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C.r. Puglia 23.05.18
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Speaker : .
(Segue inno nazionale)
Speaker : PRESIDENTE.
Colleghi, siccome la circostanza di oggi ci fa mandare alla memoria quel lontano 23 maggio 1992, la strage di Capaci, penso sia doveroso da parte nostra osservare un minuto di raccoglimento in onore non solo di Falcone e di sua moglie e della scorta, ma anche di tutte le vittime delle mafie che purtroppo hanno insanguinato le nostre contrade.
(L’Assemblea osserva un minuto di raccoglimento)
Grazie.
Buongiorno a tutti. In attesa che arrivi il Presidente della Giunta regionale, che era impegnato in una cerimonia al Tribunale di Bari, io credo che possiamo iniziare dando la parola all’assessore Leo Di Gioia, nella speranza che, dopo aver fatto uno sforzo enorme nel produrre una relazione scritta, la relazione scritta ci aiuti a sintetizzare il senso di questa nostra seduta monotematica.
Vi comunico che hanno chiesto congedo l’assessore Leo Sebastiano e il collega Presidente Pino Romano.
La parola all’assessore Di Gioia.
Speaker : DI GIOIA, assessore all’agricoltura.
Grazie, Presidente.
È un’occasione importante per mettere a conoscenza tutti i consiglieri di quella che è l’attività che abbiamo fino ad oggi svolto in tema di Xylella e per lasciare anche agli atti di questo Consiglio una probante documentazione di tutte le interlocuzioni con le Istituzioni sovraordinate che abbiamo avuto in questi lunghi mesi nei quali ci siamo occupati di questa materia.
Noi abbiamo predisposto una relazione, che abbiamo trasmesso con qualche giorno di anticipo rispetto a questo Consiglio, per consentire un po’ a tutti di avere cognizione degli argomenti di cui trattavamo. Ovviamente, tutti siete informati, ma per avere analitica conoscenza di tutte le questioni che abbiamo affrontato.
Io non leggerò tutta la relazione. Semmai la commenterò assieme a voi, ricalcandone gli argomenti prioritari e principali.
Anzitutto, nella nostra ricostruzione partiamo da febbraio 2016, quando di fatto la Regione ha assunto questa Amministrazione e questa gestione Emiliano ha assunto il coordinamento delle azioni di contrasto alla Xylella fastidiosa. Primo elemento che sottolineo, che è chiaro nella relazione: all’atto del nostro insediamento come gestori titolari di questa materia pendeva già sulla Regione una procedura di infrazione, così come notificata, promossa dall’UE nei confronti dello Stato italiano. Con questa procedura di messa in mora, datata 12 dicembre 2015, venivano poste due contestazioni: una legata al mancato abbattimento degli alberi infetti e quelli nel raggio di cento metri e un’altra legata alla mancanza del monitoraggio circa la presenza della Xylella.
Questo lo dico senza polemica nei confronti di quanti hanno nostalgia della gestione commissariale. Il generale Silletti è stato sicuramente un punto di riferimento importante non solo per la Xylella, ma anche per le questioni legate al contrasto dei fenomeni sulle agromafie e su tutte le alterazioni, dove prima i Forestali e i Carabinieri poi hanno dato grande contributo. La gestione commissariale si è interrotta nel 2016 con una messa in mora già pendente verso l’Italia e quindi con una procedura di infrazione già avviata e con 5 dei 13 milioni stanziati per le attività restituiti alla Protezione Civile che poi li ha riversati a sua volta alla nostra agenzia ARIF.
Questa è una considerazione che credo riporti nell’alveo della verità anche un po’ le questioni connesse alla modalità di organizzazione e di gestione di questa patologia.
Contemporaneamente, pendeva ordinanza di sequestro della Procura di Lecce e diversi ricorsi ai Tribunali amministrativi, tutti quanti finalizzati ad impedire il taglio e l’abbattimento degli alberi, tutti quanti finalizzati a contrastare la decisione comunitaria così come declinata prima nelle norme regionali e poi negli atti amministrativi.
In presenza di questo impedimento all’abbattimento degli alberi, che era derivante, appunto, dal sequestro penale degli stessi, la Regione in una prima fase si è concentrata più sulla questione del monitoraggio. Quindi, delle due tematiche che erano oggetto di contestazione ha focalizzato prima, e con maggiore attenzione, la questione del monitoraggio. A tal fine è stata predisposta una specifica convenzione ARIF che nella prima parte è stata alimentata con i soldi che non sono stati usati dalla gestione commissariale e che quindi erano un piccolo salvadanaio che il Ministero ci trasferiva. Allo stesso tempo, è stata allargata la platea dei laboratori, che era un altro dei problemi. Avevamo solo un laboratorio che faceva le analisi. Si sono stipulate convenzioni con tutti i laboratori pugliesi, ovviamente quelli accreditati e certificati, e poi con le Università del Salento e di Foggia che avevano specifiche competenze su questa materia.
Da un punto di vista organizzativo, un ufficio, che prima era alle dipendenze di altri, è stato elevato al rango di sezione, cioè la massima forma organizzativa che la Regione può utilizzare. Questo lavoro, ovviamente, è stato avviato a fine 2016 nella operatività, all’inizio nella progettazione, ed ha visto due fondamentali attività per due annualità di monitoraggio. Gli esiti del monitoraggio li guardiamo un po’ più avanti, però è il primo lavoro sul quale abbiamo incentrato la nostra attenzione.
Nel contempo, la Regione Puglia ha partecipato a diversi incontri con il Governo nazionale e con la Commissione europea, oltre che con le riunioni del Comitato nazionale, per dare conto dello stato di avanzamento. Qual è il primo problema, invece, in termini di reputazione che abbiamo dovuto affrontare? Il fatto che nessuno pensava che una Regione potesse essere in grado di tenere sotto controllo un fenomeno dalla portata non conosciuta all’epoca, ma che riguardava un territorio già molto, molto ampio. Il recupero di credibilità è alla base di tutte le attività negoziali che abbiamo condotto ed è il motivo per il quale siamo riusciti a ottenere una serie di elementi di vantaggio, che ovviamente noi andremo a declinare.
Nei giorni 10 e 12 luglio 2016 una delegazione italiana… Ovviamente, dovete sapere che il negoziato con Bruxelles è sempre condotto dallo Stato. Non è la Regione che partecipa ai comitati, non è la Regione che ha diretto accesso. Seppur viene ascoltata e audita, e molti sono gli incontri diretti che abbiamo fatto, nelle forme istituzionali il rapporto è con lo Stato italiano, che si fa carico di tutte le attività che abbiamo svolto. Dicevo, nel luglio 2016 una nostra delegazione ha incontrato Bruxelles per dire lo stato da cui partivamo e ha rilevato che il posizionamento della Commissione era molto rigido e severo e molte erano le preoccupazioni per il rallentamento delle azioni di contrasto e contenimento soprattutto legate anche agli interventi della magistratura. Quindi, fine della situazione commissariale, intervento della magistratura, reputazione non ancora adeguata, cosa sulla quale abbiamo poi lavorato.
A ottobre 2016 ulteriore incontro, nel quale, a fronte della nostra progettazione del sistema di monitoraggio, c’è una prima apertura di credito di Bruxelles, che ci consente, di fatto, di testare ciò che andavamo dicendo, cioè che eravamo in grado, tramite la convenzione di ARIF, di fare i monitoraggi e di farli in un numero talmente grande da poter dimostrare, appunto, la conoscenza analitica del territorio.
A novembre 2016 l’Italia e la Puglia ricevono una missione di audit – questo lo vedete nella nostra relazione – da parte degli ispettori e i servizi regionali hanno mostrato in quella sede e illustrato lo stato dell’arte. Al termine della visita, gli ispettori rilevano, tra agosto e novembre 2016, che la Regione Puglia aveva effettivamente raggiunto significativi progressi nell’implementazione della decisione 789, che era quella che pendeva, informalmente prima comunicati. In particolare, veniva commentata molto positivamente l’attività di monitoraggio e il tempestivo abbattimento, in quel caso, del focolaio di Ostuni, che era diventato quasi emblematico perché si trovava in un distributore, in una zona non agricola, e che era diventato quasi un caso di scuola per testare l’efficienza dei servizi che dovevano prestare, poi, gli abbattimenti.
In quel verbale di chiusura, dove c’è la prima inversione di tendenza nel rapporto con l’Unione Europea, è fatto chiaro riferimento anche ad alcune piccole criticità, che sono anche delle criticità che vanno un attimo condivise: la mancanza di segnaletica, per esempio, nelle zone infette. Questa è una cosa che molto ha turbato gli amministratori della Regione, noi, il Presidente, cioè l’idea di delimitare dei territori scrivendo “zone infette”, “zone soggette a Xylella”, quasi ad indicarli come dei luoghi da non frequentare. Per i posti molto importanti da un punto di vista turistico e per l’impatto anche sociale che questa cosa ha avuto, ovviamente ha procurato non poche lacerazioni. Ci stiamo adeguando con cautela, con sapienza e intelligenza, con un metodo di segnalazione, ad esempio, più marcato nei luoghi a grande afflusso, ma semmai non legati direttamente a quei territori. Immagino l’aeroporto, immagino il porto, cioè luoghi dove dare una prima informazione per la richiesta che ci viene inoltrata.
C’erano forti dubbi sulla possibilità di affrontare finanziariamente, e c’è scritto nella relazione, di sostenere finanziariamente, affrontare finanziariamente un piano così importante. A seguito di questo audit, a febbraio, dopo aver, ovviamente, continuato a lavorare, la Commissione ha ufficialmente evidenziato i progressi dimostrati dall’Italia e le rassicurazioni sull’esistenza di adeguate risorse finanziarie e, grazie al nostro bilancio, quello di previsione 2017, cui è dedicato uno specifico paragrafo di questa piccola relazione, procede a comunicare che la procedura di infrazione è sospesa. Quindi, la sospensione di questa procedura è l’effetto di un recupero di credibilità di una nuova organizzazione, del fatto di mettere le risorse, dei monitoraggi e di un cambio di clima nel governo di questa materia.
Grazie a questa cosa, impostiamo un ragionamento per iniziare a chiedere, come Regione Puglia, non delle concessioni, ma un ritorno alla normalità per alcuni settori che erano stati utilizzati quasi come elementi simbolici da non dico penalizzare, ma a cui infliggere comunque delle limitazioni nell’attività al fine di indurre lo Stato italiano ad essere molto più rapido nelle azioni da porre in essere. Penso ai vivai, all’attività dei vivai e penso a tutto il tema dell’uva che riguardava Otranto e riguardava la vite, che riguardava alcuni territori molto vocati ai quali era inibita la possibilità di commercializzare dei prodotti che, di fatto, non avevano un rilievo perché ospiti della Xylella fastidiosa, perché assimilati a potenziali elementi di contaminazione nel momento di movimentazione delle merci. Difatti, in una prima fase ottenemmo la termoterapia come attività intermedia per non distruggere un settore molto molto florido e poi, ovviamente, abbiamo chiesto il superamento di queste attività sanzionatorie che riguardavano anche il divieto dei re-impianti che prima erano acconsentiti solamente per motivi scientifici.
A conferma di questo impegno contro l’organismo nocivo, nel marzo 2017 questo Consiglio poi – e ne siete a conoscenza ampiamente – approva una norma di legge, una intera e articolata serie di prescrizioni per la gestione della batteriosi da Xylella fastidiosa nel territorio della Regione Puglia, in cui si porta a un rango legislativo tutta una buona pratica di misure fitosanitarie e in cui si costruiscono quelle regole condivise anche con i territori per affrontare, in maniera partecipata, le attività di contrasto. Ovviamente, lì dentro ci sono anche i primi spunti di rinascita dell’economia circolare e quindi i primi spunti sui quali poi, ovviamente, la Regione stessa ha ragionato con strumenti che poi andremo ad elencare.
Nella primavera del 2017 il processo di svellimento degli alberi identificati infetti ha subito dei rallentamenti. Che cosa succede piano piano che ci avviciniamo ai giorni nostri? Succede che le attività amministrative, ovviamente, pure intense, iniziano a trovare una serie di ostacoli dalla normativa nazionale e questa cosa inizia a rallentare il secondo punto della infrazione, cioè la possibilità di essere veloci negli abbattimenti tanto da non consentire la diffusione del batterio stesso.
Queste limitazioni derivano maggiormente da vincoli nazionali posti, per esempio, a tutela del paesaggio, dei vincoli idrogeologici, oppure posti dalla legge regionale che avevamo approvato, che pure aveva eguali cautele per il territorio che ovviamente è oggetto del PPTR ed altre misure di tutela.
Per superare le questioni regionali noi abbiamo fatto una modifica, che alcuni ci dicono essere incostituzionale, ma che secondo noi invece è una modifica che dà un senso anche importante di come una Regione reagisce a una patologia di questo tipo, dicendo che le misure fitosanitarie nella norma di modifica ci consentono di andare in deroga rispetto ai pur legittimi vincoli che avevamo posto per il paesaggio.
Eguale e analoga misura non esiste a livello statale. Cioè, mentre noi siamo stati nelle condizioni di superare quella vincolistica che è posta a tutela di altre questioni, a livello nazionale questa cosa non ci è stata e non ci è tuttora consentita. Tant’è che – ed è motivato all’interno della relazione – ci sono diverse questioni connesse e interlocuzioni con Palazzo Chigi e con gli uffici della Presidenza del Consiglio, che si occupa in particolare delle questioni legate alle procedure di infrazione, nella quale interlocuzione viene riconosciuta la contraddittorietà di norme statali che, da un lato, impongono celerità nell’attuazione delle prescrizioni e, dall’altro, seppur con lo stesso rango di norma, costruiscono le condizioni perché ciò non possa accadere.
Seppure informalmente in un primo momento e poi per iscritto negli incontri verbali, noi abbiamo posto questo argomento, quando questo argomento è stato trasfuso in una nota del Presidente Emiliano che chiedeva ufficialmente al Ministro pro tempore Presidente Gentiloni, che aveva le deleghe, questo argomento è diventato inutilmente oggetto di polemica politica, come se qualcuno di noi volesse proiettare responsabilità fuori dalla Regione, pur forse avendone motivo, in mancanza di un’assunzione di responsabilità. Nulla di questo, ovviamente, è fondato. Chi ha inteso attivare una polemica politica su quella materia ha perso un’occasione importante per tacere, ed è strano che lo abbiano fatto anche elementi del Governo insediato che poco si sono occupati di questa materia negli anni e che, alla fine della propria attività, hanno invece trovato il coraggio di intervenire.
La lettera del Presidente Emiliano è stato l’effetto – ed è qui a disposizione – della presa di coscienza del fatto che gli uffici del Ministero e della Presidenza della Repubblica non erano in grado di dipanare quell’assurda contraddizione. La nostra lettera chiede che ci sia la possibilità – e credo sia un atto ragionevole –, in presenza di una fitopatia di questa portata, in presenza di un territorio che soffre a causa di questa malattia, di fatto, degli alberi, di poter derogare a norme che sono a tutela (paesaggio e dissesto idrogeologico) e di poterlo fare senza dover attendere dei nulla osta ovviamente, con l’effetto di, prima, tagliare le piante infette e malate e, dopo, identificare i proprietari dei suoli e dei terreni, salvo ristorarli, salvo indennizzarli, ove questo è consentito ed è previsto. Secondo me, è giusto che avvenga. Averlo chiesto al Presidente del Consiglio era l’effetto di un’inerzia tra gli uffici che ci impediva di risolvere questa materia.
Vi cito un caso emblematico per capire quanto è frustrante occuparsi di questa attività. In mancanza della legge, la Presidenza del Consiglio ci dice: “Convocate le Conferenze di servizi, in modo da acquisire da tutti gli organi che ne hanno titolo i pareri contestualmente e velocemente”. Tre-quattro giorni fa abbiamo fatto questa cosa per alcuni alberi che sono oggetto di questo tipo di decreti di abbattimento e la Sovrintendenza regionale ha chiesto di poter ottenere una relazione paesaggistica, in assenza della quale esprime parere negativo su ogni singolo albero, su ogni contesto nei quali gli alberi si trovano. Questo significa assolutamente impedire di poter andare nei tempi congrui ad effettuare quei tagli che ormai anche la scienza, che era più scettica, riconosce come unico presidio. Poi vi do alcune indicazioni per cogliere la portata anche di questo provvedimento.
Nel 2017, mentre subiamo questi rallentamenti, abbiamo, forse, qualche prima piccola buona notizia dal TAR, anzi dal Consiglio di Stato, che per la prima volta introduce un concetto, che oggi noi utilizziamo: il carattere imperativo dell’obbligo a procedere immediatamente alla rimozione, anche non in contraddittorio. Nelle prime cause che ci siamo fatti con il TAR sono state sollevate tali e tante questioni legate al diritto dei proprietari di essere presenti, essere avvisati, avere la notifica dell’avvio del procedimento, fare le analisi in contraddittorio, fare i prelevamenti dei campioni che potessero essere a tutela anche della controparte, che ha ingenerato, all’inizio, dei rallentamenti, che ovviamente condizionano non poco il giudizio complessivo su tutta questa materia.
Nelle more di questo e con – ripeto – la credibilità ritrovata, Bruxelles consacra la possibilità dei reimpianti, che è un grande risultato. Bruxelles consacra l’ammorbidimento delle attività sui vivai e sulle questioni connesse. Permane il problema degli alberi ancora in vita o, perlomeno, malati e ancora in vita o comunque malati.
L’effetto del monitoraggio – ritorno a questa indicazione che avevo fatto prima – è molto chiaro. Noi abbiamo, per il 2016 e 2017, 1.553 piante positive. Della zona infetta in questo momento se ne individuano 674 su quella annualità. Da un certo punto in poi non si sono più tenuti i conti della zona infetta, perché lì è stata endemicamente acclarata la presenza della malattia e quindi non è più oggetto di un analitico controllo, mentre nella zona contenimento 878 alberi sono stati abbattuti con tempistiche assolutamente compatibili.
Nell’anno 2018 fino ai giorni nostri – dati aggiornati quasi ad horas – abbiamo qui in tabella 3.460 piante malate. Dal controllo che abbiamo inviato questa mattina a Bruxelles dovrebbero essercene almeno altre 200 in più e quindi arriviamo a 3.700 circa, che sono le piante trovate malate in zona contenimento su un totale di 198.000 piante campionate, ovviamente con maglie di ispezione 100 per cento nel numero di 164.000. A fronte di un numero sicuramente importante di piante malate, c’è però da dire che l’incidenza percentuale delle piante malate nelle zone ad oggi, a questa mattina, definite contenimento è comunque ancora abbastanza sotto controllo.
È evidente che l’espansione è inesorabile ed è semmai rallentata dalle buone pratiche che poi vi citerò e racconterò, ma, ovviamente, non è ad oggi ferma.
Questo lavoro ci consente di arrivare a un’analisi di merito delle problematiche. Noi abbiamo 3.700 alberi del 2018 che dovremo andare ad eradicare, in una zona che è quella del contenimento. Questo lavoro consiste in una serie di fasi, perché anche qui, per esprimere il giudizio sulla velocità o la lentezza delle attività da svolgere, bisogna avere cognizione di quello di cui ci si occupa.
Queste fasi sono molto articolate e sono costruite con questa prassi che deriva anche dall’esperienza che ci siamo fatti al TAR per i ricorsi pendenti.
Una volta che si individua la pianta georeferenziata, con le coordinate GPS, c’è la necessità di capire di chi è questa pianta. Molto spesso i proprietari sono fuori, all’estero, oppure non sono residenti nelle zone. Molto spesso c’è difficoltà a individuare se ci sono questioni successorie non ancora perfezionate. È capitato che abbiamo dovuto fare i decreti ai vivi, perché ovviamente li avevamo fatti prima ai defunti, ai quali non era ancora registrato il passaggio della successione. C’è tutta la difficoltà collegata alla banca dati da cui attingere queste coordinate GPS, che si basa sul SIAN, che si basa su AGEA. Molti dei terreni non sono inseriti nei fascicoli aziendali. Sono di privati che non svolgono né un’attività professionale né un’attività agricola a tutti gli effetti. Quindi, non tutte le attività è possibile che si ricostruiscano in una tempistica congrua.
Il numero di provvedimenti da disporre è, ovviamente, molto, molto elevato, e noi nelle prime giornate di lavoro, così come è previsto nella relazione, abbiamo già notificato 144 provvedimenti, con 460 piante coinvolte, ci sono altri 102 provvedimenti in invio per le notifiche per altri 570 piante, aspettiamo di definire gli ultimi proprietari per chiudere questa attività sulle 3.700, quest’oggi, piante sulle quali dobbiamo adempiere nei tempi più rapidi e celeri possibili.
Mentre la Puglia svolge questo lavoro, si riattiva la procedura. Avete visto, nei giorni scorsi, la notifica alla Corte di giustizia europea per una messa in mora di uno Stato italiano che, ovviamente, dovrà rispondere anche di queste sue contraddizioni e inefficienze.
Questa è una ricostruzione veloce dei passaggi amministrativi negoziali, legislativi e tecnici che abbiamo posto in essere. Contemporaneamente, abbiamo lavorato a fare quella che era l’attività, il lavoro che dovevamo svolgere al netto delle discussioni, dei dibattiti politici, di quella che è stata anche l’impostazione con la quale ci si è voluti relazionare al territorio. Noi avevamo una sola guida nel lavoro che abbiamo svolto, che erano le decisioni europee, i decreti nazionali, le delibere di Giunta e la legge regionale. Il dibattito a latere, che pure è stato animato nelle sedi istituzionali, è stato il metodo attraverso il quale si è potuto monitorare lo stato dell’arte anche di tutte le teorie che venivano proposte.
Io, su questo, non penso che ci sia stato un errore. Quelli che dicono che è stata data voce in alcuni casi alla non scienza o a una scienza di serie B di fatto dimenticano che in una materia come questa, dove non c’è una conoscenza del fenomeno adeguata, era giusto che prima di decidere si potesse ascoltare, era giusto che si potesse anche valutare se la singola pratica agronomica praticata dall’agricoltore per motivi particolari poteva avere degli effetti positivi. In questo senso, noi abbiamo finanziato, con un bando pubblico e garanzie pubbliche sulla tipologia di selezione, più di 27 progetti e siamo l’unico ente nazionale che finanzia la ricerca, compreso il Ministero, che aveva annunciato 4,5 milioni di euro su un progetto che fino a qualche giorno fa non era ancora partito.
Abbiamo validato 27 progetti. In più, abbiamo dato voce a una serie di piccole attività che vedono una sorta di commistione positiva tra enti di ricerca e agricoltori, aziende di ricerca, aziende incentrate sulle attività di ricerca e proprietari che volevano mettere a disposizione per sperimentazione i propri campi. Quindi, chi ha evocato quel ragionamento non può, secondo me, confondere ciò che è stato, invece, fatto per le attività nel rapporto con la Commissione, nel rapporto con il Ministero. Nulla di quello che si doveva fare è stato omesso e nessuna delle questioni, anche rispetto ai dubbi che alcuni sollevavano sul vettore, che alcuni sollevavano sul batterio, nulla di questo ha avuto a che fare con le decisioni, tutte impostate su un rapporto scientifico che noi abbiamo assunto con l’Osservatorio fitosanitario e con la nostra Giunta.
Abbiamo adottato la delibera di Giunta per le misure fitosanitarie, che era quella consequenziale alle prime pratiche che venivano indicate nei nostri decreti. All’interno di queste misure, molto del lavoro era incentrato sulle buone pratiche agronomiche. Non si è cercato di fare il diserbo chimico, perché questa Regione è lontana dalle logiche dell’uso dei pesticidi. Non si è fatto nessun tipo di utilizzo chimico nell’attuazione della misura fitosanitaria, così come impostata.
Questa delibera oggi è oggetto di revisione, perché sono sopravvenute delle circostanze che non possiamo tralasciare. La decisione europea è stata acquisita in un decreto ministeriale, il cosiddetto “decreto Martina”. All’interno di questo decreto Martina sono previsti una serie di trattamenti obbligatori che integrano i trattamenti meccanici sui quali noi avevamo impostato il nostro lavoro iniziale. Questi trattamenti obbligatori sono contenuti nella qualità dei prodotti da utilizzare all’interno di un allegato. L’articolo 11 del decreto prevede che il nostro Comitato regionale, quindi l’ufficio, la sezione fitosanitaria regionale, disciplini le modalità di utilizzo.
Due giorni fa, tre giorni fa abbiamo emanato il decreto, sotto forma di determina, con il quale discipliniamo questa materia. Questa è una grande assunzione di responsabilità. In alcuni casi altri enti hanno ritenuto di adottare delle ordinanze senza alcun approfondimento scientifico per vietare, a prescindere, l’utilizzo di qualunque prodotto, incontrando forse il consenso popolare o quella più o meno labile quantità di non dico “popolazione labile” nel senso di popolazione labile, ma quella esigua quantità di popolazione che va a ritenere quella attività dannosa, ma facendo un’attività che comunque contrasta con ciò che oggi la scienza ci trasferisce.
Noi, invece, abbiamo assunto la responsabilità di dire che in presenza di una fitopatia così impegnativa e in presenza di una norma sovraordinata che ci impone dei trattamenti obbligatori che noi abbiamo sul nostro territorio volontà di effettuare, con delle cautele. Abbiamo espunto dall’elenco un prodotto. Ovviamente non entro nel merito dei prodotti perché potrebbe essere intesa come una volontà di denigrare il singolo prodotto dell’azienda “x”. Vi dico che abbiamo espunto un prodotto che nel 2019 verrà tolto da EFSA dai protocolli da poter utilizzare e che, invece, il Ministero oggi consentirebbe di utilizzare. Abbiamo illustrato delle opzioni alternative agli agricoltori che possono scegliere tra i neonicotinoidi (molecola diversa da quella) anche al fine di poter assecondare quella sensibilità di alcuni che vedevano nei neonicotinoidi un trattamento impattante per le api. Abbiamo per il biologico previsto una deroga per non andare a distruggere un settore che è molto attivo – la Puglia è tra le regioni italiane che più finanzia il biologico – al fine di avere una deroga dal Ministero e di utilizzare dei prodotti compatibili.
Se questo ci verrà negato, dovremo riaffrontare il problema alla luce di quello che ci verrà esposto. Questa decisione, secondo me, salvaguarda per i dubbi che c’erano sui prodotti assolutamente da non utilizzare, ed è quello che abbiamo tolto, e consente agli agricoltori e ai Sindaci, che pure hanno fatto le ordinanze, di valutare attività di spiegazione sui propri territori, di illustrazione sui propri territori delle varie molecole al fine di scegliere l’una o l’altra andando incontro a quelle sensibilità che ciascuno può avere anche in base alle proprie esperienze.
Il biologico è fatto ad oggi salvo ed è un patrimonio che noi vogliamo tutelare in maniera molto, molto analitica.
Ho incontrato i Sindaci questa mattina, ce n’erano più di trenta, quaranta, che condividono per la maggiore parte questa impostazione. Io confido che arriveremo all’unanimità della condivisione di questa impostazione, anche alla luce del lavoro che ha svolto il nostro ufficio, sapendo che sta a cuore a noi, prima che ad altri o contemporaneamente ad altri, la salute pubblica, e che emanare le ordinanze per questioni di salute pubblica per dei prodotti autorizzati dal Ministero della sanità è assolutamente incongruo. Non c’è un motivo per cui l’utilizzo di quei prodotti debba oggi essere assimilabile a un problema, anche perché nei comuni dove sono state fatte le ordinanze questi prodotti già si usano, perché gli agricoltori, che hanno fatto i corsi con i patentini e che hanno a disposizione la volontà e la possibilità di fare le attività, sono già nella possibilità di utilizzarli senza dover andare al Comune a chiedere il permesso, e probabilmente li hanno già utilizzati nelle fasi precedenti per tutelare il proprio paesaggio e il proprio territorio.
Questa è una decisione politica, è una decisione impegnativa. Potevamo rimetterci al solo decreto del Ministro, abbiamo scelto di espungere. Potevamo non fare il decreto e attuare direttamente in maniera furba quello ministeriale, ma abbiamo assunto la nostra responsabilità.
L’attività di monitoraggio. Avete visto i dati, vi ho illustrato velocemente i dati che c’erano prima, a fronte di questo abbiamo già 222 abbattimenti nel 2018, ci apprestiamo agli altri abbattimenti, che ovviamente sono conseguenza di quel lavoro amministrativo che stiamo e dobbiamo svolgere. Ovviamente, le estirpazioni sono in funzione della capacità che avremo anche di avere regole più semplici.
C’è ARIF che ha le strutture, c’è ARIF che, grazie all’intervento convenzionale che abbiamo fatto, ha le competenze, siamo nella condizione di essere veloci. È il Governo nazionale che ci deve dire in che maniera poter bypassare tutti questi orpelli amministrativi che subiamo.
Questa è la parte della gestione dei problemi. Abbiamo iniziato a immaginare qualche soluzione. Anche su questo bisogna essere onesti e chiari. Questa è una patologia delle piante che ha portata sovranazionale. Viene affrontata dall’Amministrazione, dall’Ente che più di tutti è in grado di fronteggiare la questione, così come è evidente, perché i Comuni sarebbero troppo piccoli, le Province sono assolutamente state messe nella condizione di non poter operare, la Regione è il front office al quale si rivolgono i cittadini ed è il primo argine per poter introdurre delle soluzioni.
Avevamo bisogno di risorse, di fondi, pur in presenza di un bilancio che, ovviamente, vive le difficoltà che tutti i bilanci delle Regioni vivono, alla luce del taglio dei trasferimenti, che sono sempre più esigui. A parità di tassazione e a parità, quindi, di pressione fiscale, questa Regione dal 2015 affronta per intero il finanziamento di tutte le attività legate alla Xylella. Nell’anno 2016 sono stati 7 milioni. Nell’anno 2017, 8 milioni. C’è una previsione nel bilancio di oggi di 5,4 milioni di euro. Sapete tutti che in assestamento siamo soliti, poi, integrare quei capitoli che necessitano di ulteriori fondi.
Quindi, oltre ad essere gli unici che fanno la ricerca, siamo gli unici che pagano per i monitoraggi e per tutte le attività, anche di piccolo cabotaggio, che si svolgono a livello locale. Ci piaceva, avevamo il dovere morale di studiare qualcosa che andasse anche un po’ oltre la gestione dei problemi. Con un accordo partenariale con tutte le associazioni, comprese le agricole, abbiamo immaginato di destinare una parte delle nostre risorse del Piano di sviluppo rurale al solo Salento olivicolo. Questa decisione non ha precedenti in una materia come questa. Questa decisione non ha precedenti anche perché il Piano di sviluppo rurale non è uno strumento sociale né di sostegno al reddito, e questo lo dico in generale a tutti quei pugliesi che aspettano che questo PSR si sblocchi, quasi fosse nella possibilità di accontentare un po’ tutti quanti.
Al netto di questo, che spero affronteremo in un altro evento monotematico, il PSR non è destinato alla ricostruzione agricola, e non rurale, di un territorio che vive una patologia così impegnativa e grande, però abbiamo voluto chiedere a Bruxelles di consentirci delle modifiche. Quindi, abbiamo tagliato un pezzo delle nostre misure per destinarle soltanto agli olivicoltori salentini. Abbiamo fatto questo sforzo negoziale dove la forza e anche l’autorevolezza, non mia, della nostra Autorità di gestione, ha consentito questa modifica.
