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C.r. Puglia 02.05.18
FILE TYPE: Video
Revision
Speaker : .
(Segue inno nazionale)
Speaker : PRESIDENTE.
Buongiorno a tutti.
È approvato il verbale della seduta precedente.
Hanno chiesto congedo Morgante e Romano.
Il presidente Romano, come sapete, purtroppo, è in ospedale. Gli facciamo i nostri migliori auguri di una pronta guarigione.
I Commissione: variazione di bilancio.
III Commissione: proposta di legge a firma dei consiglieri Turco e Pentassuglia “Interventi a sostegno dei soggetti svantaggiati”.
IV Commissione: proposta di legge a firma di Pendinelli “Modifica articolo 15 della legge n. 24”.
Sono pervenute, inoltre, le interrogazioni: Conca “Procedure di autorizzazione e accreditamento articolo 10 della legge n. 9”; Laricchia e Bozzetti “Buono pasto per dipendenti categorie protette”; Laricchia e Bozzetti “Piano per l’assunzione di personale ARPA”.
Passiamo all’ordine del giorno: interrogazioni.
Procediamo a seconda della presenza degli assessori in Aula.
La prima interrogazione è la n. 953. Pisicchio era qui fino a poco tempo fa. È sparito? Assessore Pisicchio. Laricchia c’è.
955, risarcimenti espianti. Va bene?
Laricchia: “Xylella – Risarcimenti espianti bloccati”. Non risulta.
Speaker : LARICCHIA.
Va bene. Grazie, Presidente.
Questa interrogazione nasceva da un articolo di stampa di Piazzasalento, un giornale on line, del 7 dicembre del 2017 in cui si faceva riferimento a circa 11 milioni di euro che in qualche modo non potevano essere erogati a coloro che avevano fatto regolare richiesta rispetto ai rimborsi per gli espianti per i residenti di settantuno Comuni, di cui quattro nella provincia di Brindisi e il resto tutto nella provincia di Lecce.
Siccome si faceva riferimento a 800 richieste che rimanevano bloccate perché c’erano stati degli errori, alcuni naturalmente imputabili ai Comuni su circa 1.627 richieste, per via di questi errori anche le richieste regolari rimanevano bloccate, abbiamo fatto un’interrogazione con sette quesiti.
Il primo quesito per chiedere l’evoluzione della situazione, perché ovviamente poi dalla stampa in poi, da questo articolo di stampa in poi volevamo sapere come fossero andate le cose; se i contributi fossero stati erogati a coloro i quali avevano almeno fatto richiesta regolare nelle scadenze previste; se la Regione in qualche modo aveva pensato di mettere in campo degli strumenti e delle iniziative per supportare i Comuni per la redazione di queste richieste, viste le difficoltà che hanno incontrato; se e in che modo poi avesse pensato di dar seguito a questi rimborsi viste le difficoltà incontrate; se InnovaPuglia avesse redatto e inviato alla Regione un report con il resoconto di tutte le pratiche immesse nel sistema o, se vi è un ritardo, specificandone eventualmente i motivi; quali modalità operative si stanno adottando per garantire una quantificazione univoca e certificata dei danni; quali altre iniziative ha previsto di adottare il Governo regionale in aiuto di tutti gli altri cittadini agricoltori danneggiati dalla calamità della batteriosi.
Speaker : PRESIDENTE.
Assessore Di Gioia, prego.
Speaker : DI GIOIA, assessore all’agricoltura.
Grazie.
L’argomento trattato credo che sia già stato oggetto di un appunto che abbiamo trasmesso nell’altra occasione. L’aggiornamento rispetto a quello che era già stato indicato è questo. Innanzitutto la norma che noi stiamo utilizzando è quella sulla calamità, quindi ci atteniamo alle norme statali. Quindi, non c’è un sistema attraverso il quale si può utilizzare una tipicità tutta legata alla Xylella, se non quella delle modalità con le quali i nostri ispettori vanno in campo e fanno le verifiche.
Per semplificare la procedura, visto che nelle more dell’attuazione di questo rimborso è cambiata la norma sulle funzioni delle Province, quindi le istruttorie sono capitate ai Comuni, la Regione ha costruito un software, che era quello che i Comuni avrebbero dovuto e potuto compilare. La maggior parte dei Comuni questa attività l’ha espletata. C’è stato un primo scoglio di difficoltà, che era quello di non riuscire a cogliere se fosse o meno stato raggiunto il 30 per cento del danno, perché molti degli imprenditori avevano stabilito di aver subìto un danno ingente, ma non l’avevano parametrato a nessun tipo di valore, quindi era difficile individuare il criterio normativo. Su questo sono stati fatti una serie di approfondimenti e una serie di attività.
Lo stato dell’arte adesso è che sono rimasti pochissimi Comuni, tre o quattro Comuni, che avevano ancora qualche difficoltà e abbiamo attivato i supporti amministrativi. Ebbene, all’esito di questa chiusura si procederà al pagamento degli indennizzi. Non è stato possibile anticipare il pagamento per nessuno di quelli che pure avevano preparato bene la pratica, perché si andrà in quota proporzionale, cioè gli 11,5 milioni verranno distribuiti proporzionalmente al numero di domande arrivate.
C’era il rischio che i soldi venissero persi alla data del 2017. Abbiamo chiarito abbondantemente con il Ministero che questo rischio non c’era, quindi abbiamo potuto attendere anche quelli che non erano stati in grado di immettere i dati in maniera corretta. All’esito di questa chiusura, che riguarda, ripeto, pochi Comuni e poche pratiche, sapremo quelli che hanno diritto ai sensi di legge ad avere l’indennizzo e qual è il montante complessivo richiesto, che credo debba arrivare nell’ordine di 13-14 milioni di euro, quindi superando il valore stanziato. Quindi, in quota proporzionale poi tutti verranno soddisfatti così come previsto dal decreto stesso.
Di fatto questo strumento ormai è rodato, quindi anche per gli anni a venire, dove però gli importi sono molto più limitati, avremo la possibilità di attivare un procedimento informatico. È intenzione, comunque, della Regione – e lo valuteremo con il Consiglio – proporre una modifica della norma sulle questioni legate alle calamità per fare in modo che sia la Regione stessa a produrre le pratiche e ad attivare le pratiche, visto che i Comuni sono nella difficoltà più oggettiva e comprensibile.
Questo lavoro, ovviamente, richiederà un passaggio di confronto con il Consiglio e, ovviamente, una migliore strutturazione anche dei nostri uffici, che prima erano tenuti solo a fare i controlli e che oggi dovrebbero poter istruire, eventualmente anche tramite le agenzie ed eventualmente tramite ARIF, o l’agenzia istituenda dell’Assessorato, che potrebbe svolgere questa funzione.
Fatto sta che oggi i Comuni non sono nella condizione – almeno non tutti i Comuni, soprattutto quelli piccoli – di istruire le pratiche nei tempi e nelle modalità richieste. A questa cosa dovremo dare una risposta come Consiglio regionale.
Speaker : PRESIDENTE.
Collega Laricchia, prego.
Speaker : LARICCHIA.
Grazie.
Ringrazio l’assessore per aver chiarito alcuni aspetti. Mi piacerebbe capire, a questo punto, più o meno che aspettative avete di tempo. Qualche settimana. Va bene, grazie.
Speaker : DI GIOIA, assessore all’agricoltura.
L’auspicio degli uffici è qualche settimana. Ovviamente, io non assumo un impegno ufficiale perché, come in più occasioni è avvenuto, la lungaggine burocratica si ripercuote sugli impegni pubblici.
Gli uffici stanno facendo quello che possono fare. Sarà mio compito vigilare e sollecitare. Appena faremo i pagamenti, darò notizie.
Speaker : PRESIDENTE.
Grazie.
Torniamo alla n. 953, Borraccino, perché nel frattempo l’assessore Pisicchio è tornato in Aula. Verifica parere paesaggistico, località Maglie.
Speaker : BORRACCINO.
Grazie, Presidente.
Preliminarmente, gradirei chiedere se la presenza del Presidente Emiliano, nella sua veste di assessore alla sanità, posti i tanti temi sollevati non soltanto dal sottoscritto, ma anche da altri colleghi sui temi della sanità, vedrà la presenza dell’assessore in Aula. Motivo in più per continuare a chiedere al Presidente della Giunta regionale di lasciare la delega alla sanità, perché non possiamo ingessare un sistema già di per sé martoriato e con gravi difficoltà di gestione con anche l’assenza del Presidente rispetto a temi importantissimi che sono all’ordine del giorno. Mi riferisco, in particolare, soprattutto alla interrogazione 943, che è un bubbone che sta per scoppiare, perché si tratta della gara unica affidata ad InnovaPuglia, che la Regione Puglia, una gara da 330 milioni di euro, vorrebbe appaltare per quanto riguarda la gestione delle mense ospedaliere con il metodo del Cook and Chill, praticamente con i pasti precotti.
Siccome questo lo ritengo importante sia per quanto riguarda la qualità dei pasti che noi andremo ad offrire ai pazienti ricoverati…
Speaker : PRESIDENTE.
Scusi, collega Borraccino, siccome stiamo parlando di una interrogazione, mettiamo un po’ d’ordine. Poi arriverà il Presidente e riprendiamo tutto.
Speaker : BORRACCINO.
Toglierò qualche minuto rispetto a quelli che sono a mia disposizione.
Speaker : PRESIDENTE.
Sono già tre minuti che stai parlando. Stiamo parlando di un’altra cosa.
Speaker : BORRACCINO.
Meno tre minuti e mezzo.
Dicevo, e soprattutto per quanto riguarda il futuro di 1.250 lavoratori. Ho fatto questa premessa, Presidente Loizzo, anche abbastanza noiosa e fuori dai canoni classici dello svolgimento dell’interrogazione perché voglio segnalare che questo è un problema importantissimo, Presidente, in quanto sta per andare in atto la procedura per la gara d’appalto unica da 330 milioni di euro. Gradirei che su questa cosa il Presidente Emiliano rispondesse oggi in Aula su questo tema, perché spesso magari lui arriva e poi è intrattenuto. Gradirei che almeno su questo tema ci potesse essere la risposta. Detto ciò, decurterò il tempo necessario illustrando velocissimamente questa interrogazione, che già presentai lo scorso anno, ma che poi ho dovuto ripresentare così come da lei sollecitato a tutti i consiglieri regionali per le interrogazioni che non erano state discusse al 31 dicembre del 2017. Quindi, è un po’ vecchia. Mi riferisco all’assessore Pisicchio, ma anche a chi ci legge. Si tratta di una richiesta di verifica di integrazione di studio rispetto ad un Piano di lottizzazione che già nel 2013 era stato chiesto dal Comune di Maglie e nel 2014 ci fu un parere paesaggistico sulla lottizzazione in cui c’erano delle prescrizioni particolari. Tra le altre cose, si specificava, in maniera molto chiara, che una delle prescrizioni più importanti era quella che la ottemperanza doveva essere verificata in sede di rilascio di autorizzazione paesaggistica da parte del Comune. Parliamo di una lottizzazione nei pressi di un monumento di pregevole valore naturale e paesaggistico e chiaramente parliamo di un antichissimo elemento come quello del menhir di Croce Muzza, praticamente una cripta basiliana di Santa Maria delle Franite, e su questo tema c’è anche una particolare attenzione da parte dell’Amministrazione.
Noi, quindi, quello che chiediamo ovviamente all’assessore Pisicchio, con delega alla pianificazione territoriale, di verificare la conformità del nuovo Piano di lottizzazione rispetto alle prescrizioni che noi stessi, nella continuità amministrativa, ovviamente un’altra Giunta regionale, nel 2014, presieduta dal Presidente Vendola e con l’assessore all’urbanistica Angela Barbanente, aveva imposto rispetto a questa nuova lottizzazione.
Chiudo dicendo che su questo tema c’è una forte sensibilità della popolazione circostante, accompagnata anche da una raccolta firme, da una petizione, che fu presentata nel 2013 con oltre 3.000 cittadini che avevano aderito a quella petizione per chiedere, appunto, di preservare la bellezza e il valore archeologico, paesaggistico e naturalistico della zona, oltre che del monumento che insiste sull’area di lottizzazione.
Speaker : PRESIDENTE.
Lo dico per le prossime interrogazioni: il collega Borraccino ha parlato sei minuti. Ora, per me può parlare quanto uno vuole, faccio solo rilevare che in questo modo si sottrae opportunità ad altri colleghi di poter sviluppare le interrogazioni. Per cui, lo dico per il futuro: noi le carte le abbiamo e le abbiamo lette, per cui in un minuto si può esprimere l’opinione e l’oggetto su cui si chiede chiarimenti.
Andiamo avanti. Aspetta, assessore Pisicchio, c’era Blasi che forse voleva integrare rapidamente qualcosa su questa interrogazioni.
Speaker : BLASI.
Presidente, grazie.
Solo per segnalarle che sullo stesso argomento avevo presentato, il 20 luglio 2017, quindi l’anno scorso, una mozione, che non è mai arrivata alla discussione del Consiglio. Volevo soltanto segnalarglielo. Anche perché dalla mozione si può rilevare, con la citazione di documenti e di corrispondenza intercorsa tra il Comune di Maglie e gli uffici regionali che si gioca sugli equivoci rispetto a questa vicenda, nel senso che i lottizzanti, nella relazione illustrativa di accompagnamento all’adeguamento alle prescrizioni, dichiarano che le prescrizioni erano immotivate e che, in qualche modo, si erano adeguate e che il Comune di Maglie, sulla base di questo, segnalava che con una nota la Regione Puglia, la Sezione mobilità e qualità urbana, aveva acquisito le – chiamiamole così – controdeduzioni proposte dai lottizzanti.
In realtà, in quella nota – lo dico affinché ne abbia consapevolezza l’assessore Pisicchio – la Regione Puglia ribadiva che è il Comune a dover verificare l’ottemperanza alle prescrizioni prodotte nel parere paesaggistico con la delibera di Giunta regionale che veniva richiamata dal collega Borraccino. Spesso, giocando sugli equivoci, la burocrazia la vince sulla norma e sulla regolare applicazione delle norme.
In realtà, come sappiamo, solo la Giunta regionale e non incontri tra dirigenti o funzionari regionali e il soggetto interessato può modificare ciò che prevede la norma. Non lo può modificare. Solo con delibera di Giunta regionale può essere modificato il parere paesaggistico rilasciato. In questo caso, non c’è nessun atto di Giunta intervenuto. Quindi, mi associo alla richiesta del collega, visto che non abbiamo avuto la possibilità di discutere la mozione, affinché si vigili sulla ottemperanza o meno per quanto previsto dalla delibera di Giunta regionale del 18 giugno 2014.
Grazie, Presidente.
Speaker : PRESIDENTE.
Assessore Pisicchio, prego.
Speaker : PISICCHIO, assessore all’urbanistica e all’assetto del territorio.
Devo subito dire che, così come diceva il collega Borraccino, questa interrogazione è stata riformulata. Già in data 9 novembre 2017 c’era stata la risposta dell’Assessorato. Comunque ribadisco il concetto, che tra l’altro è stato ripreso dal consigliere Blasi in maniera abbastanza conforme alla nota che la ripartizione ha espresso.
Per tornare all’argomento, sì, con deliberazione del 18 giugno 2014 di Giunta regionale è stato rilasciato il parere paesaggistico ex articolo 5, punto 0.3 delle NTA del PUTT/P, con prescrizioni e indirizzi, la cui ottemperanza, così come sollecitato e sottolineato dal consigliere Blasi, deve essere verificata in sede di rilascio di autorizzazione paesaggistica da parte del Comune.
Il Comune di Maglie ha inteso dar corso alla procedura di acquisizione del parere paesaggistico e pertanto, con nota protocollo n. 7400 del 2 aprile 2014, acquisita al protocollo del Servizio assetto del territorio, ora sezione Tutela e valorizzazione del paesaggio del 9.04.2014 il Comune ha trasmesso gli elaborati progettuali relativi al piano in questione.
Gli uffici regionali competenti, nell’esaminare la proposta progettuale pervenuta, tenendo in debito conto il valore paesaggistico di quei luoghi, anche a seguito di specifici sopralluoghi effettuati dai funzionari regionali, hanno ritenuto di esprimere un parere paesaggistico ex articolo 5, punto 0.3 delle NTA del PUTT/P positivo con prescrizioni, al fine di attuare un comparto previsto dal Piano regolatore di Maglie, ma modificandone la sua configurazione planimetrica in modo da non comportare valori paesaggistici differenti di quei luoghi.
A seguito della citata delibera di Giunta regionale, i lottizzanti, a seguito di incontri svolti presso gli uffici regionali, hanno chiesto di verificare congiuntamente le prescrizioni dettate dalla Regione sottoponendo il progetto del Piano di lottizzazione ad un ulteriore esame e chiarimento da parte della Regione che il rispetto di recepimento di quelle prescrizioni avrebbero potuto rendere compatibile la proposta progettuale con le disposizioni di tutela previste dalle NTA del PUTT/P.
Tale compatibilità poteva essere rilevata dagli uffici regionali in caso di trasmissione di ulteriore documentazione progettuale, fermo restando l’efficacia della richiamata delibera di Giunta regionale che rimane l’atto formale di rilascio del parere paesaggistico condizionato al recepimento delle specifiche prescrizioni. Ci sono stati nuovi elaborati integrativi progettuali. La configurazione del Piano planovolumetrico e del progetto di Piano è stata commisurata al rispetto nello specifico delle prime quattro prescrizioni dettate dalla delibera regionale. Tale circostanza ha indotto il Comune di Maglie a chiedere al Servizio regionale competente una nota di ottemperanza della proposta progettuale a quanto prescritto dalla delibera di Giunta regionale. Tale nota è stata rilasciata dagli uffici regionali con protocollo 1445 del 17 febbraio 2016, senza ovviamente che questa potesse inficiare o avere la pretesa di sostituirsi alla deliberazione di Giunta regionale, cosa ovviamente non ammessa dalla normativa, e con questa consapevolezza la suddetta nota di ottemperanza aveva il solo scopo di mettere il Comune di Maglie nelle condizioni di poter effettuare in modo più puntuale le verifiche di propria competenza in sede di rilascio dell’autorizzazione paesaggistica e del titolo edilizio connesso, quindi in fase attuativa, verifica che, come precisato nella suddetta nota, rimane nelle competenze comunali, nel rispetto delle prescrizioni regionali da parte del progetto in questione, prescrizioni che mantengono la loro efficacia come dettate nella delibera di Giunta regionale relativa al rilascio del parere paesaggistico condizionato.
