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C.r. Puglia 21.02.19
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Revision
Speaker : PRESIDENTE.
Buongiorno a tutti e benvenuti nell’Aula consiliare della nuova sede del Consiglio regionale.
Finalmente anche la Puglia – forse l’ultima Regione d’Italia – si è dotata di una sede propria.
Ci sarà nelle prossime settimane un momento molto sobrio di carattere inaugurale, d’accordo con la Presidenza della Giunta e con il Governo regionale. Nelle prossime settimane, non appena saranno del tutto completati i lavori, saranno definite tutte le rifiniture, saranno completati gli spazi esterni con il verde, con la piantumazione, a quel punto faremo una sobria inaugurazione.
Voglio semplicemente oggi ringraziare tutti i dirigenti del Consiglio regionale e in particolare il Segretario generale, la dottoressa Gattulli, e la dottoressa Vincenti Rosangela, che in questo mese, forse due, hanno compiuto un lavoro davvero massacrante. Sono stati qui in sede anche fino a tarda serata, per cercare di arrivare all’appuntamento di oggi nelle migliori condizioni possibili.
Così come consentitemi di ringraziare l’ingegner Pulli col suo staff: vi posso assicurare che nei momenti difficili che ho vissuto in prima persona, dove diatribe micidiali tra progettisti, direttori dei lavori, imprese, ogni giorno sembravano delle questioni risolvibili, ho trovato nell’ingegner Pulli la persona che con la santa pazienza ha dato corso, si è assunto le sue responsabilità e siamo arrivati alla conclusione della nuova sede del Consiglio regionale che, non è un peccato ricordarlo, ebbe inizio, nella sua fase di implementazione progettuale nel 2003.
Finisco dicendo che ho sentito già un po’ di commenti sull’estetica, sulla qualità. Ci sono giudizi ovviamente non omogenei, non uniformi. Ma quando si giudica l’arte, succede spesso, la dialettica è comprensibile. Io spero soltanto, mano a mano che andiamo avanti e che si completano tutte le attrezzature, che ci sia soprattutto una maggiore efficienza nei lavori del Consiglio, e soprattutto spero che si recuperi una maggiore sinergia con la stragrande maggioranza degli assessorati che sono qui a due passi, in modo tale da evitare a volte tanti fraintendimenti e tante difficoltà nel doversi spostare da via Gentile a via Capruzzi, attraversando un po’ la città.
Spero quindi soltanto questo: di recuperare efficienza, di recuperare sinergie, di recuperare una maggior qualità del lavoro per tutti noi. Ulteriori valutazioni verranno fatte nella sede appropriata della inaugurazione.
Scusatemi se mi sono permesso queste breve considerazioni.
Diamo inizio alla seduta con l’approvazione del verbale della seduta precedente.
Hanno chiesto congedo Di Gioia, Mazzarano e Zullo.
È pervenuta risposta scritta all’interrogazione di Galante “Gestione del Parco naturale ‘Terra delle Gravine’”.
La Corte costituzionale, con sentenza n. 228, ha dichiarato l’illegittimità costituzionale della legge regionale 20 dicembre 2017, n. 60 (Disposizioni in materia di clownterapia).
Sempre la Corte costituzionale, con sentenza n. 235 del 09/10/2018, ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’articolo 7, comma 5, della legge regionale n. 28 sulla partecipazione.
Il Presidente della Giunta regionale, con proprio decreto, ha ritenuto di provvedere alla riassegnazione al dottor Leonardo Di Gioia le deleghe relative all’agricoltura (come sapete, è tutta la vicenda sull’assessorato).
Inoltre, il Governo nazionale, nella seduta del 31 gennaio scorso, ha deliberato di non impugnare le leggi regionali n. 53 e n. 54. Invece, nella seduta del 15 febbraio ha deliberato di impugnare le leggi n. 57, n. 59 e n. 66. Ha deliberato, sempre nella stessa seduta, di non impugnare le leggi n. 55, n. 56, n. 58, n. 60, n. 61, n. 62, n. 63, n. 64 e n. 65.
Assegnazioni alle Commissioni.
Alla I Commissione una serie di debiti fuori bilancio.
Alla III Commissione la proposta di legge a firma dei consiglieri Ventola, Zullo, Manca, Perrini “Interventi regionali per favorire la ‘Vita Indipendente’ delle persone con disabilità gravi”; richiesta parere deliberazione della Giunta n. 2408; richiesta parere deliberazione sempre della Giunta n. 2417; richiesta parere deliberazione della Giunta n. 54.
Alla IV Commissione il disegno di legge n. 1 “Integrazione della legge regionale 25 febbraio 2010, n. 3 ‘Disposizioni in materia di attività ARIF’”; richiesta parere deliberazione della Giunta n. 2427; richiesta parere sempre della Giunta n. 52; richiesta parere, inoltre, della determina dirigenziale Risorse Idriche n. 102.
Alla V Commissione il disegno di legge n. 3 “Modifiche alla legge regionale n. 36”; proposta di legge a firma del consigliere Pentassuglia “Modifiche e integrazioni alla legge n. 56”; richiesta parere deliberazione della Giunta n. 2444; richiesta parere determinazione del Commissario Straordinario dell’Agenzia regionale strategica per il territorio”.
VI Commissione e V Commissione: “Proposta di legge a firma del consigliere Liviano ‘Valorizzazione antropologica, storico e culturale del Mar Piccolo di Taranto’, deliberazione della Giunta regionale n. 92”.
IV Commissione: “Documentazione Consorzio ASI di Taranto”.
Sono, inoltre, pervenute interrogazioni:
Di Bari, Casili, Trevisi: “Condotto sottomarino del depuratore dei Comuni di Bisceglie, Corato ed altri”.
Casili: “Strumenti e sistemi integrati di governance per il miglioramento della raccolta differenziata nel Comune di San Cassiano, Lecce”.
Trevisi: “Nomina del nuovo direttore scientifico di ARPA Puglia”.
Pellegrino: “Sollecito chiarimenti ex plesso scolastico Giovanni XXIII Via Vecchia Tuglie a Neviano”.
“Nomina AGER” di Liviano.
Laricchia: “Disservizi per emergenza influenzale”.
Galante, Barone e Bozzetti: “Contratto a tempo determinato ASL pugliesi”.
Barone: “Realizzazione dei programmi urbanistici previsti dagli accordi di programma nel Comune di Foggia”.
Casili, Trevisi: “Monitoraggio ambientale nel Comune di Muro Leccese”.
Gatta: “Isole Tremiti, Guardia Medica San Nicola, postazione 118 San Domino, medico di base, servizio di elisoccorso”.
Galante: “Funzioni di coordinamento nelle strutture sanitarie”.
Galante: “Trasferimento della CRAP di Taranto presso l’ex ospedale di Mottola”.
Bozzetti: “Industria Aeronautica GSE, stato di attuazione del programma”.
Zullo: “Pugliasviluppo, funzionamento piscina natatoria di Grumo Appula”.
Pellegrino: “Mobilità regionale ed ex regionale riservata agli infermieri in servizio nelle aziende pugliesi”.
Marmo: “Accreditamento centri di riabilitazione e fisioterapia”.
Marmo: “Dislocazione sul territorio pugliese di strutture del servizio sanitario regionale per la cura del linfedema”.
Mozione: Amati, Blasi, Cera, Colonna “Contrasto all’iniziativa di autonomia cosiddetta rafforzata avanzata dalle regioni settentrionali.
Ordine del giorno.
Disegno di legge n. 187 “Istituzione del nuovo Comune di Presicce-Acquarica”.
Relatore il collega Saverio Congedo, a cui do la parola.
Speaker : CONGEDO.
Grazie, Presidente, anche per l’onore e il privilegio di inaugurare gli interventi in questa nuova sede del Consiglio regionale.
Approfitto per associarmi ai ringraziamenti da lei fatti ai tecnici e alla struttura che ha permesso la realizzazione prima e il trasferimento poi, in questa sede. Esprimo a tutti noi, consiglieri regionali e Governo regionale, l’augurio di buon lavoro in questa che auspico essere sempre più la casa di tutti i pugliesi, ma anche il luogo delle scelte migliori per il nostro territorio.
Signor Presidente del Consiglio, signor Presidente della Giunta, colleghe e colleghi consiglieri, il disegno di legge a firma del Presidente della Giunta regionale, Michele Emiliano, avente ad oggetto l’istituzione del Comune denominato Presicce-Acquarica, derivante dalla fusione dei Comuni di Presicce e Acquarica del Capo è stato già posto al vaglio del Consiglio regionale in data 25 settembre 2018 per l’esame finalizzato all’indizione del referendum consultivo sull’unificazione.
La consultazione si è tenuta il 16 dicembre 2018, con il seguente risultato. Gli elettori del Comune di Presicce hanno espresso n. 1.462 voti favorevoli alla fusione e n. 1.021 voti contrari; gli elettori del Comune di Acquarica del Capo hanno espresso 1.187 voti favorevoli alla fusione e n. 500 voti contrari. I dati validati sono stati pubblicati sul BURP n. 163 del 27 dicembre 2018.
Come meglio espresso nella relazione che ha accompagnato il disegno di legge nel primo passaggio in Consiglio regionale il 25 settembre, a cui si rimanda, l’articolato e complesso processo per la fusione e la conseguente istituzione del nuovo Comune di Presicce-Acquarica ha coinvolto istituzioni, associazioni e professionalità tecniche, ed ha trovato il suo momento più significativo proprio nella consultazione referendaria del 16 dicembre.
Il quadro normativo di riferimento comprende l’articolo 133 della Costituzione, il decreto legislativo 267 del 2000, cioè il Testo unico sugli enti locali, la legge n. 56 del 2014 (conosciuta anche come legge Delrio), articolo 1, commi da 116 a 134, lo Statuto regionale (articoli 19 e 22), la legge regionale 1 agosto 2014 n. 34, l’articolo 6 che ne disciplina l’iter.
Ed è proprio sulla base del disposto del comma 8 del suddetto articolo 6 che la VII Commissione consiliare e il Consiglio regionale, acquisiti i risultati del referendum, sono chiamati ad un secondo esame per esprimere il proprio parere in merito al progetto di legge.
La VII Commissione ha dedicato a questo secondo esame due sedute: 31 gennaio e 6 febbraio. La prima, dedicata alla discussione generale sul provvedimento; la seconda l’audizione del sindaco del Comune di Presicce e del sindaco del Comune di Acquarica, che sono qui presenti e che saluto, dei rappresentanti del comitato “Post 16” e del comitato “Insieme per il sì alla fusione”.
Nel corso delle audizioni grande attenzione è stata posta all’individuazione della data di istituzione del nuovo Comune e precisamente alla proposta di anticipazione dal 1 luglio 2019 al 15 maggio 2019. Tale modifica ha una particolare importanza, in quanto incide sulla data di svolgimento delle elezioni dei due Comuni, che a seguito della stessa viene fissata nel 2020 per il nuovo Comune Presicce-Acquarica.