Oggi noi abbiamo la Misura 41C, che è una misura che può perfettamente finanziare gli investimenti in azienda, con, ovviamente, l’opportunità che ci arriva dai reimpianti, che possono essere, quindi, la soluzione provvisoria ad un problema che richiederà altro sforzo, altre scelte, secondo me, e altri impegni, quindi con l’idea di poter iniziare a fare un lavoro in questo senso.
Il Ministro Martina qualche mese prima di dimettersi, prima della Finanziaria del 2018, mi disse: “Come il Parlamento può aiutare la Regione Puglia per la questione della Xylella?”. Io dissi: “Noi abbiamo messo 32 milioni di euro dal nostro Piano di sviluppo, ne abbiamo messi 60 per il bando di tutta la Puglia”, quindi metà, l’equivalente di quel bando. Sarebbe intelligente finanziare questa regola che ci siamo attribuiti, che abbiamo scritto con le nostre associazioni, andando ad incentivare quindi l’utilizzo di una misura PSR con un maggiore finanziamento da parte del Ministero.
Questa cosa è avvenuta in maniera molto, molto, molto limitata. Anche su questo io non voglio essere polemico, soprattutto non con il Ministro Martina che è stato amico di questa Regione per questa materia. Anche il Presidente Emiliano, che non ha mancato di polemizzare dove riteneva e dove serviva con il Governo, ha sempre sottratto l’agricoltura da quei temi conflittuali, guardando quello come un accompagnamento, anche perché, in realtà, siamo noi che stiamo aiutando il Ministero e non il contrario, se volessimo dire la consequenziale logica degli eventi. A fronte di questa bella manifestazione di impegno, il Ministero è riuscito a cofinanziarci un’altra piccola misura, che è la 5.2 per i reimpianti, ma non molto di più.
Ripeto, non voglio essere polemico, ma il compito del nostro Parlamento, che è un Parlamento composto da tutti i valenti amministratori che giornalmente sui giornali ci spiegano quali sono le strategie che la Regione deve attuare, anche quelli che hanno sapiente esperienza agricola, anche quelli che vengono dai territori colpiti, nel massimo dello sforzo che hanno prodotto in una Finanziaria dell’ordine di qualche centinaio di miliardi di euro, è quello di costruire un comma 126 con il quale, al fine di rigenerare l’agricoltura della Xylella, dei territori colpiti da Xylella, attraverso il recupero delle culture, gli stanziamenti di 1 milione di euro per il 2018, 2 milioni l’anno prossimo, se ci sarà, ma questo Parlamento non ci sarebbe stato, quindi sono 2 milioni che oggettivamente non ci sono se non nelle intenzioni di chi è riconfermato o chi oggi è parlamentare, e 2 milioni per il 2020. Quindi, i parlamentari, anche grandi statisti che ogni giorno spiegano a noi che siamo la fonte dei problemi, nella propria attività legislativa sono riusciti a tirare fuori 5 milioni in tre anni, però 4 ve li do dall’anno prossimo.
Su questo mi sento, come al solito, pur avendo messo solo 32 milioni di euro per il Piano di sviluppo rurale, molto con la coscienza a posto per un territorio che vive grandissima sofferenza.
Oltre la misura 4.1 abbiamo scritto le misure 5. Su questa misura 5 c’è tutta un’altra serie di intellettuali della materia che, a ogni calamità che si verifica in Puglia, chiede l’utilizzo del Piano di sviluppo rurale, secondo me facendo un torto agli agricoltori, perché dare agli agricoltori che hanno avuto un danno i soldi degli agricoltori che già devono avere queste risorse perché stanno nel PSR è un modo un po’ furbo per trovare una soluzione, che però in realtà non serve a niente. Questa misura l’abbiamo, invece, scritta solo per la Xylella, e secondo me in quel caso serve, perché è mirata in un piccolo unico territorio con il ripristino del potenziale produttivo, cioè la possibilità al 100 per cento a spese della Regione di poter ricostruire il proprio campo, sapendo che – e su questo io non mi assumo una responsabilità – il tema dei reimpianti è un tema molto delicato, è un tema non dico aleatorio ancora, però è un tema che lascia tutta una serie di incertezze che vanno tenute da conto.
Quindi, se è giusto che un imprenditore possa reimpiantare come vuole, dobbiamo capire quanto è giusto che un imprenditore possa reimpiantare una pianta tollerante e non resistente, quindi una pianta che digerisce meglio ma non è indenne dalla batteriosi, con i soldi pubblici, cioè se è intelligente finanziaria una cosa che tra cinque o dieci anni potrebbe dimostrarsi non perfettamente coerente a quella aspettativa che oggi gli agricoltori pure hanno. Questo è un tema che pure ci divide molto.
Noi abbiamo pensato di autorizzare i reimpianti e, quindi, di consentire a un imprenditore che vuole fare un’attività di poter reimpiantare, e comunque di limitare l’utilizzo delle risorse a quelle specifiche piante meglio tolleranti, con l’idea che questa cosa dovrà essere ampiamente monitorata.
Questa misura ha 10 milioni – sono pochi – di risorse, ma sono risorse tolte al contesto dello sviluppo rurale e non 10 milioni tolti al contesto, semmai, di un’attività di altra natura. Così come abbiamo la misura 5.1, che è quella delle buone pratiche agronomiche. Ci siamo posti il tema anche di finanziare ciò che in natura un agricoltore dovrebbe fare, cioè pulire il campo, tagliare l’albero, perché ci rendiamo conto che, di fronte al fatto che non c’è più il frutto, è difficile chiedere agli agricoltori di sobbarcarsi anche il costo delle attività connesse. Lo si fa nei limiti di quello che ci è consentito e di quello che possiamo fare.
La Regione, quindi, prende un pezzo del Piano di sviluppo rurale, circa 50 milioni, e lo dedica al solo Salento, con la pretesa, speranza, avvertenza di poter ricevere nuove fonti di finanziamento da parte del Parlamento o da parte anche di Bruxelles, per esempio, per quelle misure che non saranno utilizzate in pieno e che produrranno dei ribassi, che produrranno delle rimanenze che potranno essere utilizzate.
Tutto questo lavoro incontra, poi, un’altra criticità. I mutui. Molte delle aziende che non hanno più capacità produttiva non possono pagare i mutui. L’aspettativa iniziale di tutti era quella di avere uno stato di declaratoria tale per cui, così come per la calamità naturale, si poteva avere per le attività connesse alla gestione dei mutui una declaratoria nazionale che bloccasse il pagamento degli interessi, quindi creasse una sorta di mora all’interno della quale riguardare le questioni aziendali. Anche questo non è stato fatto. Lo ha dovuto fare la Regione, cioè abbiamo costruito un bando che non dà i soldi alle banche, ma che dà, ovviamente, le risorse per sterilizzare la questione degli interessi fino a otto anni, con tutte le procedure che vedete allegate, ovviamente procedure che sono state negoziate con le associazioni e che sono per noi fonte di grande soddisfazione.
In tutto ciò, abbiamo allegato – credo – circa 30 provvedimenti amministrativi pendenti al TAR, quindi tutta una serie di contenziosi nei quali i proprietari degli immobili, a fronte di un’emergenza ormai nazionale, continuano a difendere strenuamente il diritto a non abbattere il proprio albero malato o morto, con, secondo me, ripeto, un atteggiamento che provoca danni molto spesso irreparabili.
Io voglio citare un dato emblematico di quanto questo provochi danni. A marzo 2018, cioè due mesi fa, avevamo 2.950 piante malate. Oggi sono 3.700. Quindi, aumentato il numero di controlli, aumentato il numero di piante malate. Ci sono due Comuni che hanno da soli l’84 per cento delle piante infette. Sono i Comuni di Francavilla Fontana e di Oria. A Oria ci sono 1.600 piante malate, a Francavilla più di 800. Questi sono i due Comuni dove c’è una sospensiva del TAR che ha impedito l’anno scorso di tagliare alcune piante malate. Questi sono i Comuni dove ci sono le ordinanze e il rinvio, addirittura, non solo su questo, alla Corte di giustizia per la legittimità del decreto attuativo. Noi nei due Comuni dove non abbiamo potuto tagliare le piante abbiamo l’85 per cento dei nuovi positivi di tutto il 2018, con un’azione che, ovviamente, nell’immaginario delle persone viene vista come il rallentamento delle attività da parte della Regione, ma dove, in realtà, abbiamo l’interdizione scientifica di alcuni che tuttora girano per studi legali (professionisti accreditati, professori), che girano la Regione per cercare di smontare le nostre ordinanze, per cercare di smontare i presupposti normativi dove noi deroghiamo ai vincoli per fare prima possibile gli abbattimenti, contestando la incostituzionalità, invitando le persone a non tagliare gli alberi, a non fare nessuna attività perché questo tanto poi sarà eventualmente ristorabile, ma comunque alla luce di nuove norme meglio compatibili con il quadro costituzionale. Io penso che un po’ di responsabilità prima di chiederla alla politica tutta la classe dirigente e tutti gli attori di questo film debbano praticarla. Lo dico perché questa materia, quella agricola nel suo complesso, è un coacervo di problemi che non facilmente si risolvono se non con la buona fede dell’approccio alle questioni. Una volta che condividiamo quantomeno le regole di base sulle quali impostare il nostro lavoro, poi anche ai nostri errori verranno sicuramente ad essere soccorsi, ad essere sostenuti dalle buone intuizioni che arriveranno dalla scienza amministrativa, che arriveranno dalla tecnica legale.
Il mio invito, invece, è a fare il nostro dovere. Per fare questo nostro dovere spesso siamo anche impopolari, però facciamo qualcosa di cui possiamo essere orgogliosi. Io oggi penso che contemporaneamente a questo Consiglio se ne sta tenendo uno a Bruxelles nel quale stanno decidendo l’innalzamento delle zone così come delimitate in Puglia. Questo è un torto di proporzioni epocali per la nostra Regione, perché si sovrappone una lettura amministrativa ad uno stato dei fatti che, invece, è diverso. Ci sono intere zone che stanno per essere dichiarate… Oggi sembra che sia stato fatto, vedremo il verbale e poi ovviamente capiremo anche con quali motivazioni. Ci sono zone che oggi non hanno nessuna pianta malata che diventeranno zone delimitate domani mattina, così come ci sono zone oggi che non sono aree infette nelle quali stiamo combattendo al TAR per fare gli abbattimenti, per salvare i confinanti, per salvare i Comuni, per salvare le aree di interesse generale, per salvare la piana olivetata che ormai è un monumento nazionale, che, invece, diventando zone infette diventeranno di fatto delle zone dove non si potranno più praticare i tagli degli alberi.
Oggi stiamo consegnando un pezzo della Puglia alla morte da un punto di vista dell’olivicoltura solo per un atto amministrativo che va contro l’Italia per l’irragionevole quantità di norme contraddittorie in questa materia e che, però, viene indicata la responsabilità di un ufficio, che semmai è un ufficio che lavora giornalmente su questa materia. Quattro persone hanno il compito e l’onere di assumere i provvedimenti amministrativi nella nostra Regione, perché specializzazioni di quella tipologia non ce ne sono, perché ci sono i vincoli alle assunzioni mirate, perché ci sono le difficoltà a una mobilità verso un ufficio dove mettere una firma può significare avere un avviso di garanzia, dove i nostri dirigenti fanno il concorso per non partecipare a quelle responsabilità, dove il dirigente che aveva l’interim è andato via dopo aver visto la trasmissione televisiva nella quale qualcuno diceva che, se non avesse ritirato i decreti, lo avrebbero denunciato alla Procura della Repubblica per violazione delle norme costituzionali e dove, se lui non avesse fatto quegli atti, lo avrei denunciato io per omissione di atti d’ufficio. Quindi, doveva decidere da chi farsi denunciare per poter trascorrere serenamente, semmai, le vacanze estive.
Allora noi ci troviamo di fronte a questa Regione, a queste regole, a questo territorio e a questa bruttura e continuiamo ad alimentare polemiche inutili, cercando noi di sottrarci, tutti noi, classe dirigente, a responsabilità. Quattro persone lavorano nell’ufficio di Bari, quello centrale. Ringrazio il dottor Tedeschi, che ha voluto assumere la responsabilità dell’ufficio per il fatto di firmare questi provvedimenti. In più, abbiamo, in una sorta di comproprietà con altre funzioni, altri 7-8 istruttori, ispettori fitosanitari, che quando serve utilizziamo per fare anche le istruttorie del PSR e, nel momento in cui la frustrazione per la Xylella è tale, li vestiamo da istruttori e li facciamo riposare con le problematiche delle norme di attuazione delle misure, che sono calati giorno e notte a Taranto, Lecce e Brindisi per quelle attività che dobbiamo svolgere, altrimenti sul giornale qualcuno dice che la procedura di infrazione è alla Regione e non è allo Stato, altrimenti qualcuno dice che i tagli non si fanno. Ci sono sindaci che abbiamo incontrato che mi dicono che sono otto mesi che stanno gli alberi là e non li tagliamo ancora, solo che stanno otto mesi alberi pieni di vincoli e pieni di ricorsi. E questo se non al Presidente della Repubblica il Presidente Emiliano a chi lo doveva chiedere? Cioè, se questo significa scaricare le responsabilità, allora come si può svolgere con disciplina e con onestà il proprio lavoro, sapendo che abbiamo a che fare con la vita di tanta gente che vive di olivicoltura? Come glielo diciamo a quelli che fanno i vivaisti nelle zone che vengono delimitate che da domani non possono più movimentare nulla? Chi ripaga tutta questa gente del fatto che qualcuno ha imposto le sanzioni e che queste sanzioni a Bruxelles sono l’effetto di una valutazione con il binocolo, con il cannocchiale per una regione distante 2.000 chilometri e che vive da sola questo dramma?
Io mi chiedo, e chiudo: è normale che di fronte a una patologia di questo tipo i monitoraggi li faccia solo la Regione, i soldi li metta solo la Regione, la ricerca la faccia solo la Regione, i tagli li faccia solo la Regione, tutta l’attività, ovviamente sul campo, e tutti gli strumenti di contrasto all’impoverimento di quei territori li valuti solo la Regione? I parlamentari europei, che ogni due settimane fanno un comunicato, anche congiunto, per spiegarci il verbo che arriva da Bruxelles, quali provvidenze aggiuntive hanno portato a questo territorio? Quali esperienze migliorative nel rapporto che noi abbiamo con Bruxelles sono state in grado di agevolare e di favorire? Lo dico per persone di schieramenti diversi, Ignazio, non soltanto ai referenti di alcuni.
Questa materia credo che necessiti di una onestà intellettuale che, purtroppo, in questi anni è sconosciuta a molti. Dopodiché, noi ci assumiamo tutte le responsabilità per gli errori che vorrete evidenziare, faremo tutto ciò che è in nostro possesso, potere, possibilità per cambiare, però qualcuno che elevi la voce forte al fianco delle ragioni della scienza, che elevi le ragioni forti affianco al coinvolgimento del Ministero, che a Bruxelles svolga un’attività di lobby positiva e ci porti qualche risorsa aggiuntiva e non qualche vincolo o qualche sanzione, probabilmente affianco a noi si potrebbe impegnare.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Grazie.
La parola al collega Pendinelli.
Speaker : PENDINELLI.
Presidente, noi abbiamo chiesto questo Consiglio regionale perché ritenevamo opportuno un momento di riflessione complessivo rispetto a un tema che sicuramente riguarda il futuro della nostra regione e di tutto il territorio. Le problematiche connesse all’epidemia che ci ha colpito credo non escludano nessuno da responsabilità e, soprattutto, devono portare alla consapevolezza che noi ci giochiamo un pezzo importante del futuro della nostra regione.
Lo diciamo con la tranquillità di chi non dice queste cose oggi, ma le ha dette in tempi non sospetti.
Quando venne fuori il primo sentore che ci potessimo trovare di fronte a un’epidemia, alcune considerazioni sono state fatte nella sede opportuna nelle sedi in cui molto spesso era più facile venire incontro magari a tesi protezionistiche dell’ambiente, che non poggiavano sulla scienza, la scienza alla quale l’assessore faceva prima riferimento, e venivano fuori da una semplice considerazione, che se ci trovavamo di fronte a un batterio epidemico, che aveva nella presenza di milioni di insetti nelle nostre campagne la possibilità di spargersi sul territorio della Puglia, probabilmente non c’era una sola formula che potesse determinare la cancellazione di questo pericolo. Negli anni noi abbiamo visto tutta una serie di osservazioni. Però, almeno a leggere quello che la scienza produce, non abbiamo ancora oggi un modello scientifico che abbia potuto descrivere la diffusione della Xylella, così come non abbiamo neanche un modello scientifico che abbia potuto raccogliere quelle che sono le dinamiche di evoluzione e di espansione del batterio, perché uno dei dati che siamo riusciti a recuperare è quello fonte Università di Bari che per esempio dice che gli interventi agronomici nella primavera del 2015, tesi a ridurre la popolazione di Cicadellidi hanno interessato oltre il 95 per cento della zona cuscinetto e che negli oliveti lavorati il vettore si conserva soltanto all’11 per cento. All’ora dicevamo che quell’atteggiamento estremamente razionale, ma anche fatto con la logica che il medico pietoso fa la piaga verminosa, andava assunto nei territori nostri, della nostra provincia, della mia provincia, in quelli di Lecce, perché il batterio si propaganda. E vale e valeva per Lecce ieri quello che oggi l’assessore dice oggi per la zona che viene ampliata, cioè più si amplia la zona cuscinetto e più si consente che sia potente il meccanismo che trasferisce l’epidemia. Però, ecco, qualche considerazione credo che vada fatta, perché altrimenti la relazione dell’assessore ci fa avere l’idea che la Regione abbia fatto tutto quello che doveva fare e che l’abbia fatto nei tempi giusti.
Se di scienza parliamo, così come auspicato in tempi non sospetti, avremmo voluto che la task force costituita a livello regionale, non una task force pletorica, da assemblea condominiale, ma una task force mirata e soprattutto una task force dotata di un minimo di dotazione finanziaria, perché io posso riunire i migliori professori universitari, i migliori agronomi, i migliori esperti del settore, ma poi devo anche metterli in condizione di lavorare. Non voglio fare voli pindarici, ma almeno devo avere delle somme per pagargli un biglietto d’aereo, il soggiorno in Puglia e, probabilmente, metterli in condizione di lavorare seriamente.
Noi abbiamo oggi una relazione in cui io mi sarei aspettato anche di avere, oltre a una serie di indicazioni che l’assessore ci ha dato, di cui riconosciamo il valore, di tutte quelle misure, di cui siamo consapevoli della difficoltà che per operare c’è, difficoltà che riguarda sia l’organismo politico sia soprattutto gli uffici, che sono molto spesso tenuti ad assumersi alcune responsabilità, dicevo, ci saremmo aspettati anche che la Regione Puglia avesse fatto quel passo in avanti che noi auspicavamo e che avevamo puntualmente richiesto, ripeto, in tempi non sospetti, cioè una valutazione complessiva che portasse a una velocizzazione delle procedure amministrative, che sono ancora ferme perché, rispetto a tutta una serie di misure, noi abbiamo, per esempio, le pratiche per la calamità che sono passate dalla Regione, ai Comuni, poi ritornano ai Comuni, stanno ancora ai Comuni, e gli agricoltori le somme ancora non le hanno viste, sino all’affrontare tutta una serie di questioni.
L’esperienza politica mi ha sempre portato a concludere che le misure più sono pericolose, più sono preoccupanti per il cittadino e più devono avere un percorso di condivisione e più devono avere una serie di provvedimenti che diano dei messaggi di sicurezza. Che cosa avevamo chiesto? Noi avevamo fatto un’osservazione e l’avevamo fatto in tempi non sospetti. Attenzione, questo problema ci comporterà la necessità di dover affrontare sul territorio anche il problema dei vettori, che non risolve la questione, perché tutti dicono che la Puglia si deve abituare a convivere con la Xylella, perché oggi sarà il miracolo dell’individuazione di un prodotto farmacologico che possa sconfiggere questo batterio o pensare di eliminare tutti i Cicadellidi che ci sono sul territorio o pensare che il problema sia degli olivi, quando vi è un numero infinito di piante anche ornamentali che sono potenziali attrattori del vettore, quindi se il vettore non mangia sull’ulivo va a mangiare sull’oleandro e io non ho sentito nessuno che si sia sognato di dire leviamo tutti gli oleandri dalle strade perché l’oleandro è un potenziale portatore del batterio della Xylella. Allora, noi ci dobbiamo abituare a vivere con questo virus, con questa epidemia, con questo batterio. Nel momento in cui dobbiamo abituarci a vivere con l’epidemia, eravamo partiti da un dato. Noi saremo sicuramente portati ad avere problemi di attacco nelle campagne. Abbiamo detto: visto che c’è il rapporto ISPRA 2016 che dice che la Regione Puglia non ha un sistema di monitoraggio adeguato e non ha dati sullo stato della falda profonda delle acque che hanno uso umano e che sono profondamente interessate dai fenomeni irrigui e che, attraverso il fenomeno irriguo e dell’abbeveraggio, rientrano nel ciclo umano, dell’alimentazione anche, noi dobbiamo farlo. Abbiamo presentato un emendamento in bilancio. Quell’emendamento è stato predisposto. È stato predisposto un progetto. Questo progetto è stato il frutto di una serie di riunioni, dove ogni soggetto interessato deve per forza metterci una virgola, un puntino perché si dica che comunque ha competenza. Ebbene, questo progetto approvato dalla Giunta nell’agosto scorso prevedeva – che cosa? – il monitoraggio delle acque profonde con l’inserimento di tutta una serie di sostanze, molte delle quali contenute nei pesticidi, che non vengono osservate ancora oggi e che potevano essere lo strumento per dire: guardate, noi trattiamo le campagne perché abbiamo la necessità di farlo, ma contemporaneamente attuiamo un sistema di monitoraggio su uno degli elementi fondamentali, che è l’acqua, che diventa lo stato nel quale noi possiamo trovare queste sostanze, sapendo che molto spesso le acque arrivano nella falda non attraverso l’operazione di filtraggio del terreno, ma attraverso i famosi “inghiottitoi”, così frequenti sul nostro territorio, che portano l’acqua direttamente dalla falda.
Che cosa dice l’ISPRA nella relazione del 2018, 2 anni dopo, dopo che noi abbiamo approvato quel progetto? Dice: “Il monitoraggio evidenzia su scala nazionale una presenza diffusa di pesticidi nelle acque, con un aumento delle sostanze trovate e delle aree interessate”. Sorvolo. “La contaminazione è più diffusa nella Pianura Padano-Veneta, in quanto le indagini sono generalmente più rappresentative nelle regioni del nord che in quelle del sud. Nel resto del Paese la situazione è ancora abbastanza disomogenea, ma non sono pervenute informazioni da Calabria e in altre regioni come la Puglia. La copertura è limitata, così come è limitato il numero di sostanze che vengono ricercate”. Questo è il primo punto.
Il secondo punto è quello dell’acqua, per dirla in breve. Quando noi parliamo di reimpianti, di ricostituzione di un paesaggio, noi abbiamo l’idea che ricostituire un paesaggio sia facile. Levo un ulivo secolare, o anche non secolare, comunque una pianta grande, e ci metto una piantina piccola. Beh, l’olivo si caratterizza per avere una scarsa necessità di acqua, ma l’olivo ormai diventato grande. La piccola piantina ha bisogno dell’acqua. Noi pensiamo di gestire un problema così complesso, di trasformazione così profonda del nostro territorio, senza porci il problema dell’approvvigionamento idrico, di come portare l’acqua nei posti dove non c’è, ma soprattutto di avere un quantitativo di acqua maggiore senza mettere a rischio la falda che sta diventando già o salata o salmastra?
Avevamo presentato un altro emendamento nel bilancio. Il Governo regionale l’ha voluto cambiare quel bilancio. Se si chiede ai diversi soggetti che gestiscono l’acqua in Puglia non si riesce ad avere una voce e definitiva che dica che per l’approvvigionamento idrico nella nostra Regione bisogna fare A, B e C. Ci sono solo una serie di idee diverse, a volte contrastanti in alcuni casi, perché il soggetto A deve dire per forza qualche cosa di diverso dal soggetto B. Che cosa ponevamo? Vengo ai due punti. Con riferimento agli obiettivi di medio periodo, individuare approfondite misure per l’uso razionale e responsabile delle risorse idriche sotterranee e l’impiego di risorse idriche non convenzionali quali il riuso delle acque reflue e l’utilizzo delle acque salmastre. Secondo punto, con riferimento agli obiettivi di medio-lungo periodo, procedere alla verifica dell’assetto fisico raggiunto dagli schemi idrici e dei bilanci idrici alla luce delle conoscenze disponibili sugli effetti dei cambiamenti climatici, alla definizione delle nuove regole gestionali e alla individuazione delle opere per il potenziamento dell’infrastruttura idrica.
Avevamo presentato una voce di bilancio. Il Governo regionale l’ha voluta cambiare inserendo i contratti di fiume in quella voce invece che uno studio su questo. Io mi auguro che nel prosieguo ci sia una attenzione, perché si possa andare a una gestione omogenea, ma soprattutto a una visione a 360 gradi di quelle che sono le problematiche che riguardano il mondo agricolo e i produttori e che riguardano anche un aspetto fondamentale che in alcune parti del nostro territorio caratterizza la presenza degli ulivi, e cioè la proprietà frazionata, per la quale, probabilmente, non ci sarà la possibilità di intervenire se noi non creiamo i presupposti per favorire, agevolare e creare condizioni, ovviamente attraverso un raccordo molto forte con le associazioni di categoria, che consenta di intervenire nel momento in cui i piccoli proprietari, che magari non sono aziende agricole, che nella vita fanno altro, di mettere il loro terreno a disposizione di un utilizzo che deve avere o un vantaggio oppure dobbiamo arrivare alla conclusione che se il territorio è un patrimonio comune, quel patrimonio comune deve trovare misure specifiche, che ovviamente non possono essere quelle del PSR, per fare degli interventi di natura più paesaggistica.
Ricordo a me, amministratore comunale di moltissimi anni fa, che a un certo punto i progetti LEADER, che vedevano l’intervento sui centri storici, individuavano nelle facciate dei palazzi privati – l’Unione europea all’inizio lo consentì – un elemento di bene comune, perché erano un bene privato, ma contribuivano all’ambiente totale. Quindi, la facciata di un palazzo era come se fosse un bel quadro che veniva offerto a tutti quanti. In funzione di quello, i progetti LEADER consentivano il finanziamento, addirittura a fondo perduto all’inizio, delle facciate dei palazzi con questo spirito. Ebbene, se noi ai piccoli proprietari… Non so se sia possibile, attenzione, ma non possiamo esimerci dal tentare questa soluzione e tentare, ovviamente, di creare le sinergie necessarie fra il Governo nazionale e l’Unione europea per raggiungere questo obiettivo. Non so se sia possibile. Se noi non creiamo le condizioni perché il paesaggio sia un bene comune e, quindi, possa essere difeso e tutelato e possa essere ricostituito, noi ci troveremo di fronte non solo ai problemi delle categorie del mondo dell’agricoltura, non ci troveremo soltanto di fronte al problema di dover reinventare un sistema produttivo, noi ci troveremo di fronte a un paesaggio che cambierà talmente aspetto e che probabilmente potrebbe anche non essere più attrattivo a fini turistici. Cari colleghi, io credo che noi questa cosa non solo non ce la possiamo permettere, ma la dobbiamo contrastare in tutti i modi e con tutte le forme, prescindendo da posizioni politiche, chiamando le associazioni di categoria dell’universo mondo, che vanno dall’industria al commercio e all’artigianato, che queste cose le riconoscono, che questa preoccupazione l’avvertono, chiamando tutti a dire che la peste che ci ha colpito è un problema del futuro della Puglia e che su questo tema noi abbiamo bisogno di un sostegno che è molto di più rispetto a quello che si può realizzare attraverso l’utilizzo di piccole misure che spostano 10 milioni o 5 milioni, che non risolveranno sicuramente la complessità delle tematiche che dobbiamo affrontare.
Le associazioni di categoria… Chiedo scusa, Presidente. Chiudo subito, perché non voglio levare tempo agli altri colleghi per i tempi contingentati. Faccio un intervento soltanto sulla mozione. Noi abbiamo chiesto il Consiglio e non abbiamo voluto presentare una mozione perché ritenevamo che qui non ci fossero medagliette da appuntarsi. Ho letto sul giornale che un Gruppo politico ha ritenuto di lavorare… Abbiamo aspettato e l’idea è quella di poter arrivare a una mozione, che però, secondo me, se deve essere votata da tutti deve sostanzialmente cambiare approccio. Io ho visto una bozza che mi è stata consegnata e la mozione segna soltanto alcuni punti, ripercorre il problema della zona cuscinetto, degli espianti, del chiedere al Governo di avere l’espianto veloce. È un atteggiamento estremamente riduttivo. La richiesta del Consiglio regionale monotematico nasceva dalla necessità di dare una prospettiva molto più ampia.
Mi riservo, per dichiarazione di voto, di parlare e lascio spazio, però voglio concludere con una cosa. Mi piace anche leggere, ogni tanto. Io inviterei tutti quanti a leggere la storia del Regno di Napoli. Nel 1734 Carlo III, re di Napoli, con un provvedimento, incentivava il taglio dei boschi per la piantumazione degli ulivi. A chi pensa ai cambiamenti di territorio vorrei far comprendere che levare un bosco non significava sostituirlo con gli ulivi secolari che vediamo adesso. Significava tagliare un bosco per impiantare delle piccole piantine, quindi cambiare radicalmente il paesaggio. Allora lo fece il Regno di Napoli, dando degli incentivi, cioè chi tagliava il bosco riceveva i soldi dalla corte, dal Regno di Napoli, per ragioni economiche, perché l’olio lampante ha rappresentato il momento di massima espressione dell’esportazione in Italia e nel sud Italia in quel periodo.
Noi dobbiamo gestire una situazione simile. Se è stato fatto in passato, oggi noi non possiamo dimostrare di essere incapaci a gestire questo problema, ma lo dobbiamo fare non con il richiamo al contratto di distretto a cui faceva riferimento l’assessore, che è una cosa sacrosanta. Approvare un contratto di distretto per poi stanziare pochi milioni e lasciarlo lì, come un semplice segnale, non ha senso. Noi dobbiamo chiedere che il sostegno a misure specifiche, che le associazioni di categoria hanno indicato, sia una delle parti del deliberato del Consiglio regionale. Noi dobbiamo anche porre delle questioni strutturali, così come richiamare anche i nostri documenti. Nel PPTR, per esempio, ci sono delle norme di attuazione del PPTR che fanno riferimento proprio al paesaggio, all’acqua, all’utilizzo dell’acqua. Se gli esperti ci dicono che dobbiamo ragionare in termini di efficienza dell’utilizzo dell’acqua, anche per quanto riguarda le pratiche agronomiche, cioè scegliere quelle piante che più si adattano alla disponibilità di acqua che c’è su quel territorio, questo è il salto di qualità che dobbiamo fare.
Credo che la Regione Puglia abbia tutti gli elementi e le capacità. Si tratta soltanto di volerlo e di perseguirlo in modo determinato.
Speaker : PRESIDENTE.
Io ho il dovere di richiamarvi all’esposizione puntuale, ma anche a sintetizzare. Vedo dieci interventi. Se ci prendiamo venti minuti per ciascuno, io non ho problemi a stare qui.
