiamo dirlo sempre perché purtroppo così è. Tre discariche di rifiuti speciali: Grottaglie, Vergine, seppure sequestrato Italcave, tutta la vicenda di Massafra dove sarebbe opportuno aprire un capitolo importante delle relazioni esistenti tra gli imprenditori e nel diffuso mondo politico per così dire anche d’informazione, ma questo è un altro discorso. Poi c’è tutta la vicenda delle discariche Ilva. Se questo è vero e questo è indubbiamente vero, se è vero che l’ARPA ha detto che questa cosa non andava bene, se è vero che la ASL ha detto che questa cosa non andava bene, io non vorrei che i silenzi e le accondiscendenze del Presidente della Provincia di Taranto, molto sensibile alle dinamiche delle discariche, molto sensibile nel suo ruolo politico – non sto parlando di altro, evidentemente – fossero per noi, come Regione anche, la soluzione di tutti i problemi e di tutti i mali. Allora, davvero grazie a tutti per l’attenzione che mostrerete oggi verso il nostro territorio e per il “no” che diremo con forza a questo aggravio di inquinamento di cui davvero, ma lo dico con il cuore in mano, le persone di Grottaglie, di San Marzano, di Taranto, di Massafra, del nostro territorio tarantino non ne possono più. E non è un fatto occasionale che poi registriamo il fatto che tantissime persone, giovani in particolare, cercano un futuro altrove, come spesso le indagini anche recenti dell’OCSE e anche i titoli di stampa raccontano, di tanta gente che da Taranto e dalla provincia di Taranto va a lavorare e va a vivere fuori. Non è un fatto occasionale, non è un fatto casuale, ma evidentemente è la conseguenza forte di un’assenza di lavoro, di un’assenza di percorsi formativi, ma di un aggravio di inquinamento che la metà, e anche di meno, basterebbe.
Allora, se ci sta a cuore l’inquinamento da Ilva, e ci sta a cuore l’inquinamento da Ilva, e se in maniera molto forte, giustamente, come Regione l’abbiamo sottolineato, l’inquinamento non è solamente figlio dell’Ilva, ma è figlio anche di altre dinamiche e di altre scelte, ed è figlio, per esempio, di queste discariche che accolgono rifiuti speciali.
Solo per dire, quindi, assolutamente grazie al collega Borraccino, grazie a tutti e che io approvo fortemente e, ovviamente, il mio voto sarà favorevole.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Consigliere Borraccino, ha chiesto di nuovo la parola? Prego.
Speaker : BORRACCINO.
Ringrazio tutti quanti i colleghi perché l’abbiamo fatta insieme, quindi questa non è la mia mozione, è la mozione di tutti i colleghi. Ringrazio l’intervento del collega Liviano e ringrazio anche il collega Morgante. Io, ovviamente, alle cose che lui ha detto rispetto alla gestione sono disponibile a discutere e a rispondere, ma non in questa sede perché, Luigi, questo è il momento dell’unità. Dobbiamo stare uniti. Poi magari la prossima volta facciamo una discussione anche monotematica sulla gestione dei rifiuti, eccetera, eccetera. In questo momento non ti rispondo per questo motivo, perché dobbiamo essere uniti e approvare la mozione.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Adesso procediamo al voto. Se non ci sono contrarietà, penso che possiamo votarla per alzata di mano. Chi è d’accordo? Chi è contrario? Chi si astiene?
È approvata all’unanimità.
Passiamo al primo punto all’ordine del giorno. È apparso Colonna, proposta di legge Colonna. Il relatore è il Presidente Pentassuglia.
Speaker : PENTASSUGLIA, relatore.
Signor Presidente, colleghi consiglieri, la modernizzazione del sistema agroalimentare ha favorito negli ultimi decenni la crescita ed il consolidamento di filiere lunghe, modalità di distribuzione dominate da imprese di grandi dimensioni e che operano su mercati globali, in cui la necessità di standardizzazione e di flessibilità di approvvigionamento ha portato all’omologazione delle colture produttive agricole e alla conseguente uniformità dei gusti e dei consumi, al deterioramento della diversità biologica e culturale e ad un consistente impatto ecologico dovuto ai molteplici passaggi intermedi della filiera, nonché alla forte riduzione della possibilità per il cittadino consumatore di esercitare un effettivo controllo sull’origine e sulle modalità di produzione di ciò che acquista e consuma.
Tuttavia, in anni recenti, accanto a questi processi e in conseguenza della crescente consapevolezza delle relative contraddizioni, si è assistito al moltiplicarsi di iniziative volte a ricondurre il prodotto agroalimentare al suo luogo di origine e a restituire visibilità e dignità al lavoro dei produttori. Nella gran parte dei casi, queste iniziative hanno assunto configurazioni organizzative riconducibili ad un modello di filiera corta, radicata, cioè, nel territorio in cui è prodotto e coltivato, quindi legata alle sue risorse naturali, culturali e sociali e fondata su concezioni diverse del produrre e del consumare.
Oltre alle garanzie di qualità e al risparmio, la filiera corta offre anche la possibilità di salvaguardare l’ambiente. È stato, infatti, stimato che un pasto medio percorre oltre 1.900 chilometri su camion, navi o aerei prima di arrivare sulla tavola. Consumare prodotti di filiera corta originari del territorio, quindi a chilometro zero, significa, perciò, ridurre considerevolmente le emissioni in atmosfera di gas nocivi, i numerosi passaggi di imballaggio e confezionamento, oltre a promuovere modelli virtuosi ed ecocompatibili di agricoltura locale.
La locuzione “a chilometro zero” identifica, dunque, una politica economica che predilige il prodotto locale garantito dal produttore nella sua genuinità e soprattutto consente un risparmio nel processo di trasporto del prodotto anche in termini di notevole riduzione dei costi ambientali.
Le politiche per la promozione di una alimentazione sana sono divenute sempre più una priorità di tutti i Governi nazionali e regionali, oltre che dell’Unione europea, e non possono che basarsi su strategie di rilancio e valorizzazione dei prodotti agroalimentari locali.
Gli agricoltori, operanti nei diversi territori, producono prodotti di qualità in molti casi con metodi biologici ed ecocompatibili, ma sono costretti a vendere a prezzi non remunerativi e ad imprese operanti in circuiti di grande distribuzione.
In tale contesto occorre tenere in considerazione l’evoluzione delle preferenze dei consumatori, i quali, oltre a ricercare i prodotti con prezzi più contenuti, sono oggi particolarmente attenti alle caratteristiche di qualità nutrizionali, di sicurezza, di eticità e di ecocompatibilità degli alimenti.
Favorire il consumo di prodotti del territorio freschi e stagionali vuol dire, perciò, allo stesso tempo, garantire un reddito adeguato ai produttori locali, assicurare una buona nutrizione, sostenere l’agricoltura di qualità legata alle realtà locali, tutelare l’ambiente e la biodiversità.
Il successo che sta riscuotendo il rinnovato modello di vendita diretta dei prodotti agricoli esprime in modo compiuto il diverso atteggiamento assunto dall’imprenditore agricolo nei confronti del mercato e le opportunità che esso presenta e conferma il crescente interesse del cittadino consumatore che trova nel rapporto diretto con la produzione la condizione ideale per garantirsi i prodotti agricoli che abbiano un diretto legame con il territorio di produzione.
Il punto d’incontro fra domanda e offerta, depurato da una serie di passaggi intermedi, consente da un lato una più adeguata remunerazione del proprio lavoro per l’agricoltore e dall’altro l’acquisto di prodotti agricoli garantiti a prezzi accessibili al consumatore.
La filiera corta, dunque, sempre più rappresenta la formula commerciale privilegiata dagli imprenditori agricoli in ragione degli indubbi vantaggi che ne derivano, in particolare nel caso in cui si tratti di realtà produttive di piccole e medie dimensioni.
Sul piano della legislazione nazionale l’impulso a questa nuova tipologia di vendita è stato fornito dal decreto legislativo n. 228 del 18 maggio 2001, la cui disciplina ha previsto profonde innovazioni rispetto a quanto previsto dalla normativa previgente. In particolare, per la prima volta è stata qualificata espressamente come attività agricola anche la fornitura di servizi finalizzati alla valorizzazione del territorio e del patrimonio rurale da parte dell’azienda agricola e se ne riconosce pienamente la multifunzionalità.
Tra le nuove disposizioni introdotte dal decreto legislativo n. 228 del 2001, si segnala la nuova formulazione dell’articolo 2135 del codice civile, che ridefinisce la nozione di imprenditore agricolo modificando in particolare l’individuazione delle attività ad esso connesse, ossia quelle dirette alla manipolazione, conservazione, trasformazione, commercializzazione e valorizzazione che abbiano ad oggetto prodotti ottenuti prevalentemente dalla coltivazione del fondo o del bosco o dell’allevamento di animali, nonché le attività dirette alla fornitura di beni o servizi mediante l’utilizzazione prevalentemente di attrezzature o risorse dell’azienda normalmente impiegate nell’attività agricola esercitata, ivi comprese le attività di valorizzazione del territorio e del patrimonio rurale e forestale, ovvero di ricezione e ospitalità come definite dalla legge.
Un’ulteriore importante novità è rappresentata dalla semplificazione degli adempimenti richiesti per l’esercizio della vendita diretta al dettaglio di prodotti agricoli e zootecnici provenienti in misura prevalente dalla propria azienda, la cui disciplina è desumibile dall’articolo 4 del citato decreto.
I modelli europei e italiani di sicurezza alimentare sono regolati da una legislazione generale, il Regolamento 178/2002 del Parlamento europeo e del Consiglio del 28 gennaio 2002, che stabilisce i requisiti generali della legislazione alimentare, fissando le procedure nel campo della sicurezza. I recenti Regolamenti comunitari costituenti il cosiddetto “pacchetto igiene” approfondiscono e precisano le tematiche della sicurezza alimentare e le modalità di applicazione del sistema HACCP. Risultano, quindi, superate le normative comunitarie in materia di autocontrollo basate sulla Direttiva 93/43, abrogata dal Regolamento 852/2004. Inoltre, l’applicazione del pacchetto igiene comporta l’abrogazione totale o parziale di numerose norme specifiche che disciplinano l’attività di diversi settori produttivi.
La proposta di legge si prefigge l’obiettivo prioritario di valorizzare nel territorio regionale i prodotti agricoli e agroalimentari a chilometro zero, ossia quelli che soddisfano congiuntamente i requisiti di sostenibilità ambientale e di qualità alimentare, promuovendone l’acquisto e il consumo sia da parte delle pubbliche amministrazioni che nel settore privato e garantendo ai consumatori un’informazione trasparente, puntuale ed efficace in ordine alla tracciabilità dei prodotti e dei prezzi.
Diversi sono gli interventi tesi a valorizzare e a promuovere l’utilizzo e la diffusione dei prodotti a chilometro zero previsti dalla presente proposta, le disposizioni per favorirne l’utilizzo nell’ambito dei servizi di ristorazione collettiva e nelle forniture di prodotti alimentari gestiti da enti pubblici, quelli per disciplinare la vendita diretta al dettaglio da parte degli imprenditori agricoli, le disposizioni in materia di commercio di tali prodotti e le previsioni in capo ai Comuni nella programmazione dei mercati a ciò adibiti, la previsione di contributi regionali a favore delle imprese del settore della ristorazione, dell’ospitalità e della lavorazione e trasformazione di prodotti agricoli che si approvvigionano di prodotti a chilometro zero.
Vengono disciplinate, altresì, le modalità di concessione agli operatori del marchio di filiera di nuova creazione denominato “Puglia chilometro zero”, un segno distintivo e una garanzia certificata che rappresentano un riconoscimento formale della provenienza e della qualità dei prodotti da utilizzare sugli articoli alimentari e sul menu degli esercizi di ristorazione e nelle imprese pubbliche. Sono, altresì, previste disposizioni per garantire ai cittadini le informazioni sulle iniziative promosse con la presente proposta, anche attraverso la creazione di un portale web a ciò dedicato e alcune norme tese a disciplinare il regime dei controlli e delle sanzioni in caso di infrazione.