Al termine delle audizioni, i lavori sono proseguiti con l’esame del disegno di legge e degli emendamenti, fra i quali, oltre al già citato, si segnalano quello che eleva a 500.000 euro il contributo una tantum, finalizzato all’ottimale organizzazione dell’esercizio di funzioni e servizi comunali, e quello che estende a un quinquennio il contributo annuale di 136.000 euro. Al termine delle audizioni, si è proceduto all’esame del disegno di legge con la votazione degli emendamenti, degli articoli e del testo di legge emendato.
I lavori della VII Commissione si sono svolti in modo proficuo e soddisfacente, concludendosi con il parere favorevole reso all’unanimità dei commissari presenti.
Colgo l’occasione per ringraziare per il proficuo lavoro svolto in Commissione le colleghe e i colleghi consiglieri comunali, la dirigenza della Sezione Assemblee e Commissioni, la struttura della VII Commissione.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Grazie, Presidente Congedo.
Adesso apriamo la discussione generale. Chi chiede di parlare? Prego, consigliere Abaterusso.
Speaker : ABATERUSSO.
Grazie, Presidente.
Per la seconda volta nel corso di questa legislatura prendo la parola per esprimere il mio, probabilmente solitario, voto contrario a una proposta di legge, così come successe l’altra volta durante la discussione della legge sulla Xylella, ad iniziativa del collega Blasi, non perché io sia contrario al principio della fusione dei Comuni, ma perché ritengo che l’intero procedimento referendario, legge che poi fu dichiarata incostituzionale peraltro, in merito al quale oggi il Consiglio regionale è chiamato ad esprimere il proprio voto presenta, a mio parere, molteplici e gravi irregolarità, vizi di legittimità e persino profili di incostituzionalità, che lo rendono totalmente inidoneo a giustificare e legittimare l’approvazione di questa legge.
Già il momento genetico che ha dato avvio al procedimento risulta, a mio parere, viziato da un’assoluta non veridicità riguardante la sussistenza del primo ed essenziale presupposto, il coinvolgimento delle comunità interessate, che avrebbe dovuto dare legittimazione all’avvio di un procedimento referendario che, comportando l’estinzione di due Comuni, assume un’importanza rilevante e decisiva.
Nell’atto di indirizzo da parte dei due Comuni in merito alla fusione si parlava della necessità di garantire il massimo coinvolgimento della cittadinanza, ben al di là del referendum previsto dalla normativa; coinvolgimento che si deve concretizzare già nella fase dell’impostazione, della progettazione, dell’analisi del progetto di fusione e si deliberava, per quanto detto prima, di esprimere il proprio orientamento positivo in merito alla fusione tra i Comuni di Acquarica e di Presicce ed in conseguenza – sto leggendo quanto c’era scritto negli atti deliberativi – di rappresentare tale volontà ai cittadini al fine di renderli consapevoli delle opportunità e delle caratteristiche del progetto e per raccogliere l’opinione di eventuali suggerimenti e di impegnare la Giunta a riferire tempestivamente e periodicamente, riservandosi di assumere tutte le iniziative necessarie sulla base degli esiti della attività di progettazione della fusione dei due Comuni.
Contrariamente agli impegni assunti con queste deliberazioni, non è stata svolta alcuna attività di partecipazione, di coinvolgimento delle Giunte comunali di acquisizione di pareri e suggerimenti da parte dei cittadini. Nulla di tutto questo è stato rispettato e nulla è avvenuto.
Dall’assunzione di questi impegni, sino alla data del 25 giugno del 2018, deliberazione di presentazione ai consiglieri comunali e presa d’atto dello studio di fattibilità e successiva deliberazione avente ad oggetto la richiesta di riunione di due enti in un unico Comune denominato Presicce-Acquarica, non è stata svolta alcuna attività di coinvolgimento.
A fronte di questa inerzia da parte delle rispettive Amministrazioni comunali, improvvisamente ed inspiegabilmente, nell’estate del 2018, il procedimento referendario viene ripreso e con una inusitata velocizzazione anche e soprattutto da parte della Giunta regionale si addiviene alla indizione del referendum, saltando il fondamentale passaggio dell’effettivo e democratico coinvolgimento delle comunità interessate.
Già questa circostanza vizia in radice l’intero procedimento referendario, in quanto il coinvolgimento delle due comunità che, dato per avvenuto, ha costituito il fondamento e la giustificazione degli atti istitutivi del referendum, in realtà non è mai avvenuto.
Nella relazione allo schema del disegno di legge n. 187 del 13 settembre si legge: “La necessità della fase referendaria ha consentito di organizzare nel territorio dei Comuni di Presicce e Acquarica del Capo, interessati al processo aggregativo comunale, una serie di incontri di sensibilizzazione e di informazione dei cittadini sui punti di forza e di debolezza, sulle opportunità e sulle minacce che la fusione intercomunale potrebbe implicare per consentire ai cittadini dei due Comuni di poter esprimere il voto referendario in maniera cosciente e consapevole”. Ed ancora – leggo sempre quanto scritto negli atti dei due Comuni –: “il dibattito civico tra i cittadini dei due Comuni ha toccato questioni storico-culturali, economiche, finanziarie, urbanistiche, produttive, demografiche, tese a individuare le ragioni di somiglianza e differenza territoriale che rendono possibile o che costituiscono un ostacolo all’aggregazione dei Comuni”. Tutto questo non è avvenuto. Nella deliberazione del Consiglio regionale, la n. 228 del 25 settembre 2018, avente ad oggetto Effettuazione del referendum consultivo, il Consiglio regionale ha deliberato in tal senso, in questi termini: “Udita e fatta propria la relazione del Presidente della VII Commissione consiliare permanente, relatore il consigliere Saverio Congedo, il quale dichiara che –parole del collega Congedo – ‘il provvedimento rappresenta un processo politico-amministrativo articolato e complesso, che ha coinvolto istituzioni, cittadini, associazioni e professionalità tecniche, e che troverà il suo momento più significativo proprio nella fase referendaria’”. Anche di tutto questo non è avvenuto nulla.
Poiché il coinvolgimento dei cittadini ha costituito il presupposto legittimante che ha indotto l’intero Consiglio regionale a deliberare in favore della effettuazione del referendum, e poiché invece non vi è stato alcun coinvolgimento, come peraltro si desume facilmente dall’assoluta assenza di documentazione che possa comprovare il contrario, appare chiaro che la volontà dell’intero Consiglio regionale sia stata viziata, già in questa prima fase, da una erronea rappresentazione della realtà.
La deliberazione del Consiglio regionale e il successivo decreto del Presidente della Giunta regionale, di indizione del referendum (n. 569 del 02.10.2018), risultano quindi viziati da ulteriori gravi violazioni di legge, a mio parere.
La legge regionale della Puglia, la n. 43 del primo agosto 2014, “Disciplina dell’esercizio associato delle funzioni comunali”, prevede che il progetto di legge regionale deve comprendere opportunamente la descrizione dei confini dell’istituendo Comune e di tutti i Comuni interessati; la cartografia in scala 1:10.000 (o superiore) relativa ai suddetti confini; le indicazioni di natura demografica e socioeconomica relativa sia alle nuove realtà territoriali, che agli enti locali coinvolti, nonché del loro stato patrimoniale a supporto dell’istituzione del nuovo Comune; gli elementi finanziari significativi tratti dall’ultimo bilancio preventivo e consuntivo approvato dai Comuni interessati, una proposta di riorganizzazione e gestione dei servizi sul territorio interessato che ne evidenzi i vantaggi, le deliberazioni dei Consigli comunali.
Il disegno di legge n. 187 del 13 settembre 2018, posto a fondamento della deliberazione del Consiglio regionale e del decreto del Presidente della Giunta di indizione del referendum, contrariamente e in violazione a quanto prescritto dalla norma prima richiamata, non comprende alcuna proposta di riorganizzazione e gestione dei servizi sul territorio interessato che ne evidenzi i vantaggi, né si rinviene alcuna indicazione concreta in tal senso nell’allegato studio di fattibilità.
La legge regionale della Regione Puglia n. 27 del 20 dicembre 1973 (Norme sul referendum abrogativo e consultivo), con le sue successive modificazioni, disciplinando il referendum consultivo in materia di disegni di legge istitutivi dei Comuni, prevede: che il Presidente della Giunta regionale indice con decreto il referendum consultivo in seguito alla trasmissione della delibera consiliare da parte del Presidente del Consiglio regionale; che la data di effettuazione del referendum è fissata di norma in una domenica compresa tra il sessantesimo e il novantesimo giorno successivo alla data di esecutività del decreto; che i referendum consultivi possono effettuarsi ordinariamente nel periodo compreso tra il 1 marzo e il 30 giugno di ogni anno, i giorni non compresi in questo periodo non vengono computati agli effetti del termine previsto dal comma 2; che la data della consultazione è ordinariamente fissata in concomitanza a quella di referendum nazionali e/o regionali eventualmente già indetti o, in mancanza, a quella delle elezioni amministrative per almeno uno dei Comuni interessati. In tali ipotesi, per tutti gli adempimenti comuni, ivi compresi la composizione e il funzionamento dell’Ufficio elettorale di sezione e gli orari delle votazioni, nonché per il riparto delle relative spese si applicano le disposizioni in vigore per la consultazione alla quale il referendum consultivo è abbinato. Poi prevede che i referendum consultivi non possono aver luogo nell’anno solare di cessazione della legislatura.
Il già citato decreto del Presidente della Giunta regionale di indizione del referendum disapplica totalmente le prescrizioni di legge che ho appena richiamato. Infatti, a motivare detto decreto del Presidente vi è una lettura della legge regionale errata, a mio parere, in maniera tale da comportarne la disapplicazione. Invero, il decreto regionale giustifica l’individuazione della data di svolgimento del referendum nella giornata di domenica 6 dicembre 2018, richiamando nel proprio “considerato” solo il secondo comma della legge, omettendo di dare corretta e completa applicazione dei successivi commi 3 e 4, che prescrivono: “i referendum consultivi possono effettuarsi ordinariamente nel periodo compreso tra il 1° e il 30 di marzo e che i giorni non compresi in questo periodo non vengono computati come prima ho detto, agli effetti del termine previsto dal comma 2”. Quindi, la data del 16 dicembre disattende questa chiara prescrizione temporale. Inoltre, la data della consultazione è ordinariamente fissata in concomitanza a quella di referendum o altro tipo di elezione. Nonostante entrambi i Comuni fossero interessati alle elezioni amministrative del prossimo maggio del 2019, il decreto presidenziale ha altresì omesso di dare applicazione a questa ulteriore e chiara prescrizione legislativa.
Mi permetto di dire che nella discussione, nella prima discussione della Commissione, avevo proposto che il referendum fosse abbinato alle elezioni amministrative per varie ragioni, non ultima quella di una grande partecipazione al referendum, cosa che fatta il 16 dicembre non c’è stata.