Che succede, Zullo? Io non discrimino Zullo. A meno che la macchina abbia questo software. Io non lo so. Non c’è ancora qui Zullo.
Speaker : CAROPPO.
Grazie, Presidente. Io proverò ad essere breve, ma nella misura in cui non si può ridurre… E questo è un problema che le sollevo, Presidente. Ci sono sei Consiglieri nel Gruppo Misto, tre rappresentativi di tre partiti nazionali presenti nel Parlamento, tre su sei, Fratelli d’Italia, Lega e LeU, che sono inseriti nel Gruppo Misto. Il Regolamento del Consiglio regionale pugliese prevede che abbiano i tempi contingentati. Di fatto, le prerogative di consiglieri regionali riusciamo a svolgerle a malapena. Credo che il compito dell’Ufficio di Presidenza, se sarà possibile, sarà quello di provare a mettere una…
Io, comunque, proverò ad attenermi ai tempi ristretti. Ho ascoltato l’ennesima relazione da parte dell’assessore Di Gioia, perché questo è diventato un appuntamento fisso. Ci troviamo una volta all’anno, più o meno, per fare il punto sullo stato dell’arte dell’approccio sulla Xylella. L’assessore viene qui con una serie di relazioni, ci racconta una serie di vicende, una serie di fatti. Poi, basta farsi un giro a risalire dal punto di insediamento dove ci fu l’apice, dove adesso c’è l’apice della malattia, del patogeno, quindi nella zona di Gallipoli a risalire, e facilmente si evince quanto poco sia stato fatto. Anzi, quanto nulla sia stato fatto in questi anni.
Assessore, io le faccio brevemente una controrelazione, dicendole, al di là di quelle che sono le interlocuzioni che lei ha avuto con la Commissione europea, con il Governo nazionale, quelli che, secondo me, sono stati dei passaggi anche di date fondamentali che hanno portato allo stato di inerzia al quale abbiamo assistito in questi anni, ovvero la situazione gravissima che la Xylella vive in questo momento, che sia un monito soprattutto per chi questo problema, questo flagello inizia a comprenderlo, inizia a viverlo da chi come noi, consiglieri regionali della provincia di Lecce, lo ha già vissuto, soprattutto di tante chiacchiere, tante stupidaggini, tante eresie dette in questi anni.
La vicenda, come ben sapete, si è ammantata per un po’ di tempo dell’intervento più che degli scienziati, di santoni, come ben sapete, di cantanti, l’ennesima, la solita manifestazione in Piazza Sant’Oronzo, che è sempre buona per chiamare a raccolta, per così dire, il popolo salentino. Ecco, in quell’occasione, il 29 marzo del 2015 part’ in questo modo questa sorta di ribellione ad un Piano che era stato già approvato, il Piano Silletti, che, sulla base di un orientamento scientifico, prevedeva essenzialmente tre tipi di intervento. Uno era l’eradicazione, l’altro era la parte in qualche modo il contenimento del vettore che poteva essere fatto – e qui la duplicazione delle cose – in maniera meccanica o in maniera chimica. Questo essenzialmente è l’approccio alla Xylella presente in California da centotrent’anni, è l’unico modo che la scienza ci dice con cui bisogna approcciare, è l’unico modo che dall’ottobre 2013 gli scienziati, quelli veri, ci hanno detto il modo tale in cui si doveva procedere. Invece, artisti, cantanti, attori, la Guzzanti, il cantante Nandu Popu dei Sud Sound System, Al Bano, Irene Grandi, i Negramaro, a fare foto, scatti, a dire “difendiamo i nostri ulivi”, “non va toccato un ulivo”, poi forse dice bene il consigliere Pendinelli che bisogna ricordarci che è vero che l’ulivo fa parte della nostra identità, ma bisogna ricordarsi sempre che l’ulivo in maniera massiccia fu impiantato solo ed esclusivamente per una finalità economica, che era quella principalmente di produrre olio per fornire l’illuminazione in quel momento che nel Regno delle Due Sicilie, nel Regno borbonico si chiedeva in maniera specifica.
Qui entra in scena il nostro Presidente. Lei, assessore, e glielo dico sempre, ha poche responsabilità, perché è sempre stato intellettualmente onesto, ha sempre riconosciuto e sposato l’approccio della scienza, ma è stato coperto e sovrastato dall’ingerenza da parte del Presidente della Regione, che mi spiace che non sia in questo momento in Aula, ma comunque poi qualcuno glielo andrà a dire, quello che è stato un atteggiamento a dir poco ondivago da parte del Presidente della Regione, che, come sappiamo, assunse con grande piglio il problema della Xylella, provando a prenderlo di petto, istituendo quel fallimento della task force – vi ricorderete –, in cui era giusto ascoltare tutti, ma in realtà si ascolta tutti e poi si insedia una task force quando si deve operare. Invece, si insediò una task force che sommava presunti scienziati e rappresentanti di associazioni varie, che ancora oggi continuano a fare su tutti i settori danni, e io sono arrabbiato, perché la mia terra, il Salento, è oggi ostaggio di queste persone su una serie di temi, il primo è la Xylella, ma tante infrastrutture e opere pubbliche sono altri temi, dalle infrastrutture stradali ad altro, e c’è un gruppo di persone che, in maniera scientifica, organizzata e capillare, prova a insinuare nell’opinione pubblica… E ci è riuscito. Incredibilmente ci è riuscito. La cosa più grave è quando attecchisce nei confronti di rappresentanti istituzionali e il Presidente della Regione è stata la prima grande vittima, cioè quello che ha consentito che queste teorie producessero e andassero avanti. Allora, su questo una serie di libri che vengono costruiti, con i soliti personaggi, giornalisti che invitiamo nelle nostre sale, nell’Aula consiliare e nelle Commissioni, perché fanno denunce su Enti locali, li invitiamo e sono sempre gli stessi, rappresentanti di associazioni che hanno contributi regionali. I bilanci sono infarciti di emendamenti a favore di queste presunte associazioni che tutelano il territorio, che tutelano l’ambiente. In realtà, sono un gruppo organizzato di persone che ha ben altri fini e dietro la tutela del nostro territorio, probabilmente, si propone altri obiettivi.
Io, da questo punto di vista, sono arrabbiato e sono stanco, perché rischierà, la Puglia, di perdere un’opportunità che in questi anni ha avuto grazie al merito della classe dirigente di tutti i colori politici, che ha portato il Salento e la Puglia a ricoprire un ruolo all’interno, soprattutto, del settore turistico e del settore produttivo, anche agricolo, importante. Queste persone, con la sponda da parte di alcuni rappresentanti istituzionali, stanno correndo il rischio di rompere, di perdere un lavoro costruito in decenni e decenni.
Ovviamente, non sono mancati – vi ricorderete – dopo la task force gli interventi da parte di servizi televisivi, i soliti programmi di presunta inchiesta che vanno sempre a dare sponda a queste persone, e c’è stato il momento decisivo, assessore. Lei ha lavorato per far riprendere credibilità alla Regione Puglia, ma perché il suo Presidente il 21 dicembre 2015 si precipitò alla Procura di Lecce, al Tribunale di Lecce, per dichiarare che si sarebbe costituito parte civile nei confronti di quei dieci indagati, quattro-cinque funzionari della Regione Puglia, una cosa, a mio modo di vedere, gravissima. Il 12 gennaio 2016 il suo Presidente, il Presidente Emiliano, si recò, forse anche insieme a lei, da parte offesa per essere ascoltato dalla Procura e per rendere dichiarazioni. Quello di farsi ascoltare dal Presidente Emiliano come parte offesa è ormai un must. In un’altra inchiesta, l’inchiesta sul TAP, qualche giorno addietro, qualche mese fa, anche lì, sempre da presunta parte offesa, è andato a farsi ascoltare dal Procuratore, dal PM che faceva un’inchiesta, in quel caso, su un’altra vicenda.
Questo per dire che il lavoro che lei ha fatto per provare a recuperare credibilità, purtroppo, la causa è determinata dal suo stesso Presidente, che ancora pochi mesi fa, il 29 settembre 2017, dopo l’ennesima visita a Bruxelles (ma forse ci andate in maniera diversa, uno ci va da una parte e l’altro ci va dall’altra), il Presidente Emiliano, il 29 settembre, continua a dichiarare che è in atto un cambiamento di paradigma nella lotta alla Xylella fastidiosa. Non più la logica fallimentare dell’eradicazione, ma l’accettazione della presenza del batterio come malattia endemica. Questo lo dichiarava il Presidente Emiliano il 29 settembre 2017.
Assessore, io le riconosco l’impegno che ha profuso e le riconosco realmente l’onestà con cui ha provato a portare avanti una filosofia, ma una filosofia che è minata alla base da un’assenza da parte del Presidente e da parte anche di chi accompagna il Presidente, di chi lo sollecita e chi lo incentiva, per così dire, ad andare avanti. Poi, vi ricorderete una serie di vicende, perché poi gli atti parlano in Regione. Va bene le visite e gli incontri che lei fa, va bene tutto ciò che ci racconta, va bene questo burocratese della sua relazione, ma i fatti poi dico un’altra cosa: il 31 marzo del 2016 la Regione approva il primo atto in tema di Xylella come Consiglio regionale.
Io mi opposi fortemente a quella proposta di legge, una proposta di legge del collega Blasi, forse sostenuto sempre da quel mondo o in qualche modo sollecitato da quel mondo a cui mi richiamavo in premessa del mio intervento, e approvammo quella che io definii una porcheria legislativa, prontamente impugnata da parte del Governo e dichiarata incostituzionale, incredibilmente nella parte meno grave, secondo me, perché riguardava un aspetto di discettazione tra opera pubblica e opera privata, con cui si pensava che la Xylella fosse un complotto finalizzato ad una speculazione edilizia, perché si volevano tagliare gli alberi perché nel Salento tutti volevano costruire villaggi turistici o altre opere di interesse privato. Questo è il primo approccio che lei ha consentito, mi dispiace questo, come assessore all’agricoltura e anche in quell’occasione chi svolgeva il ruolo soprattutto di assessore all’urbanistica e assetto del territorio, chi ha acconsentito che venisse approvata quella legge, puntualmente cassata e puntualmente sbagliata: anziché risolvere il problema della Xylella continuare in quello che voi in questi tredici anni avete fatto, ad apporre un sistema vincolistico che, in realtà, ingessa sempre più quelle che sono le attività produttive. Poi è partita la florida stagione dei monitoraggi, cioè l’unica cosa, assessore, di cui forse si può vantare, a che costo però, perché il sistema dei monitoraggi ha avuto un costo importantissimo ed è uno dei pilastri della lotta al contenimento della Xylella, ma è il primo tassello a cui non sono seguiti, ovviamente, tutti gli altri.
La tanto decantata stagione dei monitoraggi… Basta leggere oggi un rappresentante dell’Università degli Studi di Bari, Angelo Godini credo si chiami, che oggi sulla Gazzetta del Mezzogiorno raccontava quanto sia inutile fare tanti monitoraggi se a quello, al di là di delle difficoltà che lei riconosceva, non si riesce poi a produrre un’azione che parta dall’eradicazione, ma che abbia un contenimento e una filosofia del contenimento.
Lei stesso ieri ha ammesso sulla variazione del bilancio in occasione dei Consorzi di bonifica che forse dovremmo aiutare i Consorzi di bonifica a stanziare le risorse ai Consorzi di bonifica per pulire i canali, perché quello è uno dei mezzi attraverso i quali la sputacchina forse probabilmente all’interno di quelle sterpaglie in quei luoghi prolifera. Che lo faccia nel maggio del 2018 e che non l’abbia fatto a maggio del 2015 o che il suo Presidente non abbia compreso che andava fatto e che bisognava avere un approccio emergenziale a un tema che era un’emergenza, assessore. Al di là dei quattrini, la Regione, con 7 milioni di euro, 8 milioni di euro all’anno, ha un approccio ordinario a una catastrofe. Cioè, la Regione – guarda caso, quando poi ha altri interessi i quattrini e le risorse le trova, le trova facilmente e importanti – avrebbe dovuto avere uno stanziamento di risorse di bilancio straordinario e chiedere – su questo ha ragione – al Parlamento, chiedere al Governo altrettanto stanziamento straordinario per affrontare un’emergenza come questa della Xylella, che non si può affrontare con gli spiccioli, come pensate di fare con la misura sul fondo per andare incontro agli agricoltori che hanno il mutuo da pagare e che non hanno un reddito, stanziando delle briciole per gli agricoltori.
Vengo a un altro passaggio importante, che ha lacerato anche il rapporto con i rappresentanti istituzionali, in quel caso di opposizione. Alla manifestazione, assessore, del 18 marzo 2017, organizzata da Coldiretti – e vedo qui presente una rappresentanza di Coldiretti –, si segnò uno strappo gravissimo, perché qualcuno da quel palco disse che la Xylella proliferava per le strumentalizzazioni dell’opposizione. È una cosa che ingenerò la nostra reazione – e potete immaginare –, soprattutto di chi sin dall’inizio aveva avuto una posizione chiara, netta e coerente, chiedendo l’applicazione di una visione scientifica e di un piano, e invece qualcuno in quell’occasione chiedeva il sostegno da parte delle organizzazioni agricole, che obtorto collo magari sono state anche costrette a fornirvi sponda per provare a rifarvi un’immagine, che invece gli agricoltori a stento trattenevano nel fischiarvi e nel darvi quella che era la loro reazione veemente e di pancia.
Per arrivare al 29 marzo 2017 in cui approviamo un altro capolavoro legislativo, quella legge che prevedeva due cose: uno, la deroga per l’attività di espianto sugli ulivi monumentali, come se la Xylella – lo diceva bene la collega Franzoso – riconoscesse se l’ulivo è giovane o se l’ulivo è monumentale, quindi magari va a fermarsi, va a dire “vediamo su quale ulivo decido di mangiare”; due, la fantomatica ancora non pervenuta agenzia, che non ricordo nemmeno come si chiamasse… ARXIA. Un’altra agenzia. Lì era ancora più ambizioso l’obiettivo, perché non doveva solo occuparsi di Xylella, poca cosa occuparsi soltanto di Xylella, aveva necessità di avere una visione ancora più completa su quelle che erano tutte le attività e le politiche agricole della Regione.
Arriviamo all’oggi, in cui ci cita lei stesso il numero di ulivi che sono stati eradicati. In un solo anno il Commissario Silletti, nel 2015, procede ad eradicare 1.597 ulivi, con tutte le difficoltà che c’erano in quel momento dal punto di vista dell’opinione pubblica, e la Regione Puglia, quando prende in mano la situazione, nel 2016, 2017 e 2018, non arriva nemmeno ad un numero che il Commissario Silletti aveva fatto in appena pochi mesi.
Questo per dirvi, assessore, che voi ancora non potete chiederci l’aiuto e il sostegno ognuno per i ruoli che ricopre e, magari, per i rapporti, da un punto di vista politico-istituzionale, che potrà avere, laddove dovesse anche esserci un quadro che sia un quadro d’evoluzione politica diversa. L’aiuto e il sostegno agli agricoltori, al mondo produttivo e anche alla Regione... Lei se lo ricorderà. Probabilmente, altre opposizioni avrebbero chiesto da molto tempo le sue dimissioni. Avrebbero chiesto le sue dimissioni da moltissimo tempo. Hanno provato a starle vicino perché il tema è un tema fondamentale. Io personalmente non le chiedo, perché non imputo a lei la responsabilità. La responsabilità è della persona che ha lasciato vuota la sedia in questo momento, che non so se ci sta ascoltando, e farebbe bene ad ascoltarci, ad ascoltare tutti i rappresentanti istituzionali, che forse qualche consiglio glielo possono dare, e che oggi forse, incredibilmente, vedendo un cambio politico, di Governo politico, inizia a cambiare strategia, perché tanto la cosa più semplice che oggi può fare è lanciare la palla in avanti, dare le responsabilità a qualcun altro, invocare l’aiuto esterno, quando egli stesso nel dicembre 2015 dichiarò che l’emergenza era finita, quando ognuno di noi continuava a dirgli che l’emergenza c’era e c’è ancora e che i poteri straordinari e commissariali dovevano rimanere e che voi non eravate in grado, come vi siete dimostrati incapaci di portare avanti la gestione di un problema così importante, non lo so se per incapacità amministrativa o, soprattutto, per un’incapacità a volersi confrontare con quelli che sono i problemi quotidiani.
Per questo, io non mi appassiono più al voto delle mozioni che vedo circolare sui banchi di questo Consiglio oggi. Ne vedo di svariate e di molteplici. Oggi lei, assessore, ci deve dire qual è la sua filosofia, la sua e quella della Giunta del Presidente Emiliano, se vuole proseguire sul solco tracciato dalla scienza o se continuare ad andare a zig zag. Se riprenderete un percorso di serietà, a prescindere da quello che decideranno i colleghi, ognuno sarà libero di proporre delle mozioni e ognuno valuterà se sostenerle, se astenersi o se bocciarle.
Io, personalmente, posso dire che laddove riprenderete un percorso di serietà, dando forza, che è l’unica strada, l’unico modo detto in ogni occasione, ricordato in occasione, io, per quello che rappresento in questo momento, posso esservi a sostegno affianco. Se continuerete, ed è l’ultima occasione che abbiamo, non lo dico per il territorio del Salento che ormai è andato, forse dovremmo, come diceva bene qualche collega, pensare al futuro, ma lo dico ai rappresentanti presenti qui, magari alle associazioni agricole, perché voi del barese, del tarantino, del brindisino, della provincia della BAT fra qualche giorno vivrete il nostro stesso dramma, di chi continua ad essere attaccato magari dai presunti santoni a instillare nell’opinione pubblica… E ve lo dice chi è nipote di un contadino, vengo orgogliosamente da quella tradizione, da una famiglia di tradizioni contadine, in cui l’agricoltore tra i tanti meriti che ha, però, ha un difetto, perché è convinto di affrontare i problemi come li ha sempre affrontati, perché abbiamo sempre pensato che non poteva essere la Xylella, che dovevano essere i pesticidi, che doveva essere la Monsanto, che doveva essere qualcuno che con la tuta bianca era andato a instillare questo batterio, doveva essere il glifosate, doveva essere sempre qualcosa che non fosse la Xylella, che non c’era la prova della patogenicità del batterio. Invece, purtroppo è quello. Se una parte di Puglia è andata, ancora è possibile salvarne una parte altrettanto forse ancora più importante di Puglia, ma per questo è necessario che oggi voi cambiate passo, perché voi fate opinione, voi avete la responsabilità di non soffiare sul fuoco, perché sennò, come già avvenuto in altri temi, il fuoco vi avvolgerà e brucerebbe voi e purtroppo bruciare anche la Puglia.
Speaker : PRESIDENTE.
Speriamo che non bruci nessuno, intanto. Noi siamo qui sani e salvi.
La parola a Marmo e dopo a Zullo. Vuoi parlare prima, Zullo? Parla per primo! Madonna mia. Ti vedo nervoso dall’inizio.
Speaker : ZULLO.
Io ero prenotato da prima.
Speaker : PRESIDENTE.
Io qui non ti vedo ancora. Siccome il Presidente Marmo è più paziente, ti do la parola. Di più non posso fare. Ce ne faremo una ragione, collega Zullo.
La parola al collega Marmo.
Speaker : MARMO.
Grazie, Presidente. Se dovessimo dar credito non alla relazione scritta dall’assessore, che è stata fatta dagli uffici, e agli uffici diamo credito, perché sono l’altro anello debole di questa vicenda. Per cui, quando l’assessore richiama al sacrificio di quattro dirigenti che sono nel servizio fitopatologico, io posso aggiungere che sono quattro eroi, perché non è concepibile che un servizio fitopatologico, in una regione come la Puglia colpita da tale pandemia, sia dotato di soli quattro tecnici.
Grande responsabilità, quindi, è in capo a chi ha visto depauperare le risorse umane all’interno dell’assessorato all’agricoltura negli ultimi dieci anni, qualcuno parla di un pensionamento di circa ottanta dipendenti, non rimpiazzati, quindi di un assessorato che va allo sbando e che va ringraziato per quello che fa, ma non va ringraziato politicamente chi avrebbe dovuto soccorrere questa necessità, perché le responsabilità sono solo ed esclusivamente politiche.
Se è vero come è vero che oggi in Europa, la Commissione europea, la DG Agricoltura, non sappiamo chi, ce l’ha riferito poco fa l’assessore, stanno decidendo di ampliare la fascia di sorveglianza, la fascia cuscinetto, la fascia di controllo, io dico che probabilmente oggi non avremmo dovuto svolgere questa riunione, ma svolgerla o prima o dopo questa giornata, perché l’importanza dell’argomento avrebbe potuto e dovuto condurre l’assessore, il ministro o il capo del Governo italiano presso gli uffici della Commissione europea, perché la questione non riguarda più la provincia di Lecce, la provincia di Bari, la provincia di BAT o quella di Foggia, ma è una questione nazionale e sta diventando una questione europea.
Allora, rispetto a questo, assessore, l’approccio che avremmo dovuto avere su questo tema è quello di prendere a muso duro le iniziative che dovevano essere prese a tempo debito nei confronti dell’Europa e del Governo nazionale, perché è veramente miserevole ascoltare che abbiamo ottenuto un milione per il 2018, forse due milioni per il 2019 e il 2020 dal Parlamento o dal Governo, quando su questa vicenda era necessaria un’analisi precisa delle ricadute economiche, sociali e ambientali, analizzando quali erano gli effetti che si avevano sulle aziende per il premio unico, che a questo punto non poteva più essere conferito, quali erano le incidenze sul sistema economico pugliese. Tutto ciò è mancato.
Da quello che ci ha detto lui oggi, noi dovremmo essere belli e soddisfatti, perché secondo lui abbiamo recuperato credibilità. Io voglio sapere, questa credibilità la Puglia quando l’ha recuperata, visto che la decisione della Commissione è del 17 maggio 2018? L’ha recuperata in questi sei giorni la credibilità, la Puglia? Non si può dire che noi da questi banchi abbiamo utilizzato l’argomento per sfruttarlo politicamente in questi anni, in questi mesi. Siamo stati fin troppo silenti. È questa la colpa che ci attribuiscono gli agricoltori e i pugliesi, non, al contrario, quella di aver utilizzato polemicamente questo argomento per contrastare il Governo. Questo fallimento rappresenta il fallimento di due Governi regionali, quello precedente e quello attuale. È la seconda volta che dico queste parole, perché è il secondo tema sul quale questa Regione fallisce. Fallisce da quando questa questione è nata, da quando qualcuno ci diceva che era un fungo, qualche altro ci diceva “fermeremo la strage degli ulivi”; “l’infezione non dà scampo a 600.000 ulivi”. Lo si diceva già nel 2013: “Xylella fa strage, ma Bari non ci mette un euro”. A caccia di risorse UE, e non c’è stato, tranne l’attingimento dal PSR, che è ben poca cosa.
L’unica soluzione – si diceva nel novembre 2013 – era l’abbattimento degli ulivi. L’assessore dell’epoca ci diceva: “Xylella: l’infezione è ben contenuta”. E poi cominciava quella che è stata definita da un mio collega la “compagnia di giro” che ha alimentato l’opposizione agli abbattimenti e ai trattamenti fitosanitari, perché è una compagnia teatrale di giro che ha cominciato a dire “giù le mani dagli alberi”. Da allora è cominciata questa pantomima di coloro i quali, negando la scienza, negando l’evidenza, si sono attardati, invece, a bloccare le iniziative che dovevano essere assunte, compreso coloro i quali ci sono legati agli alberi per evitare che fossero abbattuti e qualcuno è seduto in quest’Aula e che oggi ha cambiato completamente idea.
Io credo che, invece, siamo stati troppo silenti su questo tema, che è diventato un tema per il quale io non sopporto – se voi lo sopportate, sta bene per voi – essere chiamato classe politica squinternata, che pur di non perdere il consenso non si è mai assunta la responsabilità di agire per il bene collettivo. E sono su tutti i giornali. Vogliamo leggerci la rassegna stampa che ha già fatto il mio collega Caroppo? Le posizioni del Governatore in questi anni all’inizio sono state di sostegno a coloro i quali dicevano che non dovevamo abbattere. Se avessimo abbattuto 300 o 500 alberi dove il focolaio è nato, probabilmente oggi avremmo contenuto alla radice quella che è stata un’infezione pervenuta in Puglia probabilmente da importazione di produzioni vegetali da altri Paesi dell’Unione europea che non hanno praticato la quarantena.
Solo oggi l’Unione europea mette per iscritto più pesanti condizioni per l’importazione di prodotti vegetali da porre in quarantena. Di che cosa ci lamentiamo? Del fatto che alcuni hanno fatto ricorso al TAR? Noi non possiamo essere inermi rispetto ai ricorsi al TAR, né possiamo accontentarci del fatto che solo 224 siano gli ulivi abbattuti in questi mesi del 2018.
Abbiamo distrutto il Salento, che era un fiore all’occhiello, e oggi ci fermiamo ancora di fronte ai ricorsi di coloro i quali ritengono che i cosiddetti fitofarmaci dannosi qualcuno si mette a spruzzarli senza ragionamento. Probabilmente, se avessimo un servizio fitosanitario tale, poderoso, da poter accompagnare e verificare dove è possibile utilizzare determinati fitofarmaci, e non esistono solo quelli, perché il decreto Martina prevede anche altro, vediamo che ieri l’AIAB ci illustra la sua posizione, che è quella di alimentare il contrasto alle iniziative della Regione e pone nel suo comunicato pure il conto corrente per finanziare coloro i quali si vogliono opporre all’espianto e alle azioni che devono essere fatte, ma naturalmente selettivamente. Ma chi è questo scemo che vuole irrorare con un aereo tutta la Puglia? Nessuno. Perché prima vengono le azioni meccaniche da svolgere in campo, e non apro la parentesi vergognosa di coloro i quali per anni hanno intascato l’integrazione senza mai coltivare quei campi, soprattutto da quando è intervenuto il disaccoppiamento, che a prescindere da quanto si produceva si lasciavano in abbandono i campi. Questo è quello che è successo.
Allora oggi lo dice con molta triste allegria il professor Godini sulla Gazzetta, dove dice “lo dicevo io nel 2011 che dovevamo utilizzare i fitofarmaci”. Fitofarmaci, selettivi. Oggi ci accorgiamo che è questa la strada, dopo naturalmente le buone pratiche agricole.
Allora, cari colleghi, io credo che ci dovremmo dare una regolata. Va bene il contributo e le due determine dell’assessorato all’agricoltura che gli uffici hanno fatto, quella del contributo per i mutui, quella per il reimpianto degli ulivi leccino, che pare siano gli unici a essere indenni o, comunque, a sopportare il batterio. Naturalmente siamo curiosi di sapere di tutti i progetti di ricerca finanziati quali sono stati gli esiti. È necessario sapere, avere un rendiconto di questo, che non c’è nella relazione dell’assessore, assolutamente.
Io credo, allora, che dalla vaghezza degli inizi della scoperta di questa pandemia oggi noi siamo nel luogo e nel momento in cui bisogna assumersi le responsabilità, perché o si cambia passo e si procede agli abbattimenti, all’eradicazione della malattia con decisione, e dove ci sono le opposizioni ci siano le iniziative di richieste dei danni che la Puglia ha ricevuto da queste opposizioni. Altrimenti, saremo noi a promuovere una class action contro l’inerzia del Governo regionale, prima, e poi ancora contro la Commissione europea. Era indispensabile per la nostra Regione costituire un blocco unico per ottenere finanziamenti mirati per questo obiettivo, non andare a togliere qualche milioncino dal PSR, che pure ha i suoi problemi.
Per questo, assessore, lei non è indenne da responsabilità. Nel modo più assoluto. Il PSR oggi ha la spesa modica del 16 per cento e nel 2020 finisce il programma di finanziamento. Cominciamo a mettere i puntini sulle “i”, perché non si esce da questa questione se non si dispone della buona volontà ad accettare la scienza e a non accettare le provocazioni di coloro i quali ci dicono di non abbattere, di non eradicare, di non fare quei trattamenti che sono indispensabili e selettivi. Ripeto ancora una volta questa parola.
Oggi siamo alla svolta decisiva, signor Presidente. È in attacco il parco principale degli ulivi monumentali della nostra regione, nella piana tra Polignano, Monopoli e Fasano. Dopodiché, sarà in attacco tutta la nostra parte produttiva olivicola, che è quella del centronord della nostra regione.
Abbiamo sbagliato in passato, mi ci metto pure io, anche se abbiamo contrastato quelle iniziative che puntavano, Presidente, lei lo ricorderà, a prendercela con i proprietari terrieri che avevano ricevuto il danno della Xylella. Noi puntavamo ad impedire che quei terreni fossero edificabili perché si riteneva, secondo qualcuno, che quelli erano stati i fautori dell’inoculamento per poter costruire. Abbiamo perso mesi su questa legge inutile.
Come grande responsabilità ha la Procura di Lecce, che ha bloccato il Piano Silletti e che ha bloccato un funzionario dello Stato che stava facendo il suo dovere con un piano che era stato approvato dal Governo nazionale e dalla Commissione europea. Gravi responsabilità. Il Presidente non può negare il suo plauso, manifestato pubblicamente, quando ci fu l’iniziativa della Procura di Lecce, dichiarando addirittura che era un giorno di liberazione. Da che cosa, Presidente? Dalla Xylella non credo. La Xylella è avanzata. O cambiamo rotta o facciamo in modo che queste cose non accadano più.
Io non sono d’accordo con il mio collega Caroppo, il quale dice che l’assessore non c’entra niente. L’assessore c’entra eccome, perché è la guida politica del Governo regionale in relazione all’agricoltura, è il coordinatore nazionale degli assessori all’agricoltura e qui, caro assessore, non c’è alcuna solidarietà interassessorile tra chi l’ha fatto prima e chi l’ha fatto dopo. Oggi c’è l’assunzione di responsabilità, perché altro doveva essere il tenore dell’approccio a questo tema, il tenore da tenere nei confronti dell’Unione europea perché la Puglia aveva bisogno di finanziamenti ulteriori e specificati per questo, non sottraendo ad altri agricoltori sostanza, risorse che sono indispensabili alla conduzione, sia pure come sviluppo rurale. Lui sa che abbiamo sostenuto in alcuni momenti alcune tesi, ma oggi è il giorno in cui le responsabilità emergono e noi non possiamo lasciarci trascinare nell’immobilismo da una ventina di ricorsi al TAR o altro. Dobbiamo reagire e fare il contrario, chiedere noi i danni alla Puglia. Ed è per questo, assessore, che io credo che per lei sia giunto il momento di un atto di responsabilità, quello di rassegnare le dimissioni, perché riteniamo che quello che è successo fino ad oggi non esclude le responsabilità politiche. Possono non esserci responsabilità di altro tipo.
Un’altra cosa: dobbiamo subito mettere su un gruppo di lavoro che superi la task force del Presidente, che non sappiamo quanto beneficio abbia procurato o quanta situazione di crisi abbia provocato. Serve veramente un coordinamento per la valutazione di tutta la situazione e ci vuole un accordo interdisciplinare tra scienziati, aziende, quindi attraverso le associazioni dei produttori, per fare in modo che la questione venga affrontata nella sua globalità, che è anche quella della tutela del paesaggio, come ha detto Pendinelli, grazie al quale oggi stiamo discutendo di questo tema.