Con tali misure si intende sostenere sul territorio regionale nuovi modelli di distribuzione e vendita e, contestualmente, valorizzare le piccole e medie imprese agricole, perlopiù a conduzione familiare, che operano sul medesimo territorio e ne preservano l’identità.
La presente proposta di legge si completa con le norme attuative contenute nella VI Sezione. Si ringrazia la Commissione tutta e le strutture assessorili per la proficua collaborazione. Si rimette il provvedimento al vaglio del Consiglio regionale.
Speaker : PRESIDENTE.
Grazie.
La parola al collega Marmo.
Speaker : MARMO.
Grazie, Presidente e colleghi consiglieri.
Io devo preliminarmente, signor Presidente, mostrare delle perplessità su questa proposta di legge del collega Colonna, delle perplessità perché dietro la mitologia del prodotto a chilometro zero, che è pur sempre un valore, ma è un valore relativo in una economia agricola come quella pugliese che è fatta sì di produzioni locali, ma è fatta soprattutto di grandi produzioni di massa, di un comparto agricolo fenomenale che non necessita di una legge a salvaguardia del panda che sta per andare in estinzione. Credo che la proposta di legge vada molto oltre le intenzioni, sebbene apprezzabili del collega Colonna. Va molto oltre perché si interseca con le norme sul commercio, crea un ulteriore marchio. Se andiamo all’articolo 5, ci inventiamo il marchio Puglia a chilometri zero.
La Puglia, invece, è caratterizzata non per produzioni di nicchia e non solo per produzioni di nicchia, ma per grandissime estensioni di produzioni cerealicole, di produzioni olivicole, viticole e attualmente si sta incrementando anche un’antica coltura che la Puglia aveva dismesso e delegata agli altri Paesi del Mediterraneo e agli Stati Uniti, che è la coltura del mandorlo. Quindi, le quattro grandi colonne sulle quali si basa l’agricoltura pugliese. Poi ci sono tante produzioni di nicchia, tante produzioni di nicchia che quando poi si affacciano, così come è scritto nella norma, alla commercializzazione on line allora non ce la fanno più ad essere di nicchia e quelle produzioni diventano produzioni di nicchia camuffate. Non ce la fa più il fornitore a star dietro alle richieste e utilizza le produzioni industriali per ottemperare alle richieste che arrivano ai produttori.
C’è una semi pregiudiziale, mi permetto di chiamarla così, rispetto a questa proposta di legge che mi porta ad osservarla ben prima che venga approvata. Se andate a scorrere gli articoli, molti degli articoli proposti, tranne alcuni che determinano, come ho detto prima, l’articolo 5, il marchio Puglia a chilometro zero, una invenzione, diciamo, la promozione delle risorse genetiche autoctone, nessuno di noi immagina che abbiamo in Puglia la Banca del germoplasma, che probabilmente è stata abbandonata a sé stessa, una delle più ricche banche del germoplasma del Mediterraneo, a cui probabilmente bisognerebbe dare uno sguardo e chiedere al Ministero di rinforzare l’esistenza di quella struttura, gli ipotetici centri di trasformazione di comunità, poi la vendita diretta dei prodotti agricoli, i mercati riservati alla vendita diretta, questa intersecazione con il commercio che già esiste, e poi le disposizioni in materia di commercio dei prodotti a chilometro zero, come se fossero enormi, campagne di informazione regionale su produzioni che sono, secondo me, limitate, un portale della Regione dove si va a individuare quali sono le aziende che commercializzano prodotti a chilometro zero e poi le attività di controllo, che vengono peraltro demandate alle Province e ai Comuni, e come tutte le leggi regionali, ma proprio tutte le leggi regionali… Mi fa specie che non solo quelle del Governo regionale, che si arroga la decisione di trasferire ai Comuni competenze e controlli, ma non gli trasferisce né uomini né risorse né materiale operativo per muoversi in quel settore. Anche i consiglieri propongono che la Regione, le Province e i Comuni, nell’ambito delle proprie competenze, esercitino i controlli, a meno che questi non siano già stabiliti da leggi nazionali o altre leggi regionali, e il rispetto della normativa europea.
Colleghi, l’articolo 3 di questa proposta di legge stabilisce un criterio, quello che è definito dal proponente “criteri preferenziali”, ma i criteri preferenziali, così come è scritto in quest’articolo, violano le norme del mercato, violano le norme che stanno alla base di quella che è la convivenza europea in materia di mercato, tanto è vero – lo dico sommessamente agli uffici e alla Presidenza – che di un tema simile, per alcuni articoli addirittura uguale, vige in questa Regione la legge n. 38 del 19 dicembre 2008, proposta dal sottoscritto e approvata all’unanimità dal Consiglio regionale, approvata all’unanimità dopo molte discussioni in Commissione e in Consiglio. Quello che qui è l’articolo 3, in quella legge, la n. 38/2008, è l’articolo 2. Noi ci domandammo se potevamo inserire questo elemento di violazione delle leggi del mercato, cioè la preferenza per chi produce pasti per le mense pubbliche con prodotti locali. Noi ci adeguammo, invece, su un’altra ipotesi, che era già passata al vaglio del controllo della Commissione europea, ed era la legge simile, se non uguale, a quella nostra del 2008 approvata dalla Regione Veneto e passata al vaglio del controllo europeo.
Noi ci limitammo, in quella legge, a dare un’indicazione: i prodotti agricoli di origine regionale dovevano essere in misura non inferiore al 50 per cento, lasciando, naturalmente, quello che è ovvio, che molte volte le produzioni industriali garantiscono, ben più di quelle a chilometro zero, salubrità, efficienza, controlli, più che controlli dell’HACCP, come è stato detto nella relazione. Noi andiamo a dire a chi ci fa veramente il capocollo di Martina Franca e lo fa secondo la tradizionale ricetta pugliese, di affumicatura del capocollo di Martina Franca, che lo dobbiamo fare secondo le norme di igiene, che altrimenti non lo permetterebbero. Quindi, avremmo escluso un prodotto locale così importante. L’ho preso solo come esempio.
Noi trovammo la mediazione andando a verificare quello che era successo nella legge della Regione Veneto e lo riportammo in questa legge. Ora, la domanda che faccio alla Presidenza, agli uffici è questa: secondo voi, possiamo procedere all’approvazione di una normativa che per il 60 per cento è simile a quella della legge n. 38 del 2008. Una Regione si può permettere di approvare due articoli simili o uguali, dove cambia solo qualche frase, qualche periodo? Questa è la domanda.
Ricordo all’Aula che gli uffici dell’allora Governo regionale commisero ovvero non commisero, non fecero quello che avrebbero dovuto fare, e cioè la notifica della legge del 2008 agli uffici di Bruxelles per la verifica della compatibilità con il Dipartimento Mercato della Commissione europea. Noi ci troviamo di fronte ad una legge esistente e ad una proposta di legge simile, che ha alcuni articoli che sono, se li andate a leggere, sostanzialmente gli stessi.
Io non credo che questa sia una buona operazione, oltre al fatto che la Puglia, lo ricordo, si è già dotata del marchio Prodotti di Puglia, Prodotti di Qualità di Puglia. C’è già un marchio. Io consiglierei a chiunque di evitare la creazione di nuovi marchi, di questo marchio a chilometro zero. Pongo delle questioni che sono di procedura e di sostanza. La procedura è che non si possono approvare norme che già esistono, quindi il lavoro che bisognerebbe fare è eliminare tutte le cose che sono già previste nella legge n. 38 e che questo Governo regionale, gli uffici della Giunta, che sono preposti alle notifiche a Bruxelles, notifichino finalmente la legge n. 38 già esistente. Poi si va a valutare come procedere con quest’altra normativa, che crea altre questioni, come i Consorzi. Già è difficile in Puglia creare un Consorzio, creare una cooperativa, i centri di trasformazione di comunità. Pongo delle questioni che sono, secondo me, rilevanti, di forma e di sostanza sulla procedibilità.
L’articolo 3 così come è scritto non può essere accolto per il semplice fatto che non ci può essere una preferenza tout court dell’introduzione nelle mense pubbliche di produzioni locali esclusivamente. Bisognerà discutere su questo e verificare quello che l’Aula ritiene di dover verificare. Queste sono le due questioni preliminari che sollevo. Poi verificheremo se ci sono emendamenti o altre opinioni discordanti.
Speaker : PRESIDENTE.
Grazie.
Non vedo altri iscritti, o no? Allora, la parola alla collega Franzoso.
Speaker : FRANZOSO.
Grazie, Presidente.
Io sottoscrivo, ovviamente, quanto ha dichiarato fino a questo momento il mio Capogruppo, ma vorrei aggiungere qualcosa in più, qualcosa in più in riferimento al chilometro zero.
La proposta di legge definisce, fin da subito, che cos’è un prodotto a chilometro zero e dice “quel prodotto agricolo per cui dal luogo di produzione al luogo del consumo si producono meno di 25 chilogrammi di CO2 equivalente per tonnellata”. Ora, io chiedo a voi, chiedo al collega Colonna come è possibile stabilire la produzione di 25 chilogrammi di CO2 equivalente per tonnellata. Personalmente lo ignoro. Quindi, già qui io inizio a vedere un problema.
Ovviamente questa produzione, questi 25 chilogrammi di CO2 per tonnellata vengono menzionati perché il nesso logico è evidente: più corta è la filiera, cioè produttore e consumatore, meno emissioni si producono. Ma da un punto di vista scientifico questa affermazione è stata dimostrata? C’è un recente studio scientifico da parte del Ministero dell’ambiente e dell’agricoltura della Gran Bretagna che ha smentito questa tesi, perché ha asserito che l’indice di compatibilità ambientale non è quello relativo al trasporto, bensì al metodo di produzione.
Speaker : PRESIDENTE.
Un po’ di silenzio, per favore.
Speaker : FRANZOSO.
Posso? Bensì al metodo di produzione. In più, aggiunge che le varie emissioni sono più presenti nelle imprese piccole e meno presenti nelle imprese grandi. È evidente, perché le grandi imprese investono in tecnologie, in mezzi e in strumentazioni, che sono a livello ambientale meno impattanti, le piccole imprese restano più indietro dal punto di vista dell’innovazione tecnologica.
Se da un punto di vista scientifico non resta in piedi lo slogan ambientale, è evidente che l’intento della proposta di legge è, in un certo qual senso, avvantaggiare quei produttori locali che sono talmente tanto piccoli da non farcela a reggere la concorrenza e la competitività con il mercato globale e con le imprese del mondo agricolo nella loro generalità. Ma è davvero a loro vantaggio quello che si propone questa proposta di legge? Oltre a quel mondo agricolo, di cui tutti siamo fieri e di cui tutti ci vantiamo, di cui parlava il collega Marmo, cioè il mondo agricolo pugliese, che riesce addirittura ad esportare i propri prodotti... Io leggevo Vinitaly: ogni due bottiglie prodotte, una bottiglia prende la via dell’estero. C’è quel mondo dei piccoli agricoltori, dei piccoli produttori locali che arranca, ma come li aiutiamo? Falsando il mercato? Pensando che non viviamo nell’era del mercato globale, ma che possiamo ritornare all’autarchia, al protezionismo, fondamentalmente abituandoli a quello che potrebbe essere un palliativo momentaneo, ma non una regola di mercato che li aiuta e li abitua a vincere?
Quello che bisognerebbe fare in favore dei piccoli produttori locali pugliesi, che hanno imprese piccole, frammentate, perlopiù con manodopera anziana e costi elevati di produzione rispetto alla grande filiera, è esattamente l’opposto, cioè indicare loro la strada per mettersi insieme, indicare la strada per iniziare a ragionare con una logica industriale che consenta loro di sfidare il mercato, ma il mercato vero, non quello artefatto, quello che vogliamo costruire con questa proposta di legge. I nostri prodotti devono vincere non in Puglia. In Puglia, ma soprattutto fuori dalla Puglia.