Tutto ciò premesso, riguardo alla richiesta di poter verificare la conformità del nuovo Piano di lottizzazione e delle prescrizioni imposte dalla Regione Puglia nel 2014 si ricorda che, come richiamato sia nella deliberazione di Giunta regionale n. 1175/2014 sia nella nota di ottemperanza regionale, è stato chiarito, nel rispetto delle competenze e delle funzioni dei diversi livelli istituzionali, che è compito del Comune in tale procedura e in fase attuativa la verifica dell’ottemperanza dell’intervento delle prescrizioni e degli indirizzi regionali in sede di rilascio di autorizzazione paesaggistica del titolo di edilizia connessi. Allo stato della vigente normativa, non attribuisce alla Regione un controllo diretto sull’attuazione degli interventi, che rimane di esclusiva competenza comunale. Quindi, l’efficacia della delibera di Giunta regionale rimane in toto.
Speaker : PRESIDENTE.
Okay.
Prego, consigliere Casili.
Speaker : CASILI.
Presidente, solo un brevissimo intervento.
Siccome mi associo alle richieste sia del collega Blasi che del collega Borraccino, ci tengo solo a precisare che il 9 è stata calendarizzata dal Presidente Vizzino un’audizione riguardo alla lottizzazione delle Franite. È un momento, secondo me, anche importante, e quell’audizione l’ho richiesta da tempo, purtroppo poi è stata più volte posticipata, forse è un momento, anche quello, di discussione politica importante, insieme agli attori principali, in questo caso il Comune e l’assessore Pisicchio, seppur non nelle prerogative del Comune che deve ottemperare alla prerogativa, appunto, di ottemperare alle prescrizioni della Regione, forse anche quello è un momento di discussione per chiarire alcuni aspetti e criticità che vengono sollevate dalla cittadinanza magliese e dai colleghi succitati che sono intervenuti.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Collega Borraccino, prego.
Speaker : BORRACCINO.
Presidente, ringrazio l’assessore Pisicchio. Pur comprendendo che la stragrande maggioranza dell’azione di controllo dovrà essere attuata dall’Amministrazione comunale, io continuo a chiedere all’assessore di farsi carico, di sollecitare gli uffici alla piena ottemperanza di tutte le prescrizioni, quindi di verificare rispetto alle cose corrette che diceva il collega Blasi, per evitare che, giocando al rimpallo su chi deve controllare e su cosa bisogna controllare, rischiamo che questa lottizzazione sia fatta e poi, alla fine, la Regione è a posto perché ha delegato il Comune al controllo, il Comune, magari, avrà trovato alcune osservazioni non tali da doverle controllare e, alla fine, noi rischiamo, nonostante un’attenzione bipartisan da parte della sinistra, da parte del Partito Democratico, da parte del Movimento 5 Stelle, da parte di un numero consistente di cittadini, alla fine, però, questa lottizzazione sarà fatta.
Assessore Pisicchio, lo dico con la tranquillità di difendere una comunità che elettoralmente non mi appartiene. Parliamo della Provincia di Lecce, però parliamo di un problema serio che deve essere affrontato certamente con grande attenzione dall’intero Consiglio regionale.
Speaker : PRESIDENTE.
Interrogazione n. 961, Borraccino. L’assessore Leo è qui. Legge regionale n. 26.
Speaker : BORRACCINO.
Grazie, Presidente.
Brevissimamente, per recuperare qualche secondo perso. Parliamo di una delibera adottata dalla Giunta regionale nel dicembre 2013, con la Giunta Vendola, con un finanziamento di 4,3 milioni di euro a favore delle Università di Foggia e di Taranto o, meglio, al Politecnico e all’UNIBA rispetto alle sedi decentrate di Foggia e di Taranto, Taranto Politecnico e Taranto UNIBA, un finanziamento che nasceva per bloccare la mobilità passiva e soprattutto per rafforzare l’offerta universitaria in quei due luoghi. All’interno di questi progetti nel secondo semestre del 2015 furono istituite praticamente le figure di venti ricercatori a tempo determinato per la durata di tre anni; contratti che stanno andando quasi in scadenza. Devo dire che su questo tema l’assessore Leo già è stato più volte compulsato da alcuni di questi ricercatori, gruppi di docenti che hanno incontrato l’assessore per chiedere un finanziamento necessario di 2 milioni di euro per continuare per altri due anni la possibilità di continuare a tenere questi ricercatori rispetto all’azione importante che portano avanti nell’Università di Foggia e nell’Università di Taranto – ripeto, sedi distaccate del Policlinico e dell’UNIBA – per quanto riguarda il potenziamento dell’offerta universitaria in quelle zone.
Chiedo all’assessore se riusciamo a trovare la tecnica giuridica legislativa per poter continuare a tenere questi venti ricercatori che davvero hanno portato un contributo importante nelle sedi distaccate di Foggia e di Bari. Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Assessore Leo, prego.
Speaker : LEO, assessore alla formazione e al lavoro.
Grazie, consigliere.
Come ha già ribadito il consigliere, io ho avuto diversi incontri con gli attuali ricercatori, non solo quelli di Taranto e Foggia, di Bari e Foggia, ma anche dell’Università del Salento eccetera. È un problema molto complicato, perché intanto questi 4,5 milioni furono posti con una legge regionale, la legge del 7 agosto 2013, all’articolo 21. Purtroppo su questo capitolo non ci sono le risorse e quindi è problematico andare al rinnovo di questi ricercatori. Noi stiamo cercando – ovviamente l’impegno è massimo – con il prossimo bando che riguarderà i ricercatori della Puglia di prevedere una sorta di premialità per questi ricercatori che hanno già svolto questo tipo di attività, per i ricercatori a tempo determinato. Comunque, stiamo davvero cercando soluzioni anche quelle più impensabili per dare alle università un ulteriore supporto, tenendo anche presente, ovviamente, che alcuni Atenei (Bari in particolare) hanno già messo a disposizione delle risorse. Anche perché il fatto della proroga di questi tre anni è stato un esame e un approfondimento che hanno fatto le università. Quindi, hanno voluto questa proroga.
L’impegno è massimo e sicuramente nella prossima settimana o nel giro di qualche settimana cercherò di fare ulteriori approfondimenti per le motivazioni che il consigliere ha evidenziato, cioè quella della fuga dei cervelli o, comunque, di dare questo supporto sempre importante e per noi indispensabile alle università pugliesi.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Prego, Borraccino.
Speaker : BORRACCINO.
Trenta secondi per chiedere all’assessore: quindi è un problema soltanto di copertura su quella voce di bilancio? Ciò significa che, se noi, ad esempio, nel corso del prossimo assestamento di bilancio riuscissimo a trovare i finanziamenti per la copertura su quel capitolo, andrebbe de plano, cioè potrebbe essere approvato?
Speaker : LEO, assessore alla formazione e al lavoro.
Se il Consiglio decide di appostare ulteriori risorse, problemi non ce ne sarebbero, nel senso che potrebbe esserci questa ulteriore possibilità di proroga. Ovviamente deve essere affrontato il problema.
Speaker : PRESIDENTE.
Borraccino “Revisione delibera n. 68”. Risponde Leo? Okay.
Prego.
Speaker : BORRACCINO.
Grazie, Presidente.
Parliamo della figura dei mediatori culturali, necessari nell’hotspot di Taranto per aiutare l’integrazione e l’assistenza, ma anche tutte le azioni che lo Stato mette in atto rispetto all’accoglienza dei migranti.
Il tema del titolo di studio necessario per poter svolgere il titolo di mediatore culturale per questa figura necessaria, come ripetevo, nei centri di accoglienza per i minori stranieri non accompagnati, cioè praticamente il problema con gli enti di formazione, che organizzano corsi di formazione, con il requisito della laurea triennale. Questi requisiti oggettivamente sono ostativi rispetto a stranieri non comunitari che, in un certo qual modo, già svolgono attività all’interno dell’hot spot. Quindi, per molti stranieri diventa condizione quasi ostativa il raggiungimento di questo titolo per poter svolgere sicuramente con maggiore... Parliamo di gente che viene dalla stessa Nazione, quindi con un grado di integrazione, ovviamente, come si può ben comprendere, notevolmente maggiore rispetto all’italiano, che può essere più specializzato e più formato possibile.
Quindi, si chiede se è possibile riconoscere, attraverso una sorta di autocertificazione, il titolo conseguito all’estero per mediatori culturali stranieri per poter ottemperare a questo prerequisito necessario per poter svolgere, poi, sempre il corso presso gli enti di formazione che danno la qualifica di mediatori culturali.
Speaker : PRESIDENTE.
Assessore Leo, prego.
Speaker : LEO, assessore alla formazione e al lavoro.
Grazie, Presidente.
Questo è un problema che noi già abbiamo affrontato, in realtà, in parte. Non risulta corretta, intanto, l’eventuale richiesta da parte di organismi formativi del requisito di laurea triennale. Questo non è richiesto, mentre è richiesto il possesso del titolo di istruzione secondaria superiore, alternativo, quindi, a questo.
Riguardo, invece, al riconoscimento del titolo di istruzione conseguito all’estero, questo è un problema che non è di competenza diretta della Regione Puglia. Si condivide, però, l’opportunità di prevedere dei requisiti d’accesso differenti, cioè dimostrabili con maggiore velocità e praticità questi titoli.
Per quanto riguarda, invece, la nostra competenza, devo dire che già con l’Università di Bari noi per gli stranieri abbiamo riconosciuto e riconosciamo insieme la validazione e la certificazione delle competenze. Quindi, c’è questa convenzione in atto con l’Università di Bari che prevede la ricostruzione, anche su requisiti formali e informali, dei titoli di studio. Quindi, su questo aspetto si può tranquillamente lavorare.
Io faccio una comunicazione anche scritta e la invio al Presidente Borraccino.
Speaker : PRESIDENTE.
Prego, Borraccino.
Speaker : BORRACCINO.
Assessore, la ringrazio per l’attenzione. La comunicazione me la può mandare, e mi fa piacere. Però chiederei, se possibile, di fare in modo che ci possa essere una sollecitazione scritta, una moral suasion, non so come definirla, rispetto a chi deve valutare questi titoli. Non so se ho reso l’idea, assessore. Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
965, Borraccino: incendio del Parco naturale di Palagianello. Pisicchio, Di Gioia. Di Gioia stava qui. C’è anche Pisicchio. Decidete. Prego.
Speaker : BORRACCINO.
Presidente, preliminarmente, senza essere poi decurtato dal tempo, le proporrei, proporrei all’Ufficio di Presidenza, e io non ho nulla in contrario, eventualmente di poter – grazie, Presidente Gatta, per guardarmi, perché mi sta seguendo – eventualmente anche… Io non ho assolutamente problemi a chiamare poi dopo questa eventualmente altre interrogazioni di altri colleghi per evitare che ci sia un monologo che annoia i colleghi, annoia chi ci segue e oggettivamente crea difficoltà anche a me ad avere la lucidità poi per stare ogni volta sull’interrogazione e sul pezzo. A discrezione dell’Ufficio di Presidenza, ovviamente. Io mi dichiaro disponibile ad essere superato e bypassato da qualche interrogazione e poi riprendere.
Diciamo che è sull’ordine dei lavori, Presidente Gatta. Questa interrogazione, anche in questo caso, è presentata all’indomani dell’incendio della gravina di Palagianello nel periodo agosto, Ferragosto dello scorso anno; un incendio davvero di colossali dimensioni. Nelle immediate ore dopo quell’incendio chiamai l’assessore Pisicchio, chiamai l’assessore Di Gioia, il responsabile dell’ufficio della Protezione civile, il collega Ruggiero Mennea per capire cosa si poteva mettere in atto rispetto al problema venutosi a creare, ovviamente sapendo che ci sarebbe stata l’azione congiunta di vari assessorati, dell’agricoltura per quanto riguarda la riforestazione, per quanto riguarda l’assessore all’urbanistica e ai parchi, per quanto riguarda l’organizzazione di quelle misure, ma anche al responsabile della Protezione civile, al consigliere Mennea più operativamente, oltre che al Vicepresidente Nunziante per quanto riguarda l’immediato, la gestione immediata per quanto riguarda la Protezione civile.
A distanza di oramai sette mesi, otto mesi, nove mesi da quell’incendio, su proprietà pubbliche fortunatamente, non abbiamo assolutamente ancora nessuna azione intrapresa. Ricordo che ci fu un Consiglio comunale monotematico del Comune di Palagianello qualche giorno dopo quell’evento e fu chiesto con forza un intervento, un aiuto da parte della Regione rispetto, davvero, a un polmone verde che in pochissime ore è andato distrutto.
Vengo, quindi, all’oggetto dell’interrogazione. Sappiamo molto bene che allo stato attuale non è stato fatto niente, ma chiediamo di poter verificare la richiesta o all’assessore Pisicchio o all’assessore Nunziante o all’assessore Di Gioia, perché, lo ripeto, questo tema interessa vari aspetti e vari assessorati, come avevo anche chiesto con l’istituzione di una cabina di regia per poter intervenire congiuntamente su questi temi.
So che alcune riunioni ci sono state in assessorato, abbastanza tecniche, con gli uffici del Comune e della Protezione civile, si chiede di conoscere se è in atto un piano per aiutare rispetto a quello che è avvenuto in quel giorno della vigilia di Ferragosto 2017.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Prego, assessore Pisicchio.
Speaker : PISICCHIO, assessore all’urbanistica e all’assetto del territorio.
Ovviamente parlo per le competenze indirette che rivengono da questa problematica e riscontrano l’attività istituzionale del Servizio Parchi e tutela della biodiversità, che svolge ovviamente le funzioni relative al coordinamento dei parchi regionali istituiti ai sensi della legge regionale n. 19/1997.
In modo particolare l’area dell’incendio rientra, infatti, nel perimetro regionale naturale Terra delle Gravine, istituito con legge regionale n. 18/2005, modificata con legge n. 6/2011 e n. 10/2017. La gestione è in questa fase di modifica.
In merito alle richieste dell’interrogazione, si concorda sulla necessità di ricostruzione nel più breve tempo possibile della formazione vegetale distrutta dall’incendio, concordando sulla difficoltà di utilizzo di risorse pubbliche stante la normativa della legge n. 21/2000, la legge quadro in materia di incendi boschivi, che ovviamente – come lei ha rilevato, collega – all’articolo 10, comma 1, cita testualmente che sono vietati per cinque anni sui predetti soprassuoli le attività di rimboschimento e di ingegneria ambientale sostenute con risorse finanziarie pubbliche, salvo specifica autorizzazione concessa. Quindi, stiamo parlando della deroga che ci si richiede.
Ovviamente, lo scrivente Assessorato si rende immediatamente disponibile ad offrire il proprio contributo nell’ambito di qualsiasi iniziativa che attui il procedimento di deroga previsto dall’articolo 10 della legge n. 21/2000. In tal senso, si ritiene necessario operare preliminarmente un rilievo dello stato delle aree percorse dal fuoco al fine di definire i termini della deroga e delle attività da porre in essere per la ricostruzione del bosco incendiato.
Il Servizio Parchi competente si rende disponibile ad operare quel confronto attraverso il quale un tavolo tecnico è opportuno che si insedi in tal senso. Risulta che sono avviate – poi lo dirà meglio il collega Di Gioia – iniziative per definire il procedimento di deroga. Nel bilancio regionale del 2018 è stata stanziata una somma pari a 200.000 euro per concedere i contributi agli enti locali che hanno subìto incendi e ad aree protette. I criteri per l’assegnazione di tali contributi verranno deliberati dalla Giunta regionale, ovviamente su proposta del Servizio Parchi, che in questa fase la sta regolamentando. Quindi, si provvederà a breve in tal senso.
Speaker : PRESIDENTE.
Prego, assessore Di Gioia.
Speaker : DI GIOIA, assessore all’agricoltura.
La risposta che avevano predisposto i miei uffici è pressoché analoga nella parte in cui auspica una rapida approvazione di quei criteri e indirizzi per la presentazione di progetti finalizzati alla ricostituzione delle superfici forestali percorse dagli incendi, ex articolo 10, comma 1, legge regionale n. 353/2000.
Questo tavolo è già stato, per la parte generale, insediato ad ottobre, quindi ci sono le condizioni, nelle prossime occasioni, di poter elaborare il documento. Dopodiché, sarà possibile prevedere le deroghe in funzione di quello che verrà stabilito.
Io ho tre pagine di sintesi, che poi consegnerò. Se vuole le leggo, però ricalcano in maniera molto chiara le stesse indicazioni che sono pervenute da colleghi che hanno condiviso la impostazione che ha già citato l’assessore Pisicchio. Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Volendo seguire il consiglio del collega Borraccino io vedo che l’80 per cento delle interrogazioni sono sue. Per cui, per arrivare alla prima utile che non sei tu devo arrivare a Damascelli. Passiamo a Damascelli.
Speaker : BORRACCINO.
Solo una precisazione. Posso?
Speaker : PRESIDENTE.
Però non dire “30 secondi” che ci prendi in giro.
Speaker : BORRACCINO.
45, va bene. 45 secondi per dire che rispetto a questa cosa vorrei chiedere all’assessore Pisicchio e all’assessore Di Gioia, al di là delle relazioni e della disponibilità degli uffici, di provare davvero a mettere qualcosa in campo. Non si tratta di un incendio normale, si tratta di un incendio in una zona molto particolare all’interno del Parco delle Gravine. Quindi, se noi riuscissimo a dare una risposta come Regione dimostreremmo come Istituzione, indipendentemente poi dall’assessore, dalla maggioranza, dall’opposizione, come Istituzione regionale, che c’è un’attenzione su un Parco regionale, il Parco delle Gravine, e quindi riuscire davvero a produrre qualcosa rispetto soprattutto alla deroga per la ripiantumazione, e una volta ottenuta la deroga poi passare con la ripiantumazione necessaria per l’area bruciata. Grazie, Presidente e grazie assessori. Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Pentassuglia.
Speaker : PENTASSUGLIA.
Grazie, Presidente. Approfitto perché di questo tema ce ne siamo occupati, per non ritornare con interrogazioni, io ho sentito i due assessori. Chiedo, però, ai due assessori di tenere conto del contesto nel quale ci muoviamo. Il Parco Terra delle Gravine viene da una storia indicibile di rapporto con l’Amministrazione provinciale. Ci sono stati due incontri per tentare, come i Comuni chiedono, il Consorzio dei Comuni. Vi chiedo di accelerare quel processo decisionale, perché la modifica della norma di istituzione, già fatta per due volte, anche in termini di confine su un luogo certo possa arrivare a una conclusione, perché serve all’Urbanistica per la competenza rispetto alle aree protette, serve all’Agricoltura rispetto alla tabellazione e a tutti gli obblighi che derivano dalla tabellazione stessa, per evitare che la gente venga sanzionata. Anche perché nell’ambito di questo procedimento i tavoli tecnici e la nostra agenzia, che ha sia il personale nel periodo invernale pagato sia i vivai che hanno le piante per poter fare azioni di riforestazione, e non solo per l’area di Palagianello, ma anche per le altre aree su cui sono passati anni e non c’è stato né progetto né opera di riforestazione, di cui noi abbiamo tra l’altro bisogno, per cui su questo tema, prendendo spunto da questo paesaggio stupendo che è la Gravina di Palagianello, credo si possa dare un segnale, perché questo è l’emblema di come la politica si muove in minuti, non ad horas, e poi tra i tavoli tecnici e la burocrazia c’è uno iato impressionante, chiamando alle responsabilità – lo voglio dire perché rimanga alla storia di questa legislatura –, come dice l’emendamento, i sindaci, che sul territorio in alcuni comuni stanno dicendo alcune cose, ma nelle conferenze di servizio convocate nel suo assessorato, assessore, non dicono la stessa cosa. Per cui, è bene che le verità vengano a galla, con una chiusura di conferenza che dica che tipo di gestione, visto che la Provincia ha perso le risorse per la tabellazione, soprattutto da quella gestione la perimetrazione, perché dopo dodici anni si possa far partire concretamente e coerentemente all’azione legislativa quel parco.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Adesso saltiamo un po’ di interrogazioni e andiamo alla n. 977, Damascelli, per l’assessore Ruggeri, che è qua.