Quindi, a mio parere, è una grave disapplicazione della legge, del tutto immotivata, non essendo supportata da alcuna giustificazione e/o motivazione a sostegno di siffatta scelta in aperto contrasto con le prescrizioni legislative; scelta la cui legittimità si appalesa ancora più grave in quanto ha determinato una ingiustificata riduzione dei tempi – 2 ottobre 2018, data di indizione del referendum, 16 dicembre 2018 data di svolgimento del referendum – per la discussione referendaria con conseguente inevitabile limitazione ulteriore, in aggiunta al già rilevato mancato coinvolgimento della comunità, del diritto di partecipazione e coinvolgimento dei cittadini.
Sempre all’articolo 22 la legge regionale della Regione Puglia, n. 27 del 20 dicembre 1973, recita: “Per le operazioni preelettorali e quelle inerenti alla votazione e allo scrutinio si osservano, in quanto applicabili e non in contrasto con quelle disciplinate dal comma 4, le disposizioni di cui al Testo unico delle leggi per la composizione e l’elezione degli organi delle Amministrazioni comunali”. Con riferimento al voto dei cittadini italiani iscritti nelle liste elettorali dei cittadini residenti all’estero, gli elenchi AIRE, la disciplina è regolata dalla legge n. 40 del 7 febbraio 1979 che dice: “Salvo quanto disposto dalla legge sull’elezione dei rappresentanti dell’Italia al Parlamento europeo entro il ventesimo giorno successivo a quello della pubblicazione del decreto di convocazione dei comizi, a cura dei Comuni di iscrizione elettorale è spedita agli elettori residenti all’estero una cartolina avviso recante l’indicazione della data della votazione, l’avvertenza che il destinatario potrà ritirare il certificato elettorale presso il competente ufficio comunale e che l’esibizione della cartolina stessa dà diritto al titolare di usufruire delle facilitazioni di viaggio e al rimborso delle spese di viaggio per recarsi a votare nel Comune di iscrizione elettorale. Le cartoline – dice la legge – devono essere spedite con il mezzo postale più rapido”.
Ora, contrariamente a quanto previsto dalla normativa sopra richiamata, nessuno dei due Comuni interessati al referendum ha previsto, in favore dei cittadini residenti all’estero, le prescritte facilitazioni di viaggio per recarsi a votare né, ovviamente, ha dato alcuna comunicazione in tal senso. Soprattutto, non ha provveduto a spedire le cartoline di avviso recanti la data della votazione nei termini prescritti dalla legge. Né tantomeno è stato utilizzato, come tassativamente prescrive la stessa legge, il mezzo postale più rapido, in quanto detti avvisi sono stati spediti con Posta4 Pro, che è il mezzo di posta ordinario meno rapido fra tutti quelli esistenti.
La indicata violazione sulle norme riguardanti il diritto di voto dei cittadini residenti all’estero iscritti all’AIRE ha impedito a detti cittadini di esprimere il voto. Essi, infatti, non avendo ricevuto in tempo utile la cartolina avviso, sono stati illegittimamente privati del loro diritto di voto (ancor più grave, in questo caso, perché si trattava dell’estinzione del proprio Comune). Tanto è documentato dalle numerose comunicazioni che i cittadini residenti all’estero hanno inviato agli amici e parenti residenti nei due Comuni di Presicce e Acquarica.
Considerato che i cittadini elettori del Comune di Presicce residenti all’estero sono 1.694 su 6.031, e che quelli di Acquarica sono 1.414 su 5.239, e considerato che questi cittadini non hanno potuto esercitare il proprio diritto di voto, all’insita gravità di siffatto impedimento occorre aggiungere la conseguente ulteriore gravità consistente nella assoluta inattendibilità dell’esito di un referendum nel quale è stato precluso il voto ad una fascia consistente e determinante di elettori. Stiamo parlando di una percentuale del 30 per cento rispetto a tutto l’elettorato, anche alla luce dei risultati referendari che hanno portato al voto solo il 34 per cento degli aventi diritto, e alla percentuale del “sì”, che sul complesso dell’elettorato ha raggiunto il 23 per cento: altro che plebiscito, quindi.
Quanto evidenziato imporrebbe al Consiglio regionale di non avallare un procedimento referendario permeato, dall’origine sino agli ultimi atti, di gravi irregolarità e vizi di legittimità, necessità che si appalesa ancor più obbligata in considerazione del fatto che una eventuale approvazione del procedimento referendario espone la legge elettorale di istituzione del Comune unico alla verosimile declaratoria di incostituzionalità, non solo per gli evidenti profili riguardanti la violazione del diritto di voto, il mancato coinvolgimento della comunità e la mancata partecipazione dei cittadini, ma anche per ulteriori e, secondo me, gravi profili di illegittimità costituzionale derivanti dall’emendamento apportato, dopo lo svolgimento del referendum, all’originario disegno di legge n. 187 del 13 settembre scorso, che è posto a fondamento della deliberazione del Consiglio regionale della Puglia di effettuazione del referendum consultivo delle popolazioni di Presicce-Acquarica e del decreto del Presidente della Giunta regionale.
Questo disegno – mi avvio a concludere – prevedeva: che il Comune unico, costituito mediante fusione dei contigui Comuni Presicci-Acquarica, è istituito a decorrere dal 1 luglio 2019; che dal 1 luglio 2019 sino alla tornata elettorale del 2020 le funzioni degli organi di governo del nuovo Comune sarebbero state esercitate dal commissario, che sarebbe coadiuvato sino all’elezione dei nuovi organi da un comitato consultivo composto dai sindaci in carica prima dell’istituzione del nuovo Comune. Pertanto, considerato che le elezioni amministrative sono fissate, per riserva di legge dello Stato, nel prossimo mese di maggio 2019 (26 o 27 maggio) e che interessano a tutti i Comuni che alla data stabilita sempre da legge dello Stato, che in materia ha competenza esclusiva, non risultino sciolti per le tassative cause previste dalla stessa legge statale, e che le regole referendarie vigenti al momento del voto espresso dai cittadini prevedevano l’estinzione dei Comuni a partire dalla data del 1 luglio 2019 e, pertanto, le elezioni amministrative di maggio 2019 si sarebbero dovute svolgere regolarmente, in quanto i Comuni di Presicce e di Acquarica del Capo non erano sciolti alle date fissate dalla legge dello Stato, queste chiare regole imponevano, a tutela dei costituzionali diritti di partecipazione, di voto e di rappresentanza degli stessi cittadini di Acquarica del Capo e di Presicce, che si svolgessero le consultazioni amministrative del prossimo maggio per l’elezione dei nuovi sindaci, unici legittimati a svolgere funzioni di grandissimo e decisivo rilievo, coadiuvare il commissario nelle decisive scelte concernenti l’organizzazione amministrativa del nuovo Comune, l’approvazione del nuovo bilancio e l’eventuale adozione di varianti agli strumenti urbanistici, nonché in ogni altra significativa decisione riguardante la strutturazione del nuovo Comune.
L’emendamento apportato all’originario disegno di legge, sul quale il Consiglio è chiamato a esprimersi, stravolge, senza alcuna giustificazione, le regole referendarie, in quanto a giochi fatti cambia le regole del gioco, anticipando la data di istituzione del nuovo Comune dal 1 luglio 2019 al 15 maggio 2019, emendamento in conseguenza del quale non potranno essere svolte le elezioni amministrative del prossimo mese di maggio né nei Comuni di Presicce e di Acquarica, né nel nuovo Comune istituito con un ingiustificato salto della tornata elettorale. L’illegittimo stravolgimento delle regole referendarie e il conseguente mancato svolgimento delle naturali consultazioni amministrative, del tutto privi di giustificazione riconducibili al pubblico interesse, impedendo l’elezione dei nuovi Sindaci, sono gravemente lesivi del diritto dei cittadini di scegliere i propri rappresentanti e favoriscono, di fatto, l’interesse personale dei Sindaci attualmente in carica ad assicurarsi illegittimamente, oltre la durata del proprio mandato, il ruolo di componenti del Comitato consultivo; ruolo che con il regolare svolgimento delle elezioni amministrative il Sindaco del Comune di Acquarica non essendo ricandidabile per doppio mandato non avrebbe comunque diritto a svolgere come Sindaco di questo Comune, mentre il Sindaco del Comune di Presicce potrebbe svolgere solo essendo candidato e solo vincendo le elezioni del 26 o 27 maggio.
Oltre alla incostituzionalità per grave violazione dei diversi diritti dei cittadini costituzionalmente garantiti, l’eventuale legge, quella che stiamo discutendo, che dovesse essere approvata, si espone all’ulteriore vizio di incostituzionalità per incompetenza legislativa, poiché, impedendo lo svolgimento delle elezioni amministrative nei Comuni di Presicce e Acquarica del Capo, fuori dai casi stabiliti dalla legge, infatti l’originario disegno di legge non era affetto da questo vizio in quanto garantiva nei due Comuni lo svolgimento delle elezioni nel maggio 2019 e successivamente alla prima tornata elettorale successiva allo svolgimento delle elezioni del nuovo Comune istituito, senza alcun salto di tornata elettorale come, invece, avverrebbe con l’approvazione di questo disegno di legge emendato. Interferisce in modo diretto su una materia, quella delle consultazioni elettorali dei Comuni che è di esclusiva competenza statale.
Per tutte queste ragioni, che mi sono sforzato di dire, forse togliendo un po’ di tempo in più, e me ne scuso sia con i colleghi sia con il pubblico, esprimerò il mio voto contrario a questa legge.
Speaker : PRESIDENTE.
Caroppo.
Speaker : CAROPPO.
Grazie, Presidente. Brevemente, oltre a fare gli auguri a tutti noi per questa sede del Consiglio regionale, un’opera attesa da tanti anni, è sicuramente un passo in avanti importante anche per la funzionalità e per l’efficienza della nostra attività e l’attività degli assessori, del Presidente e anche dei consiglieri regionali.
Siccome ultimamente il numero legale scarseggiava nelle maggioranze, ci avete, di fatto, bloccato all’interno dei banchi perché non riusciamo ad uscire dai banchi. Sono stretti. Credo l’abbiate fatto per consentire alla maggioranza di stare seduta ai banchi e garantire il numero legale.
Però, a parte la battuta, è un problema, glielo assicuro, Presidente.
Al di là di questo, sul disegno di legge in discussione c’è stato un ampio e diffuso dibattito, sia nella fase iniziale con il precedente disegno di legge, che anche in Commissione.
Avrei voluto fare un certo tipo di intervento, anche alla luce del mio voto favorevole in Commissione, mi ero già prenotato. Credo, però, che – con riferimento al dettagliato intervento del consigliere Abaterusso, sebbene non membro della VII Commissione – sarebbe stato più utile affrontare la questione in seno alla Commissione, quindi provando ad entrare nel merito già in quell’occasione.