Se da un punto di vista ambientale e da un punto di vista meramente economico, questa proposta di legge, a mio avviso, non resta in piedi, mi chiedo quale sia il motivo per approvarla. Paradossalmente, quest’Aula sta agendo secondo la moda del momento, e me ne dispiace. Questa proposta di legge è marchiata di retrotopia, cioè nostalgia del passato. Invece un legislatore che si rispetti deve essere ispirato dalla utopia, la proiezione verso il futuro. È alla proiezione verso il futuro, è guardando al futuro che noi dobbiamo aiutare i nostri produttori locali, quelli piccoli, e non ritornare indietro. Perciò, fin da adesso, esprimo la mia contrarietà alla proposta di legge e mi auguro che l’Aula voglia riflettere su quanto fin qui vi ho raccontato. Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Grazie. La parola al collega Trevisi.
Speaker : TREVISI.
Grazie, Presidente. Brevemente. Volevo fare una considerazione su un’altra nostra proposta di legge che potrebbe far raggiungere l’obiettivo comunque dello scambio della filiera corta senza magari avere una struttura non tanto applicabile. Mi riferisco alla legge sulla moneta complementare. In pratica, questa legge, che è stata presentata circa un anno fa e non ho idea di quando sarà discussa in Commissione, ha proprio l’obiettivo di favorire gli scambi sulla filiera corta, creando un circuito di compensazione dove solo le aziende pugliesi possano scambiare beni e servizi utilizzando una moneta complementare. L’obiettivo praticamente è identico. Si riesce a realizzare molto facilmente favorendo il made in Puglia superando poi tutte le difficoltà come quelle di cui parlava prima la collega Franzoso. Ecco perché volevo solo porre all’attenzione del Consiglio anche questa legge, che potrebbe raggiungere lo stesso obiettivo di favorire gli scambi in filiera corta, però con un meccanismo molto intelligente che produrrebbe un sacco di utili e vantaggi per le imprese pugliesi.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Bene. Non vedo altri iscritti. Si è prenotato il collega Casili.
Speaker : CASILI.
Grazie, Presidente. Giusto a beneficio un po’ di tutti, se posso permettermi, per fare un po’ di chiarezza. Chiaramente nessuno vuole e non è intenzione… Anche noi poniamo alcune perplessità pur avendo votato in Commissione la legge, ma credo che sia intendimento da parte di tutti non quello di fare una legge retorica, ultronea rispetto a quanto già prevede la nostra Regione. Chi mi ha preceduto ha parlato di certificazioni biologiche, di PAT, di prodotti agricoli tradizionali e di una serie di etichettature di cui già la nostra Regione si è dotata.
Però, questa dicotomia tra prodotti agroindustriali e prodotti più marginali dobbiamo cercare anche di fare uno sforzo e superarla, perché l’agricoltura di tipo industriale la si fa, nella nostra regione – mi ha anticipato il collega Marmo – abbiamo un tipo di agricoltura, certamente, ma ce n’è anche un’altra, che è l’agricoltura più marginale, quella fatta di presidi, che chiaramente non può scontare logiche commerciali che vengono utilizzate per altri tipi di agricoltura. Quindi, è anche giusto e corretto porre l’accento su forme di agricoltura che siano strettamente legate a quel singolo territorio.
È pur vero che molto spesso – ecco il punto importante da porre all’attenzione del Consiglio – molti prodotti a chilometro zero sono peggiori rispetto a prodotti provenienti da agricoltura convenzionale, perché il contadino che ha il suo appezzamento magari abusa di un determinato fitofarmaco o perché magari non lo sa utilizzare o perché non si trova all’interno di una filiera, seppure una filiera fatta di prodotti locali, con le giuste garanzie, non fanno i quaderni di campagna, non scrivono quello che fanno e tutti i procedimenti che adottano in campo. Per cui, rispetto a nomi che evocano, appunto, una qualità del cibo dobbiamo porci degli interrogativi importanti.
Io vedo che nelle definizioni sono riportati i prodotti di qualità certificati, cioè i prodotti provenienti da agricoltura biologica, ma quelli hanno già un loro percorso ben delineato, anche il loro percorso commerciale ed economico. Quindi, chiedo al proponente, al consigliere Colonna, per cercare di rafforzare questa legge e non correre il rischio che è stato paventato dai colleghi di minoranza che sono intervenuti, dobbiamo cercare di porre le dovute attenzioni a quanto effettivamente poi succede in campo, altrimenti, ripeto, il rischio è quello di creare una legge che nella sostanza è vuota. Del resto, i passi avanti fatti da questa Regione… Noi abbiamo i PAT, però non so quanti colleghi sanno di questi prodotti tradizionali, che all’interno evidentemente hanno un percorso legato anche al germoplasma locale, cioè a un recupero genetico di quelle colture che hanno fatto parte della nostra storia.
Eppure, in quel caso non siamo stati in grado di promuovere questi patti come li avremmo dovuti promuovere effettivamente. Abbiamo un’agricoltura biologica che molto spesso in questa regione è una finta agricoltura biologica, perché la maggior parte delle aziende biologiche prendono i soldi, le risorse, i contributi da parte della Comunità europea però, poi, bluffano in campo perché fanno tutt’altro che agricoltura biologica.
Lo dico alla consigliera Franzoso, che giustamente guarda con attenzione questi temi. Togliamoci un attimo la dicotomia industriale e agricoltura più marginale, chiamiamola così, più residuale, più presidiale. Sono due cose differenti. È chiaro che la regione agricola più importante del Paese deve guardare anche un’agricoltura di ampio respiro che punti all’innovazione, però noi sappiamo quanto sia importante guardare a quegli aspetti di agricoltura più presidiale – passatemi il neologismo – legati a quel singolo presidio, che guarda cioè a quel territorio e che tiene in piedi anche una parte delle nostre tradizioni, che evidentemente è difficile enucleare, poi, in un discorso più industriale a seguito di un meccanismo, anche all’interno di quella filiera, molto particolare. Dobbiamo, quindi, porre attenzione anche in quel caso.
Questa legge lo fa? Questa è la domanda che pongo a tutti i consiglieri. Fino ad oggi, la sfida sui prodotti di qualità nella nostra regione non l’abbiamo vinta. Se pensiamo ad Altamura, territorio da cui proviene il collega Colonna, o a tutto quel comprensorio, con i prodotti da forno che vengono fatti, quindi il pane e quant’altro, abbiamo tutta una serie di trasformazioni che oggi è mistificata, edulcorata da parte di un mercato. Mi dispiace per quel tipo di economia legato a quel singolo territorio che, invece, dovremmo cercare di tutelare e valorizzare, perché effettivamente sviluppa delle economie. Eppure, trasformano grani provenienti da altre parti del territorio, grani, per la verità, di scarsa qualità provenienti dal Canada e quant’altro. Chi sta vicino a queste famiglie che fino ad oggi hanno campato e hanno permesso anche ai figli di studiare, di portare avanti e di fare anche impresa?
Se questa legge ha questa forza, forse possiamo essere tutti d’accordo, senza caricarla di significati, a capire che la nostra Regione oggi, dal punto di vista dello sviluppo e della valorizzazione del marketing sulla qualità, purtroppo sconta delle criticità che ormai sono decennali. Guardiamo questi aspetti, forse si può ragionare. Io non lo pongo tanto, collega Marmo… Io, tra l’altro, in fase di assestamento di bilancio credo l’anno scorso ho proposto un emendamento per favorire il consumo all’interno delle mense scolastiche e ospedaliere di prodotti. Questa è una parte, secondo me, importante, sempre però con le dovute garanzie che quell’agricoltore stia attuando effettivamente un tipo di agricoltura sostenibile, anche perché sennò è più che evidente che i 25 chilogrammi di anidride carbonica consumati all’interno di quel processo rimangono solo uno spot.
Concludo il mio intervento. Se è una legge che punta semplicemente a enfatizzare, a fare uno spot del chilometro zero questo non va bene. Se, invece, è una legge che sensibilizza tutto il Consiglio regionale a una nuova sfida di questa Regione, e mi dispiace che manchi l’assessore Di Gioia…
Molto spesso in questo Consiglio ho parlato di agricoltura biologica e di un finto biologico, ho parlato dei nostri prodotti tradizionali che vengono portati avanti con poco sforzo da parte della Regione. Abbiamo parlato di un po’ di temi che effettivamente sono una risorsa importante, un reddito importante per i nostri agricoltori.
Veramente concludo dicendo che non può essere vista l’agricoltura solo in un modo. Oggi l’agricoltura in Puglia è diventata multifunzionale e guarda a più aspetti. È più che evidente che non possiamo pensare solo alle grandi produzioni, ma bisogna pensare anche a tutto ciò che ruota intorno agli agriturismi, ruota intorno alle masserie sociali, alle masserie didattiche, agli interni dei nostri territori perché l’agricoltura di un certo tipo crea anche dei paesaggi importanti e i paesaggi più importanti di questa Regione, i paesaggi delle Puglie sono stati creati proprio da queste forme di agricoltura presidiale, queste forme di agricoltura fortemente legate al territorio.
Concludo dicendo che se questa legge mira anche a sistemare alcuni vuoti che ci sono all’interno della nostra Regione in ordine alle colture biologiche, ai prodotti tradizionali, a fare anche un po’ di sistema su tutto ciò, trova il consenso da parte del nostro Gruppo, che è molto sensibile sulla qualità del cibo, sulla storia e sulla genetica delle colture autoctone. Altrimenti, ripeto, rimane una legge che troverà magari la possibilità di comparire sui giornali o sulla stampa, ma poi a livello reale di ritorno sul territorio avrà poca forza.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Grazie.
La parola al collega Colonna.
Speaker : COLONNA.
Grazie, Presidente. Buongiorno.
Io ringrazio i colleghi che, con i loro interventi anche critici, prestano attenzione. Questo vi onora e onora tutti noi, perché effettivamente anche accenti critici sono un segno di affetto, Francesca.
Intanto faccio una premessa generale. Non che questo condizioni le valutazioni di quest’Aula, è una proposta di legge che ha conseguito un parere favorevole all’unanimità in IV Commissione. E ringrazio ancora per la grande motivazione e l’entusiasmo che guidano quella Commissione, che si esprime attraverso l’azione del Presidente Donato Pentassuglia, e anche tutti i colleghi di quella Commissione, che ha una effervescenza particolare.
Io non sono un illuso e credo che chiunque evochi l’espressione “chilometro zero”, che non è nemmeno corretta in fin dei conti per quello che dirò, non sia un illuso. Non è una legge sulla qualità dei prodotti, non è una legge sulla certificazione dei prodotti agricoli e agroalimentari, non è nemmeno una legge sull’economia, per cui potrebbero essere preziose e pertinenti le osservazioni di Francesca Franzoso, ad esempio, e sulla qualità le giuste osservazioni che sviluppava Cristian Casili. Non si occupa di questo la legge, né la legge si arrischia a essere fuori dal tempo. Non è una legge che erige barriere, confini, piuttosto è una legge che cerca di recuperare un senso di appartenenza. Spesso viene declinata ed evocata la parola “bellezza” in tanti contesti. Mi permetto una nota personale: proprio ieri, declinando questa parola con un rappresentante del Parco nazionale dell’Alta Murgia, ad esempio, io l’ho declinato in questa maniera. È bellezza il recupero di una connessione intima, profonda tra ciascuno di noi e la propria terra, la propria storia. In un’epoca di sfaldamento di muri, di barriere che si vanno ad erigere, la cura della politica dovrebbe essere non quella di alimentare diffidenze, rancori, divisioni, ma di fare un’opera di ricamo, di ricucitura dei rapporti, delle relazioni, dei sentimenti, una rivitalizzazione del genius loci, aveva un senso quell’espressione, cioè l’anima di un territorio.