Speaker : DAMASCELLI.
Grazie, Presidente.
Con questa interrogazione ritorno su un argomento, che ho già più volte affrontato con altre interrogazioni, in merito all’assistenza e cura ai sensi degli articoli 60 e 60-ter del Regolamento regionale n. 4/2007, e cioè per i diversabili e per coloro che sono affetti dal morbo di Alzheimer. Considerato che questi articoli stabiliscono che ai cittadini affetti da tali patologie va assicurata la cura e l’assistenza necessaria, l’articolo 54 della legge regionale 15 febbraio 2016, n. 1, si tratta di un articolo aggiuntivo, un emendamento a mia firma della prima legge di stabilità di questo Consiglio regionale, approvato all’unanimità, quindi inserito l’articolo 54, che stabilisce che, al fine di assicurare nuove e migliori prestazioni alle persone affette da morbo di Alzheimer, le ASL provvedono a elaborare la stima del fabbisogno entro il 29 febbraio dell’anno 2016 e ad aggiornarla entro il 31 dicembre di ogni anno. Stabilisce, altresì, che la Giunta, attraverso la proposta dell’assessore al welfare, avrebbe stanziato i fondi necessari alla contrattualizzazione dei nuovi centri necessari a ridurre sensibilmente le lunghe liste di attesa dei pazienti affetti da morbi neurodegenerativi.
È un problema più volte affrontato anche con il compianto assessore Negro, che dava atto anche di questa forte problematica, però oggi non aver osservato da parte delle ASL l’articolo 54 della legge regionale n. 1/2016 mette a rischio la continuità delle attività socioeducative in favore delle persone diversamente abili, ex articolo 60, e anche delle persone affette da morbi neurodegenerativi o demenze, ex articolo 60-ter, sino al punto di mettere a rischio persino i livelli occupazionali dei centri che svolgono tali servizi. Infatti, si registrano lunghe liste di attesa sia per l’inserimento di nuovi utenti nelle strutture sia per il mantenimento di quelli già esistenti a causa di budget di spesa insufficienti, tant’è che con nota protocollo 286702 del 17 dicembre 2017... È un fenomeno diffuso in tutta la regione Puglia, ma in questo caso la Direzione generale della ASL Bari affermava testualmente, in tale nota in mio possesso, che nel bilancio di previsione per l’anno 2018, approvato con deliberazione di Giunta del 30 novembre 2017, è stato previsto un incremento della spesa destinata ai centri diurni, ex articolo 60, di 900.000 euro, nonché di quella destinata ai centri diurni ex articolo 60-ter, di circa 320.000 euro, per un totale di 1.220.000 euro. Si rassicurava che tale incremento avrebbe potuto ridurre sensibilmente le liste di attesa. Ecco, quindi alle preoccupazioni dei centri diurni dei pazienti e delle precedenti interrogazioni l’ASL dava praticamente atto con questa comunicazione.
Una piccola goccia in un mare che comunque poteva essere utile ad un inizio di riduzione delle liste di attesa, tant’è che nella suddetta nota veniva anche riportato che vi era in corso una procedura ricognitiva delle liste…
Speaker : PRESIDENTE.
Scusate, consiglieri, cinque minuti siamo arrivati già… A maggior ragione che l’abbiamo affrontata, lo so, dieci volte questa strada, proviamo a riassumere. Una interrogazione deve avere un senso logico: riassumere il tema che peraltro abbiamo letto e poi rapidamente l’assessore dà una risposta. Cinque minuti per ciascuno, dieci minuti, fate voi. Così non mi pare si possa… Vai avanti.
Speaker : DAMASCELLI.
Io ero nei tempi, nei cinque minuti. Almeno gradivo essere ripreso… Superati i cinque minuti magari mi riprende e mi invita ad essere più sintetico.
Dicevo che nella stessa nota veniva dato atto che vi era un costo, una procedura ricognitiva delle liste d’attesa appunto per consentire l’inserimento di nuovi utenti nei centri a partire dal 1° gennaio 2018. Poi, all’improvviso, la Giunta regionale fa marcia indietro e comunica che la spesa non potrà essere superiore rispetto a quella degli anni precedenti e che quindi tutto è fermo. Arrivo alla conclusione, per essere sintetico. L’interrogazione è molto lunga e complessa per conoscere per quali motivazioni ancora non sia osservato l’articolo 54 della legge regionale n. 1/2016 e quali iniziative si intendono intraprendere per consentire una concreta e vera riduzione delle liste di attesa sia nei centri socioriabilitativi ai sensi dell’articolo 60 del Regolamento regionale e quindi per offrire cure adeguate ai cittadini diversabili e sostegno alle loro famiglie in una quotidiana opera faticosa di caregiving e quali iniziative si intendono intraprendere una volta per tutte per risolvere il problema delle liste d’attesa dei cittadini affetti da patologie, con morbi neurodegenerativi, il morbo di Alzheimer, ai sensi dell’articolo 60-ter per consentire l’inserimento loro nei centri diurni, considerato che il Piano nazionale delle demenze stabilisce che ogni 30.000 abitanti dovrebbe esserci un centro diurno, con quali fondi ed entro quali tempi questo avverrà. È a rischio la salute dei cittadini, l’assistenza primaria, ma anche addirittura i livelli occupazionali di questi centri, che oggi, non ancora contrattualizzati, rischiano di chiudere i battenti. Noi dobbiamo dare delle risposte a questa gente, perché chiudiamo gli ospedali, tagliamo i reparti, assicuriamo che in cambio di questi grandi sacrifici sarà quantomeno l’assistenza sociosanitaria eccellente, ma oggi anche l’assistenza sociosanitaria diventa precaria quanto l’assistenza sanitaria. Anche questa è una mancata promessa da parte dell’Istituzione Regione Puglia.
Allora chiedo una volta per tutte quando avverrà questo. E più volte i centri hanno annunciato anche manifestazioni. Come è avvenuto nel caso dell’assegno di cura: sono state fatte promesse ai cittadini sui centri diurni e sono state revocate queste manifestazioni. E se ne dovrà verificare una il 27. Ad aprile non si è più tenuta, proprio perché sono state fatte nuove promesse. Ma saranno mantenute quelle promesse? Questo chiediamo, che sia assicurata un’assistenza sociosanitaria adeguata alle esigenze dei nostri concittadini affetti dal morbo di Alzheimer oppure da altre patologie ai sensi dell’articolo 60.
Speaker : PRESIDENTE.
Prego, assessore Ruggeri.
Speaker : RUGGERI, assessore al welfare.
Presidente, in virtù della complessità dell’interrogazione io dovrei in qualche modo esporre in modo più sostanziale l’intervento. Però, se il consigliere Damascelli si accontenta di queste risposte, mi fermo qui. Poi, nel momento in cui parliamo di altro, che sono gli assegni di cura, io evidenzierei al consigliere Damascelli che proprio la settimana scorsa abbiamo fatto un intervento con tutte le associazioni dove sono rimaste ben soddisfatti e abbiamo dato contezza di tutti i numeri che erano ormai alla definizione, tant’è che entro il 15 maggio saranno tutti pagati i riclassificati aventi diritto.
Detto questo, sull’interrogazione e sui punti che il consigliere interroga, sul primo punto la Regione, come descritto in precedenza, non ha fatto marcia indietro rispetto alla destinazione di ulteriori fondi per potenziare l’erogazione di prestazioni da parte dei centri diurni ex articolo 60 e 60-ter del Regolamento regionale n. 4/2007; sul secondo punto non ha ignorato la crescente domanda di assistenza da parte di soggetti disabili e soggetti affetti da demenza. Per questo, si rinvia alla posizione organizzativa 2016-2018.
L’articolo 54 della legge regionale – questo è il terzo punto – n. 1/2016 è superato dalla legge regionale n. 9/2017 e dai successivi provvedimenti attuativi.
Punto n. 4. La ricognizione delle liste d’attesa è stata già effettuata dalla tecnostruttura regionale interpellata dalle Direzioni generali delle ASL al fine di predisporre il fabbisogno regionale di assistenza.
Punto n. 5. I fondi regionali saranno resi disponibili successivamente all’approvazione dei Regolamenti regionali e comunque previo accreditamento delle strutture.
Punto n. 6, l’ultimo. Il Governo regionale ha già predisposto l’atto necessario al fine di poter stanziare i fondi necessari alla contrattualizzazione e attivazione dei servizi, nello specifico il Piano operativo 2016-2018, previa attuazione di quanto riportato al precedente punto n. 5.
Se è soddisfatto, io finisco qui. Altrimenti, le leggo tutto il resto.
Speaker : PRESIDENTE.
Prego, collega Damascelli.
Speaker : DAMASCELLI.
Per l’economia dei lavori, lasciamo agli atti del dibattito quello che ha detto. Se vuole, mi consegna tutta la relazione completa affinché io possa approfondirla e, magari, poter essere soddisfatto. In base a quello che ha detto, non sono soddisfatto in quanto al punto n. 1 si limita a dire che non ha ignorato, ma non ha detto come e perché, dando dimostrazione che la Regione non abbia fatto marcia indietro.
Io le dico che ho letto gli atti. Le ho citato date e protocolli in cui prima viene annunciato che si stanziavano 1,220 milioni di euro e poi è la Regione che nelle sue note stabilisce che non si potrà dar corso ad altri tipi di finanziamenti, in modo chiaro e preciso. Con nota protocollo 34832 del 7 febbraio l’ASL rendeva noto che in data 11 gennaio 2018, protocollo 9, la Regione Puglia diceva – testualmente – che sono confermate soltanto le somme precedenti. Quindi, l’ulteriore somma non poteva essere utilizzata, tant’è che nel Piano operativo si stabiliva che l’eventuale incremento di spesa previsto sarà possibile solo dopo l’approvazione dei nuovi fabbisogni regionali e della relativa copertura finanziaria. Comunque, a me non interessa far polemica su questo argomento. Io sono qui soltanto a stimolare una problematica affinché sia risolta e sono felicissimo nel caso in cui lei ci dica che questa problematica sarà risolta. Così come ci dice che ha risolto il problema degli assegni di cura, così vorremmo che anche per l’articolo 60 e l’articolo 60-ter tutto questo si risolva nell’interesse della nostra comunità.
Non mi risulta che una legge possa essere superata da un’altra legge, non mi risulta assolutamente, da legislatore. Mi risulta che una legge possa essere abrogata da un’altra legge. Siccome l’articolo 54 della legge regionale 15 febbraio 2016 n. 1 vige non può essere superata. Va rispettata e osservata. È una legge della Regione Puglia e le ASL la devono osservare. Non è superata, non può essere superata, perché se poi lei mi fa riferimento alla legge n. 9 io le devo dire che è passato un anno e ad oggi ancora non abbiamo questo famoso regolamento relativo alla legge n. 9. Nessuno lo conosce, nessuno ne sa niente. Pare che sia in mano soltanto alla tecnocrazia regionale. Però, gli organi istituzionali non sono ancora a conoscenza di questo regolamento che tutta la Puglia aspetta da tempo. Ecco perché sono soltanto a sottoporre la problematica in senso costruttivo e collaborativo. Non ho nessun interesse a fare polemiche sterili.
Io auspico soltanto, assessore, che, a prescindere dalle parti, questo problema si risolva adeguatamente sia per l’articolo 60 sia per l’articolo 60-ter, quindi sia per i cittadini diversabili, sia per i cittadini affetti dal morbo di Alzheimer nell’interesse del bene comune della nostra Regione. Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Assessore, deve replicare?
Speaker : RUGGERI, assessore al welfare.
L’intero settore dell’offerta sociosanitaria, ivi comprese le prestazioni erogate dai centri diurni ex articoli 60 e 60-ter del Regolamento regionale n. 4/2007 è ormai oggetto di profonda revisione alla luce della normativa nazionale di riferimento, legge 502/92 del DPCM 12 gennaio 2017.
L’istituzione dei centri diurni socioeducativi e riabilitativi per i disabili ex articolo 60 del Regolamento regionale numero 4/2007 dei centri diurni per soggetti affetti da demenza ex articolo 60-ter Regolamento regionale n. 4/2007 da sola non basta a risolvere il problema della qualità dell’assistenza in termini di erogazione del servizio e di numero di posti a disposizione dell’utenza.
Fondamentale al riguardo è la determinazione del fabbisogno per tale tipologia e prestazione, che costituisce presupposto per la necessaria copertura finanziaria atta a garantire l’erogazione del servizio. Entrambe le fasi non possono che essere attribuite alla competenza regionale, come tra l’altro previsto dalla normativa nazionale di riferimento, per una chiara e fondamentale motivazione, ovvero quella di garantire sull’intero territorio regionale uniformità di assistenza intesa come uguale tipologia di prestazioni e identica possibilità di trovare risposta ai bisogni, senza differenze né riguardo ai distretti sociosanitari ricadenti nella stessa ASL né riguardo all’ASL dell’ambito regionale.
Di fatto questo accade sul territorio regionale a scapito dei pazienti. Attualmente le prestazioni, in assenza di fabbisogno regionale, sono erogate da una limitata platea di strutture, spesso in assenza di contratti sottoscritti con l’ASL, in quattro strutture soltanto autorizzate all’esercizio e non accreditate come strutture, ragion per cui i direttori generali sono impossibilitati alla contrattualizzazione, salvo risponderne per danno erariale innanzi alla Corte dei conti, o quando contrattualizzate senza previo espletamento di qualsivoglia procedura ed evidenza pubblica, unica alternativa, ma non sostitutiva dell’accreditamento istituzionale sanitario.
A ciò si aggiunga l’obbligatoria determinazione dei fondi unici regionali per tipologia di assistenza, ovvero delle necessarie somme a copertura del fabbisogno regionale da destinare alle ASL in base alla popolazione residente, che, vedendo la Regione in Piano di rientro 2010-2012 e in Piano operativo dal 2013 al 2015 e dal 2016 al 2018, avrebbe dovuto essere prevista in sede di approvazione del Piano di rientro e del Piano operativo, di concerto con i Ministeri affiancanti, il Ministero della salute e il Ministero dell’economia e delle finanze.
Tutto quanto innanzi esposto non ha trovato l’applicazione dell’articolo 54 della legge regionale n. 1/2016. Di qua la necessità di organizzare l’intero settore dell’offerta sociosanitaria, e ovviamente ogni processo di riforma richiede la necessità di mettere in atto delle scelte anche apparentemente impopolari.
Relativamente alle azioni già poste in atto dall’attuale Governo regionale, si richiama la legge regionale n. 9/2017, modificata dalla legge regionale n. 65/2017, relativa alla nuova disciplina in materia di autorizzazione alla realizzazione dell’esercizio all’accreditamento istituzionale e accordi contrattuali delle strutture sanitarie e sociosanitarie pubbliche e private, che include in tale disciplina anche i centri diurni in oggetto. Il rinvio da parte della legge regionale n. 9/2017 all’approvazione di un regolamento regionale che determini il fabbisogno delle prestazioni e i requisiti per l’ottenimento da parte delle strutture dell’autorizzazione all’esercizio e dell’accreditamento istituzionale, quest’ultimo necessario ai fini della sottoscrizione dell’accordo contrattuale con le ASL.
Consigliere Damascelli, ecco il motivo per cui la legge n. 54 non ha preso corpo, per le motivazioni che si aspettano i fondi dal Ministero nazionale. La legge regionale non può in nessun modo portare avanti quello che lei sta chiedendo. Ecco perché si sta approntando il nuovo Regolamento, per dare atto a tutte le richieste.
Speaker : PRESIDENTE.
Va bene. Grazie.
Passiamo all’interrogazione n. 969, collega Borraccino.
Speaker : NUNZIANTE, Vicepresidente della Giunta regionale e assessore alla protezione civile, al personale e ai trasporti.
Forse l’assessore Di Gioia doveva riferire. C’è un errore di imputazione, effettivamente.
Speaker : PRESIDENTE.
Prego, assessore.
Speaker : DI GIOIA, assessore all’agricoltura.
Sarebbe meglio se fosse destinata all’assessore alla Protezione civile. Con questo rito ufficiale, la ritrasmettiamo, per il tramite della Presidenza, all’assessore, che potrà dare risposte più esaurienti sul piano di Protezione civile e sulle attività per il 2018.
Speaker : PRESIDENTE.
Assessore Nunziante, prego.
Speaker : NUNZIANTE, Vicepresidente della Giunta regionale e assessore alla protezione civile, al personale e ai trasporti.
Presidente, ovviamente raccolgo favorevolmente l’invito dell’assessore Di Gioia. Anzi, riconosco l’errore. Abbiamo sbagliato ad indirizzarla all’assessore all’Agricoltura.
Speaker : PRESIDENTE.
Va bene. Grazie, assessore Nunziante. Rinviamo la n. 969.
Passiamo alla n. 970, sempre del collega Borraccino.
Speaker : BORRACCINO.
Parliamo di un tema particolare, come il brevetto e il diritto di proprietà intellettuale sulle produzioni di uve da tavola, un problema annoso, un problema che sta portando aziende agricole di media grandezza, in alcuni casi anche grandi aziende agricole, ad avere grandi problemi e a dover subire delle ricadute non positive rispetto alla commercializzazione del prodotto da uva da tavola. Sto semplicemente introducendo davvero per pochi secondi per capire di cosa parliamo. Parliamo di grandi multinazionali che pongono in essere alcuni contratti, molti dei quali sono stati anche impugnati davanti ai tribunali amministrativi e al Consiglio di Stato. Mi rendo conto che probabilmente, anzi sicuramente, non è stretta competenza dell’assessorato all’agricoltura regionale intervenire su questo tema, ma sicuramente neanche possiamo disinteressarci di un aspetto che oramai non è più residuale e che non riguarda soltanto poche aziende agricole. Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Prego, assessore Di Gioia.
Speaker : DI GIOIA, assessore all’agricoltura.
