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C.r. Puglia 20.03.19
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Revision
Speaker : .
(Inno nazionale)
Speaker : PRESIDENTE.
Buongiorno a tutti.
Abbiamo una comunicazione. Il Consiglio dei Ministri ha deliberato la rinuncia parziale all’impugnativa della legge regionale di bilancio e della legge regionale n. 18 del 30 aprile 2018. L’argomento era la riorganizzazione delle strutture socio-sanitarie per l’assistenza residenziale alle persone non autosufficienti. L’altro è la modifica alla legge regionale n. 53 “Riorganizzazione delle strutture socio-sanitarie pugliesi per l’assistenza residenziale alle persone non autosufficienti”. Stiamo parlando sempre di RSA. Ci siamo adeguati alle osservazioni attraverso un provvedimento di legge.
Hanno chiesto congedo Abaterusso, Cera, De Leonardis, Di Gioia, Maurodinoia e Pisicchio. Siamo in 23.
In attesa che arrivi il Presidente Emiliano, nonché assessore alla sanità, proverei a cominciare chiamando il punto n. 5), il prosieguo della disciplina delle agenzie di viaggio e turismo.
Ci fermammo molto tempo fa all’emendamento presentato da Campo, su cui venne meno il numero legale. Ricominciamo esattamente da dove ci siamo fermati a suo tempo.
Emendamento Campo: “Al comma 3 dell’articolo 3, dopo le parole ‘tre anni’, sono aggiunte le seguenti ‘e per i titolari di agenzie di viaggio con forme di ditte individuali o di società di persone da almeno tre anni’”. È un comma aggiuntivo al comma 3. Siamo sull’articolo 13 del disegno di legge al punto n. 5) dell’ordine del giorno. Ci siamo? Ci sono problemi? Lo sto richiamando: stiamo al punto n. 5) dell’ordine del giorno, esattamente disegno di legge “Disciplina delle Agenzie di viaggio e turismo”. A suo tempo ci fermammo sull’emendamento Campo all’articolo 13, che ho poco fa letto. Dice: “Al comma 3, dopo le parole ‘tre anni’, sono aggiunte le seguenti parole ‘e per i titolari di agenzie di viaggio con forme di ditte individuali o di società di persone da almeno tre anni’”. Dov’è l’assessore Capone? Vogliono i pareri sull’agenzia di viaggio. Devi prendere l’articolo 13 della legge.
Possiamo procedere al voto? È tutto chiaro? Votiamo. Presenti 21, votanti 21, favorevoli 20.
Siete un po’ stravaganti, però. Invito a un po’ di buonsenso. Un po’ di buonsenso non guasterebbe, abbiate pazienza. Non so a che serve, questo atteggiamento, proprio francamente non lo capisco.
Sono presenti 21, in questo momento, però ci vuole il numero legale, siamo in 23. Come sarebbe a dire 21? La maggioranza è 26. Sono 6… Ma se completiamo una legge lasciata in sospeso, che cosa succede? Sono altri tre articoli e risolvevamo un problema. In questa circostanza stavamo completando un disegno di legge che credo pacifico.
Aspettiamo un pochino. Appena arriva il Presidente cominciamo, ma non attendiamo un’ora, almeno questo.
Ovviamente, la seduta è sospesa. A norma di Regolamento ci vuole un’ora. Appena arriva il Presidente cominciamo dalle liste d’attesa. Come avevamo stabilito, è appena arrivato il Presidente e possiamo cominciare.
Torniamo al punto n. 2) dell’ordine del giorno.
Come tutti ben ricorderete, la discussione generale l’abbiamo consumata. Adesso dobbiamo passare agli emendamenti. Ovviamente, pur sapendo che il tema è sempre delicato e interessante, vi invito a non trasformare ogni emendamento in una discussione generale, perché servirebbe a poco. Proviamo a esprimere rapidamente le valutazioni e procediamo al voto.
Io non ho il potere di sequestrare i consiglieri. Ognuno si assume la propria responsabilità. Io più che fare più volte le prediche e dire che non ho mai visto una consiliatura come questa e questo modo di comportarsi, non posso che prenderne atto. Andiamo avanti. Non possiamo decidere di chiudere il Consiglio regionale. Ognuno si assume le proprie responsabilità. Ognuno le valuterà nelle sedi opportune.
Collega Franzoso, abbia pazienza.
Non riusciamo a fare i Consigli, adesso dobbiamo fare la campagna elettorale qua? Vediamo di fare il Consiglio.
Gli emendamenti ve li hanno distribuiti, quindi avete tutto, il cartaceo e il tecnologico.
Primo emendamento a firma del collega Pellegrino. Proceda con una rapida illustrazione, poi procediamo al voto.
Speaker : PELLEGRINO.
È difficile guadagnare la posizione utile.
Questo emendamento è semplicissimo perché, nelle more del lungo iter di questa proposta di legge, ricordo che altra proposta di legge a mia firma è iscritta all’ordine del giorno della Commissione III, tenuto conto che è arrivata in Aula ai sensi dell’articolo 17 del Regolamento la proposta di legge del consigliere Amati, ho ritenuto di congelare presso la Commissione la mia proposta e scorporarla in emendamenti, riducendola in emendamenti, che sono agli atti.
Ho fatto un subemendamento al primo emendamento da me proposto, perché nelle more è avvenuto un fatto, che tutti conosciamo, che ha un’altissima rilevanza in ordine alla proposta di legge in esame, addirittura – questo è un mio pensiero personale – può avere una rilevanza dirimente rispetto alla stessa procedibilità di questa proposta.
Il subemendamento è semplicissimo: si limita a recepire, come previsto dal Piano nazionale di governo delle liste d’attesa, che è stato approvato con un’intesa forte tra Stato e Regioni, quindi siccome lo stesso piano prevede il recepimento da parte delle Regioni entro sessanta giorni e da parte delle Regioni anche la redazione del Piano regionale di governo delle liste d’attesa, le liste d’attesa senza ulteriori provvedimenti, rinviando poi al Governo la redazione del piano.
Poiché, peraltro, un emendamento molto simile è stato proposto dal consigliere Zullo, abbiamo convenuto di evitare il doppio voto. Avendo sottoscritto l’emendamento del consigliere Zullo, ritiro il mio subemendamento.
Speaker : PRESIDENTE.
Okay. Quindi, anche l’emendamento è ritirato.
Passiamo all’emendamento 1-bis, a firma del consigliere Zullo.
Speaker : ZULLO.
Grazie, Presidente.
Io ho proposto questo emendamento perché nel lungo periodo di gestazione di questa proposta di legge sono intervenute delle modifiche a livello nazionale. Infatti, a livello nazionale è stata assunta un’intesa Stato- Regione sul piano nazionale del governo delle liste di attesa. Questa intesa, sottoscritta anche dalla Regione Puglia. chiama la nostra Regione a recepire questo piano nazionale, a conformarsi alle sue linee ispiratrici e a redigere il piano regionale del governo delle liste d’attesa. Per cui, io ho pensato che questa Regione deve uniformarsi a quella che è l’intesa nazionale, avendola sottoscritta, e non può introdurre nel sistema elementi che sono dissonanti rispetto a quello che è previsto a livello nazionale per tutte le Regioni.
Procedere con l’articolo 1 di quella legge depositata dal collega Amati significa stare indietro, fermarsi a un anno fa rispetto a quella che era la tematica di contrasto a queste liste di attesa. Il mio emendamento tende a sostituire l’articolo 1 della legge depositata perché dice, molto semplicemente – lo dico con parole molto povere e semplici – che se un anno fa c’era una storia, oggi, a livello nazionale, le Regioni con il Governo hanno sottoscritto un’intesa, hanno detto che il piano nazionale di governo delle liste d’attesa è questo, le Regioni lo recepiscono, e il Governo della nostra Regione (l’assessore, il Presidente) hanno sottoscritto questa intesa. Noi quindi non possiamo approvare un articolo che è in contrasto con quello che è stato sottoscritto a livello nazionale. Ecco perché io dico che bisognerebbe votare per senso di responsabilità questo mio emendamento che tende a dar seguito a quell’impegno che la Regione Puglia ha assunto a livello nazionale nel momento in cui ha sottoscritto l’intesa con lo Stato per il governo delle liste d’attesa.
Io mi auguro e chiedo che tutto il Consiglio possa convenire, perché è una scelta logica, è una scelta credibile, è una scelta che non va nella demagogia, è una scelta che non mette avanti le pulsioni narcisistiche di nessuno, ma mette il Consiglio regionale di fronte al suo dovere, alla sua responsabilità e, soprattutto, di fronte al rispetto che deve a cittadini che non riescono a ottenere le prestazioni nei tempi giusti.
Speaker : PRESIDENTE.
Procediamo al voto.
Collega Marmo, non l’avevo vista.
Speaker : MARMO.
In verità avevo chiesto di parlare prima, all’ingresso del Presidente nell’Aula.
Signor Presidente, credo che non si possa continuare così, che non si possa continuare a tergiversare su un tema che può vedere il Consiglio erroneamente diviso su una questione che interessa tutti quanti. Io non credo che chi voterà a favore o chi voterà contro abbia intenti differenti, quale quello, per esempio, di penalizzare i cittadini che sono in lista d’attesa e che protestano per le liste d’attesa.
La cosa che più ci rattrista, Presidente, lo dico anche al Presidente Emiliano, è vedere trattato il Consiglio regionale in questo modo. Credo che questo sia intollerabile. Il nostro ruolo un giorno, votando in un certo modo o acconsentendo un determinato emendamento, potrebbe apparire quello di coloro i quali sono dalla parte della fazione Emiliano; oggi, votando in un altro modo, potremmo apparire come coloro i quali sono dalla parte della fazione anti-Emiliano.
Che cosa viene fuori da quello che sto dicendo? Viene fuori, plasticamente, una cosa evidente. Il Consiglio non è tenuto in nessun conto dal Presidente Emiliano. Le sedute di Consiglio per il Presidente Emiliano sono un residuo della propria attività politica, sono un’appendice del frenetico – io lo apprezzo –girovagare per la Puglia. Anche la presenza inutile a una fiera di Berlino, per il semplice motivo che può andarci l’assessore competente. Ma farci rinviare, come è accaduto ieri, di quindici giorni una discussione sull’autonomia, per poi ritrovarci ieri senza il Presidente all’inizio e senza il suo parere sulle mozioni che si andavano sviluppando e che si sono poi cristallizzate con una sola approvata, che poteva essere migliorata… Perché questo poi irrigidisce i rapporti anche all’interno del Consiglio. La mozione che ieri è passata, di cui mi onoro di aver messo la prima firma, dico anche che poteva essere migliorata. Ugualmente dico di questo provvedimento.
Questa proposta di legge è definita dal suo stesso proponente come proposta di legge-provvedimento, il che significa che è una proposta di legge che potrebbe essere tranquillamente sostituita da un provvedimento di Giunta, che è un provvedimento esecutivo e che determina quello che deve accadere all’interno delle nostre ASL.
Non è che io sono contrario all’emendamento Zullo, dico soltanto che l’emendamento Zullo elimina un’iniziativa che è prevista dall’articolo 1 della proposta di legge Amati. Io ho più volte richiesto in quest’Aula che su quella proposta e ora su tutta una serie di emendamenti vi sia il parere del Governo, perché io ho chiesto che il Governo intervenisse nel momento più opportuno, e cioè all’inizio dell’insorgere di questa questione, quando tutti eravamo cogniti del fatto che per una risonanza si aspettano nove mesi, un anno. Tutti lo sapevamo e chi doveva intervenire era la Giunta, era l’assessore alla sanità.
Non voglio buttarla in politica o in caciara, però vorrei vedere voi al posto nostro. C’è una spaccatura evidente nel centrosinistra, nel Governo, nella formazione di Governo, che non trova un esito finale. L’esito finale oggi potrà esserci, in un modo o nell’altro, per l’intervento della minoranza. Io credo che non sia giusto per la leggibilità dei comportamenti, perché non è che se io voto a favore della proposta Amati sono contro i pazienti che lamentano liste d’attesa lunghissime; e non è che se io voto la proposta di modifica avanzata dal collega Zullo, dal collega Pellegrino, io sono contro quei pazienti che aspettano da mesi una risonanza magnetica. Questo è il tema.
In un anno, cioè, noi non abbiamo ascoltato il parere del Governo. Ci rendiamo conto di questa contraddizione in termini? Il Governo è chi tiene le redini della questione. Io non vorrei assistere oggi al consumarsi di un contenzioso interno alla maggioranza, nel silenzio assoluto di chi è al Governo di questa Regione.
La mia, vorrei che fosse chiaro, non è una provocazione. Io non intendo provocare nessuno; intendo richiamare tutti quanti al senso di responsabilità. Su questo terreno, Presidente del Consiglio, si misura la credibilità di un Consiglio regionale, che non può iniziare alle 13,40. E non è che noi siamo gli irresponsabili perché magari non abbiamo votato il provvedimento precedente.
Quello che abbiamo fatto prima e che abbiamo fatto altre volte è un richiamo al senso di responsabilità di tutto il Consiglio regionale, del Governo regionale, che in altri tempi ci avrebbe soverchiato per l’eccesso di decisionismo e di volontà di portare ad esito finale un provvedimento.
Arriviamo dopo un anno e due mesi, nel silenzio totale di tutti: discussione generale svolta, tutti quanti naturalmente a favore dell’abbattimento delle liste d’attesa. Ma io mi reco nella mia ASL, faccio una domanda, non faccio le indagini approfondite che ha fatto il collega Amati, addirittura con i tabulati che abbiamo ricevuto anche dall’Agenzia regionale che esamina anche questo aspetto delle liste d’attesa. In una ASL non ci sono nemmeno il controllo e la verifica dell’attività istituzionale, cioè manca. Poi c’è un altro aspetto che ho denunziato nei giorni scorsi in Commissione. Quasi tutte le ASL si stanno attrezzando per pagare CUP (centri unici di prenotazione) gestiti da società esterne, quindi esternalizzando. Si pagheranno soldi. Si pagano 2 euro per ogni prenotazione in farmacia, quindi aggiungo un altro tema a quelli di oggi. Significa che la Regione ha un esborso solo per le prenotazioni. Perché non mettiamo insieme tutto questo monte finanziario per contrattarlo con i medici di famiglia e fare in modo che io quando vado dal medico ho anche la prenotazione per la visita specialistica o strumentale?
Di questi temi, che sono fondamentali, non se ne parla. Delle questioni essenziali che riguardano la vita delle persone, noi oggi, dopo un anno e due mesi, stiamo ancora discutendo che fine si deve fare. Anche l’emendamento di Zullo, badate bene, è un emendamento-provvedimento che poteva essere caducato tranquillamente con un atto della Giunta che, all’indomani della pubblicazione delle linee guida che ha fatto il Ministro della salute, avrebbe potuto fare con una delibera il recepimento delle linee guida e poi darsi i sessanta giorni per mettere in campo il Piano regionale sulle liste d’attesa.
Queste sono tutte cose da venire. La cosa sulla quale io mi sono battuto di più, ma in un’Aula sorda, è stata la questione che noi avevamo a disposizione il Regolamento 2, che dice puntualmente quello che devono fare i Direttori generali delle ASL e che puntualmente non fanno. Abbiamo avuto, invece, la fortuna, tutti quanti noi che eravamo in Commissione l’altro giorno, di ascoltare il Direttore generale dell’azienda sanitaria del Policlinico, il quale ci ha detto quello che sta facendo e che ha già fatto con due delibere, cioè l’istituzione del comitato e l’istituzione del responsabile delle liste d’attesa. Perché queste cose non le ha fatte la Giunta nell’arco di un anno?
Noi comunque ci schiereremo o dalla parte di Emiliano o dalla parte dei consiglieri del PD che portano avanti questa proposta di legge, quindi ci andiamo ad incuneare in una questione che, dal punto di vista politico e strategico, potrebbe essere per noi utile. Comunque ci schieriamo e creiamo una frattura all’interno della maggioranza.
Ma a noi interessano i pazienti, a noi interessano i pugliesi, e il vostro comportamento è contro la Puglia, è contro i pugliesi. Casomai andiamo a votare così com’è la proposta di legge presentata dal collega Amati e dagli altri consiglieri, allora vuol dire che noi siamo contro i medici. E non è così. Avete reso quest’Aula ingovernabile e non chiara nelle prospettive e in quello che ciascuno vuole raggiungere.
Quindi, o vi date una regolata e ci dite come dobbiamo andare avanti, o altrimenti non siete forza di Governo, ma siete un’accozzaglia di opinioni che sono in libera uscita. Allora, forse ha ragione la collega Franzoso nel dire “azzeriamo tutto e ricominciamo daccapo”.
Questo mio intervento, Presidente del Consiglio, era necessario, sebbene la discussione generale, come lei ha detto, si sia già svolta, per chiarire a che punto siamo, in quale situazione siamo e verso dove andiamo. Cioè, passiamo da una legge-provvedimento ad un’altra legge-provvedimento, ma chi deve fare i provvedimenti, che è la Giunta, non li fa. Possiamo andare avanti così? Secondo me, no. Secondo me, non si può andare avanti così.
Abbiamo Gruppi che si possono dividere per opinioni diverse, così come il vostro, e abbiamo perso quella che era la linearità della politica, la linearità delle posizioni. Vivaddio, un tema che poteva trovarci tutti quanti concordi ci trova, invece, anche su questo, come ieri, inutilmente divisi.
Questo volevo rappresentare all’Aula, perché la spinta che ho, quella iniziale che avevo comunicato anche ai miei colleghi di Gruppo, è quella di non partecipare al voto, di non partecipare a questa diatriba. Poi, dall’altro lato, mi sono domandato: ma un atteggiamento così strafottente del Presidente – mi scusi, Presidente, se uso questo termine – merita, invece, una stigmatizzazione, che è il voto contrario. E non si tratta qua di essere contro i medici o contro i pazienti. Solo uno stupido può pensare che un intervento di questo tipo sia contro i pazienti, che forse di pazienza non ne hanno più, come non ne abbiamo noi di continuare in questo modo in quest’Aula.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Vedo iscritto il collega Romano. Prego.
Speaker : ROMANO Giuseppe.
L’intervento del Presidente Marmo sollecita e stimola l’approfondimento della riflessione sul funzionamento dell’Aula.
Io in quest’Aula ci sto da un po’ di anni, probabilmente questo è l’ultimo periodo. Però, chi è stato insieme a me negli anni precedenti sa delle discussioni che l’Aula ha consumato, caro Nicola, quando si rivendicava la presenza del Presidente Vendola, quando non si poteva iniziare l’Assemblea perché il Presidente Vendola girava l’Europa.
Ricordo anche i disegni di legge, le proposte di legge che sono state presentate nelle Commissioni e che poi sono arrivate in Aula, trasversali, con firme diverse, allora. Ricordo anche le proposte di legge di questa legislatura, che sono arrivate in Aula con il consenso trasversale, che hanno ricevuto… Ho detto stamattina che la vita è un sorriso, e sono convinto di quello che ho detto. Proposte di legge, dicevo, che sono arrivate in Aula con il consenso di tutti. La Commissione sanità, che mi onoro di presiedere, col contributo anche vostro, ha fatto molto, e ha consumato molti appuntamenti importanti con una convergenza la più ampia possibile. Abbiamo fatto disegni di legge, proposte di legge, di riordino di un sistema sulla presa in carico della patologia riabilitativa, con il consenso di tutti. Una proposta di legge in Aula, in questa legislatura, è stata votata all’unanimità. Atti importanti, Presidente Marmo, che connotano e caratterizzano un rapporto importante, che si ferma…
Speaker : PRESIDENTE.
Prosegua, collega Romano.
Speaker : ROMANO Giuseppe.
Voglio sostenere che probabilmente, come tutte le cose della vita, il bicchiere o è mezzo pieno, o è mezzo vuoto. Per cui, quando c’è un rapporto di collaborazione importante il bicchiere è mezzo pieno. Se non c’è questo rapporto di collaborazione, è mezzo vuoto.
Ignazio, per piacere.
Speaker : PRESIDENTE.
Ho capito, però non possiamo fare sette discussioni in una.
Zullo, ti ringrazio che ci stai informando della discussione che sta avvenendo lì, però dobbiamo andare avanti. Poi si decide il da farsi.
Prego, collega.
Speaker : ROMANO Giuseppe.
Probabilmente di questi tempi, caro Nino e caro Ignazio, l’Assemblea elettiva è sovrana rispetto agli orientamenti delle singole persone. Lo abbiamo sperimentato e consumato in quest’Aula. Ieri abbiamo consumato un fatto importante dal punto di vista politico. Prima di ogni cosa viene la politica. Poi viene la tecnica. Io ieri ho detto in quest’Aula che, avendo qualche settimana fa votato contro un referendum costituzionale che prevedeva le tre macroregioni, ho sostenuto una mozione che non era mia, ma che ho fatto mia cambiando le conclusioni.
Gli impegni sono quelli che abbiamo presentato noi. È un fatto clamoroso dal punto di vista politico. È una politica disattiva. Non lo so. Si è consumato, secondo il mio punto di vista, un passaggio politico importante. Forse, se ci fosse stata una disponibilità maggiore, avremmo raggiunto l’obiettivo di licenziare, come sostenevo ieri, una mozione che avrebbe impegnato l’Esecutivo nella totalità degli orientamenti politici di quest’Aula. È stata colpa nostra non aver recepito questa indicazione?
Sulla materia, Presidente Marmo, ricordo quello che hai detto in Aula. Fu l’argomento per il quale fu sospesa la discussione, delegando al Presidente del Consiglio e all’Esecutivo l’atto formale per addivenire al superamento, nei fatti, di questa proposta di legge. Io ho avuto – ce l’ho qua tra le carte – un’ipotesi di delibera di Giunta che cercava di superare la proposta di legge addivenendo ad un’anticipazione del recepimento della direttiva che ha dato il Governo. Ce l’ho qua. Perché non è diventata delibera di Giunta? È evidente che la delibera diventa di Giunta, viene attivata, se c’è la volontà di trovare le conclusioni, di trovare la sintesi delle proposte regolamentari che vengono avanzate dagli uffici.
Io devo dire al Presidente Loizzo e a me stesso, perché anch’io ho lavorato per trovare una sintesi nella Commissione, che io avevo due delle sei proposte di legge in Commissione. Nino, lo sai? In questo caso che cosa succede? Il Regolamento che cosa dice? Insedi un organismo paritario o i due primi firmatari, che lavorano per addivenire a una sintesi, cosicché le due proposte di legge diventano una, e arriva in Commissione prima e in Aula poi con questa impostazione. Ho alzato le mani perché non c’erano le condizioni politiche perché questo avvenisse.
La stessa delibera di Giunta, ipotesi di delibera di Giunta, affrontava alcune questioni, le affrontava, e le affrontava trasformando in atto amministrativo un percorso che differenziava la presa in carico. Giustamente hai posto il problema del CUP e dell’intasamento dei CUP. Noi l’abbiamo affrontato, l’altro giorno, in Commissione con l’audizione del Policlinico di Bari, che sta cercando di attuare in Puglia un percorso che risponda in un certo qual modo, quanto meno, per il problema delle liste d’attesa, agli interventi programmati. Fra gli interventi programmati si dice che la prima presa in carico la fa il CUP, dopodiché, dopo l’acuzie dell’intervento, lo prende in carico l’unità operativa complessa del reparto che l’ha preso in carico. Ci siamo detti in Commissione: perché questa buona pratica, secondo noi, non la estendiamo a tutto il sistema? Abbiamo audito questo. Gli uffici hanno detto che la presa in carico è possibile farla con corsie preferenziali, differenziate.
Il problema del sistema è che, se non garantiamo come priorità il percorso della gravità dell’acuzie, non ne usciamo, perché un conto è avere la lista d’attesa per una visita specialistica, un conto è avere la lista d’attesa per la chemioterapia, per l’oncologia. Allora, bisogna definire con dei codici dei percorsi privilegiati. Questa cosa non c’è.
A me, come ho detto in un’altra occasione e come ho scritto sulla stampa, non convince questa idea della risposta al problema liste d’attesa per due ordini di motivi, e parlo anche a dei medici. L’intra moenia se la riporti ad un equilibrio tra istituzionale e intra moenia, se devi leggere i numeri (è anche statistica), se vuoi leggere il funzionamento di questa presa in carico in un reparto che con l’istituzionale lavora al 100 per cento, che funziona? Cosa devi allineare? Eppure, anche in quel reparto ci sarà la lista d’attesa. Ma sta funzionando l’istituzionale, non l’intramoenia. Cosa tagli? Cosa allinei? Se tu hai una grande macchina che risponde a milioni di persone, e vi sono due tecnici che la fanno funzionare, e il terzo non si può assumere, cosa allinei? Dove stai andando?
Ma andiamo al fatto più clamoroso, quello più di impatto, che ho vissuto per una patologia grave, in questi giorni. Quando le cose negano un diritto importante, io intervengo per risolvere, penso come tutti. Per la cataratta, la lista d’attesa che viene denunciata, che viene sbandierata giustamente e legittimamente dalle persone, è di un anno, un anno e due mesi, eccetera. La cataratta fatta in istituzionale costa un ticket di 37 euro; la cataratta fatta in intramoenia costa al paziente 630 euro!
Il problema è allora questa lista d’attesa, o una seduta operatoria in più rispetto a quella che si fa? Per fare la seduta operatoria in più abbiamo bisogno dei medici, del personale, degli anestesisti. Ho detto che non sono d’accordo con quell’impostazione perché non è la lista d’attesa, quella. Per me la lista d’attesa è il diritto negato, la persona che non avendo 600 euro aspetta un anno e dieci mesi per farsi la cataratta. Questa è la negazione del diritto. Per me quella è la lista d’attesa, cioè, il funzionamento dell’istituzionale, non della professione.
Noi stiamo facendo i conti, mi avvio rapidamente alla conclusione, con una direttiva emanata, licenziata dal Governo. Piaccia o non piaccia, quella direttiva sta là. Per me, la risposta che ha dato il Governo è inadeguata. È inadeguata perché non c’è uno scaricabarile su questa problematica, che è europea.
In Inghilterra le liste d’attesa riguardano anche i medici di base, anche là c’è la lista d’attesa per la visita dello specialista di base. È un problema importante di tutto il sistema. Trent’anni fa, quelli che pagavano il sistema, la famiglia media, erano tre figli, due genitori e un nonno. Queste persone pagavano quello che serviva al nonno. Adesso – c’è una pubblicazione bellissima che ha fatto Ricciardi, Edizioni Laterza, è uscita l’altro giorno –, oggi, la famiglia e la contribuzione solidaristica per chi domanda e chi deve pagare chi domanda è questa: un figlio, due genitori, due nonni, quattro nonni e tre bisnonni, cioè figlio e genitori pagano le altre cinque persone. Questo è il problema del sistema sanitario e la garanzia del diritto alla prestazione.
Detto questo, gli accordi del Governo affrontano questo aspetto delle liste d’attesa rimandando la responsabilità all’intramoenia per i medici, al Direttore generale per l’allineamento. Va bene. Palliativi. La trasparenza è un problema vero. Quando non c’è trasparenza, tutti quanti ci sentiamo fregati. Quell’aspetto va affrontato.
Per il resto, io voglio che si approvi, che si recepisca questo orientamento, questa direttiva, questo indirizzo del Governo nazionale perché, dal mio punto di vista, ferme restando quelle critiche, risponde al tema delle liste d’attesa attraverso l’autorizzazione all’acquisto delle prestazioni. Se tu, Direttore generale, sei fuori dai parametri, io so, come Governo, che quando ti chiederò perché non si allinea tu, Direttore generale, mi dirai che manca il personale, manca l’anestesista, manca la sala operatoria, eccetera. Io oggi, Governo, sto dicendo a te, Direttore generale, di acquistare le prestazioni perché per quella patologia ci sono quattro mesi di lista d’attesa. Acquistale sul mercato. Io sono d’accordo, perché non vi sono altre soluzioni adesso.
Il collega Zullo – anch’io sono d’accordo – dice: recepiamo gli accordi e poi vediamo che succede. Intanto c’è una risposta. Stiamo ledendo la maestà? Che stiamo facendo? Stiamo dando il nostro contributo? Posso dire in tutta libertà che non sono d’accordo con l’impostazione che è stata data e convengo sul fatto che quello spiraglio è una cosa che può risolvere qualche problemino di liste d’attesa che abbiamo anche nella regione Puglia? Posso dirlo? Lo dico.
Se questo vuol dire che non funziona il Consiglio, penso che la nostra autonomia abbiamo dimostrato di saperla tutelare quando ci è stato richiesto in questi quindici anni e anche in questa occasione ritengo che debba essere tutelata in questo modo.
Io sono d’accordo con l’emendamento.
Speaker : PRESIDENTE.
Conca.
Vi prego di contenere i tempi.
Speaker : CONCA.
Grazie, Presidente.
Condivido buona parte degli interventi che mi hanno preceduto. Soprattutto, mi sembra che non si voglia discutere del problema. Credo che votare contro questo emendamento, a prescindere dalle motivazioni, e io ne ho diverse, sia semplicemente doveroso per sentire ciò che il Presidente e assessore Emiliano ha da dirci sulla questione.
Del resto, ricordo a tutti e a me stesso che, a dicembre 2017, non se n’era parlato così. Io l’avevo presentato in sessione di bilancio, fu bocciato, ma di fatto in quell’occasione chiedevo il blocco automatico in caso di disallineamento. Ma fu bocciato, senza tanta discussione. Poi il collega Amati l’ha riformulata allargandola agli articolati e inserendoci qualche altra questione, e ne stiamo parlando ormai da quattordici mesi, ma non abbiamo mai sentito il Presidente, che aveva promesso due mesi fa di fare una delibera di Giunta in sette giorni, di giorni ne sono passati settanta e della delibera non c’è assolutamente traccia.
È vero che poi sono intervenute le intese a livello di Conferenza Stato-Regioni, ma mi sembra quantomeno insolito recepire delle direttive in un articolo che va ad annullare un’altra legge solo perché continuiamo a non volerne parlare. Io lo ritengo assolutamente inutile, anche perché una norma come questa sarebbe precettiva, ci sarebbe un obbligo, e non è un’indicazione. D’altronde, qui di linee guida e di intese disattese ne possiamo contare a centinaia, evidentemente. Qui si disattendono le leggi, figuriamoci se ci stiamo a preoccupare siano esse di rango regionale o nazionale.
È vero, è un libro di buoni propositi. Hanno inserito in Conferenza Stato-Regioni dei soldi per acquistare nuove prestazioni. Ecco, in quella maniera tu acquisti prestazioni, dai più soldi al medico e il medico, anziché farti andare in intra moenia, ti farà la visita o l’operazione con il ticket. Ma, di fatto, la maggior parte delle cose contenute è una reiterazione dei piani precedenti.
Io voglio capire come mai questa mattina, se io andassi al CUP, uno qualsiasi, e andassi a chiedere “guardi che la visita dermatologica, per una visita non urgente, non breve, differibile o programmata, me la dai oltre i tempi massimi di attesa”, è evidente che quello stesso CUP già oggi, ai sensi del comma 13 dell’articolo 3 della legge n. 124/1998, dovrebbe rilasciarmi un’attestazione con la quale io potrei andare a fare la stessa visita in intramoenia dietro la corresponsione del ticket, o in esenzione, se ho un’esenzione.
Ma se per ventun anni questa norma è stata completamente disattesa, e solo chi con insistenza fa causa alla ASL riesce ad ottenere giustizia – ed è stata condannata di recente la ASL Bari –, è chiaro che se io devo pagare 100 euro di visita, non vado ad accendere un contenzioso. È come quando prendo una multa per divieto di sosta: che faccio, vado dal Giudice di Pace? Bestemmiando vado a pagarla, evidentemente.
Quindi, se per ventun anni questa norma è stata disattesa, mi spiegate per quale magico motivo la stessa Regione, le stesse ASL, gli stessi direttori dovrebbero farla passare? Al punto 16 delle linee guida che dovranno recepire le Regioni entro sessanta giorni c’è scritto che si va a bloccare, in caso di disallineamento. Sono le stesse persone che già oggi potevano farlo, ma stranamente, quell’“immotivatamente” il direttore generale non l’ha mai motivato, perché quando chiama il direttore sanitario, che chiama il direttore di struttura complessa e gli dice che ha tre medici e gliene ne servono sei, e bisogna fare la guardia attiva, il pronto soccorso, l’emergenza, quindi è evidente che non ci sarà mai una giusta motivazione.
Io ritengo che questa legge non risolverà il problema delle liste d’attesa: magari fosse così semplice. Ma ritengo che possa sicuramente attivare un discorso per ripristinare giustizia all’interno della categoria medica. Io non mi voglio accanire contro il medico ospedaliero, che è quello che fa il militare, in sanità, perché la sanità è come una caserma: il direttore generale conta meno dei marescialli, e questo lo abbiamo detto più volte. Chi va in trincea, chi parte in Kuwait, chi va al fronte, è il medico del pronto soccorso. Tant’è che chi è così fesso da andare a lavorare nel pronto soccorso – infatti i concorsi vanno deserti? Perché tu prendi gli stessi soldi, rischi di prendere le mazzate, lavori a contatto con l’emergenza e non puoi fare manco l’intramoenia e l’extramoenia. Quindi è chiaro che dicano: andateci voi.
Abbiamo poi invece una classe medica più fortunata, quella del territorio, della medicina generale piuttosto che il pediatra di libera scelta, che invece quanto alle emergenze non sanno manco di cosa si parla: questo medico è diventato piuttosto un burocrate, perché ormai con la dematerializzata non si scrivono manco più le richieste. Succede che i massimalisti, con l’accordo integrativo regionale del 2007, con il Care Puglia – e adesso, come diceva Nino Marmo, magari gli facciamo anche fare le prenotazioni – vogliono i soldi sennò non si muove niente. Succede che un medico ospedaliero deve guadagnare dai 2.300 euro ai 3.400 a fine carriera e il massimalista può prendere 9.000-10.000 euro al mese. Per stare a casa la notte, per stare a casa il sabato e la domenica, è chiaro che chi lavora in ospedale, che ha studiato tre anni in più per specializzarsi e che rischia il penale, rischia di prendersi gli schiaffi dai parenti arrabbiati perché il sistema sta collassando, è evidente che vuole in cuor suo arrotondare con la libera professione.
Poi abbiamo le storture, che ci sono i primari in extramoenia, che è un ossimoro. Un primario deve vivere il reparto, sennò come controlla gli altri medici? Invece si continua a fare, perché non c’è stata mai una delibera di Giunta che lo vietasse espressamente. Non c’è controllo. Il problema è questo. Se ci fosse stato il controllo in Regione Puglia, le cose sarebbero funzionate meglio. Queste cose sono previste da vent’anni, ma siccome si deroga e non si controlla si diventa complici.
Si fa la campagna elettorale perché quando un cristiano non ha i soldi per pagarsi una prestazione diagnostica ti viene a chiedere di scalare la lista. Il sistema lucra e poi io devo leggere che nel 2017 un primario del Policlinico, tale Giovanni Alessio, fattura 530.000 euro di intramoenia. Ma stiamo scherzando? A cui si aggiungono 130.000 euro di struttura complessa. 700.000 euro. E poi i soldi se li prende la politica? Ma di che cosa stiamo parlando?
Il piede in due scarpe non si può avere. Queste sono questioni serie che vanno discusse a livello centrale. La sanità va riformata. Noi diamo la tachipirina acquistando prestazioni, ma quando è finita la tachipirina e sono finiti i soldi, la leucemia aveva e la leucemia ha il paziente SSN. Va riformato completamente.
Se questa legge può essere da stimolo per discutere il passaggio al ruolo unico del medico, dove il medico di famiglia e il pediatra lascia la convenzione e viene assunto alla dirigenza medica e va a lavorare nei PTA o negli ospedali di comunità, che il Presidente sta inaugurando e che sono vuoti perché non abbiamo chi mandarci, a quel punto sparirebbero le attese al pronto soccorso. All’ospedale della Murgia l’altra sera è uscito un medico: “Scusate, signori. Noi abbiamo settanta pazienti. Non abbiamo posti. Per le prossime otto ore non vi possiamo chiamare. Andatevene”. Non è che non funziona l’ospedale della Murgia come pronto soccorso. Non funziona nessun ospedale. Lì il problema non è solo il medico, l’infermiere e l’OSS che manca. Lì ci sono due terzi di accessi inappropriati che dovrebbero essere gestiti dal medico di famiglia e dal pediatria e dall’attuale continuità assistenziale della guardia medica, che dovrebbe lavorare h24 e fare da filtro al territorio, fare prossimità. A quel punto, sparirebbe tutto. Sparirebbe la libera professione, quindi neanche il problema dell’allineamento avremmo, perché la togliamo. Diamo a tutti lo stesso stipendio, che può essere di 4.500-5.000 euro, quello che si potrà equiparando le questioni al medico, perché oggi ci sono medici che guadagnano 2.500 euro al mese e si sentono di rango inferiore.
Una volta fatto questo, tu puoi anche consentire, è uno stimolo… Io non lo so, tutti hanno sforato i tempi, io non posso parlare… La sanità è così complessa, collega…
Speaker : PRESIDENTE.
Collega Conca, ho provato a dirvi prima che la discussione l’abbiamo già fatta.
Speaker : CONCA.
Ho capito…
Speaker : PRESIDENTE.
Non è che si può continuare. Poi, cambia qualcosa se continuiamo a ripetere le stesse cose?
Speaker : CONCA.