Quest’opera tocca la politica, secondo me, che deve recuperare questo spirito guida, deve interpretare il tempo e aggiornare gli strumenti. Questa legge, molto più modestamente rispetto alle ambizioni che pure i colleghi si pongono, si occupa di questo, si occupa di costruire delle alleanze territoriali. Non promuove l’agricoltura pugliese. Sarei un illuso. Promuove, invece, forme di approccio al territorio, al consumo, alla distribuzione, e così via. Si preoccupa di costruire una rete di relazioni. Come dice Francesca, è vero, è un dramma la solitudine di tanti agricoltori, produttori, piccole imprese di trasformazione, ma il compito della politica è proprio quello di metterli insieme, esaltando la loro specificità e non annullandola secondo le giuste logiche del mercato, che omologano, imprimono, guidano, distribuiscono, fanno pubblicità. Noi dobbiamo mettere insieme questi tasselli. Questo è un tentativo. Noi agiamo per approssimazioni, si spera al rialzo ogni volta, tentativi diretti a ricucire queste relazioni, rinsaldare legami e alleanze, che poi si sintetizzano, in questo caso, nella formula “il sistema della filiera corta”. L’idea della filiera mi piace. La teoria, i pezzi messi uno dietro l’altro, che non possono essere annullati nella loro soggettività individuale.
Quindi, vi prego, non indugiamo in timori, che ritengo fondati, perché non è questo l’oggetto della legge.
Andando sul piano del merito di alcune osservazioni, questa legge, ripeto, non si occupa di certificazione. Sì, un po’ toccando, facendo gioco anche sulla leva comunicativa, istituisce questo marchio, il segno distintivo Puglia a chilometro zero, ma qualcosa di evocativo, che recupera anche un orgoglio della nostra terra, delle nostre produzioni, ma nulla di più.
La legge dice che dobbiamo occuparci o meglio la legge si occupa di quei prodotti non a chilometro zero e nemmeno dei prodotti regionali, si occupa di prodotti agricoli e agroalimentari che rispondono a quella duplice condizione, che non producano, dalla produzione al consumo, una quantità di anidride carbonica che superi quella percentuale… Sono parametri, Francesca, che non ho inventato io. Nella mia opera di ricamatore, perché io ho un ricordo infantile delle ricamatrici che erano dietro casa mia, che erano dietro la porticina. Nella mia opera di ricamatrice, di artigiano del diritto non ho fatto altro che riprendere un parametro che è sancito nella nostra legislazione pugliese. La legge sui GAS (Gruppi di Acquisto Solidale), vale a dire la legge n. 43 del 2012, di pochi anni fa, definisce prodotti agroalimentari a chilometro zero quelli dove si produce meno di 25 chilogrammi di CO2 equivalente per tonnellata e così via. Ho ricucito i pezzi.
L’altra condizione qual è per poter qualificarsi come prodotto a chilometro zero ai sensi di questa legge? Non ecceda la produzione di CO2 oltre quel parametro, che poi significa, in soldoni, stando a studi non miei, che sostanzialmente si tratta di 110 chilometri per tonnellata. Non è l’orticello sotto casa quello di cui ci stiamo occupando. Ci stiamo occupando di una rete, di un contesto, di un ambito a cui però si deve abbinare l’altra condizione a cui faceva riferimento Cristian, cioè prodotti certificati secondo quelle regole che devono essere rispettate quindi biologici, prodotti di aree protette, prodotti stagionali, marchi collettivi, IGP e così via.
C’è questa duplice condizione. Perché questo parametro? E qui vado a Nino Marmo, che offende la sua intelligenza se pensa che io possa aver mai pensato ad un plagio tentativo maldestro di pace di una sua opera. Il problema è che la sua legge, quella del 2008, la n. 38 del 2008, è stata una legge mai attuata, ma non è stata mai attuata e mai trasmessa giustamente ai fini dell’applicazione del regime de minimis all’Unione europea per un motivo semplice: è stata, di fatto, tenuta inapplicata nel cassetto in quanto la Corte costituzionale, intervenendo sulla legge a cui facevo riferimento prima, quella sui GAS, ha bocciato il riferimento alla promozione di prodotti regionali. Questo è il grande limite della legge n. 38, riprodotto quell’errore anche nella legge sui GAS del 2012. La sentenza della Corte costituzionale n. 292/2013 colpì dichiarando incostituzionale la legge sui GAS e, quindi, anche quella del 2008 del Presidente Marmo, in quanto il riferimento in quelle due leggi era alle produzioni agricole regionali. Sì, Francesca, quello sì, i confini, le barriere amministrative che non esistono. La mia proposta di legge si muove su un altro territorio, quello di contesti territoriali.
Prima Cristian evocava la mia provenienza: lì si immagina un contesto territoriale, che è il Murgiano, che va al di là dei confini dei comuni, dei limiti territoriali del Parco nazionale e così via, parla a contesti territoriali, che poi si esemplificano attraverso segni distintivi, marchi collettivi e così via.
La Corte costituzionale cosa disse a questo riguardo? “La disposizione […] nella parte in cui include tra i prodotti la cui utilizzazione garantisce priorità nell’affidamento dei servizi di ristorazione collettiva da parte di enti pubblici anche i prodotti trasformati all’interno del territorio regionale, a prescindere dal livello di emissioni di anidride carbonica”. Cioè, la Corte costituzionale cinque anni fa diceva che il riferimento non può essere la regionalità del prodotto, i parametri devono essere altri, come quelli agganciati alla sostenibilità ambientale e, quindi, alla produzione di anidride carbonica.
Allora, mettendo insieme questi pezzi, esce fuori un tentativo, ovviamente limitato, come tutte le cose umane, e soprattutto le mie cose, e quelle frutto di un lavoro che si è arricchito dei contributi di tutti i colleghi della Commissione agricoltura, in questa proposta che è all’attenzione dell’Aula.
Secondo punto. Quindi, anche le perplessità di Nino Marmo devono considerarsi assolutamente superate, proprio perché questa legge supera quella difficoltà. Anche il tentativo dell’allora assessore Nino Marmo, Presidente Marmo, era quello di registrare questa forza, questo tentativo di esaltazione di una dimensione territoriale. Hanno autorizzato quello strumento. Bene, prendendo atto degli esiti andiamo avanti, riprendiamo il percorso. Non è in contraddizione. Riprendiamo il percorso.
Anche in riferimento all’affidamento nei servizi di ristorazione pubblica, l’articolo 4, la proposta di legge si attesta prevedendo un livello mediano. Non dice, come la legge n. 38, che le Amministrazioni pubbliche devono garantire – perché così era scritto nel 2008 – il 50 per cento di prodotti agricoli a chilometro zero, e così via.
Preso atto delle osservazioni che tu facevi, Francesca, la concorrenza, il mercato, il Codice degli appalti, e così via, noi ci attestiamo su un livello mediano di realtà, che è quello di prevedere che le stazioni appaltanti, nell’affidamento dei servizi di ristorazione (pensiamo alla ristorazione scolastica, alla ristorazione nel sistema sanitario), devono prevedere nei capitolati un criterio preferenziale, non di più. Non lo dico qui io. Lo dice, anche qui, la normativa nazionale, su cui ci siamo attestati. Codice degli appalti n. 50/2016, articolo 144: “La valutazione dell’offerta tecnica tiene conto di una serie di fattori, quali, oltre la qualità [...], nonché i prodotti provenienti dal sistema di filiera corta”. Articolo 144 del decreto legislativo n. 50/2016. Ancor prima, nel n. 128/2013 (Misure urgenti in materia di istruzione, università e sistema scolastico in generale), anche lì, si prevedeva ancor più esplicitamente che i bandi delle gare d’appalto (scuole, università, asili e così via) devono prevedere – i bandi di gara – che sia garantita un’adeguata quota di prodotti agricoli, ittici e agroalimentari provenienti dal sistema di filiera corta.
Questo è il quadro di riferimento su cui noi stiamo ragionando e su cui stiamo lavorando. Infatti, nella proposta di legge si dice semplicemente che le stazioni pubbliche appaltanti non devono imporre, ma prevedere un criterio che premi chi nell’offerta si propone di utilizzare, almeno per il 35 per cento, la quota di prodotti a chilometro zero.
La legge, poi, si muove su altri versanti. Il sostegno all’attività ricettiva, all’attività privata ricettiva, di ristorazione che, appunto, utilizzi e valorizzi questi prodotti. Si muove sul settore del commercio. Anche qui la soluzione di cautela qual è stata? Non è stata quella di prevedere o imporre percentuali di riserva nella vendita nel commercio. Si dice semplicemente che le attività commerciali che riservino almeno il 10 per cento dello spazio commerciale alla vendita di questo tipo di prodotti possono beneficiare, riconosciuti dai Comuni, di sgravi, esoneri nei tributi locali. Ancora, la migliore e più dettagliata disciplina della vendita diretta. Anche qui è una previsione già di una norma nazionale. Noi andiamo oltre chiarendo un aspetto dubbio al riguardo, anche suffragati da un orientamento del Ministero, che si spinge a dire che la vendita diretta deve avvenire sulle superfici dell’azienda, non solo quelle dell’azienda intesa in senso fisico, ma azienda intesa in senso giuridico commerciale, quindi prevedendo la vendita diretta anche su superfici in qualunque posto ubicate, ma che siano collegate funzionalmente all’attività di impresa dell’azienda agricola.
Ancora, posteggi riservati nei mercati pubblici, la previsione per i Comuni di riservare nella pianificazione urbanistica degli spazi per il mercatino per la vendita diretta. Insomma, è una legge organica. Chiudo, Presidente.
A titolo di informazione e non di orgoglio, sarebbe l’articolato normativo più completo, più organico nel panorama legislativo delle Regioni italiane. L’unico precedente più vicino per organicità è la legge della Regione Lazio, la legge n. 14 del 2016, che però non si occupa di tanto. Per il resto, la legislazione regionale è attestata su interventi più parcellizzati, più frammentari e anche più risalenti.
Io sono convinto che questa sia un’opportunità per tutti quanti noi, avendo ben presente che non c’è la soluzione e non c’è la promozione dell’agricoltura pugliese che viaggia altrove, ma c’è solo il tentativo di esaltare fino in fondo il lavoro e il collegamento tra chi lavora e il territorio regionale. Per questo, auspico che, con il contributo di tutti, questa legge possa essere approvata e quindi sortire i migliori risultati possibili per la Puglia.
Speaker : PRESIDENTE.
Grazie. La parola al collega Zullo.
Speaker : ZULLO.
Presidente e colleghi, avrei voluto non intervenire, però chiaramente il voto del mio Gruppo, che rispecchierà il voto che abbiamo espresso in Commissione, penso che debba essere motivato. Ed è per questo che io intervengo, anche perché partiamo da un presupposto: ogni proposta di legge non è mai perfetta. Tutto è perfettibile, attraverso il lavoro che si compie in quest’Aula, attraverso gli emendamenti che possono essere proposti, ma anche e soprattutto attraverso il monitoraggio degli effetti e dell’efficacia che poi la legge determina sul territorio e sulle nostre collettività. Quindi, quando il collega Casili diceva “se la legge ha questo valore va bene, se non ha questo valore va male”, io penso che il tempo ci dirà se gli effetti sperati che questa legge contiene avranno avuto successo o insuccesso.
Io dico quello che pensiamo noi, come Gruppo. Noi pensiamo, molto praticamente, con parole molto semplici, senza discorsi arzigogolati, a quello che vorremmo. Se io vado in un ristorante, vorrei che ci sia la bottiglia di vino prodotta nella nostra zona, vorrei che ci sia l’olio prodotto nella mia zona, non vorrei che ci sia l’olio toscano o il vino veneto. Non discuto la qualità di quei prodotti, ma vorrei che ci fossero i prodotti della mia zona, che producono i produttori della mia zona e del mio paese. Se ho un figlio o una figlia che va in una mensa scolastica, mi piacerebbe che le mozzarelle siano quelle prodotte dal caseificio del mio paese e non quelle della Invernizzi o di altra azienda, perché il mercato globale non è quello che ci deve attrarre e non è quello che noi dobbiamo pensare possa essere la panacea di tutti i mali. Anzi, io ho visto molte aziende di grandi dimensioni attingere ai finanziamenti dello Stato, ricattare lo Stato con una serie di soggetti che minacciano di porre in mezzo alla strada mettendoli in cassa integrazione, dopodiché interviene lo Stato, gli dà dei soldi, poi si riprende e dopo due anni cassa integrazione, quando il vero sistema pregnante e portante della nostra Italia è la piccola e media impresa, che pagano le tasse, pagano tutte e sono controllate. Così come ho visto la grande impresa procedere in azioni fallimentari guidate, a concordato preventivo, alla continuità in concordato preventivo, dove chi paga le spese sono i dipendenti, i lavoratori e i fornitori di queste imprese. Per cui, la grande impresa non mi prende.