Consigliere, l’intervento scritto in forma giuridica e in modo così dettagliato e complesso mi pare che sia l’anticipazione di un ricorso che a breve troveremo in qualche aula giudiziaria. Al di là di questo mio intervento – e credo che sia l’assessore Nunziante oggi titolato a rispondere a qualsiasi nostro intervento –, chiedo che venga ascoltato l’assessore Nunziante, in modo tale da rispondere sui vari appunti mossi dal consigliere Abaterusso, che sono tutti sull’aspetto formale, perché nell’aspetto sostanziale, consigliere, credo che al di là del vizio, se esistono dei vizi sul procedimento legislativo, l’iter che è stato seguito, al di là della tempistica, ha consentito alle popolazioni di esprimersi.
Siccome questo tema lo abbiamo affrontato anche in Commissione, il legislatore non deve solo prendere atto delle risultanze di un referendum, ma deve entrare nel merito, appunto, di una legge, quindi a tutti gli effetti è necessario che l’assessore ci delucidi sulle eccezioni, sugli appunti mossi dal consigliere Abaterusso, per chiarire se abbiano dei fondamenti di carattere giuridico che possono inficiare il procedimento, quindi l’approvazione di questa legge; oppure se sono eccezioni già superate da parte della Giunta, anche se mi permetto di dire, assessore, che un po’ di superficialità legislativa nell’iter di questo procedimento, l’abbiamo vista.
Anche su questo, non voglio fare polemica, ma è qualcosa che in maniera sistematica in questa legislatura vediamo. Credo però che sia fondamentale ascoltarla per chiarirci eventuali dubbi. Laddove i dubbi dovessero essere ampiamente chiariti, da parte mia, come è stato dato via libera all’interno della VII Commissione, non c’è dubbio che popolazioni, a mio modo di vedere, attendono che questo procedimento veda la luce e che, quindi, il nuovo Comune possa definitivamente essere approvato e, quindi, vedere la luce e nascere.
Speaker : PRESIDENTE.
Prego, collega Blasi.
Speaker : BLASI.
Grazie, Presidente.
Liberandomi dalla sedia, quella di cui parlava il collega Caroppo… In tutti i sensi, va bene? Tanto quello lo decidono i cittadini. Rispondo al collega Romano, che giustamente mi avvertiva di stare attento a dire “liberandomi dalla sedia”.
Presidente, grazie per avermi dato la parola. Voglio dire immediatamente e senza equivoci che esprimeremo, io e i colleghi del Gruppo del Partito Democratico, il voto favorevole al disegno di legge in discussione di istituzione del nuovo Comune.
Vorrei rivolgermi a tutti i colleghi di quest’Aula chiedendo loro uno sforzo, cioè quello, una volta tanto, di immaginare quello che è accaduto nel processo di fusione e di consultazione prima tra i Comuni di Presicce-Acquarica come un fatto straordinario, al di là dell’esito finale, che è stato positivo da parte dei cittadini che hanno ritenuto di recarsi al voto nel referendum del 16 dicembre, come un fatto straordinario che mette nelle condizioni, se pensiamo che questo non accadeva da novant’anni in una regione come la Puglia, questa parte d’Italia senza il solito reclamare discriminazioni, differenze territoriali, senza il solito atteggiamento piagnone e di mettersi in sintonia con la parte più dinamica del nostro Paese, che è il Nord, che la legge sulle fusioni tra i Comuni la sta utilizzando a piene mani, catalizzando i benefìci economici e organizzativi di una scelta di questo genere, e che noi, invece, in questa parte del Paese spesso siamo resti a osare il nuovo, a coglierne le inesplorate, sicuramente inesplorate, opportunità, ma coglierle, avere il coraggio e la forza di coglierle.
Badate, quello che è accaduto a Presicce-Acquarica non è un qualcosa che si è consumato il 16 dicembre. Da anni in quei due comuni si discute e si dibatte tra le forze politiche e tra i cittadini di una possibile eventuale fusione tra i due comuni. Tutte le forze politiche che in questi anni si sono presentate alle elezioni amministrative di quei due comuni, tutte le forze politiche, di destra, di sinistra, civiche, hanno sempre avuto nel loro programma l’obiettivo della fusione dei Comuni, il processo che si è concluso con il 16 dicembre, evocato e reso possibile, tra l’altro, non soltanto da una legge nazionale, ma anche da una legge che questo Consiglio regionale ha approvato.
Ho ascoltato attentamente le parole del collega Abaterusso. Siccome leggeva, vorrei segnalargli che forse c’è un errore nella lettura. Non è la legge n. 43, se non ho sentito male, lo pregherei di verificare nello scritto, del 2014, ma la legge regionale n. 34 del 2014, la legge che disciplina le funzioni associate dei Comuni e la fusione tra Comuni, che questo Consiglio regionale nell’estate di quell’anno ha approvato con firma mia, ma anche di colleghi dell’opposizione, come il collega Caroppo, proprio per agevolare, sollecitare e facilitare un processo di questa natura.
Quello che è accaduto, finalmente, dopo anni, in cui le forze politiche si sono confrontate, ma non sono state mai in grado di produrre un processo di questa natura, quello che si è concluso è stato con il referendum un processo di partecipazione vera dei cittadini. Bastava seguirlo anche da lontano via streaming, comitati che si sono organizzati per il sì e per il no, che si sono confrontati nel fuoco di una campagna elettorale, come è giusto e normale che sia e proprio per questo chiamata alla partecipazione di chiunque avesse voluto, e tanti lo hanno fatto.
La cosa straordinaria, che mi ha colpito seguendo quella campagna elettorale, spesso in streaming perché i comitati trasmettevano, attraverso l’uso delle tecnologie che oggi abbiamo a disposizione, le loro iniziative, i dibattiti e le discussioni, la stragrande partecipazione dei giovani, i tantissimi giovani, da una parte e dall’altra, al di là delle loro posizioni, che hanno preso parte e che hanno fatto la scelta di ridisegnare il futuro delle loro rispettive comunità, in un’unica comunità, in grado di competere nell’era digitale, in grado di rivedere, alzando i livelli della qualità dei servizi e della qualità dei cittadini della nuova comunità che hanno reclamato, visto l’esito referendario.
Spesso la politica soprattutto a quei giovani li ha tenuti lontani, li ha esclusi, ha detto loro “state da parte”. In questo caso li ha chiamati, e li ha chiamati a decidere su un futuro importante, cioè se quelle due comunità potevano costruire una storia insieme, non lasciandosi ossificare da retaggi che puzzavano di passato, sfuggendo al rischio di rimanere prigionieri delle convenzioni, un’identità soppressa, un patrimonio storico di tradizioni, sfregiato e ripiegato.
In realtà tutto questo non è avvenuto perché la scelta referendaria è stata chiara, e hanno detto di no al rischio di una scelta di retroguardia. Guardate: al di là delle questioni sotto il profilo della costituzionalità o meno che ha posto il collega Abaterusso, io vi inviterei a guardare allo straordinario fatto politico che è accaduto, e che ha messo nelle condizioni, per la prima volta, questo Mezzogiorno, di non reclamare un nord che non può essere, per storia, cultura, tradizione, posizione geografica, ma che può essere capace di competere con il nord per gli strumenti che è in grado di utilizzare, per le scelte coraggiose di un nuovo da usare, da sperimentare, evidentemente, se è vero che per questa Regione l’ultimo episodio, differente ma di unione, di fusione tra Comuni risale a novant’anni fa.
Ecco, allora, perché il nostro voto convinto. Non è vero che abbiano partecipato pochi cittadini. Non è vero perché se si confrontano i dati della partecipazione dei cittadini con altre situazioni similari, si vede che i residenti all’estero difficilmente si recano al voto in occasioni referendarie. Se invece si guarda ai dati dei cittadini con situazioni analoghe che si sono recati al voto, invece è molto alto il dato di partecipazione, quindi con un esito pieno del referendum. Ecco perché io invito quest’Aula a non fermare il futuro, a non mettersi davanti a scelte che legittimamente i cittadini di quella comunità hanno fatto e che noi non abbiamo il diritto di fermare. Ecco perché vi chiedo di esprimere un voto favorevole al disegno di legge che oggi è in discussione, per non essere il solito sud lamentoso e piagnone che si aggrappa alla prima elemosina di turno, ma che è in grado di autodeterminarsi e di vivere positivamente la sfida per un futuro diverso e più giusto. Così l’hanno considerato quelle comunità che hanno deciso di abbracciarsi, finalmente, per essere un unico ente amministrativo, e giammai di cancellare storia, cultura, patrimonio, piazze, luoghi, strade, centri storici di quelle due comunità, che evidentemente non sarà certo la nascita di un nuovo Ente amministrativo a cancellare.
Ecco perché io penso che noi oggi segniamo con questa coincidenza positiva, cioè quella di votare nell’Aula della nuova sede del Consiglio regionale proprio questo disegno di legge che parla di futuro, lo vedo e lo voglio vivere come auspicio di un tempo nuovo che ci aspetta anche per questa nuova Regione, in grado appunto di cogliere le opportunità e non, invece, di distrarsi o di disattenderle, come spesso e lungamente nella storia di questa parte d’Italia abbiamo fatto per tanto tempo.
Ecco perché, tra l’altro, le chiedo, Presidente, se dovesse esserci esito positivo all’approvazione di questa legge, di porre poi anche l’immediata esecutività del disegno di legge.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Grazie, collega Blasi.
Prego, collega Romano Giuseppe.
Speaker : ROMANO Giuseppe.
Grazie, Presidente.
Io ho deciso di intervenire proprio perché alle spalle c’è una storia che è legata, insieme al collega Sergio Blasi, ad una delle più importanti leggi che abbiamo licenziato nella legislatura precedente, quella sulla fusione dei Comuni. Vedo il dottor Luigino Sergio in questa sede, che ci sostenne convintamente e competentemente sulla costruzione di quell’articolato legislativo e anche sul varo della legge stessa.
Io, a differenza del collega Caroppo, non ritengo pertinente – consentimelo – la risposta del Vicepresidente Nunziante alle argomentazioni addotte a sostegno del “no” del collega Abaterusso, perché per quello che mi riguarda, per come sono strutturalmente composto anche dal punto di vista politico, non abdicherò mai alla funzione legislativa di questa Assise. Quindi, il fatto dell’applicazione dei tempi rigorosa… La ricostruzione, forse giusta e legittima, che ha fatto il collega Abaterusso non mi interessa, perché quest’Aula deve licenziare una legge.