Questo è un tema ampiamente noto agli uffici e alla politica regionale agricola ed è uno dei temi sui quali si incentra molto la nostra ricerca. Nel frattempo gli uffici mi hanno predisposto una nota per quanto riguarda il punto 2 e il punto 3 della richiesta. Il punto 3, ovviamente, è un punto più politico. Convocare un tavolo è assolutamente nelle nostre possibilità ed è anche forse auspicabile farlo in tempi molto rapidi. Quindi, è un impegno che possiamo assumere sin da ora. Per quanto riguarda il punto 2 non vi è dubbio che io leggo la nota predisposta dagli uffici che non fanno altro che sintetizzare quello che è già oggi nella nostra disponibilità, cioè che con la legge regionale 30.09.2013 e con il PSR già dalla scorsa programmazione si sta portando avanti un importante lavoro sulla tutela, conservazione e caratterizzazione del germoplasma pugliese, con lo scopo di disporre di un’ampia base genetica per progetti di miglioramento genetico aderenti ad ambiti di coltivazione regionali e alle resilienze verso i cambiamenti climatici in atto che mostrano evidenti i loro cambiamenti sull’agricoltura regionale già da qualche anno.
Accanto a queste azioni (PSR 2014-2020) viene data la possibilità di finanziare progetti con i gruppi operativi di partenariato europeo per l’innovazione, che cooperino per la soluzione di problematiche di necessità evidenziate dalle aziende agricole e che devono necessariamente partecipare alla loro realizzazione.
Nell’ambito di questo strumento possono essere presentati i programmi di applicazione, dei risultati di miglioramento genetico, quindi siamo in grado di finanziare, ovviamente avvalendosi di importanti Istituzioni scientifiche presenti sul territorio. Penso a Università, CREA, CNR ed altro. Mentre l’innovazione è finanziabile con i PEI, gli interventi diretti alla ricerca con questa programmazione, per motivi regolamentari, non sono erogabili. Quindi, si rende necessario favorire la linea di ricerca strategica del miglioramento varietale attraverso risorse autonome. Ovviamente, queste risorse autonome ad oggi non sono state ancora disposte in alcun bilancio di previsione. Vediamo se dal tavolo che convocheremo emergerà questa esigenza, che potremo fare nostra anche in un atto di documento eventualmente di bilancio.
Questa è la risposta per la parte sia politica che tecnica. Questa sintesi cartacea la do alla Presidenza, che poi provvederà alla sua trasmissione.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Prego, collega Borraccino.
Speaker : BORRACCINO.
Cosa posso dire? Mi rendo conto che c’è questa risposta scritta importante, però di fatto rispetto a un tema importante come questo, con la presenza di multinazionali importanti, se non c’è una forte volontà politica di affrontare il tema e lasciamo soltanto in capo agli uffici una difesa – scusate il gioco di parole – d’ufficio, ovviamente noi non ne usciremo.
Mi rendo conto che, probabilmente, la volontà politica di provare a intraprendere una battaglia anche di principio manca, e se manca ovviamente, con il rispetto della lunga relazione e con tutto quello che potranno fare gli uffici, io ritengo che noi non ne usciremo certamente con una soluzione o, meglio, con una strategia che possa aiutare un numero crescente di imprenditori ad avere una mano dalla Regione in questo.
Mi dispiace. Ovviamente, non è assolutamente un attacco all’assessore Di Gioia, ma prendo atto che manca, ripeto e mi ripeto, a costo di essere scocciante, la volontà politica di intraprendere una battaglia di principio. Peccato, perché le lotte alcune volte si vincono soprattutto quando c’è una grande tensione morale. Evidentemente questo aspetto viene visto quasi come un aspetto da affrontare in punta di diritto, e allora se ciò sarà, secondo me, difficilmente, ripeto, noi riusciremo a dare una mano agli imprenditori agricoli pugliesi che stanno ricevendo, in questi anni, questi grossi problemi. Sebbene il contratto da loro è stato firmato, sebbene tutto, però, ripeto, c’è un aspetto che è molto preoccupante ed è quello della conquista da parte delle grandi aziende, delle multinazionali delle nostre terre e delle nostre aziende, con l’obbligo di commercializzare il prodotto in una certa direzione, con un obbligo che di fatto impoverisce la nostra cultura agricola e agraria del nostro territorio.
Non sono assolutamente soddisfatto della risposta. Con rispetto per il collega e amico Leo Di Gioia, non sono soddisfatto della risposta.
Speaker : PRESIDENTE.
Assessore Di Gioia, prego.
Speaker : DI GIOIA, assessore all’agricoltura.
Condivido, in questo senso, un po’ di frustrazione che c’è nell’affrontare questo tema. Con i produttori noi abbiamo avuto diversi incontri. Ci sono dei centri di ricerca che stanno sviluppando, grazie anche ai fondi di cui parlavamo prima, delle ricerche autonome regionali, ovviamente molto indotte da imprenditori più lungimiranti, quelli che hanno maggiore capacità di investimento.
Questo argomento delicato ha a che fare con brevetti e diritti nazionali ed internazionali, con ricerca scientifica molto complessa, che non è facile svolgersi, ma che in Puglia alcuni centri stanno portando avanti. Posso garantire che, al di là dell’utilizzo della forma scritta della risposta, non c’è una cattiva volontà da parte nostra. Tutt’altro. Abbiamo, nei limiti di quello che può fare una pubblica amministrazione, seppur di rango regionale, incentivato e finanziato tutte le iniziative benemerite delle imprese locali, che tra l’altro sono imprese molto grandi, tra le più grandi nel mondo, che quindi hanno anche un potere contrattuale non di poco conto.
Come rassicurazione, mi sento di dire che non è proprio così nera la situazione e che stiamo lavorando per fare la parte che un ente pubblico può fare in una circostanza come questa, che è tutta legata a vicende commerciali di tipo privatistico. Tra l’altro, questo è un tema che riguarda tutta Italia e tutte le regioni italiane.
Speaker : PRESIDENTE.
Grazie.
Passiamo all’interrogazione n. 975, sempre del collega Borraccino.
Si prepari l’assessore Nunziante.
Speaker : BORRACCINO.
Grazie, Presidente.
Si tratta, brevissimamente, della richiesta di informazione su un comando che è stato autorizzato dalla Regione Puglia ad un nostro dipendente presso il Comune di Mottola. Si chiedeva di capire se le procedure adottate per questo comando fossero state tutte rispettate e, soprattutto, alla scadenza del comando, se questa procedura adottata vorrà vedere ancora impegnato il Governo regionale a rinnovare questo comando presso il Comune di Mottola.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Prego, assessore Nunziante.
Speaker : NUNZIANTE, Vicepresidente della Giunta regionale e assessore alla protezione civile, al personale e ai trasporti.
Collega, sintetizzo. L’interrogazione parla di due cose: se è stata sottoscritta una convenzione con il Comune di Mottola e poi mi chiede se dobbiamo in autotutela revocare, perché viene citato un articolo 14.
Sulla prima la domanda, sì c’è un accordo tra noi e la Regione, una convenzione firmata il 22.02.2018. In base a questo, il comando è legittimo. Quindi, il richiamo all’articolo 14 è un refuso. Le ho mandato una risposta anche scritta. Se lei vede, si fa riferimento all’articolo 56 del Testo Unico numero 3 del 57, che consente il comando presso i Comuni. Che cosa accadrà alla fine non glielo so dire. Vediamo se il Comune di Mottola vorrà chiedere. Poi, in quella circostanza, noi andremo a decidere se farlo proseguire o no.
Speaker : BORRACCINO.
Lei sta dicendo che il comando, tutta la procedura assolutamente ha rispettato tutti i crismi della legittimità degli atti amministrativi e quindi non c’è assolutamente nessun vizio procedurale. Lei sta dicendo questo.
Speaker : NUNZIANTE, Vicepresidente della Giunta regionale e assessore alla protezione civile, al personale e ai trasporti.
Certo e glielo confermo. L’ho messo anche per iscritto. Per noi non ci sono motivi per far scattare l’istituto dell’autotutela.
Riteniamo che il provvedimento, tranne quel refuso sbagliato con riferimento all’articolo 14, che è stato ben detto, se lei va a vedere, per esempio, nella determina dove dice di autorizzare il comando presso l’amministrazione di Mottola eccetera eccetera per un periodo di un anno eventualmente prorogato, lo stesso è disciplinato dalle condizioni di cui alla convenzione sottoscritta, come le ho detto, il 22 febbraio. Quindi, per noi il provvedimento è pienamente legittimo.
Di fatto viene corretto, perché nella premessa c’è il riferimento all’articolo 14. Lei deve fare riferimento al dispositivo, cioè al “determina”, non alla premessa. Non richiamo: la premessa è parte integrante del dispositivo. Quando viene fatto, quando si cita… Allora tecnicamente – lei è molto più bravo di me – se io dico la parte… Va bene. Quando in una delibera la premessa fa parte integrante, allora io mi chiamo e allora devo… Ma quando io non dico, come non è nel provvedimento del dirigente, perché parlo di provvedimento, di determina, cioè di atto, dice di autorizzare, ma non fa più riferimento a quell’articolo 14. Ed è una conferma che quello è stato un mero errore di trascrizione.
Speaker : PRESIDENTE.
Bene. Grazie.
Speaker : BORRACCINO.
Presidente, soltanto per chiarire che non ho la voglia di andare a sindacare su un provvedimento legittimo, ma solo perché si ravvisava questo errore nella premessa, così come affermato dall’assessore, quindi appariva strano a chi ha segnalato questo provvedimento, quindi di entrare a correggere quell’atto. Prendiamo atto che l’assessore dice che, siccome fa parte della premessa e non è parte integrante del provvedimento, se per l’assessore questo va bene, ovviamente io mi adeguo alla volontà dell’assessore, quindi con la piena liceità dell’atto amministrativo.
Speaker : PRESIDENTE.
Grazie.
Passiamo all’interrogazione n. 979, Damascelli. Non lo vedo, quindi è superata.
La n. 980, sempre del collega Damascelli, è superata.
La n. 983 del collega Damascelli è superata. C’è anche risposta scritta.
La n. 986 è del Presidente, quindi non si può fare.
La n. 991 del collega Trevisi. L’assessore Leo ne chiede il rinvio. Interrogazione n. 995, collega Barone. C’è risposta scritta. Superata.
Interrogazione n. 999, collega Di Bari. La dà per letta.
Prego, assessore Leo.
Speaker : LEO, assessore alla formazione e al lavoro.
Grazie, Presidente.
Io normalmente rispondo a braccio, però questa la leggo e poi la comunico. Magari faccio una risposta scritta.
Con riferimento all’interrogazione datata 28.03.2008, presentata dai consiglieri Laricchia e Bozzetti...
Stiamo parlando, scusi, Presidente, della 1036. Giusto? No? Un attimo soltanto.
Speaker : PRESIDENTE.
C’è anche risposta scritta.
Speaker : LEO, assessore alla formazione e al lavoro.
Io qui leggo che non è di nostra competenza. La 999. Non è mia.
Speaker : PRESIDENTE.
Comunque, è pervenuta risposta scritta.
Speaker : LEO, assessore alla formazione e al lavoro.
Perfetto.
Speaker : PRESIDENTE.
Ne daremo copia.
Riprendiamo la 979 del collega Damascelli.
Speaker : DAMASCELLI.
Grazie, Presidente.
È nota a tutti la vicenda della riconversione industriale dell’ex OM Carrelli di Modugno in fabbrica di auto elettriche a marchio TUA Industries. Presso l’ex stabilimento OM Carrelli, nella zona industriale di Bari, dopo il fallimento nel 2012, si è definito un progetto di riconversione industriale finalizzato alla produzione di auto elettriche a marchio TUA Autoworks.
In particolare, si dovevano realizzare telai in lamiera delle minicar superleggere in propilene e fibre di vetro, già brevettate e prodotte negli Stati Uniti. A dicembre 2016 è stato persino siglato un accordo a Roma presso il Ministero per lo sviluppo economico secondo il progetto Ambra che prevedeva l’investimento di oltre 48 milioni di euro, 12 dell’azienda e 12 a carico dello Stato e coinvolse MISE, Regione Puglia, Invitalia e Comune di Modugno prospettando l’assunzione a regime di 450 dipendenti con priorità per i 191 ex lavoratori di OM Carrelli.
Il prototipo della nuova minicar elettrica è stato ufficialmente presentato il 9 settembre 2017, con un evento pubblico in occasione della inaugurazione della Fiera del Levante di Bari, dal Presidente della Regione Puglia e dal Sindaco di Bari, nonché Sindaco metropolitano, accompagnati dal Ministro per la coesione territoriale e dall’amministratore delegato di TUA Autoworks Italia S.p.A., che annunciavano uno sbocco risolutivo della annosa vertenza.
Esattamente un anno prima, e cioè il 9 settembre 2016, facendo seguito al protocollo d’intesa siglato il 27 maggio dello stesso anno, veniva perfezionato l’accordo per la cessione dello stabilimento ex OM Carrelli di Modugno alla società TUA Industries S.r.l..
Il gruppo OM-Kion cedeva gratuitamente lo stabilimento dismesso al Comune di Modugno che ne diventava proprietario per poi darlo in uso alla società subentrante per la riconversione industriale. Nelle more della partenza del progetto, con la messa in produzione delle automobili elettriche, la Regione Puglia ha concesso ai lavoratori ex OM la proroga degli ammortizzatori sociali fino al 21 dicembre 2017. Secondo gli accordi, le attività dovevano partire dal 1° dicembre 2017, ma ad oggi purtroppo questo non è ancora avvenuto. Anzi, risulta addirittura che TUA Industries S.r.l. abbia richiesto l’iscrizione nell’elenco delle imprese in liquidazione il 31 luglio 2017 e vi sia stata iscritta in data 9 agosto, dunque un mese prima della inaugurazione farsa del prototipo della nuova minicar alla Fiera del Levante, una messa in scena da parte delle Istituzioni territoriali regionali e nazionali che inauguravano la produzione di una nuova autovettura elettrica per un’azienda che, invece, era iscritta nel registro, appunto, delle aziende in liquidazione. Tant’è che nel verbale della messa in liquidazione viene omesso il motivo di tale procedura, nonostante la normativa prevedeva che fosse esplicitamente espresso.
Allora vorremmo capire oggi a che punto sia l’iter della riconversione industriale dell’ex OM Carrelli di Modugno e quale sia la situazione. Pare che addirittura la nuova società abbia messo in vendita le attrezzature e i macchinari che ha trovato all’interno. Anziché aprire il nuovo punto di produzione, ha addirittura svenduto ciò che ha trovato all’interno, che era stato ceduto gratuitamente dal gruppo Kion al Comune affinché potesse attuare una riconversione insieme alla Regione Puglia.
Oggi anche gli ammortizzatori sociali ormai stanno venendo meno e centinaia di lavoratori vivono un nuovo dramma sociale. Ecco perché vorremmo capire quali iniziative si intendano intraprendere per risolvere il problema anche attraverso la formazione dei dipendenti, per fornire loro nuove opportunità. Non è un caso che può restare nel dimenticatoio, ma la politica regionale ha il dovere di interessarsene immediatamente e di risolvere al più presto il caso di centinaia di famiglie che oggi sono in grandissima difficoltà a causa di una mancata riconversione, con una farsa fatta durante l’inaugurazione nella scorsa Fiera del Levante e lasciando a bocca asciutta tante famiglie.
Speaker : PRESIDENTE.
Prego, assessore.
Speaker : LEO, assessore alla formazione e al lavoro.
La ringrazio, Presidente.
Io evidentemente risponderò per la mia parte perché, come il consigliere Damascelli ha evidenziato, le tematiche sono tutte di carattere industriale, quindi di carattere di scouting, di ricerca del nuovo partner. Per quello che mi compete, dico che per la reindustrializzazione dell’OM di Modugno da parte delle Istituzioni regionali, quindi da parte della task force, da parte dell’Assessorato allo sviluppo economico, da parte dell’assessore al lavoro, c’è una continua interlocuzione sia con gli imprenditori pugliesi che con altri imprenditori, quindi investitori stranieri, eccetera.
Noi stiamo seguendo la partita che riguarda soprattutto i dipendenti. Il problema vero è quello della reindustrializzazione dell’azienda. Per quello che mi compete, le manderò una comunicazione scritta, ma il problema vero è quello che riguarda la industrializzazione, quindi lo sviluppo economico.
Speaker : PRESIDENTE.
Prego, collega.
Speaker : DAMASCELLI.
Grazie.
Spero che la Regione continui a prendere a cuore questa situazione, che siano accertate le responsabilità politiche, e non soltanto, di questo grande fallimento e che si dia anche corso ad una indagine per capire per quale motivazione addirittura siano state anche vendute attrezzature destinate a chi doveva provvedere ad effettuare una reindustrializzazione e che, comunque, si attivino nuovi ammortizzatori sociali per sostenere tutte quelle famiglie oggi ancora in difficoltà.
Spero di trovare in questo la disponibilità del Governo regionale. C’è tanta gente che veramente oggi non sa come sbarcare il lunario in questo momento.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Ha ragione. Grazie.
Riprendiamo la 980, sempre del collega Damascelli.
La 980. L’assessore Leo.
È superata.
La n. 983 la rinviamo. Collega Damascelli, la rinviamo. Bene, rinviamola.
La 998 ha avuto risposta scritta. Va bene, Bozzetti? Benissimo.
La 1006, collega Borraccino.
Speaker : BORRACCINO.
Grazie, Presidente. È il tema annoso della vicenda degli assegni di cura. Per la verità l’assessore Ruggeri mi ha detto che la partita è stata chiusa e definita. Gradirei, assessore, se lei vuole, davvero in maniera schematica, in un minuto, che mi riassumesse la vicenda, senza nessuna relazione, per come è lo stato dell’arte, davvero molto, molto velocemente.
Speaker : RUGGERI, assessore al welfare.
La settimana scorsa c’è stato un incontro con le associazioni dove abbiamo dato il resoconto di tutte le riclassificazioni che le ASL hanno portato, hanno fatto. Diciamo che al 90 per cento sono stati già tutti deliberati i pagamenti. Tra l’altro, oltre ai 50 milioni che avevamo, 30 più 20, abbiamo trovato altri risparmi per ulteriori 9 milioni, le associazioni sono soddisfatte del nostro incontro e c’è in questo momento l’idea di arrivare subito a rifare il nuovo bando. Perciò, diciamo che l’iter del bando vecchio è stato superato con soddisfazione da parte delle associazioni che in qualche modo avevano paventato grande preoccupazione.
Speaker : PRESIDENTE.
Prego, collega.
Speaker : BORRACCINO.
Grazie.