No, non dobbiamo continuare. Io semplicemente voglio sentire il Presidente e assessore Emiliano, voglio che entri nel merito, perché se in Puglia siamo 4.090.000 persone e da un’altra parte abbiamo una categoria medica che è fatta da 4.000 persone, può essere che dobbiamo assecondare i desiderata, per carità molto spesso giusti, nell’attesa della riforma, semmai interverrà? Ecco, io voglio che il Presidente discuta questa legge, entri nel merito e prenda posizione, perché non certo lo aiuteremo votando a favore, ma voteremo contro, perché vogliamo ascoltarlo.
Speaker : PRESIDENTE.
Io so che è quasi inutile, ma vi ricordo che stiamo discutendo un emendamento semplicissimo.
La parola al collega Perrini.
Speaker : PERRINI.
Io sarò molto breve, come al solito.
Io sono un po’ confuso. Ho firmato l’emendamento del mio Capogruppo, però comincio a vedere delle cose un po’ strane, no nell’emendamento, ma a sentire delle cose. Sapete che io dico tutto quello che penso. Mi dicono alcuni amici: occhio che per quell’emendamento che ha fatto Zullo si è messo d’accordo con Emiliano; occhio che per la cosa di Amati si è messo d’accordo con quell’altro. Sinceramente non sto capendo.
Poi sento parlare il collega Conca, che dice: le linee nazionali non vanno bene, vanno bene quelle del collega Amati. Più o meno ha detto così. Sinceramente, io che sono uno leale e corretto, per firmare quello che mi ha proposto il mio Capogruppo ci sono stato un po’ di settimane, me l’ha spiegato forse dieci volte, perché io alcune cose sono un po’ duro a capirle, però ho firmato.
Questa proposta, e la pensa anche Emiliano come noi, doveva essere una cosa bella – una cosa proposta da noi, su cui Emiliano era d’accordo. Ma non è che io, o il mio Capogruppo si sia messo d’accordo con Emiliano; o che Conca si sia messo d’accordo con Amati. Io non penso questo, però c’è una confusione. Per me ieri c’è stato un altro tipo di confusione. Voi o fate finta di non capire, o non vi rendete conto di quello che sta succedendo fuori da questo palazzo. Noi pensiamo sempre alle leggi, alle leggi, alle leggi. Però se uno frequenta un po’ – sicuramente lo farete, io lo faccio perché è il mio lavoro – i cantieri e se frequenta un po’ la gente, per tutto quello che stiamo facendo… Su questa legge ci siamo da quasi un anno e sinceramente non ce la faccio proprio più ad assistere a proposte e ritiri, proposte e ritiri.
Io invito tutti i consiglieri regionali a cominciare veramente a fare cose serie per il territorio, e soprattutto, a cominciare anche a dire al Presidente che sarebbe stato più bello che lui con la sua maggioranza fosse stato da una parte, e noi con l’opposizione dall’altra parte. Però davanti a questa confusione, non essendoci io abituato, ci sto un po’ male. È giusto l’invito anche a lei, perché dica lei come la pensa, vorrei capire anche io in tutta questa confusione. Perciò, non avendo ancora ascoltato il suo pensiero, prima del voto finale, voglio capire il suo pensiero. Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Consigliere Manca, prego.
Speaker : MANCA.
Presidente Loizzo, di norma io non stavo parlando, anche perché ho fatto vedere in questi anni che quando parla il Capogruppo non ripeto mai la stessa cosa, preferisco dire cose diverse invece di ripetere le stesse, però qui oggi non posso stare zitto.
È veramente una vergogna. Io mi sto vergognando di essere un consigliere regionale e mi sto vergognando di essere un medico. Noi, invece di pensare veramente ai problemi della gente e delle liste d’attesa, stiamo giocando con la salute della gente. Veramente mi sto vergognando, e fra poco mi alzo e me ne vado. È veramente allucinante!
Noi non stiamo parlando della salute della gente, ma stiamo parlando di poteri forti: chi è più forte in questo Consiglio regionale. E la gente non vuole vedere questo. È veramente allucinante! Noi parliamo della salute della gente. Dall’inizio non sono stato d’accordo sulla legge Amati, perché non risolve il problema, criminalizza i medici. Non è così. L’intramoenia rappresenta il 5 per cento dell’attività degli ospedali. Chi parla deve sapere le cose. Io vivo tutti i giorni la patologia dei pazienti oncologici. Deve succedere un caso particolare che ha fatto esplodere il collega Conca. Così è facile parlare di situazioni particolari. Io le vivo tutti i giorni.
Sono contento per la signora che ha risolto il problema della PET, ma non sono d’accordo con quello che è stato fatto. Dopo tre giorni le è stata fatta la PET. Allora, da oggi in poi, per i miei pazienti faccio la stessa cosa. Il problema non è della singola persona. È di tanta gente. La signora per fortuna ha fatto l’esame, ma ci sono centinaia e centinaia di persone che hanno bisogno di un’ecografia epatica, di una PET, di una risonanza magnetica, di tanti esami per risolvere il problema.
Io mi sono fermato, l’anno scorso, a dicembre, e il Presidente Emiliano lo sa. Il 7 dicembre ho finito di operare. Non esiste più in regione Puglia la volontà del paziente di farsi operare dal chirurgo che vuole. Ho dovuto rioperare il 2 gennaio. Sono stato, forse, il primo chirurgo che ha ripreso a operare dopo Capodanno, e non mi sono mai fermato, per poter permettere alla gente che voleva essere operata da me di fare gli interventi.
Non c’è bisogno di una legge per risolvere questo problema. Noi abbiamo una carenza enorme di medici. Non lo abbiamo ancora capito. Forse la cosa allucinante è che l’attività di intramoenia viene fatta al di fuori di quella istituzionale. È normale, collega Amati. Se andiamo a prendere la percentuale di visite fatte nella intramoenia, è maggiore di quella istituzionale perché nell’arco delle ore istituzionali il medico deve andare in pronto soccorso, gestire il reparto, va in sala operatoria, le consulenze urgenti. Ma di che stiamo parlando?
Sappiate che sicuramente, se continua in questo modo, e sono d’accordo, i medici, a questo punto, toglieranno l’intramoenia così avranno l’opportunità di vedere quanto il problema viene risolto non facendo l’intramoenia. Noi abbiamo qui due Gruppi a livello nazionale che ci stanno gestendo: la Lega e il Movimento 5 Stelle. Che il Ministro della salute sblocchi l’assunzione dei medici, degli infermieri, del personale. Questa legge non risolve il problema degli esami.
Se prendiamo in considerazione la risonanza magnetica (io mi informo prima di dire le cose), la risonanza magnetica non viene fatta in intramoenia. È solo istituzionale, quindi questa legge non aumenta il numero delle PET e delle scintigrafie ossee, se non si aumenta il personale medico, infermieristico e tecnico, ed eventualmente le apparecchiature.
Presidente, ragioniamo serenamente, altrimenti me ne vado e vado a fare ambulatorio, perché farò qualcosa di più concreto. Oggi ho visto una guerra di poteri forti, di chi è più forte vince. Non è così. Non posso sentire la collega Franzoso invocare il Presidente Marmo a votare quello che dice lei. Noi dobbiamo votare quello che è migliore per i pazienti e la legge che serve per risolvere il problema, e questa legge per me non serve. Io ho firmato gli emendamenti come partito perché, se alla fine dobbiamo farlo, almeno lo miglioriamo. Ma non lo risolviamo. Se il pubblico non è in grado di stare dietro a questo, chiediamo l’aiuto al privato, chiediamo l’aiuto a qualcun altro.
Stiamo facendo una battaglia, Presidente. Secondo lei, questa legge ha risolto il problema? Assolutamente no. È necessario che i direttori generali si attivino per vedere qual è la problematica, perché questa legge non aumenta il numero degli interventi chirurgici, assolutamente no. Per la cataratta ci vogliono due anni e due anni rimangono. Facilitiamo i medici e le ASL, aiutiamoli in quello che è necessario. È normale che la gente va fuori regione a farsi operare o a fare una PET.
Allora, o ragioniamo seriamente, oppure facciamo ridere la Puglia intera e facciamo un danno enorme ai nostri cittadini. Io spero che ci si sieda seriamente e non si rida su un argomento così importante, perché è normale che alla fine siamo tutti bravi a fare la battaglia per dire quello che non va. Ma nessuno sta facendo niente. Per me questa legge è una grande cavolata, non serve a un cavolo di niente.
Il Governo nazionale aiuti le Regioni a sbloccare i posti, perché serve il personale medico e infermieristico; altrimenti, non ne usciamo. Io sono molto scettico su quello che avete detto su questa legge.
Speaker : PRESIDENTE.
Prego, collega Colonna.
Speaker : COLONNA.
Buongiorno.
È mio costume non esprimere giudizi su interventi di altri colleghi, perché rispetto sempre tutto, però mi limito a dire che ho ascoltato anche cose abbastanza bizzarre. Invece, ho apprezzato molti passi, non so se mi devo preoccupare, del Presidente Marmo. In particolare, poiché tra le bizzarrie sentivo parlare anche di poteri forti, duole constatare, lo dico con te Nino, in altre parole, che davvero, se possiamo essere sicuri su un punto, probabilmente in questo momento, in quest’Aula consiliare, è che il potere debole è proprio quello della politica.
Io ritengo che si stia per un verso enfatizzando oltremodo la portata di una proposta di iniziativa legislativa. Come qualunque legge, non ha il crisma della soluzione dei problemi. Non c’è nessuna legge che ha la certezza, a monte, della soluzione dei problemi. Sono tentativi, e come tentativi sono imperfetti e perfettibili, e come lo è ogni opera umana, tanto più le leggi.
Non c’è nessuna soluzione automatica, quindi, ai problemi, che hanno una matrice articolata, un concorso di cause ben noto a tutti quanti, come sono ben noti gli sforzi, perché anche questo è ingeneroso, che la Regione sta mettendo in campo da anni a questa parte, proprio sul versante del personale, della dotazione tecnologica, delle attrezzature. Sono evidenti a tutti gli sforzi compiuti in questi anni, ed è evidente come dal Governo nazionale più che un piano di governo delle liste d’attesa, forse ci attenderemmo davvero la certificazione dell’uscita da quella bizzarria, da quel bizantinismo che sono i piani di rientro a cui sono sottoposte ormai da diversi anni sette Regioni italiane. Davvero quella, quindi, sarebbe la partita vera che si lega strettamente al tema trattato ieri, su cui non sto a ritornare.
Come rispondere a quella istanza non dico di forza, ma di rispetto di sé, che ci si sollecitava il Presidente Marmo e a cui io tengo a rispondere? Ebbene, ripristinando davvero le coordinate fondamentali dell’assetto istituzionale di una Regione: un Governo che governa, un’amministrazione che amministra e un’Assemblea legislativa che fa le leggi. Anche i tentativi imperfetti vanno sperimentati, anche quei tentativi vanno rispettati e anche quei tentativi vanno portati a termine.
Questa storia di rinvii di proposte di legge che possono avere più o meno dignità deve finire. Per rispetto del lavoro che è stato consumato, della reiterazione di mancati appuntamenti su questa proposta non sono uscito dall’Aula oggi, però non è tollerabile che si assista al rinvio sistematico di una serie di iniziative legislative, mie e dei colleghi, dopo mesi, anni di lavoro.
Il Governo governi. L’Assemblea legislativa faccia l’Assemblea legislativa. Non stiamo qui a ratificare i voleri di nessuno. Rispettiamo il lavoro degli assessori, ma altrettanto esigiamo rispetto.
Dinanzi a questo tentativo, che io ho condiviso sottoscrivendo fin dall’origine la proposta che mi aveva sottoposto Fabiano Amati e che ha trovato la condivisione anche di altri colleghi, mi permetto di dire, contrariamente a quanto sottolineato da molti colleghi, che questo tentativo può essere tacciato di insufficienza, può essere, ovviamente, bocciato (la dignità della bocciatura; anche quella è una scelta politica che conferma una sua forza), ma certo non può essere tacciato di inutilità, anche alla luce del fin troppo enfatizzato Piano nazionale di governo delle liste d’attesa, così come sancito nell’intesa Stato-Regioni.
Vi faccio semplicemente questo richiamo. Intanto, non siamo in presenza di una legge nazionale. Non siamo una situazione di conflitto di attribuzione. È un’intesa Stato-Regioni, ha una forza, sicuramente, perché è un’intesa sottoscritta anche dalla Regione Puglia, e come qualunque altra intesa deve essere recepita, il che non significa una tavola dalla legge riprodotta nero su bianco nei nostri bollettini ufficiali della Regione Puglia, ma come è avvenuto – cito un precedente noto a noi tutti che abbiamo consumato in quest’Aula – anche con l’intesa raggiunta Stato-Regioni nella Conferenza Unificata a proposito di Regolamento edilizio tipo, che ci ha visto in quest’Aula protagonisti di quel recepimento.
Quindi, la legge non è affatto inutile. La potestà legislativa del Consiglio regionale c’è tutta. Ovviamente negli spazi consentiti, negli spazi che lo stesso Piano e l’intesa consentono. Dice semplicemente, l’intesa, che il Piano regionale deve recepire – testualmente – anzi provvede a recepire, la presente intesa, e il Piano deve riportare chiaramente e garantire. Le forme del garantire i princìpi enucleati nel punto elenco composto non so da quanti punti, sono ventisei punti, le modalità, le forme e le condizioni per garantire quei princìpi è compito del Governo regionale e anche di quest’Aula, se ritiene che abbia gli spazi.
Noi ci stiamo limitando con questa proposta di legge semplicemente… Sarà inefficace? Vivaddio, quante leggi regionali sono rimaste totalmente inefficaci. Sarà un’altra? Forse. Credo che intanto un minimo di efficacia questa iniziativa l’abbia avuto, come ho ribadito nella discussione generale, avendo riportato con decisione il tema, sollecitando anche aggiornamenti di processi amministrativi, aggiornamenti di siti internet e tanto altro, quello che abbiamo visto in questi mesi. È un dibattito, è una consapevolezza diversa, a partire dalla mia, che ignoravo completamente.
Quali sono gli spazi che stiamo utilizzando? Ebbene, ci stiamo limitando a esplicitare, con una legge, alcuni punti dell’intesa. Venivano evocati. Il punto relativo alla garanzia della pubblicità e della trasparenza, e diciamo qualcosa, ci limitiamo a esplicitare il punto relativo all’organizzazione dei processi amministrativi in questo caso con l’individuazione di una figura di un responsabile aziendale e ci limitiamo a chiarire, in riferimento al punto 16 dell’intesa, prima evocato anche da Mario Conca, come deve essere applicata non la sanzione. Lui dice: io sono il primo difensore dell’ALPI (attività libero professionale intramuraria), sono un tenace difensore. L’ho detto già nella discussione generale perché, a differenza di come ha fatto Mario, mi dispiace, ma qui non si sta a fare i conti in tasca a nessuno, il problema è che abbiamo delle professionalità che dobbiamo trattenere nel sistema pubblico, proprio in virtù di tutti i limiti che conosciamo, quindi trattenere nel sistema pubblico professionisti anche mettendoli in condizione di svolgere l’attività libero professionale, ma coerente, compatibile, nel rapporto giusto, come segnalato dall’intesa nel paragrafo 5 della normativa dalla 120 in poi e nei documenti attuativi, nel giusto rapporto con l’attività istituzionale.
Ci stiamo permettendo di dire come si arriva non alla sanzione, ma a quel modello, a quella soluzione gestionale, che è la sospensione temporanea dell’attività libero professionale. Da questo punto di vista, nell’esercizio della mia attività politica e istituzionale, mi sono permesso, stamattina, di sottoporre anche un emendamento, il cui contenuto avevo illustrato in più occasioni, proprio a proposito del meccanismo del procedimento che porta alla sospensione dell’attività libero- professionale.
È un emendamento che non fa altro che procedimentalizzare quello che il 16 ci chiede, e cioè, che in caso di superamento del rapporto tra attività libero-professionale e istituzionale, sulle prestazioni erogate, e in caso di sforamento di tempi di attesa massimi già individuati dalla Regione, quindi ci sono due parametri da tener presenti, il rapporto giusto, l’equilibro giusto tra istituzionale e ALPI, e i tempi massimi fissati dalla Regione, appunto il recepimento dell’intesa, in questo caso, dice il punto 6, si attua il blocco. Noi semplicemente discipliniamo – il mio emendamento lo fa con un supplemento di pazienza – il procedimento che porta alla sospensione. Chiudo. In caso di sforamento dei tempi massimi delle liste d’attesa per l’istituzionale c’è la diffida da parte del direttore generale, una diffida a provvedere entro 60 giorni a rimettere, a riallineare i tempi. Ove il decorso di questo termine sia o si confermi infruttuoso, a quel punto scatta automaticamente, come effetto di legge, la sospensione. Tutto qui.
Quindi non enfatizziamo oltremodo il tentativo, non enfatizziamo ulteriori argomenti, strumentalizzazioni, perché le strumentalizzazioni sono di opposte fazioni, sia chi fa scorrere le liste d’attesa, se ci fosse qualcuno in grado di farlo, sia chi magari strumentalizza anche il bisogno dei pazienti.
Molto laicamente e razionalmente stiamo qui esperendo fino in fondo un tentativo che è nostra prerogativa. E io, dinanzi a questo, lo dico, Presidente Emiliano con tutta la stima e tutto il rispetto possibile, sui fondamentali delle istituzioni, del rapporto tra Governo e Assemblea elettiva legislativa, io davvero sono un talebano. Quindi, davvero: ripristiniamo le coordinate. Come noi siamo difensori del duro lavoro e dei risultati che il Governo regionale sta consumando da tempo a questa parte, e siamo anche quelli in trincea, ad affrontare anche le istanze inappagate della popolazione e dei cittadini, vi preghiamo, vi prego di essere altrettanto rispettosi – mi riferisco in particolare agli assessori – del lavoro che in quest’Aula si produce, dei tentativi che faticosamente, ma dignitosamente i colleghi e tanti di noi in quest’Aula stanno portando avanti.
Speaker : PRESIDENTE.
Turco.
Speaker : TURCO.
Mi aspettavo che parlasse la collega per avere buone notizie su come si possa ridurre una lista d’attesa, visto lo stato confusionale in cui versa qualche collega.
No, Renato. Avrei detto che Renato Perrini è stato confusionale. Il primo ad essere stato, purtroppo, coinvolto in questo stato confusionale dopo il tuo intervento sono stato proprio io. Ti do ragione, convengo. Il collega alle tue spalle, l’altro capellone, Mario, futuro assessore alla sanità, o la collega Franzoso, che auspica un’eventuale dismissione del Presidente, sicura forse della prossima vittoria, ma non segue evidentemente le vicende elettorali. Io invece seguo sempre il suo collega e maestro Marmo, che di cose buone ne racconta ogni giorno.
Il problema delle liste elettorali è un problema sentito. Se qualcuno vuole strumentalizzare... Chiedo scusa. Siamo quasi nella Settimana Santa. Vi chiedo scusa.
Marmo, senza scherzare su queste cose, perché non c’è bisogno, si sa come funziona il servizio sanitario nazionale regionale, che è direttamente collegato a quella situazione sgarbata che abbiamo vissuto, caro Marmo, proprio ieri. Questa è la diretta continuazione di quello stato di disagio che vive la Puglia e alcune regioni e dello stato di disagio che si vive – lo dico ai grillini, che sono ancora bambini in fasce – per una situazione economica che non è venuta da Emiliano e non è venuta nemmeno da Vendola (io non sono un amante vendoliano), ma è venuta da un assessore che, capendo meno di me di inglese, aveva sottoscritto dei bond con una società inglese e al PM racconta, non capendo un cavolo di niente di inglese, “ho distrutto la Puglia”. Non riesco a capire come i colleghi del centrosinistra ogni tanto non facciano emergere queste situazioni di responsabilità politica eccezionale. Noi ci troviamo in questo stato economico di gravità eccezionale perché un assessore, un nostro assessore, perché era anche il mio assessore essendo io pugliese, non riusciva a parlare inglese, quindi sottoscrivendo ne capiva meno di me. Collega Marmo, non ti arrabbiare.
Speaker : PRESIDENTE.
Collega Marmo… Collega Turco…
Speaker : TURCO.
Collega Marmo, sono riuscito a farti arrabbiare. Generalmente succede…
Speaker : PRESIDENTE.
Stiamo parlando dell’emendamento.
Speaker : TURCO.
Non ho capito, scusa. Basta che parli in andriese e ti capisco. Non c’è problema. Tanto per te l’inglese o l’andriese è la stessa cosa, quindi parla in andriese. Non c’è problema.
Al di là di quelle che sono le concezioni dell’economia, io volevo semplicemente affermare una cosa. Volevo affermare che per quanto riguarda queste… Che c’è, collega Franzoso? Perché gesticoli così tanto?
Speaker : PRESIDENTE.
Collega Turco, per favore.
Speaker : TURCO.
Suggerisci qualche idea in proposito e io ti seguirò. Però, non potrai minacciarmi certamente come hai fatto con i tuoi colleghi per alzare la mano. Mi auguro almeno questo.
Dicevo, il problema di queste liste si può ridurre in una semplice in maniera, ed è quella, caro Fabiano, di utilizzare più ore della specialistica e più medici. Ce l’abbiamo questa possibilità? Questi due elementi sono essenziali perché si possa ridurre una lista d’attesa. È diverso dal problema di liste legate a esami strumentali, da quelli che sono poi specialistici e non strumentali.
Quindi, come ieri è accaduto in quest’Aula, e mi auguravo una discussione forte, avrei voluto che le parti si fossero messe d’accordo per dire “noi siamo meridionali”. Da anni questa autonomia differenziata ha prodotto già danni, perché noi siamo in autonomia differenziata, questo è l’effetto dell’autonomia differenziata esistente, perché con 800-700 milioni in meno rispetto ad altre Regioni certamente uno le riduce le liste d’attesa, ma non tocchiamo l’intramoenia. L’intra moenia è una goccia di sacrificio tolta a colleghi che adesso si stanno sacrificando giornalmente, ora per ora, minuto dopo minuto, per far fronte a questa carenza, caro Fabiano.
Io capisco che la materia è delicata, capisco che c’è dietro una strumentalizzazione molto forte, capisco che qualcuno possa voler portare utilizzando la sanità, cosa che io non ho mai fatto. Da Fitto a Emiliano non ho mai parlato né nelle campagne elettorali, né in quest’Aula, di mala o buona sanità.
Però, caro Luigi Manca, quello che hai affermato – a te che ricordi sempre di essere un collega, io dico che sono un infermiere –, se te lo vai a rivedere e a rileggere, è di una gravità inaudita. Come di una gravità inaudita è quello che dice il collega alle tue spalle, quando racconta che dei pazienti si rivolgano a un pronto soccorso, a cui il collega dice di andare via e tornare dopo 24 ore. O qui sta saltando la ragione; o per racimolare qualche voto si butta a mare la ragione. Né puoi dire e affermare che un paziente può scegliere adesso, se non in una clinica privata – dove lavori tu – il collega chirurgo. Io che ho avuto un intervento di cardiochirurgia non ho scelto il cardiochirurgo, ho scelto volontariamente la mia Taranto, non sapendo chi dovesse essere il collega che doveva mettere le mani nel mio cuore. Sono stato in silenzio e sono stato operato. Questa è sanità. Non puoi venirmi a dire che un paziente deve scegliere il chirurgo e tu ritorni, per tuoi interessi. Io sono un collega, mi faccio operare da qualsiasi chirurgo: per tuoi interessi vai a lavorare, perché stai in una struttura privata, anche il giorno 2.
Il problema è questo: o ci mettiamo d’accordo e cerchiamo di dire alla Giunta, collaborando, signor Presidente Michele Emiliano, assessori, di ridurre questa azione penosa nei confronti di un sistema che non regge; oppure, se dobbiamo fare il gioco delle parti, non ne usciamo.
Sai benissimo infatti che i due punti, le due leve su cui bisogna agire eliminando l’intramoenia sono maggiori specialisti e più ore di specialistica. A Manduria abbiamo tentato, e sarei stato felice di portarvi alcuni numeri, se non fosse stato che, Presidente, abbiamo avuto un contrattempo per la manutenzione dell’endoscopia digestiva. Purtroppo l’endoscopio si è rotto, ne hanno programmato e acquistato di nuovi, staranno arrivando. Hanno messo delle sedute aggiuntive a zero euro, non in reperibilità di straordinario, cercando entro giugno di eliminare 250 colon e gastro. Questo è il sacrificio a cui si stanno sottoponendo i nostri colleghi: a zero euro, senza retribuzione. Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Per l’ultimo intervento, Paolo Pellegrino. Poi Fabiano Amati.
Speaker : PELLEGRINO.
Grazie, Presidente.
Io sono un po’ in imbarazzo. Io ho annunciato, nel mio primo intervento di alcuni secondi, di aver concordato con il collega Zullo la presentazione di un emendamento poiché avevamo tutti e due presentato lo stesso emendamento. Mi sembrava, anche per rispettare l’anzianità del collega Zullo, anzianità come consigliere regionale, ovviamente, di aderire sottoscrivendo il suo testo.
A un certo punto, mi sono posto un problema. Non è che se non parlo venti minuti di qualche altra cosa che non riguarda l’emendamento il mio ruolo diventa minimale? Forse vengo criticato dai miei quattro elettori: “Tu parli pochissimo nei Consigli”. Sto riflettendo. Vorrei che, veramente, l’Aula mi desse qualche... Credo che me la dovrebbe dare lei questa risposta, perché lei ha il potere di ordinare e di determinare la massima aderenza degli interventi all’ordine del giorno.
L’ordine del giorno in questo momento riguarda l’approvazione o meno del subemendamento del collega Zullo, sottoscritto anche da me, di tre righe, che implica soltanto il recepimento dell’intesa Stato-Regioni sul Piano nazionale di governo delle liste d’attesa. La decisione che dobbiamo prendere è: recepiamo o non recepiamo queste linee di intesa? Attenzione. Qualcuno ha parlato di direttive. Non sono direttive. È un’intesa Stato-Regioni, cioè un accordo fra Stato e Regioni in ordine a un determinato argomento. Questa intesa è un contratto vincolante. Forse i Cinque Stelle, che non lo vogliono votare, capiscono che vuol dire, perché sul contratto hanno fondato addirittura un Governo nella nostra povera Italia, come stiamo verificando in questi ultimi mesi. Il contratto è vincolante, perché è già stato sottoscritto dalla nostra Regione, solamente che la legge prevede un recepimento formale, che poteva fare o potrebbe fare pure la Giunta regionale, ma che se viene fatto dal Consiglio, a mio avviso, acquista una valenza politica e normativa molto diversa.
Contesto anche quello che ha detto il collega Colonna. Non è vero che l’accordo può essere modificato. L’accordo trova la base della sua origine nella legge. La legge dice che bisogna fare questo accordo, che è un accordo forte, caro consigliere Colonna. Non si tratta di un accordo semplice. Un accordo definito “forte” significa che si instaura questo accordo su materie per le quali l’intesa Stato-Regioni deve essere obbligatoria. Non è un procedimento che può pure finire con un nulla di fatto, ma l’intesa deve avvenire.
Allora, poiché è avvenuta questa intesa, la Regione l’ha firmata, il quesito al quale dobbiamo rispondere, senza parlare dei massimi sistemi in questo momento… Poi parleremo anche di tutto il resto, ma oggi la decisione che dobbiamo prendere è quella: recepiamo questa intesa, o no? Se la recepiamo, siccome la nostra legge è una legge precettiva, sicuramente quel piano concordato a livello di Stato-Regioni diventerà automaticamente legge nel nostro ordinamento, o comunque quelle norme nei limiti in cui non implicano un ulteriore intervento da parte della Regione con il Piano regionale di governo delle liste d’attesa è sicuramente immodificabile, se non attraverso un’altra legge, che deve essere preceduta da un’altra intesa. Questa è la differenza rispetto a una legge ordinaria.
Io credo che, riservandoci di parlare dei massimi sistemi sull’argomento subito dopo, dobbiamo votare su questo argomento: recepiamo questo Piano nazionale già realizzato con l’intesa Stato-Regioni, o no? Poi parleremo di tutto il resto, degli strumenti eccetera. Vedremo se il Presidente riterrà che un eventuale voto positivo implichi qualche conseguenza sul piano procedurale, ma anche se non lo dovesse ritenere sicuramente noi andremo avanti ed entreremo nel merito della proposta di legge.
Oggi come oggi, chi dovesse votare contro vuol dire che non intende che venga applicata immediatamente nella nostra regione un’intesa, un contratto che abbiamo già sottoscritto e che potrebbe già dare una linea di indirizzo alla soluzione del gravissimo problema delle liste d’attesa.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Prego, collega Amati.
Speaker : AMATI.
Signor Presidente e colleghi, a me spiace udire torsioni politiche su questo argomento o interpretazioni politiche. Per cui, vorrei assicurare che non c’è nessun contenzioso politico all’interno della maggioranza, anche perché questa proposta di legge è stata depositata nel gennaio 2018, oltre un anno fa, e tante cose abbiamo fatto assieme dal gennaio 2018 fino ad oggi a sostegno del Governo regionale.
Però, quando sento parlare così, mi viene da chiedere: ma si fa tanta fatica a comprendere – è l’unica riflessione di carattere generale che farò, poi entrerò nel tema: si fa tanta fatica a comprendere che la politica non è solo tattica, dove siamo, con chi siamo o contro chi insorgiamo, e che a volte si porta dietro anche un carico di dolore, di speranza? Si fa fatica a credere questo? Si fa fatica a pensare che qualche volta c’è qualcuno a cui un giorno viene un’idea, non io, tutti, e propone una soluzione, o un tentativo di soluzione, così come ha detto opportunamente il collega Colonna, quando è intervenuto, evitando e pregando tutti di evitare toni enfatici da dare a questo argomento?
Noi abbiamo un problema, in questo momento. È un problema relativo ad un livello regionale in cui esercitare l’attività, e la nostra attività. Abbiamo già risposto abbondantemente, nel dibattito generale, a tutte le questioni che sono state poste. Vorrei soltanto aggiungere, per l’ultima volta, che il disallineamento secondo il nostro ordinamento viene calcolato, a parità di prestazioni richieste, a parità di personale impiegato e a parità di ore lavorate. Vorrei aggiungere che l’attività libero- professionale che si fa fuori dall’orario di lavoro non può essere eccedente l’attività che si svolge nell’ambito istituzionale.
Detto questo, il legislatore impone alla Regione di fare alcune cose. Viene presentato adesso un emendamento. Anche questa, come ha detto Marmo opportunamente, è una norma-provvedimento. Vorrei ricordare, e lo ricordo in particolare a Marmo, perché lui sedeva in questo Consiglio regionale, era nel Governo regionale, che noi l’abbiamo visto ancora, ma almeno era per vincere al TAR. Accadde nella seduta del 27 novembre del 2002, quando, con una legge regionale, la 20/2002, articolo 18, si decise di dare forza di legge al piano di riordino della rete ospedaliera. Quindi, è già accaduto una volta. Ma quella volta accadde almeno per vincere al TAR. Si scatenarono tanti consiglieri regionali dell’opposizione dell’epoca, intervennero alcuni componenti della maggioranza dell’epoca, erano assessori, difesero il provvedimento. Oggettivamente quella iniziativa produsse l’opportunità per scantonare un motivo di impugnazione avverso il Piano di riordino della rete ospedaliera.
Ciò detto, non è una novità. Francamente, era anche facilmente prevedibile la presentazione, ma mentre aveva un senso nella formulazione avanzata dal collega Pellegrino, dove diceva “prima dell’articolo 1, si scriva” una cosa che era inutile pure scrivere, cioè che si recepisce un accordo Stato-Regioni, la cui fonte è una fonte legislativa, con l’obbligo di attuarlo – badate alle parole –recepirlo e attuarlo da parte delle Regioni, il che vale quanto dire che o c’è la norma o non c’è entro sessanta giorni, che è il termine ordinatorio, la Giunta regionale non deve recepire o, meglio, non deve solo recepire; deve indicare le modalità attuative per raggiungere i criteri indicati dal Piano nazionale di governo delle liste d’attesa.
A scanso di equivoci – Conca, che è uomo serio, l’ha già ammesso in privato; credo non avrà difficoltà ad ammetterlo anche in pubblico – il Piano nazionale di governo delle liste d’attesa attuale replica quello precedente. Introduce qualche modifica. I protagonisti scrittori sono scritti nelle prime due pagine, i redattori: sono più o meno gli stessi. Si ragiona in termini di continuità, opportunamente in termini di continuità.
Presentata come diceva Pellegrino, uno pensa: “Va bene, tu la vuoi presentare, ma si recepisce. Non serve dirlo, ma si recepisce”. In realtà, il collega Pellegrino, che è uomo anch’egli molto sincero, ha detto: “Guardate, io – e lì ha svelato l’intento attraverso cui l’ha presentata – rimetterò al Presidente l’idea che, approvata quella norma, decade tutto il resto”. Apprezzo la sincerità e lo ringrazio. Si conferma un gentiluomo in questo senso. Però lui l’ha ritirata.
Noi avremmo votato pure a favore, non si nega a nessuno la possibilità di assecondare un’ovvietà, cioè che la Regione deve recepire in adeguamento, eccetera. Invece il collega Zullo che fa? Introduce il medesimo testo, però sostituendo interamente l’articolo 1 della proposta di legge. Ora cosa accade? Accade che, se dovesse passare la proposta che ha il medesimo contenuto da parte del collega Zullo, noi non avremmo più, da un punto di vista normativo, l’appiglio in termini di monitoraggio per giustificare l’articolo 3. Del resto, se l’articolo 3 funziona in virtù del fatto che c’è un monitoraggio a monte, a valle non avremmo più il monitoraggio, perché l’articolo 1 così sostituito parla d’altro, e cioè parla del recepimento dell’intesa. Quindi, andrebbe non a raggiungere gli obiettivi che ha indicato il collega Pellegrino, e cioè quello di far decadere la proposta di legge, a mia sommessa opinione, ma avrebbe un altro obiettivo, quello di renderla impraticabile perché mancherebbe poi, quando andremmo ad approvare l’articolo 3, l’aggancio all’elemento di fatto che giustifica gli effetti di cui all’articolo 3.
Dice il collega Colonna (interpreto): in realtà c’era l’articolo 5, che eventualmente era la sede giusta perché faceva richiami normativi, quindi nel sistema delle fonti aveva pure il suo ordine.
Tant’è che, prevedendo questo effetto, io presento un subemendamento interamente sostitutivo dell’emendamento del… Va bene, okay. Io, però, non conoscevo, quindi non conoscendo l’intento del collega Marmo, che nel frattempo, avendo ovviamente una grande esperienza, aveva colto il meccanismo testuale e, quindi, i problemi che questo avrebbe prodotto. Io, comunque, deposito, perché non si sa mai cosa accadrà con riferimento all’emendamento Marmo, quindi diciamo che questo lo risolve, a meno che non ci accordiamo, un subemendamento all’emendamento del collega Zullo, che è interamente sostitutivo del suo, quindi con questo determina la decadenza del resto. E se il collega Zullo tiene a recepire formalmente in una legge il Piano nazionale di governo delle liste d’attesa, avrà il consenso, perché, lo ripeto, nessuno può incaponirsi a ostacolare una ovvietà.
Una cosa sia chiara: questa proposta di legge contiene alcune indicazioni in termini di attuazione del Piano nazionale di governo delle liste d’attesa vigente. Cioè, dice: quell’obiettivo che il piano richiede noi lo raggiungiamo così. Tant’è che attualmente è vigente un regolamento regionale che fa la stessa cosa sul vecchio piano nazionale di governo delle liste d’attesa che il Governo regionale dovrà cambiare in sede di recepimento del piano nazionale di governo delle liste d’attesa.
Noi non stiamo facendo nulla di straordinario. Noi stiamo applicando le leggi dello Stato, stiamo applicando il piano nazionale di governo delle liste d’attesa e stiamo applicando il contratto dei medici. Poi uno può anche contestarlo, dire che non gli piace. Però, la contestazione va messa in questo ordine, e non Amati o chi ha presentato la legge. Io non cito gli incisi che addolorano perché ho capito che nella vita politica, almeno in forma pubblica, devi provare a scantonare le cose che addolorano. Ma nessuno ci farà sentire in colpa per il semplice fatto che abbiamo posto il problema, e l’abbiamo posto, il problema, e questo tempo è servito per fare aumentare la consapevolezza in tutti, a cominciare da me, del problema. In questo tempo, pensate un po’, per il solo fatto che noi ne stiamo discutendo, qualche azienda si è adeguata ad alcune parti della disciplina vigente, senza nemmeno che vi fosse una legge. Voi immaginate un po’, lo dico a chi dice che è inutile, il nostro dibattito: la materialità della politica, mi ostino a dirlo, l’ho detto tante volte, è la parola. Non esiste dibattito politico e nelle istituzioni che non produca un avanzamento, perché si deposita nella coscienza delle persone che fanno parte di quella istituzione. Già questo vale tanto, perché fa consumare un pizzico, un passo di avanzamento. Guai a noi se dicessimo che è inutile qualsiasi cosa che facciamo, perché se qualcuno di noi così sentenziasse, starebbe in quel momento emanando una sentenza di condanna nei confronti di se stesso, prima di tutto, e poi, eventualmente degli altri.
Speaker : PRESIDENTE.
Consigliere Zullo. Poi Galante e Casili.
Speaker : ZULLO.
Grazie, Presidente.
Io avrei voluto parlare in dichiarazione di voto, però credo che il dibattito che si è sviluppato finora richieda qualche puntualizzazione.