Mi prende, invece, chi sceglie di essere piccola e media impresa. Non è detto che tutti debbano essere guidati da noi per fare squadra e fare la grande impresa per misurarsi nel mercato globale. C’è anche chi sceglie volontariamente, volutamente di essere quella piccola e media impresa che deve servire un territorio, partendo anche dalle risorse di questo territorio.
Penso che su questo vada pesato il giudizio su questa proposta di legge. Noi, quando giudichiamo una proposta di legge, guardiamo il fine e guardiamo i princìpi che sottendono questa proposta di legge. Il fine e i princìpi che sottendono questa proposta di legge per ora ci ammagliano, dicendo anche che le procedure all’HACCP le devono osservare tutti, sia la piccola che la media impresa, sia l’esercente a livello individuale, perché sono procedure che vanno nella direzione della tutela dell’igiene e della salubrità degli alimenti, quindi della salute del consumatore.
Il Codice degli appalti – chi mi ha preceduto l’ha detto molto chiaramente – non esclude né pensa che ci possa essere un favoritismo nel momento in cui si dà una possibilità, che è quella riportata nella legge. Per cui, bene ha fatto il collega Perrini in Commissione a votare favorevolmente su indicazione del Gruppo. Non ci rimangiamo questo giudizio favorevole sulla proposta di legge oggi in discussione. Se c’è qualche emendamento che può essere proposto per migliorarlo lo valuteremo, ma nel complesso noi voteremo favorevolmente questa proposta di legge.
Speaker : PRESIDENTE.
Grazie.
La parola al collega Damascelli.
Speaker : DAMASCELLI.
Grazie, Presidente.
Come è noto, all’interno della IV Commissione agricoltura io ho espresso parere positivo in favore di questa proposta di legge perché tuttora sono favorevole alle linee di principio che questa proposta detta e che oggi il Consiglio regionale cerca di esaminare ed approvare. Abbiamo un dovere fondamentale, quello di promuovere al massimo i prodotti di uno dei settori più importanti e fondamentali dell’economia pugliese. Però, devo altrettanto prendere atto che, al di là delle carte, al di là di quello che noi studiamo, elaboriamo e approntiamo in Commissione e poi in Consiglio regionale, non c’è sostanza e non c’è sostanza anche quest’oggi quando ad una legge, che non è una proposta che va a modificare un’altra, fatta di piccoli articoli, ma ad una legge che si candida ad essere legge di sistema, guardate che io su questo vi incalzerò ogni giorno dopo averla approvata. Non è che dobbiamo fare le leggi per fare gli slogan elettorali. Io poi voglio vedere la puntuale applicazione di questa legge, sempre, perché oggi è assente il Governo regionale. Non c’è l’assessore competente su una legge così importante, che, ripeto, si candida ad essere legge di sistema. Non è una modifica di un’altra legge. Però, non possiamo interloquire con il Governo regionale, non possiamo capire dal Governo quali sono le iniziative che poi vorrà mettere in campo rispetto a tutto quello che è scritto su questo testo, cosa realmente poi potrà fare, qual è il programma di governo rispetto a questa proposta di legge, quanto realmente l’assessore all’agricoltura e l’assessorato riusciranno a realizzare rispetto a quanto è scritto qui.
Prima di tutto c’è una questione politica e di programmazione che io voglio capire ancor prima di approvare la legge, se veramente verrà attuato un sistema di valorizzazione dei prodotti agricoli della nostra Regione e come verrà attuato, così come faremo sull’agricoltura sociale. Pensate che si conclude all’approvazione in Consiglio regionale? Non facciamo carta da tenere nei cassetti come, purtroppo, è accaduto in alcuni casi. Noi vogliamo fare le leggi che contribuiscono a modificare e a migliorare il sistema Puglia e vogliamo che siano concretamente applicate e sostenute. Quindi, prima di tutto questo aspetto politico è fondamentale e oggi non c’è l’assessore all’agricoltura quando si tratta una legge così, una proposta di legge così pregnante. È grave. È grave perché abbiamo un Governo sempre più assente, così come non so, non ho contato, però non vedo un gran numero di consiglieri regionali della maggioranza tali da assicurare con matematica certezza e serenità il numero legale all’Aula. È sempre la minoranza che viene in soccorso per non far fare brutte figure a questo Consiglio regionale rispetto ai cittadini, a soccorrere e a tenere il numero legale, ma non è compito nostro questo. Non deve essere compito nostro. Il senso di responsabilità sta prevalendo sempre, ma anche in modo esagerato, e può prevalere fino a un certo punto, perché poi ci deve essere anche una netta linea di demarcazione politica fra chi governa e chi, invece, oggi è all’opposizione.
Poi, entrando nel merito della proposta di legge, a cui io in Commissione ho votato a favore, come dicevano i colleghi che mi hanno preceduto, sul principio e sulle finalità siamo tutti favorevoli e siamo tutti d’accordo. Ma, se ci sono delle modifiche da apportare alla legge, anche per evitare che domani possa essere impugnata o anche per evitare che possa andare in conflitto con altre leggi regionali, diceva bene prima il collega Marmo, c’è già una legge regionale approvata e questo lo avevo anche preannunciato in Commissione agricoltura, che c’è già un’altra legge regionale e che, comunque, andava integrata, andava considerata, rileviamo, anche da una corposa rilevazione della ATN riportata e allegata agli atti della proposta di legge, che questa proposta, appunto, entra nel merito di diverse materie e in particolar modo sulla materia del commercio, dove va a disciplinare competenze che sono, appunto, esclusive dello Stato, anziché della Regione. Questo è un aspetto fondamentale, è una criticità importante. Qui non possiamo far finta di non averla appresa.
Così come nell’articolo 3 vi è un altro aspetto: rivedendola con calma, in certi casi sembra riprendere e riportare articoli della normativa nazionale, cosa che non è opportuno fare. Cioè, andava un po’ più snellita e andavano fatti i rinvii alla normativa statale, non riportandoli all’interno, perché può essere oggetto di impugnazione.
Così come forse era opportuno anche prevedere all’interno, armonizzandola, una sezione relativa ai GAS, ai Gruppi di acquisto solidale. Nell’articolo 3, per esempio, fa riferimento sia al decreto-legge n. 104 del 2013, cioè “Misure urgenti in materia di istruzione, università e ricerca”, sia in merito al decreto legislativo n. 50 del 18 aprile 2016, il Codice dei contratti pubblici. Sarebbe stato più opportuno far riferimento direttamente al Codice dei contratti pubblici, anche perché, come già prima si diceva, all’articolo 144, quindi una normativa recente e in vigore, è specificato che la valutazione dell’offerta tecnica tiene conto in particolare degli aspetti relativi a fattori quali la qualità dei generi alimentari, con particolare riferimento a quella dei prodotti biologici tipici e tradizionali, di quelli a denominazione protetta, nonché di quelli provenienti dal sistema di filiera corta.
Io già in linea di principio, e l’ho sempre espresso, sono favorevole alla filiera corta. Tutti vorremmo che nei nostri ristoranti ci fosse il vino pugliese, l’olio pugliese, i prodotti pugliesi, il pane pugliese, i prodotti da forno pugliesi. Non è facile far entrare nel commercio globale chi produce prodotti di qualità e di nicchia, perché si scontra con altre logiche completamente diverse. Un esempio è proprio l’operato della grande distribuzione organizzata, che utilizza alcuni prodotti solo come specchietto per le allodole e, per cercare di vendere prodotti a costo estremamente basso...
C’è un po’ di confusione.
Speaker : PRESIDENTE.
Un po’ di silenzio, per favore.
Speaker : DAMASCELLI.
Quasi obbliga i produttori ad un’asta al ribasso, quindi ad incidere notevolmente sulla qualità. Alcuni tipi di mercati comportano una notevole contrazione della qualità, quindi un’impossibilità in chi produce prodotti importanti del nostro territorio di entrare in quei sistemi. È impossibile che un’azienda agricola che produce olio extravergine di oliva DOP, Terra di Bari, sotto zona Bitonto, per fare un esempio, quello che è previsto dalla normativa, possa avere gli stessi prezzi di chi produce un olio proveniente da miscele europee ed è impossibile che quel produttore poi - vai a snaturare il principio per cui è nata quell’azienda agricola – possa vendere quel tipo di prodotto. Sono due mercati completamente diversi.
Purtroppo, le sofisticazioni addirittura vanno ad inquinare i buoni prodotti dei nostri agricoltori. Quindi, ben venga la filiera corta, ed è giusto che si faccia, io sono favorevolissimo. Tra l’altro, anche tutti i piani di sviluppo rurale precedenti, quando funzionava il PSR, quando in Puglia il PSR c’era e gli agricoltori potevano accedere a quei finanziamenti, tanti e tanti progetti di giovani agricoltori hanno utilizzato i fondi per progetti di filiera corta. Sono stati fortemente incentivati dalla Regione Puglia nel passato, dalle altre Amministrazioni, a prescindere dalla colorazione politica, anche da quelle precedenti. Almeno c’era un PSR. Adesso non c’è. Sono stati incentivati i prodotti da filiera corta, così come adesso vanno incentivati i prodotti da agricoltura sociale.
Ben venga una legge che punti a questo, però faccio un appello al collega Colonna, con cui c’è un confronto leale, ma anche costruttivo sempre in Commissione e penso anche in Consiglio, a limare quegli aspetti della legge per consentire che possa essere una legge più snella, più completa e che non incorra in eventuali contenziosi con lo Stato. Grazie.
Speaker : LOIZZO.
Ho ascoltato le parole di Damascelli e trovo l’accusa all’assessore Di Gioia assolutamente infondata. L’assessore Di Gioia nella Conferenza dei Presidenti precedente annunciò che oggi non ci sarebbe stato in Consiglio perché impegnato in un’iniziativa della Puglia al Vinitaly a Verona e disse, correttamente: “considerato che la legge è stata approvata all’unanimità, considerato che non ci sono grandi criticità, se volete, procedete tranquillamente. Non voglio essere io l’ostacolo a ritardare l’approvazione della legge”. Su questa base la Conferenza dei Presidenti ha ritenuto di poter procedere.
L’assessore Di Gioia ha garantito qui in Aula la presenza del responsabile della Regione per affrontare eventuali emendamenti su cui dare un’opinione. Per cui, non c’è da accusare Di Gioia, che aveva già informato che lui oggi non poteva essere qua. Poi, per tutto il resto non entro nel merito, anche se torna un vizio antico. È bene che le questioni vengano affrontate in maniera organica nelle Commissioni. Non si può chiudere le Commissioni un po’ rapidamente e poi venire in Consiglio e riprendere daccapo le discussioni. Sarebbe utile ai fini di una maggiore efficienza dei nostri lavori che le Commissioni svolgessero fino in fondo tutti gli approfondimenti necessari, in modo da arrivare in Aula… O almeno un pochino più ordinati. Ma questo vale soltanto per una mia riflessione. Mi interessava di più la questione dell’assessore Di Gioia.
Speaker : PRESIDENTE.
Prego, collega Damascelli.
Speaker : DAMASCELLI.
Per correttezza, non conoscendo questo accordo, ritiro il mio inciso solo in merito alla questione della presenza dell’assessore.
Speaker : PRESIDENTE.
Bene.
La parola al collega Manca. No, Manca ritira. Non vedo altri iscritti, per cui possiamo passare all’articolato.
Articolo 1.
Non vedo emendamenti, quindi possiamo votare.
Presenti 32, votanti 32, favorevoli 31, contrari 1.
È approvato.