Allora entriamo nel dibattito della scelta del primo punto all’ordine del giorno. Possiamo decidere di parlare al 70 per cento (se non ho sbagliato i calcoli o non li ha sbagliati Ernesto) degli elettori dei due comuni che hanno detto “sì” alla fusione o decidere di parlare al 30 per cento di quelli che non sono d’accordo con questa scelta o decidere di parlare alla Puglia. Io ritengo politicamente di dover parlare alla Puglia. Dato che questo disegno di legge arriva in Aula con la firma autorevole del Presidente della Giunta regionale, del Presidente Emiliano, perché presenta lui questo disegno di legge, è un messaggio chiaro su una problematica grande quanto l’Italia che abbiamo affrontato in più occasioni: la ristrettezza delle risorse umane dell’ente locale, la difficoltà a dare servizi essenziali alle popolazioni per mancanza di…[…]
Questa mattina facevo un po’ di conti anche per prepararmi a questa discussione ed è emerso dai miei dati, dalle mie riflessioni che per avere un ufficio tecnico – importante in un Comune, in un ente locale l’ufficio tecnico è importante - degno del nome, quindi con funzioni apicali e funzioni di direzione di secondo livello e con la platea di riferimento, la popolazione alla quale rispondere con un servizio ad una domanda che viene, di aspetto del territorio, di habitat, eccetera, eccetera, il Comune dovrebbe attestarsi sui 40/45.000 abitanti perché al di sotto non è possibile che venga erogata quella prestazione con il personale previsto dal modello organizzativo.
Lo stesso ragionamento vale per gli uffici di ragioneria. I Comuni che sono al di sotto dei 15.000 abitanti quotidianamente combattono alla ricerca del comandante, alla ricerca del ragioniere capo, alla ricerca dell’ufficio tecnico, alla ricerca di tante posizioni apicali che se non c’è un’inversione nell’arcipelago degli enti locali del secolo scorso che abbiamo tutti conosciuto, abbiamo dato vita tutti ad iniziative legislative, a raccolte di firme, a petizioni per dare l’autonomia a un Comune di 800 abitanti. Torchiarolo, vicino a San Pietro Vernotico, ha 2.500 abitanti. Non abbiamo fatto in tempo a riconoscere a tutti la municipalità rispetto a Brindisi. Questo era ieri. Oggi il futuro, la prospettiva è questa: è l’unione, è la fusione, le sinergie di scala, i dipendenti a disposizione di più Comuni, gli uffici di ragioneria, gli uffici legali, gli 80.000, i 100.000 abitanti. Come avete fatto a convincere i tanti municipi, le tante particolarità culturali che stanno dentro le nostre municipalità.
Io ho vissuto, insieme al collega Fabiano Amati, una storia particolare. La provincia di Brindisi, la ASL di Brindisi ha perso un DEA, un ospedale di primo livello per il confine: lo facciamo a Ostuni o lo facciamo a Fasano? Intelligentemente il collega Amati ha detto: “Mettiamolo a Monopoli così non litighiamo”. Queste sono le nostre municipalità del Mezzogiorno. Si inverte con questa legge una tendenza, una impostazione e anche un retaggio culturale. Noi stiamo dicendo alla Puglia, ai tanti, 1.500, 2.000, 3.000 abitanti: mettiamoci insieme, fondiamoci, diamo alla popolazione un’entità statuale che sia in grado di rispondere alla domanda, al bisogno, al servizio, cosa che oggi non è in grado di fare.
Abbiamo il Corpo dei vigili urbani nei nostri Comuni. Il mio è un Comune di 15.000 abitanti; non possiamo assumere, non ce lo possiamo permettere. Nascono le fusioni, mettono insieme i vigili urbani che hanno e nasce un servizio che forse, essendo sovracomunale e non legato direttamente a quella municipalità, può dare di più e servire di più. Ma come avete fatto a convincere le persone a votare? Questo è il dato politico dal quale partire per dire “sì”. Il mio è un “sì” convinto a questa fusione, a questa legge, perché ho partecipato convintamente alla legge che abbiamo licenziato nel 2014. Fu difficilissimo mettere insieme gli articoli: anche là, dove testavi l’unione di servizi comunali? A che livello? A quale popolazione?
Poi abbiamo fatto un’altra legge, sempre con Sergio Blasi, quella sulle cooperative di comunità. Quanta popolazione deve avere il quartiere perché nasca la cooperativa di comunità? Siamo fatti, siamo impregnati di particolarità. La visione d’assieme non ce l’abbiamo ancora in testa. Questa legge allora va sostenuta convintamente perché diventa un segnale per i pugliesi, un segnale per la Puglia, un segnale per quelle municipalità che vivono in grosse difficoltà l’attività amministrativa quotidiana.
Ecco perché l’okay al Presidente Emiliano che l’ha firmata per primo e l’ha presentata in Aula. Ed essendo la sua la prima firma, credo che debba recepirsi politicamente come una volontà della Regione Puglia di guardare al futuro, costruendo, al di là dei colori. Se poi dobbiamo guardare alle fusioni per capire chi deve essere il Sindaco di questa parte o dell’altra parte, se dobbiamo riequilibrare le rappresentanze politiche, non ne usciamo più. Decidiamo di mettere insieme forze, relazioni, rapporti, attività e strutture amministrative perché funzionano meglio i nostri Comuni.
Il mio voto quindi è convinto, avendo partecipato a quella legge nel 2014.
Speaker : PRESIDENTE.
Non ho altri iscritti a parlare.
Do la parola all’assessore.
Speaker : NUNZIANTE, Vicepresidente della Giunta regionale e assessore alla protezione civile e al personale.
Mi unisco anch’io agli auguri per questo nuovo percorso.
Il collega Caroppo mi chiede di esplicitare alcuni aspetti soprattutto formali e legislativi. Gli aspetti formali, per esempio, sono stati tutti superati, perché noi abbiamo fatto un quesito al Ministero dell’interno, e vengono superati attraverso sia il referendum sia l’iter della nuova legge.
Ricordiamoci che noi stiamo per approvare un nuovo Ente, e questo è molto importante, per cui anche il fatto che sono stati votati, il problema dell’AIRE, cioè gli iscritti all’Albo dei residenti all’estero, su questa questione non ha alcuna valenza.
È stato seguito tutto l’iter, collega Caroppo, dall’inizio alla fine, l’istituzione, poi c’è stato il referendum e oggi viene qui. In più, abbiamo ritenuto di fare un quesito al Ministero dell’interno per capire – rispondo all’altra domanda – se si poteva votare fuori dall’ordinario. Con il documento che io ho dato in sede di audizione, il Ministero dell’interno dice che con una legge noi possiamo uscire fuori dai canoni delle elezioni ordinarie, purché la legge venga approvata entro il 24 febbraio. Ecco perché ho chiesto al Presidente Loizzo, e lo voglio ringraziare, di poter anticipare questo, perché non si tratta più di un termine che segue quello della procedura, perché si pensava di farlo il 25, ma la legge elettorale, che viene considerata una legge speciale, ha un suo iter di tempi.
Altra questione che è emersa: il commissario sarà nominato commissario per la gestione fino alle elezioni previste per questo nuovo Ente, che non c’entrano niente con i Comuni che vanno normalmente al voto.
Queste due figure sono soltanto previste dalla legge nazionale Leggo a me stesso la legge: “da un comitato consultivo composto da coloro che alla data dell’estinzione dei Comuni svolgevano le funzioni di Sindaco”. Lo status del Comitato consultivo è quello previsto alla data della nuova istituzione. Quindi, ci saranno i due Sindaci. L’interpretazione dottrinale che viene data a questa interpretazione è che questi devono aiutare questa figura del Commissario per poter traghettare tutto l’iter che verrà fuori con i nuovi organi eletti.
Un’altra considerazione. Condivido quello che dice il collega Romano: le unioni e le fusioni sono il futuro. Questa esperienza l’ho vissuta da Prefetto di Forlì. Funzionano. Tanto è vero che un altro momento di crescita culturale su questa questione è l’esempio dei Comuni di Terlizzi, Giovinazzo e Molfetta, che si sono uniti per svolgere alcune funzioni di servizio, quelle per esempio della Polizia municipale.
Noi, mi rivolgo al Presidente Emiliano e a tutta la Giunta, stiamo finanziando queste nuove figure, perché riteniamo che per poter “competere” a dare dei servizi sul mercato soprattutto quelli della Polizia locale, apro e chiudo parentesi, abbiamo approvato il regolamento, abbiamo approvato la nuova scuola e così via, perché questi servizi hanno bisogno di alta qualità.
Tenete conto che anche sulla circolare, cosiddetta Gabrielli, queste persone dovranno essere impegnate in funzioni che sono di esclusiva competenza dello […].
Ecco per quale motivo – il Presidente Emiliano è stato il primo firmatario, per cui ha dato la valenza politica a questa situazione – abbiamo risposto a tutte le valutazioni, soprattutto formali, che sono state superate sia dalle doppie letture, sia dalle valutazioni espresse con un referendum da parte dei Sindaci.
Oggi siamo qui – se si riterrà di approvarlo – per dare una possibilità a questa grande novità, soprattutto penso culturale.
Speaker : PRESIDENTE.
Grazie, vicepresidente Nunziante.
Presidente Emiliano
Speaker : EMILIANO, Presidente della Giunta regionale.
Ovviamente, ho letto l’intervento del consigliere Abaterusso e mi scuso con lui per il fatto che non ero presente.
Tutte le questioni tecnico-giuridiche poste nell’intervento, ovviamente non possono essere affrontate in questa sede. Ove vi fosse stato un vizio nell’iter amministrativo, è pacifico e ovvio che il vizio nell’iter amministrativo bisognava farlo valere nella sede propria, quella del ricorso alla giustizia amministrativa.
In mancanza di interventi da parte del giudice, l’iter è da considerarsi valido ed efficace. È una cosa un po’ complicata anche per chi si intende di giurisprudenza, capire. Il diritto amministrativo non è fondato su uno strettissimo principio di legalità, come il diritto civile o il diritto penale. Il diritto amministrativo è fatto per vivere, non è un diritto che si limita a distinguere gli interessi contrapposti dei privati. Può avere anche una funzione sociale: la proprietà privata, l’iniziativa economica, ma non sono norme dettate necessariamente nell’interesse generale, al punto che quando nel diritto civile ci sono delle norme che regolano l’interesse generale, costituiscono clausole imperative che non possono essere derogate dalle parti. Ma escluse queste, le parti possono derogare al punto che si dice che il contratto ha forza di legge tra le parti, nel diritto civile. Nel penale, è inutile che ve lo dica, il principio di legalità è addirittura assistito dal principio della obbligatorietà dell’azione penale, quindi è assoluto. Il principio quindi non ha deroghe.
Il diritto amministrativo funziona in un altro modo. Si presume che anche ove vi fossero dei vizi nell’iter, il che accade frequentemente nella pubblica amministrazione, perché la pubblica amministrazione ogni giorno fa centinaia e centinaia, e migliaia di atti, laddove nessuno abbia interesse a impugnare queste procedure, e laddove ovviamente non intervenga un annullamento da parte del giudice – adopero il termine “annullamento” in modo generico –, l’atto è valido ed efficace. Punto. Noi non possiamo fare diversamente.