La nostra posizione, la posizione del nostro Gruppo, è chiara dall’inizio. Noi abbiamo sempre detto che la legge Amati è inutile, non risolve alcun problema delle liste di attesa, tant’è che in un primo momento avevamo anche presentato degli emendamenti per poterla migliorare, ma vista l’impossibilità al dialogo pervenuta dal collega Amati abbiamo ritirato gli emendamenti, con un’idea. L’idea iniziale del nostro Gruppo era questa. Noi dicevamo: bene, li ritiriamo. Votate la vostra legge e vediamo gli effetti che determinerà sulla gente, sulle liste di attesa, sulla possibilità per una persona di poter arrivare a fruire di una prestazione nei tempi stabiliti dai tempi massimi di attesa.
Noi volevamo, e vogliamo ancora oggi, la loro legge. Noi vogliamo che sia approvata quella, perché vogliamo tra sei mesi, tra otto mesi capire se qualche utente del servizio sanitario regionale potrà risolvere il suo problema di salute in tempi utili. Abbiamo sempre messo in evidenza un dato. Il dato è che il servizio sanitario regionale si è spopolato di operatori perché questo è avvenuto in coincidenza di un momento particolare. Da una parte, il divieto di assunzioni determinato dal Piano di rientro, coincidente con l’entrata in vigore della legge Fornero. Il tempo ci ha portato di fronte a un provvedimento che è l’atto di intesa Stato-Regioni, un’innovazione normativa, legislativa, determinativa, amministrativa. Tutto quello che volete. Si dice che c’è un’iniziativa legislativa ed è giusto che se ne parli. Noi ci siamo introdotti in una iniziativa legislativa di cui è giusto parlare.
Se abbiamo l’idea che l’articolo 1, l’articolo 2, l’articolo 3, l’articolo 4, l’articolo 5 della legge Amati siano inutili, è evidente che noi non è che votiamo contro; noi proponiamo qualcosa di diverso, tant’è che abbiamo presentato non uno, ma sei emendamenti sostitutivi degli articoli della legge Amati. C’è un confronto. Qualcuno dice: “Questo confronto che tu vuoi fare determina la vittoria di Emiliano o determina la vittoria di Amati o determina la sconfitta”. A noi non interessa, perché il nostro Gruppo ha sempre dimostrato che la diatriba, il battibecco politico si fa fuori dalle Istituzioni. Quando siamo nelle Istituzioni e stiamo facendo una legge, la legge deve essere seria, fatta bene perché si dirige a cittadini che fruiscono di un servizio essenziale quale quello sanitario, che è utile per un bene straordinario, costituzionalmente tutelato, che è quello della salute. Questo noi vogliamo fare.
Noi sosterremo e non possiamo aderire a tentativi di fuorviarci dall’alveo nel quale ci siamo incamminati. Anche i subemendamenti dei colleghi del centrodestra non ci convincono, perché ci riportano in vita una proposta di legge che per noi è inutile, è dannosa. Poi i nostri emendamenti saranno bocciati? Noi interpretiamo la nostra presenza in Aula non per il momento di oggi, ma per quella che è la storia della nostra presenza, di quello che succede tra un anno, tra due anni, di quando un figlio nostro ci dirà “papà, ma tu che hai fatto quando si consumava quella proposta di legge che ha determinato una nefandezza sulla salute delle persone?”. Questo è il nostro comportamento.
Noi, in scienza e coscienza, studiando e valutando, abbiamo presentato quello che per noi è il meglio, così come ritengo che gli altri dall’altra parte abbiano presentato quello che per loro, in scienza e coscienza, è il meglio.
Noi ci sforziamo di convincere le coscienze collettive di questo Consiglio regionale per dire: guardate, queste sono le nostre buone ragioni. Poi queste nostre buone ragioni le accetterà il Presidente Emiliano, le accetterà il collega Marmo, le accetterà il collega Amati? Non ci interessa. A noi interessa che da quest’Aula esca fuori un prodotto legislativo che determini un cambiamento in quelle che sono le liste di attesa.
Mi fa specie che forze politiche che stanno al Governo e che hanno determinato questo atto di intesa del Piano nazionale di governo delle liste d’attesa, tanto reclamizzato dal Ministro Grillo, fa specie che i rappresentanti di una forza politica, come il collega Conca, la metta in discussione, dicendo “ma tanto non determinerà niente”. A me fa specie. Io pensavo di avere il loro apporto e, invece, ho il voto contrario rispetto al loro apporto. Io pensavo di essere criticato dai miei colleghi di centrodestra perché portavo avanti un prodotto nato e scaturito dal Governo dei Cinque Stelle. Io pensavo: mi rimprovereranno perché mi diranno “ma tu dai forza ai Cinque Stelle”. Poi arrivo alla Lega, aspetta. Poi arrivo alla Lega. “Ma tu dai forza ai Cinque Stelle”. Io pensavo che questo sarebbe stato il rimprovero. Invece, il rimprovero che arriva è se io sono andato a cena con il Presidente Emiliano. Ma se il Presidente Emiliano non può mangiare più? Ma scusate: il Presidente Emiliano ha fatto una settimana per non mangiare più. Ma verrebbe a cena con me? La settimana prima dice: Presidente, chissà chi avrà pagato questa cena. La settimana prima noi siamo stati a cena insieme. Lo dice lui, è verità, è Vangelo. Quello che dicono i 5 Stelle è Vangelo, non è che si può discutere.
Non è questione di cene, non è questione di accordi, non è questione di quello che pensa ognuno di noi, perché io nemmeno so cosa pensa il Presidente Emiliano rispetto a questo mio emendamento. Non lo so, non lo conosco. Io dico e affermo una cosa: la convinzione che la legge Amati è una inutilità. Non lo dico oggi, l’ho detto ieri, l’ho detto avantieri e l’ho detto un anno fa: non risolverà nemmeno di un giorno la lunghezza dei tempi di attesa, non la risolve perché la soluzione delle liste d’attesa passa attraverso il rinforzo degli organici, passa attraverso una rimodulazione dei tetti di spesa degli accreditati, passa attraverso una riprogrammazione della specialistica ambulatoriale interna, passa attraverso l’effettuazione di un’azione di budgeting all’interno delle Aziende sanitarie locali, azione di budgeting che deve confrontarsi con un controllo di gestione di queste prestazioni. Passa attraverso un controllo fermo di quella che è l’attività di cui non nego ci possano essere delle défaillance da parte di qualche medico. Ma se qualche medico non tira dritto per la sua strada non significa che tutto il sistema è incancrenito su una dolosità, su una delinquenza medica, o degli operatori sanitari. Io non lo accetto, non lo voglio accettare e non lo accetterò mai. Né io voglio legiferare venendo qui e dicendo: al pronto soccorso accade questo, là accade quest’altro, là accade quest’altro, là accade quest’altro. Se noi parlassimo di tutto quello che accade nel Servizio sanitario regionale, ha ragione Conca, mica bastano i venti minuti che lei, Presidente, gli concede! Conca ci dice che là accade questo, che là che accade l’altro, che là che accade quell’altro… A Conca bisogna dare tre mesi di tempo per parlarne, e non finirebbe nemmeno. Quando qui invece dobbiamo dire due parole, poche parole per dire quello che vogliamo fare per eliminare tutti quegli inconvenienti che noi registriamo nel Servizio sanitario nazionale, di cui lui potrebbe parlare per tre mesi o per tre anni.
Concludo, perché non voglio perdere tempo né voglio affidarmi alle lungaggini di altri colleghi e di Conca. Noi abbiamo presentato un emendamento che deriva da una nostra coscienza e da una presa di coscienza che la legge Amati per noi... Come voi sostenete le vostre ragioni, permetteteci di sostenere le nostre ragioni, senza negativizzarle ciurlando nel manico e discreditandole di chissà quali dialoghi. Non abbiamo dialogato con nessuno. Abbiamo firmato i nostri quattro emendamenti. È venuto il collega Pellegrino, che ci ha detto: “I nostri sono uguali. Posso firmare i vostri? Firmate voi i nostri?”. Allora ho detto: “Noi dobbiamo firmarne quattro dei tuoi. Firma tu, che è più semplice. È uno solo”. Questo è il bello della politica. Il bello della politica non è il muro contro muro, quando si deve estrarre dal confronto politico un prodotto utile per la gente. Il bello della politica è anche quando un avversario riconosce la bontà di una proposta dell’altro avversario. Questo è il bello della politica.
Ringrazio il collega Pellegrino. Per noi la legge Amati e tutti i tentativi di tenerla in vita sono deleteri per il futuro e la salute dei nostri cittadini. Noi sosterremo il nostro emendamento. Sarà bocciato? È il frutto della democrazia. Se più mani, più voti saranno più numerosi rispetto ai nostri, accetteremo – come sempre abbiamo fatto – il risultato. Lo abbiamo sempre fatto, abbiamo sempre accettato il risultato, però monitoreremo, e sarà anche un vantaggio per noi, perché daremo la dimostrazione plastica, reale, vera, effettiva che tra due mesi, tre mesi, sei mesi, sei anni con quella legge non aiuterete nessun cittadino a ridurre, pure di un giorno, l’attesa di una prestazione, se non facendo quello che negativamente si fa, come ha fatto Conca.
Ha ragione il collega Manca. Quando Conca accompagna una persona a fare una prestazione fa qualcosa che lede i diritti di tutti quelli che sono in coda ad aspettare quella prestazione e che non hanno la fortuna di dirigersi a lui o a nessun altro di noi. Questo è immorale. Si tratta di una PET che riguarda persone in stato neoplastico. In persone in stato neoplastico non c’è chi è più fortunato ad incontrare Conca e chi è più sfortunato a non incontrarlo. Questa è la verità delle cose.
Ecco perché con molta passione noi diciamo che il nostro emendamento è quello giusto, perché va nella direzione di quella che è la regolamentazione voluta da un’intesa Stato-Regioni ed è quello che deve essere fatto in questa Regione.
Poi non mi si venga a dire – Presidente, mi faccia concludere – del monitoraggio che viene escluso dal nostro emendamento. È assurdo, è assurdo, perché il monitoraggio è previsto nel Piano di governo delle liste d’attesa e quelli che sono i nostri emendamenti successivi lo prevedono. Per cui, nessuno vuole qui togliere l’azione che riguarda la propositività di una organizzazione migliore per offrirsi ai bisogni di salute della popolazione e nessuno vuole qui togliere l’azione di controllo rispetto a quello che deve essere attuato nelle Aziende sanitarie e magari sfugge al controllo o magari è il controllo stesso che è vanificato da tanti, tanti fattori.
Ecco perché, e concludo, noi voteremo contro a tutti quei subemendamenti che tendono ad annacquare la nostra idea, la nostra proposta. Sosterremo questa proposta in quest’Aula e diremo in giro che questa era la nostra proposta, se non passerà, e che è passata quella proposta. E vedremo. Noi ce lo auguriamo che risolva di qualche giorno la lungaggine delle liste d’attesa, ma siamo convinti che anche tra sei mesi o sei anni quella proposta di legge è inutile, se non volta semplicemente a creare la criminalizzazione di una categoria, per produrre un effetto demagogico e populistico, per determinarsi in funzione, evidentemente, di una visibilità che altrimenti non si avrebbe, perché la visibilità molto spesso manca, caro Presidente, quando fai le cose serie e responsabili, perché le cose serie e responsabili hanno bisogno di tempo per produrre effetti. Quando, invece, fai demagogia e populismo e parli male di qualcuno, hai l’effetto immediato dei like che si accendono su Facebook, ma non hai dato nulla a quelle che sono le soluzioni dei problemi dei cittadini.
Questo è il nostro intervento e noi lo sosterremo convintamente, e negheremo il nostro voto a tutti quei subemendamenti che tendono ad annacquare la nostra proposta di legge, perché la nostra proposta è una proposta che riteniamo giusta, nel verso giusto, e sosterremo, e comunque confronteremo con gli effetti che si avranno dalle proposte di legge che, ripetiamo, sono inutili, demagogiche, volte solo a creare un consenso del momento, ma non a risolvere i problemi della gente.
Speaker : PRESIDENTE.
Prego, collega Galante.
Speaker : GALANTE.
Grazie, Presidente.
Io vorrei aggiungere alcune cose da portare soprattutto a conoscenza dei cittadini che oggi stanno ascoltando e ascolteranno, o che leggeranno domani sui giornali, perché sono state dette molte inesattezze e molte scorrettezze da parte di consiglieri regionali che dovrebbero conoscere l’attività di Governo in maniera più specifica.
Innanzitutto, quanto al problema delle liste d’attesa, che è un problema nazionale, ha alla base, nessuno l’ha mai negato, la mancanza di un organico confacente alle richieste dal territorio da parte dei cittadini, quando si cade in questa fragilità. Il Governo, lo dico a tutto il Consiglio regionale, sta intervenendo su questioni per le quali forse voi dovreste prendervela con chi ha governato prima di voi. Noi stiamo intervenendo innanzitutto sul famoso numero chiuso di Medicina. Come voi sapete, tutti lo dite, noi nel giro di dieci anni avremo circa 20.000 medici in meno, quindi si sta intervenendo aprendo un dibattito fondamentale.
Noi sappiamo che i medici mancheranno. Per sventare questo pericolo bisogna intervenire sul numero chiuso, quindi è aperto un dibattito per capire qual è la migliore strada. Il ministro Grillo, che tanti hanno citato, sa benissimo, soprattutto perché è un medico, che anche modificando con legge alcuni tempi, obbligandoli, se io non ho i medici che devono far lavorare le macchine non potrò poi operare. Il ministro Grillo è intervenuta aumentando il fondo da 50 a 150 milioni, per quest’anno, per aumentarli fino a 200 milioni l’anno prossimo, per l’abbattimento delle liste d’attesa. È intervenuta nelle borse per la specialistica, anche lì, trasformando le borse in posti di lavoro.
Io non so se voi correttamente – perciò vi dico che siete scorretti nei confronti del ministro – siate consapevoli che per superare il problema dell’organico bisogna intervenire fondamentalmente su queste questioni, creando nuovi medici, nuovi posti di lavoro. Già questo non è stato detto da parte di nessuno, anzi, al contrario dite che quasi siamo la causa delle liste d’attesa.
Quanto al fatto che – qualcuna pensa forse erroneamente che il mio collega ne abbia parlato male –non serva a nulla il piano nazionale, noi sappiamo che sui direttori generali, tutti l’avete detto, incombe già questo obbligo che devono far rispettare e devono intervenire. Può essere quindi un obiettivo negativo quello di non raggiungere l’abbattimento. Però, anche lì, non è stata correttamente inserita, non dico una sanzione, ma quantomeno, anzi in questo caso noi la stiamo inserendo, la rimozione del Direttore se non interviene. Noi con questo Piano nazionale stiamo dando maggiore responsabilità.
Il problema è che Zullo, anche qui, purtroppo la sta mettendo su un piano completamente errato. Nessuno ha mai criminalizzato i medici, gli infermieri, i fisioterapisti, tutti coloro che la mattina si dannano la vita per poter dare la migliore qualità possibile nell’assistenza. Per esempio, stamattina sono stato a Taranto, al Moscati, per capire. L’altro giorno abbiamo appreso in Commissione sanità che la rete oncologica pugliese, che il Presidente Emiliano ha informato che è nata, non è stata ancora divulgata correttamente. Per adesso si sta lavorando a isorisorse. I medici cosa dicono? “È nato questo coordinamento, questa governance, stiamo già lavorando, stiamo già dando risposte ai cittadini”, però in realtà ancora adesso abbiamo lo stessissimo personale che fa entrambe le cose. Siamo tutti consapevoli di questo.
In questo caso, bisogna capire come programmare meglio e – riprendo dall’inizio – come aumentare le risorse. Su questo non ci sono dubbi. Quello che è stato aggiunto nel Piano nazionale è l’Osservatorio nazionale, dove ci saranno anche le Regioni oltre all’AgeNaS e a Cittadinanzattiva per capire, durante il monitoraggio, come intervenire. Bisogna intervenire, anche qui, in maniera fondamentale.
Abbiamo istituito un numero nazionale per le segnalazioni per quanto riguarda le liste d’attesa. Si è scoperto che la maggior parte delle volte – tutti ne siamo consapevoli, ma non si è mai fatto nulla in passato – si tratta di liste bloccate. I cittadini si sentono dire che devono tornare dopo qualche mese perché non c’è proprio possibilità di prenotare. Noi sappiamo che questo è vietato per legge, ma non è mai stato fatto nulla. Per adesso è intervenuta l’ASL di Bari e il Policlinico, diramando una circolare e specificando a tutti i distretti e i presìdi che è vietato bloccare le agende. Qualunque sia la data bisogna comunque indicarla, anche perché non sarebbe più obiettivo analizzare correttamente la lungaggine di queste liste d’attesa.
Vorrei ricordare a tutti che nessuno sta criminalizzando i medici. In questo caso, il fatto che noi siamo favorevoli ad approvare una legge non significa che non siamo d’accordo con il Piano nazionale approvato in Conferenza Stato-Regioni. Noi sappiamo che la Regione ha questo potere, perché noi abbiamo la sanità all’interno delle materie che sono prerogativa della Regione, e molte volte la Regione ha abdicato da questo. Per esempio, personalmente vi posso dire che la Regione sta abdicando da attuare una seria legge per il contrasto all’azzardopatia, rinviando a un Governo nazionale, quando siamo noi che dobbiamo intervenire, perché è materia nostra la tutela sanitaria dei nostri cittadini, e non lo stiamo facendo. Anzi, al contrario, siamo andati a ridurre i punti sensibili e a ridurre le distanze, quindi una cosa gravissima, al contrario.
Intervenire con questa legge è corretto. Noi stiamo dicendo che ci prendiamo la nostra responsabilità e interveniamo con una legge e stiamo dicendo che, al massimo, andremo a implementare quello che è stato indicato all’interno della Conferenza Stato-Regioni.
In ultimo, vi ricordo che la sanità purtroppo da tutti i Governi precedenti è stata utilizzata come il famoso bancomat, dove i tagli si andavano a fare nella sanità. Quindi, non è un problema che nasce con questo Governo, che noi al contrario stiamo affrontando con i due punti principali, vi ho detto, che è l’organico, sia per il numero chiuso nelle università, sia per le specialistiche, mettendo anche i soldi, perché ci saranno da subito i 2 miliardi per il 2020 e 1,5 miliardi per il 2021. Quindi, è la prima volta che viene aumentato il famoso tetto nazionale di investimento nella sanità per la salute dei cittadini.
Quindi, prima di dire che noi ci stiamo contraddicendo, noi stiamo cercando di accelerare, invece, la responsabilità che dovrebbe avere questo Governo regionale nell’abbattimento delle liste d’attesa.
Speaker : PRESIDENTE.
Prego, collega Casili.
Speaker : CASILI.
Presidente, sarò velocissimo, anche perché, se i lavori ce lo consentiranno, dopo abbiamo un provvedimento molto importante, il Testo unico in materia di legalità, regolarità amministrativa e sicurezza, che, viste anche le giornate importanti che incombono, sarebbe essenziale, fondamentale discutere in questa sede. Quindi, sarò veramente veloce.
Vorrei precisare una parte dell’intervento del collega Amati, che giustamente dice di aver depositato a gennaio 2018, quindi in tempi non sospetti, questa legge, tra l’altro, come tutti hanno ricordato, presentata ancor prima dal collega Conca, e in un certo qual modo apprezzo anche lo sforzo rassicurante del collega Amati di far restare nel dibattito in Aula e nel merito della legge le questioni che attengono appunto alle liste d’attesa. Però, collega Amati, lì fuori, se diciamo queste cose non ci crede nessuno.
Siccome è abbastanza surreale, kafkiano, questo Consiglio, noi dobbiamo dire le cose come stanno. Oggi noi stiamo facendo un dibattito che, per l’amor di Dio, dovrebbe essere legittimo nel momento in cui c’è consapevolezza del merito delle questioni, un po’ come quello che è successo ieri, è un film già visto. Tuttavia, qui la questione è veramente politica. Se noi non raccontiamo le cose come stanno, non siamo onestamente corretti nei nostri confronti e nei confronti del pubblico.
Il dibattito di oggi avremmo potuto essere appannaggio della Giunta. La Giunta, attraverso linee guida, avrebbe potuto recepire con una delibera di Giunta quanto noi oggi stiamo discutendo in Aula.
Io concludo dicendo che oggi non occorre fare la figura dei galletti di Renzo Tramaglino, dove tutti i colleghi qui in Aula litigano, e poi c’è il Presidente Emiliano che gongola di fronte a tutti i litigi. Noi dobbiamo stare belli tranquilli perché è in atto una discussione politica che si protrae da più tempo, purtroppo. Capisco che le tematiche siano importanti, per cui dico a tutti i colleghi di stare qui sereni in Aula, di votare. Soprattutto, al Presidente Emiliano, viste queste circostanze, visto un momento in cui ci sono delle conflittualità tra colleghi di maggioranza, all’interno della maggioranza, con le opposizioni, dico di smarcarsi da queste situazioni.
Il Presidente Emiliano, quindi, nonché assessore alla sanità, governi non solo il dibattito all’interno dell’Aula, come è giusto che sia, ma governi anche questi processi importanti, visto che è assessore alla sanità, e ci dica, prima del voto, anche del suddetto emendamento, qual è la sua opinione nel merito per dirimere anche un po’ di confusione, come ha detto il collega Perrini, che qualche collega durante il dibattito ha in certo qual modo sfiorato.
Speaker : PRESIDENTE.
Conca, ma è proprio necessario? Purché rapidamente. Non lo potevi fare dopo la puntualizzazione a Zullo?
Speaker : CONCA.
Siccome prima il collega Manca e poi il collega Zullo mi hanno contestato il fatto che io avessi raccomandato la signora Rosa Manzari, che non riusciva ad ottenere una PET per la stadiazione di un tumore e la prospettiva era a cinque mesi al Dimiccoli e otto mesi al Policlinico di Bari, io ho semplicemente minacciato di accompagnare la signora Manzari a Napoli, dove magicamente hanno chiamato il lunedì...
Rilassatevi! Di quello che dico me ne assumo la responsabilità. La signora Rosa Manzari ha rilasciato un’intervista a Radionorba, ha parlato e ha raccontato i fatti. Quindi, per favore.
La differenza tra me e Zullo sapete qual è? Io faccio un casino mediatico, lui chiama direttamente Rubini e se la fa fare. Probabilmente, è questa la differenza. Io non accetto scuse.
La signora Rosa Manzari ha rilasciato un’intervista a Radionorba e ha pubblicamente detto la questione.
Speaker : PRESIDENTE.
Non mi pare corretto richiamare una persona che non c’entra nulla. Vi pare possibile?
Speaker : CONCA.
Come non c’entra nulla? Lei mi ha pregato di sollevare questo problema. Noi paghiamo in mobilità passiva a Napoli.
Va bene, non parlo più.
Speaker : ZULLO.
Io non ho mai querelato nessuno nella mia vita, né querelerò un collega, però voglio offrire una cena a tutti quanti se il collega dimostra che io ho mai chiamato Rubini. Rubini è il primario della PET-TAC. Se mai ho chiamato nella mia vita Rubini, io pago una cena a tutti. Anzi, conteggiate pure il pubblico. La pago anche a tutto il pubblico. Però, se non lo dimostra, pagasse almeno un caffè a tutti noi e a tutto il pubblico. Pagasse almeno un caffè.
La dobbiamo finire di dire chiacchiere, di colpevolizzare, di calunniare. Loro pensano di essere i più puri, quando oggi apprendiamo che il loro Presidente dell’assemblea del Comune di Roma tanto puro non è.
Speaker : PRESIDENTE.
Lascia stare adesso, collega Zullo. Collega Zullo, adesso basta. Abbiamo capito. La volete finire tutti e due… Scusa, collega Zullo. La volete finire? Abbiamo finito? Collega Zullo… Collega Zullo… Collega Conca, facevo bene a non farti parlare. Era meglio. Però, adesso basta, collega Conca. La vuoi finire? Adesso basta. Non puoi esagerare.
Torniamo a noi. Provo a mettere ordine logico ai subemendamenti. Come avete sul tavolo, c’è il subemendamento a firma del collega Amati, che ovviamente, essendo completamente sostitutivo dell’emendamento Zullo, viene prima di quello del collega Marmo, il quale farebbe vivere quell’emendamento attraverso una posticipazione sul punto 1. Avete visto l’emendamento Amati? Praticamente sostituisce e riscrive l’articolo 1 del testo di legge.
Procediamo al voto. Nino, ho detto poco fa che il subemendamento Amati procede alla sostituzione del punto 1-bis, invece il tuo subemendamento lo fa vivere. Chiede soltanto di diventare il primo comma dell’articolo 1. Quindi, siccome questo è soppressivo, viene prima.
Calma. Presidente Emiliano.
Speaker : EMILIANO, Presidente della Giunta regionale.
Sto per darvelo. Ho chiesto io di poterlo dare.
Ho chiesto la parola soprattutto per salutare la delegazione dei familiari delle vittime di mafia che sono qui presenti oggi, in attesa dell’approvazione della legge cui ovviamente sono interessati tutti i pugliesi, ma in modo particolare tutti coloro che da sempre, per motivi alle volte dolorosissimi, sono impegnati nel sostegno a quella che io chiamo la lotta sociale nei confronti della criminalità organizzata.
Vi saluto e vi ringrazio, quindi, per la vostra presenza. Mi scuso ovviamente per il tempo che state attendendo. Assolto questo impegno, ovviamente volevo tentare, in questo caso, di precisare che molti emendamenti, sia quello a firma Zullo e Pellegrino, sia il subemendamento, in realtà finiscono per rimanere comunque nell’alveo di ciò che è abbastanza inevitabile.
Il recepimento dell’intesa Stato-Regioni sul piano nazionale di governo delle liste d’attesa è un atto, credo, sostanzialmente dovuto, nel senso che non c’è nessuna ragione per distinguere il trattamento degli uni rispetto agli altri. L’ALPI, infatti, non è solo una questione di liste di attesa, come ho più volte detto. L’ALPI è nata per consentire il diritto al cittadino non di avere prima la prestazione, perché non è questo il suo scopo, anche se purtroppo è stata piegata alle volte anche a questa esigenza, ma di potersi scegliere il medico, che è una cosa completamente diversa, che non ha nulla a che fare con le liste d’attesa.
Quindi, il recepimento del Piano nazionale, dell’intesa Stato-Regioni, che peraltro abbiamo sottoscritto all’unanimità con tutte le Regioni italiane, è un fatto scontato. Certo, viene ribadito dall’emendamento Zullo e Pellegrino, però fa parte dell’inevitabile logica del nostro sistema basato su autonomie regionali, su normativa concorrente che viene definita nelle linee generali dalla legge nazionale e dai poteri del Ministero della salute, che poi vengono concordati nella Conferenza Stato-Regioni attraverso meccanismi di questo genere. Non credo che nessuno possa pensare che noi non recepiremo questa intesa. Giusto?
Penso che questo emendamento, al quale viene contrapposto un subemendamento... Il n. 814? Inevitabilmente, il subemendamento, se mira ad evitare il recepimento, non può essere accolto dal Governo, sennò entreremmo in contraddizione. Io non l’ho capito bene, devo essere sincero. Non è stato, peraltro, neanche illustrato, almeno io non l’ho compreso nell’illustrazione.
Se, quindi, il subemendamento tende ad evitare il recepimento, il parere non può che essere contrario da parte del Governo, ma invito tutta l’Aula a riflettere su questa cosa. Se noi dovessimo –l’ha detto anche il consigliere Pellegrino – decidere di non recepire l’intesa Stato-Regioni su questa questione, entriamo in un ambito nel quale il Governo dovrà inevitabilmente essere particolarmente attento a non entrare in una logica nella quale l’eventuale insubordinazione rispetto a normative di livello superiore possono provocare persino il commissariamento della sanità nella nostra Regione. Il Ministro della salute, di fronte a una dichiarazione da parte del Consiglio regionale di insubordinazione rispetto ad un’intesa, può reagire, e ha i mezzi per farlo. Capirete che mettere il Governo, che è rispettosissimo del Consiglio, credetemi… Io, alle volte, sto zitto per consentirvi di mostrare a voi stessi e al popolo pugliese tutte le questioni che è necessario presentare. Per molte di queste, peraltro, siccome non mi vengono preannunziate, non è facile entrare nella complessità del punto di vista di ciascuno, che il consigliere Perrini ha descritto in maniera, come al solito, semplice, ma efficace, e cioè: come facciamo noi del Governo a capire la finalità di ciascuna delle mosse intelligenti e precise che vengono fatte da ciascuno dei consiglieri regionali? Perché, come ha detto il consigliere Romano, l’Assemblea non si muove come una testuggine, si muove con una libertà di mandato, che io mi auguro sia sempre garantita dalla Costituzione… Ovviamente, non voglio aprire un’altra polemica, ma c’è persino qualcuno che voleva dar vita ad assemblee legislative senza la libertà di mandato, il Parlamento tecnico. Non ci sarebbe più neanche la necessità di eleggere le persone, basterebbe vedere chi ha le quote in un caso del genere, e chi ha la quota maggiore, attraverso il capo del partito, determina il voto nell’assemblea legislativa. È una cosa che farebbe rivoltare nella tomba un numero innumerevole di persone straordinarie che hanno costruito la democrazia occidentale, a partire ovviamente da Pericle.
Questo mi permette di dire che serve in questa materia, che è materia concorrente, una cautela nella discussione, che è appassionata e interessantissima per il Governo… Intendiamoci, non c’è nulla di inutile in tutto quello che è accaduto in questo anno. Probabilmente, anche il desiderio di ciascuno, che io ho visto in ciascuno degli interventi dei presenti, di tentare di risolvere un problema che ha tutta l’Italia… Del resto, se il Governo attuale, come il precedente, come tutti quelli precedenti, ha avuto bisogno di intervenire su questa materia, evidentemente non è un problema solo pugliese. Certo, noi abbiamo delle condizioni di minorità particolari, che mi piacerebbe che fossero evidenziate, nel senso che nel Mezzogiorno questo problema ha una dimensione spaventosa, e ho avuto occasione di parlarne con il Ministro della salute meno di un mese fa, in un incontro cordialissimo che ho avuto con il Ministro, ovviamente noi abbiamo tutti i parametri fondamentali, il personale, la quota di riparto del Fondo sanitario nazionale: sono tutte legate al criterio dell’anzianità della popolazione che, com’è ovvio, pregiudica fortemente il Mezzogiorno e agevola il nord Italia. Questo è il punto chiave.
Abbiamo delle difficoltà, come il consigliere Zullo ha detto, a gestire l’allineamento dell’ALPI rispetto al quotidiano, non perché la stragrande maggioranza dei medici furbescamente cerchi di spostare la propria attività sull’ALPI. Il retropensiero che per esempio c’è nell’intervento di Conca, devo dire che non l’ho trovato nell’intervento Amati, perché Amati non ha mai detto una cosa del genere. Se quindi Conca pensa una cosa così, più che dirla al Governo regionale, fermo restando che è legittimo dirlo anche al Governo regionale, dovrebbe avere anche la coerenza di dirla al Governo centrale, cioè dovrebbe prendere una posizione. Io non so se sia consentito dallo Statuto del Movimento 5 Stelle prendere una posizione contraria al proprio Governo nazionale. Nel Partito democratico questo è possibile e io l’ho fatto tutte le volte che ho avuto dei problemi.
Temo che sia un po’ più complicato, per altre forze politiche, prendere una posizione diversa. Quello che non si può fare però è adattare l’etica della responsabilità e della funzione alla dinamica nella quale ci si muove. Qui Perrini è stato formidabile. Io ho riso durante il suo intervento, ma ero mortificato come consigliere della Regione Puglia. Aver capito, cioè, che a seconda del contesto si cambia posizione sulle questioni di merito, peraltro questioni di merito così drammatiche come quella delle liste d’attesa, al solo fine di giocare una partita tutta asfittica, legata alla campagna elettorale per le prossime regionali in corso, mi ha mortificato. Vuol dire che questa sofferenza della quale molti hanno parlato, in realtà viene sentita ma semplicemente utilizzata per fare un filmetto, per fare un’intervista, per fare dei post sul telefono.
Credetemi: io che a differenza di altri sono veramente 24 ore su 24 a disposizione di tutti i cittadini pugliesi anche per queste questioni, come è noto a tutti, perché tutti i cittadini pugliesi mi possono chiamare quando hanno problemi di questo tipo. Sono tante le situazioni nelle quali abbiamo anche capito che ci sono state disfunzioni, non solo impossibilità sulla questione delle liste d’attesa. Vi chiedo allora veramente, e ve lo chiedo con sincerità, penso che voi ormai siate abituati a capire dalla mia voce se vi parlo accoratamente o in maniera meno accorata, e adesso accoratamente vi dico che su questa questione noi possiamo approvare tutto quello che volete, però nella sostanza il Ministro della salute ha dettato un indirizzo al quale la Regione Puglia comunque si atterrà. Laddove non si attenesse a questo indirizzo, ve lo devo confessare con sincerità, noi avremmo uno scatenamento sia da parte della Presidenza del Consiglio dei Ministri sull’impugnativa di qualunque cosa dovesse entrare in dissonanza su questo punto sia, ovviamente, le posizioni individuali dei cittadini che vogliono scegliersi il medico pagandolo, perché è un loro diritto scegliersi il medico pubblico pagandolo. A questo serve l’ALPI, non a ridurre le liste d’attesa.
Questa cosa evidentemente è stata così difficile da concepire, se mi permettete, anche per il Ministro della salute Grillo. Il Ministro voleva e vuole – questa è l’impressione che ho avuto anch’io – cambiare le cose, però si rende conto che entra in un ginepraio giuridico dal quale non esce. Immagino che Conca almeno si fosse inizialmente sentito con il suo stesso partito. Quindi, avevano cominciato questo discorso immaginando che l’automatismo della sospensione... Conca vuole sospendere, addirittura, la libera professione tout court, ma è un’altra questione sulla quale preferisco non aprire il dibattito.
È chiaro che sospendere l’ALPI avendo l’idea che l’ALPI sia il diavolo, nega al cittadino italiano la possibilità di ottenere il medico che vuole solo perché fa parte del servizio pubblico. Quindi, è un inevitabile favore nei confronti di tutta la sanità privata. Quella privata e basta. Lo stesso Ministro si è mosso con grande attenzione, con grande cautela. Penso che noi dobbiamo fare la stessa cosa: muoverci con grande cautela e sottrarre questo argomento alle nostre legittime questioni di contesto. Lo dobbiamo sottrarre non solo perché dopo dobbiamo approvare la legge sull’antimafia sociale, che è una delle leggi più importanti della nostra Amministrazione, prevista dal programma, peraltro, dove dietro c’è stato un lavoro enorme. Non solo per questa ragione, ma soprattutto perché abbiamo bisogno di concludere oggi questo dibattito risanando alcune delle ferite che si sono verificate un po’ tra noi stessi e anche con i cittadini pugliesi, che si aspettano che diciamo loro innanzitutto se i loro medici si comportano bene o male. Io sono dell’idea che la stragrande maggioranza dei medici pugliesi si comporti bene. Scusatemi se insisto. Io li sto vedendo lavorare. Stanno lavorando in sotto organico per migliaia di unità, con il divieto di fare assunzioni che ci viene sistematicamente imposto, con una carenza di medici che deriva anche, come abbiamo detto, dalla colpa del numero chiuso, del fatto che non ci sono abbastanza medici, e ci hanno fatto fare un salto nei livelli essenziali di assistenza qui in Puglia che è straordinario. Poi è ovvio che questo salto non ha risolto tutti i problemi, ci mancherebbe. Ma abbiamo dati sulla mobilità passiva straordinariamente importanti: l’abbiamo ridotta fortemente. Abbiamo ridotto l’inappropriatezza delle prescrizioni, stiamo dotando la regione di una rete dell’emergenza-urgenza straordinaria, stiamo per aprire sia il DEA di Lecce che il DEA dei Riuniti di Foggia, stiamo finalmente creando sia a Foggia che a Lecce dei veri e propri policlinici all’altezza di quello di Bari, stiamo efficientando il Policlinico di Bari. Tutto questo sta avvenendo sulla base dei sacrifici che stanno facendo medici, infermieri e operatori sanitari, ai quali io devo dire grazie tutti i giorni. Che poi in mezzo a 40.000 persone ci sia qualche figlio di buona mamma, come ha visto oggi il Movimento 5 Stelle, è possibile che ci sia un figlio di buona mamma in mezzo a noi. È possibile, ci mancherebbe. Quale contenitore assicura la perfetta sanità di ciascuno dei suoi componenti? Nessuno. Non c’è questa possibilità. Il modo di comportarsi è una questione personale, che poi noi dobbiamo sottoporre a controlli e verificare tutto il resto.
Esprimo, dunque, parere contrario, se ho capito bene il senso, a causa del fatto che questo subemendamento negherebbe la possibilità per la Regione Puglia di recepire l’intesa Stato-Regioni, perché il recepimento dell’intesa Stato-Regioni è per noi fondamentale ed essenziale. Se non lo facessimo, noi saremmo in una situazione di inadempimento, peraltro stigmatizzata da una legge. Ovviamente, non tiro le conseguenze di quanto vi ho appena detto, però questa è una cosa che non è possibile.