Soltanto per dire che probabilmente ci sarà un metodo di calcolo nuovo per il prossimo anno, sul quale bisognerà trovare probabilmente una convergenza anche rispetto alla questione dell’indicatore della situazione economica equivalente. Ma questo lo dico non come mera lettura della cronaca dell’incontro che c’è stato, leggevo che c’era questo problema, anche se non riguarda l’anno in corso, perché mi pare che per l’anno in corso, come diceva lei, assessore, si è già definito per la stragrande maggioranza dei casi.
Speaker : RUGGERI, assessore al welfare.
Purtroppo i fondi sono quelli di 12 milioni da parte della Regione e 8 milioni del Fondo nazionale. Sono 20 milioni. Noi non abbiamo la possibilità di poter arrivare ad attivare altri fondi, se non andando a riguardare un po’ tutto. Ne abbiamo parlato in modo molto esaustivo con le associazioni e abbiamo detto, tra l’altro, che in qualche modo, se si vogliono rispettare alcune cose, bisognerebbe anche aumentare le tasse. Perciò, è una responsabilità che dobbiamo andare a prendere tutti, e di concerto arriveremo sicuramente a creare e a far nascere questo nuovo bando, che dovrà in qualche modo soddisfare le esigenze di tutti, della Regione e delle associazioni.
Speaker : PRESIDENTE.
Bene. Grazie.
È arrivato il Presidente Emiliano, per cui riprendiamo la n. 935 del collega Pendinelli. Prego, collega.
Speaker : PENDINELLI.
Visto che si tratta di una procedura per un appalto di 140 milioni di euro, che era già all’ordine del giorno dell’altro Consiglio, pregherei il Presidente di farsi dare una risposta dagli uffici. Qui c’è una procedura di gara che è andata avanti con atti diversi da quelli che sono stati approvati dall’agenzia.
Il commissario straordinario Grandaliano ha dato un mandato a un ambito territoriale di procedere a una gara approvando degli atti in data 29 novembre 2016. Tali atti sono stati modificati, oltretutto modificati in modo improprio perché sono stati modificati in modo sbagliato, cioè con una modifica parziale. Dato che si tratta di una gara e la questione sostanziale è che la procedura di gara è stata portata avanti con l’indicazione che i costi per lo spostamento dei sovvalli da lavorazione verranno determinati dopo e saranno comunque a carico dei Comuni, la procedura è un po’ delicata, quindi prendo atto che gli uffici non hanno ancora consegnato una risposta.
Premetto anche che ho chiesto notizie all’AGER, all’agenzia, e il commissario Grandaliano non è stato in grado di rispondere.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Grazie.
Passiamo alla 943, del collega Borraccino, dove comunque è pervenuta risposta scritta.
Collega Borraccino, prego.
Speaker : BORRACCINO.
Grazie, Presidente.
Avevo evocato la presenza del Presidente proprio per discutere su questa mozione in particolare. Si ricorderà, il Presidente Loizzo, che mi aveva richiamato per essere uscito fuori dal tema della prima interrogazione.
Guardi, Presidente Loizzo, mi viene da fare una battuta. Fortunatamente oggi che c’erano un paio di consiglieri che hanno fatto un numero di interrogazioni. Altrimenti, ci sarebbe stata difficoltà a svolgere questo Consiglio regionale.
Tolta questa battuta, che non svilisce assolutamente il valore del Consiglio di oggi e dell’Aula, semplicemente per introdurre brevemente un’interrogazione che, per tanti motivi, in questi mesi sta facendo discutere non soltanto il livello dei lavoratori, delle mense ospedaliere, parliamo di 1.250 lavoratori circa, ma anche impensierisce il Tribunale per i diritti del malato e altre associazioni rispetto alla qualità del cibo. Parliamo della gara unica che la Regione Puglia vorrebbe affidare ad InnovaPuglia, le procedure di gara, per la ristorazione negli ospedali.
L’interrogazione, che è stata presentata un po’ di tempo fa, pone il problema delle cucine di alcune mense che non sono ritenute a norma, nonostante pochissimi anni fa lavori probabilmente ultimati un anno fa, un anno e mezzo fa, hanno visto spendere milioni di euro per ammodernare quelle cucine. Inoltre, la presenza del Presidente, che so che ha incontrato sindacati, che ha incontrato rappresentanti, associazioni, eccetera su questo tema e per chiedere al Presidente, non al Presidente Loizzo, ma al Presidente Michele Emiliano, nella sua qualità di assessore alla sanità, se lui è davvero convinto di voler procedere con questa gara, una gara unica da 330 milioni di euro che prevede, tra le altre cose, una procedura particolare che è quella del Cook and Chill, non so se si pronuncia in questo modo, ma che per dare l’idea è quella dei pasti precotti, surgelati e poi infornati, riscaldati e dati ai pazienti.
Questa cosa, oltre alla qualità del cibo, pone in essere un altro elemento importante, che è quello della possibile chiusura di tantissimi centri cottura che da un lato mette a rischio numeri di lavoro, dall’altro pone anche un problema fondamentale che è quello dello spostamento nei sette centri cottura previsti dalla gara che tantissimi lavoratori, molti di loro con contratti di poche ore settimanali, sarebbero costretti a fare. Parlo della provincia di Taranto che conosco bene per non parlare di altre realtà. L’unico centro cottura previsto è quello di Castellaneta, dell’Ospedale di Castellaneta. Immaginate una lavoratrice e un lavoratore che da Manduria, da Sava, da Torricella, da Pulsano, dalla zona orientale sarebbe costretto a fare 70-80 chilometri all’andata e altrettanti al ritorno per uno stipendio di 600-700 euro al mese. Io penso che questo significherà, se questo andrà in porto, l’anticamera della cessazione del contratto di lavoro volontariamente, perché una persona rischia di consumare più della metà del proprio misero stipendio in benzina per lo spostamento.
Io, allora, chiedo al Presidente Emiliano del perché si vuole continuare ad andare avanti con questa gara, con una gara unica, facendo una premessa che è molto importante, che sta in una delle ragioni che portano il Presidente Michele Emiliano ad avere la delega alla sanità. Cioè, il teorema del Presidente Emiliano, che qualche volta ha anche detto pubblicamente, è quello che la sanità è un sistema talmente complesso e con la gestione di tantissime risorse economiche che, di fatto, lui si fida di sé stesso nel fare questa gara. E dico al Presidente Emiliano che questo è un pensiero che io non condivido, e gliel’ho detto anche in qualche dibattito pubblico che abbiamo avuto. Detto ciò, rispetto la sua volontà anche se non la condivido, dico questo per dire al Presidente Emiliano che personalmente questa battaglia che porto avanti è l’unica battaglia che porto avanti solo ed esclusivamente nell’interesse innanzitutto dei lavoratori e della tenuta dei livelli dei lavoratori, inoltre per quanto riguarda la qualità dei pasti che noi andremo a servire ai pazienti, infine con la possibile e tante volte richiesta internalizzazione del servizio per un risparmio delle casse regionali.
Lo dico per evitare che qualcuno possa pensare che la procedura di gara e i meccanismi che sono stati fatti possano interessarmi, perché non conosco e non ho rapporti con nessuna delle aziende della ristorazione presenti a livello planetario – non a livello pugliese, ma a livello planetario –, quindi me ne può fregare un fico secco di quello che può avvenire nella gara, ma lo dico che ci sono delle preoccupazioni forti per la qualità dei cibi e per i livelli occupazionali. E io dico che, se procedessimo con una cosa che, rispetto a quello che è stato detto in qualche riunione sindacale, ovverosia che c’è qualche consigliere che blatera paventando l’ipotesi dell’internalizzazione, invece questo, se vogliamo, questa è una procedura che si potrebbe seguire con risparmi economici notevoli per quanto riguarda la Regione.
Ma mettendo da parte, e chiudo, la vicenda dell’internalizzazione, che è una cosa che si potrà affrontare dopo, c’è l’emergenza della gara e questa gara, secondo me, e non soltanto secondo me, ma anche secondo alcuni sindacati, potrebbe creare non pochi problemi per i lavoratori e soprattutto per la qualità del cibo che noi andremo a servire.
Speaker : PRESIDENTE.
Presidente Emiliano, prego.
Speaker : EMILIANO, Presidente della Giunta regionale.
Innanzitutto, voglio rassicurare sulla questione dei livelli occupazionali, nel senso che la gara viene fatta con una clausola sociale che non consente nessun tipo di variazione del personale attualmente impiegato.
In secondo luogo, la gara, proprio a seguito degli incontri cui lei faceva cenno, comprenderà nella sostanza tutti i centri cottura che riusciranno, anche nel tempo, anche successivamente allo svolgimento della gara, a conseguire tutte le necessarie autorizzazioni all’esercizio. Quindi, non ci sarà il pericolo che per una questione di tempo si possa avere questo o quel centro cottura.
Dopodiché, il sistema di cottura... Colgo l’occasione per dirlo, perché è un po’ come la questione dei punti di primo intervento. Ho sentito un sacco di cose. Forse sarebbe stato il caso prima di discutere tra di noi. Noi stiamo potenziando i punti di primo intervento, non li stiamo destrutturando. Li stiamo dotando delle ambulanze medicalizzate. Quindi, si supera il concetto di punto di primo intervento, che è un’altra cosa. Stiamo facendo i punti della rete dell’emergenza-urgenza, ma evidentemente ci saranno altre interrogazioni utili da questo punto di vista.
Anche la questione del meccanismo di cottura. Il meccanismo di cottura oggi funziona così. Ovviamente, perdonerete eventuali inesattezze. Sia che tu cucini al piano di sotto dei reparti sia che tu cucini a 50 chilometri, devi cucinare, abbattere la temperatura del cucinato nel trasporto e poi riscaldare, con carrelli specificatamente dedicati, ciò che è stato abbattuto di temperatura per evitare contaminazioni e proliferazione batterica e poi distribuire e impiattare. Questo processo è identico, ripeto, sia che la cucina stia sotto il reparto sia che stia a 50 o a 100 chilometri. La struttura dei centri cottura è indipendente dal meccanismo di gestione del centro di cottura.
Ovviamente, siamo consapevoli, così, per istinto, che più i centri cottura sono vicini al luogo dove poi vanno distribuiti meglio è, per mille ragioni, anche per questioni di costo. Quindi, nel bando saranno inseriti, per ciascuna esigenza, tutti i centri cottura di proprietà della Regione che sono attualmente dotati, credo, soprattutto del certificato di prevenzione incendi, credo che questo sia il punto più dolente, o che nel tempo di esecuzione della gara dovessero riuscire a ottenere il certificato di prevenzione incendi.
Sotto questo aspetto non ci sono problemi. Le organizzazioni di impresa non hanno contestato, perché stabilire se fare più lotti o se farne uno solo è stata una discussione piuttosto complessa.
Nelle altre regioni, ovviamente, i lotti unificati hanno consentito la realizzazione in sede di grandi imprese locali capaci poi di competere in tutto il resto del Paese, partendo però dal loro territorio di insediamento. In linea di massima, il sistema di impresa locale, che è quello che teoricamente dovrebbe essere maggiormente tutelato dalla moltiplicazione dei lotti, se la sente di giocare una partita anche su un lotto unico, confrontandoci con tutte le più grandi imprese del mondo in questa materia, perché in questo modo, ovviamente, aumenta la concorrenza, perché saranno moltissime le imprese che potranno concorrere e tutte di altissimo profilo e quindi senza quei limiti finanziari di investimento che rischierebbero di compromettere tutti gli investimenti che sono necessari per realizzare la migliore qualità del servizio possibile.
Adesso che ci sia un problema della manodopera non c’è dubbio, che noi siamo molto attenti ai lavoratori non c’è dubbio, che però il sistema e l’appalto siano costruiti sulle esigenze dei lavoratori questo non può essere. L’appalto viene costruito sulle esigenze del mercato, della buona amministrazione, della qualità, della buona qualità igienica e ovviamente vanno rispettate i livelli occupazionali. Noi lo faremo in ogni maniera. Se qualcuno, è chiaro, dovesse fare qualche chilometro in più per arrivare al posto di lavoro saranno questioni delle quali ci faremo carico, nel senso che fermo restando che questo problema è soprattutto tarantino, e che in generale questa questione riguarda i centri cottura della città di Taranto, quello di Castellaneta ed altri, mi pare che sono cinque quelli potenziali della provincia di Taranto, è chiaro che tenerli aperti tutti e cinque e poi averne, per esempio, uno anche alle volte per due province nelle altre province sarebbe un po’ iniquo solo al fine di tutelare il diritto all’agevole raggiungimento del posto di lavoro da parte di lavoratori, però in linea di principio non c’è un’opposizione. Cioè, noi apriremo – e saranno compresi nel bando – tutti i punti cottura che saranno abilitati a farlo anche, ripeto, dopo l’esecuzione del bando, soprattutto quelli più moderni sui quali sono stati investiti dei soldi da parte della Regione.
Poi è ovvio, come avviene sempre nell’organizzazione aziendale, che se l’azienda dovesse riuscire con il sindacato a trovare un’intesa sull’accorpamento di alcuni di questi punti cottura e, quindi, razionalizzare i suoi costi sarà tanto di guadagnato. Insomma, non ne farei una questione da battaglia, perché non sarà una battaglia.
Noi abbiamo un’attenzione tale ai livelli occupazionali anche di cose meno importanti di questa che è inimmaginabile che, in una vicenda come questa, noi si sottoponga a questo tipo di lavoratori a uno stress incompatibile con la retribuzione che percepiscono, perché su questo lei ha perfettamente ragione. Siccome per moltiplicare le assunzioni in queste aziende – non so perché poi ci sia questa necessità di moltiplicarle – ci sono lavoratori che lavorano anche solo due ore al giorno, è chiaro che con stipendi così piccoli uno dovrebbe abitare proprio sotto la cucina per ammortizzare i costi. Viceversa, se ci fossero meno lavoratori e un orario più ampio, forse questo sarebbe meno grave. Però, la storia soprattutto a Taranto è nota, quindi dobbiamo prendere atto di quella storia e da lì cercare pian piano di sistemare le cose e fare in modo che questo eccesso di manodopera attuale sia gestito con maggiore conforto per gli stessi lavoratori, nel senso che bisogna evitare che queste strutture siano oggetto di questa divisione dell’orario così ampia.
Non nascondo che un’unica società che gestisce l’appalto in tutta la regione potrebbe essere politicamente più solida nel resistere alle sollecitazioni di cattive pratiche nella gestione del suo personale, che sono state peraltro evidenziate di recente dagli organi di stampa proprio con riferimento alla provincia di Taranto e al sistema sanitario regionale.
Speaker : PRESIDENTE.
Vedo iscritto il collega Congedo.
Speaker : CONGEDO.
È irrituale: non so se può darmi la parola, Presidente. Ho ascoltato con attenzione la replica del Presidente Emiliano sulla vicenda dell’appalto mensa e sono rassicurazioni che si attende il territorio, però la Regione ha fatto una scelta di fondo, cioè quella di puntare tutto su un maxi-appalto regionale piuttosto che il metodo utilizzato sino ad oggi di singoli appalti per ASL o addirittura per singoli plessi sanitari. È un sistema che comunque stava funzionando bene, in quanto il cibo che veniva somministrato agli utenti e ai malati era di buon livello. Il sistema esistente attualmente consente anche ad aziende del territorio di giocarsela nell’aggiudicazione della gara e aveva tenuto insieme anche dei livelli occupazionali significativi per un territorio come il nostro, che vive una situazione abbastanza difficile.
La scelta di fondo di un appalto unico, e io ringrazio il collega Borraccino per averla sollevata con l’interrogazione, pone invece dei problemi. Primo, la tutela che anche un centro di cultura a decine, se non a centinaia di chilometri da chi poi dovrà ricevere, quindi dai reparti, possa garantire la stessa qualità del cibo che viene somministrato. La seconda è quella che il rischio di un appalto così grande possa creare uno scompenso in termini di concorrenza tra varie aziende del territorio, perché l’appalto credo che sia – vado a memoria – a 300 milioni di euro. Giusto? È un appalto – scusate il bisticcio – appetibile, come ricordava lei, Presidente, ad aziende di calibro internazionale, anche di rilevanza europea, che ovviamente hanno un’organizzazione interna in grado di sovrastare il potenziale economico delle offerte delle aziende locali. Questo già è un problema che si mette in campo.
La terza questione sulla quale lei ha dato rassicurazioni, ma in realtà ritengo che debba essere approfondita, è quella del mantenimento dei livelli occupazionali. Lei dice che aziende così grandi sono impermeabili a pressioni del territorio, chiamiamole così, per usare un eufemismo, ma sono anche impermeabili o respingenti rispetto a rivendicazioni lavorative che vengono da chi è dentro. Se questo sistema oggi consente anche a chi ha retribuzioni a livello di pensione sociale – perché di questo parliamo – è evidente che se quel lavoratore lo sposti di qualche decina di chilometri, tu tieni in piedi la clausola sociale, ma di fatto gli stai notificando un avviso di licenziamento. Quando una persona la sposti e prende qualche centinaio di euro che non bastano nemmeno per il carburante per i trasferimenti è evidente che lo stiamo licenziando.
Quello che vorrei dire, e mi scuso e ringrazio ancora il collega Borraccino per aver sollevato la questione e la Presidenza per avermi dato la parola, è andiamoci cauti, nel senso che il rischio è quello che un appalto di queste dimensioni metta completamente fuori gioco l’imprenditoria pugliese e che, di fatto, provochi una bomba sociale sotto il profilo dei livelli occupazionali, perché metterà tanti lavoratori nelle condizioni di essere sottomessi a regole che gli renderebbero impossibile la permanenza in quel posto di lavoro.
Speaker : EMILIANO, Presidente della Giunta regionale.
Nessuna organizzazione d’impresa pugliese ha dato indicazioni diverse. È evidente che avremmo accolto con grande attenzione eventuali indicazioni da parte delle organizzazioni di impresa contrarie al lotto unico. Noi non abbiamo questo genere di riscontro. D’altra parte, io non ho detto che le imprese grandi sono più forti sul singolo lavoratore. La clausola sociale c’è e ci sarà. Ho però detto, cosa che insomma penso sappiate tutti, che nell’attuale sistema per assumere con una sorta di welfare generalizzato moltissime persone molte di queste persone hanno orari di lavoro di due ore al giorno. Quindi, effettivamente, hanno retribuzioni piuttosto basse che in un caso di riorganizzazione della rete distributiva rischiano di essere compromesse.