Anche ove ciascuno di noi, nel proprio foro interno avesse una idea, anche assolutamente corretta sulla possibile – non mi pare che sia il caso, però non voglio entrare nel merito – illegittimità di alcuni singoli segmenti, vi ricordo che, in mancanza di annullamento dell’atto, l’atto è valido ed efficace, e come tale il Consiglio regionale ne deve prendere atto. Ne deve prendere atto, ovviamente, con un voto, che non è “obbligatorio”, lo capisco bene, perché ovviamente un voto del Consiglio regionale obbligatorio non è concepibile, non esiste. Quindi, è chiaro che la mia prima firma non è un atto di maggioranza, è un atto istituzionale che raccoglie una procedura democratica che si è svolta secondo le regole e che, peraltro, sostiene… Ve lo dico a titolo personale, perché è un dibattito quello sulla riorganizzazione della pubblica amministrazione in Italia molto antico, nel quale pochi hanno fatto cose concrete. La Puglia è tra queste Regioni. E non l’ha fatto la mia Amministrazione, l’ha fatto la Puglia in generale. Tant’è che i Comuni in questione non hanno neanche una omogeneità politica. Anche se, chiaramente, di questi tempi parlare di omogeneità politica è un’impresa, comunque sono Amministrazioni con un forte contatto con la realtà, con le loro comunità, al punto che hanno spinto a votare probabilmente in percentuale un numero di persone molto elevato, in una stagione dell’anno piuttosto complessa e con un dibattito molto lungo e intenso. Magari tutte le comunità avessero la capacità di discutere delle loro questioni con l’intensità e la partecipazione che sono state vissute dai comuni in questione.
La mia prima firma, quindi, ha valore politico, ma istituzionale, e naturalmente corrisponde anche a una scelta organizzativa molto importante, che non toglie nulla alla meraviglia delle due storie che si stanno unendo, perché sarebbe come dire che in un qualunque altro processo di unione le due cose che si uniscono spariscono. Non è così. Non può essere così. Adesso il paragone con il matrimonio sarebbe facile, ma ci sono altre cose umane che si giustappongono e producono, secondo me, unite più che la loro somma. Questo è un tipico caso nel quale la modernità del Salento ha prodotto questa novità che tutti gli studiosi di diritto amministrativo e costituzionale considerano unanimemente positiva. Non troverete in letteratura nessuno che parli delle unioni dei comuni come un fatto negativo. Nessuno ha il coraggio di farlo, perché mettere in comune i servizi per gestire meglio l’efficienza è una cosa che serve a tutti. Non credo che nessuno possa mettere in discussione questa cosa.
Con grande equilibrio abbiamo sostenuto il processo democratico. Abbiamo invitato al voto. Anche io ho invitato al voto. Abbiamo fatto tutto quello che era possibile fare per rendere nota la possibilità di esprimersi e il risultato è stato inequivoco. Oggi si tratta di prendere atto di questa bella giornata che, ripeto, non toglie nulla a nessuno, ma aggiunge, di complimentarci con i due Sindaci, con le due comunità, con tutti coloro che si sono spesi perché, ancora una volta, hanno dimostrato la capacità della Puglia di interpretare i tempi moderni senza ricadere nelle antiche malattie dell’organizzazione dello Stato. Una di queste è certamente il campanilismo. Ancora oggi io sento qualcuno che quando ognuno di noi parla, oppure quando si fanno delle nomine o si assemblano dei gruppi di lavoro dice: è chiaro, il Presidente è circondato da salentini. È una cosa che dicono spesso. È chiaro che dal punto di vista calcistico la questione è irriducibile, non c’è niente da fare. Io chiedo scusa, ognuno rimane della sua idea, ma per tutto il resto io onestamente credo che corrisponda veramente a qualche cosa di primordiale, comico la circostanza di dover dare valutazioni ai nostri atti politici sulla base di elementi campanilistici, anche perché ci stiamo sforzando di non dividere il Paese, e non voglio adesso aprire il vaso di Pandora, neanche dal punto di vista costituzionale.
Mi auguro il Consiglio voglia al più presto aprire anche questa discussione, ma in altra sede. Penso di poter concludere questo brevissimo intervento dicendo che io voterò a favore di questo disegno di legge e credo votare a favore corrisponda un servizio utile a tutta la Regione Puglia e soprattutto alle due comunità, che in questo momento stanno aspettando trepidanti.
Io ho davanti agli occhi i due Sindaci. Mi stanno guardando, stanno aspettando, perché si aspettano di poter tornare a casa dicendo: abbiamo fatto il nostro dovere verso l’Italia, unendo i nostri Comuni per renderli più efficienti e il Consiglio regionale della Puglia ci ha dato giustizia e ci ha dato questa possibilità.
Signori Sindaci, grazie quindi di essere qui, grazie del lavoro che avete fatto. Un ringraziamento a tutti i vostri staff, a tuti i cittadini che si sono misurati in questa bellissima avventura. Ci auguriamo che il vostro esempio possa essere seguito da altre amministrazioni.
Speaker : PRESIDENTE.
Grazie, Presidente Emiliano.
Abbiamo chiuso la discussione generale. Procediamo adesso all’esame dell’articolato.
Articolo 1.
Presenti 43, votanti 43, favorevoli 41, astenuti 2.
È approvato.
Articolo 2.
Presenti 44, votanti 44, favorevoli 41, astenuti 3.
È approvato.
Articolo 3.
Presenti 44, votanti 44, favorevoli 41, astenuti 3.
È approvato.
Articolo 4.
Presenti 42, votanti 42, favorevoli 39, astenuti 3.
È approvato.
Articolo 5.
Presenti 40, votanti 40, favorevoli 37, astenuti 3.
È approvato.
Articolo 6.
Presenti 40, votanti 40, favorevoli 38, astenuti 2.
È approvato.
Articolo 7.
Collega Colonna, vuole parlare sull’articolo 7? Ma siamo in fase di votazione. Va bene. Le do la parola sull’articolo 7. Prego.
Speaker : COLONNA.
Chiedo scusa, Presidente, ma siamo abbastanza costretti qui.
Presidente, sull’articolo 7 in Commissione ho dichiarato una mia riserva, su cui contavo di fare degli approfondimenti, ed erano quelli relativi alla composizione di questo comitato consultivo, che nel disegno di legge vede la partecipazione dei due Sindaci uscenti in un comitato consultivo destinato ad accompagnare le funzioni del commissario.
Io la riserva, ovviamente, l’ho sciolta, nel senso di una impossibilità di intervenire con un emendamento, perché, sostanzialmente, questo articolo è riproduttivo pari-pari di una delle disposizioni della legge Delrio. Margini di intervento non ve ne erano.
Consegno – questo ha una inevitabile irrilevanza – l’intendimento di quell’iniziativa. Lo vorrei consegnare idealmente a chi avrà una responsabilità di governo di questa fase di transizione. Prendo atto di tutte le ottime ragioni che sono state espresse a favore dell’unione, che sono mie, che sento profondamente mie. Sono più difficili le unioni e più facili gli scontri e le divisioni.
Chi ha ottenuto un mandato a procedere in tal senso, e lo ha ottenuto anche forte di un risultato referendario, di una consultazione referendaria, chi è maggioranza ha il dovere, la responsabilità di far proprie le ragioni legittime e da comprendere di chi è risultato minoranza.
Questo compito lo devono avvertire in modo particolare i due Sindaci, i cui mandati sono in scadenza, erano comunque in scadenza, e che si ritroveranno a dover accompagnare le funzioni amministrative di un Commissario in questo anno di transizione.
Quello che volevo esprimere, indirizzato ai Sindaci uscenti, è di avere un supplemento di pazienza, di tatto, di sensibilità a tener conto delle ragioni espresse da una minoranza della popolazione.
Questi processi devono essere gestiti con la necessaria sensibilità. È lontano il richiamo da formule tipo dittatura della maggioranza. Siamo ben lontani da tutto questo, non è un processo assolutamente da sostenere e da condividere, però tocca a questi due Sindaci di svolgere una funzione politica alta, di comprensione delle ragioni.
Non possiamo assumere in tutte le nostre condotte – vale in questo e in tanti altri settori – un atteggiamento di spocchiosa distanza, non è questo l’approccio giusto. L’approccio giusto è quello di coinvolgere e motivare anche questa frangia di persone, questa frangia della popolazione che ha espresso il proprio dissenso, coinvolgerle in un disegno comune. Se rinunciano a questa funzione, i due Sindaci, in particolare i due Sindaci, credo che non si faccia un buon servizio alle ragioni dell’unione.
Aggiungo che avevo immaginato una formula di emendamento che non ho presentato e non presento, perché lo stesso ridondante. Mi aspetterò e mi aspetto dal Commissario nuovo che verrà nominato dal Governo, e dai due Sindaci che supporteranno con quel taglio politico l’attenzione alle proprie comunità, dal suo lavoro, che vengano messi in campo, in questo anno, quelle forme di partecipazione e di consultazione che abbiamo tante volte evocato e che abbiamo anche addirittura sancito in una legge regionale, quindi consultazione della popolazione, forme di partecipazione e forme di partecipazione e di coinvolgimento anche dei comitati civici che hanno giocato la loro partita in questa campagna referendaria, in tutta questa vicenda.
Consegno quindi semplicemente al microfono e all’Aula questo tipo di riflessioni, in particolare ai due Sindaci uscenti, augurando a tutti loro e alle loro comunità una buona unione e, come diceva giustamente il Presidente, non costituisce una somma aritmetica, ma da questa unione nasce qualcosa di più della somma uno più uno. Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Votiamo l’articolo 7.
Presenti 44, votanti 44, favorevoli 42, astenuti 2.
È approvato.
Articolo 8.
Presenti 43, votanti 43, favorevoli 41, astenuti 2.
È approvato.
Articolo 9.
Presenti 45, votanti 45, favorevoli 43, astenuti 2.
È approvato.
Articolo 10.
Presenti 44, votanti 44, favorevoli 42, astenuti 2.
È approvato.
Articolo 11.
Presenti 42, votanti 42, favorevoli 42, astenuti 2.
È approvato.
Articolo 12.
Presenti 43, votanti 43, favorevoli 41, astenuti 2.
È approvato.
Articolo 13.
Presenti 44, votanti 44, favorevoli 42, astenuti 2.
È approvato.
Articolo 14.
Presenti 44, votanti 44, favorevoli 42, astenuti 2.
È approvato.
Articolo 15.
Presenti 45, votanti 45, favorevoli 43, astenuti 2.
È approvato.
Articolo 16. Votiamo.
Presenti 43, votanti 43, favorevoli 41, astenuti 2.
È approvato.
Ci sono dichiarazioni di voto, prima di procedere al voto finale? Non ne vedo. Votiamo l’intero testo, comprensivo dell’Allegato A.
Presenti 45, votanti 45, favorevoli 43, astenuti 2.
È approvato.
Come ha chiesto il consigliere Blasi, votiamo l’immediata esecutività per alzata di mano.