Se, viceversa, ma io non credo, questo emendamento non ha questo scopo, e il suo redattore lo può chiarire, quindi se questo emendamento non elimina il recepimento dell’intesa Stato-Regioni, ma si limita a integrarlo – questo sinceramente non sono stato in grado di comprenderlo – ma allo stato dei fatti, siccome dal dibattito penso di potere legittimamente dire che il subemendamento è stato presentato al fine di evitare il recepimento, io non posso che esprimere parere contrario. Però, per favore, proseguiamo il dibattito, se mi posso permettere di invitarvi come vostro collega, e di farlo in maniera più puntuale, possibilmente un po’ più rapida, al fine di passare all’esame della legge.
Vi ricordo, infatti cosa c’è il 21, a Brindisi, che è una città a me particolarmente cara per quello che è avvenuto in quella città tanti anni fa. A Brindisi noi dovremmo ricordare la Giornata della Memoria per le vittime di mafia, perché c’è l’aspetto della commemorazione, ma c’è anche l’aspetto della festa. Noi dobbiamo stare insieme, e stare insieme con un argomento fornito da voi, a Brindisi, per parlare del sostegno che voi avete dato. Credo che il voto sarà unanime su quella legge, da quello che ho capito per come si è svolto il dibattito.
Cerchiamo quindi di dare alle cose l’importanza che esse realmente hanno, e concludiamo questa seduta nella migliore delle maniere. Auguri e buon lavoro.
Speaker : AMATI.
Grazie, Presidente.
Io ho dedicato la metà del mio intervento per ossequiare il piano nazionale di governo delle liste d’attesa. Per la verità, prima di me l’aveva fatto molto più efficacemente il collega Colonna. A nessuno può venire in mente di dire che non si recepisce, proprio per motivi ordinamentali stretti stretti.
Quel testo è esattamente la formulazione dell’articolo 1, così come era originariamente proposto, e aggiunge, credo, un emendamento del collega Santorsola. Lo recepisse e lo sostituisce perché l’intervento emendativo del collega Zullo avrebbe eliminato il dato fattuale su cui poi si sviluppa l’articolo 3, cioè il monitoraggio.
Se proprio ci tenete, così come ho detto nel mio intervento, quando ho detto che se fosse stato autonomo, nessun problema ad approvarlo, possiamo far precedere il testo con la frase “in conformità con il piano nazionale di governo delle liste d’attesa”, e poi continuando così com’è, se questo tranquillizza. Ma non è possibile, da parte di questo Consiglio regionale, legiferare senza tener conto del piano nazionale di governo delle liste d’attesa. Quant’anche lo si facesse, la Giunta regionale, in sede di recepimento, come sanno benissimo gli apparati amministrativi di questa Regione, deve amministrativamente adeguarsi al piano nazionale di governo delle liste d’attesa. Tutto quello che sta all’interno di questa proposta di legge in termini di principio è già nel Piano nazionale di governo delle liste d’attesa, quello vigente e anche quello precedente.
In ogni caso, siccome siamo qui per risolvere i problemi, se serve, possiamo procedere con un subemendamento al subemendamento dall’inciso “in conformità con il Piano nazionale di governo delle liste d’attesa vigente”.
Speaker : PRESIDENTE.
C’è il subemendamento. Che cosa vuoi fare, un altro subemendamento?
Speaker : MARMO.
Io non voglio fare più niente. Dico solo che questo subemendamento del collega Amati sostituisce l’attuale articolo 1, con l’aggiunta di altri due emendamenti di Santorsola presentati e che seguono nel blocco degli emendamenti.
Con il mio subemendamento, invece, intendevo far diventare...
Speaker : PRESIDENTE.
L’emendamento di Zullo diventava il primo comma.
Speaker : MARMO.
Il primo comma.
Speaker : PRESIDENTE.
Questo è chiarissimo.
Speaker : MARMO.
Cioè, il recepimento dell’accordo Stato-Regioni.
Speaker : PRESIDENTE.
Ho capito.
Speaker : MARMO.
Se quello diventa il primo comma di questo, abbiamo risolto tutte e due le cose e non è necessario quello. Non è necessario più niente.
Speaker : PRESIDENTE.
Ho capito. Marmo dice, anziché quel subemendamento all’articolo 1, lo facciamo al subemendamento di Amati. Quello di Zullo. Praticamente, prendiamo l’obiettivo dell’articolo 1 di Zullo, che è quello che aveva detto adesso Amati. Fa vivere l’emendamento di Zullo, sia chiaro.
Ho capito. Siamo d’accordo? Il collega Marmo chiede di cambiare il suo subemendamento che avrebbe portato, qualora approvato, l’emendamento di Zullo a diventare il primo comma dell’articolo 1 della legge. Chiede, invece, che diventi il subemendamento al subemendamento Amati, per cui diventa il primo comma dei primi tre commi. È chiaro? Quindi, l’emendamento Zullo vive.
Adesso, al di là di chi è d’accordo e non è d’accordo, si vota. Lo vediamo dopo quello che succede. Una volta che viene approvato, sappiamo quello che succede dopo.
Prego, collega Zullo.
Speaker : ZULLO.
Prendete, cari colleghi e Presidente, questo mio intervento come una dichiarazione di voto sul subemendamento del collega Marmo, che peraltro avevo già anticipato.
Guardate, il primo comma della legge Amati dice qualcosa che è già nelle intese Stato-Regioni…
Speaker : PRESIDENTE.
Però, non cominciamo sempre daccapo. L’abbiamo spiegato dieci volte.
Speaker : ZULLO.
Io sto a dire che tentativi di annacquare o di approvare qualcosa che è contrario a quello che sta dentro l’atto di intesa noi, come Gruppo, non li sosterremo. Per cui, noi voteremo contro l’emendamento Amati, l’emendamento Marmo, perché per noi l’essenza del problema è in quell’emendamento che io ho presentato insieme ai colleghi e insieme a Paolo Pellegrino, che contiene tutto quello che è scritto in una legge che, ripeto, è inutile.
Speaker : PRESIDENTE.
Procediamo a votare il subemendamento Amati, che recepisce il subemendamento Marmo. Per cui, se approvato, l’emendamento 1-bis Zullo diventa il primo comma di questo subemendamento. Per cui, avremmo quattro commi alla fine della giostra. Votiamo… L’1-bis del collega Zullo vive nel subemendamento Amati. Certo, mica possiamo votare contro il recepimento. Scusate.
Speaker : EMILIANO, Presidente della Giunta regionale.
Mi pare che si possa dire che il mio invito a coniugare e ad avere la medesima posizione sulla stessa questione sia stato accolto. Grazie al consigliere Marmo l’emendamento originario che era in discussione diviene il primo comma del subemendamento Amati. Quindi, Amati, Zullo e Marmo sono sulla stessa posizione. Io devo darvi un parere, devo capire che cosa stiamo votando. Stiamo votando questo, però la conclusione politica che io ho il diritto di trarre è che l’emendamento Zullo è stato accolto da Marmo e da Amati, al punto che è diventato parte di un loro subemendamento: è così? Su questo c’è parere favorevole e vi ringrazio di aver accolto il mio invito.
Speaker : PRESIDENTE.
Abbiamo votato, al di là se sia o no un’opinione.
Presenti 43, votanti 42, favorevoli 37, contrari 5, astenuto 1.
È approvato.
Il subemendamento del consigliere Marmo è stato approvato.
A questo punto, l’1-bis decade. Dobbiamo votare ora tutto il subemendamento… di Amati, così com’è stato subemendato.
Fai una domanda.
Speaker : ZULLO.
L’emendamento Marmo diceva che l’1-bis, cioè quello mio, diventava il comma 1 dell’articolo 1 della loro legge. Questo 1-bis che fine ha fatto?
Speaker : PRESIDENTE.
Viene soppresso perché adesso Nino Marmo ha aggiunto… Anziché diventare il primo comma dell’articolo 1 della legge, diventa il primo comma del subemendamento Amati. Per cui, il subemendamento Amati, che abbiamo già votato, è diventato il primo comma. Il tuo emendamento adesso dobbiamo votarlo per intero.
Lo spieghiamo di nuovo. Il tuo emendamento viene recepito e approvato. Che altro vuoi? Non ho capito. È diventato il primo emendamento. Hai le carte, o no? Basta mettere il primo comma. Lo abbiamo capito.
Facciamo come la scuola serale, quando ero giovane. La ripetevo tre volte. Quando ero giovane ho fatto anche l’esperienza della scuola serale.
Speaker : MARMO.
In pratica, Presidente, l’articolo 1 di questa proposta di legge è diventato questo: «Comma 1 “La Regione recepisce l’intesa Stato-Regioni sul Piano nazionale del governo delle liste d’attesa e, in conformità con le linee di intervento in esso definite, adotta il Piano regionale delle liste d’attesa”». Il secondo comma è quello del monitoraggio. E fino al monitoraggio ci siamo tutti. Il terzo comma diventa “le pubblicazioni di cui al comma precedente”. Il quarto comma “sia le prenotazioni istituzionali che l’ALPI”.
Credo che il contenzioso lo avremo al terzo articolo, dove vi è la sospensione dall’ALPI. Là ci sono interventi differiti, ma il primo articolo è questo, che è chiaro per tutti, anche per me, Presidente.
Speaker : PRESIDENTE.
Presenti 30, votanti 29, favorevoli 29, astenuti 1.
È approvato.
Abbiamo votato l’intero subemendamento così come è stato letto dal collega Amati.
L’1-bis a questo punto decade, perché è diventato il primo comma del precedente subemendamento approvato. Ovviamente, decade anche l’emendamento 2, perché quell’articolo 1 non c’è più. Decade anche l’altro emendamento all’articolo 1, quello di pagina 3. Anche quello al comma 2 dell’articolo decade, perché non c’è più quell’emendamento. Anche quello del collega Amati sempre all’articolo 1 decade, perché è stato recepito. Non c’è più nemmeno l’articolo 1-bis, perché c’è stato l’emendamento di pagina 4. Dice: “aggiungere il seguente articolo 1-bis”. No, questo vive. L’articolo 1 è diventato questo, quello del vecchio testo di legge.
Adesso passiamo all’emendamento Pellegrino, che è 1-bis. Lo ritira, okay.
Andiamo adesso all’emendamento Santorsola, che abbiamo già recepito, se ho capito bene. Questo è un articolo aggiuntivo. Possiamo votare? Ci sono problemi? No, okay. Votiamo l’emendamento 4-bis, un nuovo emendamento a firma del collega Santorsola.
Presenti 40, votanti 39, favorevoli 39, astenuto 1.
È approvato.
Collega Galante, il 5 è ritirato? Okay.
Ora andiamo a pagina 6. Sempre a firma del collega Pellegrino, c’è un emendamento sostitutivo dell’articolo 2. Ritirato? Lo sta leggendo.
Prego, consigliere Pellegrino.
Speaker : PELLEGRINO.
Premesso che faccio delle considerazioni di carattere generale che ho già fatto e che poi ribadirò in sede di dichiarazione di voto, in relazione alla previsione del Responsabile unico aziendale, nella proposta del collega Amati è previsto che il RULA sia responsabilizzato rispetto al raggiungimento degli obiettivi posti dal piano delle liste d’attesa, se non sbaglio era questo il senso.
Con questo emendamento si cerca di spostare l’obiettivo della responsabilità sull’unico che può essere considerato responsabile, cioè il direttore generale. Infatti, al comma secondo è previsto che “il mancato raggiungimento degli obiettivi indicati dal piano aziendale sulle liste d’attesa esclude l’erogazione della retribuzione di risultato, totale o parziale, a seconda dei livelli di raggiungimento degli stessi obiettivi e determina l’avvio del procedimento di decadenza del direttore generale ai sensi della normativa vigente”. È molto forte, come norma, però noi tutti abbiamo detto una cosa sulla quale siamo d’accordo: che il responsabile di tutta l’organizzazione è una persona che si chiama direttore generale. E il direttore generale dovrà attivare tutti quei meccanismi che non sono stati mai attivati (applicazione dei piani, applicazione del regolamento 2, applicazione del nuovo piano nazionale che abbiamo appena recepito), e naturalmente viene responsabilizzato fino al punto che se il mancato raggiungimento degli obiettivi è raggiunge elevati tassi di inadempienza, si avvia il procedimento della decadenza. Quindi è una norma che rafforza la finalità di abbattere o limitare le liste d’attesa.
Speaker : PRESIDENTE.
Ci sono degli iscritti. Prego, consigliere Zullo.
Speaker : ZULLO.
Grazie, Presidente.
Noi in realtà avevamo presentato un altro emendamento sostitutivo rispetto all’articolo 2 originario della proposta di legge Amati. Se dovesse essere approvato questo, vi prego di ritenerlo ancora in vita e di discuterlo, valutarlo e, nel caso, metterlo ai voti per formare comunque un articolo della legge, perché riguarda una possibilità. Le linee guida nazionali, con riferimento alle attività di prevenzione, parlano di una possibilità per le Regioni di attivare una regolamentazione per l’accesso alle prestazioni di prevenzione. Secondo noi, questa Regione si deve distinguere nell’attivare questa regolamentazione. Ecco perché noi avevamo proposto un emendamento sostitutivo diverso per materia da quello che ha raccontato poco fa il collega Pellegrino.
Mi auguro che su quello ci sia un confronto. Si può votare a favore, si può votare contro, ma ci sia un confronto. Quindi, non lo si consideri decaduto se passa l’emendamento Pellegrino, sul quale, però, riteniamo di dover votare contro. Perché? Perché la tematica delle liste di attesa è complessa, tanto è vero che nei contratti medici è demandata a un Comitato paritetico tra rappresentanti degli operatori sanitari e rappresentanti della parte datoriale per il governo aziendale delle liste d’attesa. Quindi, accentrare la responsabilità in un unico dirigente all’interno di una penuria di risorse umane di dirigenti, che sono già di per sé gravati da tanti compiti ai quali non riescono ad assolvere, penso sia un danno all’operatività delle aziende sanitarie.
Una legge regionale potrebbe anche istituire questa figura, non va ad incidere negativamente sui contratti, ma secondo noi si responsabilizzerebbe una persona solamente rispetto a una tematica così grande, così vasta, che comprende una serie di sfaccettature che diventano ingovernabili se deputate a una sola persona.
Speaker : PRESIDENTE.
Amati.
Speaker : AMATI.
Presidente, in realtà, dico subito che eventualmente si può accogliere l’emendamento Zullo, che era interamente sostitutivo dell’articolo 2, almeno questo è il mio parere, mentre l’emendamento interamente sostitutivo del collega Pellegrino si distingue dalla proposta originaria in due cose. La prima, egli chiede che il RULA (responsabile unico) sia scelto tra il personale dipendente avente qualifica dirigenziale, con specifiche esperienze nella funzione da assolvere. Mentre, la proposta di legge non dice chi deve essere, per un semplice motivo: perché non conosciamo le piante organiche delle singole Aziende e, quindi, non siamo in grado di dire se hanno a disposizione personale con qualifica dirigenziale e con specifica esperienza della funzione da assolvere. Quindi, per questo motivo francamente rischieremmo di scrivere qualcosa che poi nella realtà non può essere verificata.
Il collega Pellegrino chiede che il Piano aziendale sia redatto in conformità con il Piano nazionale di governo delle liste d’attesa. In realtà, il Piano aziendale deve essere conforme al Piano regionale di governo delle liste d’attesa, così come noi abbiamo previsto, perché il sistema delle liste d’attesa e della programmazione sulle liste d’attesa ha questa scansione, Piano nazionale, Piano regionale e Piano aziendale, e sono recepimenti successivi.
Poi noi avevamo inserito la responsabilità del RULA circa il mancato raggiungimento degli obiettivi in termini di mancata erogazione della retribuzione di risultato. Questo perché? Perché la decadenza del direttore generale per il mancato raggiungimento di questi obiettivi è già contenuta nella legge statale n. 120/2007, in particolare al settimo comma dell’articolo 1, dove addirittura viene usata l’espressione “la decurtazione della retribuzione di risultato pari ad almeno il 20 per cento, ovvero la destituzione”. Utilizzano anche questa formula abbastanza eccessiva sotto il profilo dialettico. Quindi, questo è già contenuto nella legge statale.
Per questa ragione, inviterei il collega Pellegrino, visto che alla fine sostanzialmente ci siamo, a soprassedere al suo emendamento, perché ci sarebbero questi richiami. Non so che cosa potremmo recuperare, perché la questione della responsabilità del direttore generale è già prevista dalla legge statale. Però, mi sembra giusto che un RULA che ha un obiettivo, se poi non raggiunge nemmeno quell’obiettivo, che è l’unica cosa che dovrebbe fare, è chiaro che sotto il profilo della retribuzione di risultato, direbbero i dirigenti del Consiglio regionale che magari qualche volta si vedono decurtata dall’OIV la retribuzione. Direbbe: ma come, quelli non raggiungono l’obiettivo e non succede niente e a noi no (giustamente)? Quindi, all’interno dell’ordinamento generale avevamo calato anche la sorte della retribuzione di risultato del RULA.
Speaker : MARMO.
Solo per concordare con quello che ha detto il collega Amati, e anche per rilevare che il responsabile delle liste d’attesa non deve essere alle dipendenze del direttore sanitario, ma deve essere alle dipendenze del direttore generale, perché è il direttore generale che conta poi la responsabilità in primis per la sua permanenza o meno a rimanere direttore generale. Credo quindi che vada o modificato, o mantenuto l’articolo attuale, con l’aggiunta dell’emendamento di Zullo, che a questo punto non diventa sostitutivo del secondo, ma anche quello diventa un comma in più.
Speaker : PRESIDENTE.
A questo punto, Pellegrino, insisti sul tuo? Lo votiamo? Votiamo.
Speaker : EMILIANO, Presidente della Giunta regionale.
Dell’emendamento Pellegrino quale parte risulterebbe ancora non prevista? Quella della specifica questione degli obiettivi dal piano aziendale? Se ho capito bene, si è sostenuto, nel chiedere la revoca di questo emendamento, che la gran parte delle prescrizioni dell’articolo sono già contenute in altre parti o della stessa legge o di altri atti. Il testo non ce l’ho. Se lo chiarisce è meglio. Questo voglio capire. Possiamo staccare il mio.
Speaker : PRESIDENTE.
Prego, Pellegrino.
Speaker : PELLEGRINO.
L’emendamento consta di tre commi. Il primo comma riguarda i criteri di nomina del RULA. È una previsione della PdL Amati il RULA. Lui, però, individua la figura del RULA tra i dipendenti tout court, senza indicare quale dipendente e che tipo di ruolo dovrebbe avere. Siccome il RULA interviene per controllare situazioni di altissimo livello che implicano il rapporto con tutti i responsabili delle unità operative complesse, quantomeno, o con i capi di dipartimento, ritengo opportuno che abbia un requisito dirigenziale, una qualifica dirigenziale e che debba essere necessariamente alle dirette dipendenze del Direttore sanitario. Chi gestisce a livello di direzione generale questa problematica è il Direttore sanitario, non è il Direttore generale direttamente. Penso sia una cosa utile.
Il secondo, invece, è più dirimente. La proposta di legge che stiamo esaminando attribuisce la responsabilità al RULA, al dirigente che non raggiunge gli obiettivi prefissati dal Direttore generale nel suo piano aziendale. Viene penalizzato in termini di riduzione o di non incasso della integrazione, del compenso. Invece nel mio emendamento si responsabilizza il Direttore generale. È vero che il Direttore generale – come è stato detto – è una persona sola, ma è una persona sola nei confronti di tutti i problemi. È chiaro che il Direttore generale non gestisce il problema delle liste d’attesa direttamente, ma lo gestisce attraverso il Direttore sanitario, il RULA, i direttori di dipartimento eccetera. Se lui non è in grado o non è capace di organizzare questa massa di dirigenti al fine di realizzare il suo obiettivo, che è un obiettivo rispetto al quale la Giunta regionale giudicherà gli effetti dell’indennità di risultato, perde questa indennità di risultato. Nei casi gravi, nei casi in cui vi fosse una insolvenza totale del Direttore generale, si avvia un procedimento disciplinare, un procedimento di decadenza.
Quindi, questi sono i due aspetti qualificanti di questo emendamento. È una scelta politica che va fatta, che sarebbe opportuno rimettere all’Aula.
Speaker : PRESIDENTE.
La qualifica dirigenziale è già prevista nell’articolo 2 esistente, al comma 3, per cui questo non è motivo di discussione. C’è già. Al comma 3 del testo del disegno di legge c’è già la qualifica dirigenziale.
Non voglio aggravare già la discussione, ma faccio presente che, quando abbiamo discusso una giornata intera con gli uffici dell’Assessorato alla Sanità, su questo punto avevano delle perplessità. Infatti, ci hanno detto: considerata la carenza di dirigenti che abbiamo nelle strutture, se impegnate un dirigente a fare il RULA, ci impoverite dal punto di vista della capacità direzionale. Questo ci hanno detto gli uffici per un’intera giornata. Per questo, avevamo pensato di individuare uno che non fosse dirigente. D’altronde, non sta scritto da nessuna parte che per fare il RULA devi avere il ruolo di dirigente. Però, se voi insistete, possiamo lasciare che sia dirigente. Vi ho solamente detto quello che pensano le strutture della sanità.
Secondo punto. Se siamo d’accordo sul secondo comma della proposta Pellegrino, e cioè il fatto che il mancato raggiungimento produce degli effetti sul direttore generale, si può prendere quel comma, se siamo d’accordo, e lo facciamo diventare il comma quinto dell’articolo 2. Se siamo d’accordo su questa impostazione. Per cui, prendiamo quel comma, che diventa il quinto dell’articolo 2. Se siamo d’accordo. È chiaro? Al comma 3? Quella è la retribuzione del risultato sul RULA. Lo assorbiamo in questo modo.
Prego, collega Amati.
Speaker : AMATI.
Presidente, io la ringrazio di aver ricordato quell’avvenimento. In effetti, io sarei pronto a presentare un emendamento proprio per eliminare l’inciso “dotati di qualifica dirigenziale ed esperienza coerente con la funzione da assolvere”, perché mi ricordo che gli uffici fecero rilevare questo ambito problematico. Io quindi sarei favorevole.
Se poi il collega Pellegrino vuole anche ampliare la responsabilità sul direttore generale, io facevo osservare semplicemente – per me va bene, non c’è problema – che questo già c’è nella legge statale, la 120/2007. La cito non per pedanteria, ma affinché tutti possano controllare, che è il comma 7 dell’articolo 1, già c’è questa ipotesi.
Ora, se eliminiamo la qualifica dirigenziale, è evidente che non possiamo dire che il mancato raggiungimento degli obiettivi comporta la “mancata erogazione della retribuzione di risultato” per il semplice motivo che non ha qualifica dirigenziale.
Speaker : PRESIDENTE.
Esatto.
Speaker : AMATI.
Se allora assumiamo questa decisione, e io non ho difficoltà ad assumerla, si può introdurre quello che propone il collega Pellegrino, che è una replica, come suggeriva il collega Colonna, come integrazione del secondo inciso del comma 3.
Speaker : PRESIDENTE.
Ma il comma 3 era riferito al RULA.
Speaker : AMATI.
Oppure come comma ulteriore.
Speaker : PRESIDENTE.
Se l’obiettivo lo condividiamo, prendiamo per intero il comma 2 e lo facciamo diventare un comma 5 dell’articolo.
Speaker : AMATI.
Ed eliminiamo dal comma 3 da “dotati” sino alla fine, sino a “risultato”.
Speaker : PRESIDENTE.
Esatto. Prego.
Speaker : EMILIANO, Presidente della Giunta regionale.
L’emendamento era rilevante. Gli uffici non hanno detto che il ruolo del RULA non è un ruolo tale da giustificare l’investimento su una figura dirigenziale. Hanno fatto un ragionamento al contrario, cioè hanno detto: siccome non abbiamo i dirigenti, non lo facciamo dirigente.
Io avevo invece trovato, nell’emendamento del consigliere Pellegrino, la stigmatizzazione che un soggetto che è responsabile delle liste d’attesa, se non ha il ruolo sufficiente a gestire il rapporto con gli altri dirigenti con i quali deve organizzare, come fa uno che non ha quel ruolo a gestire? Diventerebbe una figura di livello inferiore.
Io quindi penso che al di là del parere degli uffici, investire, questo sì, su una figura dirigenziale all’interno delle ASL, che abbia nei suoi obiettivi la specifica riduzione, comporta anche una giustificazione delle sanzioni imposte al Direttore generale. In questo modo, il Direttore generale ha una persona alla quale dà degli obiettivi e rispetto alla quale, evidentemente, può realizzare gli obiettivi che addirittura possono portare alla sua decadenza.
Quindi, nell’insieme l’emendamento, dal punto di vista del Governo, è ben strutturato, questo al di là di quello che pensano gli uffici. Gli uffici fanno un ragionamento al contrario. Sto parlando della qualifica dirigenziale. È già nella proposta originaria. C’è già tutto, praticamente, tranne il secondo comma. Perfetto.
Speaker : MARMO.
Consegno l’emendamento. Alla fine del periodo aggiungere, prima del punto: “e determina l’avvio del procedimento di decadenza”. Il mancato raggiungimento degli obiettivi.
Speaker : PRESIDENTE.
Il premio di risultato. Qui stiamo parlando di RULA. Se lo facciamo dopo, qual è il vostro problema? Io non ho capito.
Speaker : MARMO.
Non comincia qua. Il RULA finisce qua.
Speaker : PRESIDENTE.
No. Il mancato raggiungimento comporta...
Pellegrino, ha ancora bisogno di chiarimenti? Siamo d’accordo nel completare l’articolo 2 della proposta di legge prendendo il comma 2 del tuo emendamento. Okay? Può diventare successivamente il comma 4 e il comma 4 diventa il comma 5, e ha una sua logica. Siamo d’accordo.
Il comma 2 dell’emendamento Pellegrino lo recepiamo e diventa il comma 4 della proposta di legge, che ha una conseguenza immediata dopo la vicenda del mancato risultato per il RULA. Il comma 4 è sostanzialmente identico. Quindi, possiamo approvare l’articolo 2 della proposta di legge con questo subemendamento del comma 2.
Il comma 2 dell’emendamento Pellegrino prevede le sanzioni, fino alla decadenza, per il Direttore generale. Pari-pari diventa il comma 4 dell’articolo 2 della proposta di legge che stiamo votando. No, il comma 3 diventa il comma 4 e il comma 4 diventa, ovviamente, il comma 5. Inseriamo un comma aggiuntivo. Come? E cosa sto dicendo! Il comma 4 attuale diventa il comma 5.
L’emendamento Pellegrino, con questo recepimento, viene ritirato. Questo diventa un subemendamento. Okay? Bene.
Prego, consigliere Galante.
Speaker : GALANTE.
Io vorrei solo ribadire che quello che ha detto il consigliere Amati è corretto, cioè noi rischiamo che il direttore generale, su cui sono già regolate le sanzioni…
Speaker : PRESIDENTE.
Le stiamo aggiungendo. Non è un problema.
Speaker : GALANTE.
Sto solo dando la nostra dichiarazione di voto. Sto dicendo che noi ci asteniamo su questo. Se rimaneva l’impianto del collega Amati era corretto, perché le osservazioni del collega Amati erano tutte corrette, quindi non possiamo votare favorevolmente con quella modifica.
Speaker : PRESIDENTE.
Va bene. Tante cose che stiamo votando stanno già in tutta la legislazione esistente e nei regolamenti. Però, lo stiamo inserendo ad adiuvandum.
Votiamo il subemendamento che recepisce il comma 2.
Presenti 35, votanti 28, favorevoli 28, astenuti 7.
È approvato.
Adesso votiamo l’intero articolo 2 della proposta di legge, così come è stato emendato. Presenti 37, votanti 28, favorevoli 25, contrari 3, astenuti 9.
È approvato.
Adesso andiamo a pagina 6-bis, dove c’è l’emendamento Zullo. Se lo condividiamo questo diventa una sorta di articolo 2-bis. Lo inseriamo a questo punto, poi vediamo nella riscrittura della legge dove inserirlo. Questo diventerebbe il 3, se siamo d’accordo.
C’è l’altro emendamento. Aspettiamo che quello di Zullo diventi un emendamento. Ci sono ancora emendamenti all’articolo 2. Quello di Sant’Orsola: «all’articolo 2, dopo il comma 2…» Dovevamo votarlo prima, va bene. Dovevamo votarli prima questi del testo. Chiedo scusa, ma pensavo che fossero agli articoli successivi. Abbiamo per un momento pazienza, recuperiamo un poco la discussione.
A pagina 6-bis c’è un emendamento Santorsola: “all’articolo 2, dopo il comma 2 è introdotto il seguente 2-bis”. Lo conferma, Santorsola? Non ho visto che c’erano questi due emendamenti ancora all’articolo 2: dovevamo votare prima gli emendamenti e poi procedere all’articolo per intero. Stiamo recuperando una svista.
Annulliamo la votazione sull’articolo 2. Riprendiamo dall’emendamento Santorsola. Parere del Governo? Poi nella riscrittura recuperiamo i numeri. C’è un emendamento Santorsola a pagina 6-bis. È un comma aggiuntivo all’articolo 2: “Il RULA detiene e aggiorna in apposito...”.
Va bene. Votiamo questo emendamento.
Presenti 37, votanti 34, favorevoli 34, astenuti 3.
È approvato.
Pagina 6-ter: “Al comma 4 dell’articolo 2 le parole “delle aziende delle strutture sanitarie” sono sostituite con le parole “delle aziende delle strutture sanitarie regionali”.
Votiamo.
Presenti 37, votanti 36, favorevoli 36, astenuti 1.
È approvato.
C’è un ultimo emendamento a firma Amati: «Al comma 4 aggiungere “a promuovere nel sistema regionale di informatizzazione”». Votiamo.
Favorevoli 36, votanti 32, favorevoli 32, astenuti 4.
È approvato.
Adesso, essendo terminati tutti gli emendamenti, rivotiamo l’articolo 2, così come è stato complessivamente emendato. Presenti 36, votanti 28, favorevoli 25, contrari 3, astenuti 8.
È approvato.
Adesso votiamo l’emendamento 6-bis Zullo, che diventa un emendamento aggiuntivo.
Presenti 33, votanti 32, favorevoli 32, astenuto 1.
È approvato.
Adesso andiamo al famoso articolo 3.
C’è un primo emendamento a firma del collega Pellegrino, che chiede la sostituzione. Poi avremo il subemendamento a firma del collega Pellegrino. Poi c’è Colonna.
Prego.
Speaker : PELLEGRINO.
Volevo dichiarare che l’emendamento rubricato con il n. 8 sostanzialmente è sovrapponibile all’emendamento successivo proposto dal collega Zullo. Anche qui, per rispetto della sua anzianità, abbiamo fuso i due emendamenti in un unico emendamento, quindi questo viene ritirato.
Speaker : PRESIDENTE.
Va bene. Questo è ritirato.
Speaker : PELLEGRINO.
Per realizzare la fusione dei due emendamenti, io ho scorporato dal mio emendamento una parte che diventa un subemendamento all’emendamento Zullo, quindi va votato prima.
Speaker : PRESIDENTE.
Adesso, l’8-bis è praticamente un subemendamento alla proposta Zullo della sostituzione dell’articolo 3.
Ha chiesto di parlare il consigliere Amati.
Speaker : AMATI.
Presidente, è chiaro che se si dovesse approvare il subemendamento presentato dal collega Pellegrino all’emendamento interamente sostitutivo, decadrebbe tutto. Per questo motivo presento un subemendamento all’emendamento 8-bis del collega Zullo. Qui c’è la nota questione. Legittimamente i colleghi Zullo e Pellegrino sostengono altro rispetto a quanto sostenuto nella proposta di legge. Io per ora faccio soltanto osservare che questa disposizione è una disposizione che ricalca, attua precisamente l’allegato A di cui al piano nazionale di governo delle liste d’attesa, punti 2 e 16. Per cui, ogni soluzione diversa è una soluzione non compatibile con il piano nazionale di governo delle liste d’attesa.
In questo senso, sia la proposta originaria che questo subemendamento all’emendamento 8-bis del collega Zullo, interamente sostitutivo, ottiene l’effetto del recepimento del piano nazionale di governo delle liste d’attesa.
Speaker : PRESIDENTE.
Zullo.
Speaker : ZULLO.
Presidente e colleghi, quando io ho elaborato questo emendamento l’ho elaborato nella convinzione di una consecutio con il primo emendamento. Il primo emendamento, che poi è stato recepito e approvato dall’Assemblea, dice: noi recepiamo il Piano nazionale di governo delle liste d’attesa e entro sessanta giorni la Regione elabora il Piano regionale.
Come dice Amati, magari suggestionando l’Aula con delle situazioni non comprensibili, tutto quello che lui vuol dire è nel Piano nazionale del governo delle liste d’attesa. Per cui, recependo il Piano nazionale ed elaborando il Piano regionale in conformità con quello che è detto nel Piano nazionale, c’è già quello che lui dice.
Io non ho alcuna difficoltà a mantenere quell’articolo originario della legge. Quando facciamo gli emendamenti, li facciamo certamente non capendo quello che succederà in Consiglio. Il nostro articolo, il nostro emendamento, come quello di Paolo Pellegrino, che lo integra, e lo ringrazio per aver dato anche questo contributo, invece va a regolamentare qualcosa che non è detto nel Piano nazionale di governo delle liste d’attesa. Il nostro emendamento dice: quando ti trovi in una difficoltà oggettiva ad assicurare i tempi massimi di attesa, tu puoi accedere – tu, Direttore generale – nell’ambito del Piano attuativo locale a una serie di strumenti che il Piano nazionale non elabora e che, invece, noi suggeriamo che siano accolti.
Per cui, il nostro emendamento originariamente, nella proposta iniziale, era sostitutivo, però è evidente che se nell’articolo 1 abbiamo recepito questo, a noi che si faccia qualcosa che è inutile, è ridondante, è un di più non importa nulla. L’articolo 3 originario si può votare, perché abbiamo già deciso che si deve fare. Lo abbiamo deciso nel momento in cui abbiamo recepito il Piano nazionale di governo delle liste d’attesa.
Il nostro emendamento è altro, e vi prego di non farlo decadere. Lo chiedo ad Amati. Non può decadere, perché è arricchente della legge che noi stiamo discutendo. È un arricchimento ed è qualcosa che è utile ai nostri cittadini, perché sono misure che veramente possono incidere sulla riduzione di qualche giorno dei tempi di attesa. Perché, noi cosa diciamo? Guarda, direttore generale, se tu ti trovi in una impossibilità oggettiva di poter assicurare, perché non hai le assunzioni, perché non hai questo, perché si sono ammalate le persone eccetera, eccetera, tu puoi accedere a queste misure, che il Piano nazionale non dice, lascia all’indipendenza delle Regioni. Però, noi diciamo non obbligatoriamente, diamo l’idea di una serie di misure, che sono la ridefinizione quali-quantitativa delle prestazioni degli accreditati. Ma perché diciamo questo? Caro Presidente Emiliano, molto spesso i budget degli accreditati sono fatti su base storica. Cioè, se io storicamente avevo un budget di un milione, mi si accredita un milione di euro, e magari quel milione di euro per la mia attività, per la mia specialità non è funzionale a soddisfare il bisogno di salute di quella branca. Posso ridefinirlo dando magari qualcosa del mio budget a un’altra specialità dove le liste di attesa sono più lunghe.
Ridefinire e riprogrammare le ore di specialistica ambulatoriale interna dei medici convenzionati interni e dei distretti può essere utile al direttore generale. Richieste alle proprie équipe per poter produrre per periodi brevi e di emergenza anche prestazioni in attività libero professionale in favore dell’Azienda, oppure mediante l’applicazione di un articolo che è vigente dal 1998.
Questo articolo di decreto legislativo che cosa dice? Se io vado all’ASL… Ed è vigente. Il problema è che non è conosciuto dai cittadini. Perché, se fosse conosciuto, noi avremmo una marea… e sicuramente i cittadini avrebbero risolto da soli i loro problemi. Che cosa dice questo articolo? Dice che, se io cittadino vado al CUP e mi danno la prenotazione oltre i tempi massimi di attesa, io posso chiedere al direttore generale di fare quella prestazione in attività libero professionale, pagando solo il ticket se sono assoggettato al ticket o non pagando nulla se sono esenti ticket, e il direttore generale è tenuto a garantirmi quella prestazione. È una norma di legge che non è applicata.
Poi il collega Pellegrino aggiunge con il suo emendamento altri due strumenti che noi possiamo mettere a disposizione delle Aziende, perché possano sopperire a quelle carenze, che possono essere di organizzazione, di malafede, e che comunque si scaricano sulla pelle dei cittadini, che non riescono a fruire delle prestazioni nei tempi massimi stabiliti.
Io vi prego di non considerare, allo stato, alla luce di quello che è successo finora, questo emendamento alternativo a quello di Amati. Quello di Amati lo voto perché è inutile: l’ho già fatto, l’ho già votato, ho votato il recepimento del piano nazionale, è scritto lì dentro, quindi io lo voto. Però non mi considerate nullo questo emendamento: voglio che sia votato e che su questo si esprima il Consiglio, perché sono sensibilità che si devono esprimere. Ripeto, noi rispondiamo alla storia. Quando mio figlio fra due, tre anni, mi chiederà “papà, tu cosa hai fatto?”, io potrò dire che ho presentato l’emendamento e che me l’hanno bocciato. Ma mi dovete dare questa possibilità di poter rispondere a mio figlio. A mio figlio non posso rispondere che stavo a dormire.
Speaker : PRESIDENTE.