Se noi ammettessimo di dover fare l’appalto al solo fine di tutelare queste persone credo che noi faremmo una cosa persino, se fosse proprio scritta in motivazione, suscettibile di responsabilità contabile da parte della Corte dei conti. Non può essere questo il criterio. Il criterio, dunque, deve essere quello di tutelare i livelli occupazionali con la clausola sociale e poi, nel tempo, evitare quelle patologie che sono state evidenziate nell’ultimo periodo dagli organi di stampa nelle quali le società che vincono appalti con la Regione moltiplicano le loro assunzioni alle volte su sollecitazioni non tutte trasparenti, pur nella legittimità, perché qualcuno sostiene che questa pratica da parte dei subappaltatori, degli appaltatori della Regione di assumere poi persone in qualche modo legate alla politica da vincoli politici o parentali, non siano delle pratiche illegali. Questo poi lo valuterà la magistratura. Però, quello che è certo è che non sono cose positive, nel senso che è meglio avere a che fare con soggetti che abbiano un certo livello di indipendenza maggiore delle piccole aziende, che forse si sentono più in dovere di compiacere o questo o quello. Insomma, tutto qua. Però, la clausola sociale credo che consentirà di tutelare i lavoratori e, per quella che è la nostra impressione, il sistema di impresa pugliese sta accettando la sfida della grande concorrenza nazionale e internazionale. D’altra parte, le aziende attualmente attive in questo settore sono comunque pochissime, quindi potranno eventualmente valutare anche di collaborare tra di loro per l’eventualità in questione.
Vi devo confessare, cosa che forse non ho detto prima, che lo scopo del soggetto aggregatore è quello di risparmiare sui costi. Cioè, il sistema attuale funziona benissimo, ma probabilmente costa tanto. Vogliamo provare a ridurre i costi e a mantenere la stessa qualità e gli stessi livelli occupazionali. Questa è la sfida del lotto unico, quindi abbiamo sfidato, come già sta avvenendo per la gara del lavanolo, dove pure c’è il lotto unico. Abbiamo atteso in quel caso addirittura il responso dei ricorsi che sono stati avanzati da qualcuno. Anche in quel caso organizzazioni d’impresa che si sono mostrate contrario non ne abbiamo registrate, ma sto parlando di organizzazioni. I singoli sì, perché è chiaro che il lavanolo ha un livello… Le organizzazioni sindacali è chiaro che hanno timore per i livelli occupazionali, che però sono, purtroppo o per fortuna, tutelabili solo con la clausola sociale. Noi non possiamo, per esempio, moltiplicare dichiaratamente i costi di un appalto al solo fine di consentire un maggiore impiego di manodopera. Questo non lo possiamo fare. Anche se io e Borraccino in un altro sistema politico, come accadeva a Mosca qualche tempo fa, avremmo mandato 4-5 persone a cambiare una lampadina. È possibile, perché nella nostra cultura tutti dovevano lavorare. Purtroppo ci siamo dovuti adeguare, io e Borraccino, a un sistema diverso, sennò la Corte dei conti ci avrebbe… Insomma, è un altro modo di operare, al quale ci dobbiamo attenere. In un altro sistema noi prendiamo tutti i disoccupati e diciamo che devono lavorare tutti, e dividiamo il lavoro per tutti. È un sistema al quale un tempo – e forse ancora oggi – io ho creduto, però non è quello che posso attuare in questo momento. Noi dobbiamo trovare il sistema che crea il maggiore risparmio, con una maggiore efficienza.
Voglio sottolineare soprattutto la questione tecnologica di questi carrelli con l’abbattitore di temperatura e con la possibilità di riscaldare nella stessa struttura: ognuno di questi carrelli costa circa 25.000 euro, sono carrelli molto evoluti, che sono nella sostanza obbligatori per qualunque tipo di distribuzione di pasti fuori dal luogo di cottura. Per cui, quei carrelli hanno ovviamente dei tempi di tenuta e sono gli stessi sia se il punto di cottura è sotto le corsie sia che il punto di consegna degli alimenti dovesse essere a distanza. Ciononostante, ce ne saranno – credo – non meno di sei, sette, otto. Saranno diversi i punti di cottura. In linea del tutto teorica, dal punto di vista tecnico, sarebbe stato possibile avere anche un solo centro di cottura, ma proprio per evitare, così, intuitivamente, uno scadimento della qualità degli alimenti noi comunque manterremo un numero di punti cottura molto consistente, più consistente di quello consentito dalle tecnologie, questo al fine di mantenere una buona qualità del cucinato. Indirettamente, questo darà anche garanzie dal punto di vista occupazionale. Avere sette punti cottura anziché uno solo – se li faccia lei i conti – consentirà l’utilizzo di molto più personale.
Speaker : PRESIDENTE.
Vedo ancora iscritti Borraccino, Casili e Perrini. Conteniamo i tempi.
Speaker : BORRACCINO.
Una cortesia al Presidente. Apprezzo e ringrazio, ma soprattutto apprezzo, perché non c’è nulla da ringraziare, in quanto è una scelta libera, quella del Presidente, di ritenere i livelli occupazionali fondamentali in questa procedura di gara d’appalto.
Io però, Presidente, mi creda, non riesco a comprendere il perché della scelta del Cook and Chill. Lei ci ha parlato poco fa di carrelli super evoluti, probabilmente riscaldati, magari dotati anche di abbattitori interni, eccetera, del costo di 20.000 euro cadauno. Io però davvero penso che se dovessi scegliere se mangiare il cibo preparato da mia moglie, fresco, e dover mangiare qualcosa, invece, di riscaldato, tipo modello “quattro salti in padella”, senza fare pubblicità a nessuna grande marca, ovviamente preferirei mangiare la pietanza fresca fatta da mia moglie, come penso che il 99,99 per cento delle persone preferirebbe.
Mi risulta strano comprendere le ragioni che portano a questa gara con il Cook and Chill. Probabilmente lei non è tenuto a rispondermi perché non è una delle domande previste all’interno dell’interrogazione, e io mi siedo diligentemente e non rompo più le scatole. Scusatemi il termine. Però, davvero è duro comprendere il perché della scelta del Cook and Chill. Davvero è dura.
Speaker : EMILIANO, Presidente della Giunta regionale.
È semplicissimo: è obbligatorio, nel senso che noi non possiamo trasportare fuori della mensa e impiattare senza un abbattimento della temperatura post cottura che limita la proliferazione batterica durante il trasporto. Questo vale sia per quindici minuti, venti minuti o mezz’ora, sia per due ore o tre ore. Quindi, l’abbattimento della temperatura, che non è un naturale raffreddamento, ma è un abbattimento di natura igienica, è obbligatorio. Quindi, quel tipo di carrelli e il Cook and Chill è utilizzato in tutta Italia ed è uno strumento di garanzia dell’igiene del cibo. Non ci sono altre maniere per distribuire il cibo.
Speaker : BORRACCINO.
Noi abbiamo 27 centri cottura. Praticamente la stragrande maggioranza degli ospedali pugliesi è dotata…
Speaker : EMILIANO, Presidente della Giunta regionale.
Sì, e ci vorrebbe comunque il carrello.
Capisco di non essere stato capace di spiegarmi. Anche in quel caso per trasportare dalla cucina sotto… Perfetto. Non puoi salire su senza quel carrello. Il carrello che abbatte la temperatura e la riscalda al momento dell’impiattamento. Non puoi più attendere il naturale raffreddamento durante la distribuzione. Hai bisogno di un meccanismo. Dappertutto, sì. Assolutamente. Se non è così…
Andiamo girando con la pentola nel reparto.
Speaker : PRESIDENTE.
Collega Conca.
Speaker : CONCA.
Presidente, grazie. Scusate se intervengo, ma è un argomento che a vario titolo… Sì, lo abbiamo trattato tutti. Però, come al solito, io non posso far altro che… Ho ascoltato nell’intervento del Presidente, con cui mi sono confrontato sull’argomento in altre occasioni, almeno sei imprecisioni.
Quando dice che dobbiamo garantire i dipendenti, io devo ricordare che Monte Laureto è stato dismesso, e io so che la procura stava indagando al riguardo, chiudendo un centro cottura che serviva gli ospedali di Monopoli e Putignano. In quel caso era Ladisa il vincitore della gara, che ha spostato tutto nel centro cottura di Modugno dove ha costretto questi signori che lavorano per due o tre ore a farsi 130 chilometri al giorno. Io poi ho dovuto ricevere anche segnalazioni dal pronto soccorso del San Paolo dove afferiscono persone in stati di ansia rinvenienti dal mondo della ristorazione.
La seconda bugia che ho ascoltato è quando si dice che, comunque, noi salveremo tanti centri cottura per evitare il disagio a questi lavoratori. Ebbene, siccome dal centro cottura all’ospedale non possono trascorrere più di 30-40 minuti, se da 45 ne chiudiamo 38 e ne lasciamo 7, 8 o 9, quelli che saranno, è evidente che stiamo facendo il Cook and Chill, che non è vero neanche che è obbligatorio, perché il carrello abbattitore – lo ha detto lei, Presidente – serve sia per riscaldare sia per evitare il proliferare… Bene, ma siccome lo devono comprare i vincitori della gara, e stiamo parlando di una gara di 320 milioni, che in realtà diventeranno 430, perché si tratta di un “cinque più due” al netto di eventuali proroghe, che ci sono sempre, almeno fino ad oggi è stato così, quindi stiamo parlando di una gara di 430 milioni, e se io devo comprare 30 carrelli abbattitori e li devo moltiplicare per 25 o per 50, stiamo parlando di meno di un milione di euro, quindi fa parte dell’arredamento. Seconda imprecisione… Certo, io sono d’accordo, ma uno anziché girare… Non è Cook and Chill, quello ti tiene caldo il prodotto… Ma no, sono cose diverse, perché io ritengo che le cucine debbano stare in ospedale. No, lì cucina e refrigera, quindi il cucinato è portato e va mantenuto solo caldo. Quindi, sono cose diverse.
Io, siccome ho sentito anche dire che le gare si fanno, e giustamente, ma anch’io credevo fosse così, per risparmiare, devo anche contraddirla in questo. Intanto sul lavanolo il 3 luglio si esprimerà il TAR nel merito, perché non si è ancora espresso, e quindi definitivamente non si può porre la parola fine. Del resto, è chiaro che, se io stabilisco un prezzo e poi ogni azienda ospedaliera fa… Sì, però nel merito non si è espresso perché non c’era un imminente crollo di un palazzo, quindi solitamente non accoglie la cautelare. Però, a parte questo, io le posso dire per certo sulla gara da 26 milioni per i tracheostomizzati, dove l’unica cosa a diminuire è stato il numero di ausili da dare ai pazienti in ventiloterapia, i tracheostomizzati, perché le CPAP, ad esempio, sono triplicate, perché praticamente dei filtri se ne va una al mese, perché le metalline… Quindi, cosa è aumentato il prezzo. Stessa cosa succederà per il lavanolo, dove peraltro smantelliamo la piccola e media impresa pugliese, perché poi mi dovete spiegare, e c’è un’interrogazione che non arriverà probabilmente oggi, ma lo discuteremo, dove si vede che nell’ASL Taranto e nel Policlinico il prezzo aumenta del 40 per cento. E poi qualcuno dovrà anche spiegare alla Corte dei conti – perché io sicuramente la interesserò – perché il pubblico paga a giornata di degenza, anziché a consumo. Io tanta biancheria sagomata lavo, tanta ne devo fare. Ma è un’altra interrogazione.
La clausola sociale, siccome mi è capitato di imbattermi in questa clausola più volte, sempre per questioni legate ad esempio al trasporto del Sant’Agostino che aveva dismesso il servizio, poiché l’aveva vinto una ditta altamurana… È successo che il Consiglio di Stato ha dato ragione alla ditta altamurana dicendo che la clausola sociale non è un obbligo, cosicché quando io dimostrerò che con il Cook and Chill, dove preparo un giorno e serve per cinque giorni, non ho bisogno di tremila dipendenti, ma ne voglio duemila, nessuno potrà dire nulla, perché l’azienda che si aggiudicherà questa gara dimostrerà che non ha bisogno di questo personale, e nessuno potrà obbligarla.
Quindi, è evidente che noi, oltre a centralizzare tutto… Esiste, ma non è vincolante per le aziende, di fatto non è una garanzia. Di fatto, non è una garanzia, Presidente. Lo ha detto il Consiglio di Stato. Io ho letto sentenze.
Quindi, ecco, io ritengo che intanto qualcuno dovrà dire alla Corte dei conti perché a San Severo e in tanti centri cottura abbiamo speso milioni di euro, perché abbiamo abbandonato Monte Laureto… Allora, ecco, dobbiamo ritornare alle cucine nell’ospedale, Presidente, sennò stiamo semplicemente togliendo dalla terapia del paziente una cosa importante, che era la dispensa di un tempo, il cibo. Ad Amsterdam hanno puntato sul cibo, hanno dimezzato i giorni di degenza, e se noi moltiplicassimo un posto letto che vale 7-800 euro, è chiaro che tutti i giorni potremmo portarli al ristorante a mangiare i pazienti. Quindi, non sarebbe un costo, anche se costasse di più dei 13,82 euro previsti dalla gara per il Cook and Chill.
Allora, io chiedo, come vi avevo già anticipato, se fosse possibile, visto l’interesse, visto che tutti noi possiamo essere degenti in un ospedale e chiunque ci potrà andare, l’argomento è sensibile, fa parte della terapia, se ci si può incontrare tutti quanti insieme, trasversalmente, per cercare di offrire il servizio migliore. A me non interessa che vinca uno o vinca un altro, io voglio dare un servizio alla collettività. E per me, se da una parte si parla di distretto della salute con l’Apulian lifestyle e mettiamo mille pazienti della Valle d’Itria a regime dietoterapico per diminuire le pastiglie, e dall’altra, invece, facciamo mangiare il refrigerato che ci danno sull’aereo è evidente che qualcosa non funziona. Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Grazie. Collega Perrini, prego.
Facciamo parlare il collega Perrini e poi chiudiamo.
Prego, collega, in breve.
Speaker : PERRINI.
Un po’ di mesi fa abbiamo chiesto anche una audizione a Ruscitti, perché le Commissioni sono fatte anche per lavorare e ancora non ci hanno risposto. La sollecito di nuovo, Presidente. Presidente, sempre sul fatto che dobbiamo collaborare, fanno bene gli amici che dicono che è un’interrogazione e non bisogna… Io avevo chiesto una audizione a Ruscitti che così in Commissione possiamo stare due ore, tre ore e una persona tutte le domande che ha da fare le fa in quella sede. Ecco perché poi succede che uno parla qua. Se non la facciamo… Ho ascoltato le sue parole. Ho ascoltato Mino Borraccino e Conca. Con Mino su questa faccenda sto facendo le battaglie. La nostra è più una battaglia per quanto riguarda i dipendenti. C’è un po’ di paura per questo appalto. Sul fatto che dobbiamo anche migliorare il servizio io sono anche d’accordo, perché io sto girando gli ospedali, giro gli ospedali. Ci sono addirittura cucine che sono state ristrutturate, non parlo di questa legislatura, ma prima, quattro o cinque anni fa, sono stati spesi dei soldi e in questo riordino queste cucine non sono più idonee, perché non hanno il certificato di prevenzione, giustamente. Però, prima facciamo i lavori e poi diciamo che quelle cucine non servono più. Questo non fa parte di questa legislatura. Io sono preoccupato per i dipendenti e spero che chi vinca gli appalti venga tutelato. Capisco quando lei dice: “Io e il collega Borraccino veniamo da un’altra scuola comunista, tutti dobbiamo lavorare”. Io non vengo da quella scuola, per fortuna. Vengo da un’altra scuola, però anch’io la penso così. Ormai il mondo sta cambiando, ma bisogna tutelare sia i dipendenti, ma dobbiamo anche tutelare l’impresa, perché questo appalto così grosso significa che si aprono i ponti anche all’esterno, perché qua possono venire anche imprenditori dal Canada o dalla Francia, e sono molto preoccupato, perché io sono uno che crede nella propria regione… No, in generale. Già mangeranno i nostri amici, parenti, i pazienti che vanno in ospedale un cibo un po’ particolare, ma poi se comincia a venire anche dall’estero o dal nord non so come andremo a finire. Speriamo che prendono anche il cibo del nostro territorio… Se mi permette? Posso dire? Questo capitolato lo voglio vedere bene, bene, bene. Ecco perché le audizioni servono a partecipare, e fa bene Conca o Borraccino a parlare qua, però se noi facciamo le audizioni forse una parte più collaborativa… Perché alcune notizie noi non le sappiamo bene. Le prendiamo e possiamo anche fare delle confusioni… Invece, se si fanno con i tecnici delle riunioni un po’ più allargate e non vi sentite sempre gli stessi, secondo me si possono anche risolvere alcune problematiche che io o Borraccino o altri colleghi abbiamo messo in evidenza.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Bene, l’argomento è chiuso.
Passiamo all’interrogazione n. 957 del collega Borraccino.
Speaker : BORRACCINO.
C’è la n. 950 anche sulla discarica di Minervino Murge, la BLEU.
Speaker : PRESIDENTE.
Non è pronto, il Presidente. La n. 957. Prego, collega.
Speaker : BORRACCINO.
Non stavo vedendo l’interrogazione, vedevo nell’elenco la data della presentazione sull’interrogazione n. 950, che è del 2 febbraio, ma era stata presentata anche nell’anno 2017, e riguarda la gestione dei rifiuti, quindi sarebbe importante poterci confrontare su questo.
L’interrogazione n. 957 riguarda, invece, la mancata corresponsione degli stipendi ai dipendenti della struttura del presidio di riabilitazione Padre Pio di Capurso, che già altre volte abbiamo discusso, ovverosia dei problemi inerenti al potere sostitutivo in capo alle ASL di poter pagare e corrispondere gli assegni a persone che continuano a lavorare e che non riescono ad avere il proprio reddito. Parliamo di redditi molto bassi, parliamo di persone che in taluni casi sono anche monoreddito, quindi possiamo immaginare il disastro che si crea in quelle famiglie. Così come anche abbiamo proposto, quando discutemmo la legge per le RSA in Consiglio regionale, di introdurre l’elemento in automatico del potere sostitutivo in capo alle ASL per poter pagare gli stipendi quando c’erano procedimenti in corso o c’erano situazioni simili a quella che si è verificata per la struttura Padre Pio di Capurso.
Quindi, si chiede al Presidente, nonché assessore alla sanità, se possiamo intervenire fattivamente nei confronti di questi lavoratori, che sono davvero alla canna del gas.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Prego, Presidente Emiliano.
Speaker : EMILIANO, Presidente della Giunta regionale.
Anche i lavoratori della vicenda in questione qualche volta pensano di essere stati assunti da qualche società pubblica. Non era così. Lavoravano in una società privata, che ha cominciato a non riuscire a pagargli gli stipendi, quindi c’è stato un dissesto aziendale, che peraltro è una delle motivazioni della revoca dell’accreditamento, perché ovviamente la mancata corresponsione degli stipendi è una delle cause della perdita dell’accreditamento da parte della società, e per la prima volta nella storia della Puglia noi stiamo cercando di ricollocare il personale e quel che rimane dei pazienti attraverso una gara pubblica, che si concluderà tra giorni. Ovviamente, tutti i versamenti che la Regione fa alla società e i relativi pagamenti non sono nella disponibilità giuridica della Regione, ma avvengono sotto il controllo del magistrato che sta verificando la procedura prefallimentare della società.