Queste sono le conclusioni del nostro Gruppo e presenteremo un ordine del giorno, che non è tra quelli che svolazzano, come il collega ha detto, è invece la richiesta puntuale di assunzione di responsabilità da parte del Governo regionale e del Consiglio regionale, tutto intero. Solo dichiarando le proprie responsabilità, potremo lavorare insieme, altrimenti lavoreremo separati, ognuno chiedendo i danni e le responsabilità degli altri.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Prego, consigliere Zullo.
Speaker : ZULLO.
Grazie, Presidente e colleghi consiglieri.
Caro Presidente, io non mi rendevo conto perché ero il primo a essere prenotato e poi non… Semplicemente per questo volevo capire che cosa succedesse tra quel monitor e il suo. Primo.
Secondo. Sarò breve e sarò breve perché noi abbiamo assunto un impegno nella Conferenza dei Capigruppo di contenere gli interventi nei termini di venti minuti per Gruppo, per cui io parlerò e, quindi, l’aiuterò nella conduzione dei lavori perché è bene che parliamo tutti e ci confrontiamo tutti. E voglio pensare che queste mie parole siano assunte dall’assessore e dal Presidente Emiliano come parole di buonsenso, nel senso che quando abbiamo avuto notizia del primo caso della diffusione, dei primi focolai di questa Xylella noi siamo stati i primi, io ricordo che il consigliere Congedo sollecitava, ed eravamo anche nella legislatura precedente, a dire “guardate che questo è un evento sentinella”, e l’evento sentinella è quell’evento che non dovrebbe mai manifestarsi e che, quando si manifesta, deve mettere in allarme tutti. E dicevamo che abbiamo bisogno di fare sistema, e fare sistema significa stare tutti insieme e non creare delle divergenze tra politici, scienziati, agricoltori, cittadini, fare sistema significa essere tutti nella stessa direzione, essere tutti nella stessa direzione significa anche mettere in campo la capacità di introiettare nei procedimenti decisionali, attraverso la condivisione, le diverse componenti della nostra società. E questo è stato l’errore più grande che si è compiuto in questi anni, il parlare diversamente rispetto a chi avevamo di fronte. Se avevamo di fronte gli ambientalisti, si parlava in un certo modo. Se avevamo di fronte quelli che erano per l’eradicazione, si parlava in altro modo. Se si aveva di fronte qualcun altro, si parlava in altro modo ancora. È evidente che ci si attende e poi si arriva ai ricorsi, si arriva alle opposizioni, si arriva a un processo in cui le decisioni vengono da alcuni riconosciute e da alcuni no. Di questo dovete fare ammenda. Dovete fare ammenda non perché io voglio imputare una responsabilità, me ne guarderei bene, perché io penso che da persone che hanno una capacità dirigenziale, persone anche di grado elevato, il senso della responsabilità ve lo portate dentro e sicuramente nella vostra coscienza, al di là di quella che è la relazione, che ritengo una relazione molto matematica, ma che non aggiunge nulla, al di là di una relazione, io penso che voi stessi nella vostra coscienza sappiate benissimo che avete delle responsabilità gravi, se non gravissime.
La responsabilità è stata proprio quella. Io non ripercorro le pagine dei giornali, tutto quello che è avvenuto tra il 2015 e il 2018, quando il Presidente Emiliano era contro l’eradicazione, per arrivare oggi a chiedere una decretazione che possa essere d’imperio per togliere, eliminare ogni opposizione a quella che deve essere una pratica che deve essere compiuta, quella dell’eradicazione. Noi siamo arrivati ad essere ridicoli, ridicoli nel momento in cui delle persone dello Stato che osservavano i piani della Comunità europea, le leggi dello Stato, le norme della Regione sono state messe sotto inchiesta e sono state lanciate e lasciate al pubblico ludibrio con un Presidente di Regione che diceva “io mi costituisco anche parte civile”. Che senso si dà a quella persona rispettosa della legge, che sta attuando le leggi e che in quel momento si sente non solo indagato, e questo è legittimo, ma a non avere la solidarietà di chi quelle leggi doveva rispettarle.
È qui che viene meno, caro assessore, l’autorevolezza della politica. Lei mi dice: “Nessuno ci ha aiutato” e fa riferimento, chiamandomi in causa... Io capisco, perché credo che un minimo di intuito – non voglio dire altro – me lo si debba riconoscere. Se lei mi chiama in causa per la mia vicinanza politica all’europarlamentare, lei mi deve dire perché non ha avuto dalla sua parte l’onorevole De Castro. Appunto, Presidente.
Assessore, rifletta su questo concetto. Nel momento in cui lei… Scusi, Presidente, me lo faccia dire. È evidente che c’è una mancanza di autorevolezza, perché se foste autorevoli politicamente nel vostro partito avreste avuto un’interlocuzione felice e positiva con l’onorevole De Castro. Non vedo perché De Castro debba abbinarsi a Fitto in quello che voi dite, è una contrarietà verso di voi, e non invece stare accanto a voi che siete della stessa parte politica.
Presidente, non coglie il mio messaggio.
Scusate, noi assistiamo a uno spettacolo senza pagare il biglietto. È una cosa bella.
Dicevo, non c’è quella autorevolezza politica che pure viene data dal ruolo. Noi siamo di fronte a un Presidente di Regione, penso di una Regione nobile come la Puglia, che si fa valere nel contesto nazionale da una parte e da un’altra parte abbiamo l’assessore regionale all’agricoltura che è il Presidente della Conferenza degli assessori regionali all’agricoltura delle Regioni italiane. Il ruolo è autorevole, ma l’attività di dialogo, di condivisione, di persuasione anche rispetto agli altri livelli istituzionali, che sono lo Stato e la Comunità europea, nulla, c’è un’attività nulla se questi sono i risultati e se di questi risultati vi lamentate nel momento in cui dite di essere stati lasciati soli. Fate ammenda anche di questo. Vuol dire che dovete mettere in campo anche una maggiore autorevolezza rispetto a questo.
Il problema è quando lei dice, caro assessore, che ormai la Puglia si avvia alla morte. Noi raccoglieremo, per decisione della Comunità europea, la morte della Puglia sul piano della coltivazione degli ulivi. Io dico, caro assessore, che la morte è già oggi. La morte è già oggi, perché se questo è il fare del contrasto alla diffusione della Xylella, che ha portato, in pochi anni, all’arrivo della Xylella dal Salento alle porte di Bari, e se questo è ancora il fare vostro di tanto rallentamento, di ricerca di condivisioni che non riuscite a fare e anche di opposizione ai decreti che il Ministro Martina, sempre vostro, emana… Perché poi anche su questo decreto io ho sentito dire “chi vuole applicarlo”, chi invece dice che va rifatto, e in questo caso ho letto una dichiarazione emblematica del nostro Presidente Emiliano, che dice “va rivisto”, ma allora se il messaggio è destruente, non è un messaggio unico che arriva alla gente, io mi chiedo che cosa volete raccogliere nei processi di condivisione delle scelte politico-amministrative che adottate. Non raccoglierete un bel niente, raccoglierete sempre e solo ricorsi al TAR. Questa è la lezione di vita, che va oltre la task force, la scienza, quello che dice Zullo, quello che dice Emiliano. Va oltre. C’è una lezione di vita, la lezione di vita che, quando si è classe dirigente, quando si è classe di governo, bisogna saper trovare alleanze, da una parte, ma bisogna parlare con un linguaggio unico, anche se impopolare, anche quando si viene fischiati, perché questo è il senso della serietà e della responsabilità di chi assume il governo di una Regione o il governo dell’agricoltura in questa Regione. Questo è mancato. È mancato, e non voglio ripercorrere tutto quello che è stato detto dai miei colleghi, perché per me il tema centrale è questo.
Guardate, consigliere Pendinelli, io direi che noi non abbiamo bisogno di mozioni. In fondo che cosa dobbiamo dire? C’è un decreto, il decreto Martina, che ti dice tutto, tutto quello che devi fare, i tempi, quando lo devi fare. Che cosa dobbiamo dire di più? Dire di più significa ancora andare in un linguaggio che sia di contrapposizione, di confusione, di creare nell’immaginario collettivo che c’è una possibilità diversa. Io non immagino che il Ministro Martina abbia elaborato ed emanato un decreto senza aver ascoltato la scienza, senza aver ascoltato supporti tecnici, eccetera, eccetera. Io immagino che, se ha emanato quel decreto, abbia ben ponderato quello che è scritto in quel decreto.
Anche a proposito dei fitofarmaci, lei ha detto bene, assessore, ma i fitofarmaci si utilizzano, chi utilizza i fitofarmaci fa dei corsi, sa come deve utilizzarli, sa quali sono le precauzioni da adottare. Allora, il problema è anche questo, quando lei dice noi abbiamo anche sviato dal decreto Martina per la scelta dei fitofarmaci, anche qui, e dice “ci siamo assunti una responsabilità”. Sa qual è il risultato dell’assunzione della responsabilità sua? Che lei non paga mai. Cioè, il risultato della sua azione di responsabilità lo vedremo tra tre anni, tra quattro anni, quando forse noi non ci saremo più. Chi paga, invece, le conseguenze delle nostre azioni irresponsabili sono gli agricoltori, i cittadini, gli operatori, che ovviamente, in un processo confusionale delle idee, non sanno più a chi attribuire la responsabilità di scelte politiche.
Assessore, c’è una grossa contrarietà verso un prodotto, il prodotto dove, io leggo nel decreto Martina, la sensibilità della sputacchina è ottima, ha un’azione a tre giorni, a sette giorni e a dieci giorni e voi ancora oggi volete mettere al bando per andare sempre dietro a santoni e dietro teorie che non esistono.
Non siete stati tempestivi. In sanità se io ho un soggetto, un malato con un cancro io vado alla eradicazione del cancro, perché se non eradico in tempo utile quella persona viene a morte. Voi, non essendo intervenuti in tempo utile, avendo cincischiato, avendo dato dei messaggi alla gente contrapposti, contraddittori, avete portato a morte l’economia della Puglia, un’economia che è vitale per la Puglia. L’oro verde. L’olio è l’oro verde della Puglia. Non solo, ma anche culturalmente è quell’elemento che dà l’idea, nella famiglia, della ricchezza. Un soggetto che ha l’olio in casa nella famiglia si sente protetto, ricco. Credo che questo processo, avviato verso la distruzione di questi ulivi, dobbiate portarlo sulla vostra coscienza.
L’esortazione è quella di attivarvi, di darvi da fare. Non c’è tempo per pensare a cincischiare. Applicate i decreti. Se non siete d’accordo su una parte del decreto, andate in silenzio nelle sedi istituzionali, il Ministero, e ne discutete, ne parlate, ma non potete dare contrarietà sui giornali, non fare nulla, dare dei messaggi contraddittori e nel frattempo la Puglia muore. La Puglia non muore solo nell’agricoltura. Abbiamo visto che sta morendo anche in altri settori.
Il resto del tempo, caro Presidente, lo impiegheranno i miei colleghi.
Speaker : PRESIDENTE.
Chi le ha dato la parola, scusi? Quando arriva il suo turno, ha da utilizzare gli altri sei minuti avanzati da Zullo. Aspetta un po’ che ora arriva Congedo. Quando arriverà il vostro turno avrete il resto che dice Zullo, non vi preoccupate.
La parola a Congedo. Ovviamente, faccio di nuovo appello alla responsabilità di tutti. Io non ho problemi.
Speaker : CONGEDO.
Accolgo il suo appello alla responsabilità e da parte mia faccio appello alla sua pazienza e disponibilità.
Speaker : PRESIDENTE.
Per rispettare il collega Zullo. Abbiamo deciso venti minuti per ciascun Gruppo.
Speaker : CONGEDO.
I colleghi del mio Gruppo hanno abbondantemente esaurito i minuti, il minutaggio a disposizione. Però, cercherò appunto di essere sintetico iniziando a dire che sono sostanzialmente deluso dall’esito fin qui del Consiglio regionale, non tanto per la relazione che contiene uno stato dell’arte nel contrasto alla Xylella, quali sono state le norme e l’impegno a sostegno del comparto ormai allo stremo sui provvedimenti presi e quelli da prendere, ma perché manca, al di là di quello che è stato indicato, un’indicazione di visione sul futuro, una prospettiva, perché oltre ad affrontare la questione emergenziale credo che una classe dirigente degna di chiamarsi tale debba anche interrogarsi su come affrontare il post emergenza, cosa che nella relazione non viene minimamente accennata. Peraltro, ci troviamo credo davanti alla più grande tragedia che il territorio pugliese abbia mai conosciuto. E uso volutamente il territorio e non la parola agricoltura e “pugliese” e non “salentina” perché qui siamo di fronte ad una questione che non è solamente una questione che riguarda il comparto agricolo e quindi un comparto importante del PIL regionale, ma è una questione molto più vasta che riguarda il paesaggio, che riguarda l’ambiente, che riguarda anche l’attrattività turistica del nostro territorio, e che non riguarda, come si è creduto sino a qualche tempo fa, solamente una porzione limitata della nostra Regione. Ringrazio anche il Presidente Zullo per aver ricordato le battaglie svolte nella precedente legislatura. Credo sia notizia di queste ore, per non dire di questi minuti, che anche Taranto è stata inserita nella cosiddetta zona rossa, questo a dimostrazione che questa tragedia sta avanzando e ovviamente non conosce confini geografici.
La risposta rispetto a questa che ho definito grande tragedia del territorio credo che da parte delle Istituzioni europee, nazionali e regionali non sia stata all’altezza. Si poteva fare di più? Io credo proprio di sì. Ritardi, sottovalutazioni, inadempienze, più di tutto una mancanza di strategia e di visione sul futuro nell’affrontare una calamità di portata straordinaria. Mi rendo conto che il linguaggio della campagna elettorale è diverso da quello del Governo, però ricordo quale fu l’espressione che il Presidente Emiliano utilizzò in campagna elettorale: “La Xylella, due mesi e me la vedo io. È un flagello nazionale che so come combattere. Sono pronto a scatenare l’inferno”. Di questa dichiarazione l’unica cosa che è rimasta è l’inferno per il territorio e per gli agricoltori.
In questi anni, invece, ne abbiamo viste veramente di tutti i colori. Abbiamo visto la demolizione sistematica del piano del Commissario straordinario Silletti, la sua parziale riabilitazione con la legge regionale n. 4/2017, la cessazione dello stato emergenziale nonostante la situazione si stesse aggravando, la costituzione di un’elefantiaca task force di cui non si conoscono gli esiti, la nascita dell’ennesima agenzia regionale (ARXIA), la convocazione a getto continuo di tavoli improduttivi e una serie di diversivi sufficienti o scelti per allontanare l’attenzione dal dramma in atto. E uno dei drammi che il territorio ha vissuto – e mi riferisco in particolare al comparto agricolo – non è solamente quello dell’agricoltore che vede seccare l’albero, che magari ha avuto su un pezzo di terreno ereditato dal padre o dal nonno, ma è stato anche un sentimento di totale abbandono, di solitudine. Il comparto agricolo in particolare del Salento è stato come quel malato che è in una stanza di ospedale nella quale non passa mai il giro visite.
È evidente che, in un clima come questo, debordassero quelli che oggi sono stati definiti i santoni, i sapientoni, i capipopolo, i complottisti, più una serie di altri personaggi che non avevano competenze né preparazione scientifica per affrontare quel tema, ma che hanno avuto anche il sostegno di forze politiche e in parte anche di forze del Governo nel portare avanti tesi e teorie che non avevano alcun fondamento di carattere scientifico.
Task force: potremmo sapere quali sono gli esiti e che cosa è stato prodotto dalla task force? È legittimo chiedersi l’agenzia ARXIA che cosa abbia prodotto fin qua? Nella relazione, forse volutamente, l’assessore non l’ha proprio minimamente citata. Quindi l’idea è che si sia costituito un organismo esclusivamente come strumento di distrazione di massa, per dire al territorio “guardate, abbiamo messo insieme il meglio”, al quale poi si è aggiunto il meglio e ancora l’altro meglio, sino a costituire un organismo enorme, ma che non ha prodotto alcun tipo di risultati.
È stato, questo, un atteggiamento che ci ha portato alla condanna di immobilismo da parte dell’Unione Europea. Io condivido quello che dice l’assessore. Le responsabilità non sono attribuibili alla Regione. Sono attribuibili a tutta la filiera istituzionale, a cominciare dall’Unione Europea. Se noi ci troviamo in questa situazione è perché, probabilmente, i confini europei, nel controllare le piante che venivano introdotte nel terreno europeo, non sono stati all’altezza. Forse serviva un atteggiamento molto fermo nei confronti dell’Unione Europea per dire che noi avremmo tenuto fede a tutti gli adempimenti, che con faccia truce l’Unione Europea ha dispensato sul territorio nei confronti di agricoltori o di operatori, ma che, siccome le responsabilità erano soprattutto da attribuire alla mancanza dei controlli dell’Unione Europea, l’Unione Europea, almeno in termini di risorse, si doveva fare carico di quello che serviva per il territorio. E su questo ha perfettamente ragione l’assessore.
Voglio dare un taglio concreto. Noi abbiamo approvato la legge n. 4 nel 2017, una legge che recepisce, sostanzialmente, una decisione comunitaria, con l’aggiunta – come dicevo prima – dell’ennesima agenzia, della quale probabilmente non si sentiva assolutamente il bisogno. In quella legge noi abbiamo individuato alcune azioni importanti che andavano fatte sul territorio. Mi riferisco a quello che viene indicato nell’articolo 8 in tema di tutela del patrimonio paesaggistico e ripristino dell’equilibrio economico delle zone infette. Si prescrive che la Regione individui fra le priorità per l’aria infetta il sostegno all’agricoltura biologica, all’incremento della sostanza organica, al recupero di manufatti rurali, impegni e prescrizioni assolutamente condivisibili.
Quello che dobbiamo chiederci è se poi siamo stati consequenziali. Quando abbiamo immaginato le programmazioni regionali o quando abbiamo lavorato al PSR, abbiamo tenuto presente quello che abbiamo detto in una legge regionale? Io direi – numeri alla mano – di no. Faccio alcuni esempi. Agricoltura biologica. Può darsi che i dati non siano aggiornatissimi. Nell’ambito sempre del PSR. Anch’io dico di rimandare ad altra discussione l’esame del PSR, però una percentuale così bassa di avanzamento della spesa complessiva merita, comunque, un approfondimento. Perché dico questo? Perché dai dati che io ho raccolto, quando, per esempio, parliamo di agricoltura biologica e poi andiamo a vedere quali sia stati, in realtà, gli investimenti fatti sul territorio su questo fronte, ci accorgiamo che sono assolutamente non in linea con gli obiettivi che ci eravamo dati. Se solo trenta aziende usufruiscono di una misura del PSR per le aziende biologiche probabilmente qualcosa non funziona. Se zero finanziamenti per la riforestazione vanno nella zona infetta, significa che il PSR non sta funzionando.
Nella zona infetta? In Puglia. Siccome stiamo parlando di Xylella e quindi con riferimento alla zona infetta, se lei mi dice che sono 7.000 le aziende che vengono finanziate dal biologico e quelle della zona infetta sono solamente una percentuale così bassa, significa che qualcosa obiettivamente non sta funzionando. Comunque, non è questo il problema. Vogliamo dare un taglio assolutamente costruttivo alla discussione: sempre PSR, misura 4.1, sostegno agli investimenti nelle aziende agricole per la zona infetta.
La dotazione di 32 milioni, che immagino sia anche una spesa importante per la Regione Puglia, è assolutamente inadeguata per affrontare un problema di quel genere. Misura 5.2, sostegno per il ripristino del potenziale produttivo. Qui la dotazione finanziaria di 10 milioni, lo ha detto lei, è irrisoria. Forse, probabilmente, si potrebbe chiedere una deroga, per esempio, dei residui della misura della 5.1 se, essendo nell’ambito della stessa misura, è possibile rimpolpare e aumentare il 5.2, perché è una misura che va bene.
Così come sulla normativa nazionale. Io credo che meriti veramente il massimo dell’attenzione… Devo andare a concludere, Presidente? Velocissimo. Due norme sono previste nella Finanziaria del 2018, parliamo di normativa nazionale. Mi riferisco al comma 126, quindi al comparto di distretto. È una questione che merita di essere sostenuta il più possibile. Anche qui la Regione dovrebbe avere l’autorevolezza di chiedere al prossimo Governo anche di rifinanziarla in maniera più adeguata. Io credo che, probabilmente, sia con riferimento al comma 126 che al 128, che è quello del reimpianto, gli stanziamenti che si sono avuti sarebbero potuti essere maggiori se, al posto di immaginare il Governo nazionale esclusivamente come un avversario di carattere politico, si fosse intessuto dalla massima autorità del massimo vertice della Regione un rapporto di sana e leale collaborazione, come si sarebbe dovuto svolgere in un rapporto tra Regione e Governo nazionale.
Così come gli interventi per la dotazione pari a 11 milioni, quello è il decreto legislativo n. 102, la Regione aveva dei margini e un’attività sostanzialmente di coordinamento ai sensi della legge regionale n. 24/1990, ma in realtà in questi tre anni le somme che sono arrivati a destinazione sono assolutamente insufficienti. Ci si è immessi in un circolo vizioso di adempimenti burocratici che hanno ritardato fortemente l’arrivo a destinazione delle risorse.
Questione vivaisti. Salto a piè pari la vicenda del settore vitivivaistico, e mi riferisco a quello delle barbatelle di Otranto, e registro solamente che aspettavano il sostegno ai contributi per la termovalorizzazione, che sono arrivati in maniera inferiore a quelli che erano stati promessi. Anzi, bisogna dare atto a quel comparto di essere riuscito a trovare il bandolo della matassa e a rimanere sul mercato nonostante le condizioni avverse. C’è il problema del vivaismo, che oggi è quello soprattutto dell’aria infetta, ma siccome stiamo vedendo che l’aria infetta, la cosiddetta “zona rossa” si sta estendendo, riguarderà i vivai di più province, non più della provincia di Lecce. Non possono movimentare le piante, per cui sostanzialmente sono destinati alla chiusura o alla riconversione. Credo che uno degli obiettivi che la Regione si deve dare sia quello di aiutare questo comparto a riconvertirsi.
Io non lo so se sto per dire una castroneria, ma siccome ormai il reimpianto è cosa acquisita e sappiamo anche le specie che possono essere reimpiantate, vale a dire il Leccino e la Favolosa, una è soggetta a un brevetto, l’altra è liberalizzata, io non lo so se la Regione può svolgere una battaglia perché una di queste due specie possa essere prodotta nei vivai pugliesi, piuttosto che costringere l’acquisto per il reimpianto da aziende di fuori regione. Sarebbe un segnale che potrebbe dare ossigeno e linfa – è il caso di dire – a tutto il comparto.
Ultima questione: decreto Martina. Anche qui attenzione, perché si sta per creare lo stesso clima di avversione che abbiamo avuto all’inizio con il taglio degli alberi infetti. Anche qui, l’assenza delle Istituzioni, la mancanza di informazioni, la totale assenza di indicazioni sta dando spazio e fiato alle interpretazioni più strane, non solamente sul territorio, ma anche al di fuori dei territori provinciali e regionali. L’idea che sta passando è che i nostri territori saranno trattati in maniera intensiva da un esercito con la tuta bianca e le maschere antigas, che andranno a distribuire veleni sul territorio. È come se si passasse con un canadair sul territorio. È questa l’immagine che sta veicolando.
Quello che chiedo all’assessorato e alla Giunta è di avviare una fase di comunicazione interna ed esterna: interna per far comprendere che l’utilizzo di questi fitofarmaci è un utilizzo che viene monitorato sotto il profilo sanitario, che avverrà in maniera – se così sarà – scientifica e selettiva e soprattutto non dare l’idea all’esterno, nell’imminenza della stagione turistica, che chi viene in Puglia viene in un territorio, di fatto, avvelenato.
Ci sarebbe, poi, da parlare della questione dell’acqua. Se l’idea è quella anche di immaginare, soprattutto nel Salento, una nuova agricoltura, questa non può prescindere, ovviamente, dal porsi della questione dell’approvvigionamento.
Concludo dicendo che, a mio parere, come ho detto all’inizio, vi è stata una totale assenza di una visione politica, globale e, soprattutto, strategica per contrastare l’emergenza e rilanciare l’agricoltura salentina e pugliese e, con essa, l’economia del territorio, per consentire ai territori interessati azioni di contenimento, di governare dinamiche complesse e dai territori ormai dichiarati infetti di poter sperare di costruire un futuro. Qui l’idea che sta passando è quella di un territorio per il quale non c’è più nulla da fare.
Servono azioni concrete, serve soprattutto – mi permetta, assessore – un passo diverso. Rispetto a eventi straordinari, la risposta non può che essere di carattere straordinario. Personalmente, sostengo l’idea che qui serva una legge speciale nazionale, ovviamente coordinata e concordata con tutti i livelli istituzionali, regionali, nazionali ed europei, per affrontare questo problema, che consenta anche tempi e dinamiche di intervento molto più rapide di quelle a cui stiamo assistendo, perché mentre noi siamo impantanati in ritardi e in pastoie burocratiche, il batterio avanza senza pietà.
Speaker : PRESIDENTE.
Manca, per un breve intervento, perché mi ha detto che ha degli impegni.
Speaker : MANCA.
Sarò veloce per rispettare i tempi insieme con il collega Zullo. Intanto io mi sarei aspettato da parte dell’assessore un mea culpa della Regione Puglia. Io questo me lo sarei aspettato. Quando leggo – ho anche un assist da un giornale on line – che arriva un ispettore della Commissione europea e quindi la Regione Puglia accelera l’abbattimento degli ulivi vuol dire che in questo modo già improntate la colpa di non aver fatto quello molto prima. Effettivamente partiamo da molto lontano. Già ai tempi di Vendola c’era il problema della Xylella. Mi aspettavo con Emiliano in campagna elettorale questa benedetta cura miracolosa per quanto riguarda la Xylella, perché Emiliano ha sempre detto in campagna elettorale nel 2015 che aveva la terapia e nel momento in cui sarebbe stato eletto avrebbe detto quale fosse questa terapia.
Oggi, invece, dopo una serie di santoni, perché, è normale, tutti l’hanno detto e cercherò di essere abbastanza veloce, che hanno detto che la Xylella non esisteva, che non bisogna eradicare, la stessa gente che ha detto questo negli anni precedenti andiamo a guardare quello che ha detto ultimamente e si sono letteralmente rimangiati quello che hanno detto. Tenete presente una cosa: alla fine siamo arrivati in alcune zone, come nel leccese, dove non c’è ormai un ritorno in quello che deve essere fatto, perché è stato distrutto tutto. Se andate nelle campagne del leccese ormai grandi distese di ulivi sono distrutte.
Vi do alcune percentuali per spiegarne l’importanza, a Lecce, ma se non stiamo molto attenti, succederà anche in altre Province. Noi a Lecce abbiamo 97.000 ettari di uliveti con 33.000 ettari di piccoli proprietari, abbiamo 41.000 proprietari di piccole porzioni di terreno, soltanto 24 grandi aziende. Quindi, l’83 per cento degli agricoltori sono piccoli proprietari. Ma il 92 per cento delle aziende agricole sono aziende che si interessano alla coltivazione di uliveti. Cosa sta succedendo? Noi abbiamo un Salento che avrà nei prossimi anni una distruzione di economia, una distruzione di un paesaggio, perché noi dobbiamo prendere in considerazione il fatto che ci saranno aziende che dovranno chiudere, quindi aziende che dovranno licenziare, abbiano i frantoi che verranno chiusi, abbiamo l’olio che non verrà più prodotto, ma sappiamo una cosa importante, che il Salento è importante in tutto il mondo per il proprio paesaggio. Sono stati costruiti degli agriturismo proprio perché in mezzo ad un’ampia distesa di ulivi e di un paesaggio eccezionale. Ebbene, caro assessore Di Gioia, stiamo molto attenti, perché noi dobbiamo cercato oggi di tutelare, perché i nostri figli nei prossimi anni ci bestemmieranno, perché se noi togliamo i piccoli proprietari, che non hanno coltivato l’ulivo per fare soldi, quindi nel momento in cui avranno gli ulivi seccati non faranno più niente. Quindi, è logico porre un problema che avremo una desertificazione del nostro territorio, quindi noi avremo una distruzione di paesaggi interi, con un danno a un’economia ma anche al turismo, che porta da noi economia, perché sappiamo che una delle risorse più importanti del nostro territorio è il turismo.
Quindi poniamoci oggi una politica che deve essere non quella del dire, perché ormai è da anni che diciamo, ma facciamolo. Togliamo chi dice che non bisogna eradicare gli ulivi infetti. Facciamolo subito e togliamo gli alberi infetti. La stessa cosa utilizzando gli insetticidi: dove è necessario bisogna farlo, anche per il semplice motivo che ci ritroveremo fra qualche anno in una situazione chiaramente estrema e di non ritorno. Quindi, cerchiamo di attivarci seriamente, diamo rispetto agli agricoltori che vivono di agricoltura, diamo rispetto a chi ha investito seriamente per aprire gli agriturismi e per dare modo ai turisti di arrivare da noi, ma abbiamo rispetto – e questo credo che lo pretendano i nostri figli – rispetto per loro perché si troveranno, come molti film che abbiamo visto, Odissea nello spazio oppure nel 2099 dove c’è una distesa di deserto e non c’è altro. E poniamoci un problema: dove ci sono i piccoli agricoltori, facciamo un progetto importante e facciamo degli investimenti su quello che devono fare, oppure pensiamo anche in zone ampie dove nessuno vuole piantare alberi d’ulivo eventualmente a rimboscare questi territori.
Facciamo un progetto serio e non parliamo per non fare. Cerchiamo di fare una politica, e io, come tutti noi dell’opposizione, so che c’è anche la nostra responsabilità, perché credo che in questi tre anni noi abbiamo parlato troppo poco, la maggioranza non ha fatto niente e intanto la Xylella ha distrutto intere zone e, se non ci attiviamo seriamente, distruggerà la regione Puglia.
Speaker : PRESIDENTE.
Grazie, collega Manca.
Prego, consigliere Casili.
Speaker : CASILI.
Grazie, Presidente. Grazie a tutti i colleghi che sono intervenuti. Per la verità, ho assistito all’ennesimo Consiglio regionale su un tema così importante che ripete le solite parole.
Abbiamo cercato, i colleghi sia di minoranza sia di maggioranza, in tutti questi tre anni, dove ci siamo occupati di un tema che ha risvolti sociali, economici, evidentemente anche culturali, e dispiace che non ci sia adesso il Presidente Emiliano – per la verità, si è alzato già a inizio lavori – e non stia ad ascoltare questo Consiglio monotematico, che in realtà è rivolto a lui, perché l’assessore Di Gioia ha soltanto adempiuto alle strategie e alle programmazioni fallimentari di un Presidente che ricopre una parte molto importante della funzione politica, cioè assurge a quel ruolo pedagogico che dovrebbe avere il Governatore di una regione a dirimere le conflittualità locali che persistono e persisteranno ancora di più.
Io sono stanco anche di assistere a tutti i colleghi di minoranza e di maggioranza che sbeffeggiano cantanti, santoni, ambientalisti, tutta una parte di popolo che comunque c’è e ci sarà su questo tema. È meschino scaricare le responsabilità di chi dovrebbe governare queste fitopatie così importanti nei confronti di altri cittadini che, a ragione o a torto, difendono comunque un patrimonio paesaggistico, quale quello della nostra regione.