Non so se è arrivato sul vostro tavolo il subemendamento a firma di Fabiano Amati, con cui chiede di sostituire l’intero 8-bis, assumendo anche una parte dell’emendamento di Colonna, che viene dopo. Deciderà Colonna cosa fare.
Stiamo votando il subemendamento Amati, che chiede di sostituire per intero l’emendamento 8-bis. Chi chiede di parlare? Pellegrino e Colonna.
Speaker : PELLEGRINO.
Sostanzialmente, si interviene, in questo momento, su tutta la congerie di subemendamenti ed emendamenti, nel senso che ha una necessità di disamina preliminare il subemendamento, perché l’approvazione di questo subemendamento determinerebbe la decadenza dei nostri emendamenti e sostituirebbe integralmente il testo dell’articolo 3 della pdl. A fronte di questo c’è un emendamento che assorbe e integra i due emendamenti che avevo presentato io e che ha presentato il collega Zullo, che si muovono su una logica diversa da quella, come correttamente è stato detto da Amati, che è alla base della legge. La legge Amati e altri, sostanzialmente, è questo articolo 3, almeno così la interpreto io.
Un po’ semplicisticamente è stato detto che nell’accordo Stato-Regioni è già contenuta la norma sulla sospensione dell’attività libero professionale, e questo sarebbe un argomento che il bravissimo consigliere Amati, naturalmente, coglie per suggestionare il voto, nel senso di dire: “Guardate che io in fin dei conti sto replicando un qualche cosa che già c’è” e cita anche il punto dell’intesa Stato-Regioni dove è prevista la sospensione dell’atto.
Però, come mi insegnano sia Amati che Colonna, che sono due giuristi sicuramente di rango superiore al mio, io sono un mero civilista, la norma va letta sempre per intero. Prima del punto 16 ci sono ben 15 punti dove l’accordo Stato-Regioni, nel delineare, nello sviluppare le iniziative, le politiche, le linee di programmazione dell’obiettivo della riduzione delle liste d’attesa espone una serie di atti e provvedimenti propedeutici e funzionali alla riduzione delle liste d’attesa. È chiaro che, arrivati al punto 16, sarebbe il caso di citarne alcuni di questi. Ad esempio: è prevista la totale visibilità dei sistemi informativi aziendali e regionali nelle agende di prenotazione, sia l’attività a carico del servizio sanitario regionale sia in regime ALPI, previsto come fatto propedeutico all’analisi delle liste d’attesa. Nello specifico, l’erogatore accreditato, sia pubblico che privato, si impegnerà a collaborare con la Pubblica amministrazione, anche a titolo indicativo, ma non esaustivo nel sistema di gestione dei tempi e delle liste d’attesa.
Quindi, è prevista in queste tre righe un’attività di confronto tra accreditato pubblico, accreditato privato e ASL, funzionale a realizzare tutti insieme un obiettivo comune, che è quello della riduzione delle liste d’attesa. Come? Facendo confluire, su richiesta della Regione, le proprie agende di prenotazione delle prestazioni specialistiche ambulatoriali nel sistema unico di prenotazione. Questo è innovativo rispetto a prima. Non è vero che questo piano è lo stesso del piano precedente, è molto innovativo sotto molti punti di vista.
Poi c’è una cosa nuova. L’accordo Stato-Regioni ha fatto suo il modello RAO, che è condiviso da Regioni e Province autonome, che è allegato all’accordo Stato-Regioni e che è una novità rispetto al precedente Piano nazionale, che prevede tutta una serie di attività sempre funzionali e propedeutiche alla gestione delle liste d’attesa.
Poi ci sono attività sistematiche e continuative di valutazione sull’appropriatezza e sulla congruità prescrittiva per l’accesso alle prestazioni ambulatoriali e di ricovero, al fine di omogeneizzare i comportamenti prescrittivi. Dietro i comportamenti prescrittivi vi è la correttezza dei comportamenti, soprattutto in riferimento all’utilizzo sistematico delle classi di priorità, che, come tutti sanno, è uno degli strumenti per violare le liste d’attesa, e la presenza del quesito diagnostico, che è un altro strumento per violare le liste d’attesa, e la corretta identificazione dei primi accessi e degli accessi… Ma potrei adesso citarne altri. Sono quindici punti, per ognuno dei quali ci vorrebbe una seduta a parte. Uno, per esempio, è quello della definizione e dell’applicazione di percorsi di tutela, ovvero percorsi di accesso alternativi alle prestazioni specialistiche, i quali prevedono anche, qualora venga superato il tempo massimo di attesa, che possa essere attivata una specifica procedura che permetta al paziente residente, per le richieste di prime prestazioni in classe di priorità, la possibilità di effettuare la prestazione presso un erogatore privato accreditato, nel rispetto dei tempi previsti dalla normativa vigente.
Poi dice – e finisco la citazione – che le Aziende sanitarie potranno, al fine di ridurre le liste di attesa nei servizi interessati, concordare con l’équipe, ai sensi dell’articolo 55 del contratto collettivo dell’area della dirigenza medica, a incrementare le attività e le prestazioni idonee al perseguimento di tale fine, cioè le cosiddette prestazioni aggiuntive.
Dopo tutta questa premessa, dopo cioè che l’accordo delinea tutta questa attività, che deve essere ovviamente realizzata dalle ASL, si dice che, in caso di superamento del rapporto tra attività in libera professione… Per cortesia, Presidente, se posso avere un po’ di silenzio. Grazie. Dicevo, in caso di superamento – si dice al punto 16 – del rapporto tra l’attività di libera professione e istituzionale sulle prestazioni erogate o di sforamento dei tempi di attesa, si attua il blocco dell’attività libero professionale, fatta salva l’esecuzione delle prestazioni già prenotate. È evidente che questa norma non sancisce l’automaticità della sospensione dell’ALPI.
Il limite della proposta di legge – mi consentano i proponenti, ma ne sono pienamente convinto – il limite insuperabile della illegittimità, della inutilità, della inopportunità di questa legge è che lo sforamento dei tempi di attesa determina automaticamente la sospensione dell’ALPI, o nel termine di sei mesi, che non cambia molto, senza che ci sia un preventivo accertamento di quali sono state le cause dello sforamento delle liste d’attesa. Non si dice: una volta che io accerto che tu, attraverso comportamenti impropri e condotte illecite, stai allungando i tempi di attesa per determinare il ricorso all’ALPI, allora ti sospendo l’attività. No. Tutto questo avviene sulla base della semplice constatazione che c’è uno slivellamento tra tempi in regime istituzionale e tempi in regime di ALPI.
Questo è il limite, a mio avviso insuperabile, che rende la legge forse incostituzionale, una legge comunque violativa di norme e, soprattutto, di contratti nazionali. L’ALPI è frutto di un contratto nazionale, dove queste norme non ci sono.
Siccome noi dobbiamo sempre essere propositivi, con il consigliere Zullo abbiamo previsto la sostituzione di questo meccanismo automatico con un meccanismo che, da un lato, responsabilizzi il direttore generale. Ecco perché si parla di responsabilità nell’altro mio emendamento, e si dice: tu una volta che hai accertato – tu, Direttore generale – lo slivellamento per quanto riguarda la nefrologia devi, entro quindici giorni, attivare meccanismi di verifica, devi capire perché si è verificato questo slivellamento e se accerti che c’è un problema organizzativo (carenza di risorse, carenza di macchinari), tu intervieni lì, non intervieni sull’ALPI. Come giustamente ha detto il Presidente Emiliano, l’ALPI è nata per un’altra finalità, non per ridurre le liste d’attesa.
Noi abbiamo previsto una scaletta di rimedi, che naturalmente sono operativi nel momento in cui il Direttore generale non accerta una condotta illecita, perché se accerta una condotta illecita la sospensione dell’ALPI è automatica. Automatica nel senso che il direttore generale deve sospendere l’ALPI. Allora, che può fare il direttore generale? È quasi una semplificazione, Presidente. Noi lasceremmo al Presidente, alla Giunta, nel momento in cui farà il Piano regionale del governo delle liste d’attesa, la potestà di normarla nella maniera che riterrà più opportuna, in base a scelte politiche che farà il Governo regionale. Ma qua si parla o di aumento di impegno da parte di quegli operatori che hanno dato più disponibilità di ore per fare attività oltre il debito orario, oppure si incrementano le ore a specialisti ambulatoriali interni, cioè pubblici, oppure si attivano nuove ore, attraverso il sistema della convenzione.
Il terzo modo può essere acquistando prestazioni da operatori accreditati. Siccome è passato il messaggio che io intendessi privilegiare gli erogatori privati… A parte che non ci sarebbe assolutamente nulla di scandaloso, perché ho sempre considerato la sanità una cosa unica, che comprende sia le strutture pubbliche che le strutture private. È chiaro che questo è un fatto culturale, ma è anche un fatto normativo. Se non riesci a gestirla con tutte queste risorse di cui disponi, puoi acquistare le prestazioni all’esterno ai soggetti accreditati.
Per finanziare questa attività si ricorre all’utilizzo dell’accantonamento del 5 per cento, che è previsto per l’attività in ALPI. Cioè, finisce con il pagare questo incremento di acquisto di prestazioni proprio quel sistema di organizzazione dell’ALPI rispetto alla quale si sospetta che ci possa essere qualche comportamento improprio.
Ma la filosofia di fondo di questo emendamento, che è una filosofia opposta a quella della proposta di cui ci stiamo occupando, è che non c’è alcuna automaticità. Nel momento in cui, eseguite tutte queste prestazioni, tu capisci che c’è un’organizzazione perfetta in quel reparto, le macchine ci sono, il personale c’è, allora dici: tu, primario, hai tutto, non ti puoi lamentare, allora ti sospendo l’attività in ALPE. Non vorrei autocelebrarmi, ma mi sembra che sia una soluzione ragionevole, che il Presidente, la Giunta regionale, se vorrà, potrà poi normare attraverso il Piano regionale per il governo delle liste d’attesa.
Non ho null’altro da aggiungere. Sarei dell’avviso di respingere l’emendamento Amati, sennò sarebbe una iattura, dal mio punto di vista, perché rimarrebbe in essere la norma così com’è e non potremmo nemmeno discutere degli emendamenti che abbiamo fatto Zullo ed io.
Confido che il Consiglio voglia respingere il subemendamento Amati all’emendamento n. 8 e poi discutere dell’emendamento Zullo, nel quale è confluito l’emendamento proposto da me.
Grazie.
Speaker : COLONNA.
Ha fatto bene il Presidente Emiliano a salutare i familiari che ci stanno accompagnando in questa lunga attesa. Saluto per tutti i familiari, in particolare la nostra Lea, sorella del nostro Domi Martimucci. Chiedo scusa, la democrazia è pazienza.
Siccome ci stiamo perdendo un po’ con i subemendamenti, diciamo che ci sono sul tavolo tre ipotesi. Una è quella base che abbiamo – anch’io ho sottoscritto la proposta di legge – e che Fabiano riconferma con questo subemendamento diretto a tamponare l’emendamento Pellegrino e Zullo, che ipotizza la sospensione automatica come effetto di legge in presenza della constatazione dinanzi alla rilevazione del disallineamento tra tempi della prestazione in regime istituzionale e quelli in regime ALPI.
La seconda ipotesi, quella tracciata nell’emendamento Zullo e Pellegrino, non fa altro che sospendere o demandare a passaggi, documenti programmatici del Piano regionale e dei Piani aziendali, la disciplina di una serie di aspetti che, ovviamente, sono necessari e indispensabili – lo dice il Piano nazionale – tutti diretti a evitare i ritardi e questi disallineamenti. Però, di fatto, manca questa soluzione di dare attuazione a uno dei punti del Piano nazionale. Perciò torno a dire quanto ho sottolineato nell’intervento iniziale: la legge si muove in perfetta coerenza con il quadro programmatico tracciato a livello nazionale e rafforzato dall’intesa Stato-Regioni e, battendo su quella linea, si permette di dire qualcosa di più, sancendole con un atto forte come una legge regionale.
Lo ripeto, i precedenti ci sono. Per il Regolamento edilizio, noi abbiamo adottato, pur essendoci un’intesa, una legge che si è mossa andando ben oltre e addirittura abbiamo fatto degli interventi normativi che hanno dilatato anche i tempi di recepimento dell’intesa nazionale. Anzi, con delibere di Giunta si sono introdotte definizioni ulteriori rispetto alle definizioni del Regolamento edilizio. Questo per dire che una cosa è l’intesa, che non può essere ovviamente violata, altra cosa è capire le forme e le modalità attraverso cui dare attuazione a quello. E l’articolo 3 si propone proprio di dare attuazione. Se volete, è un aspetto secondario – su questo posso anche concordare – rispetto a un’organizzazione complessiva che ha aspetti molto complessi, come sottolineava giustamente Ignazio Zullo, che non si esauriscono nel discorso della constatazione e del disallineamento.
Rispetto a questo, però, il tentativo che avevo fatto stamane presentando il mio emendamento era quello di non alleggerirci dal compito di prevedere delle conseguenze, degli effetti. È esso stesso un rimedio rispetto alla rilevazione del ritardo, del disallineamento dei tempi di attesa. Per questo, avevo immaginato che una procedimentalizzazione finalizzata alla sospensione potesse essere un punto di equilibrio. Cioè, il mancato rapporto, il superamento temporale massimo previsto dalla Regione, che sarà previsto, confermato e così via, determina non la sospensione automatica, ma l’iniziativa del direttore generale, che diffida il responsabile e assegna un tempo non superiore a sessanta giorni per adottare una serie di misure per il rientro e riallineamento. Il decorso infruttuoso dei sessanta giorni o del termine assegnato determina, quello sì, per effetto di legge, la sospensione delle prestazioni in regime ALPI.
È una ipotesi che ho offerto, semplicemente, se può essere utile. Come dico sempre, non mi appassiono minimamente alle soluzioni di chicchessia, tantomeno alle mie se ce ne sono altre più persuasive.
Però tengo a sottolineare una cosa, Ignazio e Paolo. Intanto il contenuto del vostro articolo potrebbe starci benissimo con qualunque impianto, perché non fa altro – quell’articolo – che dire cosa deve essere indicato (lo dice già il Piano nazionale, lo possiamo ribadire anche nella legge), cosa va puntualmente disciplinato e regolato sia nel Piano regionale che nei Piani aziendali. Quindi, quell’articolo potrebbe essere anche semplicemente aggiuntivo, lasciando la disciplina delle conseguenze in caso di disallineamento consegnato all’articolo così com’è o nell’ipotesi mediana che avevo ipotizzato.
Ignazio e Paolo, un punto voglio sottolineare rispetto al vostro articolo che, se è aggiuntivo, credo possa essere benissimo... Quello che non mi convince proprio – il resto è comunque già contemplato nel Piano nazionale – è proprio la lettera d), Ignazio. La lettera d) di questo articolo che voi proponete prevede la possibilità per l’assistito, qualora i tempi di attesa non siano rispettati nei limiti massimi previsti dalla Regione, di ricorrere per sua scelta alla prestazione in regime ALPI. È scritto, Ignazio: in caso di mancato rispetto dei tempi, l’assistito può chiedere che la prestazione venga resa nell’ambito dell’attività libero professionale.
Voglio ricordare – Ignazio, voglio finire – che quella previsione che rinviene dalla legge del ’98, la riforma Bindi, per intenderci, in realtà era una previsione solo per il regime transitorio. Il comma 13 dell’articolo 3 prevedeva quella possibilità nelle more dell’adozione da parte della Regione dei programmi di disciplina delle prestazioni, dell’erogazione delle prestazioni, della tempistica e della tempestività delle prestazioni stesse. Quindi, è un richiamo non più attuale al momento.
La faccio breve. La mia opinione è quella di ritenere questo articolo, senza questo riferimento alla lettera d), perfettamente inseribile all’interno del corpo normativo, perché non fa altro che dare delle indicazioni più rafforzate per la redazione del Piano regionale e del Piano aziendale, però senza questa lettera d), che davvero è un richiamo che non è più attuale. Però, ci tocca, come prevede la proposta originaria, andare a disciplinare le conseguenze. Come il punto 16 dell’intesa ci chiede e chiede alle Regioni cosa succede in caso di sforamento dei tempi massimi di attesa e di sforamento o disequilibrio del rapporto tra prestazioni istituzionali e prestazioni ALPI. Su questo c’è l’ipotesi agli atti della proposta originaria o, se volete, c’è quel tentativo che avevamo messo in campo di disciplinare in due fasi l’esito della sospensione della prestazione libero-professionale.
Speaker : PRESIDENTE.
Prego, collega Conca.
Speaker : CONCA.
È soltanto per dire, ma mi ha anticipato il collega Colonna, che quanto contenuto nell’articolo 3 che è sostitutivo di quello della legge si richiama a tutto ciò che è contenuto nel Piano di governo delle liste d’attesa e si richiama alla n. 502 del 1992, alla n. 124 del 1998. Cioè, noi stiamo facendo una legge precettiva e moderna, per cui non è che dobbiamo ribadire. Però, se lo si vuole ribadire, lo si faccia come articolo aggiuntivo, ma non può essere sostitutivo, perché se no decade proprio la legge. Noi stiamo cercando l’automatismo e qui si cerca di reiterare ciò che da vent’anni si dice non funziona. Quindi, si vuole ribadire il concetto? Bene. Ma sia aggiuntivo e non sostitutivo.
Speaker : PRESIDENTE.
Prego.
Speaker : ZULLO.
È difficile, colleghi, spiegare quello che è semplice, molto semplice. Io ho già detto: guardate che questo emendamento nasce in una logica in cui non ci fosse stato quel comma 1, cioè il recepimento delle linee guida. Ora, avuto il recepimento delle linee guida, questo emendamento non si pone più in contrasto con l’articolo 3, che vi ho detto noi votiamo. Lo votiamo perché? Perché è già contenuto nel recepimento delle linee guida nazionali.
Caro Paolo Pellegrino, tant’è che io ho presentato un subemendamento dove eliminiamo “l’articolo 3 è sostituito dal seguente” e diciamo che è un articolo aggiuntivo, perché vogliamo che si possa discutere.
A me dispiace, guardate, però bisogna leggere. Nessuno si riporta al 502 perché vogliamo che viga la disciplina del 502 del ’92, come è stato detto da Conca. No. Assolutamente. Qui si parla dell’accordo contrattuale ex articolo 8-quinquies del 502, cioè si definisce l’accordo contrattuale derivante da quella norma di legge, non si vuole introdurre chissà quale normativa.
Collega Colonna, intanto ringrazio per aver compreso lo spirito di questo emendamento. Era semplice. Intanto lo ringrazio. Quanto alla applicazione dell’articolo 3, comma 13, è ripreso dalle linee guida nazionali, è una facoltà delle linee guida nazionali attuali, non è una cosa da espungere. Quando si dice che uno va da una parte e dall’altra, no. C’è una possibilità del cittadino di richiedere al Direttore generale. Se vuoi lo specifichiamo. Il Direttore generale decide. Se vuoi lo specifichiamo, ma è questo il senso della norma. Io posso richiedere al Direttore generale, il quale Direttore generale non è detto che adotti questo.
Colonna, queste sei possibilità che affidiamo nei Piani attuativi locali non sono stringenti per il Direttore generale né hanno un ordine di priorità. Si dice: “Caro Direttore generale, nell’ambito della tua autonomia organizzativa, vedi di risolvere il problema con qualche strumento che sta in mezzo a questi”. La lettera d) insieme alle altre sono strumenti pregnanti che, effettivamente, possono incidere, per una persona che non riesce ad ottenere la prestazione nei tempi dovuti, effettivamente, per fare in modo che quella persona possa ottenerla.
Rinnovo l’appello. D’altronde ho fatto un subemendamento che si deve votare. Non abbiamo difficoltà a votare l’articolo 3 originario della proposta di legge perché è contenuto nelle linee guida. L’abbiamo recepito. È il primo comma che abbiamo detto. Noi siamo partiti dalla sostituzione di quell’articolo 3 perché non avevamo idea che fossero recepite le linee guida, ma fare un meccanismo all’incontrario, per cui si toglie una proposta arricchente e nobilitante per la legge che andremo a votare, io penso che sia veramente un atto negativo, perché la negatività di quest’atto si legge nel tentativo di non apportare qualcosa di arricchente in questa proposta di legge, la cui ragione non riusciamo a comprendere, se non un’erezione di muri, che noi abbiamo vissuto dall’inizio, da quando quella proposta di legge è stata presentata, abbiamo chiesto di collaborare con i nostri emendamenti e non ci è stata data la possibilità di parlarne, di collazionare una proposta di legge che potesse essere unica.
Allora, se il tentativo è quello di dire “comando io, e basta”, noi ci siamo. Comandate. Tanto la logica è sempre quella: vedere se gli effetti prodotti da questa legge tra sei mesi o sei anni potranno essere di beneficio per la salute di un cittadino, non di tutti, di un cittadino.
Speaker : PRESIDENTE.
Prego, collega Pellegrino.
Speaker : PELLEGRINO.
Sono costretto a intervenire, perché l’intervento del collega Zullo crea un problema non secondario.
Io ho firmato un emendamento insieme al collega Zullo che implica la sostituzione dell’articolo… Come? No, io non lo ritiro. Si deve votare perché… Consigliere Zullo, le due formulazioni sono antitetiche, incompatibili e in contrasto tra di loro. D’altronde, in una si dice che il direttore generale, davanti allo slivellamento, deve fare delle cose organizzative, nell’altra si dice che automaticamente si sospende l’ALPI. Se passa questa tua tesi di approvarle tutte e due, a parte che non si capirà più niente – già si capisce poco, giustamente, come è stato rilevato –, ma ci sarebbe una confusione normativa veramente ineliminabile.
Qui c’è da fare una scelta di campo: se si è a favore della sospensione automatica della libera professione, cioè di incidere sul diritto dei cittadini di scegliersi il medico che vuole, solo attraverso l’esame dei tabulati di un reparto, oppure se si vuole responsabilizzare la struttura sanitaria nel senso di dire “davanti allo slivellamento devi operare, tanto per cominciare, dei provvedimenti organizzativi e poi eventualmente alla fine, se questi provvedimenti non sortiscono effetti, procedere alla sospensione”.
Io non ritiro quell’emendamento, l’emendamento rimane così com’è, sostitutivo dell’articolo 3 del collega Amati.
Speaker : PRESIDENTE.
Il subemendamento Amati, ovviamente, sostituisce l’articolo 3 e supera anche il vostro emendamento.
Non so se hai davanti il subemendamento Amati con cui, ovviamente, si chiede di sostituire l’emendamento 8-bis e in più si corregge anche il suo articolo 3 originario.
Speaker : EMILIANO, Presidente della Giunta regionale.
Il parere è contrario perché noi siamo interessati a conoscere dal Consiglio regionale come ritiene di interpretare le linee guida alle quali abbiamo deciso di aderire.
È evidente che io ho una mia personale opinione. Nel momento in cui è stato approvato l’emendamento Zullo, quindi ripeto ciò che Zullo ha già detto, ogni volta che dovesse esserci un conflitto tra norme di livello inferiore e norme di livello superiore, questa è una cosa scontata, ci atterremo alle norme di livello superiore. Però questo non ci esime dal fatto di dover consentire al Consiglio di valutare l’ipotesi di evitare qualunque tipo di meccanismo che indebolisca uno sforzo legislativo che è stato fatto in maniera sicuramente opinabile, a seconda dei punti di vista, ma sicuramente in modo apprezzabile, perché è uno degli sforzi legislativi di iniziativa consiliare più rilevanti. Metterlo in discussione con un meccanismo, quello della sospensione automatica, che è di difficilissima applicazione, perché sostanzialmente manca una procedura che consenta l’applicazione di questa. In più, nega il diritto “professionale” al medico, da un lato, e il diritto di scelta al cittadino che vuole quella persona e che rischia di non poter avere quella persona nel momento in cui quel medico le serve, per meccanismi che non hanno nulla a che vedere con la responsabilità né sua né del medico. La sospensione dell’ALPI è, ovviamente, un provvedimento che deve per forza avere natura sanzionatoria, dal mio punto di vista. Cioè, deve essere una stigmatizzazione ad personam, quindi precisamente orientata, di una condotta non conforme, e deve consentire, quindi, al soggetto che riceve la contestazione, prima di subire la sanzione… Perché la sanzione è in re. Cioè, uno può dire: se tu lo dimostri, può essere revocata. Ho capito, ma nel frattempo la prestazione non è stata effettuata. E in questo anche il diritto alla salute del cittadino viene colpito.
Rimane il fatto, per quanto riguarda l’Esecutivo, che se il Consiglio è… Io non ho problemi, ve l’ho già detto all’inizio: noi non daremo mai istruzioni agli uffici o alle ASL in dissenso rispetto alle norme di livello sovraordinato. Però, se evitiamo che qualcuno possa addirittura impugnare questa legge per avere normato al di là del limite imposto dalla legge nazionale, dal livello sovraordinato, questo secondo me è meglio.
Siccome ho capito che questa è una storia infinita, sulla quale onestamente non voglio più entrare, noi siamo assolutamente dell’idea che sia bene, come avete fatto prima, trovare, anche attraverso la discussione dell’emendamento Zullo, la maniera di tenere insieme, su una questione dove fino ad adesso siamo andati avanti insieme, tutto il Consiglio regionale e soprattutto che non venga interpretata tutta questa vicenda, complessa e interessante, come un metodo per individuare un capro espiatorio. Agli occhi di chi poi? Di quei pazienti che spesso, proprio per questa ragione, perché danno spesso la responsabilità a chi lavora dalla mattina alla sera negli ospedali, e addirittura qualche volta c’è il rischio di mettere in difficoltà dal punto di vista della sicurezza personale.
Le campagne che i medici fanno per dimostrare, cosa che a me consta, il sacrificio che ciascuno dei membri di questa categoria assieme ai propri collaboratori (infermieri, operatori sanitari, eccetera) fa per “accontentare” le esigenze del pubblico a me sembrano un esito distorcente, che peraltro non porterebbe comunque a nulla, perché il meccanismo della sospensione automatica è nella sostanza inapplicabile, così come definito dalla norma.
Viceversa, l’articolo 3, come sostituito dall’emendamento Zullo e Pellegrino – possiamo chiamarlo così – dà un percorso stringente che può essere trasformato dalla Giunta in provvedimenti ancora più capaci di stringere su questo punto, ma senza invertire la necessaria concatenazione tra accertamento e sanzione. Se la sanzione precede l’accertamento, credetemi, non è possibile l’applicazione di questa normativa. Quindi, l’intento dell’automatismo è quello di rendere, a questo punto direi inevitabili, l’accertamento e l’intervento da parte di tutta la catena di comando di una ASL, responsabilizzandola, appunto. Lo stesso Governo ha dato parere favorevole su un emendamento molto severo sui direttori generali, che ovviamente non corrisponde alla mia esperienza – non è che ci fosse bisogno di questa esperienza. Io non ho avuto un’esperienza negativa, da questo punto di vista, con i direttori generali, però li abbiamo responsabilizzati.
Coloro che vengono direttamente investiti dall’Esecutivo, quindi, del compito del controllo, adesso hanno una norma che voi avete approvato, molto severa nei loro confronti, che compensa l’eventuale non automatismo della sospensione dell’ALPI. Ripeto ancora una volta, perché consti nei lavori: la sospensione, o l’ALPI non hanno nulla a che vedere con le liste di attesa ordinarie, sono un’altra cosa.
Noi quindi per sveltire le liste, ammesso che sia questo, utilizziamo come sanzione un elemento che è chiaramente un eccesso di potere, perché noi utilizziamo un meccanismo sconnesso, che ha il fine di consentire al singolo cittadino di scegliersi nome e cognome di un medico che non ha nessuna connessione con le liste d’attesa. Questa cosa mi induce a dare parere contrario all’accoglimento – devo essere sincero – di un emendamento che sembra proprio fatto apposta per evitare di votare sull’altro, e sinceramente anche sul piano dei nostri rapporti questa cosa non era mai accaduta in precedenza.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
La questione è abbastanza chiara.
Adesso dobbiamo votare, se non ci sono novità, il subemendamento che sostituisce integralmente l’8-bis. Collega Conca, vuoi parlare? Però, abbiamo detto sempre che il Presidente conclude il dibattito. Poi per dichiarazione di voto potresti anche parlare. Vuoi intervenire per dichiarazione di voto? Stiamo votando il subemendamento del collega Amati. Siamo in dichiarazione di voto? Bene.
Prego, collega Conca, per dichiarazione di voto. La parola al collega Conca, ma rapidamente.
Speaker : CONCA.
Sì, rapidamente.
Io voglio fare una dichiarazione di voto nel senso che io ho sentito più volte parlare oggi come dell’ALPI…
Speaker : PRESIDENTE.
Però, collega…
Speaker : CONCA.
No, scusa, sarò veloce.
Dicevo, l’ALPI come libera scelta. Ma dove vivete? È un obbligo per i cittadini, non è una libera scelta. La ratio era quella. Tant’è che la Bindi la trombarono per questo fatto che si era resa conto di aver fatto una cacchiata.
Oggi l’ALPI è un percorso obbligato, quindi io non accetto queste giustificazioni che il cittadino è libero di scegliersi il medico. Il cittadino è obbligato a pagare se vuole una prestazione in tempo utile. Diciamo la verità, poi votate come volete, ma non prendiamoci in giro.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Va bene. Prego, collega Colonna.
Speaker : COLONNA.
Presidente, dal punto di vista procedurale ormai mi sono perso. Però, dinanzi alla reviviscenza del testo originario sostanzialmente, io e Mimmo Santorsola chiederemmo di mettere ai voti l’emendamento che avevamo ipotizzato, vale a dire quella doppia fase, anziché l’automatismo soggettivo.
Speaker : PRESIDENTE.
Adesso c’è quello del collega Amati. Poi arriveremo al 9-bis, che è il tuo, qualora sopravviva il comma 3 della proposta di legge.
Speaker : COLONNA.
Quindi, resta in piedi quella possibilità.
Speaker : PRESIDENTE.
Esatto. Adesso stiamo discutendo di modificare e di sostituire l’articolo 3. Il tuo emendamento era all’articolo 3 della proposta. Se dovesse restare in campo, allora varrà il tuo subemendamento.
Stiamo votando il subemendamento del collega Amati che chiede di annullare l’emendamento Zullo, Pellegrino (chiamiamolo così), con il parere contrario del Governo.
Presenti 35, votanti 35, favorevoli 15, contrari 20.
Non è approvato.
Adesso dobbiamo votare l’8-bis, che è il subemendamento all’emendamento Zullo, che lo integra.
Prego, collega Amati.
Speaker : AMATI.
Grazie, Presidente.
In realtà questo 8-bis non tiene conto di alcune cose che ha già detto il collega Conca, e cioè molte cose hanno un riferimento normativo che viene regolarmente applicato all’interno delle ASL, e non tiene conto di un’altra cosa. Infatti, se voi chiedeste il parere ai dirigenti, se ci fossero, o alla Ragioneria, se ci fosse, vi direbbero che non si può fare. Perché? Perché i tempi massimi sono LEA, sono livelli essenziali di assistenza. E quando sei di fronte ai livelli essenziali di assistenza, tu mica puoi assumere una decisione come quella che si sta assumendo, che peraltro va a violare tutti i princìpi di finanza pubblica.
È facile dire “ah no, ma noi inseriamo questo, inseriamo quest’altro”. Poi potete fare quello che volete, naturalmente. In sede di dichiarazione di voto finale faremo il nostro commento su quello che è appena accaduto, perché non è questa la sede. Però, la lettera d), per esempio, è una disposizione già esistente, però in questo modo apriamo la strada non a contribuire alla soluzione del problema contenendo la spesa, ma autorizzando l’ampliamento della spesa. Poi vedrete che cosa significherà la lettera d) e l’applicazione della lettera d), perché la lettera d) dice: guarda che se tu prenoti e non stanno nei tempi massimi, noi sanciamo che noi ti rimborsiamo questa prestazione che tu hai pagato in regime libero-professionale. Sapete che cosa significa in termini di finanza pubblica? Le tasse. C’avete presente, le tasse? Non esiste la cassa pubblica, esistono fondi privati dal sudore delle persone che alimentano – è vero, assessore Piemontese – la cassa pubblica. Non è che viene alimentata dai marziani, la cassa pubblica. Non viene alimentata dai marziani.
Poi quando, in realtà, si aggiungono altre lettere, comprese delle lettere che si fa affidamento a cosa? Si fa affidamento alla possibilità di acquisire prestazioni da parte sia degli stessi medici… Questo era già previsto nel nostro articolo 3, il comma 3, per chi l’avesse letto, perché vedo che molti non hanno letto nulla. Il comma 3 già lo prevedeva. Ma poi anche l’acquisto di prestazioni professionali dai privati. E il collega Pellegrino in questo è stato lineare, ha sempre sostenuto questo punto di vista, gli va riconosciuto. Noi, non potendo mantenerci nei tempi massimi, che cosa facciamo? Diciamo: guardate, possiamo acquistare nuove prestazioni. Mi sembra una cosa abbastanza curiosa quello che stiamo facendo, proprio curiosa.
L’intento della proposta di legge, come sanno molti che mi stanno ascoltando qui, l’ipotesi della proposta di legge era quella di mantenersi all’interno dell’ordinamento per provare ad alleviare il problema, senza incidere sulla finanza pubblica, e invece qui noi allegramente decidiamo, se dovesse andare in porto, perché c’è tutto il problema dei livelli essenziali di assistenza, che si può ricorrere alla finanza pubblica. È una cosa abbastanza curiosa, proprio in termini di normativa che presiede a questo problema.
Poi vi vorrei far osservare, ed è l’ultima cosa che vi faccio osservare, che l’attuale Regolamento approvato dal Governo Emiliano, il Regolamento vigente, a quest’ora è vigente, cari colleghi, all’articolo 13 dice che il direttore generale, sentita la Commissione paritetica, può sospendere o revocare dall’esercizio dell’ALPI i singoli operatori sanitari, ripeto, i singoli operatori sanitari, qualora in sede di verifica emerga uno squilibrio a favore dell’ALPI rispetto ai volumi e ai tempi dell’attività istituzionale non riconducibili a cause organizzative dell’Azienda. Noi abbiamo evocato nella nostra proposta di legge le cause organizzative dell’azienda, e qui c’è la sospensione del singolo professionista. Vi domando e domando: alla luce dei dati in possesso della Regione Puglia dove questo squilibrio c’è ed è evidente, mi comunicate qual è il provvedimento assunto dal direttore generale, quale che sia, un direttore generale qualsiasi di qualsiasi Azienda o istituto di ricerca o ASL che abbia applicato l’articolo 13 del Regolamento del Governo Emiliano, precisamente il Regolamento – lo cito perché mi devono controllare – n. 2 del 2016? Era questo il problema nostro quando abbiamo presentato la proposta di legge. E in dichiarazione di voto vi spiegherò, perché adesso l’argomento è l’8-bis, qual è il problema che determina questa votazione nell’ambito del più complesso sistema delle liste d’attesa.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Prego, collega Zullo.
Speaker : ZULLO.
Presidente, io accolgo con favore l’intervento del collega Amati, perché viene fuori la sua anima, viene fuori il suo vero tentativo con questa proposta di legge inutile. Il suo vero tentativo non era quello di preoccuparsi acché una nostra mamma, un nostro fratello, un nostro figlio, un nostro concittadino potesse effettivamente accedere alla prestazione nei tempi per potersi curare. No. Il tentativo del collega Amati era quello di fare una demagogia populistica in giro per la Puglia, per dire che la colpa è dei medici e che quindi va sospesa l’attività libero-professionale.
Ha fatto bene, quindi, Amati. E chi segue questa linea, dimostra questa volontà. Quello che dice Amati è non vero, nel senso che non risponde alla norma. Noi abbiamo detto che la sospensione – e l’ha spiegato bene Pellegrino – è una misura prevista dalle linee guida. È prevista come una parte del complesso delle norme che devono essere attuate. Per cui, non viene meno, è prevista.
Noi diciamo, invece, che abbiamo da tutelare la salute del paziente perché non si mettano in mezzo tutti i livelli di assistenza. Attenti, perché le linee guida parlano di una serie di prestazione, ma non di tutte le prestazioni codificate nei livelli di assistenza. Questa idea di splafonamento di chissà quale spesa, quindi, è un’idea sbagliata. L’idea non è quella di contenere la spesa e far morire le persone. L’idea è quella di razionalizzare, gestire oculatamente le risorse e coniugare la gestione delle risorse con la salute delle persone.
Per cui, noi creiamo, con questo emendamento, un equilibrio tra gestione oculata delle risorse attraverso gli strumenti che sono a disposizione del direttore generale e la tutela della salute delle persone. Quella volontà voleva solo creare un ostacolo alla tutela della salute delle persone. Per cui, Presidente, io penso che questa legge si sia incamminata su un binario giusto, perché ha capito che il nostro compito è quello di tenere insieme la gestione oculata delle risorse con la tutela della salute delle persone. E la tutela della salute delle persone va fatta in tempi certi, perché se arriva un giorno più tardi e non riesco a curare immediatamente una persona, quel ritardo mi può accusa causare complicanze, ingravescenze, handicap che poi pesano di più sulla spesa sanitaria. Mi può causare anziché un intervento con un farmaco, un intervento operatorio. Per cui, la gestione della spesa non consiste in una prestazione; la gestione della spesa è se tu calcoli il processo di tutela della salute. Se io ho un’ulcera e non la diagnostico in tempo, e posso intervenire con un farmaco che costa nulla, andrò a finire sul letto operatorio e quell’ulcera mi costerà tanto. Ecco perché il sistema tiene i tempi di attesa, e sono una tematica molto importante. Ci vuole un’intelligenza per poterlo capire? Evidentemente viene offuscata. Io non nego l’intelligenza dei colleghi, ma viene offuscata da questa volontà di pensare che il sistema si incancrenisce su un medico. Eppure c’è qualche esempio, ma non è, come diceva il Presidente Emiliano, la rappresentazione del sistema operativo e degli operatori della sanità della Puglia.