All’articolo 2 c’è un emendamento a pagina 01, a firma del consigliere Colonna. Il Governo è favorevole. Possiamo votare.
Presenti 33, votanti 33, favorevoli 33.
È approvato.
Mettiamo ai voti l’articolo 2, così come emendato.
Presenti 32, favorevoli 31, contrari 1.
È approvato.
All’articolo 3 c’è un emendamento di pagina 1, a firma della collega Franzoso.
Lo deve per caso illustrare, collega?
Speaker : FRANZOSO.
Presidente, già nella nota dell’emendamento è spiegato. Creare una corsia preferenziale negli appalti pubblici è in contrasto con l’articolo 117 della Costituzione, che risulterebbe violato in relazione agli articoli dal 34 al 36 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, e l’articolo 120, primo comma, della Costituzione, perché ostacolerebbe gli scambi intracomunitari e falserebbe la concorrenza.
I gestori dei servizi di ristorazione collettiva sarebbero indotti a rifornirsi dalle aziende agricole locali per assicurarsi l’anzidetto titolo preferenziale nell’aggiudicazione degli appalti pubblici. L’articolo 3 della presente proposta di legge impone all’Amministrazione appaltante un criterio di scelta del contraente chiaramente idoneo ad alterare la concorrenza, incentivando gli imprenditori a impiegare solo determinati prodotti provenienti da una certa area territoriale a discapito di prodotti con caratteristiche simili o, magari, superiori, ancorché non a chilometro zero.
Inoltre, nel Libro verde sulla modernizzazione della politica dell’UE in materia di appalti pubblici, si afferma, a proposito di come acquistare per realizzare gli obiettivi della strategia Europa 2020, che la previsione da parte delle Amministrazioni appaltanti del necessario acquisto di prodotti in loco può essere giustificata solo in casi del tutto eccezionali in cui esigenze legittime e obiettive, che non sono associate a considerazioni di natura puramente economica, possono essere soddisfatte solo dai prodotti di una certa regione.
Speaker : PRESIDENTE.
Grazie.
Collega Colonna, prego.
Speaker : COLONNA.
Presidente, insisto sull’opportunità di questa previsione, ridimensionando un po’ la ricostruzione della collega Franzoso, che ringrazio ancora per l’attenzione che sta riservando a questa proposta. La legge non impone di scegliere. La proposta che stiamo esaminando, semplicemente, guida le Amministrazioni a prevedere nei capitolati dei criteri preferenziali, significa dei punteggi in più, ed è in perfetta linea, come ricordava Domenico Damascelli, con il Codice degli appalti, il 50 del 2016, dove viene richiamato espressamente questo meccanismo di riconoscimento e di valorizzazione dei prodotti provenienti dai sistemi di filiera corta, e anche con il decreto-legge n. 104 del 2013, convertito nel 128 e modificato anche dalla cosiddetta legge sulla Buona scuola, che tanto cattiva non era poi, in realtà, poi si sta scoprendo per tanti risvolti, cioè la n. 107, in quanto con l’ultima integrazione si puntualizza che per la ristorazione scolastica in senso lato, cioè dagli asili sino all’università, si preveda espressamente nei bandi di gara la garanzia di una adeguata quantità di prodotti agricoli provenienti da sistemi di filiera corta. Siamo in perfetta linea con la legislazione degli ultimi anni, quella più moderna, aggiornando, ripeto, lo spunto ottimo fatto nel 2008 dal Presidente Marmo, che, invece, addirittura, imponeva all’articolo 2 della legge regionale n. 38 che fossero utilizzati prodotti agricoli di origine regionale, primo punto critico poi bocciato dalla Corte costituzionale, in misura non inferiore al 50 per cento in termini di valore e così via.
Ci siamo attestati aggiornando quello spunto, modernizzandolo per un verso, con la necessaria cautela dettata dai principi che tu, Francesca, richiami, la concorrenza, il regime di libero mercato definito in chiave europea e globale, ma declinandoli con gli ultimi spunti della normativa nazionale che ci fa stare tranquilli.
Come diceva, ancora una volta, Domenico Damascelli, la formulazione finale, sullo spunto proveniente dall’assessore Leo Di Gioia e dalla struttura, e ringrazio il dottor Trotta, è stata ripulita effettivamente, perché non c’è più il riferimento alla legge, alla normativa sul sistema scolastico, ma è rimasto nel nostro testo solo il riferimento al codice dei contratti pubblici.
Come ha ricordato, e ha fatto bene, il Presidente Loizzo, davvero, vi prego, l’assessore Leo Di Gioia ha accompagnato questo testo. Lo ha accompagnato sostenendolo fino in fondo. Ancora l’altra settimana abbiamo soprasseduto, però lui è stato il primo a dire “procedete” perché gli impegni lo tengono lontano, impegni ovviamente di rappresentanza di tutta la Regione Puglia. Come pure devo ringraziare qui, ne approfitto ora e non lo farò dopo ovviamente, il collega Michele Mazzarano che nelle vesti di assessore allo sviluppo economico, per la parte relativa alla disciplina nel settore commerciale, ha dato spunti che sono stati recepiti nel testo finale, indicazioni e così via. Come pure tengo a ringraziare le organizzazioni del settore agricolo e del settore commerciale, una per tutte e in primo luogo la Coldiretti, che hanno fortemente ispirato, guidato e accompagnato l’esame di questo articolato.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Grazie.
Il Governo? Parere contrario del Governo. Votiamo.
Presenti 28, votanti 27, favorevoli 3, contrari 24, astenuto 1.
Non è approvato.
Poniamo in votazione l’articolo 3.
Presenti 34, votanti 34, favorevoli 33, contrario 1.
È approvato.
Articolo 4.
Non vedo emendamenti. Possiamo mettere ai voti l’articolo 4.
Presenti 31, votanti 31, favorevoli 30, contrario 1.
È approvato.
Articolo 5.
Non vedo emendamenti all’articolo 5. Votiamo l’articolo 5.
Presenti 30, votanti 30, favorevoli 29, contrario 1.
È approvato.
Articolo 6.
Non vedo emendamenti. Possiamo mettere ai voti l’articolo 6. Presenti 31, votanti 31, favorevoli 30, contrari 1.
È approvato.
Articolo 7. Non ci sono emendamenti.
Votiamo l’articolo 7.
Presenti 32, votanti 32, favorevoli 31, contrari 1.
È approvato.
Articolo 8. Non ci sono emendamenti.
Votiamo l’articolo 8.
Presenti 34, votanti 34, favorevoli 33, contrari 1.
È approvato.
Articolo 9. Non ci sono emendamenti.
Votiamo l’articolo 9.
Presenti 32, votanti 32, favorevoli 31, contrari 1.
È approvato.
Articolo 10. Non ci sono emendamenti.
Votiamo l’articolo 10.
Presenti 33, votanti 33, favorevoli 32, contrari 1.
È approvato.
Articolo 11. Non ci sono emendamenti.
Votiamo l’articolo 11.
Presenti 32, votanti 32, favorevoli 31, contrari 1.
È approvato.
Articolo 12. Non ci sono emendamenti.
Votiamo l’articolo 12.
Presenti 32, votanti 32, favorevoli 31, contrari 1.
È approvato.
Articolo 13. Non ci sono emendamenti. Votiamo l’articolo 13.
Presenti 32, votanti 32, favorevoli 31, contrari 1.
È approvato.
Articolo 14. C’è un emendamento a pagina 2 della collega Franzoso. Prego, collega.
Speaker : FRANZOSO.
Ne chiedo l’abrogazione perché addirittura nell’articolo 14 legiferiamo per promuovere il chilometro zero nelle istituzioni scolastiche. Ma davvero vogliamo insegnare ai nostri ragazzi che piccolo è bello, che chiuso è bello, che il nostro prodotto è di qualità sicuramente migliore rispetto agli altri? Noi, che invece ci sforziamo di far comprendere ai ragazzi quanto sono privilegiati nell’essere nati nell’era del mercato globale, nel poter apprezzare dal Big Mac al prodotto locale senza alcuna difficoltà nell’approvvigionarsi rispetto alle difficoltà che vivevano e che avevano i nostri nonni, noi vogliamo fare una campagna di informazione di indottrinamento sul prodotto locale, sul prodotto a chilometro zero.
Ritorniamo un po’ al periodo fascista in cui si diceva ad agricoltura italiana, macchine italiane e concimi italiani. Mi sembra veramente eccessivo quando io credo che, invece, nelle scuole bisognerebbe insegnare ai ragazzi ad apprezzare l’epoca che stiamo vivendo, una grande epoca di apertura, che ha consentito loro, attraverso il cibo, di poter arrivare a una conoscenza culturale ampia, ampissima, nettamente diversa rispetto a quella, invece, a cui avevano la possibilità di accedere i nostri nonni.
Speaker : PRESIDENTE.
Collega Colonna, prego.
Speaker : COLONNA.
Ringrazio ancora la collega Franzoso, però sta dedicando un furore ideologico a una proposta di legge che non lo merita, non perché non sia… La proposta non merita questo dibattito, perché purtroppo gli argomenti che hai fornito, Francesca, depongono proprio per votarlo. Sinceramente non è un articolo che costituisca un caposaldo di questa proposta di legge, però davvero pensiamo ai bambini. Inorridisco dinanzi a un’ipotesi, molto realistica, di bambini che sanno tutto del Big Mac e non sanno nulla del Pallone di Gravina, che è questo Provolone che viene prodotto. È davvero assurdo, questo!
Dobbiamo aprirci. Questa non è una legge che erige barriere. Lo ripeto, dobbiamo aprirci al mondo, ma partendo da noi, insomma, e non importando acriticamente modelli. Dobbiamo dare la possibilità di scegliere con consapevolezza, ma questa consapevolezza deve maturare anche a partire dai nostri figli.
Speaker : PRESIDENTE.
Il Governo? Parere contrario del Governo. Votiamo.
Presenti 29, votanti 29, favorevole 1, contrari 28.
Non è approvato.
Votiamo l’articolo 14.
Presenti 34, votanti 34, favorevoli 33, contrario 1.
È approvato.
Non vedo emendamenti all’articolo 15. Votiamo l’articolo 15.
Presenti 30, votanti 30, favorevoli 29, contrario 1.
È approvato.
Articolo 16.
Non ci sono emendamenti. Votiamo l’articolo 16.
Presenti 31, votanti 30, favorevoli 29, contrario 1, astenuto 1.
È approvato.
Articolo 17.
Non ci sono emendamenti. Votiamo l’articolo 17.
Presenti 30, votanti 30, favorevoli 29, contrario 1.
È approvato.
Articolo 18.
Non ci sono emendamenti. Votiamo l’articolo 18. Presenti 32, votanti 32, favorevoli 31, contrari 1.
È approvato.
Articolo 19. Non ci sono emendamenti.
Votiamo l’articolo 19.
Presenti 33, votanti 33, favorevoli 32, contrari 1.
È approvato.
Articolo 20. Non ci sono emendamenti.
Votiamo l’articolo 20.
Presenti 35, votanti 35, favorevoli 34, contrari 1.
È approvato.
Articolo 21. C’è un emendamento a pagina 3. È un emendamento sostitutivo.
Il Governo è favorevole.
Votiamo.
Prego.
Speaker : INTERVENTO.
Parere favorevole anche da parte del referto tecnico.
Speaker : PRESIDENTE.
Presenti 33, votanti 33, favorevoli 33.
È approvato.
Bisogna aggiungere il voto favorevole del collega Pentassuglia.
Mettiamo ai voti l’intera legge. Ci sono dichiarazioni di voto? No. Votiamo l’intera legge.
Presenti 36, votanti 36, favorevoli 35, contrari 1.
È approvata.
Procediamo con il punto n. 2): “Disegno di legge n. 3 del 31.01.2018 ‘Modifica alla legge regionale 12 dicembre 2017, numero 53, Riorganizzazione delle strutture sociosanitarie pugliesi per l’assistenza residenziale alle persone non autosufficienti. Istituzione RSA ad alta, media e bassa intensità assistenziale’”.