Naturalmente è inutile dire che anche personalmente più volte ho avuto contatto con i soggetti nominati dal giudice per l’affiancamento nella gestione dell’azienda e, sia pure con grandissime difficoltà, stiamo in qualche maniera cercando di mantenere le funzioni vitali dell’azienda sia chiedendo il pagamento del personale, ma anche dei fornitori perché evidentemente se uno paga solo il personale e non paga i fornitori praticamente l’azienda collassa verticalmente e non c’è possibilità. Quindi, stiamo facendo tutto il possibile. Abbiamo fatto tutto per bene. Mi rendo conto che ci sono dei lavoratori, con i quali io sono personalmente in contatto, che sono convinti che lo stipendio lo debba pagare la Regione, ma non è così. Bisogna che ci aiutiate anche voi a far capire a questi ragazzi che se questo miracolo dovesse avvenire, perché nella naturale evoluzione delle cose questi soggetti dovevano essere licenziati punto e basta. Viceversa, stiamo facendo questo bando per ottenere la ricollocazione degli stessi lavoratori nell’interesse del servizio, perché molti di questi lavoratori peraltro hanno qualità professionali eccezionali che non vanno assolutamente smarrite e quindi ci auguriamo che nei tempi previsti dalle procedure sia possibile… Proprio questa mattina io ho mandato un messaggio a Vito Montanaro per chiedere più o meno le date. Lui dice che dovremmo terminare per la fine di maggio e poi ha soggiunto lo stesso soggetto che sta curando gli appalti per la costruzione dell’ospedale di Monopoli, che ci sta dando una mano su tutte le gare più importanti, mi ha detto: “È la cosa più difficile che ho fatto nella mia vita professionale”. Bisogna che ci aiutiate a spiegare a queste persone quale miracolo la Regione Puglia sta realizzando. Lo realizzeremo perché ragionevolmente, spero, non si dovrebbero verificare altri ostacoli.
Speaker : PRESIDENTE.
Collega Borraccino, prego.
Speaker : BORRACCINO.
Ringrazio il Presidente. Intervengo soltanto per dire che la ASL di Bari già un anno fa, di questi tempi, il 15 maggio dello scorso anno – non cito la nota di protocollo, ma è scritta nell’interrogazione – aveva confermato, anzi aveva dato la propria disponibilità a dare applicazione del pagamento diretto. Presidente, queste cose io le so bene. So che è un’azienda privata e quindi non è un’azienda diretta. Però, c’è un articolo del codice civile, che poi è stato ripreso anche dal decreto legislativo n. 50/2016 che testualmente cita l’obbligo di esercizio del potere sostitutivo da parte dell’amministrazione sanitaria dinanzi ai reiterati inadempienti dell’ente accreditato. Qui non si tratterebbe altro che prendere e pagare rispetto all’inadempienza. So che la ASL si sta muovendo e so del suo personale impegno. Ripeto, consideriamo però anche questa strada. Anche in futuro, se ci dovessero essere, malauguratamente, altri disagi causati da inadempienze possiamo applicare il potere sostitutivo in capo alla Regione e alle ASL. Tra le altre cose, ripeto, Presidente, potrà leggere nell’interrogazione che c’è la disponibilità del Direttore generale Montanaro a dare questa…
Speaker : EMILIANO, Presidente della Giunta regionale.
Questo va bene quando non c’è una procedura fallimentare. Se c’è una procedura fallimentare, il pagamento diretto è un concorso in bancarotta fraudolenta. Non si può fare, perché bisogna assicurare la par condicio creditorum. Quindi, in questi termini è il problema.
Speaker : PRESIDENTE.
Bene. Grazie.
Passiamo all’interrogazione n. 966 sempre del collega Borraccino… Non è pronto, il Presidente, sulla 964. Stiamo chiamando quelli…
Speaker : EMILIANO, Presidente della Giunta regionale.
Chiariamo una cosa: il Presidente è sempre pronto; però, se gli uffici, di fronte a centinaia e centinaia di interrogazioni, non mi danno le risposte, rischio di rispondere io al posto degli uffici, il che ovviamente non mi sembra giusto. Quindi, non dite che il Presidente non è pronto, ma gli uffici non ce la fanno a rispondere alle interrogazioni. Pur essendo la mia Amministrazione quella che ha il più alto tasso di risposte alle interrogazioni della storia della Regione Puglia. Dopodiché, ad impossibilia nemo tenetur.
Se il lavoro ce lo produciamo da soli, dobbiamo renderci conto che le energie sono quelle e che poi queste stesse persone sono quelle che non solo devono rispondere alle interrogazioni, ma devono fare ciò che nelle interrogazioni si sono ripromessi di fare, e rischiano, se rispondono a questa enorme massa di interrogazioni, di non riuscire più a fare il lavoro. Insomma, la carenza di personale della Regione è nota: la nostra è la Regione con il minor numero di personale di tutta Italia in relazione alle prestazioni che deve dare. Dobbiamo essere equilibrati, tutto qua.
Speaker : PRESIDENTE.
Prego, collega Pendinelli.
Speaker : PENDINELLI.
La illustro, anche perché sono le due interrogazioni che vengono rinviate già due volte. È la 964.
Speaker : PRESIDENTE.
Prego, collega.
Speaker : PENDINELLI.
L’interrogazione riguarda l’individuazione dell’area per la costruzione del nuovo ospedale Sud Salento ed è una vicenda che mi ha visto anche protagonista in alcune fasi quando da Sindaco di Scorrano ho seguito tutta la vicenda avviata dalla ASL di Lecce, vicenda nella quale – sintetizzo per non allungare i tempi – abbiamo assistito anche ad alcune proposizioni che poi sono state smentite dai fatti. Così come quando la ASL annunciava di voler riproporre per la costruzione di quell’ospedale un modello schematico realizzato dall’architetto Renzo Piano, salvo poi verificare che sull’area individuata quel modello non andava.
Faccio questa premessa per partire dalla delibera della Giunta regionale n. 2302 dell’11.12.2014. In quella delibera la Giunta regionale fissava i criteri che avrebbero dovuto guidare e sovrintendere l’individuazione delle aree per la costruzione dei nuovi ospedali. Quali sono questi criteri? Il primo è la localizzazione fuori dai centri abitati o, comunque, in aree periferiche, al fine di prevenire che l’espansione dei centri urbani nei decenni futuri inglobi le nuove costruzioni, con conseguente congestione degli assi viari per l’accesso, con particolare riferimento ai servizi dell’emergenza, e consentire, laddove applicabile, una valenza urbana di riqualificazione di aree periferiche.
Secondo criterio: localizzazioni in lontananza da siti industriali o comunque da aree inquinate o a rischio di inquinamento.
Terzo criterio: localizzazioni in aree sufficientemente estese, tali da assicurare gli spazi necessari per la realizzazione delle elisuperfici a supporto delle attività di elisoccorso. Favorire uno sviluppo prevalentemente orizzontale della struttura, con numero limitato di piani fuori terra, in linea con i più recenti orientamenti realizzativi, che permette di ottimizzare realizzazioni funzionali e le connessioni tra le varie unità operative e servizi, riducendo gli spostamenti.
Altro criterio: assicurare sufficienti spazi adibiti a verde intorno alla struttura. Assicurare la realizzazione di punti di accesso distinti e ben distanziati, nonché vie di transito distinte che conducano ai nodi protetti di collegamento tra i vari reparti, per garantire gli standard igienici previsti ed un funzionamento efficiente della struttura.
Altro punto: garantire la massima flessibilità nell’orientamento della struttura in un’ottica di efficienza energetica.
Altro punto: garantire una progettazione, senza particolari vincoli.
Quarto punto: localizzazioni in aree baricentriche rispetto ai bacini di area vasta a cui si rivolge l’offerta sanitaria ospedaliera prevista, tenendo conto dei comuni dell’area e delle principali vie d’accesso.
Infine, e questo credo che sia un punto da tenere molto in considerazione, localizzazione in aree caratterizzate da elevata parcellizzazione della proprietà, onde evitare rischi di speculazione in fase di esproprio delle aree stesse.
Questi sono i criteri che la Giunta regionale ha sancito per l’individuazione dell’area per la costruzione di tutti i nuovi ospedali.
Noi oggi ci troviamo con la Regione Puglia che avvia una procedura, facendo una prima e una seconda Conferenza dei servizi, nella quale viene individuato un terreno che non risponde, perché risponde soltanto a uno dei criteri individuati dalla Regione. Cioè viene individuata un’area che è inserita in un contesto urbanizzato, che è circondata ed inserita in un contesto che è tipizzato come area industriale e artigianale, e che non ha gli spazi sufficienti, tanto è vero che anche l’ipotesi di localizzare lì un modello edificatorio come quello dell’ospedale di Monopoli-Fasano non ha potuto trovare applicazione, perché di fatto l’ospedale di Monopoli-Fasano che noi stiamo costruendo su quella superficie non ci va. L’area è un’area triangolare, che è caratterizzata da due confini: a ovest segnato dai binari della ferrovia, quindi proprio dai binari, e a est dalla strada statale 275.
Pertanto, su una superficie di 12 ettari scarsi, noi abbiamo che una fascia di 30 metri dalla ferrovia e una fascia di 40 metri dalla strada statale determinano, con il vincolo posto da queste condizioni, di fatto una inutilizzabilità del 30 per cento di quell’area. Però è chiaro che le cose vanno approfondire ancora meglio. Allora quando si dice che la Regione dice di utilizzare aree caratterizzate da forte parcellizzazione per evitare speculazioni, è il caso di fare alcune note su quali sono le caratteristiche di quel terreno.
L’area individuata è un’area per la quale nel 2002 il Comune di Melpignano (area agricola) con una Conferenza dei servizi approva il progetto di un privato per realizzare una struttura beauty farm e quell’area di fatto modifica la sua destinazione. Il permesso di costruire viene rilasciato nel 2004, ma dal 2004 non c’è nessuna attività edificatoria che si realizza su quell’area. A un certo punto, nel 2011 (perché le date non sono irrilevanti) il Comune di Melpignano, il Consiglio comunale del Comune di Melpignano adotta una delibera con cui accetta una proposta di vendita da parte del privato dell’area per insediarci l’ospedale. Ora, è chiaro che la domanda viene spontanea: che titolo ha il Comune di Melpignano per aprire una trattativa con un privato per realizzare un ospedale, quando la competenza è della Regione?
Nel 2012, la Conferenza dei Sindaci della ASL di Lecce esprime un parere favorevole rispetto all’individuazione di quest’area, ma un parere che assolutamente non è vincolante, anche perché non c’è un parere motivato e documentato che parta dall’esame delle diverse situazioni possibili. C’è un dato importante, però: nel 2011, prima il Comune di Melpignano approva una delibera di Consiglio comunale con cui dichiara di accettare la proposta di vendita al privato; il privato, però, subito dopo questa delibera fa una dichiarazione e inizia i lavori, e fa la dichiarazione di inizio lavori. Lavori che, a tutt’oggi, sono consistiti soltanto in uno scavo.
Ora, andiamo avanti. Nel 2013, il Comune di Melpignano addirittura, con un atto di Consiglio comunale, dà indirizzo al dirigente del Comune di Melpignano di sospendere i lavori del privato. Quindi, il Comune di Melpignano, sulla base del fatto che su quell’area privata, senza nessuna indicazione da parte della Regione o dell’ASL, si dovesse costruire un ospedale, sospende i lavori del privato.
Ancora, naturalmente fa un’altra cosa, sempre nella deliberazione: chiede alla Regione e al Presidente della Regione di adottare un provvedimento simile. Ovviamente il Presidente Vendola, nonostante a questa sollecitazione ne sia seguita anche un’altra da parte del Comune di Melpignano, si è ben guardato dal sospendere le attività edilizie di un privato con un regolare permesso di costruire rilasciato, facendosi carico di un onere che ovviamente non gli competeva.
Ancora, il Comune di Melpignano convoca, prima in aprile del 2015 e poi successivamente a settembre, due Conferenze dei servizi. E convoca la Conferenza dei servizi invitando anche la Regione Puglia. La Regione Puglia ad aprile non si presenta. Successivamente alla seconda convocazione da parte del Comune di Melpignano… Io ho fatto il Sindaco per dieci anni, ma non riesco davvero a capire che cosa debba fare il Comune di Melpignano che convoca una Conferenza di servizi per costruire un ospedale. Alla seconda richiesta di convocazione della Conferenza dei servizi a settembre, la Regione Puglia, a firma del dirigente dottore Pomo, fa pervenire una lettera. Io leggo soltanto un breve passaggio: “Risulta irrituale che un’Amministrazione comunale si faccia parte attiva nel promuovere un accordo di programma pur non essendo titolare del finanziamento né soggetto individuato quale stazione appaltante”. Questo a firma del dottore Pomo.
Subito dopo, a dicembre, il nuovo direttore del Dipartimento, sempre della Regione Puglia, fa un’altra comunicazione scritta. Tanto per essere sintetico, leggo un passaggio: “Coerentemente con tale quadro di indeterminatezza sui tempi di accesso al suddetto finanziamento” cioè la lettera fa riferimento alla possibilità di avere un finanziamento per costruire l’ospedale “nessuno studio di fattibilità tecnica con l’esatta individuazione dell’area oggetto dell’intervento né tantomeno alcun livello di progettazione è stato finora redatto dalla Regione Puglia o è stato richiesto dalla ASL di Lecce, quale eventuale soggetto attuatore, tale da costituire presupposto per l’avvio di un iter volto all’approvazione, da parte delle Amministrazioni comunali interessate, di una variante urbanistica per la realizzazione dell’opera”.
Queste sono le due note ufficiali che la Regione invia.
Io potrei allungarmi. Vorrei capire come si può giustificare la rispondenza di tutta questa procedura all’individuazione di un’area che è stata anche portata adesso in Conferenza dei servizi. La cosa che viene spontanea è che l’impressione, rispetto a una procedura che io senza paura definisco “temeraria” del Comune di Melpignano... Io non vorrei che adesso la Regione abbia la necessità di dover subentrare rispetto a un danno che il privato potrebbe chiedere al Comune di Melpignano, oltretutto a cui il privato fa riferimento in un atto stesso del Comune di Melpignano, quindi noi dobbiamo andare a costruire un ospedale semplicemente perché qualcuno si è impuntato che lo deve fare per forza in quel posto.
Adesso veniamo ad aspetti molto più pratici e di prospettiva. È chiaro che – lo dico senza preoccupazioni – da Sindaco di Scorrano ho sempre sostenuto più volte che l’ospedale di Scorrano andava ammodernato. Di fronte, però, alla necessità della Regione Puglia e della ASL di Lecce di costruire un nuovo ospedale io non avrei nessuna possibilità di sostenere tesi prettamente campanilistiche, nel momento in cui, però, quella struttura avesse una sua strategicità, una strategicità rispetto al fatto che la struttura dovrebbe avere come punto di riferimento quello di accorpare tutti quanti gli altri ospedali e quindi di diventare uno dei tre poli ospedalieri sostanzialmente funzionali che garantiscono l’assistenza ospedaliera nel territorio, se ci fosse quel tipo di scelta, è chiaro che andrebbe in una prospettiva di sviluppo.
Molto francamente, a che cosa abbiamo assistito? Abbiamo assistito alla possibilità di comprimere qualunque soluzione per cercare di portarla in quella sede. È come se io avessi un piede 40 e mi vado a comprare le scarpe 38, perché c’è un problema che pongo a tutti quanti i colleghi. L’edilizia sanitaria ci dice ormai in modo inequivocabile che le strutture sanitarie hanno una vita di 25 anni. Dopo i 25 anni è necessario ammodernarle o molto spesso è necessario ampliarle, ed è quello che noi stiamo vivendo a Lecce.
Cari amici, a Lecce il Vito Fazzi non è stato sostituito. Quando si parla di Vito Fazzi noi facciamo un piccolo errore di dizione. Noi a Lecce abbiamo costruito prima l’oncologico, che si andava ad aggiungere al Vito Fazzi, e adesso costruiamo il nuovo DEA, che accorperà tutti i servizi dell’emergenza e dell’urgenza, che si andrà a sommare al Vito Fazzi. Vorrei fare una domanda a tutti quanti voi. Quando fra quindici o vent’anni sarà necessario allargare quell’ospedale, se noi immaginiamo che quell’ospedale debba avere una funzione strategica rispetto al territorio e debba andare nella direzione dell’accorpamento dei servizi sanitari, dove lo accorperemo, sulla strada oppure metteremo una bella costruzione sui binari della ferrovia? Oppure qualcuno ha idea che magari entra in ospedale, lascia la macchina nel parcheggio, poi prende il treno e si fa i 100 metri per arrivare al reparto con il treno, visto che di questo si tratta, perché i binari non costituiscono un elemento vicino all’area, rappresentano il confine a ovest di tutta l’area.
Seconda cosa. Un ospedale che sta per essere costruito in una zona completamente edificata già, completamente avviluppata nell’area artigianale e nelle costruzioni anche civili del Comune di Maglie come farà ad avere il suo sviluppo domani? Stiamo costruendo un ospedale perché lo dobbiamo costruire lì. Logica vuole che se dobbiamo costruire una cosa piccola, che deve essere sicuramente più bella, perché costruita in modo nuovo, ma deve essere più o meno una edizione un po’ rivista e corretta un pochettino più grande di quelli che ci sono, a questo punto sarebbe cosa buona e giusta utilizzare al meglio i contenitori che ci sono.
Seconda cosa, io credo che se la Regione Puglia dice che bisogna avviare una indagine per individuare le aree e soprattutto puntare alla parcellizzazione dell’area per evitare speculazione edilizia, un terreno che in dieci anni cambia destinazione urbanistica, che vede lo svilupparsi di un contenzioso scritto nelle carte fra un Comune e un privato, che chiede un permesso di costruire, che per anni non realizza niente perché probabilmente su quell’area non si può realizzare niente, perché io sarei curioso di vedere quale investitore realizzerebbe una beauty farm in un’area industriale e artigianale, compressa fra una rete ferroviaria e una strada statale, io sarei curioso di vedere chi ci va in questa beauty farm di grande lusso, e allora se il problema è questo è bene che si sappia che la Regione Puglia sta facendo qualcosa di estremamente diverso e profondamente lontano dall’individuazione di una soluzione di prospettiva per il territorio, per la salute e per il sistema della rete ospedaliera in provincia di Lecce.
Speaker : PRESIDENTE.
Grazie.
Prego, Presidente.
Speaker : EMILIANO, Presidente della Giunta regionale.