Pertanto, io mi auguro che si vada avanti su questa strada e che effettivamente noi riusciamo a pensare a questa coniugazione: spesa oculata e assicurazione nei tempi previsti dei livelli di assistenza delle prestazioni. La gente deve curarsi in tempo, perché ogni ritardo nella diagnostica e nella cura crea maggior spesa sanitaria.
Quindi, caro Paolo Pellegrino, complimenti a te, complimenti a noi, complimenti all’Aula, perché abbiamo saputo capire che la spesa aumenta quando i tempi di attesa si dilatano. E con le nostre norme stiamo dando un’idea, a questo Consiglio e al Servizio sanitario regionale: stiamo dando l’idea che con queste norme si può intervenire precocemente per poter intervenire sul processo di malattia e fare in modo che le persone possano guarire meglio, e guarire soprattutto senza esiti invalidanti che poi pesano: spesa protesica, accompagnamento, invalidità civile, piani di zona, eccetera. Io penso in coscienza, quindi, che stiamo dando un contributo valido e nobile, insieme ai colleghi, a questa nostra Puglia.
Speaker : PRESIDENTE.
Riprendiamo il giro. Consigliere Pellegrino, prego.
Speaker : PELLEGRINO.
Solo una precisazione. Il collega Amati ha correttamente posto il problema della copertura finanziaria connessa ad alcune delle norme che sono contenute nell’emendamento “Zullo- Pellegrino”.
In realtà, il mio emendamento, prima di essere oggetto di stralcio e di inserimento nell’emendamento Zullo, conteneva un’altra norma, che è questa: “nel caso in cui gli interventi organizzativi diretti a superare le criticità rilevate”; il direttore rileva le criticità e attiva i percorsi per eliminarle. Dopodiché dice: “nel caso in cui gli interventi organizzativi diretti a superare le criticità rilevate non consentano il raggiungimento degli obiettivi fissati dalla programmazione nazionale e regionale, la quota del 5 per cento prevista dall’articolo 5, lettera g), articolo 9 del regolamento regionale n. 2, viene prioritariamente vincolata ed utilizzata per la riduzione dei tempi delle liste d’attesa acquisendo le prestazioni ritenute necessarie da” e si fa l’elenco degli erogatori di queste prestazioni.
Siccome nel trasporre questa norma nell’emendamento Zullo è saltato questo periodo, potrei – se ritenete opportuno – fare un subemendamento, altrimenti lo riteniamo inserito nel contesto. Il contesto si presta ad essere interpretato nel senso che l’ALPI, in quel caso, partecipa con la propria cassa al riequilibrio delle liste d’attesa.
Speaker : PRESIDENTE.
Conca non c’è, quindi decade.
Romano.
Speaker : ROMANO Giuseppe.
Presidente, stiamo discutendo sul voto che ha preceduto l’emendamento di cui dobbiamo parlare adesso. Dobbiamo riprendere il voto negativo all’emendamento Amati. È una discussione retroattiva per anticipare quello che accade dopo.
Presidente, mi consenta. Lei ci richiama spesso a discutere del merito. Stiamo parlando dell’emendamento Pellegrino e Zullo, non del voto di prima. Credo che l’emendamento Pellegrino e Zullo contenga le problematiche che sono state presentate dal collega Fabiano Amati, le contenga come le contengono tutti i LEA approvati e divenuti forza di legge e di diritto delle persone in tutta Italia, tanto che ogni tanto la Puglia esce fuori con qualche elenco, prima, durante e dopo. Questo non inficia per nessun motivo e in nessun caso il diritto alla prestazione della quale stiamo parlando. Se lo introduciamo nella discussione, stiamo entrando nella discussione a gamba tesa, però di questo parliamo dopo, quando facciamo la dichiarazione di voto.
Non utilizziamo il meccanismo della paura, dell’allarme per sostenere un punto di vista politico, perché su questa materia questa preoccupazione non c’è. O meglio c’è, inizia da Santa Maria di Leuca. I LEA applicati in tutta Italia, in tutte le regioni non è un fatto scontato, dal Veneto all’Emilia-Romagna, alla Lombardia. Lasciamo stare questa roba e vediamo quello di cui dobbiamo parlare.
Preannuncio che quello di cui stiamo parlando sta esattamente nell’accordo Stato-Regioni che diventa importante dopo che il Governo lo ha sottoscritto. Però di questo parleremo quando faremo la dichiarazione di voto.
Speaker : CONCA.
Rapidamente. Sinceramente, mi sembra di stare al festival dell’ipocrisia. O non si conosce la realtà esistente oppure si sta cercando di nascondersi dietro un emendamento che, di fatto, esautora completamente una legge che puntava all’automatismo nel blocco richiamando l’esistente.
Forse non ricordate che a gennaio 2018 ho depositato un’interrogazione all’attenzione di Emiliano in cui andavo a sollevare la mancata applicazione della legge n. 124, cioè quella sulla possibilità di rimborsare le prestazioni quando non si rispettavano i tempi della lettera urgente, breve, differibile, programmabile. Se per una colonscopia nella settimana indice di ottobre 2018 ci vogliono 129 giorni o 210 giorni per un’ecografia alla mammella, allora mi dite come si fa a dire che la ALPI è una libera scelta? È assolutamente falso.
Abbiate almeno il coraggio di dire che noi non la vogliamo votare perché sennò mettiamo in fibrillazione la classe medica. Quando facevo altri esempi relativamente alle questioni nazionali, le ho rappresentate al Ministro. Non è che non gliele ho dette. Qui si tratta di mettere a regime, quindi rendere precettiva una norma già contenuta nel nuovo Piano di governo delle liste d’attesa, che parla al punto 16 proprio del blocco automatico.
Il problema è che qui si tergiversa, si parla, si reiterano argomenti che sono lì da vent’anni e non funzionano, e adesso qualcuno ci vuole dire che solo perché li stiamo riscrivendo... Sapete che quasi nessuna prenotazione viene data nei tempi previsti dalle norme regionali? Nessuna. Vuol dire mandare in default le ASL, che già non riescono a prendere i soldi dei ticket che non sono dovuti.
Credo che il Presidente Emiliano faccia prima a dire che questa legge non si può votare, ma non continuiamo a raccontarci fesserie. È un’offesa all’intelligenza delle persone. Per chi tutti i giorni deve ricevere segnalazioni o viverle sulla sua pelle non è normale. Non è assolutamente normale.
Speaker : PRESIDENTE.
Stiamo parlando sempre dell’8-bis, integrato con il subemendamento Pellegrino. È pervenuto un subemendamento a firma Santorsola e Colonna. Non abbiamo il tempo qui di stare a fare fotocopie per tutti. Comunque, è semplice. Chiedono di eliminare la lettera d) dell’articolo 8-bis.
Prego, collega Santorsola.
Speaker : SANTORSOLA.
Presidente, grazie.
Vorrei soltanto spiegare per non passare per quello che non vuole rimborsare gli utenti di un diritto a loro dovuto. Delle due l’una: o quello è già una cosa prevista in una legge precedente, quindi è inutile ribadirla, semmai lo si riprende dal Regolamento; oppure è una nuova norma, e in tal caso avrebbe bisogno del parere tecnico, altrimenti tutta la legge sarebbe invalidata e andremmo, in questo caso, a danno degli utenti.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Va bene.
È chiaro il subemendamento: eliminare il punto d).
La parola al Presidente Emiliano.
Speaker : EMILIANO, Presidente della Giunta regionale.
Capisco bene l’ottica del subemendamento, tant’è che, dal punto di vista del Governo, non nascondo che la tentazione di accoglierlo è molto forte, perché questo garantirebbe matematicamente un equilibrio finanziario. Però, mi pare il caso di prendere atto – ovviamente è una questione politicamente assai rilevante – che il dibattito, come ho ripetuto più volte oggi, che c’è stato in quest’ultimo anno su questo punto è stato tutt’altro che superfluo, e devo dare atto che io stesso ne ho avuto grande beneficio, e che una norma come questa, che è una norma sine qua non, perché nel momento in cui la prestazione viene comunque effettuata e deve essere rimborsata è chiaro che è una di quelle norme che, nel compendio degli interventi che oggi sono stati fatti dal Consiglio sul testo di legge, compenserebbe in maniera però giuridicamente ineccepibile il venir meno dell’automaticità dell’ALPI, senza ledere il diritto del cittadino a chiedere l’ALPI, ma anzi, rafforzandolo e individuando, lo dico chiaramente, nella fase successiva alla prestazione che va comunque assicurata anche in ALPI, assicurando da un lato che questa sia avvenuta non per le ragioni individuate dal consigliere Conca, il quale dà per scontato che ormai la torsione della finalità dell’ALPI si sia verificata e che quindi non c’è più niente da fare.
Il consigliere non considera che nel concetto di libertà di cura che è intrinsecamente collegato al diritto alla salute, perché il diritto alla salute è fondato sulla libertà di cura, è evidente che dare per scontato questo passaggio probabilmente spiega il perché in maniera assolutamente legittima, per quanto io non lo condivida, taluni hanno pensato che l’automatismo fosse l’unica soluzione possibile. Questa soluzione, anche dal punto di vista politico, dà per scontata una torsione dello strumento ALPI che noi dobbiamo impedire, non accettare.
Ecco perché è importante approvare l’emendamento che ridefinisce l’articolo 3, ed è importante, lo dico per certi versi ringraziando i consiglieri Colonna e Santorsola, perché loro sono preoccupati, probabilmente, dello sfondamento della spesa. Il Governo però questo rischio lo vuole correre. Credo sia la dichiarazione più importante dal punto di vista politico che si poteva fare oggi, a tutela, come diceva il consigliere Zullo, dell’interesse delle persone. Noi cioè in questo modo assicuriamo il diritto di scelta, diamo la prestazione e poi vediamo di chi è la colpa. Se la colpa è del medico sarà difficile pagarlo, lo dico chiaramente, perché se un medico si fa scegliere in ALPI perché non fa il suo dovere in corsia, poi vediamo se gli paghiamo la prestazione in ALPI, non so se è chiaro. Però lui la fa, quindi, se questo dovesse essere utile a comporre e a costruire un maggiore consenso sull’articolo 3, che mi rendo conto, come qualcuno ha detto, essere fondamentale, lo dico anche al Movimento 5 Stelle.
Per favore, comprendo che la tentazione che state vivendo è straordinaria. Avete il brivido di entrare nel cuore del centrosinistra e di mandarci in tilt. Questa cosa la capisco e forse al vostro posto avrei fatto la stessa cosa. Però provate per un attimo a mettere da parte questo brivido, per certi versi, adolescenziale dal punto di vista politico. Proviamo, invece, a considerare una emozione ancora più forte, cioè di costruire finalmente e di rendere evidente a tutti i cittadini che loro hanno diritto all’ALPI, cioè di scegliere un medico, e che se sono stati costretti a questo da una colpa dello stesso medico nell’ambito ordinario è chiaro che loro hanno comunque diritto alla prestazione. Questo è molto più importante e più efficiente ai nostri fini di tutto il resto.
Ecco perché il Governo vuole correre questo rischio, che è un rischio enorme. Sappiate che i Direttori generali, lo stesso Presidente della Regione, la Giunta con un rischio molto maggiore dell’automatismo... L’automatismo non fa correre nessun rischio. L’unico rischio è che il paziente dovrà andare da un altro medico e non da quello dove voleva andare, ma questa, a parte la questione giuridica, non è la finalità che voi volevate perseguire. Io so, alla fine, al di là dell’inevitabile brivido, che – ripeto – capisco, perché qualche volta pure a me viene voglia di prendere in contraddizione l’opposizione e di divertirmi un po’, però, per favore, vi daremo certamente altre occasioni per divertirvi. Ci saranno altri momenti in cui la maggioranza avrà difficoltà e voi potrete inserirvi per fare il legittimo lavoro che viene fatto dall’opposizione.
Voi pensate davvero che sia questo il momento? Non è il caso, finalmente, di riunificare tutta questa complessa vicenda dopo un bel dibattito e chiudere votando l’articolo 3, compresa la lettera d)? Questo volevo dirvi, sperando e credendo in voi. Il primo a dover credere in voi è il Presidente della Regione, che non è il capo della Regione. È semplicemente il coordinatore dell’Esecutivo. Per il resto, è semplicemente uno di voi.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Santorsola.
Speaker : SANTORSOLA.
Grazie, Presidente. Sarò breve, come al solito.
Io non condivido, ma è nella mia libertà, tutto quello che ha detto il Presidente Emiliano. Vorrei soltanto dire che, probabilmente, qualcuna delle affermazioni che ha fatto sull’automatismo dell’articolo 3 e tutto il procedimento potrebbe essere l’idea di un automatismo che potrebbe essere cambiata se il Presidente conoscesse gli altri due emendamenti a proposito dell’articolo 3 che noi abbiamo presentato. Se il Presidente li legge, forse l’automatismo cambia un attimo.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Arriveremo ai suoi emendamenti. È il 9-bis, Presidente.
Prego, collega Franzoso.
Speaker : FRANZOSO.
Grazie, Presidente.
Presidente Emiliano, la sua sfacciataggine non ha dimensioni, non ha termine. Lei si sente di correre un brivido sulla base del decreto legislativo n. 124 del 1998. Cioè, lei si sente di correre un brivido su uno strumento che i cittadini pugliesi potrebbero utilizzare in qualsiasi momento, ieri come oggi e come domani, e che nessuno fa per il semplice motivo per cui, nel momento stesso in cui va al CUP, chiede una prenotazione e si trova a ricevere la prenotazione al di fuori dei tempi stabiliti dalla legge, quando chiede al CUP di rendere la certificazione che è una prenotazione al di fuori dei tempi, il CUP non rilascia nessuna certificazione. Il cittadino dovrebbe chiedere all’ASL di competenza, con una domanda, il rimborso della prestazione. Questo sa che cosa significa? Significa ancora una volta lasciare sole le persone, lasciare le persone sole a cavarsela da sé a vedere garantito il proprio diritto di cura.
Oggi lei non sta correndo nessun brivido. Lei correrebbe il brivido, se scommettesse, Presidente, su quanto dispone l’articolo 3 di questa proposta di legge. Ma considerato che, uno, ammesso e concesso che dovesse diventare una pratica, un costume dei pugliesi quello di chiedere alle ASL il rimborso delle prestazioni, non l’ha corso lei il brivido, il brivido dovrebbe venire alla schiena dei pugliesi, perché è con le loro tasse che si vedrebbero rimborsare una prestazione, che invece doveva essere garantita.
Quindi lei, praticamente, sta dicendo di assumersi il rischio, quando lei rischia zero. Rischiano i pugliesi con le loro tasse e rischiano, ancora una volta, le persone che hanno questo strumento oggi, ma che non l’hanno mai utilizzato, semplicemente perché è eccessivamente farraginoso. Quando lei sostiene che l’ALPI è uno strumento di scelta offende non noi, perché noi siamo dei privilegiati. Io e lei siamo due fortunati. Noi ce li abbiamo i soldi per pagarli, i medici. Lei sta offendendo tutti i pugliesi che là fuori i soldi non ce li hanno, e che chiamano – io non ho timore a dirlo – me, che mi occupo ogni giorno di queste persone. Mi dicono: per favore, io non riesco ad avere una mammografia, per favore io non riesco ad avere una TAC. Lo so io come lo sa lei. Qua dentro stiamo facendo i sepolcri imbiancati, oggi: voi, io no.
Considerato, ripeto, che sta parlando di un decreto legislativo del 1998, almeno non insulti la nostra intelligenza. Considerato che tra l’altro, per rimborsare, lei dovrebbe usare i soldi della Regione che sono soldi dei pugliesi, non suoi – magari pagasse lei! –, lei oggi non sta correndo nessun rischio. Almeno questo, per favore, ce lo risparmi. Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Collega Franzoso, se mi posso permettere, qualche termine si può anche evitare: sfacciataggine, altro: un po’ più di accortezza aiuta tutti.
Consigliere Amati.
Speaker : AMATI.
Grazie, Presidente.
Io intervengo pregando il Presidente Emiliano di ascoltarmi, perché qua è un fatto di norme. Intervengo per dire che voteremo a favore dell’emendamento, ma c’è anche un altro motivo. Se ci fosse un referto tecnico, qualcuno le direbbe, Presidente, che deve esprimere parere contrario, perché è in violazione esattamente della norma, cioè dell’articolo 3, comma 13 di quella legge, alla lettera d). Purtroppo ci siamo abituati ad improvvisare. Dice che vale, nel 1998, fino all’approvazione dei programmi regionali di cui al comma 12. Comincia così, il comma 3: “fino all’approvazione dei programmi di cui al comma 12 vale questa cosa”: 1998. E cosa stiamo facendo noi adesso? Che è il motivo per cui quando ogni tanto nasce la polemica su questo argomento, attraverso i giornali, le ASL non riconoscono. Perché non lo riconoscono? Perché era una norma transitoria, Presidente. E non lo riconoscono. Che cosa facciamo noi con questa norma? Noi facciamo schizzare in alto l’ALPI. Premessa una cosa: ci devono dire a Roma che va tutto bene. Facciamo schizzare in alto l’ALPI. D’altronde, quando una persona va a prenotare e gli dicono che la prenotazione è al di là del tempo massimo… Scusate se sto facendo questa riflessione sulle norme, però è essenziale. Poi capisco che qualche collega discute sempre sulle qualità personali. Non si discute sulle qualità personali, io non lo faccio mai, si discute sul merito. Allora, quando noi dovessimo poterla applicare, perché non l’applicheranno mai, i direttori generali non l’applicheranno mai, perché sarebbe un’ipotesi di responsabilità per altro verso, però se noi scriviamo che si può fare questa cosa ai sensi di questa legge, che non lo prevede più, noi facciamo schizzare l’ALPI, perché uno dice “no, stai fuori dal tempo massimo, io vado all’ALPI, mi scelgo il medico, probabilmente lo stesso, e tu mi paghi, mi paghi la differenza sulla compartecipazione; se, invece, io sono esente, non devo compartecipare, tu me la paghi tutta”. Questo dice la norma. L’abbiamo letta, o no?
Lettera e): “Incremento delle ore a specialisti ambulatoriali interni già in servizio o attivando nuove ore di specialistica ambulatoriale interna”. Fu fatto dal Governo Vendola. La Corte dei conti, con sei deliberazioni diverse – lo sa bene l’assessore Piemontese perché ne abbiamo parlato –, eccepì e disse che quel provvedimento ha alimentato la domanda di prestazione. È scritto lì, in quelle sei deliberazioni della Corte dei conti.
Andiamo avanti: “Acquisto di prestazioni da operatori accreditati esterni per le branche di riferimento in extra budget rispetto agli accordi contrattuali vigenti”. È chiaro? In extra budget rispetto agli accordi contrattuali vigenti.
Poi, alla fine, c’è una cosa che era già scritta nella nostra norma, e cioè prendendo dalle somme accantonate dal versamento ALPI per la riduzione delle liste d’attesa. Soltanto la lettera g), ma la lettera g) stava già nella nostra proposta.
Presidente, ci rendiamo conto di che cosa stiamo per votare? Assessore Piemontese, ci rendiamo conto di che cosa stiamo per votare? Ne abbiamo la consapevolezza? Noi stiamo dicendo, in qualche modo, che facciamo i procacciatori d’affari dell’attività libero-professionale intramuraria. Questo stiamo dicendo. Un cittadino, a fronte della telefonata al CUP, quanto tempo? Sei mesi. E ALPI? Rivolgiti al reparto. Con l’articolo 1 non potranno farlo più, perché l’abbiamo approvato. Proposto da noi. Non potranno farlo più. Invece, ALPI dirà “domani mattina”. Saranno tutti ALPI perché l’ALPI sarà rimborsata e io pagherò soltanto la compartecipazione, salvo che non sia esente. Oppure davanti alle porte dei Direttori generali, specialisti accreditati diranno: “Che facciamo, signor direttore? Possiamo rivedere il budget? Perché è scritto qui: acquisto di prestazioni da operatori accreditati esterni per le branche di riferimento. Sono io?”; “Sì, sei tu. Sta scritto sull’elenco”; “In extra budget, quindi mi raccomando: in più rispetto a quanto mi hai dato, rispetto agli accordi contrattuali vigenti”.
Colleghi, è chiaro? Voi avete detto per anni e anni, noi lo abbiamo detto, con tanti sacrifici, tutti: Piano di rientro, Piano operativo, con tutte le persone ad osservarci da Roma e da ovunque, con tutte le difficoltà. Oggi, se passasse o se si applicasse, stiamo dicendo delle cose del genere. Colleghi, ci rendiamo conto? Come possiamo farlo?
Nella polemica tra noi, forse politica, devo sospettare... Forse sono io antipatico. Anzi, mettiamola così: sì, il problema magari è che l’ho presentata io perché sono, magari, troppo eclatante in alcune mie manifestazioni. Non so i motivi. Fate voi. Lo ammetto. Sì, è vero. Avete ragione. Io porto con me questo problema. È un problema caratteriale. Ognuno ha il suo carattere. Così come il Presidente Emiliano ha il suo, io potrò pure avere il mio. L’importante è riconoscere questo limite. È questo il problema? Che ci sono io tra i presentatori, quindi è diventata una questione politica? Amati ha rotto le scatole? L’ho sentito “eh, questo argomento, sempre sui giornali…” È parte della psicologia umana, io lo so, e lo sapete pure voi. Ma questo ci consente di dire che noi facciamo esplodere l’ALPI, ove fosse possibile?
Io, Presidente, la prego di rimeditare il parere non sulla lettera d) soltanto, ma sull’intero articolo. Perché lo deve rimeditare? Perché lei ha continuato, nei sacrifici avviati nelle scorse legislature, e abbiamo ottenuto risultati. Io, se permette, con lei, per un cinquantunesimo.
Ora, noi non possiamo rivedere tutto questo, una serata di marzo, così, per tirarci fuori da questa impasse e per andare ad equilibrare la politica in una sorta di manovrismo che non ha mai fine e dire: ah, bella, accettiamo questa sfida. Questa sfida che ci dà i brividi – lei ha usato questa espressione. Si figuri, io rispetto ai brividi sono molto sensibile perché vivo nei brividi, non è che faccio molti calcoli, lei mi conosce: ogni tanto mi diletto anche in quell’attività dove ci vuole anche un minimo di fegato. Quindi, si figuri, casa vostra: sui brividi, con me, casa vostra. Però questo è un brivido che fa rabbrividire la finanza pubblica e tutta l’organizzazione sanitaria. La prego di rimeditare sul parere che ha dato. Se non rimediterà io, e presumo anche alcuni colleghi che ho sentito prima di intervenire, voteremo contro.
Speaker : PRESIDENTE.
Consigliere Zullo.
Speaker : ZULLO.
Presidente, effettivamente aveva ragione Perrini. La confusione non è in quello che diciamo, ma soprattutto quando esprimiamo l’ideologia in cui crediamo.
Io vedo la collega Franzoso, che dovrebbe essere liberale, chiusa su una norma che mette in mano al cittadino la possibilità di dire, non di costringere, al direttore generale – Franzoso, io non ho parlato quando parlavi tu, non ho parlato; poi riprendi la parola e contesti –: io non ho avuto la prestazione nei sessanta giorni previsti, vedi tu come devi fare. Perché qui non è costrittivo. La norma non è costrittiva. La norma mette a disposizione dei direttori generali una serie di strumenti che possono attivare per risolvere il problema della persona. Poi mi trovo di fronte il Presidente Emiliano, che io, considerando di sinistra, avrei pensato che fosse chiuso e che mi dicesse: no, al cittadino non dobbiamo dare niente in mano. E invece mi dice… Presidente, la posso elogiare? Io la elogio perché la credevo chiuso, conservatore, invece la vedo libera, nel momento in cui dice “io voglio sfidare me stesso ponendo al centro del sistema il cittadino con la sua salute”. E questo le fa onore. Le fa onore. Del resto, indipendentemente da tutte le sciocchezze che ho sentito sulla spesa, e le dico che sono sciocchezze… Perché sono sciocchezze? Perché intanto questo articolo si applicherebbe dopo che tutta l’organizzazione, le assunzioni, i controlli eccetera, eccetera sono stati perfetti. Poi si potrebbe applicare.
Poi questo articolo non costringe nessuno. Cioè, questo articolo non dice a nessuno: aumenti la spesa. Questo articolo dice ai direttori generali: caro direttore generale, se ti trovi la persona che ha problemi ad accedere alla prestazione, tu hai a disposizione e scegli tu quale strumento tra questi; hai a disposizione o questo o questo o questo, ma salva la vita di quella persona, salvaguarda la salute di quella persona. Questo dice questo articolo, Presidente. Ecco perché le fa onore, perché rispetto ad alcuni che si dicono liberali e che negano questo diritto al cittadino… La negazione del diritto è sempre illiberale. La negazione di poter procedere alla tutela della salute è un atto illiberale e di disumanizzazione. È disumano.
Poi mi vedo, caro Presidente, i Cinque Stelle, che sono quelli che hanno prodotto l’intesa con il loro Ministro e sono contro, adducendo un’altra falsità. Si dice che il decreto legislativo del 1998 è vecchio e superato. No, Presidente. Si legga il Piano nazionale di governo delle liste d’attesa: è dentro ed è un cardine, quel decreto legislativo, di questo Piano nazionale di governo delle liste d’attesa. È il cardine di questo. Scusate… Scusate… Quando avete detto che è vecchio, io non mi sono ribellato alle vostre bugie. Io vi sto dicendo: leggetevi le norme. Quel decreto legislativo è il cardine ed è una conquista dei cittadini.
Presidente, ha detto bene. A me non interessa essere contro di lei e fare un danno ai cittadini. A me interessa non sapere se sono contro o a favore, a vantaggio o a svantaggio. A me interessa legiferare in favore dei diritti e delle necessità dei cittadini. A me questo interessa. Io sono convinto che questa norma, che abbiamo condiviso noi, come Gruppo, con il collega Pellegrino, sia un atto di umanizzazione e di rispetto dei diritti dei cittadini.
Speaker : PRESIDENTE.
Romano.
Speaker : ROMANO Giuseppe.
Ritorniamo sempre sugli stessi argomenti.
Io ho già detto in premessa, all’inizio della discussione generale su questo argomento, che non credo che l’ALPI possa affrontare e risolvere il problema delle liste d’attesa. Sono cose completamente diverse. Ho detto anche che, per quello che mi riguarda, il tema delle liste d’attesa è il diritto negato. Il diritto negato non a chi può. Il diretto negato a chi non può.
Stiamo discutendo di un emendamento che ha all’interno una serie di opzioni in mano al Direttore generale, tra le quali anche l’acquisto della prestazione. Mi viene detto che lo splafonamento è un argomento altro. Lo lasci dire a me che per dodici anni, da quando siamo entrati nel Piano di rientro, ho guidato in quest’Aula contro il blocco del turnover, della spesa, del finanziamento, eccetera. Non lo dica a me.
Adesso noi stiamo affrontando un tema grande quanto l’Europa. La prestazione e il diritto alla prestazione. Abbiamo una possibilità: contingentare l’acquisto della prestazione attraverso l’ALPI, perché di questo si tratta (perché la gente all’ALPI deve pagare, o no?) e l’acquisto della prestazione da parte del Direttore generale, garantendo alle persone in carne ed ossa il diritto alla prestazione, che non è un euro in più rispetto a quello che deve pagare come ticket. Di questo stiamo parlando. Se qui dentro ci mettiamo anche la preoccupazione dello splafonamento... Sono due anni già che stiamo aspettando l’uscita dal Piano operativo. Non possiamo fare concorsi per il Piano operativo, ma questo che cosa c’entra con la calmierazione della prestazione?
Questa esperienza è stata fatta in Puglia, nella ASL di Brindisi nel 2009, con l’acquisto delle prestazioni quando c’era la lista d’attesa.
Oggi questa cosa viene riconosciuta anche dalla Conferenza Stato-Regioni, da un accordo recepito dallo Stato, vivaddio! Chi non può permettersi di chiedere la prestazione in ALPI? L’ho detto prima: la differenza tra l’istituzionale, per la cataratta e l’intervento sono 630 euro. La persona aspetta un anno e mezzo per non pagare i 630 euro. In questa fattispecie sarebbe in teoria possibile per il direttore generale che ha una lista d’attesa per la cataratta di un anno, acquistare le prestazioni sul mercato ed erogarle ai cittadini con il ticket, non con l’ALPI: di questo stiamo parlando.
E allora, quando c’è questa possibilità, poi la calmierazione del bilancio, il contenimento della spesa, il controllo e la trasparenza – che è il problema vero, perché nessuno mi deve cavalcare, e su questo apriamo un’autostrada – sono altre cose rispetto al problema del diritto alla prestazione che vogliamo riconoscere. Da questo punto di vista, questa legge ho detto che era inutile e continuo a dirlo. Però, su questo emendamento, la questione è questa: il diritto. È attraverso l’acquisto della prestazione che viene riconosciuto, anche a livello nazionale, in uno con tutte le altre fattispecie previste dall’emendamento, il recepimento della Conferenza Stato-Regioni: ci sono ampie possibilità. Si splafona? Terranno conto dello splafonamento. Si interviene per garantire trasparenza? Perfetto. C’è la lista d’attesa e non possiamo risolvere perché il reparto va a pieno regime, va in istruzione, funziona quel reparto? O vi sono altre problematiche che non consentono l’allineamento? Quanto all’allineamento, questo lo vediamo dopo.
Io, direttore generale, posso acquistare dieci prestazioni di diagnostica per immagini. Io direttore generale, posso, perché mi è consentito, acquistare dieci interventi di chirurgia. Li posso acquistare? La domanda è: la persona che ha fatto richiesta di questa prestazione paga quello che sta acquistando o paga il ticket? Se va in ALPI paga il ticket? Stiamo parlando delle persone, affrontiamo questo aspetto così. Io credo che questo emendamento lo affronti così. Il resto è noia.
Speaker : PRESIDENTE.
Un minuto, Conca.
Speaker : CONCA.
Faccio veloce. Relativamente al comma 13 dell’articolo 3 devo ricordare all’Assemblea che la Regione Puglia, con tredici anni di ritardo, il 24 giugno del 2011, ha fatto una delibera di Giunta regionale, la n. 1397, che ha recepito il Piano regionale per il governo delle liste d’attesa, allora per il triennio 2011-2013. Fatta questa delibera, di fatto decadeva l’obbligo del comma 13, perché si era nel frattempo ottemperato al comma 12.
Quindi, oggi richiamare in una legge del 2019 un comma e un articolo di una legge che noi abbiamo superato nel 2011, voglio ribadirlo, non ricordo se avevi citato la cosa... È la DGR n. 1397. Se non volete approvare il blocco automatico, trovate un’altra scusa. Questo non si può fare.
Speaker : PRESIDENTE.
Emiliano.
Speaker : EMILIANO, Presidente della Giunta regionale.
Mi metto in piedi questa volta.
Capisco, perché cerco di immedesimarmi in ciascuno di voi. In particolare, sto cercando di immedesimarmi nel consigliere Amati. Capisco i suoi “sospetti”, però mi creda, consigliere, noi finalmente stiamo dimostrando ai cittadini pugliesi di non avere una questione aperta con i medici, ma piuttosto di avere a cura il loro interesse ad avere la prestazione. È per questo che il consigliere Pellegrino ha ritenuto di introdurre questo elemento, al quale onestamente in questi anni... Io non vorrei andare a riprendere gli interventi del consigliere Conca a favore di questo sistema, che oggi invece ha cambiato idea, ma io me li ricordo. Ha parlato più volte di questo sistema. Non fa niente. Come sto cambiando idea io su tante cose, è anche giusto che il consigliere Conca, a seconda di come gli conviene, racconti lo stesso fatto in modo diverso. È il gioco delle parti.
Il punto qual è? Noi – parlo dell’Esecutivo che ho l’onore di coordinare – non possiamo fare il gioco delle parti. Per noi la questione è dare la prestazione. La prima questione sulla quale ci siamo intrattenuti è: come facciamo a dare la prestazione se non ci fanno assumere le persone? Piano di riordino. Il Piano di riordino non me lo sono inventato. Era obbligatorio, ma serviva ad ottenere, assieme al risparmio sulla spesa farmaceutica, la facoltà di assumere. Mi sbloccano pezzi di assunzioni man mano che applichiamo le norme nel loro complesso.
Ricordo una discussione, addirittura credo in campagna elettorale, con il consigliere Pentassuglia (era allora assessore alla sanità) dove parlavamo dell’imminenza dello sblocco delle assunzioni, e questo sblocco delle assunzioni arriva con il contagocce e arriva con difficoltà enormi. Oggi abbiamo avuto una notizia, che io vi rendo, del superamento nella discussione della verifica dell’osservanza del DM n. 70, perché oggi, guidati dal dottor Attolini, avevamo questo confronto con il Ministero dell’economia e con il Ministero della salute.
Naturalmente a tutti questi elementi, che rappresentano un delicatissimo mosaico di azioni diverse, che mirano tutte al diritto alla salute, anche attraverso la limitazione delle liste d’attesa (ovviamente questa è stata la nostra idea), ci dovevamo arrivare, come ha ribadito anche il consigliere Zullo, attraverso la riorganizzazione complessiva del sistema, rispetto al quale stiamo facendo anche una polemica politica forte. L’impressione che ho io è che – lo dico al Movimento 5 Stelle – siamo persino sostenuti dal Ministro, perché il Ministro è consapevole che nel Mezzogiorno ci sono problemi. Il problema è che avete l’alleato più sbagliato di tutti, perché quello è l’alleato che, viceversa, nei confronti del Mezzogiorno, ritenendo la causa persa, tenta sistematicamente di risolvere anche i nostri problemi di salute superfetando il sistema del Nord. Quindi, accettare la sfida, aumentare gli organici, migliorare la qualità, costruire nuovi ospedali, ristrutturare la medicina del territorio, aumentare l’offerta sono tutte questioni che andavano tutte nell’indirizzo di ridurre le liste d’attesa secondo la strada fisiologica.
Le strade di cui stiamo parlando oggi non sono le strade fisiologiche di abbattimento delle liste d’attesa, sono le strade che si colgono di fronte ad una patologia. E abbiamo discusso serenamente, senza un confronto personale. Un po’ mi ha addolorato l’ultimo intervento del consigliere Amati, però non fa niente, me la farò passare. È un po’ come con la consigliera Franzoso, che devo dire è stata peggio di lei. Però, pensare che noi ci stiamo inventando qualche cosa per darle torto, a me sembra eccessivo, perché non è questa la logica. Anzi, ci siamo sforzati in questo anno e più di considerare con enorme attenzione quello che lei stava dicendo. Alla fine, se stiamo arrivando addirittura a votare un disegno di legge da molti considerato superfluo, non è la mia idea, di fronte a un sistema nel quale qualcuno sosteneva addirittura che bastasse aderire alle linee di indirizzo e finiva la storia, no, invece le siamo venuti non incontro, di più. Stiamo cercando di accogliere, ci stiamo sforzando di accogliere il suo punto di vista con amicizia, con lealtà, con attenzione alle sue osservazioni, e quindi adesso le stiamo dicendo che, siccome il sistema non è così facile da splafonare… Per splafonare devi arrivare ad avere esaurito tutte le altre possibilità di resa della prestazione. Peraltro, il direttore generale dovrà essere messo di fronte all’opportunità, come diceva il consigliere Romano, di scegliere se rafforzare la sua organizzazione, se rafforzare la sua capacità di controllo dell’organizzazione del lavoro, responsabilizzando tutti i suoi sottoposti, e nel caso in cui non ha altra strada scegliere la strada dello splafonamento, che non è un fatto che avviene per default, ma deve essere il frutto di una scelta dove il disallineamento lo devi aver previsto e provocato, e lo devi considerare tra gli elementi.
Le dico, a questo punto, dopo quattro anni di esperienza, che questa cosa è stramaledettamente giusta. Dove sta scritto che noi non riusciamo a far quadrare il rapporto e l’esito è sospendere il diritto alla salute dei cittadini? Dove sta scritto? Se io ho il diritto di scegliermi il mio medico, perché il meccanismo non deve considerare almeno come elemento di default, come ultima chance, last chance, la possibilità di acquistare temporaneamente, certo… È chiaro che, di fronte a uno splafonamento, altro che la sospensione automatica. Qui verranno sollevati da terra direttori generali, direttori sanitari, primari. Dovranno, tutti, essere messi di fronte. Però, questo sistema non nega il diritto della persona. Ma è così chiaro.
Noi, quindi, stiamo facendo oggi qualche cosa di straordinario con il Presidente della Regione che si assume questo rischio e lo stiamo facendo andando ben oltre ciò che avevamo in mente all’inizio, cioè solo un piccolo sistema intimidatorio nei confronti dei medici per farli muovere un po’. Sinceramente io temo – ringrazio tutti i sanitari della regione Puglia, li ringrazio – di aver fatto con loro una strada in cui si sono dati una mossa, ammesso che in passato non lavorassero, ma non ho questi elementi, si sono dati un gran daffare non perché io li ho spaventati o li ho minacciati… D’altra parte, parliamoci chiaro: io nella pubblica amministrazione lavoro da tantissimi anni, prima come magistrato e poi come Sindaco, e non ho mai visto Pubbliche amministrazioni che lavorano sotto minaccia, anche perché, ringraziando Dio, viviamo in un Paese civile, dove tu non puoi sottratti ad un principio fondamentale, un brocardo del diritto di tutti gli ordinamenti civili: ad impossibilia nemo tenetur. Se una cosa è impossibile, non è esigibile.