È approvata.
Abbiamo sperimentato che anche i sistemi di voto funzionano. Per cui, possiamo procedere.
Lo dico perché c’erano tante preoccupazioni. C’è una numerosa confraternita di tirapiedi che pensavano che qui non sarebbe successo nulla. Però, per fortuna, abbiamo tutti gli scongiuri a portata di mano.
Passiamo al secondo punto: Proposta di legge Loizzo “Disposizioni in materia di promozione e tutela dell’attività di panificazione”.
La parola al Presidente Pentassuglia.
Speaker : PENTASSUGLIA.
Signor Presidente, colleghi consiglieri, la presente proposta di legge, che detta norme in materia di attività di panificazione, rientra nella competenza legislativa della Regione ai sensi dell’articolo 117, comma quarto, della Costituzione, venendo a ricadere nelle materie del commercio e dell’artigianato ascrivibili alla competenza legislativa residuale regionale. Invero, la disciplina da una parte è senz’altro riconducibile alle materie “tutela della salute e alimentazione” rientranti nella competenza concorrente di Stato e Regioni, dall’altra, per determinati aspetti, è più specificatamente sussumibile nell’alveo della competenza legislativa esclusiva regionale riguardando, come già detto, le materie del commercio e dell’artigianato, nonché la materia della formazione professionale.
Essa è stata formulata anche su indicazione di associazioni regionali di panificatori, prendendo in parte come riferimento leggi vigenti di altre Regioni nella medesima materia. Essa detta disposizioni al fine di regolare e disciplinare l’attività di produzione e vendita del pane, sostenendo e valorizzando le peculiarità dei pani tradizionali, la tutela del consumatore, l’informazione nutrizionale, la sicurezza igienico-sanitaria dei prodotti.
La modernizzazione e lo sviluppo dell’attività di panificazione, nonché l’evoluzione tecnologica dei processi produttivi hanno contribuito al miglioramento qualitativo delle tipologie panarie tradizionali. Da qui nasce l’esigenza di regolamentare maggiormente questo settore produttivo. Con tale finalità viene garantita la formazione del responsabile dell’attività, la valorizzazione delle specialità da forno, tipiche della tradizione pugliese, nell’apposita sezione all’interno dell’elenco regionale dei prodotti agroalimentari tradizionali pugliesi, e la valorizzazione delle filiere locali.
La proposta è suddivisa in 14 articoli. Tale proposta è accompagnata dalla relazione tecnico- finanziaria redatta con il supporto della sezione di studio e documentazione a supporto dell’attività legislativa.
Si ringrazia la Commissione tutta per la fattiva collaborazione e si rimette il provvedimento alla I Commissione, per il parere finanziario e successivamente al vaglio del Consiglio regionale.
Presidente, prima di cedere la parola, chiedo scusa, spero ci sarà nel prossimo futuro la possibilità di fare una cosa ufficiale, perché penso vadano ringraziate le maestranze e tutti coloro i quali, come ha fatto lei, si sono dedicati a creare questa struttura che è la casa dei pugliesi, cioè il Consiglio regionale. C’è ancora molto da fare intorno a questa struttura, partendo dall’idea del Presidente Fitto a quello che poi Vendola ed Emiliano hanno fatto con tutte le strutture.
Oggi è il primo giorno che stiamo qui, però richiamo l’attenzione dei tecnici su alcuni aspetti, a partire da quello degli spazi. Qui non ci si può muovere: se uno deve lavorare in questa postazione, ha delle difficoltà; e poi, un fatto tecnico: l’aria condizionata. Se dobbiamo lavorare un’intera giornata, qui, dopo due ore noi non siamo più capaci di muoverci perché il getto dell’aria fredda arriva direttamente al collo e alla testa. Ho sentito anche altre lamentele. Mi permetto di segnalarlo perché è il primo giorno e proviamo a utilizzare al meglio la sala, anche con qualche aggiustamento o qualche verifica che metta nella condizione di utilizzare in maniera diversa l’aria condizionata. Questo serve anche per darci una mano e lavorare nel migliore dei modi durante i lavori.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Passiamo al voto… Vuoi parlare? Non l’ho visto sul monitor. C’è una prenotazione? Io qua non l’ho vista. Comunque, siamo pronti a correggere. Collega Damascelli, vuole parlare? Prego. Anche il collega Caroppo adesso si è visualizzato.
Speaker : DAMASCELLI.
Grazie, Presidente. Mi scusi, devo spostare la sedia, perché non riesco a stare in piedi.
Speaker : PRESIDENTE.
Questo l’abbiamo capito.
Speaker : DAMASCELLI.
Bisogna spostare la sedia: è una cosa incredibile. Ti spinge a stare in ginocchio, nonostante sia bassino.
Grazie, Presidente. Condivido le perplessità dei colleghi che mi hanno preceduto sugli aspetti logistici delle postazioni dei singoli consiglieri e, comunque, mi associo al messaggio augurale di benvenuto in questa nuova sede.
Per quanto riguarda la proposta di legge in oggetto, di cui lei è stato promotore e che io ho condiviso, sostenuto e votato a favore in sede di Commissione, vorrei far presente al Governo regionale che queste proposte di legge, una volta approvate, devono essere concretamente attuate.
È un appello che rivolgo all’assessore alle risorse agroalimentari, perché ci sono altri casi simili a queste proposte di legge approvate in Consiglio regionale anche all’unanimità che, però, restano nel cassetto dell’assessorato alle risorse agroalimentari della Regione Puglia e restano totalmente inattuate. Vedi il caso del tavolo di filiera sul latte, vedi il caso del tavolo di filiera sull’olio, dove, all’interno della legge di stabilità 2016, il Consiglio regionale, a seguito di mio emendamento, quindi di articolo aggiuntivo, ha approvato che l’assessore dovrebbe organizzare dei tavoli in cui coinvolgere tutti gli attori della filiera, compresa la grande distribuzione organizzata, la GDO, che però, ad oggi, resta totalmente inattuato.
Spero che anche lei si faccia promotore presso gli assessorati preposti affinché poi queste leggi portino i risultati che noi auspichiamo, tanto attesi anche dai nostri concittadini pugliesi.
Questa proposta di legge, che prevede attività di formazione e attività anche di aggiornamento professionale, la ritengo una legge buona ed importante, che punta, ancora una volta, a valorizzare la produzione tipica pugliese.
In tante città ci sono dei forni tradizionali e straordinari che vi invito a visitare, alimentati da legna da ardere, forni a pietra, che producono dei prodotti tipici straordinari ed eccellenti e in certi casi richiesti anche molto all’estero.
Mi permetterei di fare un subemendamento all’emendamento del collega Colonna quando parla di valorizzare le produzioni DOP e IGP, proponendo di aggiungere anche, dopo le parole “Denominazione di origine protetta” e “Indicazione geografica protetta” “e Denominazione comunale di origine (DECO)”, perché è un’altra forma che le Amministrazioni comunali hanno per individuare, tutelare e valorizzare i prodotti tipici del territorio legati anche alle tradizioni delle proprie comunità.
Importante e fondamentale è la tutela del consumatore. L’auspicio, inoltre, è quello che oltre alle norme di sicurezza igienico-sanitaria siano tenuti presenti anche gli aspetti relativi all’approvvigionamento, auspicando che le materie prime siano di origine assolutamente territoriale.
Abbiamo approvato qui in Consiglio regionale un’altra legge su cui tutti abbiamo offerto un contributo relativa appunto alla filiera corta. Questa filiera corta, attualmente ancora non attuata, ma spero che nelle prossime mense pubbliche ospedaliere e scolastiche sia attuata la legge che insieme abbiamo approvato, questa filiera corta si attui anche attraverso questa legge sul pane, prodotto importante, ma insieme al pane, anche tutti i prodotti da forno tipici del territorio, che ripeto, sia nei forni più moderni, sia in quelli più tradizionali, rappresentano un fiore all’occhiello per la tipicità pugliese.
Ma l’auspicio è che queste leggi trovino una vera attuazione, Presidente, perché così come ha presentato lei questa proposta di legge che noi sosterremo, che io sosterrò, anche le altre è giusto che servano a dare delle risposte agli agricoltori e ai produttori di straordinari ed importanti prodotti tipici della Puglia. Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Grazie, collega Damascelli.
Posso subito dire che provvederò con l’Ufficio legislativo a monitorare le ultime leggi approvate, e a verificare tutti i vari adempimenti previsti, regolamenti e anche altre iniziative di applicazione per cercare di fornire al Governo regionale le necessarie sollecitazioni per dare corso a tutti gli adempimenti previsti dalle varie leggi.
Consigliere Casili.
Speaker : CASILI.
Grazie, Presidente.
Questa è una proposta di legge che noi abbiamo condiviso in Commissione. Abbiamo ascoltato anche le parti coinvolte sui territori, cioè i panificatori, ed è argomento di un’importanza cruciale per la nostra Regione, visto quanto sta avvenendo negli ultimi anni. Ahimè – leggo l’emendamento del collega Colonna, condivisibile, per l’amor di Dio –, c’è poco da star tranquilli sulle produzioni di origine protetta, DOP o IGP, perché effettivamente c’è una difficoltà importante nell’approvvigionamento di grano di qualità.
Ahimè, la maggior parte dei prodotti DOP della panificazione e IGP pugliesi oggi hanno serie difficoltà, in termini proprio di autenticità delle proprie produzioni, e questo con una perdita importante di valore di queste produzioni, e con una perdita di importanza di tanti territori che hanno costruito una storia sui prodotti della panificazione.
Questa proposta di legge quindi la accogliamo favorevolmente, perché la grande distribuzione ha giocato un ruolo non molto positivo, ricordiamo il pane congelato venduto come pane fresco. Ultimamente purtroppo sono stati anche vessati i piccoli produttori a seguito di una competizione anche non corretta di fronte alla slealtà da parte della grande distribuzione.
Quindi, per difendere questo patrimonio fatto di tradizioni, fatto di cultura, evidentemente è da accogliere positivamente la proposta di legge, che spero, però, come si diceva, possa trovare ripercussioni anche sulla vita reale dei panificatori, di queste attività, a difesa del patrimonio storico della Puglia. Questo proprio a difesa da parte di coloro che stanno giocando in modo sporco, anche andando a macchiare le produzioni DOP e IGP del nostro territorio.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Grazie, collega Casili.
Non ho altri iscritti. Procediamo al voto.
Prima dell’articolo 1 c’è un emendamento a firma del consigliere Mennea. L’emendamento è chiaro. Non so se è in Aula il collega Mennea e se lo vuole illustrare. No, non c’è. Allora decade. Era aggiungere l’attività di donazione del pane non utilizzato. È la legge sull’uso del pane e degli alimenti. Lo possiamo anche leggere. Era un richiamo alla legge esistente. Diceva di aggiungere la seguente lettera: “a-bis) le azioni finalizzate al recupero e alla redistribuzione delle eccedenze alimentari da destinare al consumo umano e animale”. All’articolo 1 chiedeva di aggiungere una lettera. Quando c’è il buonsenso, si può fare tutto. Va bene. Quindi, adesso lo votiamo, prima di votare l’articolo 1. Poi ci aggiungerà la firma. Il testo è chiarissimo.