Il relatore è il collega Romano.
Speaker : ROMANO Giuseppe, relatore.
Signor Presidente, colleghi consiglieri, con delibera del Consiglio dei Ministri dell’8 febbraio di quest’anno, il Governo nazionale ha impugnato la legge regionale n. 53 del 2017 approvata in quest’Aula il 22 dicembre dell’anno scorso. I rilievi che hanno determinato l’impugnazione erano già contenuti nella nota numero 412 del 26 gennaio 2018, indirizzata alla Presidenza del Consiglio dei Ministri da parte dell’Ufficio legislativo del Ministero della salute e si possono riassumere in tre punti: 1) contrasto dell’articolo 3 della legge regionale con l’articolo 30 del DPCM sui LEA del 12 dicembre 2017, laddove la norma regionale non prevede che i trattamenti estensivi di cura e recupero funzionale siano totalmente a carico del Servizio sanitario regionale, mentre quelli di lunga assistenza, recupero e mantenimento funzionale siano sostenuti dal servizio sanitario regionale al 50 per cento.
Secondo rilievo: revisione della legge regionale di una fascia a bassa intensità assistenziale (art. 3, commi 4 e 6), il cui onere sarebbe posto al 50 per cento a carico del servizio sanitario regionale.
Tre: previsione, all’articolo 4 della legge regionale, di una procedura di sperimentazione per la gestione diretta della quota sanitaria da parte dell’assistito non meglio disciplinata, che potrebbe, quindi, contrastare con il Titolo II del decreto legislativo n. 502/1992.
La Giunta regionale della Puglia, già prima della delibera del Consiglio dei Ministri dell’8 febbraio ultimo scorso è intervenuta con il DDL n. 3/2018, approvato nella seduta del 31 gennaio 2018. La proposta, accolta dalla III Commissione, è stata quella di rimuovere del tutto i rilievi… Ecco, qua abbiamo saltato un passaggio, che dico a voce: il 5 febbraio, se non ricordo male, c’è stata l’impugnativa effettiva del Governo che ha focalizzato i tre punti dei quali parlavamo prima, quindi che ha superato di fatto la nota dell’Ufficio legislativo del Governo.
La proposta accolta dalla III Commissione è stata quella di rimuovere, quindi, del tutto i rilievi del Consiglio dei Ministri nel modo più semplice e inequivocabile, cioè prevedendo una RSA di fascia alta e una di fascia media, riportando nella legge regionale pedissequamente (copiato) le previsioni di cui alle lettere a) e b) contenute nell’articolo 3 del DPCM 12/01/2017 sui LEA, in BURP n. 65 del 18 marzo 2017.
In data 22 marzo 2018 sono stati presentati in Commissione gli emendamenti dei consiglieri, in data 23 marzo sono stati presentati gli emendamenti del Governo regionale, sicché in data 29 marzo il testo è stato discusso e approvato all’unanimità in III Commissione. Diciamo a maggioranza con l’astensione di un Gruppo è l’unanimità.
Speaker : PRESIDENTE.
Grazie.
Non vedo iscritti a parlare, per cui possiamo passare all’articolato.
All’articolo 1 c’è un emendamento di pagina 1 dei colleghi Galante e Conca. Procediamo al voto. Parere del Governo? Sì, prego.
Speaker : ROMANO Giuseppe.
Nella Commissione, anche con il consenso di tutti i colleghi della Commissione stessa, ci siamo dati un metodo, un procedimento, un percorso, con il quale abbiamo richiesto che il DDL n. 3, contenente questioni non impugnate dal Governo, venisse accantonato sulla parte non riguardante l’impugnativa del Governo e di focalizzare l’attenzione sulle questioni legate all’impugnativa. Per prassi assembleare consolidata nel tempo, ma anche oltre il consolidamento della prassi, una legge impugnata dal Governo ritorna in Aula per modificare le questioni impugnate dal Governo. Il resto è stato approvato, non impugnato dal Governo, quindi è da ritenere approvato.
Questi aspetti dell’emendamento dell’articolo 1 presentati dai colleghi del Cinque Stelle affrontano una questione che già in sede di approvazione della legge del 22 dicembre, la n. 53, furono portati in Aula e per quella legge furono ritenuti irricevibili. Quindi, formalmente, anche in questa occasione dovrebbero essere considerati superati. Però, trattandosi di un’altra legge, la n. 3 e non la 53, è giusto che vengano riproposti, però ho chiesto personalmente ai colleghi del Cinque Stelle, trattandosi di materia di personale, di non ingessare la materia nella legge e di affrontare gli aspetti legittimi, l’ho detto personalmente in Commissione, alcuni dei quali li ritengo molto fondati, e di affrontare questi aspetti nel Regolamento piuttosto che nella legge.
Quindi, io ripropongo la stessa questione in Aula chiedendo ai colleghi di ritirare l’emendamento dopo questa dichiarazione che è legata anche all’invito all’assessore di affrontare questo aspetto in sede regolamentare, atteso che, approvata la n. 9 e adeguata la n. 53 all’impugnativa del Governo, ci saranno le condizioni oggettive per licenziare rapidamente il Regolamento che recepisce entrambe le leggi. Quindi, diventa organica la risposta anche a questi aspetti che – ripeto – riteniamo legittimi perché veri nel modello organizzativo della gestione, ma che, ponendoli nella legge, diventano un peso eccessivo che potrebbe creare problemi ulteriori all’applicazione stessa della legge.
Reitero la richiesta che ho già fatto in Commissione di ritirare e di andare avanti, ripeto, non discostandoci dalle linee guida che abbiamo approvato in Commissione, cioè di affrontare come modifica della n. 53 soltanto le questioni poste dal Governo in sede di impugnativa alla Consulta e tutte le altre questioni considerarle approvate dal Governo, quindi non ritornabili in Aula, non so come dire.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Collega Conca? Bene, è ritirato.
Votiamo l’articolo 1. Presenti 31, votanti 26, favorevoli 26, astenuti 5.
È approvato.
Articolo 2. C’è un emendamento, a pagina 2, dei colleghi Galante e Conca. Prego. Collega Romano, prego.
Speaker : ROMANO Giuseppe.
[…] le argomentazioni dell’emendamento 1, che sono…
Speaker : PRESIDENTE.
Bene. Collega Conca?
Speaker : CONCA.
Ritiro anche questo.
Speaker : PRESIDENTE.
L’emendamento è ritirato. C’è un altro emendamento all’articolo 2, quello di pagina 3, del collega Borraccino. È un emendamento al comma 6-bis. Prego.
Speaker : BORRACCINO.
Brevissimamente. Questo l’ho già presentato in Commissione. Era per porre l’accento importante sul tema dell’eliminazione di ogni discrezionalità sull’età per quanto riguarda delle patologie davvero particolari. Si chiede di intervenire per eliminare questo criterio della discrezionalità perché si teme che ci possa essere una difficoltà per alcune fasce d’età. Per alcune patologie il limite dell’età non è assolutamente superabile. Penso a patologie di spastici gravi eccetera che anche in età infantile e comunque di soggetti che non arrivano ai 40-45 anni di poter avere tranquillità. Su questo, ovviamente, ci sono state anche tantissime richieste da parte delle associazioni dei genitori di questi ragazzi, di queste persone e quindi io ritengo doveroso voler applicarci con un’attenzione davvero doverosa nei confronti di queste persone.
Vorrei conoscere il parere del Presidente Romano che ha istruito tutto l’iter della pratica. Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Collega Romano.
Speaker : ROMANO Giuseppe.
C’è stato un approfondimento puntuale, un po’ più stringente in sede di Commissione perché c’era un limite di demarcazione tra competenze ed esclusività della materia. Da un lato poteva intervenire nella norma, se recepita, una sorta di possibile impugnativa del Governo perché non LEA. Dall’altro, però, la materia c’è e il problema c’è, quindi in sede di discussione dell’emendamento specifico già in Commissione, a conclusione del ragionamento che abbiamo fatto in sede di Commissione, abbiamo invitato la struttura ad approfondire l’aspetto, a rimuovere le questioni di possibili costituzionalità, però recependo la problematica che era stata presentata dal collega Borraccino. La struttura si dichiara disponibile ad affrontare in sede regolamentare gli aspetti che oggettivamente si presentano nella gestione di queste patologie, per la qualcosa con questo impegno, già dichiarato e depositato agli atti della Commissione e riproposto da me in Aula, io invito il Presidente Borraccino ad affrontare tranquillamente l’aspetto con un suo ritiro dell’emendamento e con l’impegno del Governo ad affrontare in sede regolamentare le questioni che sono state poste, con attenzione a non scavalcare la demarcazione tra la competenza e l’esclusività della materia.
Speaker : PRESIDENTE.
Prego, collega Borraccino.
Speaker : BORRACCINO.
Grazie, Presidente Romano. Io, ovviamente, mi ritengo soddisfatto delle sue rassicurazioni, quindi ritiro l’emendamento, per poi riaggiornarci in sede di approvazione del regolamento.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
L’emendamento a pagina 3 è ritirato.
Votiamo l’articolo 2.
Presenti 34, votanti 29, favorevoli 29, astenuti 5.
È approvato.
Articolo 3.
Non ci sono emendamenti. Mettiamo ai voti l’articolo 3.
Presenti 34, votanti 29, favorevoli 29, astenuti 5.
È approvato.
Articolo 4.
C’è un primo emendamento a pagina 4 dei colleghi Galante e Conca.
Prego, collega Conca.
Speaker : CONCA.
Grazie, Presidente.
Questo emendamento era per garantire una presa in carico del paziente, che naturalmente prevede l’istituzione dell’UVI che possa interfacciare con l’UVM, perché spesso ci si trova ad avere difficoltà di comunicazione… Adesso a prescindere dalla RSA in generale, all’interno di ogni ASL non c’è un case manager che guidi il paziente, che invece viene abbandonato nei meandri della burocrazia, che spesso aggravano ancora di più la situazione.
Ritengo che, per migliorare la tutela verso l’utenza, sia opportuno specificarlo. Poi è chiaro che nel Regolamento si daranno tutti i dettagli e tutte le procedure e i tempi che serviranno a farlo funzionare correttamente.
Speaker : PRESIDENTE.
Collega Romano, prego.
Speaker : ROMANO Giuseppe.
Anche su questo le problematiche poste sono oggettive. Anche l’introduzione di dati di valutazione interna può essere una risposta ad un problema di gestione della patologia del paziente, e così via.
Vale anche su questo emendamento il ragionamento che abbiamo fatto prima. Tutto ciò che di questo emendamento può essere oggetto di approfondimento e anche di risoluzione nel Regolamento va benissimo. Nella legge vale quello che abbiamo chiesto. Quindi, anche in questo caso, chiediamo una presa di coscienza del Gruppo dei colleghi del Cinque Stelle per un ritiro dell’emendamento stesso, in modo che non si tocchi la struttura della legge, anche se – ripeto – anche in questo caso il problema c’è e può essere affrontato in sede regolamentare.
Speaker : PRESIDENTE.
Collega Conca? Lo ritira. È ritirato l’emendamento a pagina 4.
C’è un ulteriore emendamento a pagina 5, sempre dei colleghi Conca e Galante.
Ritiriamo anche l’emendamento a pagina 5.
Possiamo votare l’articolo 4.
Votiamo l’articolo 4.
Presenti 32, votanti 28, favorevoli 28, astenuti 4.
È approvato.
Articolo 5. C’è un primo emendamento a pagina 6, sempre dei colleghi Galante e Conca.
Ritirate sia quello di pagina 6 che quello di pagina 7? Prego, collega.
Speaker : CONCA.
Gli emendamenti che seguono, naturalmente, servono semplicemente a ribadire concetti che più volte abbiamo tentato di inserire anche nella legge n. 9, cioè quello della definizione corretta delle figure professionali, quello relativo alla possibilità di concedere a tutti gli operatori pari dignità perché poi nella quotidianità si riscontrano figli e figliastri, ad esempio, applicando contratti che sono diversi anche all’interno della stessa struttura o quando succede come il caso della GMS Spa, la Padre Pio, la riabilitazione a Capurso. Ci sono 170 dipendenti che non riescono a percepire stipendi di quattro mesi e nel frattempo che il de-accreditamento è intervenuto c’è un bando e questi sono lasciati, dopo quattordici anni, senza la possibilità di esercitare anche il comma 30 del decreto legislativo n. 50 che prevedrebbe il potere sostitutivo di una ASL nel pagare.