Noi oggi stiamo dicendo che se c’è una situazione, noi ci auguriamo eccezionale, in cui non possiamo spendere i soldi assumendo quello che è necessario, dando le prestazioni che sono necessarie, eccetera, abbiamo la possibilità – ed è un ulteriore rafforzamento del diritto alla salute – di comprare delle prestazioni. Il caso vuole che le compreremo dalla stessa persona che non abbiamo messo nelle condizioni di operare in modo adeguato. Questo succederà, ma se potremo dimostrare che la lista di attesa “ordinaria” è stata provocata, in che modo pensiamo di dover splafonare pagando il supplemento? Ci sarà un conflitto tra le due cose. E il sistema va in equilibrio. Ci abbiamo pensato e non riteniamo che ci siano questi rischi.
È chiaro che, in caso di disallineamento, e qui il disallineamento colpevole ci sarà, l’esito non è quello di bloccare l’attività ALPI, ma è quello di far pagare, anche in termini economici, chi ha la responsabilità di questo disallineamento, senza pregiudicare il diritto alla salute. Io non ho mai parlato di brivido da questo punto di vista. “Brivido” è un termine che ho adoperato con riferimento alla tentazione per il Movimento 5 Stelle di spaccare il centrosinistra, come già è accaduto. Era quello il brivido. Un brivido legittimo. È ovvio, è un’Assemblea di uomini e donne liberi. Ci mancherebbe che su un argomento del genere dovessimo votare come un plotone organizzato. Non ve l’ho mai chiesto. Non ho minimamente l’idea che la maggioranza debba per forza votare come dice l’Esecutivo su questioni così controverse e complicate. Sono questioni controverse. Non sono questioni così facili. Non è una questione “bianco o nero”. È un contributo enorme quello che avete dato. Enorme. Noi lo memorizzeremo come momento fondamentale di civiltà.
Io stasera vorrei provare a risollevare il tono della discussione, che è stata già altissima, e a complimentarmi con ciascuno di voi, escluso Conca (sto scherzando, anche con te mi complimento), perché abbiamo affrontato, nei limiti delle possibilità umane allo stato degli atti... Deve valere pure per me il principio ad impossibilia nemo tenetur. Se mi fanno avere 15.000 addetti al sistema sanitario in meno dell’Emilia-Romagna e 700 milioni di disponibilità per alimentare il sistema rispetto all’Emilia-Romagna, a parità di abitanti, dicendomi che i soldi devono andare dove ci sono quelli più anziani, non dove ci sono i bisogni? È chiaro che questa cosa non funziona e non può funzionare.
Io chiudo dicendo: proviamo a sfidarci su questa cosa. Voi sapete che io mi assumo anche la responsabilità diretta, al di là del mio ruolo, anche perché, non essendoci un assessore alla sanità, ma essendoci il Presidente, questa sfida è ancora più importante. Credo che da questo punto di vista noi stasera votando l’articolo 3, così come sostituito dall’emendamento presentato da Zullo e Pellegrino, rendiamo un servizio ai cittadini. E domani, sui giornali, sarà scritto non che puniamo i medici, ma che abbiamo finalmente realizzato il diritto alla salute dei cittadini. È un altro mondo. Facciamolo, per favore. Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Adesso però ci dobbiamo aiutare un po’ tutti, siamo qui da otto ore.
Il collega Amati ha presentato un subemendamento per sopprimere l’articolo 8-bis, ma nel frattempo stavamo già emendando. Per cui, adesso stavamo votando il subemendamento di Santorsola e Colonna. Dobbiamo però recuperare la procedura, per cui sono obbligato a mettere ai voti il subemendamento Amati, che chiede di sopprimere l’articolo 8-bis, chiamiamolo così, “Zullo- Pellegrino”, così ci capiamo prima.
Dopodiché, riprenderemo la discussione sui subemendamenti, qualora restasse in vigore l’8-bis, di Santorsola, di Colonia e di altri. Quindi, dobbiamo per un momento interrompere la votazione sulla soppressione del punto d) e tornare al subemendamento che chiede la soppressione totale, a firma di Amati.
Pongo in votazione un subemendamento a firma di Amati che chiede di sopprimere l’emendamento 8-bis a firma Zullo, così come poi sarà subemendato da Pellegrino. Col parere ovviamente contrario del Governo.
Presenti 36, votanti 36, favorevoli 15, contrari 21.
Non è approvato.
Siccome l’articolo 8-bis rimane in vita, torniamo ai subemendamenti.
Il primo lo avevamo già illustrato, quello che chiede la soppressione del punto d). Ne abbiamo già discusso, per cui penso che siamo nelle condizioni di votare, con il parere contrario del Governo.
Presenti 33, votanti 28, favorevoli 8, contrari 20, astenuti 5.
Non è approvato.
Adesso seguitemi perché non avete le carte. C’è un secondo subemendamento, sempre a firma di Santorsola e Colonna, con cui si chiede di inserire quello che era il 9-bis all’articolo 3. Sostanzialmente, c’è il superamento del meccanismo automatico del blocco dopo i cinque giorni. Ho capito bene, Colonna? Avete il 9-bis. Il 9-bis diventa un subemendamento aggiuntivo all’articolo 3 vostro. Lo aggiunge. So bene che non diventa un disegno armonico. Chissà cosa verrà fuori alla fine, però è così. Non posso fare diversamente.
Il 9-bis lo avete.
Speaker : EMILIANO, Presidente della Giunta regionale.
In che senso? Come fa a essere blocco automatico? Se c’è la diffida, non è automatico. Cioè, non c’è l’istruttoria neanche in questo caso?
Speaker : PRESIDENTE.
Fa la diffida, dà sessanta giorni…
Speaker : EMILIANO, Presidente della Giunta regionale.
O ti allinei… Ho capito. Allora, il parere è contrario.
Speaker : PRESIDENTE.
Va bene. Andiamo avanti. Parere contrario del Governo.
Collega Amati, hai chiesto di parlare? Stiamo parlando del subemendamento. Prego.
Speaker : AMATI.
Ovviamente io voterò a favore. Però, perché sono intervenuto? Perché ho sentito una parola, che è ricorrente, quindi vorrei che non si usasse più. Qual è la parola? Senza l’istruttoria. Presidente, lei lo prende come un fatto di mancato garbo, no, io prendo gli atti che voi avete votato, sempre il Regolamento n. 2 del 2006. Io lo so, Presidente, che gli atti e i fatti sono testardi, danno fastidio. È sempre meglio fare un intervento affastellando concetti.
In questo Regolamento, Presidente, è indicata precisamente tutta l’istruttoria – l’avete scritto voi – ed è un’istruttoria molto attenta, addirittura eccedente in pignoleria, all’esito del quale voi avete scritto che il singolo operatore può essere sospeso. L’avete scritto voi. Non vi è piaciuta la prima versione del blocco automatico? E va bene. Non vi piace nemmeno questa ulteriore, con questa diffida, che è un tentativo del collega Colonna di dire: il regolamento del calcio prevede il rigore quando il difensore prende la palla con la mano; tuttavia, l’arbitro può demandare ai commenti del bar la decisione se è rigore o meno. È così. Secondo Boskov, Presidente, rigore è quando arbitro fischia. No, qui è quando al bar il giorno dopo i tifosi decidono che è rigore.
È scritto nel Regolamento approvato dal Governo Emiliano. Qui c’è un difetto di personalità. Io non sono esperto di questa materia. Non del Presidente Emiliano, di personalità con riferimento agli organi istituzionali, perché c’è una Giunta regionale che adotta un Regolamento e dice alcune cose, e c’è una Giunta regionale che, rendendo il suo parere, dice una cosa diversa. Questa è la notizia. E nessuno finora mi ha smentito. Io vado girando con questo Regolamento da più di un anno. Tra l’altro, è pieno di glosse, tutto pieno, per via delle tante attività che abbiamo compiuto.
Questo regolamento nessuno l’ha mai smentito. Ora si presentano delle norme, in aderenza con questo regolamento, no. E poi alla fine dobbiamo sentire – niente poco di meno per un liberale come me – che il concetto liberale per cui se tu lavori per me, tu lavori e fai il lavoro prima per me e poi per te stesso, finisce per essere un concetto punitivo. Al punto che si arriva a dire che l’ALPI è qualcosa in favore dei cittadini e che i cittadini la utilizzano esercitando la loro libera scelta, mentre il servizio pubblico, quello di cui abbiamo festeggiato il quarantennale qualche settimana fa, era fondato su un’altra cosa. Era fondato sul fatto che un cittadino che chiede si prende la prestazione prima di tutto dal pubblico. Ora, il disallineamento, Presidente – e non c’entra il problema dell’organico, lo ripeto tante volte perché altrimenti andate a suggerire ad InnovaPuglia come si fanno le statistiche – c’è a parità di organico, personale impiegato, ore lavorate e numero di prestazioni richieste. È diventato una cantilena. Solo allora si dichiara il disallineamento. Come è mai possibile che al cospetto di questo problema, di questa insufficienza pubblica, la risposta del pubblico, nella concezione liberale, non di sinistra ma liberale è questa: “facciamo una cosa, quelli che lavorano per me possono non lavorare per me, assicurando l’allineamento, e fanno l’attività libero-professionale”.
Per questo motivo mi pare strano anche il parere contrario all’emendamento presentato dal collega Colonna.
Speaker : PRESIDENTE.
Mi posso permettere di dire che è improponibile? Facevate riferimento all’articolo 3. È inutile. Lo ritiriamo e facciamo prima.
Adesso torniamo all’8-bis.
Questo è ritirato. Togliamo il voto.
Torniamo all’8-bis. Votiamo prima il subemendamento di Pellegrino, che chiede di aggiungere le lettere e), f) e g). È così? Bene.
Votiamo, con il parere favorevole del Governo.
C’è un subemendamento 8-bis all’8-0.bis, con cui si aggiungono le lettera e), f) e g).
Presenti 34, votanti 33, favorevoli 21, contrari 12, astenuti 1.
È approvato.
Adesso votiamo l’8-bis, così come è stato emendato, ovviamente con il parere favorevole del Governo.
È aperta la votazione.
Votanti 36, favorevoli 21, contrari 15.
È approvato.
A questo punto, l’articolo 3 non c’è più. Il testo viene sostituito con questo approvato.
Anche il 9, l’emendamento Galante e Conca, all’articolo 3, che è soppresso, decade.
Anche l’emendamento 9-bis decade.
Così come decade il 9-bis, a questo punto, di Colonna. Anche il 10 decade e anche il 10-bis del collega Santorsola.
Ora c’è l’emendamento a pagina 11 a firma del consigliere Pellegrino, che chiede di sopprimere l’articolo 4, che è una conseguenza di quanto è avvenuto prima. Vi sono altri emendamenti? Quello del collega Zullo che sostituisce. Però, se passa… Tu dici che lo consideriamo aggiuntivo qualora passi la soppressione. Va bene.
Intanto votiamo per sopprimere l’articolo 4.
Presenti 26, votanti 26, favorevoli 20, contrari 6.
È approvato.
Adesso andiamo a pagina 11-bis, che è l’emendamento del consigliere Zullo, che diventa un emendamento aggiuntivo. Poi troveremo il modo per classificarlo. Diventa un articolo aggiuntivo, l’11-bis. Lui chiede di non chiamarlo più sostitutivo, ma aggiuntivo. L’articolo qua non c’è più ormai, l’abbiamo soppresso, per cui il titolo viene modificato con articolo aggiuntivo. Poi vedremo nella classificazione che numero prenderà.
Prego, collega Santorsola.
Speaker : SANTORSOLA.
Grazie, Presidente. Sarò velocissimo.
Considerando che ho accettato che cancellasse l’emendamento in merito alla sospensione, mi sembra ridicolo discutere e approvare un articolo che parla della durata di una sospensione che non è. Per cui, considerando tutte le modalità in cui è stato condotta questa discussione, io abbandono l’Aula. Grazie.
Speaker : ZULLO.
Se volete lo ritiro, soprattutto perché voglio che poi facciamo la legge.
Io lo ritiro, ma è una storia completamente diversa. Comunque, ritirato.
Speaker : PRESIDENTE.
Ritirato. Ovviamente è decaduto anche il 12 perché l’articolo 4 non c’è più, la durata della sospensione.
Adesso andiamo all’articolo 5. C’è il 12-bis, sempre a firma di Zullo, che chiede di sostituire l’articolo 5, Piano regionale per il governo delle liste di attesa.
C’è l’emendamento 12-bis con cui Zullo ed altri chiedono di sostituire l’articolo 5 della proposta di legge. Il Governo? Prego.
Speaker : ZULLO.
Presidente, se resta in piedi l’articolo 5 originario della legge, è una cosa che noi abbiamo già approvato: “La Giunta regionale provvede ad adottare entro sessanta giorni […] il piano regionale del governo delle liste d’attesa”, quindi noi l’abbiamo già approvato. Mentre diventa importante assumere nella legge quelle indicazioni del piano nazionale di governo delle liste d’attesa, che riguardano, Presidente, la pubblicizzazione di tutte le procedure, che devono essere conosciute da tutti i cittadini attraverso i siti web, attraverso gli Uffici relazioni con il pubblico, attraverso le Carte dei servizi. Tutti i cittadini devono essere edotti attraverso una partecipazione attiva al governo delle liste d’attesa.
Però, se questo ostacola i lavori, io lo posso ritirare. Non c’è problema. Lo ritiro. Il problema è che l’articolo 5 originale non può restare.
Speaker : PRESIDENTE.
L’articolo 5 diventa ripetitivo del primo comma che abbiamo approvato all’inizio. Quello di Zullo, invece, completa una procedura. Va bene quello di Zullo. È un completamento.
Votiamo l’articolo 5, sostitutivo. È giusto ormai togliere l’articolo 5. Parere favorevole del Governo.
Presenti 28, votanti 27, favorevoli 21, contrari 6, astenuti 1.
È approvato.
Il 13 è decaduto perché non c’è più l’articolo 5 originario.
L’articolo 6 è sostituito. Rimane l’articolo 6, allora. Gli articoli 3 e 4 non ci sono più, quindi decade. Abbiamo già soppresso il 3 e il 4. È chiaro? L’articolo 6 non c’è più.
Il 14 è decaduto.
Arriviamo agli articoli aggiuntivi del Movimento 5 Stelle. Attenzione.
Dobbiamo procedere. Pagina 15, emendamento aggiuntivo a firma di Conca e Galante. Possiamo votare? Lo abbiamo letto tutti. Lo ritirate? Bene.
Articolo aggiuntivo di pagina 16. Lo ritirate? È ritirato.
Articolo aggiuntivo di pagina 17. È ritirato. Non è ritirato, collega Conca? Va bene, allora torniamo all’emendamento aggiuntivo del Movimento 5 Stelle. Siamo a pagina 16. Vogliono il parere del Governo, perché il primo comma è innocuo, il secondo comma pare un po’ complicato. Il parere è contrario. Votiamo.
Presenti 29, votanti 29, favorevoli 7, contrari 22.
Non è approvato.
Adesso torniamo all’emendamento a pagina 17. Lo possiamo ritirare? Allora lo votiamo. Parere del Governo? Parere contrario? Okay. Votiamo.
Presenti 29, votanti 29, favorevoli 7, contrari 22.
Non è approvato.
Emendamento 18, Galante. Il parere del Governo è contrario. Un pochino più svelti, ché siamo tutti stanchi. Galante, ti ho chiesto, ti ho richiamato. Illustralo.
Speaker : GALANTE.
Questo è l’inventario dei beni strumentali. Si dice sempre che i macchinari non vengono utilizzati correttamente. Lo possiamo mettere in votazione? Ha mai visto lei un inventario… Ha letto l’emendamento, assessore? L’orario in cui il macchinario viene utilizzato? Di che storia sta parlando, scusi? Non ho capito. Si nasconde dietro l’ulteriore burocrazia. E come fa a fare un rapporto tra i macchinari che lavorano in intramoenia e quelli che lavorano in istituzionale, se non ha correttamente il rapporto di quanto lavora una macchina in istituzionale e quanto lavora in ALPI? Ma ci sta anche quello. Io stavo parlando, lei mi ha interrotto dicendo che c’è già. Le ho chiesto se ha letto l’emendamento.
Speaker : PRESIDENTE.
Parere contrario del Governo. Avete votato tutti, intanto?
Presenti 26, votanti 26, favorevoli 5, contrari 21.
Non è approvato.
Emendamento 19, Conca. Lo possiamo ritirare? Ritirato.
Il 20 è ritirato? Conca? No. Prego. È meglio ribadire il concetto.
Punto 20, Presidente.
Votiamo.
Favorevoli 20, contrari 3, astenuti 4.
È approvato.
Articolo aggiuntivo 21: agenda di prenotazione.
Conca, che facciamo con questo? Non era già previsto? Va bene.
Votiamo. Presenti 24, votanti 19, favorevoli 14, contrari 5, astenuti 5.
È approvato.
Punto 22: presa in carico dell’assistito. Ritirato? È ritirato.
Articolo 23: percorsi diagnostici terapeutici. Lo possiamo ritirare questo, collega Galante? No? Allora votiamo, con il parere contrario.
Presenti 29, votanti 29, favorevoli 6, contrari 23.
Non è approvato.
Contabilizzazione dell’ALPI: il 24.
Prego, collega Galante.
Speaker : GALANTE.
Presidente, quella analitica, dove viene disaggregato tutto il famoso 5 per cento, non c’è. Viene solo indicato che ci deve essere il 5 per cento. Però, io in maniera analitica…
Speaker : PRESIDENTE.
È sufficiente questa spiegazione?
Votiamo. Parere contrario del Governo.
Presenti 27, votanti 27, favorevoli 7, contrari 20.
Non è approvato.
25: Dotazioni organiche. Parere favorevole. Votiamo.
Presenti 28, votanti 27, favorevoli 27, astenuto 1.
È approvato.
C’è il 25-bis, un emendamento a un articolo aggiuntivo di Santorsola, che non c’è. Lo firma Colonna. Va bene. Parere favorevole. Votiamo, col parere favorevole del Governo.
Presenti 31, votanti 26, favorevoli 26, astenuti 5.
È approvato.
C’è l’ultimo, Clausole di salvaguardia. Liviano non c’è, se ne è andato. È decaduto.
Gli emendamenti sono finiti.
Passiamo, adesso, alle dichiarazioni di voto sull’intero testo. Uno per Gruppo.
Fabiano Amati.
Speaker : AMATI.
Naturalmente, non parlo per il mio Gruppo. Eventualmente parlo in dissenso rispetto al Gruppo.
Signor Presidente, io non parteciperò alla votazione. Nasce come legge Amati e altri. Nasce come una legge che si voleva occupare di ridurre l’attesa. Esce come una legge che incentiva l’attività libero-professionale, l’aumento del budget (ove fosse possibile), la istituzionalizzazione di una norma che non è più norma dello Stato. Nasce una legge che non riconosce il Regolamento regionale dello stesso Governo Emiliano. Nasce una legge che non riconosce l’esistenza di una norma dello Stato, di un Piano nazionale di governo delle liste d’attesa, del contratto dei medici. Nasce una legge che non serve a nulla. Quella di prima serviva a qualcosa, nel giudizio di chi vi parla. Questa non serve a nulla.
Mi dispiace soltanto che siamo stati un anno e tre mesi attorno a questa legge, nei tentativi più vari di trovare un punto d’incontro, quando in realtà la volontà iniziale era una volontà che si era manifestata attraverso l’insurrezione di alcuni medici degli ordini professionali, accolta più di una volta come elemento per poter ridiscutere e rimeditare, ha portato a questo risultato.
Io sono soltanto contento di un fatto, che abbiamo votato, alla fine abbiamo votato, affinché si sappia come la pensiamo tutti. In questo anno e tre mesi pazientemente abbiamo atteso per non disonorare la battaglia, nonostante ci fosse chi consigliava di piegarla alla più elementare propaganda politica. Ma non era questo l’intento.
Vi svelo che la proposta di legge nacque mentre stavo guardando un programma televisivo, Mixer di Minoli, che intervistava l’assessore regionale alla salute dell’Emilia-Romagna e l’ex coordinatore degli assessori regionali alla salute della Lombardia e che raccontava qual era il sistema emiliano, che il giorno dopo andai a confrontare con i dati e vidi che, da quando avevano approvato quella delibera della Giunta regionale, i dati in termini di allineamento tra l’attività istituzionale e quella libero-professionale erano ritornati a contenersi. L’Emilia-Romagna è l’unica Regione italiana che ha questo tipo di risultato con riferimento al… Di lì pensammo di proporre, senza avere nessuna riserva mentale… Anzi, vi posso dire che, quando ci ritrovammo per sottoscrivere la legge, nessuno di noi avrebbe mai pensato che questa legge, che in qualche modo è anche banale nel suo meccanismo, avrebbe prodotto tutta questa fibrillazione. E questo ci dispiace, ci dispiace e mi dispiace tantissimo, perché questo argomento poi è stato piegato alle interpretazioni più varie di tipo e di rango politico, quando in realtà da parte nostra, come anche il Presidente del Consiglio regionale sa, perché abbiamo partecipato a tante riunioni, c’era soltanto l’intento di metterci dalla parte dei cittadini in fila al CUP.
Non voglio dire che gli altri non sono dalla parte dei cittadini in fila al CUP, non l’ho mai detto né lo dirò, però trovo alquanto bizzarro che una norma statale, una legge dello Stato, in un Paese a legalità formale, dove la legalità non è soltanto, che so, l’intervento con riferimento ai fatti di mafia, di camorra, di terrorismo, non è soltanto con riferimento a quei fatti. Certo, quelli maggiormente. Ma la legalità e il rispetto delle norme sempre. Chi di voi può dire, senza il rischio di essere smentito, che in Italia non esiste una legge che impone di tenere allineati i tempi? Chi di voi? Si alzi e dica: no, non esiste questa norma, tu stai raccontando sciocchezze. Chi di voi può dire che non esiste un Piano nazionale di governo delle liste d’attesa che individua questi rimedi? Chi di voi può dire che non esiste il contratto dei medici che prevede questo rimedio? Chi di voi può dire che il Regolamento regionale non prevede questo rimedio?
Da domani mattina noi sfideremo il Governo regionale sull’applicazione della disciplina molto più irragionevole nella sua severità contenuta dal regolamento vigente. Da quando abbiamo avviato il nostro percorso, noi adesso sappiamo quali sono i numeri e dove andare a prendere i numeri quando servono, quali sono le retribuzioni dei medici in istituzionale e in libera professione, azienda per azienda. Noi sappiamo qual è l’azienda che non ha mai redatto il bilancio analitico e separato sull’attività libero-professionale. Noi sappiamo, grazie a uno studio del Servizio studi del Consiglio regionale – ringrazio i suoi componenti – che l’attività viene svolta in passivo, signor Presidente e signori assessori, da parte delle ASL. Viene svolta in passivo, e una legge dello Stato dice che non può essere svolta in passivo.
Noi sappiamo, grazie a quella proposta di legge, che in alcune aziende non si accantonava il 5 per cento dalla retribuzione dell’attività libero-professionale. Noi sappiamo che in altre aziende, invece, si accantonava, mandava in economia e non si spendeva.
Noi sappiamo queste cose. Le sappiamo perché ne abbiamo le prove. Noi non siamo come Pier Paolo Pasolini che all’inizio degli anni Settanta scrisse sul Corriere della Sera di Ottone: “Io so, ma non ho prove né indizi”. Noi, invece, sappiamo, abbiamo le prove e abbiamo gli indizi.
Per cui, da questa pagina, che per alcuni è servita per passare la nottata di una proposta di legge esigente che richiedeva molto impegno e anche farsi qualche nemico... L’attività politico-amministrativa consiste anche nel dispiacere qualcuno. Se non dispiaci nessuno, di solito, non hai deciso. Noi lo sapevamo, infatti qualcuno aveva detto: “Voi vi mettete contro i medici o contro una parte di questi” che avevano avvertito. Però noi tra lo scegliere di metterci contro una parte dei medici e metterci, invece, contro la legge e il Regolamento regionale del Governo che sosteniamo, abbiamo preferito metterci dalla parte del Regolamento del Governo regionale che sosteniamo e della legge. Immagino che nessuno di voi possa dire che questa scelta sia stata bizzarra.
Noi oggi sappiamo, abbiamo la prova e abbiamo gli indizi. Da questo momento in poi, grazie a questa legge, cambia tutto nel sistema di monitoraggio e di controllo da parte dei consiglieri regionali, di tutti i consiglieri regionali, rispetto a questo argomento. Se c’è una cosa buona venuta fuori da questo dibattito è che, secondo me, in tutti noi è aumentata la consapevolezza di questo problema. Questa è, già di per sé, una cosa importante, notevole, per cui devo ringraziare anche i colleghi che con maggiore determinazione hanno ostacolato la proposta di legge, anche perché grazie a quell’ostacolare noi abbiamo avuto l’opportunità di approfondirla di più e sono emersi più dati, più carte, più informazioni che oggi ci fanno dire che la questione esiste e poteva essere avviata non dico a soluzione, ma a miglioramento attraverso quel sistema.
Mi spiace davvero. Mi spiace perché, secondo me, per quanto si dica è un sospetto, credo che in politica si possa sospettare. Dispiace perché, secondo me, l’argomento della disputa politica ha avuto maggiore impatto rispetto al merito di questo problema. Comunque, in ogni caso io so bene, noi sappiamo che la vita politica ha di queste asprezze, quindi non è che ne facciamo una malattia. Invece, ci facciamo contagiare da questo avvenimento, affinché sia più forte la nostra risposta. E a chi ci dice “perché non l’avete fatto prima?”, visto che alcuni di noi stanno da tanto tempo qui, noi abbiamo sempre risposto: perché non ci avevamo pensato. E a quelli che dicono perché non l’avete fatto prima, noi chiediamo: perché non ce l’avete detto visto che voi, invece, ci avevate pensato? Le cose a volte nascono così e a volte le soluzioni sono addirittura molto più semplici di quanto si possa pensare.
Dispiace molto, mi dispiace molto, però in ogni caso da oggi comincia e si intensifica una battaglia per combattere le liste d’attesa, perché le cose buone della sanità pugliese sono annebbiate dalle liste d’attesa. Qualche settimana fa, parlando dell’ospedale di Brindisi, dove si fa la total body radiation, e sono soltanto due i centri dove si fa in Puglia, Brindisi e San Giovanni Rotondo, un cittadino mi ha detto “eh no, non puoi parlare bene della sanità perché ci sono le liste d’attesa”. Quel cittadino non riconosceva la total body radiation perché c’erano le liste d’attesa, cose incomparabili. A questo servirà nelle prossime settimane e nei prossimi mesi il nostro impegno a tenere sempre acceso l’argomento delle liste d’attesa in sanità.
Speaker : PRESIDENTE.
Vi prego di essere un po’ sobri.
Prego, collega Damascelli.
Speaker : DAMASCELLI.
Grazie, Presidente.
Oggi il Consiglio regionale della Puglia ha scritto una pagina triste della sua attività, perché utilizzare un dramma come quello delle liste d’attesa per farne un braccio di ferro all’interno della maggioranza è un qualcosa di veramente disdicevole da un punto di vista politico. E voglio ricordare ai tanti amici e colleghi di maggioranza che governano questa Regione da quindici anni e che oggi le liste d’attesa sono un problema che si acuisce di giorno in giorno.
Non so se voi facciate attività di sopralluogo negli ospedali o nei presìdi territoriali di assistenza. Io lo faccio molto spesso. Basta entrare in un PTA dove vi è per esempio una TAC e chiedere di poter usufruire di quell’esame diagnostico: al CUP ti rispondono che non si può fare. Basta, non si può fare.
Se poi vai ad indagare sulle motivazioni per cui non si può fare quella TAC, scopri che c’è uno staff, c’è il personale medico, ci sono gli specialisti, il macchinario e le attrezzature sono di ultima generazione. Ma manca, guarda caso, un tecnico. Dico: scusate, perché non funziona? Ci siete. Non funziona perché il tecnico è andato in pensione; e dunque? E dunque, non ci hanno mandato l’altro. Questo è quello che si verifica quotidianamente e giornalmente in tutte le strutture sanitarie, ospedaliere e territoriali. Oppure, basta andare, per esempio, in un semplice ambulatorio della medicina territoriale e chiedere un esame specialistico, una visita da parte di un medico specialista. Quell’ambulatorio che da sempre era funzionante, all’improvviso chiude la porta. Quel cittadino dice: ma io come faccio a fare la visita? Non si può fare. E perché? Perché lo specialista è andato in pensione. E quindi? E quindi hanno chiuso l’ambulatorio.
Questi sono drammi che i cittadini pugliesi vivono ogni giorno e di cui nessuno si fa carico. Quegli ambulatori restano chiusi, quelle attrezzature restano inutilizzate. Se volete vi accompagno personalmente in diversi presidi territoriali e ospedalieri della nostra regione. Basta andare, per esempio, in un ospedale pediatrico, e sapete a cosa mi riferisco, per riscontrare che per ricoverare un bambino in un reparto passano due, tre mesi e nel frattempo di quel bambino non si occupa nessuno. A meno che non intervengano i media, non intervengano i partiti con delle manifestazioni. E la direzione sanitaria sapete che fa? Manda la DIGOS a identificare quei rappresentanti istituzionali per vedere per quale motivazione stavano in quel momento protestando contro una situazione assurda che vedeva quel bambino, purtroppo, in una situazione di grave precarietà dei servizi sanitari. Questo è quello che si verifica, cari colleghi, ogni giorno. Ma tanti di voi penso che sappiano quello che si verifica.
E allora, stare oggi a discutere in quest’Aula, senza raggiungere un obiettivo concreto, tra fazioni di una coalizione che ormai è totalmente allo sbando, e lo state dimostrando in più occasioni, e oggi è l’ennesima occasione. È veramente incredibile.
Ecco perché noi, da questo punto di vista, abbiamo deciso di non votare, di non partecipare alla votazione di questa proposta di legge, che nasce con uno spirito e si conclude con un altro. Sin dal primo momento, io personalmente, insieme anche ad altri colleghi, come il collega Gatta, avevamo già deciso di tenerci lontani da queste faide interne alla vostra coalizione, che coinvolge guarda caso proprio le fasce più fragili e più deboli della nostra società e della nostra regione. Chi ha i soldi ha l’opportunità di farsi curare, ma la povera gente e chi è in difficoltà seriamente, purtroppo, non ha questa opportunità. C’è tanta gente che ancora muore perché non diamo le risposte giuste, perché nel territorio, per esempio, del nord barese, che ha 200.000 abitanti, non esiste un’unità di terapia intensiva, nonostante il Presidente sia venuto a promettere a Ruvo, sottoscrivendo la Carta di Ruvo, l’istituzione del nuovo ospedale del nord barese, e questo ancora non avviene. Manca anche la terapia intensiva. Quando c’è un’emergenza non si sa in che direzione andare per salvare una vita umana.
Queste sono situazioni tragiche che purtroppo continuiamo a vivere nel nostro territorio. Oggi iniziare un dibattito con un provvedimento legislativo che ha dato soltanto spazio a questa vostra lotta intestina, di cui forse finalmente ci libererà il popolo pugliese tra quasi un anno, è stato deplorevole. Non condividiamo questi atteggiamenti, questi modi di fare, questo modo di governare e questo modo di gestire. Scherzare con la salute dei cittadini è grave. Le liste d’attesa sono il più grave problema che vi è in Puglia, che non solo non viene ancora risolto, ma ogni giorno peggiora sempre più.
Ricordo gli slogan elettorali del vostro ex Presidente Vendola, le immagini con quelle lunghe liste d’attesa che, anziché sparire, si sono moltiplicate. Oggi siamo qui. Loro no. Forse in quel luogo no, ma quelle responsabilità sono tutte ascrivibili a quei dieci anni di Governo di centrosinistra del Presidente Vendola e oggi anche a questi quattro anni del Governo Emiliano di centrosinistra, che però continua soltanto a litigare al suo interno.
La nostra sarà una presa di distanza netta rispetto a questa seduta consiliare e rispetto a questo modo di intendere la gestione della sanità, con l’auspicio che si passi veramente dalle parole ai fatti e che si risolvano i problemi, attraverso le assunzioni del personale. Occorre, Presidente Emiliano, assumere i medici. Sono pochi i medici. Occorre assumere medici, infermieri, ausiliari, operatori sociosanitari, persino personale amministrativo. Soltanto quando avremo assunto il personale, noi potremo iniziare a pensare concretamente di risolvere il problema delle liste di attesa. Ci sono reparti straordinari in Puglia, ci sono professionalità eccellenti, che però purtroppo non vengono sfruttate, perché non hanno le risorse umane per poterlo fare. Questa deve essere una priorità nell’agenda politica sanitaria della Regione Puglia, le assunzioni, per cercare di avere un organico completo, al fine di assicurare servizi sanitari efficienti, livelli essenziali di assistenza veri sul territorio e negli ospedali. Finché non sarà fatto questo, noi continueremo a patire, insieme a tutti i cittadini, i disservizi che la mala gestio di questa politica sanitaria sta determinando nella nostra regione.
Speaker : PRESIDENTE.
Prego, collega Romano.
Speaker : ROMANO Giuseppe.
Io avevo già preannunciato che la legge non mi convinceva, quindi introduco il mio intervento dicendo che non la voto perché ritengo impropria la questione. Però, mi sono appuntato alcune riflessioni che sono state fatte in quest’Aula su questo argomento, ma anche sull’impianto complessivo.
Le cose buone della sanità sono annebbiate dalle liste d’attesa. Io dico che le cose buone della sanità sono annebbiate da questo dibattito, da questo messaggio sbagliato che si dà alla Puglia, “non va niente bene”, “dobbiamo cestinare”, “manca il personale, mancano gli infermieri, manca tutto”. Mi fa piacere che l’amico Donato suggerisce. Io so quello che hai fatto con il Piano operativo nel luglio 2014 e quante risposte è stato possibile dare applicando quel piano operativo al DM 70 che fece il Governo, contro le scelte che si dovevano fare.
Oggi assistiamo a cose un po’ inedite. Abbiamo la possibilità di recepire un accordo. Sono sempre faticosi, la Conferenza Stato-Regioni non è che decide: noi abbiamo alcuni problemacci, in Puglia, perché la Conferenza Stato-Regioni non decide. Per esempio, noi abbiamo in Puglia un diritto negato sulla procreazione medicalmente assistita, una cosa grave. In Puglia non si può perché manca il ticket. E il ticket non c’è, in Italia, perché la Conferenza Stato-Regioni non mette d’accordo la Lombardia, che è l’ingresso di questa prestazione, e può decidere di applicare un ticket al di sotto del costo.
Noi abbiamo situazioni delicate, complesse. E dentro queste situazioni abbiamo fatto scelte importanti. Io non condivido l’impostazione che ha dato nel suo intervento conclusivo, Fabiano. Non c’è una classe medica da mettere… Cioè, chi gira negli ospedali nostri, mi riferisco a Mario, mi riferisco a Galante, persone che girano per gli ospedali, anche la collega Laricchia. Io ricordo la discussione che abbiamo fatto sull’oncologico nella mia Commissione, e quello che veniva detto. Tutti noi sappiamo che la questione della prestazione pubblica o accreditata convenzionata deve interfacciarsi con una serie di problemi che non stanno nelle nostre mani, e che sono il personale. Non dicono anche a voi: manca il personale? Non dicono anche a voi: mancano i medici? Non dicono che c’è uno stress, nei reparti chirurgici, impressionante? Perché da un lato c’è la carenza, dall’altro c’è la denuncia per la malasanità (teorica)? Poi si aspettano le sentenze.
Questo meccanismo si aggrava con questa discussione. Ha ragione Fabiano quando dice “avremmo potuto”. Certo, avremmo potuto: un anno e tre mesi fa. Perché non abbiamo? Oggi, in presenza di una Conferenza Stato-Regioni che dà la cornice della problematica alle Regioni, avendo recepito quell’accordo diventa obbligo per le Regioni, non ha senso una legge restrittiva rispetto a quell’accordo.
Io non capisco le posizioni assunte dai 5 Stelle in questa discussione, sono più strumentali che altro. Però un anno e tre mesi fa avrebbe potuto avere un senso una proposta di legge che diventava disegno di legge per la Puglia. Io denuncio in quest’Aula la mia incapacità a trovare una soluzione nella Commissione. Quella proposta di legge arrivò nella mia Commissione insieme ad altre proposte di legge. Sapete che per Regolamento si propone la sintesi sui tre strumenti che arrivano. Quando non c’è la disponibilità a trovare la sintesi... La proposta di legge di Fabiano Amati fu sottratta alla competenza della Commissione e arrivò direttamente in Aula con le cinque firme. Poi vi sono stati altri tentativi.
La volontà politica per affrontare e risolvere questo problema, quantomeno delle categorie della competenza regionale, non c’è stata. E poi alla base c’è sempre questa confusione – insisto su questa cosa – tra la lista d’attesa, l’allineamento, l’ALPI e il diritto negato.