Diciamocelo chiaramente. Oggi sarebbe stata l’occasione per capire quale programmazione agricola si vuole dare questa Regione. Soprattutto, penso a quella parte della Provincia di Lecce, quel tanto decantato laboratorio a cielo aperto, ma io fino ad oggi di laboratorio a cielo aperto ho visto veramente poco.
Ho preso spunto dalle parole dell’assessore nella sua lunga relazione, che è stata, in realtà, una ricognizione di quello che è successo fino ad oggi, e per la verità trovo diverse contraddizioni che insistono e appesantiscono il discorso di oggi. Quando si dice che ci sono vincoli paesaggistici che persistono, quando si dice che ci sono ricorsi che persistono, assessore, noi queste cose le sapevamo da tantissimo tempo. Quando diciamo che decisioni di esecuzione, decreti ministeriali, leggi regionali e regolamenti non funzionano, noi lo diciamo perché da tempo tutti quanti sappiamo quali sono le condizioni sociali ed economiche del nostro territorio. Questo è il punto che può dirimere alcune questioni molto importanti, sulle quali tutti dobbiamo metterci una mano sulla coscienza, perché poi quando questi decreti ricadono sul territorio, penso, per esempio, alla provincia di Lecce… Ho assistito ai commenti che avrei gradito più maturi visto che siamo nel 2018 da parte anche di alcuni colleghi di opposizione. L’ultimo collega, l’ultimo intervento del collega Manca ci dice che in provincia di Lecce ci sono 97.000 ettari di SAO, di superficie agricola olivetata, e di questi 97.000 la maggior parte è detenuta da piccoli produttori. È anche improprio chiamarli piccoli produttori perché sono dei semplici cittadini che hanno 40-50 piante, dati i nostri sesti di impianti, dieci per dieci o dieci per dodici, parliamo di 40 o 50 aree, 4.000 o 5.000 metri quadrati. Questa gente, che detiene la maggior parte del patrimonio olivetato della provincia di Lecce, non è imprenditore agricolo certamente, non è agricoltore.
Il decreto Martina, come tutti gli altri decreti, non poggia su basi reali. Questo è il punto centrale della discussione. Lascio da parte un po’ le conflittualità di sistema che sono quelle che oggi qui avete lamentato per l’ennesima volta.
Questo decreto può funzionare? Mi dispiace che se ne sia andato il collega Manca e mi dispiace soprattutto, ripeto, che non ci sia il Presidente Emiliano. Questo decreto può funzionare nella misura… Mettiamo che tutto va bene, che tutti accettiamo, dico tutti, anche tutte le parti conflittuali accettino quello che ci dicono decreti, decisione di esecuzione, decreti e regolamenti regionali, chi è che attua queste misure se la maggior parte di coloro che detengono il patrimonio della provincia di Lecce non può andare ad acquistare un prodotto, un presidio fitosanitario perché non ha il patentino fitosanitario? Voi mi direte: ricorrerà o può ricorrere ad un conto terzi per farsi fare i trattamenti che ha la capacità e soprattutto idoneità a distribuire questi presidi fitosanitari. Ma quell’oltre 60 per cento che ritiene quella produzione, in quella parte cospicua, ci sono anche coloro che ormai non ci vanno più in campagna, che hanno completamente abbandonato le nostre campagne. La maggior parte di coloro, anche avanti con l’età, sono pensionati che con una esigua pensione non vanno a dare mandato a un conto terzi per fare i trattamenti, e questo è il primo aspetto.
Io ho cercato anche di dirlo per calmare un po’ e pacificare un po’ la situazione in provincia di Lecce, ed è quello che dovrebbe fare poi la politica, e non tanto un consigliere di opposizione quanto il Governatore di una Regione, che ha la responsabilità di cercare di far trovare un equilibrio intorno a questi conflitti che avvengono sui nostri territori. Allora, io veramente continuo a sentire, ripeto, l’assessore che parla di vincoli nazionali, di PPTR sui quali si è cercato di intervenire. Sappiamo che poi quel PPTR è nato, è cresciuto e si è costruito nelle more e nel perimetro delle norme sovranazionali, è chiaro che, se facciamo una legge in deroga a quelle norme, poi ci scontriamo con la normativa vincolistica nazionale. È chiaro, e lo avevamo detto in quest’Aula. E che facciamo, aspettiamo il momento di ritrovarci con delle leggi che noi facciamo e per le quali occupiamo anche del tempo in quest’Aula che poi sappiamo si scontrano con una normativa nazionale? Questo è successo, per la verità, anche in altre leggi che hanno tenuto impegnato questo Consiglio regionale.
Questo, evidentemente, è un appesantimento della macchina amministrativa della Regione, è un appesantimento quando poi ci scontriamo con coloro che, con un semplice ricorso, chiaramente poi bloccano i lavori. È questo il punto che avremmo dovuto discutere in quest’Aula. Si è trovato un patto con il territorio? Lo chiedo a tutti i colleghi. Questo patto con il territorio che cosa vuol dire? Che quando noi dobbiamo contenere una fitopatia di questo tipo la si contiene stando a quello che ci dice la scienza nel momento in cui le azioni sono sinergiche. Allora io vi chiedo: le azioni sono state sinergiche? Le Province sono state esautorate della loro capacità di intervenire e le loro aree si trovano nelle condizioni in cui si trovano, i Consorzi di bonifica, di cui abbiamo dibattuto ieri, hanno una debitoria importante e chiaramente non riescono a fare gli interventi in quelle aree che abbatterebbero la quantità di popolazione e di vettore, i Comuni non hanno le risorse per poter intervenire nelle loro aree periurbane, gli agricoltori di quella parte di cui oggi si lamentava della zona di Lecce, che poi è stata quella che ha portato questa fitopatia a progredire nelle altre aree, hanno tutta quella massa di cittadini che non hanno avuto in questi anni la possibilità di intervenire. Ma, allora, di che cosa stiamo parlando?
Avrei magari accettato ben volentieri un atteggiamento diverso da parte del Presidente della Regione Michele Emiliano e dell’assessore Di Gioia, che ogni giorno, in questi tre anni di Governo, dovevano andare in Europa a battere i pugni, perché l’Europa – lo ha ricordato anche qualcun altro prima del mio intervento – è corresponsabile di quanto è avvenuto sul nostro territorio, perché l’Europa ha una serie di direttive che concernono proprio misure di protezione contro l’introduzione nella Comunità europea di organismi nocivi ai prodotti vegetali e contro la loro diffusione all’interno della Comunità. L’Unione europea ha fatto quello che doveva fare nel momento in cui, da quello che ci è stato detto, noi abbiamo introdotto questo batterio all’interno del nostro territorio? Allora ci si lamenta delle pochissime ed esigue risorse che sono arrivate dal Governo, ma quel Governo era un Governo vostro. Quel Governo era un Governo dove voi dovevate andare a far capire che la situazione in Provincia di Lecce stava implodendo. Quando sono arrivate con poste finanziarie alquanto dubbie, perché sono marchette e marchettine da parte dei vostri Sottosegretari, e sono arrivate qui per accontentare qualcuno, e noi lo denunciavamo in quest’Aula, perché di un milione di euro non ce ne facciamo nulla, quando chiedevamo in questo lasso di tempo interventi importanti per riprogrammare le attività in Provincia di Lecce...
Qualcuno qui ricordava, prima che oggi voi lo sottolineaste, che quelle piante e quelle varietà tolleranti o resistenti, la cui tenuta della resistenza era alquanto dubbia, perché c’erano dei dati scientifici, ma in realtà non sapevamo effettivamente se le cose stessero così, oggi l’Osservatorio fitosanitario regionale, per poter approntare il suo Regolamento attuativo, ha dovuto precisare, onde incorrere in rischi importanti nel futuro per chi, come ricordava l’assessore, vuole investire su queste cultivar, la cui resistenza e tolleranza non è acclarata nel tempo, l’ha dovuto rimarcare all’interno del Regolamento attuativo, che assorbe, poi, i decreti ministeriali.
Oggi lo ricordiamo. Chiaramente, tutti quanti vogliamo metterci con le spalle al muro di fronte alle responsabilità di dare un futuro al nostro territorio. Noi abbiamo deciso di fare un’operazione molto più importante. Abbiamo iniziato a farla in Provincia di Lecce e continueremo a farla in tutta la nostra regione. Ascolteremo tutti gli stakeholder impegnati per questa vicenda, ascolteremo la parte scientifica, evidentemente, ascolteremo tutte le associazioni datoriali, ascolteremo tutti coloro che opereranno e operano all’interno della zona della Provincia di Lecce, oggi considerata tutta zona infetta, in quello che appunto era anche ora che partisse come laboratorio a cielo aperto.
Passiamo poi a una questione molto importante, sulla quale, per la verità, poco impegno vedo da parte del Governo. È questa tanto decantata rigenerazione del paesaggio dell’ulivo e ricostituzione di un territorio che, effettivamente, ha bisogno di interrogarsi su questa tematica. Quando parliamo di crisi idrica, e noi l’abbiamo denunciato più volte nella IV Commissione e qualche volta anche nella V Commissione ambiente, noi parliamo di una cosa molto importante. Lo dicevamo ieri. La Provincia di Lecce ha una questione ambientale di proporzioni inimmaginabili. Questa questione ambientale si chiama “contaminazione” di acque saline che noi ingeriamo dal Mar Ionio al Mar Adriatico.
Abbiamo posto un problema molto importante. Gran parte del territorio della provincia di Lecce si desertifica, perché abbiamo innumerevoli pozzi abusivi perché la gente non va a prendere ad attingere l’acqua…
Ho fatto l’esempio ieri del Consorzio Arneo, 4.300 ettari potenzialmente irrigui. Di questi 4.300 ettari soltanto 350 sono effettivamente utilizzati dagli agricoltori locali, e lo abbiamo anche detto più volte all’assessore. Il perché è noto, il costo dell’acqua, perché uno utilizza una pompa a gasolio, spende magari 30-40 centesimi a metro cubo piuttosto dei 60-70 centesimi che dovrebbe spendere se dovesse emungere dalla rete irrigua dei Consorzi di bonifica.
Ha fatto bene il collega Pendinelli a soffermarsi in modo abbastanza chiaro su questa questione che riguarda la questione delle questioni: la risorsa acqua. Di fronte a questa questione ci dobbiamo interrogare non solo perché bisogna magari ripensare a un paesaggio… Io penso che qui bisogna stare attenti, perché ho chiesto, e lo chiedo anche ai colleghi agronomi, di pensare anche a forme di aridocoltura o a forme di agricoltura in asciutto, oltre che potenziare quel tanto decantato riutilizzo dei reflui urbani per i quali, per la verità, dopo tre anni ben poco si è visto in efficienza e ottimizzazione dei nostri impianti di depurazione con ulteriori moduli di affinamento che consentirebbero di avere acque ad una determinata tabella che poi possano essere recuperate e distribuite all’interno della rete irrigua dei Consorzi di bonifica.
Di fronte a tutti questi aspetti sì che si può aprire un ragionamento importante, perché, signori, di questo passo io luce sulla questione che oggi ci riguarda, cioè del batterio, io non ne vedo, perché abbiamo una provincia di Lecce oggi dove il batterio è considerato ormai endemico, perché zona infetta, tanto è vero che in quell’area non sono previsti più, da parte dei decreti e delle decisioni ministeriali, interventi molto drastici come le misure di eradicazione. Ma lì si sta facendo ben poco. L’assessore ricordava quanto si è fatto per le imprese vivaistiche con la termoterapia, ma noi abbiamo mandato fuori mercato in quel periodo le aziende dell’idruntino con una termoterapia e con dei macchinari che loro non potevano sostenere e il grido di dolore non è stato accolto dal Governo vostro nazionale, che doveva dare delle risorse e delle risposte a coloro che per mantenere e per mantenersi sul mercato dovevano avere un aiuto per acquistare quei macchinari. Parliamo di un comparto che vale oltre 30 milioni di euro e che fa lavorare tantissima gente. Sulle questioni, e mi accingo veramente alla conclusione, perché non voglio rubarvi altro tempo in quanto veramente tanto si è detto in questo periodo, io dico una cosa, e la dico al collega Caroppo e la dico a tutti i colleghi che sono intervenuti: se pensiamo con decreti, norme e quant’altro di uscircene da questa problematica anche con le norme più importanti, anche con le norme ben fatte noi non abbiamo capito nulla, perché la prima cosa che dovrebbe fare una struttura, una delle strutture più importanti di questa Regione, che è la struttura dell’assessorato all’agricoltura, un assessorato all’agricoltura che, per la verità, da quando mi sono laureato, quello che ho visto in questo assessorato… Chiaramente, assessore, sto molto attento ad addebitarle tutte le colpe, per l’amor di Dio, perché sul problema della Xylella la maggior parte delle colpe ce l’ha quella persona che dovrebbe essere seduta – ecco, è arrivato adesso sorridente – e che si sarebbe dovuta impegnare a dirimere queste conflittualità. Poi non lo so cosa ci dirà durante il suo discorso, però intanto questa era la funzione – Presidente, le ricordavamo una funzione molto importante –, che è la funzione pedagogica che lei avrebbe dovuto ricoprire intorno a questa immane problematica, e lei purtroppo si è spostato come girava il vento. Questo lo può fare qualcuno dall’opposizione, ma non avrebbe mai, mai dovuto farlo lei.
Io concludo dicendo che, se vogliamo veramente attuare un cambio, l’assessore parlava di un cambio di clima, ma se qualcuno avverte Andriukaitis quando verrà qui, e questo non è un tifo per andare chiaramente in infrazione, se qualcuno avesse la compiacenza di avvertire Andriukaitis che sui 97.000 ettari della provincia di Lecce quelli che effettivamente ad aprile hanno dovuto procedere alla pratica della trinciatura, della decespugliatura e della pulizia sono soltanto il 10-15 per cento, allora qualcuno forse aprirebbe gli occhi a capire che, se non vuole portarci in infrazione oggi perché sta cercando di pararsi – e non dico quel termine – e di scaricare tutto al prossimo Governo regionale, noi dobbiamo cercare di snidare queste cattive pratiche politiche che ancora appesantiscono una questione così importante come quella del batterio, perché, ripeto, altrimenti – collega Caroppo, lo dico a tutti quanti – noi arriveremo nel tempo e continueremo a parlare di cantanti e di santoni, e, ripeto, smettiamola di scaricare la responsabilità a queste persone, perché la politica deve sostituirsi su tutto e la politica deve avere la capacità di dare degli indirizzi che possano risolvere queste problematiche, altrimenti sono delle lamentele che noi ci porteremo avanti nel tempo, aspetteremo nuovi decreti, aspetteremo nuove misure in deroga agli strumenti paesaggistici, le conflittualità aumenteranno sempre e al prossimo governatore di turno o al prossimo politico di turno spetterà l’infelice compito di gestire una problematica così grande, che in tempi non sospetti era a fine 2013, dovevamo ancora iniziare a parlarne, e qualcuno, quale il sottoscritto, disse che con questa fitopatia noi avremmo dovuto convivere. Per la verità, non soltanto la Puglia, ma l’intero bacino del Mediterraneo avrebbe dovuto conviverci. Quello che è mancato – ripeto – in questa programmazione è una programmazione agricola a tutti i livelli, iniziando dal PSR e continuando per tutte le misure strutturali che in modo organico avrebbero dovuto far ripartire. Penso ai tanti giovani che soffrono in Provincia di Lecce e che non hanno avuto la possibilità neanche di accedere a un primo insediamento. Questo è vergognoso, ripeto. È vergognoso. Oltre a questa immane malattia, che purtroppo ci è capitata, non c’è stata la capacità della politica quantomeno di ammorbidire quelle conflittualità e i toni e di cercare di ripartire con il grido di dolore di molti agricoltori e di molti olivicoltori che ci richiedono misure economiche, misure finanziarie, misure di detassazione, misure contributive importanti per poter cercare di ripartire. Ahimè, in Provincia di Lecce, qualcuno dovrebbe anche farsi una passeggiata... L’ho detto l’altro giorno. Era chiaramente un modo provocatorio per dire che in Provincia di Lecce l’agricoltura sta scomparendo, se qualcuno non se ne è accorto.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
La parola al consigliere Ventola. Però ha pochi minuti.
Vi avverto che si è iscritto anche Colonna. Per cui, riflettete.
Speaker : VENTOLA.
Presidente, colleghi consiglieri, assessori, io non mi aggiungerò al coro di chi oggi continua a strumentalizzare una questione che doveva essere trattata con reale emergenza. Mi soffermo solamente a fare qualche piccola riflessione. Soprattutto, mi sarei aspettato dall’assessore che alla fine della sua relazione ci fossero delle proposte che potessero guardare realmente a che cosa bisogna fare.
Nel programma elettorale del Presidente Emiliano alla voce “agricoltura” c’erano poche parole dedicate alla Xylella. Nella parte in cui si dovevano definire le azioni per intervenire la Xylella è totalmente assente. Questo lo sottolineo solo perché, evidentemente, prima che lei diventasse Presidente della Regione, forse non era ben chiara quale fosse la reale urgenza, oserei dire un’emergenza. Questo non è da addebitare da un punto di vista politico. Noi dobbiamo essere pure reali e, soprattutto, leali nei confronti dei nostri cittadini. Non siamo dei tuttologi, non siamo coloro che hanno la soluzione a tutto. Dobbiamo avere l’umiltà di dire che di certe cose non ne capiamo nulla e che sentiremo le persone più esperte, sentiremo chi ha già vissuto questa esperienza, in forma collaborativa con i diversi organi istituzionali, e non attendere l’arrivo di provvedimenti per poi, eventualmente, non condividerli e magari pensare più ad un approccio inquisitorio alla ricerca di responsabilità, vedasi l’intervento della magistratura, della Procura di Lecce o vedasi anche l’intervento normativo voluto in questo Consiglio regionale per ben due volte, la prima volta bocciato e la seconda volta approvato come quello della legge n. 7/2016.
Ho sentito parlare anche di interventi di chi doveva realizzare la TAP che probabilmente era interessato a fare in modo che questa malattia dovesse espandersi. Abbiamo sicuramente sbagliato approccio, e utilizzo il plurale perché da quest’Aula dobbiamo uscire tutti quanti consapevoli che siamo tutti responsabili, ognuno per il proprio ruolo, perché quello che sta accadendo è qualcosa che ha segnato la vita di una parte della nostra Puglia, ma che segnerà la vita futura di tutti i pugliesi.
Se usciamo di qui dicendo che è stata solo colpa di Tizio, di Caio, di Sempronio sinceramente avremmo solamente aggiunto e implementato l’ira di quei cittadini che aspettavano una risposta da una classe dirigente che non è arrivata. Che si cambi approccio su un tema del genere, probabilmente, con tanta umiltà la si smetta di andare alla ricerca di responsabilità e si cerchi di capire, utilizzando le professionalità che finora hanno circondato, altri che vorranno cambiare, i diversi scienziati che su questo tema sono intervenuti affinché poi la politica, e quindi lei come maggiore referente di questa Regione, possa individuare un Piano per il quale poi trovare le necessarie risorse. Non se ne esce con interventi spot, non se ne esce con interventi piccoli, mirati, pensando di dare un contentino. La platea oggi interessata non è solo fatta di agricoltori, ma è fatta di tantissime persone che non potranno avere accesso ad eventuali incentivi e agevolazioni. Però, noi abbiamo una legge in Puglia, che è solo nostra, che tutela l’ulivo. Noi abbiamo voluto in questa Regione Puglia una legge che lo tutelasse. Per cui, è un argomento che probabilmente non è stato per niente valutato, perché la visione non è stata strategica sino a questo momento, perché probabilmente attraverso quella legge, siccome abbiamo posto un vincolo alla proprietà privata, se fosse così importante, sarebbe lo stesso pubblico a doversi far carico di alleviare le difficoltà a cui è andato incontro un cittadino che si è trovato a subire un vincolo senza nessun tipo di condivisione.
È una legge regionale. Quanto è stata finanziata quella legge? Mai un centesimo, e poi pretendiamo che il cittadino debba tutelare, magari non agricoltore, quell’ulivo secondo una normativa ben chiara di tutela del paesaggio.
Quando si fanno le leggi e ci si crede veramente bisogna allocare le risorse, altrimenti significano solo enunciazioni di principio.
Io, Presidente, mi auguro che da oggi veramente si abbia un approccio emergenziale e strategico, non politico, perché se andiamo alla ricerca adesso del Ministro Martina, tra qualche giorno avremo qualche altro ministro, che sicuramente se sarà di questo nuovo Governo ci riempirà di risorse, andrà nel Salento e, piuttosto che dire che ci sono state le multinazionali brasiliane a portare questa malattia o a partecipare a comizi pubblici insieme ai loro leader guru negli anni passati in cui si diceva che era un danno, era spreco di risorse pubbliche eradicare gli ulivi, probabilmente di fronte a un’assunzione di responsabilità il problema sarà risolto perché arriveranno tanti di quei milioni di euro che non solo andremo a ripiantare, ma metteremo sicuramente in una condizione i nostri concittadini pugliesi dell’area sud a risolvere questi problemi.
Presidente, non stanno da chiedere dimissioni o non dimissioni. Non giochiamo a questo, perché questa è un’assunzione di responsabilità di tutti. Tutti dobbiamo assumerci questa responsabilità. Ognuno di noi, quando è andato nel Salento, ha rincorso la notizia. C’era gente che si attaccava all’albero, pronto il politico al fianco di quella persona per dire “sì, fai bene”, per poi magari in altri contesti dire il contrario. Si faceva un comizio in piazza durante le campagne elettorali e, a seconda dei leader che arrivavano, abbiamo visto tanti dei nostri colleghi qui andare lì e perorare cause, consapevoli che stavano sbagliando.
La politica, quella vera, quella alla quale noi chiediamo il consenso, ha l’obbligo di raccontare la verità e, quando non le sappiamo le cose, di dire “non ne capiamo nulla”, “non chiedeteci cose che noi non siamo in grado di fare”, “utilizzeremo le migliori esperienze”, “approfondiremo tutti gli studi”, ma non che ogni volta ognuno di noi diventa il paladino di qualsiasi battaglia che vede qualcuno uscire sui telegiornali o magari anche utilizzando, come diceva prima il collega Caroppo, leader nazionali da un punto di vista mediatico, di musica e di spettacolo per assurgere agli onori della cronaca. Dopo qualche ora quella notizia è andata via, ma il problema rimane a quei cittadini e a noi pugliesi.
Mi auguro che nella sua relazione conclusiva ci sia una lettura diversa, che sia di prospettiva, per capire che cosa da oggi dobbiamo poter fare, e insieme si vada sul territorio a fare quella sana pedagogia che dica realmente le cose come stanno, nel rispetto dei pugliesi.
Speaker : PRESIDENTE.
Prego, consigliere Abaterusso.
Speaker : ABATERUSSO.
Grazie, Presidente.
Io penso che questo Consiglio può avere ed ha un senso solo se, oltre alla legittima critica rispetto a ciò che è stato fatto fino ad oggi dalle varie Istituzioni che si sono dedicate, interessate all’argomento, riuscirà a partorire anche alcune proposte che potranno servire al Governo regionale e all’intera filiera delle Istituzioni.
Parliamoci chiaro. Noi siamo di fronte ad una crisi gravissima che sta investendo il comparto agricolo salentino/pugliese a seguito dell’infezione da Xylella fastidiosa che sta ogni giorno assumendo dimensioni sempre più gravi e allarmanti a quattro anni di distanza. I risultati conclamati sono la diffusione dell’infezione e un’estensione sempre maggiore – oggi abbiamo la notizia dell’Unione Europea che ha allargato la zona di influenza – delle aree colpite, oltre all’apertura della procedura di infrazione da parte della Commissione europea.
Di fronte a questi risultati, non ci sono più alibi. Non si è fatto abbastanza e quello che si è fatto non è stato sufficiente. Quando dico questo non mi riferisco sicuramente a questa Assise, ma in generale, come dicevo prima, all’intera filiera delle Istituzioni, dall’Europa fino all’ultimo dei Comuni e fino all’ultimo dei cittadini.
Abbiamo assistito in questi anni alle cose più improbabili. C’è qualcuno, anche in questa sede, che oggi ha detto alcune cose e fino all’altro ieri diceva esattamente il contrario. Il risultato è che l’intera Provincia di Lecce oggi è zona infetta. Due terzi della Provincia di Brindisi e un terzo della Provincia di Taranto rientrano tra le zone infette e quelle di contenimento. Tre Comuni della Provincia di Brindisi e sei Comuni della Provincia di Taranto, insieme ad uno della Provincia di Bari rientrano nella zona cuscinetto.
La politica, le Istituzioni, la Regione, il Governo nazionale, il Governo europeo devono assumersi le responsabilità e cambiare passo. Bisogna dare risposte alle imprese e ammettere che il sistema di gestione dell’emergenza Xylella non è stato svolto come la situazione imponeva, ma in questo Consiglio – come dicevo prima – io non credo che sia utile fare polemiche e andare alla ricerca di responsabilità. L’unica cosa che bisogna fare è quella, tutti insieme, di cambiare passo.
Oggi ci troviamo di fronte a una procedura di infrazione, ci troviamo di fronte a un dramma, una tragedia che ha colpito il Salento prima e rischia di colpire la Puglia poi. Quindi, non è tempo di fare processi. È l’ultima cosa che vogliamo, anche perché nei processi ci sono quelli che sono nati sempre giudici e non cambieranno mai ruolo e ci sono quelli che sono nati imputati e sempre imputati rimarranno, come dicevo prima.
Noi ci dobbiamo assumere, tutti insieme... Io ho apprezzato molto l’intervento del collega Ventola. Noi ci dobbiamo assumere tutti insieme le nostre responsabilità, presentando proposte in grado di dare risposte celeri, cominciando a utilizzare le risorse disponibili ora, adesso, qui.
Non possiamo stare più immobili aspettando che siano altri a fare il primo passo, anche perché quel passo nessuno ci può garantire che sia il passo giusto. È per questo che torniamo a chiedere oggi, lo faccio io in maniera umile, in questa sede, al Presidente Emiliano, all’assessore Di Gioia, a tutta la Giunta regionale, una maggiore determinazione nel fronteggiare queste emergenze e nell’individuare un programma di interventi che consenta alle imprese agricole colpite da questo batterio, da questa tragedia, di guardare al futuro, ad un nuovo sviluppo anche oltre la Xylella fastidiosa.
Non è possibile che ci vogliano anni – permettetemi questa piccola critica – per avviare la liquidazione degli indennizzi agli agricoltori che hanno presentato domanda tre anni fa. Abbiamo 12 milioni di euro disponibili già dal 2016 e ancora oggi non si è provveduto a pagare le imprese. I ritardi si possono accettare se mancano le risorse, ma se le risorse ci sono questi ritardi non sono giustificabili. Vediamo chi sono i responsabili ed evitiamo che ciò possa continuare a succedere.
In sede di approvazione del bilancio io avevo formulato una proposta, un emendamento articolato che consentiva di intervenire su diverse materie oggetto di questa problematica e che stabiliva anche delle somme.
Mi fu detto da parte dell’assessore, del Presidente, della Giunta di ritirare quell’emendamento, perché non era il tempo, il luogo e il modo esatto per chiedere un intervento di quel genere, ma che comunque c’era la disponibilità a guardare come si poteva utilizzare quella proposta, che io ancora conservo.
Si tratta di una proposta che oggi può rappresentare la modalità più rapida, insieme alla proposta di legge che abbiamo presentato oggi, che abbiamo annunciato qualche giorno fa e che oggi abbiamo presentato in maniera ufficiale, misure di sostegno a favore dei territori colpiti da Xylella fastidiosa. È bene sottolineare che la Xylella non colpisce solo gli oliveti, ma sta compromettendo interi territori. Si deve parlare dell’intero tessuto socioeconomico, ambientale, paesaggistico che la batteriosi sta compromettendo. Le proposte di cui sto parlando fanno specifico riferimento a quanto disciplina l’attuale Regolamento comunitario per gli aiuti di Stato.
Si tratta della disciplina a cui sono sottoposte tutte le misure di sostegno erogate alle imprese e ad altri soggetti del mondo agricolo e delle aree rurali. Ogni azione è declinata e fa riferimento allo specifico paragrafo del Regolamento, perché adesso, come dicevo prima, è arrivata l’ora del fare e non del promettere, perché per le promesse il tempo è scaduto.
Questo programma che riguarda – dico velocemente alcune voci – sostegno per investimenti non produttivi destinati a preservare il patrimonio culturale e naturale delle aziende agricole, sostegno per l’avviamento per i giovani agricoltori, sostegno alla cessione di aziende agricole, sostegno alle aziende agricole per attività finalizzate alla conservazione e al mantenimento del patrimonio paesaggistico, sostegno alle aziende di trasformazione per la riduzione della capacità produttiva, ai frantoi, per esempio, ma non solo a loro, sostegno per le perdite di reddito dovute… insomma, tutta una serie di sostegni in questo settore, ebbene questo programma si inserisce all’interno di uno degli strumenti del PPTR, i piani integrati del paesaggio, trattandosi di uno strumento partecipativo che può disciplinare alcune delle condizioni che attivano alcune misure, quali gli aiuti agli investimenti non produttivi e gli aiuti compensativi legati ad attività di manutenzione del territorio che non hanno finalità produttiva.
Dobbiamo garantire sostegno ad attività che hanno un’alta incidenza di manodopera e che possono essere sostenute al 100 per cento. Si tratta di attività che diventano complementari al reimpianto e alla riconversione produttiva. Quindi, come state vedendo, io guardo oltre. Nel Salento in particolare, nelle aree infette, l’olivicoltura è rappresentata da piccoli appezzamenti, come diceva qualcuno prima di me, molto frammentati, rivolti prevalentemente all’autoconsumo, condizione che oggi, in presenza del disseccamento, rischia di creare condizioni di abbandono. Gli investimenti a tutela del paesaggio possono essere una risposta, debbono, a nostro parere, essere una risposta. Presso la Camera di commercio di Lecce sono iscritte 9.000 aziende agricole – sono dati fornitimi dalla Coldiretti –, 7.000 di queste aziende sono aziende olivicole, poi ci sono 45.000 detentori di fascicolo aziendale, che al momento, ad oggi, sono esclusi da ogni forma di ristoro o di possibilità di investimento.
Io credo che questa proposta che riguarda il paesaggio sia l’unico strumento che può andare incontro alle problematiche di questi 45.000 detentori di fascicolo aziendale, che non sono produttori agricoli, ma sono proprietari di piccoli appezzamenti di terra, che – attenzione – qualora dovessero essere esclusi da una ricrescita del paesaggio attraverso il reimpianto, noi avremmo un grave problema paesaggistico soprattutto nella provincia di Lecce, un problema nel quale ci troveremmo di fronte a una parte di territorio che gode del reimpianto e, quindi, di una parte del territorio in cui ci sono di nuovo gli uliveti oppure altre forme di agricoltura e un’altra parte, la maggioranza, che sarebbe completamente desertificata. Questa è una cosa che noi non ci possiamo permettere.