Siccome ogni volta che poi ci ritroviamo in Commissione ad esprimerci su un Regolamento il parere della Commissione è obbligatorio, ma non vincolante è evidente che le funzioni di legislatore le devi esercitare in Consiglio, perché se poi si arriva che i suggerimenti alla Giunta non vengono recepiti di fatto tu non hai nessuna possibilità di migliorare un Regolamento che si spera possa naturalmente recepirle. Che devo dirle? Se ve li faccio votare ce li bocciate. Però, è importante dare tutele sia al paziente nel caso dell’UVI sia ai lavoratori che sono sempre un anello debole della catena e che magari nel pubblico hanno tutele sindacali o comunque di struttura pubblica più importanti, nelle strutture private è tutto lasciato alla discrezionalità del singolo imprenditore che se fosse persona corretta e intelligente capirebbe che valorizzare i propri dipendenti è la cosa più importante, perché sono loro il front office, sono loro che poi hanno a che fare con l’utenza e con la percezione di gradimento del servizio erogato.
Se l’idea è quella di rivedere tutto in sede regolamentare, nella speranza che questo Regolamento possa essere anche condiviso prima ancora che arrivi in Commissione, così eviteremmo anche di poter… Poi devo sentire che già circola e quindi è chiaro che lo vogliamo vedere tutti per dare dei suggerimenti. Un discorso più generale magari lo farò in dichiarazione di voto, però, se l’idea è quella di discuterli dopo e di tenerne in debito conto, considerato il pregresso e le criticità che sono emerse non più tardi della settimana scorsa, dove stanno facendo la colletta per cercare di aiutare persone che non riescono a riscuotere lo stipendio. Io li ritirerei tutti quanti.
Speaker : PRESIDENTE.
Grazie.
La parola al collega Romano.
Speaker : ROMANO Giuseppe.
Comprendo l’esigenza e lo spirito del collega Conca, però io separerei le questioni. Gli emendamenti che riguardano l’impugnativa credo che vadano affrontati in un certo modo, mentre quelli che riguardano il personale devono avere comunque, come ho detto prima sugli altri emendamenti che interessavano la problematica del personale, un assorbimento, un recepimento nel regolamento stesso.
Su questo giudizio tranciante sull’opportunità regolamentare della Commissione ho espresso un giudizio negativo qualche anno fa. Poi, strada facendo, i rapporti sono un po’ cambiati e onestamente dobbiamo dire che molte questioni poste in sede regolamentare sono state poi recepite dalla Commissione. Gli ultimi regolamenti hanno tenuto in debito conto le osservazioni che abbiamo fatto in Commissione, che sono state sempre di merito.
Va detto anche che anch’io, come lei, lamento il fatto che questa sorta di regolamento è in giro per la Puglia senza aver avuto… Io comprendo un tavolo concertativo all’interno del quale, con i soggetti e le parti interessate, si approfondiscono le materie: tanto di cappello. Ma se questo tavolo non c’è stato e questo regolamento gira, io da Presidente della Commissione lamento più di te questa problematica e la rivolgo a chi di competenza.
Detto questo, va bene.
Speaker : PRESIDENTE.
Grazie.
Votiamo l’articolo 5.
Presenti 32, votanti 28, favorevoli 28, astenuti 4.
È approvato.
Sono tutti ritirati gli altri emendamenti.
C’è un subemendamento a pagina 11, a firma Pendinelli ed altri.
Prego, collega Pendinelli.
Speaker : PENDINELLI.
Il subemendamento va a modificare l’emendamento che era stato presentato con i colleghi Congedo, Liviano e Abaterusso e affronta una delle questioni che è derivata anche dalle osservazioni del Governo. I nostri lavori avevano considerato la possibilità di articolare su tre fasce le strutture, le osservazioni del Governo hanno eliminato la fascia bassa, ma la fascia bassa era stata pensata proprio per affrontare alcune questioni che attengono alla vita di alcune strutture che sono state regolarmente autorizzate dalla Regione Puglia con il Regolamento n. 4/2007, precisamente con l’articolo 67.
Dato che quello era lo spirito con cui ci siamo mossi, l’emendamento andava in quella direzione. Il subemendamento lo corregge, ed è concordato con gli stessi colleghi, però faccio presente all’Aula che, per una mera velocità di scrittura, è stata omessa una “a” nelle RSA (RSAA) e poi è stata riportata anche la parola “gravi deficit psicofisici”. La parola “gravi” andava eliminata perché entriamo in una questione altamente specifica, quindi potrebbe essere oggetto...
Quindi, sostanzialmente, “RSAA” e la parola “gravi” va intesa come eliminata.
Speaker : PRESIDENTE.
Il Governo?
Speaker : RUGGERI, assessore al welfare.
Il Governo esprime parere favorevole sul subemendamento, ma prima di passare alle osservazioni dovrei dare agli amici consiglieri rassicurazione che da parte dell’Assessorato non è uscito, per quanto mi concerne, nessun Regolamento che sia andato in giro e sia stato visionato.
Per quanto riguarda il subemendamento, le osservazioni del Governo hanno determinato la cancellazione della fascia a bassa intensità prevista nell’originario testo di legge approvato dal Consiglio regionale. L’emendamento va incontro alle strutture autorizzate, perché mi sembra giusto che le strutture autorizzate non vengano, in qualche modo, penalizzate. Sono state autorizzate dalla Regione Puglia con il Regolamento n. 4/2007 che consente loro di continuare l’attività che fino ad oggi hanno espletato.
Perciò, il parere è favorevole.
Speaker : PRESIDENTE.
Con il parere favorevole del Governo, poniamo in votazione il subemendamento all’emendamento 11.
Votiamo.
Presenti 31, votanti 27, favorevoli 27, astenuti 4.
È approvato.
È decaduto l’emendamento di pagina 11. Per cui, possiamo votare l’intero testo di legge.
Prego, collega Conca.
Speaker : CONCA.
Grazie, Presidente. Volevo semplicemente approfittare dell’occasione per evidenziare un problema che quotidianamente si riscontra, e cioè la carenza assoluta di posti post acuzie, che si traduce quotidianamente in appropriatezza. C’è gente ricoverata nei reparti ospedalieri per due mesi, per tre mesi. È chiaro che essendo l’ospedale una struttura di diagnosi e cura dove ci devi stare sette giorni questo vuol dire che ogni giorno che passa va moltiplicato per 700 euro anziché per una retta di una RSA, quando può stare lì o di strutture ancora più intermedie.
Essendo la Puglia una Regione che dovrebbe avere, sulla scorta di quello che succede in Regioni omologhe come l’Emilia-Romagna, 38.000 posti in RSA è evidente che se moltiplicassimo queste mancanze visto che, a quanto mi è dato sapere, sono circa 7.000 i posti invece attualmente in esercizio, noi abbiamo uno spreco immane di risorse. O si traduce nel nero che diamo alle georgiane che fanno le badanti guadagnandosi il pane, ma comunque anche se messe a posto, magari poi le paghiamo con un assegno di cura che dovrebbe servire a fare altro e soprattutto si traduce in una difficoltà con un piano di riordino che ha visto al ribasso i posti letto nel trovare strutture che accolgono pazienti. È questa anche la motivazione per cui era necessario che a seguito dell’UVM venisse slegata da un ulteriore iter burocratico che avrebbe fatto in tempo a veder morire il paziente prima ancora di determinarne il passaggio di fascia.
Voglio chiedere all’assessore e alla Giunta che dopo l’emanazione o contestualmente all’emanazioni del Regolamento si possa prevedere… Perché non ci vogliono più soldi. Se si implementassero altri 20.000 posti letto in RSA noi risparmieremmo sicuramente 300-400 milioni di euro. Quindi, non è vero che ci vogliono i soldi. I soldi rinvengono dalla appropriatezza della prestazione erogata. Diversamente continueremo a tenere gente in ospedale e magari in ambienti anche chiusi rispetto a quella che può essere una RSA che invece è dotata di spazi, di gioco, di terapie e di altro. Il consiglio, il suggerimento che vi voglio trasferire è quello di prevedere e di uniformare la Regione Puglia alle altre Regioni. Del resto, abbiamo anche avuto punteggi inferiori nei LEA perché ci mancavano posti nelle RSA. Noi, tutti i giorni, dobbiamo vedere le sponde che fanno tra un Frangi e un Maugeri, che non possono tenerli per più di sessanta giorni, vanno qualche giorno lì e poi ritornano. Allora, dobbiamo cercare di prendere la situazione esistente e cercare di fare delle regole precise.
Poi i controlli, i controlli che non sono fatti o fatti non a sufficienza. Non c’è personale a sufficienza? Bene, bisogna trovarlo. Se noi scriviamo “accreditamento”, “autorizzazione”, e facciamo il controllo, in quel momento tutto sarà a posto. È il mantenimento di questi requisiti, è vedere il perché in questi anni si è consentito a una RSA di avere un OSS ogni dieci pazienti e un infermiere ogni trenta, a fronte di una tariffa di 130 euro, e invece alle RSSA, paradossalmente a una tariffa assai inferiore, si è dovuto far tenere un OSS ogni quattro e un infermiere ogni quindi.
Mi auguro, quindi, che nel regolamento, sempre per dare una maggiore e più efficace assistenza ai pazienti, che potrebbero essere i genitori nostri o noi stessi, si possa uniformare verso ciò che oggi è stato pagato meno e non magari uniformarli diminuendo. D’altronde, se dovessimo far questo, essendo le RSSA in numero assai maggiore rispetto alle RSA, avremmo un problema di emergenza lavoro, perché avremmo un esubero di 1.500 persone tra OSS e infermieri. Quindi, state attenti in questo regolamento a dare un’assistenza maggiore. Poi ci saranno le fasce che prevedranno altro, e questo lo vedremo e cercheremo di dare il nostro contributo.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Grazie.
Votiamo l’intera legge.
Presenti 34, votanti 29, favorevoli 29, astenuti 5.
È approvata.
C’è l’urgenza. Votiamo per alzata di mano.
È approvata.
C’è un’ultima legge: “Modifica alla legge regionale 29 marzo 2016, n. 4. Consiglio sanitario regionale”.
Il relatore è il collega Romano. La diamo per letta, collega? Bene. Diamo per letta la relazione.
Procediamo alle modifiche.
Articolo 1.
Votiamo l’articolo 1.
Prego, collega Congedo.
Non aveva la legge?
Possiamo votare la legge.
Articolo 1.
Votiamo l’articolo 1.
Presenti 31, votanti 30, favorevoli 30, astenuti 1.
È approvato.
Articolo 2.
Votiamo l’articolo 2.
Presenti 31, votanti 29, favorevoli 29, astenuti 2.
È approvato.
Articolo 3. Votiamo l’articolo 3.
Presenti 30, votanti 28, favorevoli 28, astenuti 2.
È approvato.
Articolo 4. Votiamo l’articolo 4.
Presenti 30, votanti 28, favorevoli 28, astenuti 2.
È approvato.
C’è un emendamento all’articolo 5. Andiamo al voto. Il Governo, sull’emendamento? Il Governo è favorevole. Votiamo l’emendamento presentato all’articolo 5.
Presenti 30, votanti 28, favorevoli 28, astenuti 2.
È approvato.
Votiamo l’articolo 5, così come emendato.
Presenti 31, votanti 29, favorevoli 29, astenuti 2.
È approvato.
Votiamo l’intera legge. Presenti 30, votanti 27, favorevoli 27, astenuti 3.
È approvata.
C’è l’urgenza. Votiamo per alzata di mano.
È approvata.
La seduta è tolta.
Il Consiglio si aggiorna al 2 maggio.
Grazie e buona serata.