L’altro giorno, il 18 marzo, è stato l’anniversario – credo il quarantunesimo, dal ‘78 al ’89; fate i conti voi – della legge n. 833, legge che ha istituito il diritto alla prestazione universalmente riconosciuto in Italia. L’altro giorno abbiamo licenziato questa cosa. La Ministra Anselmi sosteneva, nella presentazione in Parlamento, nella parte relazionale del disegno di legge che presentava in Parlamento, un fatto importante: il rapporto per ogni riforma, le gambe per ogni riforma e la interrelazione tra la politica e gli interessi, gli operatori, i soggetti che stanno in campo e che devono, poi, portare avanti quella riforma e portarla a compimento. Questo è l’obiettivo.
Oggi, invece, abbiamo discusso di altro. Ad un certo punto della discussione, mi sono trovato in forte difficoltà perché, non essendo un avvocato, ho capito che si stava giocando sulla tecnica legislativa. L’emendamento, il subemendamento che metteva in discussione l’emendamento, il subemendamento del subemendamento che cambiava l’emendamento e l’articolo previsto dalla norma stessa. Questo è stato quello che abbiamo fatto oggi. Non è così che si doveva affrontare l’argomento.
Ripeto: non c’era la volontà di mettere le mani dentro alle questioni vere delle quali dovevamo parlare. La Regione Emilia-Romagna è l’unica allineata. Caspita, fa benissimo. Non hanno problemi di personale sanitario professionalizzato in quel sistema. Non hanno problemi di carenza di personale. Hanno una rete di presa in carico territoriale che ha applicato tutte le opportunità che la legge, non essendo in Piano di rientro, garantiva e riconosceva a quella Regione. Parliamo di 1.500-1.800 operatori in più rispetto alla Puglia. Datecene la metà e vediamo se non ci alleniamo anche noi. Questo è l’argomento.
Il diritto alla prestazione l’ALPI lo riconosce, o no? La tecnica per la quale proponiamo l’allineamento riconosce alla persona il diritto alla prestazione? Non a chi può, a me, a chi non può, a chi rimane al palo. Riconosce la diagnostica per immagini a chi rimane al palo? Io ho fatto il sindaco e, a un certo punto della mia esperienza di amministratore, mi giunse la notizia di una persona, che era la storia di quella comunità, una bracciante, quella delle battaglie bracciantine degli anni Sessanta e Settanta, che stava poco bene. 1999: questa cosa mi ha segnato la vita. Sono andato a trovarla, perché era un pezzo della mia storia, del mio genere politico, e le ho detto: “Ma stai poco bene”. 1999 o 1998. Mi ha detto: “O mangio o pago le medicine che mi hanno prescritto”. Questo è il tema della lista d’attesa di oggi, non chi grida.
Allora il problema delle liste d’attesa va affrontato definendo con codici i percorsi diagnostici e i percorsi di prestazione per i quali sono obbligatorie le quarantotto ore. C’è una diagnosi per patologia oncologica? Deve venire prima di me che ho i soldi. Questa è una risposta. Abbiamo un disagio fisico? Deve venire prima, perché chi ha difficoltà a deambulare deve venire prima, per codici, superando l’universalismo della prestazione. Dopodiché, chi deve fare lo screening, perché vuole verificare, deve avere altri percorsi. Ma il sistema deve garantire la prestazione a chi sta in difficoltà.
Ieri, come ho detto nella discussione precedente, tre persone, un figlio e due genitori, pagavano la quarta persona della famiglia, che era il nonno. Tre persone pagavano le prestazioni del nonno. Oggi abbiamo un figlio, e non tre, due genitori, tre nonni e due bisnonni, il figlio e i due genitori devono pagare le prestazioni delle persone anziane, che in quella famiglia sono quattro. Ecco perché il sistema sta andando in default. Allora, dobbiamo incominciare a porre il problema dei percorsi obbligatori che garantiscono la prestazione.
Ecco perché questo disegno di legge io non lo voto, perché già l’accordo nazionale è molto più ampio rispetto a quello che stiamo facendo. Quindi, è menare il can per l’aia. È molto più ampio già recepire quello. E quando? Si è detto in quest’Aula. Recependo il livello superiore, è evidente che il resto è pleonastico, aggiuntivo, superficiale, e così via. Quindi, guardiamo questo aspetto.
Dopodiché, al Presidente Emiliano dico questo, il problema rimane alla politica. Noi ci siamo dotati, con questa legge, di una iniziativa legislativa mia: abbiamo il Consiglio delle professioni sanitarie. Non ha funzionato, c’è stata soltanto una riunione. Noi abbiamo bisogno di un osservatorio permanente sulla problematica delle liste d’attesa. E là dentro vi sono gli operatori della sanità pugliese: medici, infermieri, specialisti, sindacali, sono tutti là. Diamo a questa tribuna, Presidente Emiliano, la responsabilità di osservare, anche con meccanismi cogenti, sono programmati per osservare come vanno le cose sulle prestazioni sanitarie in Puglia. C’è un problema di personale, c’è un problema di borse di studio, c’è un problema di specializzazioni. Sono tanti, i problemi. E c’è un problema anche di ore dedicate alla Commissione esterna, perché così riusciamo a rispondere a problematiche vere. Diamoci gli strumenti per controllare. Il Consiglio delle professioni sanitarie ce l’abbiamo: partiamo da lì per monitorare e per trovare i meccanismi regolamentari e rispondere a questa problematica. Ma oggi, oltre non si poteva.
Avendo fatto altro, su questo Fabiano ha ragione, rispetto al tema, io non voto questa legge.
Speaker : PRESIDENTE.
Collega Casili.
Speaker : CASILI.
Grazie, Presidente.
Io non starò a ripercorrere certamente quanto i colleghi hanno detto, soprattutto il collega Amati, che ha fatto delle importanti denunce, che personalmente condivido, e credo che anche il Gruppo condivida, denunce che rimarranno agli atti. Come avevo preconizzato nel mio primo intervento, la disputa si è trasformata in una disputa politica, uscendo dal merito della questione, perché sulle liste d’attesa noi abbiamo mortificato quella che era la proposta del consigliere Amati e di altri consiglieri, e questo è un dato di fatto. La disputa è diventata politica, appannaggio del Presidente Emiliano che, per opportunità politiche, ripeto, ha svilito e mortificato quello che doveva essere un testo di legge che doveva in un certo qual modo contrastare i problemi che tanti cittadini pugliesi incontrano sulle liste d’attesa.
Voglio essere chiaro anche nei confronti del pubblico, che con pazienza ha seguito i lavori in Aula, perché altrimenti anche oggi, lo dico a tutti, avremmo collezionato qui in Consiglio l’ennesimo Consiglio in cui mancava il numero legale. Abbiamo avuto la responsabilità tutti quanti, qualche collega si è spostato, ma è qui in Aula a parlare con qualche assessore, ma siamo in sette, siamo rimasti fino alla fine dei lavori, abbiamo permesso, e i numeri a un certo punto, prendete gli atti, lo chiedo a tutti... Abbiamo a volte sfiorato la mancanza del numero legale, con 23-24 voti, che hanno poi consentito, a seconda dell’espressione di ogni singolo consigliere, fino a questo momento di continuare il dibattito.
È facile, Presidente Emiliano, farsi belli nei confronti del pubblico e dire che dobbiamo stare qui ad approvare un testo importante di legge in materia di legalità, quando i suoi sono assenti. Se non fossimo stati responsabili, oggi ce ne saremmo andati in modo prematuro, come tutte le altre volte, a casa. Invece siamo rimasti qui con responsabilità perché vogliamo che si voti, non solo che ognuno di noi democraticamente esprima le sue considerazioni su un avvilente e mortificante dibattito sulle liste d’attesa, come è giusto che sia, ma resteremo qui fino alla fine perché vogliamo... Lo ripeto e voglio porre l’accento non per dire che qui ci sono quelli buoni e dall’altra parte ci sono quelli cattivi, perché tantissimi altri colleghi sono rimasti in Aula. Lo dico anche a coloro che hanno espresso pareri differenti, il collega Zullo ed altri.
Rammento al Presidente Emiliano che questa spaccatura che si è venuta a creare non è certamente frutto delle ultime settimane. È frutto di un lungo periodo che, purtroppo, ha in un certo qual modo degradato, mortificato il dibattito in Aula.
Noi rimarremo qui, voteremo chiaramente contro questa che non è più una legge sulle liste d’attesa, ma ben altro. Lo dico a tutti gli altri colleghi che hanno perorato la causa del Presidente Governatore assessore alla sanità, Michele Emiliano. Dovremmo dargli un altro nome. Dovremmo espungere il nome “liste d’attesa” dal disegno di legge.
Detto ciò, noi siamo qui. Vedremo in Aula quello che succederà. Siamo qui perché abbiamo rispetto di quest’Aula. Vedo il collega Amati. Ringrazio pubblicamente il collega Amati. Io non voglio entrare nel merito di alcune questioni. Avevo soltanto detto all’inizio, l’avevo preannunciato al collega Amati, che si sarebbe trasformata in una disputa politica, in una disputa che il Presidente Emiliano, grazie anche all’appoggio del collega Zullo, legittimo, e di altri colleghi, ha trasformato svilendo tutto il dibattito su una questione molto seria.
Lei ha fatto, collega Amati, delle denunce importanti, che rimarranno agli atti di questo Consiglio, e magari ce le leggeremo anche con più calma. Spero che le possa leggere anche il Presidente Emiliano e che il Presidente Emiliano le possa ricordare per questo ultimo anno che rimane alla fine di questa legislatura.
Non voglio dire altro, se non che siamo qui in Aula e spero che – lo chiedo anche al Presidente Loizzo –, qualsiasi cosa dovesse succedere e qualora dovesse mancare il numero legale, si possa portare a termine l’approvazione del Testo unico in materia di legalità, regolarità amministrativa e sicurezza.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Grazie.
Non vedo il collega Conca. Collega Pellegrino, prego.
Speaker : PELLEGRINO.
Grazie, Presidente, solo per una dichiarazione di voto.
Come ho detto all’inizio, dopo il recepimento con legge dell’accordo Stato-Regioni mi era venuta pure la tentazione di chiedere che non si passasse all’esame dell’articolato, perché a mio avviso l’approvazione con legge di una determinazione di recepimento rendeva non proseguibile l’esame degli altri articoli di legge. Però, tutto sommato penso che questo dibattito sia stato utile, come è stato rilevato anche da altri consiglieri, e che abbia portato un elemento di novità anche nel sistema sanitario. L’intervento del Presidente Emiliano a proposito della possibilità di acquisto di prestazioni anche dal privato accreditato in presenza di liste d’attesa superiori al limite di legge mi sembra che sia un fatto estremamente significativo della volontà della politica regionale di venire incontro al bisogno di salute dei cittadini sempre e comunque, anche a costo di assumere un onere finanziario maggiore.
Credo, quindi, che questa legge, così come è stata articolata, poiché ha recepito due sostanziali emendamenti da me proposti, non possa che trovare la mia approvazione, quindi preannuncio il voto favorevole alla proposta di legge, come emendata.
Speaker : PRESIDENTE.
Grazie.
Ultimo intervento, il collega Zullo.
Speaker : ZULLO.
Grazie, Presidente e colleghi.
Noi come Gruppo esprimiamo motivi di soddisfazione per il contributo che abbiamo voluto dare a questa legge che poi ci auguriamo sia votata dal numero legale dei presenti in Aula. Motivi di soddisfazione perché siamo partiti da un’impostazione, a nostro avviso errata, della cognizione del sistema. Un’impostazione che si incentrava soprattutto su una misura punitiva di operatori sanitari che invece sostengono con grande sforzo e grande sacrificio il sistema, in un momento in cui il Servizio sanitario regionale si è depauperato di risorse per una concomitante entrata in vigore del blocco delle assunzioni per il piano di rientro e della legge Fornero, che ha indotto molti operatori sanitari ad andare in pensione.
Ringrazio il collega Pellegrino e tutti quelli che hanno sostenuto i nostri emendamenti, e ringrazio anche il Presidente Emiliano, che ha voluto aderire a un’idea più liberale del rapporto con i cittadini, abbiamo voluto spostare l’asse di quella originaria proposta di legge, ripeto, incentrata su un’idea punitiva del sistema, invece l’abbiamo voluta incentrare su un rapporto sinergico, cooperativo, tra tutte le parti in causa, a partire dalla politica, per poi arrivare alle direzioni generali ed arrivare anche agli operatori. Non inventandoci chissà che cosa, ma partendo da un’innovazione legislativa che è l’accordo Stato-Regioni che deve essere recepito, e così come abbiamo voluto noi, con il nostro emendamento, è stato dettato ed è stato scritto in questa legge.
Quel nostro emendamento guida, dà le linee guida di attuazione di questa legge. E quel nostro emendamento che dà l’impronta, lo stigma, l’etichetta di questa legge. È una legge di Direzione Italia, è una legge che ha determinato una scelta molto importante, l’ha messa al centro del sistema il cittadino con i suoi bisogni, e soprattutto con la necessità di assicurare la prestazione nei tempi utili affinché sia salvaguardata la salute di ognuno di noi e di ogni pugliese.
Ovviamente, con questo noi non diciamo che il sistema oggi in atto, e che tutto il funzionamento della sanità pugliese, o delle aziende sanitarie sia perfetto. Questo non lo diciamo. Però ci rendiamo conto che noi dobbiamo costruire non su quello che è, ma sulla visione di quello che è possibile fare. Con questa legge noi abbiamo dettato i pilastri su cui costruire un nuovo sistema.
Presidente, costruire un nuovo sistema, fare in modo che una legge si tramuti effettivamente in un beneficio per i cittadini tocca a lei. È lei che governa questa Regione, è lei che governa la sanità di questa Regione. Noi le possiamo dare degli input, le possiamo dare dei suggerimenti. Il suggerimento è di continuare, Presidente, sulla strada delle assunzioni, man mano che ci è data la possibilità, perché dobbiamo ripopolare le strutture sanitarie di personale, rivedere i tetti di spesa per gli accreditati. Vanno aumentati, vanno rimodulati. Rivedere le ore di programmazione di specialistica ambulatoriale interna. Rivedere tutti quei sistemi di controllo e di budgeting che pure sono legiferati e che non vengono attuati nelle ASL.
La nostra azione sarà comunque incisiva. È stata incisiva su un prodotto legislativo che a noi soddisfa e sarà ancora più incisiva per monitorare gli effetti e, soprattutto, per fare in modo che questo servizio sanitario regionale possa dare effettivamente soddisfazione ai bisogni di salute della nostra popolazione.
Per questo, noi voteremo favorevolmente.
Speaker : PRESIDENTE.
Conca.
Speaker : CONCA.
Grazie, Presidente.
Voglio innanzitutto ritirare la firma dal provvedimento. Avevo apposto la firma perché si stava parlando di bloccare le liste d’attesa quando disallineate. Siccome la legge è stata completamente stravolta, chiedo – non so se si può fare – di ritirare la mia firma. Addirittura incentivare l’utilizzo della libera professione, che si intendeva, invece, andare a limitare nell’interesse dell’istituzionale, mi sembra davvero eccessivo. Quindi, chiedo di poter ritirare la firma.
Per il resto, non aggiungo altro perché non vale la pena infierire oltremodo. È sotto gli occhi di tutti che se non puoi pagare non riesci ad avere nessun tipo di assistenza. Oggi con questa legge noi stiamo andando in quella direzione.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Colonna, per l’ultimo intervento.
Speaker : COLONNA.
Presidente, intanto per esprimere una preoccupazione. Siccome teniamo tutti ad approvare, anche rapidamente, perché c’è piena condivisione, la legge che segue, ho qualche timore sulla tenuta del numero legale.
Sul merito del voto di questa discussione, tengo solamente a dire che non condivido la lettura politicista del dibattito che c’è stato. Anzi, devo riconoscere che il lungo tempo trascorso, quindi la sedimentazione di una serie di argomenti, l’apertura del dibattito all’esterno e la tenuta in Aula, motivata dall’appuntamento che segue con la legge sull’Osservatorio, che ci ha tenuto tutti in Aula comunque, ha avuto anche questo tipo di funzione, e io sono grato anche a questa presenza civica, forse mai come in questo caso il dibattito è stato, invece, quasi orientato ideologicamente, considerando la parola “ideologia” ben lontana da accezioni negative.
Si sono confrontate linee diverse, queste linee hanno diviso i fronti, hanno diviso i fatti, hanno diviso i Gruppi anche, ognuno si è mosso in coscienza e scienza, ognuno ha dato il suo contributo. Io sono grato di questo dibattito, questo anno che, come lo ricordava Fabiano, l’ho ricordato più volte, ha avuto il risultato vero di aver determinato un aumento di consapevolezza della questione, ha aumentato la sensibilità anche all’interno delle amministrazioni sanitarie, ha attivato processi anche virtuosi, prendendo atto che il dato di realtà primo è un deficit in termini di organico che è nota a tutti quanti e su cui non sto qui ovviamente a ritornare. Davvero, la partita vera è il superamento del Piano di rientro e, quindi, liberare energie professionali che anche nel settore medico anche con difficoltà dobbiamo ricercare.
Per il resto, devo dire che l’intervento di Pino Romano è stato, ora, alla fine, autentico, nel senso che non solo ha restituito una difficoltà di considerare anche le posizioni, ma ha restituito anche i limiti di quello che è avvenuto sino ad ora perché, come amo dire spesso, la politica è compromesso, che significa non abbracci confusi, ma incontri. Devo dire che in tutta questa cosa forse è mancata una capacità di politica di gestire anche posizioni differenti, entrambe motivate e argomentate. Come diceva Amos Oz, la vita è compromesso. I compromessi sono segnali di vita. Il contrario di compromesso non è integrità, idealismo, determinazione, decisioni. Il contrario di compromesso è fanatismo. E abbiamo un po’ peccato tutti. E qualche occasione c’è anche stata nel trovare punti di mediazione, punti di incontro. L’emersione del problema messo crudamente per iscritto nella proposta che Fabiano ci ha sottoposto, era un dato di realtà con cui tutti dovevamo confrontarci. Invece ci siamo un po’ tutti arroccati su posizioni, su dibattiti a volte lontani dal merito, devo dire anche con dei pasticci giuridici, pasticci redazionali. È una legge che nella migliore delle ipotesi consegniamo alla inutilità, augurandoci che non faccia danni; ma nella migliore delle ipotesi la rubrichiamo tra le leggi inutili, perché poi la partita si giocherà diversamente.
Io, Presidente, non so se è possibile ragionare in questi termini: sarei per non votare proprio, però sento il dovere di assicurare un numero legale. Non so se sto dicendo una bestemmia, se è possibile sospendere il voto e attivare il procedimento di voto della legge che segue, riprendere il voto finale, o troviamo delle formulazioni diverse.
Comunque, se c’è una necessità di tenuta in Aula, non farò mancare il mio voto per assicurare il numero legale.
Speaker : PRESIDENTE.
Il dibattito è concluso.
Procediamo al voto sull’intera proposta di legge. Votiamo.
Presenti 31, votanti 31, favorevoli 19, contrari 12.
Aggiungiamo il voto di Nunziante. Quindi, sono 20 favorevoli.
Favorevoli 20, contrari 12, nessun astenuto.
È approvata. È meglio non dare l’urgenza alla legge. Prima la componiamo e poi vediamo. Prima di dare l’urgenza, ci pensiamo.
Passiamo al punto n. 8).
Per ragioni ormai chiare, si vanno a posticipare gli altri punti che venivano prima.
Testo unico in materia di legalità, regolarità amministrativa e sicurezza.
Il relatore doveva essere il Presidente Congedo, ma non c’è. Quindi, possiamo considerare per letta la relazione.
Zullo ha chiesto di parlare.
Speaker : ZULLO.
Semplicemente per dire che noi voteremo la legge e, ovviamente, non potremo votare degli emendamenti dove si dice “organizzate sul territorio lombardo”. Forse c’è un copia e incolla. Lo stesso è quello di pagina 3. O c’è serietà oppure io vado sul computer, copio e incollo quello della Lombardia, lo porto in Puglia e scrivo pure “territorio lombardo”.
Noi voteremo la legge, ma con senso di responsabilità rispetto a quello che si fa. Caro Vicepresidente Nunziante, stia bene attento a questi termini, perché non vorrei che votassimo il territorio lombardo.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Perrini.
Speaker : PERRINI.
Stavolta il mio Capogruppo lo devo in parte correggere. Con il Presidente della Commissione Rosa Barone avevo già modificato. Purtroppo nelle fotocopie non è arrivato quello giusto.
Speaker : PRESIDENTE.
Collega Barone.
Speaker : BARONE.
A parte che, chiaramente, verrà modificato, credo non sia il caso. A parte che siamo molto stanchi tutti quanti, dobbiamo avere rispetto soprattutto per chi ha aspettato per tanto tempo.
La Commissione che con onore ho provato a presiedere per due anni, obiettivamente di più di quelli che mi toccavano, ha avuto effettivamente come risultato questo testo unico. Magari poi dopo leggerò la relazione. Ci tengo a sottolineare, però, che, è vero, abbiamo “preso a riferimento” l’Osservatorio lombardo. Chi andrà dopo di me, come Presidente, avrà la stessa possibilità. Abbiamo avuto contatti con tutte le altre Commissioni regionali antimafia. In particolare, la Commissione lombarda lavora non bene, benissimo, perché ha un osservatorio eccezionale, dove il Presidente è Nando Dalla Chiesa, che fa un lavoro sublime, in collaborazione chiaramente con le università e con tutti gli enti, lavorano in tutte le province. Quindi, veramente ambisco come Commissione, ambisco come Testo unico a fare il meglio, perché la Lombardia in questo momento, come in tanti altri aspetti, è superiore o comunque ha avuto una possibilità e risulta essere particolarmente efficace e incisiva, abbiamo colto questo riferimento e abbiamo deciso di trasportarlo qui in Puglia. Quindi, è chiaro che logicamente è stato un lapsus normale, anche perché, come ricorda bene anche il commissario Perrini, già in Commissione era stato sottolineato che il termine “lombardo” era sbagliato. Purtroppo è stata la mia superficialità, probabilmente sì, però vi assicuro che l’interesse, l’impegno nel portare avanti questo Testo unico e nel credere che fosse importante è assolutamente apolitico, è assolutamente superiore a tutto, quindi credo che l’importante sia votare, non certo le polemiche.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Prego, consigliere Bozzetti.
Speaker : BOZZETTI.
Grazie, Presidente.
Semplicemente per chiedere a tutti, nessuno escluso, anche ai nostri, di riconsegnare un po’ di dignità a quest’Aula e ai lavori che vengono fatti da tutti, perché oggi sono volate un po’ di parole dette da chiunque che non vanno bene. Chiedo davvero, anche in funzione dello spettacolo che oggi stiamo dando, di riconsegnare la dignità del lavoro anche degli uffici, che lavorano nel produrre documenti e che a volte, come ogni essere umano, possono incorrere in errori, da parte di tutti, da una parte e dall’altra.
Grazie. Prego tutti di andare avanti perché siamo tutti stanchi. Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Prego, collega Zullo.
Speaker : ZULLO.
Scusate, dire “stiamo attenti a quello che votiamo” perché vedo degli emendamenti che parlano della criminalità organizzata sul territorio lombardo, cioè che dobbiamo fare un osservatorio per guardare la criminalità organizzata sul territorio lombardo, è un senso di responsabilità che mi ha mosso, per dire di stare attenti alla valutazione degli emendamenti, perché ci sono dei termini che nulla hanno a che vedere. Poi mi direte che è stato un errore di stanchezza. Ma io ho voluto solo sollecitare l’attenzione nella valutazione degli emendamenti, perché ci sono delle parole che magari contenute nella nostra legge non avrebbero avuto nessun senso.
Speaker : PRESIDENTE.
Passiamo all’articolato.
Articolo 1. Votiamo.
Presenti 33, votanti 33, favorevoli 33.
È approvato.
Articolo 2. Votiamo.
Presenti 34, votanti 34, favorevoli 34.
È approvato.
Articolo 3.
Presenti 31, votanti 31, favorevoli 31.
È approvato.
Articolo 4.
Presenti 34, votanti 34, favorevoli 34.
È approvato.
Articolo 5. Votiamo.
Presenti 32, votanti 32, favorevoli 33 (aggiungiamo pure il voto di Gatta).
È approvato.
Articolo 6.
C’è il primo emendamento. Girate la pagina. La prima pagina non la considerate, andata a pagina 2. C’è il primo emendamento: «alla lettera h) del comma 2 dell’articolo 6 sono aggiunte le seguenti parole “di cui al successivo articolo 6-bis”».
Votiamo.
Presenti 36, votanti 36, favorevoli 36.
È approvato.
Adesso votiamo l’intero articolo 6.
Presenti 34, votanti 34, favorevoli 34.
È approvato.
Passiamo a pagina 3, dove c’è un 6-bis: Osservatorio sulla legalità.
Parere del Governo?
Abbiamo consumato una lunga discussione.
Votiamo.
Presenti 37, votanti 37, favorevoli 37.
È approvato.
Passiamo all’articolo 7.
Non ci sono emendamenti.
Votiamo.
Presenti 36, votanti 36, favorevoli 36.
È approvato.
Articolo 8.
Speaker : NUNZIANTE, Vicepresidente della Giunta regionale e assessore alla protezione civile e al personale.
La lettera d) è così formulata: “Promozione della conoscenza e del riuso sociale dei beni confiscati alla criminalità organizzata iscritti al proprio patrimonio”. Bisogna togliere “iscritti al proprio patrimonio”, perché la Regione non ha patrimonio di beni confiscati, perché fanno parte dell’Agenzia nazionale per i beni confiscati. Quindi, se voi ritenete, bisogna soltanto cancellare “iscritti al proprio patrimonio”
Speaker : PRESIDENTE.
Da “iscritti” fino a “patrimonio”. Va bene.
Votiamo questo emendamento.
Presenti 33, votanti 33, favorevoli 33.
È approvato.
Adesso votiamo l’articolo 8.
Presenti 32, votanti 32, favorevoli 32.
È approvato.
Articolo 9.
Presenti 32, votanti 32, favorevoli 32.
È approvato.
Articolo 10.
Presenti 33, votanti 33, favorevoli 33.
È approvato.
Articolo 11.
Presenti 34, votanti 34, favorevoli 34.
È approvato.
Articolo 12.
Presenti 34, votanti 34, favorevoli 34.
È approvato.
Articolo 13.
Presenti 33, votanti 33, favorevoli 33.
È approvato.
Articolo 14.
Presenti 33, votanti 33, favorevoli 33.
È approvato.
Articolo 15.
Presenti 35, votanti 35, favorevoli 35.
È approvato.
Articolo 16.
C’è un emendamento di pagina 4, a firma di Barone: “aggiungere una lettera d) ‘diffondere tra la cittadinanza la conoscenza delle esistenti misure di sostegno nazionale e regionale in favore delle vittime del reato di usura e di estorsione’”. Governo? Hai detto parere favorevole? Non avevo sentito, è colpa mia.
Votiamo.
Presenti 34, votanti 34, favorevoli 34.
È approvato.
Articolo 16. Votiamo.
Presenti 33, votanti 33, favorevoli 33.
È approvato.
Articolo 17. Votiamo.
Presenti 34, votanti 34, favorevoli 34.
È approvato.
Articolo 18.
C’è l’emendamento di pagina 5.
Prego, consigliera Barone.
Speaker : BARONE.
Abbiamo provato a dare una data regionale per una giornata non slot. Abbiamo deciso il 15 aprile, ma è stata una cosa chiaramente arbitraria. Sarebbe bello, se concordata con la Regione, che veramente divenisse una data importante per la Puglia, magari promuovendo per il prossimo anno, perché ormai il 15 aprile è particolarmente alle porte, nelle scuole, tramite gli enti o le associazioni qualche bell’evento proprio per promuovere l’importanza del non slot.
Avevamo deciso il 15 aprile. Spero che sia concordata come data. Questo chiaramente poi si può valutare. Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Va bene. Parere favorevole. Presenti 34, votanti 34, favorevoli 34.
È approvato.
Votiamo l’articolo 18.
Presenti 33, votanti 33, favorevoli 33.
È approvato.
Votiamo l’articolo 19.
Non ci sono emendamenti.
Presenti 32, votanti 32, favorevoli 32.
È approvato.
Articolo 20.
Non ci sono emendamenti.
Votiamo.
Presenti 32, votanti 32, favorevoli 32.
È approvato.
Emendamento di pagina 6. È un articolo aggiuntivo: sportelli della legalità.
Parere favorevole del Governo.
Votiamo.
Presenti 34, votanti 34, favorevoli 34.
È approvato.
Articolo 21.
Votiamo.
Presenti 35, votanti 35, favorevoli 35.
È approvato.
C’è un 25-bis. È vero, avevo letto 21.
Votiamo l’articolo 22. Presenti 33, votanti 33, favorevoli 33.
È approvato.
Articolo 23.
Presenti 32, votanti 32, favorevoli 32.
È approvato.
Articolo 24.
Presenti 31, votanti 31, favorevoli 31.
È approvato.
Articolo 25.
Presenti 36, votanti 36, favorevoli 36.
È approvato.
Adesso c’è il 25-bis. Parere contrario del Governo. L’ha ritirato? Okay.
Articolo 26.
Presenti 33, votanti 33, favorevoli 33.
È approvato.
Articolo 27.
Presenti 33, votanti 33, favorevoli 33.
È approvato.
Votiamo l’intero testo di legge.
Presenti 37, votanti 37, favorevoli 37.
È approvato.
La parola al Presidente Emiliano. Però, fermatevi un po’, perché volevo fare il punto n. 6, un articolo unico, che riguarda le disposizioni per i danni da fauna selvatica. Aspettate un momento.
È chiusa la discussione. La parola adesso al Presidente.
Speaker : EMILIANO, Presidente della Giunta regionale.
È chiaro che parla anche Rosa, ci mancherebbe.
Noi stiamo parlando adesso di sentimenti, non di politica.
Innanzitutto, volevo salutare la delegazione che ha resistito. Ma del resto, possiamo dire che abbiamo purtroppo – e avete, purtroppo – dovuto resistere a ben altro che ad una lunga seduta di Consiglio. Questa legge è attesa da anni e anni. C’era stato un primo tentativo nella precedente amministrazione, e poi ricordo ancora, e questo va ricordato, che quando ero ancora Sindaco di Bari e avevo al mio fianco Stefano Fumarulo tentammo di dare una mano nella redazione della legge che l’allora Consiglio regionale approvò.
Dopodiché, è stato quasi un rincorrere, con l’aiuto di tutti i collaboratori di Stefano. Oggi è presente la persona che ha dovuto prendere in mano questo lavoro ancora non definitivo, Antonia Margiotta, i collaboratori, le persone che le hanno dato una mano. Ovviamente, è inutile dire che tutto potevamo immaginare quando cominciammo a lavorare a questa legge, fuorché al suo interno vi fossero un premio e una fondazione intitolata a Stefano. Sinceramente, continua ad essere una delle cose più difficili da digerire nella mia e nella nostra vita, perché io so che il rapporto che legava Stefano a molti dei presenti non era diverso da quello che lui aveva con me.
Non so per quale motivo il dolore deve essere poi il lievito col quale noi facciamo crescere tutto il resto. Spero che non si vada avanti così. Quindi, ringrazio Rosa Barone per il lavoro che ha fatto, ringrazio tutti i consiglieri regionali, perché questa legge, parola del dottor Cataldo Motta, è talmente completa ed è talmente straordinaria che io non so come farete ad applicarla tutta. Questa è la sfida. L’abbiamo approvata all’unanimità. Di questo, ovviamente, voglio ringraziarvi davvero, e l’abbiamo fatto il giorno prima della Giornata della Memoria. Domani io sarò a Brindisi, con migliaia di persone.
Posso dire, alla fine di questa seduta, di essere felice come si può essere felici, ovviamente, in una condizione come la nostra, pronti, però, a dare battaglia, perché dobbiamo attuare questa legge, dobbiamo creare la Fondazione, dobbiamo fare in modo che l’Osservatorio sulla legalità, che stasera è stato introdotto, sia una cosa piena di significato. Insomma, abbiamo delle cose bellissime da fare.
Lo dovremmo fare per ogni legge, ma evidentemente è il momento di ripeterlo. Oggi dobbiamo prendere un impegno per fare in modo, nel seguito di questa legislatura, che questa legge abbia la più grande applicazione possibile. So che i familiari non sono solo qui per attendere l’approvazione e che, anzi, si stanno organizzando per fare in modo di collaborare con lo stesso spirito civico all’attuazione della legge. So che state lavorando intensamente. So che potremo contare su di voi, come abbiamo già fatto nell’elaborazione della legge, anche successivamente nell’applicazione, e di questo vi voglio ringraziare. I nomi li faremo domani, però stasera, in quest’Aula, sia pure con questo meccanismo un po’ elettronico del voto, io sentivo già le voci, le parole, le emozioni, alle volte strozzate, che non ci hanno potuto accompagnare fino ad oggi, ma che onestamente questa legge cerca di rappresentare.
La Puglia c’è. C’è sempre stata. Questa presenza non formale, non retorica, ma autentica e combattiva è la cifra di un grande popolo, quello pugliese, del quale tutto l’elenco che domani leggeremo costituisce un esempio straordinario. Speriamo di essere degni di tutte queste persone che hanno offerto la loro vita per la nostra dignità e per il futuro non solo delle Istituzioni, ma della nostra vita stessa. Stasera voglio ringraziare tutti quelli che non ci sono più, senza i quali probabilmente noi non saremmo la bellissima regione che siamo.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Collega Barone.
Speaker : BARONE.
Sarò stra-breve.
Come Presidente della Commissione mi sembrava giusto ringraziare in primo luogo gli uffici, il dottor Venneri in particolare, che ha dovuto prendere il posto del dottor Fumarulo in maniera anche abbastanza veloce, prendendone oneri e onori, e la dottoressa Margiotta. Ringrazio, chiaramente, i familiari delle vittime di mafia che sono rimasti oggi fino a tardi, hanno dovuto ascoltare le lungaggini del Consiglio regionale, per cui li ringrazio della loro presenza.
È chiaro che avevamo fretta di dare oggi vita e sostanza a questo testo, poiché domani è una giornata importante, è nella legge, viene istituita proprio la giornata regionale in memoria delle vittime di mafia.
Io devo ringraziare, come Presidente uscente, tutti coloro che hanno collaborato, anche ovviamente i commissari, che hanno dato il loro apporto e il loro impegno. L’altra volta il consigliere Amati ha detto una cosa che ricordo e che mi piace, perché l’ho scritto più volte. Lui disse una volta, proprio mentre istituivamo questa Commissione, che quello che lasceremo saranno le leggi. Per quello ci tenevo prima a leggere gli emendamenti, perché noi abbiamo provato a fare degli emendamenti come il testo, cioè che avesse concretezza, che avesse un senso logico, che veramente poteva essere e potrebbe essere un testo vuoto, invece noi dobbiamo dargli dignità, dobbiamo dargli concretezza. È un obbligo morale che abbiamo verso le vittime di mafia, verso chi non c’è più, ma verso questa Regione, che ha necessità di legalità, ha necessità di correttezza, ha necessita anche di avere dei testi scritti e una legge scritta, ed è importante. Ed è importante avere una giornata che ricorda le vittime di mafia, una giornata non slot, ricordare l’usura quanto è grave, e questo sinceramente come commissaria e come Presidente della Commissione Antimafia l’ho potuto vedere anche nelle audizioni. Noi abbiamo fatto diverse audizioni per arrivare a questo testo, audizioni con le associazioni antiracket, con i familiari vittime di mafia. È venuto don Ciotti il 17 gennaio 2018, e a detta di molti è stata la Commissione più bella, più incisiva che c’è stata durante questa legislatura. Abbiamo avuto la possibilità di avere il dottor Motta, abbiamo avuto magistrati, prefetti, audizioni di tutte le maniere, perché volevamo dare un testo che fosse concreto, che fosse completo e che non fosse vacuo, perché se no non avrebbe senso questa giornata, non avrebbe senso la vostra presenza, non avrebbe senso questo voto.
Mi sento di dover ringraziare il dottor Fumarulo, che non c’è più, che probabilmente avrebbe accelerato, non sarebbero passati certamente due anni. In un anno, come faceva lui, avrebbe fatto tutto e di più, perché puntava veramente al bene di questa Regione e al bene anzitutto di chi era ultimo, come diceva sempre, della dignità che dobbiamo dare a chi non c’è più.
Ringrazio ancora quest’Aula di questa approvazione.
Speaker : PRESIDENTE.
Ancora un minuto di pazienza.
Passiamo al punto n. 7)
Possiamo dare per letta la relazione del Presidente Pentassuglia, che è sempre come al solito preciso e puntuale. Si tratta di un articolo solo.
Articolo 1.
C’è già un emendamento: “All’articolo 1 inserire un emendamento di Pentassuglia: ‘qualora tali soggetti esercitino la propria attività all’interno di aree naturali protette il contributo alla realizzazione delle misure di prevenzione è concesso previo parere tecnico di conformità ai propri regolamenti rilasciato corrispondenti al gestore’”. Va bene, mi pare una precisazione utile.
Votiamo questo emendamento. Abbiamo già votato per le dichiarazioni post legge, post approvazione.
Presenti 33, votanti 28, favorevoli 28.
È approvato.
Adesso votiamo l’articolo 1, come è stato emendato. Votiamo.
Presenti 33, votanti 33, favorevoli 33.
È approvato.
C’è bisogno di dare l’urgenza, Pentassuglia?
Va bene. L’urgenza è accordata.
Il Consiglio è convocato per il 9 e 10 con il prosieguo delle leggi previste all’ordine del giorno.