Poi c’è tutta una serie di altri problemi che riguardano l’assistenza alla ripartenza dell’agricoltura in quella parte della Puglia. C’è il problema, come qualcuno ha detto, dell’acqua. Noi abbiamo un’estrema necessità dell’acqua. Gli agricoltori della Provincia di Lecce, parlo per quelli, perché quelli al momento sono i più colpiti e sono quelli che oggi possono essere nelle condizioni di ripartire, hanno il problema dell’acqua. È un problema annoso. Il problema del divieto di emungimento all’interno di una certa fascia, il problema della difficoltà a recuperare l’acqua in un’altra fascia. Abbiamo bisogno della possibilità, Presidente Emiliano, di un piano straordinario di interventi, di progetti per il riutilizzo dei reflui in agricoltura. Su questo, la Regione, che è socio unico dell’Acquedotto pugliese, deve dare direttive per un piano straordinario in questa direzione, che aiuti, anche qui, una ripartenza dell’agricoltura in quella Provincia.
Poi abbiamo bisogno anche di altro. Non di tutto, ma di qualcosa. Ricordo che vent’anni fa, durante uno degli ultimi Governi del centrosinistra, anzi dei primi Governi del centrosinistra, si parlò per le zone particolari dei patti territoriali anche per l’agricoltura, che diedero risultati strabilianti, positivi, di cui ancora oggi si godono i risultati. Adesso quello strumento è superato, ma ce ne sono altri. C’è, per esempio, il contratto di distretto, dove ci possono essere gli imprenditori agricoli, le Amministrazioni locali, le cooperative, insomma tutti coloro che hanno diritto di utilizzare tutti gli strumenti necessari per ripartire, per interventi di sollievo e anche per ripartire.
In tutto questo, però, c’è la necessità che noi si ponga un problema esistenziale, direi, per gli agricoltori. È necessario, per esempio, che qualcuno chieda a chi ha il dovere di provvedere la sospensione dei contributi agricoli unificati, così come succede nelle zone terremotate, perché la zona colpita da Xylella è identica alle zone colpite da terremoto. Non è possibile che sulle teste dei coltivatori che non hanno più il reddito che avevano qualche anno fa continuino a gravare le pendenze fiscali. Così come bisogna sospendere, assessore, ne abbiamo discusso ieri, in questi territori il pagamento delle cartelle per i contributi ai Consorzi di bonifica.
Io ho ascoltato attentamente la relazione dell’assessore. Non sono sufficienti le somme di cui pure si è parlato. Sono un segnale certamente importante. Io in quell’emendamento proponevo il 20 per cento delle somme del PSR destinate al problema della Xylella nella provincia di Lecce. Io non so come fare, non so se è compatibile, non sono un tecnico. Non so se questa richiesta è compatibile con il PSR, ma sta di fatto che ci vuole un’attenzione particolare. Quella è una situazione straordinaria.
Il fatto che la provincia di Lecce, il Salento, è stato colpito da un dramma come questo, da un terremoto che ha devastato un’intera economia e non soltanto l’economia ha bisogno di un’attenzione particolare e anche di soldi straordinari. Anche utilizzare le pratiche di lotta integrata volontaria dal sistema nazionale qualità produzione integrata per la lotta al vettore e la gestione degli uliveti che la legge demanda alla Regione consentirebbe di utilizzare le risorse del PSR. La Regione può da subito proporre un sotto programma per le aree colpite da batteriosi ai sensi dell’articolo 8 del paragrafo 2 del Regolamento Unione europea 13.05.2013 sullo sviluppo rurale e partire subito con alcune misure che oggi garantirebbero 80 milioni di disponibilità.
La Commissione si era già espressa formalmente per fornire supporto alla formulazione di un programma organico di interventi di tal genere. Partire oggi con una strategia chiara utilizzando le risorse disponibili vuol dire avere la possibilità già dopo il 2020 di utilizzare le risorse della prossima programmazione.
È necessario, inoltre, poter utilizzare le risorse del Patto per il Sud in favore della riduzione della capacità produttiva, coerentemente con quanto prevede la normativa europea. Si favorirebbero percorsi di chiusura totale o parziale per i frantoi ubicati nelle zone più colpite, in particolare quelli costituiti in forma cooperativa. Penso anche ad interventi, per esempio, per i vivaisti, di cui si è già parlato, ai quali si potrebbe, per esempio, assegnare il compito, vista la situazione di enorme difficoltà in cui versano a causa delle note vicende, il compito della distribuzione delle piante degli ulivi da reimpiantare.
L’aiuto può essere rivolto anche a operazioni di ristrutturazione del debito. Va riformulata la modalità di riconoscimento degli indennizzi per calamità attraverso il riconoscimento di un regime di aiuto secondo l’attuale normativa per gli aiuti di Stato che eviterebbe di utilizzare le limitazioni attualmente previste dal decreto legislativo.
Ho finito, Presidente.
Non vogliamo più assistere all’ennesimo rimpallo di responsabilità o a giustificazione di inammissibilità. È un’esperienza che abbiamo già fatto. È un’esperienza che abbiamo già fatto con le cause di forza maggiore dove, nonostante siano passati mesi, e nonostante le risposte positive della Commissione a seguito delle nostre interrogazioni non sono stati ancora adottati i provvedimenti che consentono alle aziende in difficoltà di poter avvalersi di questa opzione.
Dicevo prima, la Xylella è stato un terremoto per la provincia di Lecce e per il Salento, e rischia di esserlo per la Puglia. Di fronte a questo terremoto, di fronte a questa tragedia immane che ci ha colpito, è necessario da parte del Governo un intervento straordinario in tutti i sensi.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Prego, consigliere Borraccino. Dopo interverrà il consigliere Blasi.
Speaker : BORRACCINO.
Presidente e colleghi, mi limiterò a leggere l’ordine del giorno che, poco prima delle 13, ho presentato alla Presidenza e che purtroppo, a distanza di oltre tre ore, non è stato ancora portato a conoscenza e distribuito ai colleghi consiglieri, anche per poter decidere poi l’orientamento e su come votare su questo ordine del giorno.
Il Consiglio regionale della Puglia, premesso che nell’agosto 2013 a Taviano, in provincia di Lecce, vengono segnalate piante di olivo con disseccamenti fogliari. Il caso diventa oggetto di indagine da parte dell’Università di Bari e del CNR di Bari.
Qualche mese prima, nel corso di un convegno i sintomi erano stati associati alla presenza dell’insetto Zeuzera pyrina. La dottoressa Saponari del CNR escluse l’insetto e suggerì di ricercare altri agenti eziologici. Il dottor Martelli, ricordando disseccamenti osservati in California su vite, suggerì l’ipotesi Xylella come possibile agente causale. Saponari, e sequenziamenti igienici, conferma la presenza di Xylella su dieci olivi e su mandorli e oleandri.
Il 13 ottobre 2013, i ricercatori Saponari, Martelli, Boscia e Nigro segnalano il caso al Servizio fitosanitario regionale, che lo trasmette a quello nazionale e a Bruxelles. Parliamo del 13 ottobre 2013.
In questi mesi altre ipotesi si aggiungono a quella della Xylella. L’Università di Lecce e le associazioni ambientaliste e di agricoltori propongono un’ipotesi alternativa, che si basa sul ruolo di funghi e insetti, nonché sulla cattiva condizione degli ulivi del Salento, risultante dall’inquinamento ambientale e da inadeguate o inesistenti pratiche agronomiche.
Io chiedo ai colleghi che gentilmente intendono concordare… Vengo distratto, perché sto leggendo. Vi chiedo scusa, davvero. Non è una polemica. Scusate.
Detta ipotesi si basa anche sulla convinzione che nel Salento fossero presenti diversi ceppi di Xylella, ipotesi oggi negata da evidenze sperimentali. Ceppi multipli avrebbero suggerito che il batterio è un ospite usuale di questa pianta, incluso il ceppo CoDiRO, visto perciò come un agente secondario dell’insorgenza della malattia. L’ipotesi è in sintonia con quanto sostengono le associazioni ambientalistiche locali e alcuni agricoltori. Si delinea, così, un fronte leccese del “no Xylella” che si contrappone a uno barese. Infatti, ancora nel marzo del 2016, il professor Luigi De Bellis, direttore del Dipartimento di scienze e tecnologie biologiche e ambientali dell’Università di Lecce, mette in dubbio che l’agente causale sia Xylella.
Si noti che nel 2013 i ricercatori baresi hanno anche verificato, escludendolo, il ruolo di funghi e insetti nell’eziologia della malattia. Nigro ed altri nel 2013, Martelli nel 2013 e finanche l’EFSA, l’agenzia per la sicurezza alimentare europea. In presenza di una controversia scientifica, da considerarsi sulla base della letteratura scientifica, e dei numerosi incontri di alto livello, subito promossi dall’EFSA, rapidamente risolti, al riguardo della causa della malattia, ma persino oggi persistente a riguardo della presenza di concausa, essendo la confusione tra cause ed eventuali concause, spesso voluta e strumentalmente agita. In una prima fase, la risposta politico-amministrativa appare sufficiente. Infatti, a distanza di pochi giorni dalla notifica delle autorità italiane della presenza di Xylella nel Salento, il 21.10.2013, la Giunta regionale della Puglia delibera un Piano di emergenza per la prevenzione, il controllo e l’eradicamento del batterio Xylella, ceppo CoDiRO, il 29.10.2013. Quindi, parliamo di otto giorni di distanza.
La rapidità con cui viene stilato il Piano viene giustificata dal fatto che la diffusione del CoDiRO può compromettere lo sviluppo economico delle imprese agricole nel Salento, dove l’olivicoltura è molto importante. Già allora la diffusione del disseccamento degli ulivi appare agli estensori del piano progressiva nel territorio della Provincia leccese. Nel Piano Xylella viene considerato il più importante agente del disseccamento, poiché Xylella è un batterio da quarantena inserito nella lista A1 dell’EPPO, l’European and Mediterranean Plant Protection Organization, considerato assente in Europa. L’articolo 16.1 della direttiva 2029 impone l’adozione sul territorio nazionale di immediate misure di eradicamento o contenimento degli organismi in questione. Si afferma, inoltre, che per la Xylella non esistono metodi di lotta curativi per le piante infette, per cui è fondamentale attuare interventi preventivi per consentire l’eradicazione o prevenirne la diffusione attraverso anche il contenimento della moltiplicazione del vettore principale.
Nel Piano viene ritenuto necessario effettuare un capillare monitoraggio nella provincia di Lecce, oltre ad ispezione nelle altre province della Regione. A seguito del monitoraggio avviato viene, tuttavia, riscontrata una diffusione più ampia di quanto precedentemente ritenuto, tanto che nell’opuscolo pubblicato dalla Regione Puglia Ufficio Osservatorio fitosanitario alla fine del 2014 dal titolo “Linee guida per il contenimento della diffusione della Xylella fastidiosa, sottospecie pauca, ceppo CoDiRO” si afferma che: “con il ritrovamento di molti altri focolai nelle diverse zone della provincia di Lecce risulta particolarmente complesso distinguere sul territorio i singoli focolai e in zone tampone di larghezza di 2 chilometri mantenendole distinte da quelle indenni”. Matura in questo quadro il cosiddetto Piano Silletti. Arriviamo al 10 febbraio 2015 quando il Consiglio dei ministri dichiara lo stato di emergenza in conseguenza della diffusione nel territorio della Regione Puglia del batterio patogeno da quarantena Xylella fastidiosa (Gazzetta Ufficiale n. 42 del 20 febbraio 2015) e nomina il generale Silletti commissario straordinario. Il Piano, elaborato in due tempi, a seguito di un intervento dell’Unione europea sempre più allarmata dalla situazione che si sta determinando, al di là dei dettagli tecnici, prevede l’estensione della zona infetta alla maggior parte della provincia di Lecce. Viene individuata una nuova ed unica zona cuscinetto, posta a nord della zona infetta e costituita da una fascia continua che taglia trasversalmente la penisola salentina dall’Adriatico allo Ionio ed altre misure peraltro già precedentemente avanzate di contenimento del vettore.
Quest’ultimo, anche se ritenuto non esclusivo, è oramai identificato in Philaenus spumarius, nome comune “sputacchina”, insetto che si muove preferibilmente saltando anche se le forme adulte sono capaci di volare.
Le misure di contenimento del vettore sono, pertanto, di due tipi: pulizia del suolo da infestanti dove l’insetto si riproduce e cresce ed uso di pesticidi per la forma adulta sia pure in modo limitato. I pesticidi.
Le difficoltà di attuazione del piano per gli aspetti che riguardano l’eradicazione e l’utilizzo di fitofarmaci, dovuta anche all’opposizione di gruppi ambientalistici e di alcuni ricercatori, porteranno il Commissario a scrivere sul frontespizio del piano d’intervento, il secondo stralcio del 30 settembre 2015, la Xylella si nutre e si sviluppa sull’incomprensione tra gli uomini.
Premesso, inoltre, che i pugliesi, e con loro gli italiani e gli europei, non sapranno mai se il Piano Silletti fosse efficace o meno per il sopravvenuto intervento della magistratura leccese, che a dicembre 2015 ordina il sequestro cautelativo degli ulivi, contemporaneamente indagando a vario titolo scienziati e tecnici, processo penale n. 10497 del 2015, dopo vari mesi di inchieste che avevano prima stupito e poi allarmato la comunità scientifica internazionale. Dopo Di Bella e Stamina, si profila un altro clamoroso caso di mancanza di giudizio da parte di alcuni giudici.
L’intervento della Procura di Lecce, che nasce dichiaratamente da esposti di associazioni ambientaliste e fa seguito a numerosi interventi della giustizia amministrativa, suscita le reazioni favorevoli del nuovo Governo della Regione Puglia, che già nei mesi precedenti ha messo in piedi una Commissione tecnica con l’intento dichiarato di trovare soluzioni al problema della malattia degli ulivi alternative a quelle precedentemente indicate. È inoltre rimarchevole dal punto di vista culturale che il Presidente Emiliano si sia all’epoca convinto della persistenza di una controversia scientifica al riguardo della eziologia della sindrome di disseccamento rapido degli ulivi e che ritenga luogo di risoluzione di tale asserita controversia l’aula di un tribunale.
Certo è che l’effetto dell’intervento della procura è devastante. Silletti si dimette da Commissario, il piano si blocca, persino le attività di studio della diffusione del batterio subiscono un rallentamento. All’archiviazione del procedimento penale la situazione appare ulteriormente definitivamente compromessa.
Premesso, infine, che le possibilità di eradicazione del batterio, già scarse al momento della sua diagnosi, come risulta anche da studi recenti di simulazione della diffusione del batterio del 2017, dopo la lunga stasi determinata dal cambiamento disposto dall’iniziativa della magistratura e dall’inerzia del Governo regionale, devono considerarsi nulle, con conseguente più o meno rapida diffusione in tutta la Puglia, ad eccezione del Gargano; che dalla Puglia la malattia probabilmente si estenderà all’intero bacino del Mediterraneo e che, in considerazione di quanto sopra detto, il senso del recente decreto Martina, che rispetto ai precedenti piani, oltre alla eradicazione degli alberi colpiti, riserva al batterio, prevede un ampio uso di pesticidi e quello esclusivo, al contrario dei precedenti, di arginare la diffusione del batterio o almeno rallentarla anche a costo di un ulteriore danno alle colture salentine.
Tutto ciò premesso e considerato, impegna, il Consiglio regionale pugliese, il Governo regionale a chiedere al nuovo Governo nazionale di riconsiderare d’urgenza la qualità dei pesticidi suggeriti per l’eliminazione del vettore della Xylella, escludendo – tassativamente, dico io – i neonicotinoidi o meglio specificando gli areali da trattare.
Impegna il Governo regionale ad investire maggiori somme per la ricerca di specie di olivo resistente in tutto o parzialmente al batterio; ad investire maggiori somme per lo studio della Xylella, oltre allo scopo di individuare future terapie applicabili, evitando così che si ripropongano voci di improbabili metodi naturali sufficienti a risolvere il problema; ad investire maggiori somme per lo studio del vettore prevalente della Xylella, di altri potenziali vettori, dei loro cicli biologici e del periodo di migliore intervento, anche chimico, con minore impatto ambientale; ad investire maggiori somme per lo studio della potenziale diffusione del batterio, anche attraverso l’approfondimento della conoscenza delle specie vegetali coinvolte a vario titolo; a garantire agli olivicoltori le provvidenze economiche sufficienti alla sostituzione delle piante eradicate e alla diffusione di pratiche agronomiche in grado di contenere la moltiplicazione dei vettori; infine, a costituire per aree definite comitati di confronto e consultazioni con il coinvolgimento dei Comuni, delle associazioni dei produttori, delle organizzazioni sindacali di categoria, delle associazioni di cittadini per evitare che informazioni sbagliate o fuorvianti orientino in modo antiscientifico e provochino ulteriori danni.
Questo ordine del giorno è stato consegnato poco prima delle 13. Io, cortesemente, inviterei il Presidente Loizzo, come ho già fatto precedentemente recandomi alla Presidenza, a distribuirlo ai colleghi consiglieri per poterne prendere visione.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Grazie.
La parola al collega Damascelli.
Speaker : DAMASCELLI.
Grazie.
Excusatio non petita, accusatio manifesta. Dov’è l’assessore? Ad ascoltare il suo intervento si rilevano una serie…
Dicevo, assessore, excusatio non petita, accusatio manifesta. Ad ascoltare la sua relazione si rilevano una serie di giustificazioni che lei ha enunciato nel suo intervento e che dimostrano, appunto, tutti i ritardi colpevoli dell’Amministrazione regionale nella vicenda della Xylella fastidiosa. È un argomento forte, importante, fondamentale, per il nostro territorio e per la nostra comunità che non consente più giochi di prestigio e giri di valzer al fine di continui scaricabarile di responsabilità che vengono attribuite puntualmente ad altri organi istituzionali.
Si è subito precipitato il Presidente quando all’Italia è stata applicata la procedura di infrazione a specificare che non era diretta alla Regione Puglia, ma allo Stato italiano. Per colpa di chi? Per colpa di tutte le inadempienze della Regione Puglia. L’incipit della relazione è con la fine dell’emergenza. Noi pensiamo che l’emergenza, assessore, non sia mai finita, giuridicamente, quando il Presidente, appunto, annunciava che era una liberazione la fine del commissariamento e si passava alla fase ordinaria della gestione. Però, noi abbiamo in quest’Aula, in sede di Commissione, più volte fatto rilevare quali erano le inadempienze e quali erano, invece, le attività che la Regione avrebbe dovuto svolgere, a cominciare dalla divulgazione fatta, però, a tempo debito, dalla divulgazione delle buone pratiche dei mesi in cui i lavori dovevano essere effettuati, della necessità degli interventi fitosanitari, di tutto quello che la scienza ci diceva di fare, in un momento in cui politica, scienza e – ritengo – agricoltori, che andavano coinvolti in questo processo decisionale, avrebbero potuto dare un serio segnale nell’arginare il fenomeno della Xylella fastidiosa.
Quanto alla divulgazione, questo è un esempio di scarsa attività di promozione e divulgazione. Guardate questo volantino della Regione Puglia, Dipartimento agricoltura, sviluppo rurale e tutela dell’ambiente, Sezione osservatorio fitosanitario: due fotine, quattro righi, distribuito tra la popolazione, con dietro soltanto un po’ di indirizzi e numeri di telefono, inutili.
Era il cavallo di battaglia della campagna elettorale del centrosinistra e del Presidente Emiliano e doveva rappresentare la prima priorità della sua agenda di governo, ma così purtroppo non è stato. E a pagarne le conseguenze di tutto ciò sono stati i pugliesi, sia per il gioco dello scaricabarile delle responsabilità, sia perché è mancata una vera e propria visione complessiva del problema.
Così come non vediamo ancora concretizzati gli interventi a sostegno delle imprese agricole e olivicole. Un giro di continui cambi di idea: prima si era totalmente contrari all’abbattimento, poi si era favorevoli ad alcune misure volte all’abbattimento soltanto di alcune piante e alla potatura mirata di altre, quindi un dietrofront dietro l’altro, sino ad arrivare alla costituzione di task force, che però anche dalla sua relazione, assessore, non si evince quali risultati abbiano portato al contenimento concreto di questo problema.
Così come non abbiamo ancora capito quali risultati produrrà quella legge che si è preoccupata soltanto di prevedere un’agenzia utile a creare nuove poltrone per nuove nomine, ma non a risolvere il problema.
Della Xylella se ne sono occupati veramente tutti. Procure, magistratura, Corte costituzionale, nel momento in cui è stato necessario un impegno della Corte per dichiarare l’incostituzionalità di una legge che, vi ricordo, avete portato in Consiglio regionale soltanto per cercare di ritrovare una unità politica all’interno di una maggioranza frammentata, rotta e spaccata.
Presidente, arrivo alla conclusione.
Quella legge che sapevate essere del tutto incostituzionale, che faceva soltanto perdere tempo. Nel frattempo, la Xylella avanzava. Avanzava sino a giungere addirittura alle porte di Bari. Voglio ricordarvi che siamo in una, anzi nella zona in cui si produce l’olio extravergine di oliva più pregiato al mondo. L’olio extravergine d’oliva DOP. Olio extravergine di oliva che, oltre a rappresentare l’emblema del nostro popolo, è una grande ricchezza economica di questo territorio, che va assolutamente tutelato e preservato, ma che oggi è fortemente a rischio. Ho raccolto, in tanti incontri in sale consiliari dei Comuni del barese, ma anche in convegni, l’ultimo con il collega Pentassuglia a Locorotondo, il grido di dolore di tanti Sindaci che temono per le economie cittadine che si reggono, appunto, sull’olivicoltura. Ecco perché è fondamentale dare finalmente la possibilità di risolvere o contenere questo problema concretamente.
Quando l’assessore afferma che ci sono 32 milioni a disposizione del Piano di sviluppo rurale, vorremmo anche capire entro quali tempi saranno disponibili i fondi del Piano di sviluppo rurale, non soltanto i 32 milioni, ma tutti i fondi a disposizione per sostenere concretamente sia le aziende già esistenti sia quelle che vorrebbero insediarsi, per dare la possibilità di una continuità nella coltivazione delle terre, onde evitare che ciò non avvenga.
Non possiamo continuare ad andare avanti a colpi di slogan. È una problematica che va attenzionata e va curata con la stessa attenzione che si rivolge alle aree terremotate. Noi continuiamo in Puglia a ricevere delle scosse fortissime rappresentate dall’avanzo della Xylella sempre più verso il centro e il nord della Puglia che nessuno riesce ancora ad arrestare. Si tratta veramente di uno scempio, di un disastro economico, ambientale e paesaggistico che ha delle chiare responsabilità politiche sin dal primo momento. Su questo abbiamo sempre assunto atteggiamenti costruttivi, propositivi, ma sino ad oggi, purtroppo, non possiamo riscontrare alcun concreto risultato.
Si tratta di una ferita incalcolabile alla produzione regina della Puglia. Abbiamo soltanto assistito a micro interventi normativi, privi di ogni programmazione seria e complessiva per governare seriamente il fenomeno.
Giungo alla conclusione visto che come Gruppo abbiamo ampiamente superato il nostro tempo. Come diceva il collega Marmo, anche altri lo hanno abbondantemente superato, però arrivo alla conclusione, Presidente.
Ancora una volta siamo a ribadire la necessità che su questo argomento nessuno vuole fare strumentalizzazione politica, però tutti dobbiamo assumerci le nostre responsabilità, perché tutti dobbiamo dare delle risposte al territorio e tutti dobbiamo continuare ad impedire che questo dramma continui a distruggere la Puglia agricola, la Puglia olivicola e il nostro ambiente, il nostro paesaggio e anche la nostra identità.
Speaker : PRESIDENTE.
Grazie, collega Damascelli.
Colonna e poi, per l’ultimo intervento, Campo.
Speaker : COLONNA.
Grazie, Presidente. Farò di tutto per farla ricredere.
Io parto ringraziando l’assessore Di Gioia. Leo, ti sto ringraziando. Vorrei ringraziare il professor Nardone, Direttore di Dipartimento, e tutta la struttura. Intanto, non so se l’assessore lo ha riferito, dobbiamo partire anche da dati di consapevolezza dei nostri limiti, perché se lo staff, la struttura dedicata all’emergenza è composta da una quindicina di persone, se non sbaglio, per un territorio così vasto e con un lavoro così gravoso, impegnativo, duraturo, costante e di responsabilità, insomma dobbiamo farcene una ragione in qualche modo. Quindi, il mio plauso per il lavoro che in questi anni è stato sviluppato.
Io non sono un tuttologo e sono lontano dalla materia non so se, Domenico, è corretto dire agronomica. Non me ne intendo praticamente nulla. Però, tenevo a dire due cose, molto rapidamente. Ho ascoltato dichiarazioni che hanno espresso tante certezze in quest’Aula, io non ho assolutamente certezze e credo che anche la certezza di confidare nella scienza sia essa stessa fallace. Lo dice uno che ha sempre difeso un approccio scientifico, adotta un metodo scientifico anche per deformazione professionale, però anche la certezza nella scienza è essa stessa una cosa antiscientifica. Quindi, riportare in quest’Aula certezze maturate sulla base di elementi già consumati non mi pare una cosa granché brillante. E i tanti colleghi che hanno imputato a ritardi, inadempienze, assenza di azioni le conseguenze già ratificate dalla realtà mi sembrano più che altro dei buoni notai, che certificano, appunto, eventi già consumati, ma non credo siano in condizioni di presentare quella che nel linguaggio giuridico, nella teoria giuridica si chiama nesso di causalità alternativa. Credo che nessuno di voi, voi coloro che hanno espresso questo tipo di certezze, sia in condizione in quest’Aula di affermare con certezza che, se si fosse adottato altro tipo di misura, eradicazioni tempestive, fasce e quant’altro, che non sto qui a ripetere, si sarebbe evitata l’espansione del batterio della Xylella fastidiosa. Nessuno.
Io sono qui non per fornire la mia teoria, ma per riconfermare qui la fiducia in quella teoria, che è la teoria di fatti, di cose dette e fatte, la teoria del lavoro consumato giorno per giorno. Se ha un merito questo Consiglio regionale, che ha sortito anche un risultato, è quello di vedere sancita in un’articolata relazione dell’assessorato la teoria di passi compiuti concretamente nel tempo. Per questo i miei ringraziamenti iniziali. L’unica teoria che riconosco è questa. Il resto sono ipotesi, convincimenti personali, ripeto, non supportati da alcun grado di certezza, tantomeno scientifica.
Prendo atto anche di teorie che si sono evolute nel tempo, di contraddizioni che si sono consumate nel tempo. Prendo atto di come un sistema, di cui una classe dirigente dovrebbe acquisire consapevolezza, sia un sistema imploso complessivamente. Io continuo a ribadire che da una classe dirigente non è accettabile l’atteggiamento per cui la colpa è sempre di qualcun altro. La vita, come la politica, è responsabilità. Arriva il momento in cui ciascuno deve rendere il conto delle cose che ha detto, delle cose che ha consumato. Non possiamo continuare a vivere... Il futuro si appassisce se continuiamo a vivere continuamente nell’assoluzione di noi stessi.
Non accetto da una classe politica dirigente, al di là del ruolo che esercita in un’Aula consiliare o nel panorama politico, non accetto una politica che continua a godere delle difficoltà altrui, che sono difficoltà di tutti, che continua ad imputare ad altri, una politica del dito puntato contro altri, di una politica che continua a individuare le cause dei mali ora negli untori, ora nelle multinazionali, ora nel Governo, ora nel Governo regionale, ora nell’Unione Europea. Viviamo continuamente nell’assoluzione di noi stessi.
Ripeto, è una materia, questa, che più di altre non presenta alcuna certezza. Sembra quasi che una sorta di malattia abbia preso un po’ il clima politico, non solo nostro, ma complessivo, quasi che la legge del formicaio abbia sovrastato le singole formiche, per cui non si risponde alle parole dette e pronunciate e con disinvoltura si cambia opinione di giorno in giorno. Ebbene, io, che coltivo il dubbio, che è il dubbio della scienza, non ho certezze, difendo e ringrazio per il lavoro svolto quella teoria di fatti quotidiani, consumati tentativi, perché nel momento in cui ci si presenta qui con delle certezze senza ricostruire l’attualità dei fatti, l’attualità consumata nel tempo di decine e decine di ricorsi giudiziari, di indagini, di sequestri, di manifestazioni, di proteste e così via, se non ricostruiamo, se abbiamo l’onestà intellettuale di ricostruire la continuità storica degli eventi e ci limitiamo ora a prendere atto di disavventure collettive, ripeto, indugiamo ancora in una politica che si autoassolve e continua a puntare l’indice contro altri.
Se è possibile ed è comprensibile che questo approccio sia da parte di chi sta fuori di un’Aula consiliare, del barista, del passante, dell’agricoltore, non è possibile che questo tipo di atteggiamento venga fuori da una classe dirigente.
Chiudo, per ragionare in prospettiva, con due cose minimali, che non c’entrano nulla con la materia o c’entrano indirettamente. Non so se abbia un fondamento il titolo apocalittico che la Gazzetta del Mezzogiorno nella versione on line ha riportato in queste ore, nel momento in cui ha sancito la fine della olivicoltura in Puglia. Mi auguro che non sia così. Il problema è capire cosa fare da ora in poi in territori sempre più interessati dalla delimitazione com’era di sicurezza. Ora si è appreso, appunto, anche nella zona del tarantino; i tentativi da porre in essere con il supporto della scienza, con i metodi a disposizione, con i fitofarmaci, ciò che la tecnica e la scienza ci offrono, ovviamente va contrastato il fenomeno, ma mi permetto, nella prospettiva, nell’attuazione delle misure che l’assessore Leo ha tracciato, di chiedere e tornare a chiedere due cose. Uno, gli ulivi, credo l’abbia già detto Mario Pendinelli e qualche altro collega, non sono solo una fonte di reddito, una pratica agricola e così via, ma sono una componente fondamentale che ha delineato il nostro paesaggio. Da questo punto di vista io chiederei alla struttura e all’assessore, quindi, di adottare le migliori cautele possibile, le migliori prescrizioni possibili, perché possa nel reimpianto essere salvaguardato quel disegno del paesaggio. Cosa voglio dire? Credo che non sia compatibile con il paesaggio che i secoli e i millenni in alcuni casi ci hanno consegnato il reimpianto di coltivazioni intensive o super-intensive, che hanno poco a che fare con un paesaggio armonico, così disegnato negli anni. Non dico che dobbiamo utilizzare la tecnica ricostruttiva, che poi costituisce nel campo dei restauri dei falsi veri e propri, ma immaginare di prevedere reimpianti che siano i più fedeli possibili al paesaggio disegnato nei secoli.
Seconda cosa. Molti colleghi giustamente hanno insistito sulle opere di interventi di bonifica, di pulizia dei canali, di ambiente e così via, la ricostruzione dei manufatti, come i muretti a secco. Ebbene, mi permetto di insistere ancora una volta su una possibile traccia di lavoro, vale a dire di valorizzare fino in fondo i nostri agricoltori, gli imprenditori agricoli utilizzando quello strumento che è offerto dall’articolo 15 del decreto legislativo n. 228/2001, quello sulla modernizzazione e l’orientamento del settore agricolo, che fa dei nostri agricoltori i custodi della terra e che abilita le pubbliche amministrazioni, a partire dai Consorzi di bonifica, a partire dalla Regione, di stipulare convenzioni con gli agricoltori per gli interventi di manutenzione, di sistemazione idrogeologica, di bonifica e di manutenzione costante del territorio anche in deroga ai vincoli derivanti dalla normativa in materia di appalti. Credo che questo rapporto che va instaurato, va stretto con i nostri agricoltori non debba essere solo funzionale al ripristino di un’economia agricola, ma in questo senso vada diretta al presidio di un territorio sotto il profilo idrogeologico e sotto il profilo paesaggistico.