Votiamo l’emendamento Mennea. È bene che firmiate anche un altro, perché se Mennea si è allontanato definitivamente evitiamo…
Votiamo l’emendamento Mennea, che poco fa ho letto.
Presenti 43, votanti 43, favorevoli 43.
È approvato.
Votiamo adesso l’articolo 1. Votiamo.
Presenti 42, votanti 42, favorevoli 42.
È approvato.
Articolo 2. Votiamo.
Presenti 42, votanti 42, favorevoli 42.
È approvato.
Articolo 3.
Presenti 37, votanti 37, favorevoli 37.
È approvato.
Articolo 4. Votiamo.
Presenti 39, votanti 39, favorevoli 39.
È approvato.
Articolo 5.
Presenti 40, votanti 40, favorevoli 40.
È approvato.
Articolo 6.
Presenti 40, votanti 40, favorevoli 40.
È approvato.
Articolo 7. Votiamo.
Presenti 41, votanti 41, favorevoli 41.
È approvato.
Articolo 8. Votiamo.
Presenti 43, votanti 43, favorevoli 43.
È approvato.
Articolo 9. Votiamo.
È un emendamento aggiuntivo. Faremo un emendamento ad hoc e poi seguirà la numerazione in sede di stesura finale.
Presenti 37, votanti 37, favorevoli 36, contrari 1.
È approvato.
Abaterusso è favorevole, quindi annulliamo il voto contrario di Abaterusso, che è favorevole.
Adesso votiamo il subemendamento a firma del consigliere Damascelli che chiede: dopo le due denominazioni “origine geografica protetta” aggiungere “denominazione comunale di origine (DECO)”. È così? Abbiamo fatto un’eccezione prima.
Votiamo il subemendamento.
Votarli 42, favorevoli 41, astenuto 1.
È approvato.
Votiamo adesso l’emendamento a firma del consigliere Colonna.
Prego, consigliere Colonna.
Speaker : COLONNA.
Scommetto che l’avete fatto per non farmi prendere la parola.
Chiedo scusa, giusto per precisare: va bene l’integrazione di Domenico. Era giusto per dare ingresso, siccome questa è la prima legge organica sulla panificazione, bene ovviamente la legge non si occupa delle produzioni contraddistinte da marchi di qualità o quant’altro, ma appunto DOP e IGP.
In presenza di un intervento normativo (passatemi il termine) non mi sembrava esteticamente gradevole non fare menzione, pur con un articolo di carattere programmatorio che impegna la Regione a sostenere nell’ambito della sua programmazione e così via, alle produzioni DOP del territorio regionale, e a dire il vero auspico si creino altre DOP e IGP, perché al momento si annovera una sola produzione regionale DOP per il pane, che è il pane di Altamura.
Quindi, per ragioni che comprenderete benissimo e che credo apprezzerete tutti, era per dare il senso di una presenza in un disegno di legge che si occupa molto opportunamente – di questo la ringrazio, Presidente – di mettere punti fermi sul profilo professionale nella gestione dell’attività di panificazione, quindi della formazione, degli strumenti amministrativi per l’avvio e gli spostamenti delle attività, con una serie di strumenti anche per la valorizzazione delle produzioni che attengono alle specialità del territorio.
Che sia chiaro, come ho detto anche quando abbiamo parlato della legge sul cosiddetto “chilometro zero”: qui non ci stiamo chiudendo nei recinti, non stiamo coltivando il nostro orticello piccolo e bello, ma stiamo semplicemente sostenendo e aprendo ad altre opportunità le produzioni del territorio, ben sapendo che i flussi di luoghi in cui le nostre economie, le nostre produzioni devono viaggiare vanno ben oltre i nostri recinti, i nostri confini amministrativi, le nostre nicchie di territorio.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Grazie, collega Colonna.
Votiamo l’emendamento, così come è stato subemendato.
Presenti 42, votanti 42, favorevoli 42.
È approvato.
All’articolo 10 c’è l’emendamento Mennea, con cui si chiede di aggiungere, dopo la lettera d), un’altra definizione. C’è bisogno di illustrarlo? No. Okay.
Votiamo l’emendamento Mennea.
Presenti 44, votanti 44, favorevoli 44.
È approvato.
Votiamo adesso l’articolo 10.
Presenti 39, votanti 39, favorevoli 39.
È approvato.
Articolo 11.
Presenti 38, votanti 38, favorevoli 38.
È approvato.
Articolo 12.
Presenti 36, votanti 36, favorevoli 36.
È approvato.
Articolo 13.
Presenti 40, votanti 40, favorevoli 40.
È approvato.
L’articolo 14 è sostituito dall’emendamento del Presidente Amati, la parte finanziaria. Votiamo l’emendamento a firma del Presidente Amati.
Presenti 41, votanti 41, favorevoli 41.
È approvato.
Non ci sono interventi o dichiarazioni di voto. Perrini Renato ha chiesto di parlare? No. Amati ha chiesto di parlare?
Speaker : AMATI.
Presidente, sono intervenuto, e confesso che è una speculazione, per dichiarare il voto favorevole del nostro Gruppo e per dire e aggiungere una cosa che non è stata detta in questa giornata. Siccome sono testimone, intervengo in qualità di testimone. Noi godiamo oggi del lavoro fatto da tante persone che non hanno l’opportunità di stare qui. L’hanno preparata, però non ci sono. Invece, noi ci siamo. L’hanno fatto dandoci l’opportunità, perché noi ci lamentiamo di tanti dettagli che non vanno però non diciamo la cosa più imponente: oltre alla bellezza architettonica e alla funzionalità non diciamo che stiamo qui per risparmiare 2 milioni di euro all’anno, che siamo qui per risparmiare quasi 200.000 euro in termini di energia, di bolletta energetica, che stiamo qui per risparmiare anche più o meno (la stima è un milione di euro) da costi di organizzazione efficientata. Cioè, sostanzialmente, stiamo qua risparmiando 3.100.000. Fate i conti voi: è una cosa imponente, grandiosa, notevole.
E noi dovremmo ringraziare, per esempio, pronunciando i nomi, lo faremo in un momento più dettagliato, non c’è dubbio, però siccome gli interventi su questo argomento erano interventi di piccole lamentele, ho deciso di fare questa speculazione per dire le cose belle: procedimento lungo, Fitto l’avvia, RUP Armando Serra, Vendola lo continua, RUP Franco Bitetto e poi Antonello Antonicelli; poi, Michele Emiliano lo conclude, RUP Antonio Pulli. Con tutto questo si interseca il Consiglio regionale: il Presidente Loizzo, la dottoressa Gattulli, c’erano pure degli assessori ai lavori pubblici: Carrieri prima, Introna dopo, poi chi vi parla, che ebbe anche la fortuna e il privilegio di posare la prima pietra, il 30 novembre 2011, non un secolo fa: il 30 novembre 2011; e poi, Giannini. Persone che hanno lavorato tutte quante per la stessa prospettiva.
Poi c’è l’impresa, che tra tutte le cose dette e non dette ha regalato questo imponente immobile, non con riferimento al fatto venale, ma al fatto economico. Tra l’altro, questo intervento e questa interruzione mi danno l’opportunità di dire che poi chi sarà dirà se è stato fatto bene o non bene. Ho l’opportunità di dire che grazie ad una aggressività accentuata su questi argomenti alcune cose che pure erano previste non sono state fatte. Un’idea un po’ pauperista della vita ci ha portato a dire, per esempio, che delle cose andavano fatte e non sono state fatte. Insomma, se avessimo usato quella condotta, noi in Italia avremmo solo sottratto alla Svizzera l’invenzione dell’orologio a cucù, perché a noi in realtà mancano tantissime cose. Non ci sarebbe stato sulla base di quell’impostazione Bernini, Michelangelo, non ci sarebbe stato nulla. Quindi, il regalo è alla storia architettonica. Quindi, mi sentivo di intervenire per questo. Poi magari ci saranno i tempi e i momenti per dire cose ancora più dettagliate.
Va un ringraziamento, ovviamente, al Consiglio regionale e ai funzionari del Consiglio regionale, che non so se li avete visti impegnati a lavorare. Però, vedo che ancora lo sghignazzo sembra la pratica migliore, ma dietro queste cose c’è il lavoro e la fatica di tante persone. La classe politica che non dice prima questo e poi magari aggiunge le obiezioni che classe politica è? È una classe politica destinata ad alimentare il frastuono della polemica nella quotidianità, che vi informo non sarà sentito dalla storia, perché la storia registra soltanto fatti epocali e importanti e protagonisti dell’ottimismo (è una bella parola) nel protagonismo dell’ottimismo che è in questa sede.
Mi scuso per la speculazione che ho fatto con riferimento… Avrei potuto citare un altro articolo del Regolamento che mi avrebbe dato la possibilità, comunque, di intervenire su questo, però avvertivo il dovere di dire che questa è una festa, una festa di buona amministrazione. Poi se ci saranno responsabili che hanno fatto qualcosa che non va bene… Ma questa è una festa di buona amministrazione. Io mi sento emozionato e onorato perché ho avuto la fortuna di partecipare alla prima seduta del Consiglio regionale. Io mi emoziono sempre quando entro in quest’Aula, eppure sono tanti anni, ma oggi mi sentivo ancor più emozionato, perché la partecipazione di tanti uomini ci ha dato l’opportunità di poter dire “noi c’eravamo”.
Speaker : PRESIDENTE.
Grazie, collega Amati.
Adesso torniamo alla legge sull’attività di panificazione. Votiamo l’intero testo.
Presenti 43, votanti 43, favorevoli 42, astenuto 1… Scusate, c’è un errore. I consiglieri Ventola e De Leonardis hanno votato a favore. Bene.
Votiamo l’urgenza.
Bene, anche questa legge sul pane – a quest’ora è proprio indicata – l’abbiamo approvata.
Prego.
Speaker : EMILIANO, Presidente della Giunta regionale.
Vorrei ringraziare il Presidente Loizzo, perché questa legge sulla panificazione era diventata davvero un problema. Siccome ricevevo molte sollecitazioni, so che il Presidente ha fatto davvero l’impossibile per portarla rapidamente in approvazione.
Vorrei ringraziarlo per questo, perché il Governo della Regione Puglia considera questa legge estremamente importante e identitaria. Mi pareva giusto farle presente questa nostra gratitudine.
Speaker : PRESIDENTE.
Grazie, Presidente Emiliano.
Il Consiglio è aggiornato a martedì 5, con il primo punto all’ordine del giorno relativo alla cosiddetta autonomia differenziata. Discuteremo le varie mozioni.