La questione della localizzazione degli ospedali è ovviamente di primaria competenza, anche per un ovvio rispetto dei ruoli, da parte dei Comuni che devono ospitare queste strutture. Dopodiché, è evidente che il Comune di Melpignano, sia pure evidentemente collaborando con quello di Maglie, ha una certa predilezione per quell’area, se ho capito bene. Giusto? Lo dice il Comune di Melpignano e lei ce lo espone. Quindi, il punto è che, se questa vicenda deve trovare… È evidente che questo ospedale poi deve raccogliere e tenere insieme le strutture preesistenti più vecchie, che dovranno essere in qualche maniera poi scorporate lì dentro, se però il soggetto che intende gestire questa vicenda, e mi riferisco anche al Consiglio regionale, lo dico chiaramente, se ci sono suggerimenti o idee diverse alla conferenza di servizi dei Comuni sulla localizzazione, è il caso di ragionarne.
Speaker : PENDINELLI.
Noi non siamo un’agenzia immobiliare, ma il Consiglio regionale.
Speaker : EMILIANO, Presidente della Giunta regionale.
No, no. Siccome lei ha detto che quell’area non è adatta… Dico, quell’area che è preferita da alcuni Comuni non è adatta: è questo il concetto?
Speaker : PENDINELLI.
Secondo me, no.
Speaker : EMILIANO, Presidente della Giunta regionale.
Bene. Siccome che l’area sia adatta o non sia adatta è un giudizio tecnico, che peraltro è stato “accettato e superato” dagli uffici tecnici della Regione, che hanno detto: va beh, certo, ci sono anche altre aree dove quell’intervento si può realizzare, peraltro sempre viciniori; se però insistete su quella, quella, almeno per costruire quello che abbiamo intenzione di fare, può essere utilizzata. Serve anche, questo posizionamento tecnico, a trovare il consenso necessario a realizzare, poi, quest’opera, sennò c’è il rischio che il dissenso sulla localizzazione impedisca la strutturazione dell’opera. Questo è il punto.
Quindi, la Regione non può che avere cautela e rispetto di ogni opinione. Dopodiché, però, come sta accadendo pari-pari per Andria, dobbiamo conoscere dal Comune di Andria dove vuole fare il nuovo ospedale. In linea di principio, salvo che ci siano delle situazioni di totale inadeguatezza dell’area, la Regione riceve questo indirizzo e lo esegue.
Se nel caso di specie ci sono delle situazioni del tutto incompatibili, i Sindaci che sono interessati alla vicenda, i soggetti che sono interessati alla vicenda, partecipando a qualunque tipo di Conferenza di servizi... Per l’anomalia della convocazione della Conferenza da parte del Comune di Melpignano sinceramente non lo so. Per esempio, ad Andria è successa la stessa cosa e credo che sia stato il Comune di Andria a prendere l’iniziativa. Però poco conta. L’importante è trovare una conclusione che ci veda tutti sulla stessa posizione. Se poi si sostiene che non è necessario costruire un nuovo ospedale e che sono sufficienti quelli esistenti, anche questa è una questione sulla quale, però, bisogna prendersi l’impegno politico e poi bisogna decidere. Noi siamo dell’opinione – questa è l’opinione degli uffici della Regione Puglia – che la semplice manutenzione straordinaria degli ospedali esistenti non sia sufficiente e che occorra in quell’area una nuova struttura, secondo quelle teorie che dicono che un ospedale finisce per costare meno e per avere maggiore efficienza se viene costruito completamente da zero.
Su queste questioni, che sono prettamente tecniche, l’indirizzo politico ha ovviamente dei limiti, nel senso che noi riceviamo questo tipo di indicazioni e cerchiamo di realizzare l’ospedale. A Monopoli questo lavoro – Monopoli-Fasano – è stato realizzato con intelligenza e, in qualche maniera, si è trovata una soluzione. Certo, anche l’area di Monopoli-Fasano non è la migliore del mondo. Per esempio, dobbiamo spostare decine e decine di ulivi secolari per fare l’ospedale. Quindi, avremmo potuto dire: “Non lo possiamo fare in un altro posto?”. Però, pur di trovare un consenso da parte dei Comuni, ci si adegua, fermo restando che ci sono dei limiti tecnici oltre i quali non si può andare. Dove questa struttura non si può realizzare, non si può realizzare.
Se lei pone, quindi, la questione solo in termini di… Se l’inadeguatezza dovesse consistere solo nella difficoltà di un eventuale ampliamento nei prossimi venticinque anni questo è un quesito che possiamo provare a porre. Dov’è l’area di espansione di questa nuova struttura? Se non c’è, questo è un elemento che ha il suo peso. Però, ovviamente, si tratta di una struttura già molto grande quella progettata e non è detto che sia una struttura che in automatico debba essere ampliata. Non abbiamo questo genere di prospettiva, altrimenti l’avremmo costruita più grande. Però, anche questo è un elemento tecnico sul quale si può intervenire. Naturalmente, partecipare alle conferenze dei servizi, secondo me, può essere utile per capire in che maniera si sta orientando tutta la vicenda.
Io le ho risposto di impronta, non ho tutti gli elementi della complicatissima vicenda. Non vorrei che, a causa di queste questioni, come è accaduto in passato per altri ospedali, poi si vada incontro ai de-finanziamenti e a quel punto per mancata realizzazione… Tenete conto che i progetti di cui stiamo parlando erano progetti che bisognava realizzare dodici anni fa. Erano già tutti pronti dodici anni fa e non ne abbiamo fatto neanche uno degli ospedali nuovi. Quelli che abbiamo sono tutti fatiscenti. Temo che non siano stati realizzati in passato per le stesse ragioni, non che avessero torto coloro che ponevano delle eccezioni. Però, alla fine dei conti, poi bisogna prendere una decisione e bisogna realizzarla. Sulla base di quella decisione bisogna trovare il consenso necessario. C’è sempre un motivo per non fare una cosa. È un po’ come quando si deve uscire di casa o ci si deve mettere a dieta. C’è sempre un motivo per non mettersi a dieta. Però, prima o poi bisognerà farlo perché è una cosa necessaria.
In questo caso noi riteniamo che quella nuova struttura sia necessaria, perché l’equilibrio generale della sanità di un milione di cittadini pugliesi va garantito. Dopodiché, ci auguriamo che con la vostra collaborazione e la vostra regia questo consenso possa essere trovato il più rapidamente possibile.
Speaker : PRESIDENTE.
Grazie. Prego.
Speaker : PENDINELLI.
Prendo atto che il Presidente non ha avuto dagli uffici una nota specifica, quindi ovviamente quello che ha detto mi trova consenziente rispetto al principio generale. Solo che, Presidente, probabilmente non sono stato chiaro io. Il tema era: se bisogna costruire un ospedale che, come dice il Presidente, si inquadri nel bacino di un milione di persone, 810.000 abitanti nella provincia di Lecce, e che razionalizzi la rete ospedaliera, noi dobbiamo necessariamente pensare a una struttura grande, e la struttura deve essere già grande oggi e deve essere necessariamente… Io credo che qualunque buon padre di famiglia, se dovesse costruire una casa, la costruirebbe con la predisposizione all’ampliamento, nel momento in cui magari fosse costretto a costruire una casa piccola sapendo che poi la famiglia si può allargare. E credo che la Regione debba ragionare nello stesso modo, cioè non trovarci chiusi in un bugigattolo e domani magari non sapere come rispondere a esigenze che molto probabilmente si potrebbero presentare.
L’altro aspetto sostanziale è che la Regione Puglia, non un soggetto “x” esterno, ha stabilito quali erano i criteri per individuare le aree, e se la Regione Puglia ha individuato quei criteri, dicendo che lo sviluppo deve essere in orizzontale, quindi l’area deve essere larga, dicendo che ci deve essere la possibilità di orientare nel modo migliore, dicendo che ci devono essere una serie di servizi, dicendo che le vie d’accesso devono essere diverse, quelle del personale e quelle dei visitatori, cioè rispondendo a una serie di contesti che hanno portato nell’ospedale Monopoli-Fasano a individuare un’area di diciotto ettari dove sicuramente… Anche qui ci sono degli ulivi, anche nel sito di Melpignano ci sono degli ulivi, quindi dovranno essere espiantati anche gli ulivi. Ma nel sito di Monopoli-Fasano è stata individuata un’area di diciotto ettari praticamente rettangolare, quasi quadrata, quindi tutta quanta utilizzabile. Questo è un triangolo, con due fasce di rispetto a destra e a sinistra che, davvero, rendono la situazione molto delicata. E credo che non si possa trascurare il fatto che molto delicato sia il processo con cui si è arrivati all’individuazione di quest’area.
Se la Regione Puglia, e non io, parla di una localizzazione in aree caratterizzate da elevata parcellizzazione per evitare le speculazioni edilizie, ebbene un’area a cui viene cambiata la destinazione, un’area sulla quale viene rilasciato un permesso di costruire, un’area sulla quale quel permesso di costruire non è utilizzato per anni e, guarda caso, a un certo punto il Comune di Melpignano fa nascere addirittura tutti i presupposti per un contenzioso, ebbene io credo che la dica lunga sul fatto che noi potremmo andare a finire su un’area che non è adatta… Badate, lo dice la Regione Puglia, non lo dico io. Anche se la Regione Puglia farebbe bene ad adottare un’altra delibera di Giunta, revocare questa e dire che questi criteri non sono più validi e non sono più magari funzionali alle esigenze dell’edilizia sanitaria. Non lo dico io, lo dice la Regione Puglia. Ma soprattutto è alto il rischio che noi stiamo andando a pagare un’area molto più di quello che vale e quelle castagne dal fuoco le stiamo levando al Comune di Melpignano, che con atti assolutamente irrituali ha determinato una situazione tale arrivando, come dicevo prima, addirittura a sospendere i lavori di un privato per un futuro costruendo ospedale, così come è arrivato a convocare una Conferenza dei servizi per la realizzazione di un ospedale non avendone nessun titolo.
Per quanto riguarda poi gli indirizzi, noi riteniamo che la Regione Puglia debba individuare l’area migliore per costruire l’ospedale, se lo ritiene; che quell’ospedale debba essere progettato e programmato oggi con un’ampiezza e una superficie sufficienti a garantire le prospettive, e dalle prospettive non possiamo nasconderci che oggi, per l’evoluzione che stanno avendo i servizi ospedalieri, non possiamo escludere anche la possibilità che quella struttura debba essere nel medio futuro anche oggetto di ampliamenti. Questa è la valutazione.
Io spero che il Governo regionale vorrà tenere conto di queste considerazioni. Naturalmente, dico al Presidente Emiliano che noi nelle sedi opportune faremo sicuramente le nostre osservazioni; non abbiamo possibilità di partecipare alle Conferenze dei servizi perché non abbiamo titolo per intervenire nelle Conferenze dei servizi, ma siamo convinti che la costruzione di una grande infrastruttura nuova debba essere necessariamente guidata dalla opportunità e dalle necessità che sono prima della Regione Puglia, e non dei Comuni, perché è la Regione Puglia a cui compete l’onere della realizzazione delle infrastrutture sanitarie, quindi è la Regione Puglia che deve segnare la rotta, non certamente la Regione Puglia mettersi a rimorchio di qualche Comune, perché partendo da me, che per anni ho rappresentato un Comune, è chiaro che anche in sede locale c’è sempre una buona dose di campanilismo che incide. Io voglio parlare di campanilismo e non di interessi, ma credo che in futuro noi potremo sicuramente… Prego? Io ho fatto riferimento nell’interrogazione…
No, quindici no, Presidente. Non parlo mai. Una volta… Va bene, chiudo.
Speaker : PRESIDENTE.
Passiamo all’interrogazione n. 966, sempre del collega Borraccino.
Speaker : BORRACCINO.
Parliamo dell’impianto di sollevamento del Pilone, della vasca del Pilone AQP. Presidente Emiliano, so che lei conosce questa storia. Devo dire la verità, in questo momento la farò anche un po’ felice perché parlerò anche male di qualcosa accaduto nel 2012-2013, quando il suo… Siccome alcune volte vengo apostrofato come il sacerdote dell’Aula del decennio vendoliano, quando devo dire qualcosa che non è andata bene devo farlo. Su questo tema c’è un errore che noi ci portiamo dal 2013 quando, rispetto al PUT, fu data la deroga, su richiesta dell’Acquedotto Pugliese, per la localizzazione della vasca dell’impianto di sollevamento, dell’impianto depurativo di Ostuni, per la motivazione che la Regione, l’assessorato accettò una relazione da parte dell’Acquedotto che non esistevano altri siti alternativi. Siti alternativi che, invece, esistono, che sia il Comune di Ostuni che il comitato che difende le ragioni della lotta contro la realizzazione di quest’opera che andrebbe ad impattare in maniera molto evidente su quella spiaggia, una delle spiagge più belle che noi abbiamo da quelle parti, noi praticamente non abbiamo accolto quella richiesta. Stiamo procedendo con i lavori come Acquedotto, creando non pochi danni all’ecosistema e a quella zona, a quella spiaggia.
Io ritengo che, invece, una perizia di variante, Presidente, così come lei ha reso possibile ad una latitudine differente, però sul Mar Ionio, ed io sono felice per questo, mi riferisco all’impianto di Manduria, io ritengo che una variante rispetto alla localizzazione dell’impianto di sollevamento previsto sulla spiaggia del Pilone probabilmente sarebbe stato giusto tenerla in considerazione e adottarla.
L’interrogazione è scritta, sebbene molto sinteticamente, anche abbastanza dettagliatamente. Chiaramente, per motivi di spazio temporale e soprattutto per un po’ di stanchezza evito di continuare anche perché, oggettivamente, l’Aula e soprattutto i banchi della Presidenza sono vuoti, al netto dell’assessore Ruggeri, che ha sempre la bontà di seguirmi con grande attenzione, a partire dal Presidente Emiliano che è preso in confabulazioni da Partito Democratico con il Capogruppo del PD e con l’assessore Capone. Mi taccio e attendo delucidazioni dal suo magistrale intervento.
Speaker : EMILIANO, Presidente della Giunta regionale.
Io e il Presidente abbiamo una certa competenza territoriale sull’area, perché è vicino al posto dove trascorriamo da quarant’anni le vacanze. Onestamente, io ho verificato in tutti i dettagli tutti… Ecco, torniamo alle difficoltà che poi rendono impossibile fare le cose. Lì onestamente abbiamo trovato un progetto già in stato di avanzata realizzazione, in quel momento ovviamente erano tutti molto preoccupati della forma, delle modalità tecniche, eccetera, eccetera, questa forma è stata molto cambiata e adeguata, devo dire dal punto di vista esterno nulla è percepibile di diverso da una delle tante villette presenti, e ovviamente il problema sarà gestire l’impianto con quel livello di manutenzione che è assolutamente necessaria.
Credo che in questa fase sia sostanzialmente impossibile pensare a una delocalizzazione per una semplicissima ragione: quel tipo di impianti deve stare per forza a valle, non può stare a monte, quindi non possiamo risalire. Dobbiamo tener conto che è stato costruito negli anni in maniera abbastanza improvvida. Quasi tutte quelle abitazioni che si dichiarano incompatibili con la struttura sono abitazioni costruite nel tempo proprio sulla spiaggia praticamente, sono a due passi da lì. Quindi, immaginare che per evitare un minimo di contatto tra la struttura in costruzione e le case si debba spostare la struttura, con un’operazione dal punto di vista idraulico mi dicono irrealizzabile, cioè riportare i reflui a monte, depurarli e poi rimandarli in mare, è un’operazione impossibile. Persino il consigliere Procacci, che non so se è ancora qui, si è misurato con decine e decine di incontri, abbiamo parlato… È a Roma? Dicevo, credo che la situazione si sia abbastanza raffreddata, anche perché nell’insieme è una cosa che favorisce la balneazione, la qualità delle acque e la tutela dell’ambiente. Certo, da una parte va a finire e bisogna gestirla, e naturalmente bisogna gestirla in modo tale che l’impianto sia il più regolare possibile. Immaginare di dare un indirizzo politico all’acquedotto e di violare la legge ritardando l’adeguamento e dislocando l’impianto in un posto che non siamo in grado di indicare tecnicamente, perché non saprei minimamente dove dirgli di collocarlo, perché è questo il punto, non c’è mai stata, nelle discussioni che abbiamo fatto fino ad adesso, una proposta alternativa credibile. Quindi, insomma, in tutta sincerità io non credo che questa vicenda possa concludersi come nel caso di Manduria, dove… Ma anche in quel caso, a Manduria, non è che abbiamo cambiato un granché, abbiamo fatto il possibile, dopodiché i depuratori bisogna farli, è la legge che lo prevede.
Ovviamente tutti quegli sventurati che come me si ritrovano a dover fare il proprio dovere sono pronti a essere fucilati dal primo che passa, tanto non costa niente sparare a uno che deve fare il suo dovere e dire che è un assassino dell’ambiente, solo perché il depuratore sta sotto casa tua. Io mi rendo conto, però, che anche le ragioni di chi è molto preoccupato sono fondate. Io avrei lo stesso genere di preoccupazione, però nella tecnologia umana non abbiamo trovato nessun altro sistema per evitare di inquinare il mare che fare depuratori.
Nel momento in cui la collocazione del depuratore non è proprio la migliore immaginabile, almeno per alcune unità abitative, non c’è altra maniera che chiedere molta pazienza a chi deve subire questo genere di impianti. Devo dire che questo vale per centinaia di situazioni, nelle quali man mano ci siamo adeguati, ma ce ne sono di tutti i tipi. C’è gente che abita al primo piano di una strada dove il livello del PM10 è normalmente enorme; in teoria uno potrebbe dire “io ho a casa mia in un posto dove il PM10 è a livello indicato dall’Organizzazione mondiale della sanità tale da determinare…”, lì il depuratore va fatto. Dopodiché, se ci sono delle proposte strutturate che abbiano una credibilità tecnologica, questa discussione si sarebbe potuta fare, ma siccome sono tre anni che l’affrontiamo e non mi risulta che ci siano state idee progettuali credibili, io credo di doverle dire che adesso bisogna solo cercare di realizzare questo piccolissimo, peraltro, impianto, perché parliamo di una roba… Non vorrei… Di carta bruciata. Quindi, non saprei veramente come altro risponderle.
Questa era una delle… Comunque, siccome gli uffici non mi hanno fornito alcunché, mi sono limitato a dirle quello che ricordavo a memoria di questa lunghissima discussione, nella quale abbiamo praticato tutti i tipi di ascolto possibili e immaginabili. Sono tre anni che stiamo parlando continuamente, anzi sin da prima della mia elezione. E io, sin da prima delle elezioni, onestamente, avevo sempre detto che sarebbe stato molto complicato, pur dando assoluto e rispettoso ascolto alle ragioni di chi non è favorevole all’opera.
Speaker : PRESIDENTE.
Collega Borraccino? Bene. Allora, così come è stato previsto nella riunione dei Capigruppo, a questo punto la seduta è sciolta. Grazie.