Ebbene, con questi due spunti, se volete, molto banali, io torno a ringraziare il lavoro sin qui svolto e a proseguire con responsabilità, che significa fare cose, decidere, prendere decisioni, assumersi responsabilità, ma significa soprattutto assicurare una prospettiva agli agricoltori e a tutti i cittadini pugliesi, anche per i profili che ho sottolineato prima, sotto il profilo paesaggistico che i nostri uliveti hanno segnato nei secoli.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Per l’ultimo intervento, collega Campo.
Speaker : CAMPO.
Grazie, Presidente.
È complicato comunicare, anche alla platea di ascoltatori, il tono dell’intervento, come se fare politica o fare interventi politici sia diventata una rarità, come se quando affrontiamo il problema – lo ricordava Enzo – a noi competa proporre soluzioni scientifiche, smanettare su internet alla ricerca delle dichiarazioni di chi ha ritrovato l’ultimo prodotto per combattere la Xylella. Io mi accontenterei, invece, di rivendicare, proprio in una circostanza come questa, un approccio politico al tema, quello che non abbiamo mai smarrito, sin da quando questa vicenda... Non è vero che non ce ne siamo occupati. Ce ne siamo occupati continuamente. Negli ultimi tre anni, quasi ogni Consiglio regionale conteneva un’interrogazione sulla Xylella, la richiesta di affrontare il tema, la richiesta di notizie all’assessore, una raccolta di firme, una protesta (legittima, sacrosanta) inscenata fuori, sotto i portici di via Capruzzi. Il tema lo abbiamo affrontato.
Ora, però, credo sia giunta l’ora, e mi sembra che quello di oggi sia un clima positivo, da questo punto di vista, di darci un taglio di ordine politico; provare a inquadrare senza fronzoli il tema e provare a immaginare le soluzioni che possiamo dare, a cominciare dall’approccio e dal contesto che non dobbiamo smarrire. Penso che, così facendo, possiamo facilitare il compito dell’assessore, della Giunta, delle strutture amministrative. Possiamo provare anche a fare proposte che ci mettano nella condizione di dotarci di strumenti utili a supportare l’azione dell’assessorato.
Questo è diventato uno strano Paese. È diventato uno strano Paese in cui, di fronte ai problemi, sembra che quello che ci preoccupa è allontanare da noi la responsabilità. Affrontiamo il tema per provare ad autoassolverci, come se la catarsi dell’autoassoluzione, frasi come “l’avevo detto”…
Io “l’avevo detto” lo sento dal primo giorno in cui ho messo piede in quest’Aula, quasi da tre anni o tre anni e mezzo. “L’avevo detto” poi è ripetuto nel tempo. Non ho capito cosa aveva detto chi. Mi sono davvero confuso, con tutta la buona volontà. Uno che aveva detto, l’altro che aveva detto. Sono tre anni e mezzo che sento dire “Io l’avevo detto”. Ma cosa? Ho perso il filo. È come se l’autoassoluzione fosse molto più importante dell’assoluzione parziale, come diceva Enzo, minima, quella a portata di mano, in una situazione evidentemente complessa. Non l’ha inventata Emiliano o Di Gioia questa situazione complessa. È un problema grave, enorme.
Tutti quanti oggi, a partire da questo, abbiamo proclamato l’enormità del problema. Mi sembra già un punto di partenza, un punto di partenza utile. Procediamo. È l’enormità di un problema che riguarda, tra l’altro, la minaccia imprevista, a meno che qualche vaticinatore tra i tanti che abitano la politica oggi l’avesse già previsto, io non l’avevo prevista, la minaccia imprevista costituita dalla Xylella fastidiosa, che è venuta non perché un untore ce l’ha portata o c’è la responsabilità delle classi dirigenti che hanno trasmesso la Xylella al Salento, perché si è propagata attraverso, credo, è una ricostruzione più verosimile, almeno dicono si sia propagata attraverso l’importazione di prodotti di piante ornamentali, si suppone, di ulivi, qualcuno diceva cacao, piante ornamentali, forse dalla Costarica, che sembrano le zone più resistenti a questo batterio, un’imprudente importazione. Il primo punto evidentemente chiama in gioco la responsabilità di chi dovrebbe sovrintendere a rendere queste importazioni sicure e non dannose, visto che il problema, come ricordava qualcuno oggi, si era già posto e aveva riguardato addirittura la civilissima California. Non ricordo chi ci ha reso edotti del fatto che la California ha dovuto smantellare gran parte del suo sistema vitivinicolo, minaccia di un batterio della stessa natura. Fino a qualche anno fa si pensava addirittura fosse un virus, se non ho inteso male. Pensate un po’, non si capiva fino in fondo se fosse un virus, un batterio, però c’era già chi lo sapeva e chi lo poteva prevedere.
L’importazione incauta, che evidentemente non è soggiaciuta alle norme che dovrebbero disciplinare la quarantena, visto che il mercato dell’import-export non lo regola né la Puglia né l’Italia, ma ha un’estensione ormai internazionalizzata, globale mi verrebbe da dire, è così, quindi vi è una responsabilità evidentemente delle autorità dell’Unione europea, visto che parliamo di prodotti importati oltre Atlantico, già c’è. Qualcosa non ha funzionato, è arrivato il batterio e ha cominciato a minacciare cosa? Ha ragione chi parla di enormità del danno, una fonte di reddito, di ricchezza, un patrimonio… sì, tutto quello che possiamo dire, fonte di reddito, patrimonio economico, segno distintivo della bellezza di una terra, un elemento sul quale si sono fondate storie, vite, culture. L’ulivo ce l’abbiamo nel simbolo della Regione, per il quale nel passato la Regione Puglia ha ritenuto di dotarsi di una legge per proteggere la monumentalità. Non sono solo le espressioni monumentali di questa pianta, ma anche quelle meno monumentali. Un paesaggio che è stato veicolato all’estero, che abbiamo promosso, che è diventato set scenografico per film, per produzioni cinematografiche, che ha anche alimentato culture e curiosità, sono venute fuori espressioni artistiche, canzoni, musica. Perché dobbiamo svilire o banalizzare il danno che si è prodotto? E come non immaginare che un danno di questo tipo, una minaccia a un bene che vuol dir tanto per una parte del territorio, per la nostra regione inevitabilmente abbia prodotto reazioni preoccupatissime, reazioni preoccupate, le più diverse, nel mondo della cultura, nel mondo di chi si occupa di tutelare il paesaggio, tra i produttori, ma anche tra i cittadini del Salento, e quindi, inevitabilmente si è trasmesso alla politica, alle associazioni, ai corpi intermedi di questa Regione. Una minaccia grave e imprevista a un grande patrimonio culturale, economico, storico – aggiungeteceli voi gli aggettivi – della Puglia, non solo del Salento, perché poi rischia di propagarsi, e questo è stato un rischio che abbiamo visto tutti sin dall’inizio, anzi era iscritto nel codice della malattia, dell’emergenza, a tutta quanta la regione. Quindi, è una cosa grande ed era naturale aspettarsi una reazione grande, scomposta. Una cosa improvvisa per cui è chiaro che non vi fossero strumenti normativi adeguati e pronti all’uso. Nessuno immaginava si potesse dare una risposta, perché nessuno pronosticava potesse accadere, nessuno pronosticava potesse avere questa portata. Addirittura, quella minaccia contraddiceva, cioè l’esigenza di rispondere a quella minaccia contraddiceva anche strumenti normativi consolidati della Regione. La tutela degli ulivi monumentali non sta solo nel simbolo, non è soltanto veicolata attraverso lo stemma della Regione Puglia, ma è alla base, per esempio, di grandi pezzi dei nostri piani paesaggistici, della nostra legislazione urbanistica, e chi più ne ha più ne metta.
È chiaro che pensare di eradicare o di modificare o di mettere un tratto di penna sopra un ulivo monumentale è una cosa che provoca problemi, anche conflitti, non solo sociali, ma pure emergenze conflittuali sul piano normativo, legislativo, che per molti che si sono visti minacciati in tempi così rapidi ha richiesto addirittura la risposta o il ricorso alla giustizia amministrativa, addirittura alla Corte di giustizia europea. È vero, Leo? È accaduto. Doveva accadere.
Tenere conto di questo non vuol dire essersi fatti vincere dalla psicologia della massa o andare appresso – come ha detto qualcuno – ai cantanti, agli artisti o ai perdigiorno. Vuol dire tener conto di un problema che aveva anche aspetti diversi. È chiaro che, poi, non bisogna farsi irretire nella pratica delle soluzioni, ma Leo, l’assessore all’agricoltura, ha ricordato bene che non è che si è stati fermi o inerti sin dal primo giorno, poi vedremo con quali difficoltà, ma questo ha richiesto alla politica, noi che siamo qui a fare politica non siamo né scienziati né agronomi, né imprenditori agricoli (alcuni di noi, almeno, non lo sono), di dare una risposta a queste ansie che venivano da un pezzo del territorio, da una parte della società pugliese.
Come poteva il Presidente della Regione non farsene carico o non dialogare o non sforzarsi di far comprendere che la Regione non voleva buttare a mare, con un tratto di penna o con qualche provvedimento superficiale, soltanto perché c’è la moda dell’eradicazione, non voleva buttare a mare un grande patrimonio della Puglia. Era questa la sensazione immediata. Altro che “lo sapevo”. Tre anni fa o quattro anni fa questo clima si percepiva, si respirava nelle campagne di stampa. È facile. Ma questa è la complessità della politica, che ti richiede per un verso di dare una risposta all’emergenza per altro verso di convincere, di persuadere la società pugliese che è in atto un’emergenza grave alla quale dobbiamo rispondere e anche fare i conti con i più scettici. Questa è la fatica della politica. Certo, quando si fa la politica, quando non arriva un ordine da Milano su una piattaforma e lo si esegue come tanti burattini. Questo è facile. Per noi no, è un’altra cosa, è una cosa più complessa in un momento in cui la politica non godeva di buona salute, di grande credibilità. Anzi, direi che permane questo momento. Non godeva di grande credibilità o di enorme popolarità. Partecipare a una riunione per dire “Guardate che forse è necessario” e si incatenavano agli ulivi. Forse non eri credibile quando lo dicevi. Siamo in un contesto in cui addirittura vaccinarsi era in dubbio. Colonna, altro che dubbio della scienza! In un contesto in cui se fosse utile vaccinare i bambini è stato messo in dubbio. Lasciamo perdere il no-TAV, il no-TAP, no-TRIV. Lasciamo perdere, lì si può questionare, è più opinabile, ma addirittura si è messa in dubbio l’utilità della vaccinazione. Figurarsi se non poteva sembrare un complotto armato da chissà quale concorrente oltreoceano, da un israeliano che magari voleva desertificare il Salento per farci grandi resort. Era plausibile, è tutto plausibile di questi tempi.
Io vi pregherei di contestualizzare, quando poi si banalizza, lo sforzo di chi governa, la fatica di chi governa, di tener conto di un quadro così complesso. Si è tenuto conto di questo quadro e si è agito anche alla luce, come diceva Enzo, di informazioni relative. La scienza non ha mai preteso di dare certezze. Forse per molti è una novità. Capisco che per molti è una novità. Non dovremo scomodare Popper: la scienza dà certezze fino a quando non viene smentita. È la storia dell’umanità. Non dovrò ricordare il caso di Galileo Galilei. Sono le certezze che ci stanno, quelle che la comunità scientifica ammette fino a prova contraria. Qui ci muovevamo anche…
Scusa, mi sono appassionato. Capita qualche volta. In questo caso non ve ne erano nemmeno di assolute, nemmeno di relative per molti versi. Però, non è che questo ha mai fatto venir meno… Questo voglio dire. Questo è il livello politico della vicenda, il dialogo, con la necessità di far fronte all’opinione pubblica, di persuadere, la grande fatica di persuaderci, dell’opinione pubblica e della società pugliese e della necessità di stare sul pezzo. Ma ha ricordato Leo Di Gioia che non ci siamo mai sottratti ad andare avanti convintamente, anche con estrema fatica o superando molti ostacoli, nell’attuazione dei protocolli che ci venivano richiesti, nelle campionature, nel monitoraggio e poi nelle eradicazioni, fin dove è stato possibile. Perché quando la magistratura ci ha fermato ci ha fermato. Perché quando la conferenza di servizi si dimostra uno strumento inadeguato sul piano normativo per rispondere a un’emergenza, che richiede un provvedimento eccezionale, ti devi fermare, perché non abbiamo la potestà di andare oltre le norme.
La Regione Puglia cosa ha fatto? Noi cosa abbiamo fatto in questo Consiglio? L’ha ricordato l’assessore. Abbiamo proposto, abbiamo chiesto che fossimo autorizzati ad operare attraverso strumenti eccezionali a una situazione che era eccezionale, che certo non può valicare i confini dell’ordinamento giuridico. Il provvedimento di eradicazione lo devi notificare, salvo che qualcuno non ci autorizzi a farlo. Se un giudice ti dice di fermarti, ti devi fermare.
Oggi abbiamo maggiori certezze? Qualche certezza in più. Oggi, dopo tre anni, abbiamo sperimentato, perché oggi, dopo tre anni, nessuno dice la cosa più importante o pochi hanno detto la cosa più importante, abbiamo soprattutto un elemento, che sono passati tre anni e che abbiamo quindi la prova dei fatti, qualche prova dei fatti. L’ha ricordato l’assessore. Laddove abbiamo potuto operare e non ci sono stati ostacoli affinché si operasse secondo i protocolli che la Regione sin dall’inizio ha perseguito, il fenomeno si è contenuto, non neutralizzato. Qualcuno ricordava forse che non sappiamo se potrà mai essere del tutto neutralizzato. Laddove abbiamo trovato resistenze di ordine giuridico, giudiziario, ambientale e territoriale per attuare i protocolli che la Regione si era data, il fenomeno si è diffuso. Abbiamo questa esperienza. E oggi si pone un duplice problema, quello di evitare che il contagio avanzi, e sappiamo come si può fare, e visto che oggi sappiamo come si può fare chiediamo, dunque, a chi ha la possibilità di autorizzarci di derogare ad alcuni limiti, ad alcuni strumenti normativi, la possibilità di avere più risorse. A nessuno è mai venuto in mente, nonostante qualcuno richiedesse, consigliere Marmo, di utilizzare i soldi del PSR per la Xylella? Abbiamo fatto la nostra parte, quella che era possibile, ma a nessuno è mai venuto in mente di distrarre quelle risorse per l’emergenza Xylella. Soprattutto all’Unione Europea, che queste questioni le ha viste – come ricordava qualcuno – con il binocolo, di non guardarle ancora con il binocolo, perché noi abbiamo i dati, abbiamo i frutti del monitoraggio che abbiamo compiuto e siamo convinti che non sia necessario. Io ne sono convinto nella misura in cui me lo dicono gli uffici, nella misura in cui me lo dice l’assessore, nella misura in cui lo dice chi se ne è occupato. È chiaro che se, poi, mettiamo in dubbio questo, a meno che non abbiamo elementi per mettere in dubbio questo, tutto salta in aria.
Siamo convinti non ci sia bisogno di un provvedimento di estensione dell’area di quarantena, ma siamo convinti che bisogna andare avanti con più speditezza, con maggiori strumenti e con maggiori risorse, sulla via tracciata, per evitare che il fenomeno aumenti. Per questo, noi proponiamo un ordine del giorno che, al netto delle cronistorie, riporta i fatti e formula due-tre richieste semplici, specifiche, non di affrontare attraverso le vicenda Xylella il problema complessivo dell’agricoltura pugliese (la crisi dell’acqua, i dissalatori, i pozzi). No. Stiamo parlando di Xylella. Proviamo a renderci utili, come diceva Ventola, per quanto possiamo. Quindi, formuliamo due-tre richieste secche al Governo nazionale e a quello che verrà.
Infine, c’è un altro tema che si apre. Affrontiamo anche quest’altro tema. Giustamente, diceva il consigliere Abaterusso, leggendo la mozione, mi suggeriva, e il consigliere Pendinelli, obiettando, credo si possa cogliere, se formalizzano l’emendamento, la loro preoccupazione, questo riguarda...
Ho finito, Presidente. Il corno del problema riguarda arrestare il contagio. Poi ci sono le realtà su cui il batterio ha già prodotto i suoi danni. Lì bisogna interrogarsi, lì bisogna mettere in campo piani, anche qui straordinari, con risorse straordinarie, e forse modificare anche qualche strumento normativo regionale, per consentire che, laddove i danni si sono prodotti, evidentemente, ci possa essere una speranza di ripresa, una possibilità, un’occasione di ripresa. Questo è l’altro compito che abbiamo all’ordine del giorno, ma non si chiama emergenza Xylella. Evidentemente, chiama in gioco, chiama in causa la nostra capacità di immaginare una diversa, un’ulteriore possibilità di sviluppo per un territorio, come diceva qualcuno, similmente alle catastrofi prodotte da un terremoto o qualcosa del genere, porta le piaghe di un evento imprevisto, gravissimo e che noi speriamo non si diffonda oltre e non faccia danni ulteriori per la Puglia. Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
La parola al Presidente Emiliano.
Speaker : EMILIANO, Presidente della Giunta regionale.
Questa è una vicenda nella quale dobbiamo decidere, e non è decisione semplice, in quale delle categorie del Giorno della civetta di Sciascia ci vogliamo collocare. Ve le ricordo: uomini, mezzi uomini, ominicchi, pigliainculo, quaquaraquà. È una di quelle storie, ne ho vissute altre nella mia vita, per certi versi più gravi della Xylella, e mi ricordo di quando facevamo gli ominicchi, i pigliainculo e i quaquaraquà per esempio nella lotta alla mafia, dove c’erano delle disfunzioni e le forze politiche, anziché correggersi progressivamente unendosi di fronte a un nemico insidioso, giocavano a capire di chi era la colpa, sperando che le cose andassero male. Devo dire che questa cultura di “governa tu sperando che ti vada tutto male così poi dopo mi vengono a chiamare da casa” non è diffusa solo in alcuni luoghi da me adeguatamente stigmatizzati, ma è diffusa un po’ ovunque. È quasi un’abitudine nazionale.
Siccome la Puglia è diversa e io continuo a pensarlo, cioè io continuo a pensare che noi non ragioniamo così, altrimenti la nostra capacità di contrapporci, che non è propria di questo o quel Governatore, di questa o quella Amministrazione, la nostra capacità di contrapporci di fronte alle scelte sbagliate dei Governi nazionali, di sbatterci da soli quasi tutti i problemi, perché non mi ricordo situazioni nelle quali siamo stati soccorsi da qualcuno, non mi ricordo situazioni dalle quali ci siamo tirati fuori e rispetto alle quali, per esempio, abbiamo avuto l’aiuto del resto del Paese.
Mi ricordo, per esempio, per ritornare da dove ero partito, che i nostri uffici di Procura, tanto vituperati oggi, in particolare quello di cui parliamo è l’ufficio di Procura più prestigioso di tutta la Regione, perché è l’ufficio che ha cominciato una lunghissima tradizione di lotta alla mafia, ovviamente, costituisce la storia di un ufficio giudiziario. Dicevo, questi uffici, a differenza di quelli calabresi, siciliani, campani, sono ancora dimensionati sulla metà della dimensione degli uffici di quelle regioni, sulla metà degli organici, perché noi, non so per quale ragione, veniamo scarsamente ascoltati. Avendo la capacità di risolvere diversi dei problemi che man mano ci capitano, il resto del Paese pensa che noi in qualche maniera ce la caveremo.
Questa è una storia che è bella, perché il fatto che la Puglia si sia da sola fortemente contrapposta, dalla base popolare fino ai vertici… Ho dato atto a tutti voi, da Presidente della Regione, indipendentemente da quello che avete detto oggi, che potrebbe farmi qualche volta cambiare pensiero, ma sto ovviamente scherzando, di essere sempre stato onorato di aver guidato una Giunta che riferisce a un Consiglio regionale nel quale ciascuno di voi è scevro da qualunque tipo di sospetto e di compromissione con ambienti opachi o poco trasparenti. Questa non è una cosa da poco. Vuol dire che il popolo seleziona la sua classe dirigente in modo coerente e che noi costruiamo le nostre battaglie con una grandissima attenzione a rimanere nella dignità di ciò che facciamo. Quindi, dobbiamo sfuggire alla tentazione, che è forte, perché di fronte a un problema irrisolvibile che cosa c’è di più bello per un oppositore politico – insomma, qualche volta l’ho fatto anch’io – di avere quelli che governano con un problema che non ha rimedio dal punto di vista scientifico? Cosa c’è di meglio? Ma devo darvi atto che, al di là della discussione di oggi, che è inevitabile, non è che potevo chiedervi di uscire dal ruolo, insomma non lo posso chiedere neanche alla maggioranza, perché è chiaro che anche la maggioranza deve rappresentare il dolore di quello che sta accadendo, quindi il Presidente ha perfetta consapevolezza della durezza del ruolo che ciascuno di voi deve svolgere nei vari territori, perché andare a dire a qualcuno, come è successo oggi, che noi non riusciamo a mettere in sicurezza – che ne so – una fabbrica… Vi ricordo che oggi, mentre stiamo celebrando questo Consiglio, si è svolto il funerale di Angelo Fuggiano. Anzi, io alla fine della mia discussione vi chiederei, se siete d’accordo, di fare un minuto di raccoglimento. Io non sono potuto andare al funerale, al quale avrei voluto partecipare, perché, ovviamente, dovevo essere qui, ma durante tutto questo periodo ho avuto informazioni di un funerale durissimo, dolorosissimo, per una morte assurda e evitabile.
Dicevo, questa vicenda della Xylella, che è tanto importante da non avere consentito la nostra partecipazione, mi riferisco anche ai consiglieri della città di Taranto, da non aver consentito a nessuno di noi di partecipare ai funerali di Angelo, evidentemente non può uscire in una maniera banale, non può terminare in una maniera banale. Noi ci siamo sforzati, come si fa non nei talk show serali, dove di solito ha ragione quello più appoggiato dal media che organizza la trasmissione o quello più bravo nel gestire la polemica, qui ci siamo sforzati, ve l’abbiamo messa per iscritto, l’abbiamo trasmessa prima, di fare una relazione che credo l’assessore, sia pure con grande capacità... Mi permetterete di fargli i miei complimenti per come ha organizzato la discussione, per come l’ha tenuta in termini assolutamente pacati. Però non sono riuscito, partendo da quella relazione, da quei fatti, ad acchiappare dalle vostre relazioni elementi di critica di ciò che è accaduto – parliamoci chiaro – distinguendo, come faranno tutti gli osservatori, tra le critiche inevitabili e le critiche difficili da gestire. Non siamo riusciti ad individuare dei punti critici reali nella strategia che è stata adottata di contrasto nei confronti del fenomeno che abbiamo dovuto fronteggiare in questi anni.
Io vi ricordo che sono diventato Presidente e si dovevano abbattere tutti gli alberi infetti. Tutti. Quindi, quando qualche volta ho espresso perplessità sulle eradicazioni era sull’eradicazione di tutta l’area infetta. Ci chiedevamo: questi milioni di alberi che dovremmo tagliare, come smaltiamo la legna? Erano situazioni davvero complicate. Poi, con la visita dell’Unione Europea, riuscimmo a definire, e non fu facile, i limiti della cosiddetta “zona infetta”, cioè quell’area dove la battaglia veniva considerata perduta. La zona infetta è, per certi versi, una contraddizione radicale della strategia della quarantena, perché la quarantena mira, con le sue norme di taglio nei… Sono 500 metri di solito. In questo caso l’Unione europea deve ridursi a 100. E fu una battaglia anche quella, dove cercavamo di trovare il punto di equilibrio giusto. Io non è che me le sono dimenticate. Adesso Casili non c’è… Non è che mi sono dimenticato i tuoi punti di vista di tre anni fa. Non te li ricorderò, perché è inutile ricordarteli.
Certo, oggi qualcuno mi ha fatto vedere una tua intervista dove pensavi che da una molecola del latte noi potessimo trovare la cura della Xylella. Tre anni fa, molti, non solo appartenenti a determinati schieramenti politici, avevano idee abbastanza confuse. Avete in qualche modo sostenuto l’idea che queste idee confuse corrispondessero anche all’azione definita da alcuni ondivaga della Regione Puglia. Questa cosa non è vera. Il fatto che il Presidente abbia impiegato moltissimo tempo a parlare, a dialogare, a spiegare le ragioni della strategia europea anche a coloro che allora, come Casili, pensavano che tagliare, anzi pensavano che la Xylella non esistesse, che non era provata, ho perso un sacco di tempo con questa gente a parlare, non a non attuare la strategia dell’Unione europea.
Vi ricordo che se non l’avessimo attuata la procedura di infrazione ce l’avrebbero fatta tre anni fa, perché Andriukaitis – spero di pronunciare bene il suo nome – venne qui pochi giorni dopo la mia elezione con l’intento di verificare se questa procedura di infrazione già aperta dovesse essere portata in conclusione. Quando di fronte alla fortissima resistenza… Io ho ancora il telefono pieno di insulti delle tante associazioni che… Insomma, c’è una differenza, ovviamente, tra fare l’opposizione e governare. Questo lo so anch’io e so che i discorsi alle volte si scostano, chiamiamoli così. Però, io ho ancora il telefono pieno di persone che quando ho fatto la lettera a Gentiloni dicendo: “Presidente, ti stiamo dicendo da un anno che è lo Stato che ci blocca gli abbattimenti, sono le Soprintendenze, organi periferici del Ministero dei beni culturali, che non ci danno il permesso di abbattere e siccome ci stanno per fare una procedura di infrazione, regolati, perché noi andremo lì a dire le cose come stanno e a dire che quello che ci chiedevi di fare con una mano tu lo impediva con l’altra”. E su questo punto nessuno di voi è stato in grado di dire che non è vero. In una battaglia come questa, l’identificazione del proprietario della pianta infetta, e vi ricordo che si tratta di piante che per noi sono come esseri umani, ma sono purtuttavia delle piante, e se abbiamo stabilito che si debbono tagliare il fatto che il proprietario sia Tizio o Caio o Sempronio e metterlo in condizione di contestare l’analisi, che pure potrebbe essere sbagliata, non lo discuto, ma secondo un principio reale di lotta ad un’epidemia che ha questa capacità di propagazione è possibile mai che un Governo centrale non capisca che non è possibile adottare le normative ordinarie in una vicenda come questa? Che servono delle norme straordinarie? E che queste norme straordinarie, violando il diritto di proprietà, non sono nella competenza delle Regioni, ma devono essere realizzate con un decreto? Hanno fatto decreti per molto meno.
Su questo punto noi non possiamo essere divisi, perché noi non riusciamo ad abbattere le piante dove ci sono i ricorsi, perché l’olivo della stazione di servizio di Rosa Marina è stato abbattuto non perché siamo stati bravi, perché il proprietario della stazione di servizio, che io conoscevo, era una persona perbene e intelligente – purtroppo non c’è più, è morto nel frattempo – e ha immediatamente dato il permesso di abbattere l’ulivo. E abbiamo bloccato immediatamente. Abbiamo la prova, cosa che tre anni fa – lo dico sempre al mio amico Casili – non avevamo, che tagliare gli alberi immediatamente obiettivamente limita l’espansione della malattia. Lo possiamo provare da quello che vi ha detto l’assessore: i due terzi degli ulivi che si sono infettati sono vicini a quelli di Francavilla e di Oria, che non abbiamo potuto abbattere perché qualcuno ha deciso di fare il ricorso. Questa è la chiave di tutto. Sennò, li avremmo abbattuti, non avremmo nessun preoccupazione di infrazione, non avremmo alcuna preoccupazione di infrazione, non ci sarebbe stato problema neanche per certi versi dal sequestro della magistratura, perché vi ricordo… E anche qui se ne sono dette tante. Dice: “Emiliano ha applaudito all’intervento della magistratura”. Io ho considerato utile, in una situazione in cui i tentativi di tagliare gli alberi scatenavano il putiferio, al punto che ci volevano decine di carabinieri. Vi siete dimenticati che era diventata, la battaglia degli ulivi, una battaglia che si sovrapponeva ad altre battaglie, tutte cavalcate, tutte, per certi versi, tenute in perfetto ordine epistemologico dalla Regione Puglia. Noi abbiamo sempre distinto la difesa degli alberi dalla localizzazione di un gasdotto e abbiamo spiegato sempre che non abbiamo mai avuto il sospetto, neanche quando ne abbiamo discusso qui con le leggi che vietavano di costruire i luoghi dove la malattia determinava la morte degli alberi, non abbiamo mai avuto il sospetto che qualcuno ungesse gli alberi, ma era a fini di tutela. Abbiamo trovato un punto di equilibrio, secondo noi non dannoso per l’economia e per l’agricoltura, e abbiamo realizzato la legge. Dietro questa legge non c’è l’idea che la Xylella non esistesse o fosse stata portata dagli speculatori o, peggio ancora, da chi voleva costruire il gasdotto.
Quando ho tirato un sospiro di sollievo per l’intervento della magistratura, derivava solo dal pandemonio che in quei giorni c’era attorno ai tentativi, purtroppo infruttuosi, del povero Silletti di tentare di abbattere qualche albero. Ne ha abbattuti pochissimi di alberi. Ne abbiamo abbattuti molti di più da quando, finalmente... Vi ricordo un’altra cosa che dovete accettare, che l’applicazione della normativa sulla Protezione civile rispetto ad una fitopatia è una roba che urla giuridicamente vendetta, sebbene – lo ammetto – io appena eletto Presidente sono stato costretto, mi pare il 2 di luglio... Me lo ricordo ancora perché mi bruciava da morire l’idea di dover chiedere l’applicazione della legge sulla Protezione civile per fare dei tagli di alberi perché non esisteva la norma di cui sto chiedendo oggi il varo e che ho sempre chiesto a tutti i Ministri. Stavamo adoperando una norma che serviva a prevenire o a gestire catastrofi naturali, non fitopatie. Una follia giuridica che chiunque avrebbe fatto saltare se avesse impugnato quel provvedimento.
Quando siamo usciti dall’emergenza, dal punto di vista giuridico, consigliere Damascelli... Peraltro, che siamo usciti dall’emergenza e che siamo in una situazione di fitopatia endemica, quindi non emergenziale, deriva dai provvedimenti che hanno definito la zona infetta. La zona infetta non è più oggetto di emergenza. Noi stiamo tentando di frenare l’incedere della mattina con la normativa ordinaria e lo facciamo da quando la Procura di Lecce ha dissequestrato gli alberi, quelli di Oria e credo anche quelli di Francavilla. Lo stiamo facendo realizzando il più alto numero di monitoraggi che siano mai stati realizzati prima dalle normative e dallo Stato con la dichiarazione dello stato di emergenza, aggiungendo che questo meccanismo dello stato di emergenza e tutte le conseguenze, provocavano, diciamo così, un dispendio di energie e di danaro che noi abbiamo assolutamente regolarizzato facendo tutto ciò che era previsto dal Piano Silletti, che si è trasmutato nella legge con le strutture della Regione Puglia. Quindi, abbiamo fatto una cosa saggia, intelligente, giuridicamente più forte e l’avete fatta voi, perché la legge di cui sto parlando l’avete approvata voi, l’avete approvata voi. Io queste cose le ho già dette.
Vi avevo già detto tutto quello che vi sto dicendo oggi. Io lo so che ve lo siete dimenticato, perché nel caos della nostra vita quotidiana capita di dimenticarci quello che avete già fatto e avete già condiviso. Certo, anche allora, inevitabilmente, l’opposizione mi ha detto: “Emiliano, stai attento, perché questo è un problema serio e la gente sta soffrendo le pene dell’inferno. Qui c’è gente che aveva investito un mare di soldi, anche con l’aiuto della Regione” e alcuni di quelli sono qui presenti. Si è aperta anche la questione di come effettuare la ricerca. Vi siete dimenticati il conflitto furibondo tra scienziati o sedicenti tali? La task force non è un gruppo tipo gli scienziati di Hitler che si concentrarono sullo studio dell’acqua pesante per realizzare la bomba atomica. Io non ho il potere di irreggimentare la ricerca.
Vi ricordo che nella Costituzione della Repubblica è scritto che la ricerca è libera. Quindi, una task force come sapete concepita voi, cioè come una specie di laboratorio guidato dal dittatore, non si può fare, è illegittima. Noi abbiamo dato vita ad un Osservatorio sulla ricerca scientifica aperto a tutti, anche a quelli che raccontavano balle, perché alcuni dei partecipanti alle nostre riunioni obiettivamente sparlavano. Però, siccome lo facevano in modo educato e senza creare fastidio a nessuno, anche perché non li abbiamo certo finanziati, abbiamo consentito a molti di presentare… Ascoltatemi, per favore, un minuto, faccio presto. Era la sua collega Franzoso che stava nell’ansia di polemizzare. Attendete che io finisca e poi polemizzeremo, come al solito, con grande piacere e con grande interesse intellettuale.
La task force non è mai stata, come la immaginate voi, un gruppo di ricerca organizzato. Era un modo per consentire – lo dico sempre al consigliere Casili, ovviamente, che sosteneva che noi stavamo pregiudicando alcuni scienziati a danno di altri – di metterli tutti sullo stesso piano. E devo dire che uno di questi, che era la passione del consigliere Casili dell’epoca, Scortichini, è stato, sia pure modestamente finanziato. E devo anche dire che ha presentato una pubblicazione scientifica, sulla quale io non mi esprimo perché non ho titolo per esprimermi su una pubblicazione scientifica in materia di lotta alle fitopatie, sto aspettando che altri scienziati condividano o neghino il risultato di quella ricerca, come mi pare si debba fare nella comunità scientifica. Ho seguito le ricerche. Guardo Melcarne, è uno molto attivo su Facebook, ma al di là di tutte le sue espressioni formali su Facebook, sue e dei suoi amici, è una persona impegnata in questo settore. Cioè, io riesco a distinguere tra uno che gli parte la ciabatta e uno che gli parte la ciabatta, ma è anche un olivicoltore. È questa la differenza tra chi governa e chi sfrutta la situazione. E non ho mai perso attenzione né per coloro che alle volte si esprimevano in un senso né nell’altro. Ho seguito la strategia diversa, quella degli innesti, e ci accingiamo – lo dico qui in pubblico – a sostenere il CNR che vorrà approfondire questa strategia, perché nella situazione in cui ci troviamo, in cui la malattia non ha cura e non ci risulta che siano in corso da parte di chicchessia al mondo ricerche pressanti come le nostre, noi siamo costretti a consentire a ciascuno di coloro che si sta misurando con una tecnica, e non per guarire la pianta, perché né la cura Scortichini né gli innesti curano definitivamente la pianta ed eradicano il batterio, però potrebbero renderla tollerante. Che significa? Che il batterio c’è, come tanti batteri nel nostro corpo, ma ha un quantitativo talmente basso da mantenere la pianta produttiva e ridurre la sua capacità di propagazione attraverso la sputacchina, che sarebbe un risultato.
Innesti o eventuali meccanismi chimici per mantenere bassa la carica batterica potrebbero consentire, per esempio, di non tagliare gli alberi monumentali… Parliamoci chiaro, io lo so che nella strategia così come sta scritta bisogna tagliare pure quelli. Ma nella legge che avevamo scritto, anche se poi abbiamo dovuto modificarla, tagliare un albero monumentale era diverso che tagliare una pianta di kiwi. Abbiamo immaginato che procedere in maniera compatta, sperimentando le varie strategie, ascoltando – parliamoci chiaro – chi ha grandi meriti, che sono le persone che hanno diagnosticato la malattia, se noi non avessimo avuto nella nostra regione scienziati capaci di individuare una malattia che qui noi non avevamo mai visto... Qui nessuno dei nostri contadini, nessuno dei nostri esperti aveva mai visto questa roba. Se noi non avessimo avuto delle persone con un’esperienza talmente ampia da intuire... Certo, queste persone, le capisco, come è capitato a me, hanno dovuto faticare per farsi credere. Hanno dovuto faticare. C’era gente che quando io sono diventato Presidente, anche qua dentro (non faccio nomi), mi diceva: “La malattia non esiste”. Ci sono i verbali. Non è la Xylella. È il CoDiRO quello che secca.
Io lo so che andrò in Paradiso, perché vi ho... Consigliere Marmo, mi ascolti. Almeno per quanto mi riguarda, avrò qualche complimento per avere mantenuto nei vostri confronti... Parliamoci chiaro, comprendendo il vostro ruolo, però. Non sto dicendo che dovevo esigere da voi un comportamento diverso. Questo non lo potevo esigere. Non è esigibile da parte di un Governo...
È inutile che ridi, Pendinelli. Pure da te, non posso esigere che tu sia d’accordo con me. Posso solo pensare, come mi diceva Zullo, che in coscienza voi sappiate che tutto quello che si poteva fare è stato fatto, persino qualche cosa in più. Andare a far contraddire l’Unione Europea, come abbiamo fatto, prima su una zona infetta... Perché la zona infetta contraddice la quarantena e il diritto di reimpianto contraddice – spero che questo verbale non venga utilizzato in sede europea – sia la zona infetta che il reimpianto, però lo abbiamo fatto cercando anche di spiegare all’Unione Europea, come spiegheremo che questo provvedimento di oggi è un provvedimento completamente sbagliato... Qui si sono agitati perché l’assessore ha detto che questa potrebbe essere la fine dell’olivicoltura. Ovviamente, è un’iperbole. In alcune zone. Però, allargare la zona infetta, quindi rendere non più obbligatori gli abbattimenti è una stupidaggine. Noi faremo vedere, quando verranno qui il 28, perché è una stupidaggine. Dove, invece, siamo riusciti a tagliare in fretta la propagazione della malattia si è molto ridotta. E quando gli faremo capire che il Governo italiano ci può fare un decretino veloce-veloce, non è complicato, un decreto veloce-veloce, dopo il monitoraggio, la Regione Puglia, attraverso l’Osservatorio, in deroga a tutte le norme, deve procedere all’abbattimento degli alberi senza ritardo. Punto.
Io ho bisogno solo di questo. Dopodiché, ci dotiamo… Non vi chiederò di venire con me con le seghe elettriche come ho fatto a Barletta per dipingere le balaustre, ma in quel caso noi quei 3.000 alberi li abbattiamo in meno di una settimana, perché l’ARIF è nelle condizioni e ha la manodopera sufficiente a fare queste operazioni in pochissimo tempo. E io ho bisogno di voi perché quel decreto non me lo vogliono dare e non me lo vogliono dare… Perché non me lo vogliono dare? Siete nello stesso partito? Mi state prendendo per fesso? Voi non sapete perché quelli non mi vogliono dare il decreto? Io mi batto per la Puglia e nel battermi per la Puglia mi sono fatto un sacco di nemici, perché battersi per i diritti delle persone fino in fondo, credendoci, ti costituisce come il nemico di un sacco di gente. La Puglia si onora di essere stata sempre, chiunque sia stato il suo Presidente, una Regione che non si è mai fatta mettere i piedi in testa, che ha sempre preteso di governare se stessa nell’ambito delle prerogative e delle competenze che ci riguardano.
Credetemi, sempre per collocarci… Sto parlando dell’ILVA soprattutto, ma non solo. Per collocarci bene in quella graduatoria, che è un po’ maschilista, perché andrebbe forse rivista, Sciascia se avesse scritto adesso Il Giorno della civetta avrebbe probabilmente riclassificato e avrebbe dovuto riclassificare anche il genere femminile. Però, per collocarci bene, e noi siamo in grado, perché le storie personali di tutti voi non sono storie personali da quattro soldi, sono storie personali fatte di serietà, di approfondimento, dove la polemica politica c’è, ma poi c’è il momento della battaglia comune. La battaglia comune non ha colore, non ha maggioranza. La battaglia comune è qualche cosa che consente di ottenere il risultato. Oggi il risultato noi lo otteniamo con una norma di legge nazionale che ci consenta di fare gli abbattimenti. Eliminiamo l’infrazione e fermiamo e rallentiamo l’infezione.
Dopodiché, mi dite: “Tu dovevi stare in Europa dalla mattina alla sera a chiedere i soldi per il Piano B”. Sono d’accordo. Però, per favore, l’Europa è il principale responsabile di questa storia, responsabile civile. Vi ho già detto l’altra volta, quando abbiamo parlato della legge… Un attimo. C’è momento e momento per chiedere i soldi. Nel momento in cui noi abbiamo bisogno del contributo dell’Unione europea… È chiaro che devono cacciare dei soldi in più, su questo non c’è dubbio, e lo devono fare in fretta, perché noi da soli non ce la facciamo. Non possiamo scaricare su tutti gli agricoltori della Puglia il peso della Xylella in determinate aree, anche se questo abbiamo fatto, secondo un principio di solidarietà. E devo dire che tutte le organizzazioni dei coltivatori diretti ci hanno sostenuto da questo punto di vista. Però, nel momento in cui apriamo un conflitto con un soggetto che ha poteri che non sono quelli del Governo nazionale… Il Governo nazionale italiano, prima di prendere una decisione come quella di allargare la zona infetta… Noi abbiamo i TAR, questo e quell’altro, e con questa roba è molto più complicato. Quelli nel giro di una settimana, di fronte a una preoccupazione, hanno preso la decisione e l’hanno adottata. Dopodiché, chi ha la titolarità per impugnarla? Lo Stato nazionale? Noi? I privati? È chiaro che noi dobbiamo fare resistenza a questa… Ma giocare ad aprire un conflitto immediato e violento con l’Unione europea, quando siamo soggetti anche a delle norme di reciprocità per gli Stati nazionali, delle quali vi ho già parlato l’altra volta… Non c’è uno che si è rieletto gli interventi dell’altra volta. Io avevo già detto l’altra volta che, di fronte a un qualunque tipo di inosservanza da parte dell’Italia delle normative in materia di Xylella, c’è il diritto di ciascuno degli Stati membri di agire in ritorsione, chiudendo le importazioni di prodotti agricoli non solo pugliesi, di tutta l’Italia. Quindi, è chiaro che c’è una situazione molto delicata, che va gestita con grande intelligenza, con l’aiuto dei deputati europei, i quali però – parliamoci chiaro – per ragioni politiche… E sono molto più giustificati quelli del centrodestra che quelli del mio partito, perché quelli del mio partito si sono mossi più per ragioni interne che per ragioni esterne. Sono arrivati al punto di fare comunicati congiunti. Perché? Perché è chiaro che, senza l’aiuto dei deputati europei, che sono anche del Movimento 5 Stelle (parliamoci chiaro), è difficile rappresentare prima al Parlamento e poi alla Commissione la necessità di disporre delle deroghe. La cosa più drammatica per l’Unione Europea è fare un’eccezione. In questo gli italiani si trovano sempre in grande difficoltà. Qui ci vuole un’eccezione, ci vuole un progetto di ricostruzione del paesaggio e della ruralità che si realizzi in un afflato comune, non in una guerra. Quindi, stiamo procedendo e procederemo nei prossimi anni... Vi ricordo che questa malattia è stata diagnosticata nel 2013. Un ulivo piantato nel 2013 oggi è una pianta insignificante. I tempi della cosa di cui stiamo parlando sono tempi più lunghi di quelli di una legislatura.
Questo piano B di ricostruzione del paesaggio, di alimentazione e di utilizzo delle acque reflue… Per esempio, ho bisogno di aiuto perché sul nostro massiccio, gigantesco progetto di utilizzazione delle acque reflue, parlo di nuovo a Casili che è stato uno degli sponsor di questo nostro piano di investimento, proprio in Salento i Sindaci sono abbastanza restii a fare domande di finanziamento a questi fini. C’è bisogno di spiegare agli agricoltori che l’acqua affinata è uguale all’acqua che cavano dai pozzi, tanto più se i pozzi li curiamo così male e li inquiniamo. Anzi, l’acqua affinata è perfettamente controllata perché viene fuori da un depuratore, quindi chiunque può controllarne la qualità. L’acqua cavata da un pozzo, in tutta sincerità, non viene controllata minuto per minuto. È come te la manda il Signore. Bisogna vedere dove sta il pozzo, che cosa è successo là vicino.
In questa strategia, è possibile che questo Consiglio regionale, anziché dare la colpa a me, che è un risultato politico interessante... Voi state tentando di rallentare l’attività del centrosinistra, e questo è legittimo, ma in una storia come questa, secondo voi, è più importante rallentare l’attività dell’Amministrazione o trovare una soluzione e combattere insieme? La prossima volta, per avere uno spazio politico... Questi coltivatori diretti o contadini non sono scemi. Scarpe grosse, cervello fino. Loro sanno vita, morte e miracoli di tutto quello che succede nei nostri uffici. Sanno quello che funziona e quello che non funziona. Sanno di chi è la responsabilità e di chi non è. Quando si arrabbiano non vuol dire che ti hanno dato ragione e che ti hanno sposato. Si arrabbiano per far valere i propri diritti e alla fine valuteranno tutti noi – non solo me, tutti noi – dal modo in cui abbiamo resistito alle difficoltà e abbiamo costruito una strategia per superarla. Credo di avere imparato io, topo di città, come vi dissi l’altra volta, a conoscere i topi di campagna, che sono, per certi versi, più dritti di quelli di città. Sanno come chiedere le cose, certe volte in maniera molto vibrante, ma lo fanno a giusta ragione. Non è semplice stare in questa battaglia, ma siamo riusciti persino ad intervenire sui loro mutui. Addirittura ho letto di recente, sempre per documentare il fatto che prendo mazzate da tutti, un articolo di una valida giornalista, Marilù Mastrogiovanni mi pare che si chiami, che dice che noi abbiamo fatto quella norma per aiutare le banche. Per favore, siccome io non ho il fiato, Marilù è una persona che io stimo, ha avuto dei premi importanti, la seguo come giornalista, però noi non l’abbiamo fatto per aiutare le banche, noi l’abbiamo fatto per aiutare i coltivatori su loro richiesta di fronte al fatto che, come accade in una calamità, c’era la necessità di dare più tempo per pagare le cambiali. E l’abbiamo fatto. Addirittura siamo stati accusati di essere stati un po’ troppo lenti nel calcolo. Giusto?
Ora, però, tutto questo è in campo. Noi ci siamo. Ricordatevi, orgogliosamente, cittadini pugliesi, che noi ci stiamo. Siamo nella partita. Non l’abbiamo persa. Certo, abbiamo di fronte un avversario temibile che negli Stati Uniti, che è un posto dove la ricerca la sanno fare, parlo del nord, non solo del centro America, da dove probabilmente questo ceppo viene, ci hanno provato per cento anni a trovare un rimedio e non l’hanno ancora trovato. Chissà che, grazie all’ulivo… Ricordatevi che le strategie di cui parliamo, l’innesto o l’elemento chimico, non solo decisive. È l’ulivo stesso che ha una capacità di rigenerarsi tale da riuscire, con l’aiuto della chimica, spero, o con l’aiuto dell’innesto della qualità tollerante, a risollevarsi, perché è un albero dalle sette vite.
Vi confermo che se qualcuno pensa che la Puglia si arrenderà alla Xylella si è sbagliato, perché noi di vite ne abbiamo mille, non sette. E quando, io mi auguro tra breve, non è detto che sia il Presidente che festeggerà questo evento, quando parleremo della lotta alla Xylella come abbiamo parlato oggi, perché oggi è il 23 di maggio, so che avete fatto un minuto di raccoglimento, ma voi sapete che io non mi accontento dei minuti di raccoglimento, io mi ricordo quando si diceva che contro la mafia non c’era più niente da fare, ed era peggio della Xylella. Ve lo garantisco che era peggio della Xylella. Però, ci siamo uniti, abbiamo organizzato strategie intelligenti, abbiamo smesso di litigare e abbiamo trovato le soluzioni. Vi ricordate quando destra e sinistra si davano la colpa della mafiosità di un comune? Quando abbiamo smesso di fare questi giochetti, di darci la colpa a vicenda, e ci siamo uniti nel contrasto, abbiamo vinto. E lo abbiamo fatto a differenza di altre regioni che non sarebbero state in grado – lo dico nettamente –, come non è stato in grado il Governo nazionale, di fronteggiare il problema della Xylella. Nessuna Regione avrebbe avuto la capacità in così poco tempo di diagnosticarla e di resisterle come abbiamo fatto.
È chiaro che ha fatto dei passi avanti, perché era un batterio che veniva dall’altro mondo, dal mondo scoperto da Cristoforo Colombo, veniva da un posto dove mai potevamo immaginare che qualcuno, grazie alla scarsa sorveglianza sulle importazioni di piante ornamentali, ce l’avrebbe mandato. Ovviamente, io spero che questo mio invito venga accolto immediatamente. Ma se dentro il vostro intimo riusciremo, comunque, a fare in modo che quel recuperato prestigio che la Puglia ha realizzato in questa battaglia… Prima della visita di Andriukaitis noi passavamo per matti. Non riuscivano a capire perché facevamo le processioni – anche questo ve l’ho già detto – per salvare gli alberi. Poi gliel’abbiamo spiegato e ci sono venuti incontro. Adesso sono spaventati dal fatto e sanno benissimo all’Unione europea che il problema non riguarda la Puglia, sennò ce l’avrebbero notificato. Loro sanno benissimo che è un problema giuridico, che peraltro è la piaga d’Italia, quella di cui stiamo parlando qui, è la piaga che non fa fare le opere pubbliche, è la piaga che non sblocca i concorsi. C’è questa causidicità permanente, che ovviamente fa la fortuna dei resistenti e dei loro tecnici, ma che in moltissimi casi rallenta la strutturazione dell’interesse pubblico. Quante volte una scuola non si può aprire e si deve stare in un bugigattolo insicuro, o questo vale anche per le strutture sanitarie, perché qualcuno ha impugnato… Quanto tempo abbiamo perso, per esempio, sulla gara della progettazione dell’ospedale di Taranto a causa dei ricorsi? E ci è stato ancora qualcuno che è riuscito a trovare una soluzione, che pure esiste, per evitare che l’interesse del secondo classificato sia più importante dell’interesse di una provincia, rispettandolo e tutelandolo economicamente? Non ci vuole niente a predisporre un’indennità a favore di colui che avrebbe dovuto fare il lavoro o a creare una successione facile nella prosecuzione dei lavori. Ci sono mille maniere, eppure, anche in una vicenda così semplice, come quella dell’abbattimento di un albero, la nostra mentalità – qui do una soddisfazione a Borraccino – fondata sulla proprietà privata, che lei immagino voglia abolire ancora, non so se resiste da questo punto di vista, almeno nella sua grande dimensione, la mentalità di tutela della proprietà privata e del diritto privato è più importante del diritto collettivo.
In questo, anziché accusarmi di voler far dirimere le vicende scientifiche e la tesi del professor Fiore, che con me la tiene per altre ragioni, come lei ben sa, anziché dirmi che io voglio far dirimere le questioni giuridiche dai giudici... Io non volevo dire questo. Volevo solo dire che l’intervento dei magistrati, mentre ci volevano centinaia di carabinieri ad Oria per tentare di abbattere gli alberi, nonostante Silletti fosse un esponente delle forze dell’ordine, avrebbe in qualche modo rassicurato, con il loro giudizio, anche coloro che pensavano a complotti internazionali. Era solo questo che volevo dire e non troverete mai una mia dichiarazione nella quale ho detto che l’abbattimento degli alberi io non l’avrei fatto. Certo, mi permetterete di essermi reso conto nel tempo che questa strategia, che abbiamo sempre rispettato, e me ne sono reso conto dai dati statistici, funziona? Adesso abbiamo la possibilità di dire che funziona. Dove abbiamo tagliato gli alberi l’infezione si è ridotta.
Prima qualcuno ha detto: “Tu, prima di diventare Presidente, non capivi niente della Xylella”. Beh, se io da Sindaco di Bari mi fossi appassionato alla Xylella mi avrebbero preso per matto. L’ho dovuto fare quando, grazie a tutti voi, ho avuto la possibilità di acquisire tutti gli elementi per farmi un’idea di quello che sarebbe accaduto. Siamo in partita. Siamo in grado, se ci daranno questa norma, io lo dico soprattutto agli esponenti delle forze politiche di Governo... Non so cosa sia successo al Quirinale oggi. Deve ancora uscire? Lo sta interrogando, il Presidente, secondo me. Sta vedendo pubblicazione per pubblicazione. Se, quindi, si dovesse formare il Governo, bisogna – lo dico a Caroppo, che dice che sono responsabile unico della vicenda, e lo dico, ovviamente, al Capogruppo del Movimento 5 Stelle – bisogna immediatamente accompagnare, se volete, anche il Presidente dal Ministro dell’agricoltura, dal Presidente del Consiglio per ottenere questo decreto. Se mi date una mano, riusciremo a fare questa operazione, ma sia chiaro: serve a tagliare gli alberi e non potremo più giocare sull’equivoco (tagliamo o non tagliamo, facciamo o non facciamo, pesticida o non pesticida). Adesso si governa, ragazzi. Lo dico avendo la coscienza a posto, non vi sto irridendo. Si governa, ragazzi, perché io sto dicendo dappertutto che è giusto che il Governo si faccia e che parta.
Però, da questo momento in poi, lo dico alla Lega e lo dico al Movimento 5 Stelle, si governa, che è un’altra roba, è un altro mondo, e io collaborerò lealmente, anche con il Governo della Lega, del Movimento 5 Stelle, non solo per la Xylella, ma mi auguro anche per altre vicende che mi preoccupano alla stessa maniera. Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Consentitemi qualche sintetica riflessione. Abbiamo tre ordini del giorno rappresentativi delle forze politiche di questo Consiglio regionale. Io penso che abbiamo sviluppato una discussione utile, aspra, ma legittima. I tre documenti sono ormai nelle mani dalla stampa e quindi avranno quella eco necessaria e legittima attraverso i vari strumenti di informazione. Tuttavia, io credo che possiamo fare qualcosa in più che metterli burocraticamente in approvazione.
Voglio ricordare il pensiero del Presidente Congedo nella Conferenza dei Presidenti, quando abbiamo deciso di fare una monotematica. Ci faceva notare che gli agricoltori non si aspettano polemiche fra di noi al punto in cui siamo, nel dramma che stiamo vivendo, ma si aspettano dal Consiglio regionale, dall’intero Consiglio regionale, indicazioni precise per il futuro. Se questo è, io penso che sarebbe possibile, guardando anche la parte propositiva, non la parte dove ci dividono, di giudicano, quella è normale, ma guardando la parte propositiva di ogni ordine del giorno io credo che lavorando nei prossimi giorni si possa arrivare a tradurre in una chiara e forte presa di posizione dell’intero Consiglio regionale, a partire da quello che deve fare il Consiglio regionale, come è stato detto da ora in poi, il cambio di passo, ma anche verso il Governo nazionale e la Comunità Europea, a partire dall’arrivo dei commissari, degli ispettori, sarebbe cosa utile se l’intero Consiglio regionale si presentasse con una chiara posizione condivisa. Quindi, io penso che questo sforzo si possa fare, rinviando a martedì 29 la conclusione di questo lavoro unitario, lo ripeto, sulla parte della prospettiva, per cercare di stilare una presa di posizione chiara, determinata del Consiglio regionale della Puglia su quello che deve fare il Governo regionale, ma su quello che noi rivendichiamo dal Governo nazionale, che speriamo si faccia, perché anch’io penso che è sempre meglio un Governo di un non Governo, poi ognuno si misurerà sugli effetti delle politiche che farà, e verso la Commissione europea.
Io questo vi propongo, se è possibile. Se non è possibile… È chiaro poi faremo un gruppo coordinato dai Capigruppo, un gruppo ristretto per provare a stendere nei prossimi giorni – chiamiamolo così, con una parola più forte dell’ordine del giorno – una risoluzione decisa del Consiglio regionale, che possa rappresentare anche una risposta e un’indicazione per i nostri agricoltori che vivono questa situazione di sofferenza e di grave incertezza per il futuro.
Questo è quello che io mi sento di proporre, raccogliendo anche tanti appelli alla responsabilità, lo ripeto, al netto della polemica aspra che ci aspettavamo, ci stava e che è bene che si è sviluppata. Voglio sentire un po’ i Capigruppo… Collega Laricchia, aspetti. Michele mi chiedeva di procedere a un minuto di raccoglimento per il povero operaio di Taranto.
(L’Assemblea osserva un minuto di raccoglimento)
Grazie.
Nel frattempo è arrivato anche un ordine del giorno del Movimento 5 Stelle. Ho dato già una scorsa e ho visto che ci sono tutte indicazioni che vanno nella direzione del futuro, quindi mi supporta e mi rafforza ancora in questa esigenza.
Ha chiesto la parola il consigliere Marmo… Casili, lo so, ma non è questa la circostanza per rispondere a Michele Emiliano, che lo ha chiamato più volte... Ci saranno altre occasioni.
Cristian, ascoltami. Abbi pazienza.
Prego, collega Marmo.
Speaker : MARMO.
Presidente, grazie.
Io non ho chiesto di parlare. È lei...
Speaker : PRESIDENTE.
L’ho visto qua.
Speaker : MARMO.
È lei che ha chiesto ai Capigruppo di dire...
Speaker : PRESIDENTE.
Esatto. Voglio la tua opinione...
Speaker : MARMO.
...sulla sua proposta. Quindi, non ho da rispondere al Presidente.
Speaker : PRESIDENTE.
No.
Speaker : MARMO.
Voglio che sia molto chiaro che da parte nostra non c’è alcun riserbo a non confrontarsi per avere un documento unico, ma non c’è altrettanto nessun timore a distinguersi dalle altre posizioni.
Deve considerare che noi siamo la minoranza, non abbiamo funzioni di governo. È il Governo che deve essere disponibile ad accogliere le nostre proposte. Quindi, diciamo “sì” al confronto, con la parola chiara che, ove questo confronto non raggiunga il risultato da lei sperato e da me sperato, i documenti vanno votati singolarmente.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
[…] prossimo, quando sarà convocato il nuovo Consiglio regionale, non ci fossero le condizioni per pervenire a un documento, a una risoluzione unitaria, ma a una risoluzione anche efficace, non annacquata, altrimenti è meglio non fare nulla, ma una risoluzione motivata e determinata, a quel punto cominceremo il Consiglio regionale prendendo atto di un risultato non riuscito e voteremo i documenti così come sono stati presentati. Questa è la proposta.
Se non siamo d’accordo, procediamo al voto subito. Avevamo già parlato nella Conferenza dei Presidenti. Avevamo detto che, mentre gli ispettori faranno... Addirittura, abbiamo convenuto... Non si aveva ancora il quadro chiaro. Quando vengono? Nell’ultima Conferenza dei Presidenti non avevamo ancora un calendario chiaro. Se adesso abbiamo un calendario chiaro della loro presenza, che è incompatibile con il Consiglio regionale, il Consiglio lo facciamo il 3. Ditemi, purché non perdiamo tempo.
Speaker : DI GIOIA, assessore all’agricoltura.
Quello che è indubbio è la presenza dei commissari, che hanno annunciato che volevano venire, Hogan e meglio ancora Andriukaitis che aveva detto che avrebbe fatto visita.
Quello che è sicuro, ma da quindici giorni, è che vengono gli ispettori a fare le verifiche in campo e comunque anche ad incontrare i portatori di interesse ed eventualmente anche in Consiglio ove servisse.
C’è un programma stilato con il Governo italiano. Noi siamo, in questa situazione, come sapete bene, attuatori in un certo momento e siamo anche quelli che si prestano all’organizzazione. C’è anche il Governo che ha stilato. Dopodiché, avevo dato io disponibilità, su richiesta del Presidente, a fare un incontro dei Capigruppo e dei consiglieri che ritenessero di voler contribuire al dibattito con gli ispettori e/o i commissari se ci dessero questa disponibilità qualora venissero. Però, questa è una cosa non da fare ovviamente in concomitanza di un Consiglio regionale nel quale poi ci dividiamo sul voto alle mozioni.
Almeno per una questione di stile, dovremmo rappresentare la Regione come un’Istituzione…
Speaker : PRESIDENTE.
Se c’è questa opportunità o questa scadenza possiamo aggiornare ai giorni 28, 29 e 30, o 31, o venerdì 1.
Ci aggiorniamo e vediamo.
Speaker : DI GIOIA, assessore all’agricoltura.
Quando fate la Conferenza dei Presidenti?
Speaker : PRESIDENTE.
L’abbiamo già fatta.
Speaker : DI GIOIA, assessore all’agricoltura.
Per aggiornarsi a una data.
Speaker : PRESIDENTE.
La data è questa. Anziché il 29, il 30 non lo possiamo fare, o il 31 o l’1. Per non andare a babbo morto. Avevamo detto che la settimana prossima saltavamo il Consiglio perché c’è la settimana legittima della campagna elettorale. Facciamo il 31 quando si è conclusa la visita degli ispettori.
Qual è il problema?
Speaker : DI GIOIA, assessore all’agricoltura.
Gli ispettori saranno in Puglia, ma saranno in assessorato a fare una pre-riunione per poi, il giorno dopo, andare al Ministero, a Roma, a capire qual è la posizione…
Speaker : PRESIDENTE.
Facciamo l’1, facciamo il venerdì.
Speaker : DI GIOIA, assessore all’agricoltura.
Va bene anche il 31, perché noi non seguiamo gli ispettori in assessorato.
Sto dicendo di sì. Per me non c’è problema.
Speaker : PRESIDENTE.
Lo facciamo il 31. Non credo che sarete impegnati.
Speaker : DI GIOIA, assessore all’agricoltura.
Per me il 31 va bene.
Speaker : PRESIDENTE.
Va bene il 31, dai. Non credo che dovete stare quattro giorni insieme agli ispettori; sennò, sono quelli che vi convinceranno del contrario.
Speaker : DI GIOIA, assessore all’agricoltura.
Se arriva anche il Commissario o ci sono novità, evidentemente vi aggiorno.
Speaker : PRESIDENTE.
Va bene.
Do mandato ai Capigruppo per trovare… Va bene, ci aggiorniamo qui. Non è una convocazione ufficiale. Decidiamo quando ci vogliamo vedere, scusate. Allora, martedì ci vediamo. Martedì i Capigruppo sono convocati nella Sala Guaccero per provare a… Però, devo lavorare per provare a mettere insieme una ipotesi. Il Consiglio è il 31, mentre il 29 la Conferenza dei Capigruppo prova a mettere insieme il testo.